Dicembre 2012 - Febbraio 2013€¦ · L’augurio è che possa essere davvero uno splendido anno...

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Dicembre 2012 - Febbraio 2013

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Dicembre 2012 - Febbraio 2013

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H a p p y b i r t h d a y , m a r r y C h r i s t m a s

a n d h a p p y n e w y e a r a t u t t i ! !

Il tema di questo numero è il Tempo, ana-

lizzato in tutte le sue forme e le sue manife-

stazioni, ma soprattutto inteso come trascor-

rere inesorabile dei giorni, delle ore... e de-

gli anni.

Questo mi dà la possibilità di annunciare in

pompa magna, dalle righe di questo edito-

riale, che proprio in questi giorni La Virgola

compie un anno!!

Permettetemi quindi, con un po’ d’orgoglio

e molta gratitudine, di fare gli auguri a tutti

coloro che dal dicembre 2011 ad oggi han-

no contribuito alla realizzazione di queste

pagine. Grazie di cuore perché è merito lo-

ro se adesso mi trovo qui, a scrivere e ad

impaginare, a leggere e ad imparare, con lo

stesso entusiasmo di una anno fa, quando

tutto questo mi sembrava solo un sogno bel-

lo tanto quanto irraggiungibile. Happy birthday La Virgola!

E visto che sono in vena di festeggiamenti,

colgo l’occasione anche per fare a tutti voi

che ci leggete gli auguri di buon Natale e di

un felice anno nuovo (alla faccia dei Maya,

delle loro predizioni e soprattutto di coloro

che su di esse ci hanno speculato). Il 21 Di-

cembre ormai è alle spalle, il 2013 alle por-

te e mi sembra proprio il caso di dirlo, il

tempo corre, quindi carpe diem!

È pertanto senza ulteriore indugio che mi

alzo in piedi (metaforicamente, si intende),

innalzo il calice (che dovete immaginarvi

riempito di qualche sostanza briosa tipo

spumante, champagne o al massimo un

semplice prosecco) e dico a voi e insieme a

voi:

“Marry Christmas and happy new year!”

L’augurio è che possa essere davvero uno

splendido anno per tutti noi e che anche

nel 2013 La Virgola sappia regalarvi qual-

che ora di svago (ho esagerato?!?), facciamo

un’ora, mezz’ora, qualche minuto… insom-

ma, che possa regalarvi un attimo in cui po-

ter evadere dalla quotidianità, in cui poter

sorridere, piangere o pensare.

Benvenuto nuovo anno, orevuar 2012.

Luigi Pratesi

O g n i i n i z i o p r e s u p p o n e u n a f i n e , è i l c i c l o d e l t e m p o . . .

… s f i d a l a s o r t e , s c e g l i u n a r t i c o l o a c a s o , m a s c e g l i l o b e n e !

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O g n i i n i z i o p r e s u p p o n e u n a f i n e , è i l c i c l o d e l t e m p o . . .

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S o mm a r i o

… s f i d a l a s o r t e , s c e g l i u n a r t i c o l o a c a s o , m a s c e g l i l o b e n e !

Quando il tempo si guarda alle spalle (di Matteo

Tasso)… pag. 4

Tempo bastardo (di Paolo Ciacci)… pag. 6

Time: incapacità di vivere il momento presente (di

Stefano Padrini)… pag. 7

I tempi del tempo (di Luisa Zambon)… pag. 8

Il tempo della vita (di Luigi Pratesi)… pag. 10

C’è un tempo per ogni cosa… pag. 12

Trova il tempo… pag. 13

Il Tempo: amore di una nascita (di Paolo Malpe-

lo)… pag. 14

Lettera all’uomo della nuova Era (di Pio Carfora)…

pag. 16

Letteratura e cinema: i viaggi nel tempo… pag. 18

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Q u a n d o i l t e m p o s i g u a r d a a l l e s p a l l e

riflessione o pensiero, in quanto qualunque riflessione o pensiero inerente

sempre gli succede, mai gli potrà essere davvero contemporanea. Divaga-

zione filosofica modestissima, lo ammetto, quando sul tema si so

no espressi

nomi del calibro di Socrate o Platone. Probabilmente è riuscito a spiegare

meglio il concetto anche un Jovanotti prima maniera (ricordate “Non

m’annoio”?), oltretutto lontano anni luce dal Lorenzo odierno, il q

uale può

piacere o non piacere ma indiscutibilmente un suo percorso lo ha fatto.

Ho guardato indietro negli studi, umanistici

ovviamente, nelle letture, mol-

to spesso storiche, pure negli interessi spiccio

li (non mi capita mai di acqui-

stare un disco nuovo, vado sempre a cercare quelli vecchi che ancora non

possiedo, e di rado faccio la fila per l’ultimo film

uscito al cin

ema, avete

presente il fascino di una bella pellicola in bianco e nero?) e ho sognato fin

da bambino di poter inventare una macchina del tempo per assistere ai

grandi eventi del passato. Solo a quelli. Vuoi mettere essere lì, c

ome spetta-

tore s’intende (agire, del resto, potrebbe causare un’interferenza sul corso

della storia: patiti degli anni Ottanta, rico

rdate il concetto di paradosso che

stava alla base di “Ritorno al Futuro parte II”?), quel 21 luglio del 1969 nel

momento della conquista della Luna, oppure il 14 luglio del 1789 durante la

D a i t e m p o a l t e m p o … c h e l a p a z i e n z a è l a v i r t ù d e i f o r t i !

I l t e m p o è g a l a n t u o m o … b e a t o c h i c i c r e d e ! !

“Il passato non è più, il futuro non è ancora: il presente come separazione

tra due cose che non esistono, come fa ad esistere?”. Qualcuno di voi avrà

riconosciuto la frase che ho volutamente messo come incipit alla descrizio-

ne del mio rapporto strettamente personale con il concetto, assai astratto,

del tempo: la pronunciava, quella frase, qualche anno fa (e già cadiamo

nell’opinabile: l’anno in questione, il 1988, per me può essere ieri, per

molti di voi che leggete l’altro ieri, per chi è più giovane di tutti noi messi

assieme rappresenta magari un’era geologica fa), Luciano De Crescenzo

interpretando uno dei personaggi-chiave di “32 Dicembre”, commedia

surreale che ebbe un buon successo al botteghino e che aveva come tema

portante tutta una serie di riferimenti allo scorrere, molto soggettivo ap-

punto, del tempo. Non mi ha mai affascinato il concetto del tempo che passa. Questo non

per la paura, comprensibilmente umana, di perdere il contatto terreno con

le persone care, meno che mai per la sgradevole sensazione, più femminile

che maschile in verità (ma conosco tante eccezioni…), di fare i conti con il

declino fisico. Li ritengo entrambi fatti naturali, imprescindibili dalla volon-

tà del singolo e quindi da mettere in conto nel momento in cui si raggiun-

ge l’età della ragione. Ho invece sempre riflettuto, a volte rivangato anche

oltre il lecito, sul passato per comprendere meglio il presente, mio e di chi

mi circonda, fermo restando che questo concetto, “il presente”, è impossi-

bile da rendere assoluto e da isolare, cioè non assoggettabile ad alcuna

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presa della Bastiglia, o ancora attorno al 1492 (“…quasi millecinque!”, questo è un altro film,

vero…) all’atto di sbarco sulle coste dell’America e, perché no, (consentitemelo) alla messa in

fuga delle truppe guelfe sulla piana di Monteaperti? History Channel è un gran bel canale tema-

tico, non lo metto in dubbio, ma realizzare se davvero i libri di storia hanno sempre scritto la

verità sarebbe per il sottoscritto il non plus ultra.

Per tutto il resto, mi piace dirlo, fortuna che c’è youtube! Trascorro serate, addirittura nottate

intere alla ricerca di vecchie immagini che mi aiutino a vedere con i miei occhi momenti che, per

questioni di età, non ho potuto vivere: parto alla ricerca del concerto dei Pink Floyd nel 1972 a

Pompei e, magari, finisco al goal di Ghiggia che nel 1950 fece piangere il Brasile, con in mezzo

di tutto, dalle teche Rai, soprattutto quelle, alla Corazzata Potemkin. Quella di Ejzenstein, quel-

la vera, che vista oggi, magari, è davvero una cagata pazzesca come urlava, finalmente sdogana-

tosi da anni di mutismo e vessazioni, il ragionier Ugo Fantozzi. Unico rischio il catapultarsi in

quel piccolo-grande paradosso personale che ti fa immedesimare troppo in una specifica situa-

zione del passato e, puntando ripetutamente il mouse sul tasto play, pensare di viverla conti-

nuativamente proprio in quel momento, talvolta con una perversione che dura per ore e ore.

Dalla quale esco appagato ma sconfitto, perché il passato rimane passato e io invece rimango

qui davanti al mio pc, mentre fuori il mondo va avanti.

Avrei voluto guardarmi allo specchio e scrivere quanto divertente sia contare mentalmente il

tempo che rimane mentre provi in radio a dire due parole, sensate, sul breve intro di una can-

zone, quanto difficile sia decidere in meno di cinque minuti se un cliente merita o meno un pre-

stito, quanto l’abitudine quotidiana a viaggiare sulla stessa identica strada accorci, oppure dilati,

nell’immaginario soggettivo quell’ora di tempo che in realtà ogni maledetta mattina e ogni be-

nedetto pomeriggio è sempre la stessa, anche di quanto quasi 40 anni di vita sembrino lunghi

nel momento in cui ti giri indietro a rifletterci sopra, mentre viverli è stato un attimo troppo

breve.

Non l’ho fatto perché sono in ritardo di una settimana sulla consegna di questo pezzo, perché i

tre quarti d’ora di tempo che mi ero concesso per scriverlo sono abbondantemente scaduti, per-

ché rubare altri cinque minuti alla vostra lettura sarebbe una noia mortale e per una simile as-

sunzione di responsabilità non mi sento pronto.

A proposito… o forse non c’entra nulla… fuori che “tempo” fa?

Matteo Tasso

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D a i t e m p o a l t e m p o … c h e l a p a z i e n z a è l a v i r t ù d e i f o r t i !

I l t e m p o è g a l a n t u o m o … b e a t o c h i c i c r e d e ! !

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T e m p o b a s t a r d o

Solitamente il Ciacci nel suo articolo scrive di matematica e

affini… ecco, questa volta proprio non se ne parla! Sarà per

il mestiere che faccio, ma in ormai undici anni di insegnamen-

to (e di esami di stato, quindi tesine) di banalissime chiacchie-

re sull’argomento “tempo” ne ho sentite anche troppe!

Il tempo non esiste, è una convenzione creata dall’uomo…

esisto oggi perché so che c’è stato uno ieri e ci sarà un doma-

ni… il tempo è la quarta dimensione, il sistema di riferimento

temporale che scandisce la nostra esistenza… ecc… ecc…

Quindi non torno a scomodare il povero Einstein… lasciamo

che due gemelli crescano insieme, poveretti! Per non parlare

dei nuovi esperimenti sulla fisica delle particelle, che a livello

subatomico ci dimostrano un’asimmetria temporale piuttosto

inquietante, che il sottoscritto non si sogna neanche di com-

mentare, non avendo le sufficienti conoscenze.

Vi propongo soltanto una riflessione. Leggete attentamente

queste poche righe del testo di Lorenzino nostro Cherubini,

per me alquanto esplicative. Credo che ognuno di noi sia sta-

to almeno una volta “in ritardo”, che abbia chiesto invano di

far fare al tempo un passo indietro… ma il bastardo se ne va

inesorabile, lasciandoci pieni di pensieri e di rimorsi.

Una delle frasi più gettonate del quarantenne medio è “oh, se

potessi tornare ad avere venticinque anni, ma col cervello di

adesso!!!” TROPPO SEMPLICE…

Paolo Ciacci

T e m p o , t e m p o r a l e , t e m p o r a n e o . . .

è

è à

ù

C ’ è s e m p r e t e m p o , p e r a r r i v a r e i n r i t a r d o !

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molto tempo da sprecare oggi”. Improvvisamente però ci rendiamo conto di essere

cresciuti e diventati adulti “…dieci anni sono passati…”. Ci accorgiamo quindi di aver

buttato via un sacco di tempo e cominciamo una sorta di rincorsa affannosa per pro-

vare a recuperarlo, senza ovviamente farcela. Non resta perciò che rassegnarsi e vivere

“in una calma disperazione”, perché ora l’esistenza appare come una trappola senza

scampo all’uomo, che rimane vittima di questo meccanismo spietato: “e corri e corri

per raggiungere il Sole, ma sta tramontando … il Sole è lo stesso in maniera relativa,

ma tu sei più vecchio, fai respiri più brevi e ogni giorno sei più vicino alla morte”.

Lo scorrere inesorabile del tempo è il vero soggetto del brano, nel quale risalta

l’impotenza dell’uomo. Waters però critica l’uomo, perché, condizionato da questa

caratteristica del tempo, è incapace di vivere il momento presente. Infatti se è vero

che il tempo non torna mai sui suoi passi e continua implacabile a scorrere, è vero an-

che che l’uomo non riesce a dominarlo e a farlo essere lo strumento che è. Nella gio-

ventù non lo curiamo pensando che tutto possa essere rimandato, invece da adulti

cerchiamo di anticiparlo, improntando la nostra vita solo al futuro. Così il passare del

tempo diventa il nostro più grande avversario. Nasce perciò una società incapace di

vivere intensamente i momenti della giornata, mentre (citando dal film “Equilibrium”)

senza emozioni il tempo è solo un orologio che fa tic-tac.

Stefano Padrini

T e m p o , t e m p o r a l e , t e m p o r a n e o . . .

Il ticchettio di un orologio, molto probabilmente a pendolo.

Di colpo il suono di una sveglia, poi un’altra, un’altra ancora…

saranno sei-sette, forse anche di più. Le sveglie si dissolvono,

comincia il suono di un pianoforte elettrico, anche di un tam-

buro e non tardano ad arrivare basso e chitarra. Improv-

visamente una voce: “Ticking away the moments that make up

a dull day…”.

Comincia così “Time”, grandissimo brano dei Pink Floyd, sia

dal punto di vista strumentale che dei contenuti, perché riesce

a dare una definizione di tempo semplice, originale e attuale,

in sei minuti di pura esaltazione emotiva. Mi sento comunque

di precisare che la composizione impeccabile, sia per la parte

acustica che testuale, è una caratteristica dei Pink Floyd, riscon-

trabile in tutti i loro brani.

In “Time” Roger Waters prende in esame la vita e la divide in

due parti: gioventù ed età adulta. Spiega che nella gioventù

lasciamo scorrere il tempo senza dargli importanza, perché

sembra muoversi lentamente: “scorrono via i momenti che co-

stituiscono un giorno noioso, sperperi e sprechi le ore in ma-

niera affrettata … tu sei giovane e la vita lunga, c’è ancora

T i m e : I n c a p a c i t à d i v i v e r e i l m o m e n t o p r e s e n t e

C ’ è s e m p r e t e m p o , p e r a r r i v a r e i n r i t a r d o !

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I t e m p i d e l T e m p o

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a l m a s s i m o p o s s i a m o s c e g l i e r e d i i m p i e g a r l o d i v e r s a m e n t e

Non avendo avuto abbastanza tempo per

preparare, prima … del tempo di scadenza,

l’articolo sul tempo, mi vedo costretta ad im-

piegare il tempo del dopocena non al mio

passatempo preferito, cioè leggere o dilettar-

mi con la settimana enigmistica, ma a pensare

cosa dire del tempo (non atmosferico) e riflet-

tere, senza por tempo in mezzo, su un con-

cetto la cui argomentazione richiederebbe,

probabilmente, molto più tempo e occupe-

rebbe molto più dello spazio di un articolo.

Ho provato, lo confesso, a cercare qualche

spunto sul web, ma la trattazione è stata in

alcuni casi o troppo filosofico-scientifica, o

davvero molto banale e scontata. Non che

non abbia le mie idee al riguardo, ma forse

quel che manca è proprio … il tempo di svi-

lupparle tutte. Provo ad affrontarne alcune.

Fin da bambina (e ne è passato di tempo!) ho

nutrito una vera venerazione per il tempo

antico, quello dei classici… senza tempo

(Omero e Virgilio fra tutti, poi Dante) e quel-

lo dei racconti narrati dalla voce leggermente

tremula e affascinante dei nonni. Le loro sto-

rie, i loro capelli bianchi, le rughe che sbircia-

vo incuriosita hanno sempre esercitato

un’attrazione (per fortuna non fatale) partico-

lare. Soprattutto restavo rapita dalla parola

“quando”: prima ancora di ascoltare le loro

storie la fantasia era già corsa a immaginarli

giovani e freschi, curvi sotto la fatica del lavo-

ro contadino, ma lieti e certi di essere lì a ri-

creare una vita dopo il terribile passaggio del

“fronte”. Ritengo una fortuna avere avuto un

nonno, quello materno, arruolato come ber-

sagliere durante la Grande Guerra; mentre il

nonno paterno, di cui ricordo la figura alta e

possente, parlava del Veneto sconvolto dai

bombardamenti, della paura che tuttavia non

gli impediva di “ammirare” la luce folgorante

e il boato tremendo delle esplosioni, quasi

fossero innocui fuochi d’artificio.

Poi c’erano i racconti delle nonne: la preoccu-

pazione per una miseria infinita, per i figli an-

dati in guerra e poi tornati con tante speranze

tradite e infine la sofferta decisione di emigra-

re in terra di Toscana, negli anni Cinquanta.

N o n e s i s t e l a f r a s e “ N o n h o t e m p o ” , i l t e m p o è u g u a l e p e r t u t t i

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a l m a s s i m o p o s s i a m o s c e g l i e r e d i i m p i e g a r l o d i v e r s a m e n t e

l tempo, finché l’età era ancora giovane, mi sembrava un grande affresco della memo-

ria, un’occasione unica da spendere nell’apprendimento di quello che ci ha preceduti;

da qui, l’amore appassionato per la Storia, il racconto del Tempo per eccellenza. Anco-

ra oggi nutro rispetto e curiosità per quella successione inesorabile di secondi, minuti e

ore che pian piano si trasformano in decenni, secoli, millenni. Mi capita di sentirmi let-

teralmente travolta al pensiero di quanto tempo e quanti avvenimenti non conoscerò

mai, mentre mi lascio (come tanti nella nostra epoca affannata in una corsa inevitabil-

mente perduta contro il tempo) travolgere dai molteplici impegni quotidiani che non

lasciano il tempo di pensare, di fermarci a riflettere se davvero valga la pena lottare

contro il tempo.

Ma perché poi “lottare contro il tempo”? In fin dei conti Lui è sempre lì, scorre per

noi, ma lui non scorre, è eterno, c’è sempre, forse non immutabile secondo i nostri pa-

rametri, eppure è “sempre” presente. Nonostante gli innumerevoli modi con cui indi-

chiamo il tempo, lui, quasi una divinità, esiste sempre, in ogni luogo: attimo, prima,

dopoché, momento, finché, sempre, mai, oggi, domani, ieri, intanto, nel frattempo,

durante il tempo in cui, dimmi quando ci vediamo, fra tre giorni, fra un’ora, sono

pronta in un attimo, due minuti e ti raggiungo, ecc., ecc. … ecco alcune delle nostre

locuzioni “segnatempo”. Per non parlare degli strumenti che misurano il tempo: clessi-

dra (mi piace perché la sabbia rende bene lo scorrere “materiale” del tempo), meridia-

na (mi faceva ridere da piccola la parola “gnomone”), orologi e cronometri di vario

tipo, ma il misuratore per antonomasia è il Sole, il suo cammino incessante nel cielo, e

poi il ciclo delle stagioni.

Oggi incombe la profezia Maya: che il tempo davvero finisca proprio quest’anno? Sa-

rebbe troppo crudele per una generazione che ha vissuto contemporaneamente il pas-

saggio di secolo e di millennio!

Luisa Zambon

N o n e s i s t e l a f r a s e “ N o n h o t e m p o ” , i l t e m p o è u g u a l e p e r t u t t i

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I l T e m p o d e l l a v i t a . . .

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Quando è stato scelto come argomento di questo numero il Tempo

mi sono detto: “banale”. Con il trascorrere dei giorni e

l’approssimarsi dell’uscita del nuovo numero della Virgola, però, mi

sono accorto che non è affatto un argomento scontato.

Il Tempo è ormai parte di ogni essere umano, siamo abituati a scan-

dire ogni nostra azione a seconda del tempo che richiede, del tem-

po in cui verrà fatta e del tempo che porterà via alle altre attività.

Un secondo è un attimo, ne siamo carichi e li regaliamo a piene

mani; di minuti ce n’è in abbondanza per tutti, tanto che se ne spre-

chiamo una ventina ci sembra poca cosa; di ore poi se ne contano

più che a sufficienza e quindi non le teniamo poi troppo gelosa-

mente. I giorni son forse l’unità di misura base, il vero spartiacque

fra il Tempo usato come organizzatore del “nostro tempo” e quello

inteso come “misuratore della vita”.

Le settimane passano lente, a volte, ma altre scorrono veloci come

treni in corsa. Le usiamo per andare in vacanza, per staccare la spi-

na, per le misurare la lunghezza delle malattie… ma anche loro non

ci pesano a portarle sulle spalle. La nostra mente a volte ne cancella

a decine, soprattutto quando il tempo comincia a sbiadire i ricordi,

e non proviamo alcun rimorso al pensiero di non averle più con

noi. A ben pensarci, poi, i mesi non hanno maggior fortuna. Si per-

dono nella memoria, confusi, impreziositi solo se in grado di ospita-

re grandi eventi della nostra vita.

E u n a l t r o g i o r n o è a n d a t o , l a s u a m u s i c a f i n i t a . . .

. . . s e g u a r d i n e l l e t a s c h e d e l l a s e r a r i t r o v i l e o r e c h e c o n o s c i g i à .

Quanto ad afferrare il punto di intersezione tra l’eterno e il tempo, si tratta di un’occupazione da santo,

non tanto un’occupazione, ma qualcosa che è donato e ricevuto, in un morire d’amore durante la vita,

nell’ardore, nell’abnegazione e nell’abbandono di sé.

(Thomas S. Eliot, da: Quattro Quartetti)

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Un anno, invece, è già qualcosa di im-portante. È la seconda unità di misura. Quella che utilizziamo per calcolare lo scorrere inesorabile della nostra vita.

Quando ripensiamo alle cose che abbiamo fatto un anno prima ci sembrano

distanti, frutto di un’altra epoca, di un altro momento storico. I ricordi maga-

ri sono ancora vividi, ma siamo noi ad essere diversi. Alcuni amici non sono

più al nostro fianco, altri se ne sono aggiunti, abbiamo visitato molte città nel

frattempo, letto svariati libri, abbiamo imparato ed insegnato, ascoltato e

sbagliato. Ci sentiamo più maturi, a volte più saggi, con l’andare delle stagio-

ni anche più vecchi. Ci sono volte, però, in cui anche gli anni sembrano pochi istanti: sono i mo-

menti che non vogliamo perdere, quelli che ci piacerebbe ibernare per poi

riportarli alla vita immutati quando le condizioni saranno propizie. Sono i

sogni nel cassetto, che nonostante tutto hanno sempre una data di scadenza,

sono tutte quelle persone che non vediamo da due, tre, cinque anni. Nella

nostra mentre sono sempre loro, stesso taglio di capelli, stesso sorriso, stesso

immutabile affetto. Eppure il Tempo scorre, le cose cambiano. Rischiamo di

incontrarli un giorno, per caso, con una ruga sul volto, un anello al dito e un

figlio nella carrozzina e allora ci rendiamo conto che il tempo non aspetta,

che tutto cambia, che la vita non si ferma, neppure se glielo chiediamo.

Il tempo che conosciamo, infatti, scorre sempre uguale a se stesso, né più ve-

loce né più lento; esso non è altro che una convenzione umana, una misura-

zione utile quanto spietata, ma la vera percezione degli eventi non si misura

in secondi, giorni o anni, non si può determinare seguendo le lancette di un

orologio. Ci sono emozioni che durano in eterno, sempre presenti, incancel-

labili, indelebili e ci sono esperienze che si concludono prima ancora di essere

completate. Il Tempo allora non è più qualcosa di esteriore, ma il racconto

di noi stessi scritto nella nostra memoria, nel nostro pensiero e nella nostra

anima. Questo è il tempo, per me, e non lo si può in alcun modo rinchiude-

re, misurare o graduare. Esso sgorga naturale, si impone, ci tempra e ci deter-

mina. Noi siamo la somma del nostro Tempo.

Luigi Pratesi

1 1

E u n a l t r o g i o r n o è a n d a t o , l a s u a m u s i c a f i n i t a . . .

. . . s e g u a r d i n e l l e t a s c h e d e l l a s e r a r i t r o v i l e o r e c h e c o n o s c i g i à .

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C ’ è u n t e m p o

. . . p e r o g n i c o s a

1 2

Per tutto c' è un momento, un tempo per o-

gni cosa sotto il cielo: un tempo per nascere,

e un tempo per morire, un tempo per pianta-

re, e un tempo di sradicare ciò che si è pianta-

to, un tempo per uccidere, e un tempo per

curare, un tempo per demolire, e un tempo

per edificare, un tempo per piangere, e un

tempo per ridere, un tempo per fare lutto, e

un tempo per danzare, un tempo per gettare

pietre, e un tempo per raccogliere pietre, un

tempo per abbracciare, e un tempo per ritrar-

si da abbracci, un tempo per cercare, e un

tempo per lasciar perdere, un tempo per con-

servare, e un tempo per gettare via, un tem-

po per strappare, e un tempo per ricucire,un

tempo per tacere, e un tempo per parlare, un

tempo per amare, e un tempo per odiare, un

tempo di guerra, e un tempo di pace.

E quale vantaggio, per chi agisce, da ciò per

cui si affanna?

Ho visto l'occupazione che Dio ha dato agli

uomini perché vi si affatichino. Egli ha fatto

bella ogni cosa a suo tempo: egli ha posto nel

loro cuore anche la nozione di eternità, tutta-

via l’uomo non riesce a scoprire da capo a

fondo l'opera fatta da Dio. Così ho capito che

per loro non c' è niente di meglio che starsene

allegri e fare il bene nella vita, e ancora: che

un uomo mangi e beva e veda il bene nella

sua fatica, questo è un dono di Dio. Ho capi-

to che tutto ciò che Dio fa, sarà per sempre,

non c’è niente da aggiungervi e niente da to-

gliervi. Dio ha fatto così perché lo si tema.

Ciò che già è stato, è, ciò che sarà, già è stato.

Dio cerca ciò che è passato.

Qohelet (3,1-15)

L a l i n e a t e m p o r a l e , i l g a t t o d i s c h r o d i n g e r … p o v e r o g a t t o !

B a s t a u n t e m p o r a l e e p u ò s a l t a r e l a l i n e a … t e l e f o n i c a p e r ò !

C’è una specia

le provvidenza nella caduta di u

n

passero

Se è ora, non è dopo;

Se non è dopo, sarà ora;

Se non è ora, dovrà pur su

ccedere

Essere pronti è

tutto

.

Poiché nessu

no sa nulla di ci

ò che la

scia,

Che importa

lascia

rlo prim

a del tempo?

Sia co

me sia!

William Sh

akespeare

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L a l i n e a t e m p o r a l e , i l g a t t o d i s c h r o d i n g e r … p o v e r o g a t t o !

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B a s t a u n t e m p o r a l e e p u ò s a l t a r e l a l i n e a … t e l e f o n i c a p e r ò !

C’è una specia

le provvidenza nella caduta di u

n

passero

Se è ora, non è dopo;

Se non è dopo, sarà ora;

Se non è ora, dovrà pur su

ccedere

Essere pronti è

tutto

.

Poiché nessu

no sa nulla di ci

ò che la

scia,

Che importa

lascia

rlo prim

a del tempo?

Sia co

me sia!

William Sh

akespeare

TROVA IL TEMPO

Trova il tempo di pensare Trova il tempo di pregare Trova il tempo di ridere

È la fonte del potere È il più grande potere sulla Terra È la musica dell'anima.

Trova il tempo per giocare Trova il tempo per amare ed essere amato Trova il tempo di dare È il segreto dell'eterna giovinezza È il privilegio dato da Dio La giornata è troppo corta per essere egoisti.

Trova il tempo di leggere Trova il tempo di essere amico Trova il tempo di lavorare E' la fonte della saggezza E' la strada della felicità E' il prezzo del successo.

Trova il tempo di fare la carità E' la chiave del Paradiso.

(Madre Teresa di Calcutta)

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Quando una scintilla che preconizza il pensiero è scaturigine della vita, il tempo

cronologico (kronos) diventa il tempo delle possibilità (χαιρός). La nascita di mio figlio Alessandro, è la massima espressione di questo.

Conosco il luogo, l’anno, il mese, il giorno e l’ora (convenzionale) in cui è nato,

ma sono stato sorpreso da questo “tempo favorevole”.

Mio figlio è nato a settembre, concepito a natale e oggi, Natale 2012, potrei dire

che è nato due volte, perché il Natale è tempo di Nascita e Rinascita.

Nel momento della nascita non esiste né il prima né il dopo intesi come passato,

presente e futuro, esiste un istante che ha una vita propria …. che si autoalimenta

perché l’emozione della vita è immensa.

Da quella scintilla di vita che non indulge all’alba

ma è profusa di un pensiero divino, ecco che appa-

re, passando dall’astrazione al concreto, un bambino

in un luogo (che in termini moderni potremmo defi-

nire campo morfogenetico) e porta con sé mistero

ed eternità.

T i m e o f m y l i f e . . .

… t i m e o f m y d i n n e r ! !

I l T e m p o : a m o r e d i u n a

n a s c i t a

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T i m e o f m y l i f e . . .

1 5

… t i m e o f m y d i n n e r ! !

Ma come nelle leggi della fisica anche in quelle umane, così come i gas dilatati annulla-

no lo spazio anche le emozioni, espanse all’infinito, annullano il tempo.

Nel sorriso degli occhi di Alessandro c’è l’eternità mentre nel cruccio di un capello bian-

co è presente e vivo lo scorrere del tempo. Ma nel tempo che trascorre avanza la co-

scienza del piccolo; gioca, ride, chiacchiera a modo suo.

Similmente avanza la coscienza dei genitori (il Padre e la Madre) dentro le emozioni

che naturaliter Alessandro genera. Emozioni fortissime: il pianto, il riso, il gioco, la la-

mentela… tutto dentro l’assenza di una cronologia. Il tempo si rinnova e in primis mi

rinnovo dentro. Tutto cambia.

Cambiano i colori, il calore, il gusto, l’olfatto (e le madri lo sanno bene)…

Il cambiamento è il periodo delle possibilità, è il frenetico sgambettio di Alessandro, il

pianto per fame, l’agitazione di una notte insonne, lo sguardo del padre e della madre

su di lui. L’attenzione che diventa eccitazione per fatti e persone presenti e per la prima

volta ci sentiamo superati da questa nascita.

Questa cosa che ci supera e che ci ha permesso di essere qui oggi ed ora è l’amore.

Un Amore che viene da lontano, c’è nel presente e ci sorpassa.

“Ho visto… e allora auguri”… Con amore.

Paolo Malpelo

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L e t t e r a a l l ’ u o m o

d e l l a n u o v a E r a

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“C’han concesso solo una vita soddisfatti o no qua non rimborsano

mai…..”: parole e musica del buon Luciano Ligabue in una delle sue

migliori performance “Non è tempo per noi”. Eh, quante volte ce

lo siamo detti negli ultimi anni, quante volte abbiamo pensato che

sarebbe stato meglio vivere in altri tempi, magari con problemi più

grossi di quelli che viviamo oggigiorno, ma comunque altri tempi.

Ad esempio quelli in cui “si cominciava la guerra santa dei pezzen-

ti”, quando “sembrava il treno anch’esso un mito di progresso lan-

ciato sopra ai continenti”; i tempi in cui l’autore di questi versi, al

secolo Francesco Guccini, concertava e dissertava spesso, illuminan-

do le menti di sinistrorsi giovani e non. Ma questo mio componi-

mento non vuol essere un rimpiangere il passato, anche perché se

lo fai a 30 ani, allora a 50 sei bello che andato. Ed allora buttiamo-

ci sui Maya, quelli che avrebbero voluto far finire il mondo il 21

dicembre 2012. Starà davvero per finire il nostro tempo? Beh, io

con l’occasione butto giù qualche pensiero da lasciare alla genera-

zione che eventualmente nascerà dopo la glaciazione:

I nostri tempi sono stati nevrotici, ansiogeni, tecnologici, mangerec-

ci, fino ad un certo punto goderecci. La mia generazione ha vissuto

da piccola il post miracolo economico. La mia generazione è stata

quella che ha accusato i padri di essersi mangiati tutto, anche se io,

francamente, non riesco a ricordare mio padre mentre si mangia

N o n s o n p i ù i t e m p i d i u n a v o l t a . . .

… c o m e s o n d u r i q u e s t i t e m p i !

Poi per un anno la pioggia cadrà giù dal cielo e i fiumi correranno la terra di nuovo

verso gli oceani scorreranno e ancora le spiagge risuo-

neranno delle onde e in alto nel cielo splenderà l'arcobaleno,

ma noi non ci saremo, noi non ci saremo.. . (Francesco Guccini: Noi non ci saremo )

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N o n s o n p i ù i t e m p i d i u n a v o l t a . . .

… c o m e s o n d u r i q u e s t i t e m p i !

tutto, semmai mentre si toglie il man-giare da bocca per darmelo. Vabbè, ma questa è un’altra storia. I nostri, caro amico postglaciale, sono stati i tempi

della famosa globalizzazione, di chi la voleva e di chi la rifiutava, di chi c’ha

convissuto e di chi se l’è vista passare addosso. Sono poi arrivati i tempi di

pagare i conti, sempre più salati e sgradevoli. I tempi del telefonino supertec-

nologico, del gioco d’azzardo e delle file alla Apple. Sono stati i tempi della

venerazione iconoclastica, del sesso cibernetico e delle ansie da prestazione.

Apparentemente potranno apparire tempi bastardi, insensati, stressanti… so-

no stato questo e tanto altro. Sono stati tempi di emozioni, di sofferenza, di

voglia di raggiungere traguardi che non arrivano mai. Sono stati i tempi dell’

”homo omini lupus” e della TV trash. Sono stati tempi del discredito e del

disamore della politica. Tempi della furia e dello sfarzo commisto alla mise-

ria. E’accaduto tutto così in fretta ed ora, alla vigilia di una nuova era, sem-

bra tutto così lento, così ovattato, così poco elettrico. Quelli che verranno

saranno tempi ugualmente vivi, intensi ed emozionali. Avrai mille dubbi, mil-

le problemi, mille incertezze, caro postglaciale, ma sarai vivo, sentirai il san-

gue pulsare forte nelle vene e capirai che soffrire e gioire sono due verbi che

vanno spesso a braccetto. Vivrai un po’ di luce riflessa, cercando magari nel

cuore di una donna il riparo dalla tempesta. Rischierai comunque di finire

nella procella, ma riuscirai a starne fuori con raziocinio. Urlerai, canterai,

piangerai, farai all’amore (questo almeno te lo auguro). Ricorderai i tempi

andati e penserai che ce ne sono stati di migliori. Ti farai beffe della sorte e

delle profezie, scriverai un mucchio di fregnacce dopo il lavoro e ne andrai

fiero. Vivrai i tuoi tempi, in un modo o nell’altro.

Pio Carfora

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I v i a g g i n e l t e m p o a l

c i n e m a :

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I t e m p i s o n c a m b i a t i , s e i n m e g l i o o i n p e g g i o n o n s i s a . . .

… s e n o n s i s o n o v i s s u t i a n c h e q u e l l i p r e c e d e n t i

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I t e m p i s o n c a m b i a t i , s e i n m e g l i o o i n p e g g i o n o n s i s a . . .

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… s e n o n s i s o n o v i s s u t i a n c h e q u e l l i p r e c e d e n t i

. . . i n l e t t e r a t u r a :

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Il Direttore (si fa per dire): Luigi Pratesi

Hanno collaborato a questo numero (in

rigoroso, doveroso e non oneroso ordine

alfabetico per nome):

Dario Lorenzini

Giovani Niccolai

Luisa Zambon

Matteo Tasso

Ottavio Pistella

Paolo Ciacci

Paolo Malpelo

Patrizia Mariotti

Pio Carfora

Riccardo Pratesi

Stefano Padrini

Se volete contattarci per informazioni,

spiegazioni, critiche o per collaborare con noi,

potete farlo scrivendo all’indirizzo e-mail:

[email protected]

“SEMBRA DUNQUE CHE PER QUESTO PARTICOLARE IO SIA PIU’ SAGGIO DI QUEST’UOMO,

PERCHE’ NON MI ILLUDO DI SAPERE CIO’ CHE NON SO”

(PLATONE, APOLOGIA DI SOCRATE)