Diario di viaggio nello Yemen del nord Quando l’architettura … di viaggio... · 2010. 8. 2. ·...

Diario di viaggio nello Yemen del nordQuando l’architettura diventa poesia

Un viaggio nella mitica Arabia Felix, la terra degli dei da cui provenivano aromi, spezie e pietre preziose, quella che per anni abbiamo chiamato Repubblica Araba dello Yemen del Nord, è sempre un’avventura unica, perché di monte in valle, di pianure desertiche in terrazze verdeggianti.. la regione è un incanto continuo… e allora con la mia fedele compagna di viaggi Silvana, perché non andare?

In ogni viaggio si ricerca avventura ed emozione che, come dice bene il poeta Tagore, ci fanno dimenticare ogni difficoltà, ogni possibile stanchezza del viaggio stesso e spingono la nostra anima a non spegnere mai la “luce” dell’entusiasmo, del piacere e del conoscere.


Arrivati a Sana’a e sistematein Hotel, con un piccolo gruppodi amici, abbiamo deciso dirimandare la visita della cittàad altro tempo e di partiresubito alla volta dei tipicivillaggi di questo fantasticopaese.


Su alcune jeep di fortuna ci siamo diretti, attraverso paesaggi selvaggi emaestosi, verso i villaggi fortificati, spesso appollaiati su picchi quasiinaccessibili, villaggi pittoreschi inseriti in un contesto alieno, con le casecolor sabbia, ricamate, cesellate, uniche nella loro bellezza.


Guardandole da lontano, abbiamo avvertito un’intensità di emozioni cheora è impossibile descrivere: non ci aspettavamo di sicuro un’aridità cosìartisticamente originale nell’alternarsi di pietra, mattoni, paglia e fango, in un gioco di luci e di ombre suggestivo!


Ecco allora il villaggio di Haz, arroccato in una notevole posizione panoramica...


...e poi ancora la bella Thuladivisa in due parti, quella vecchia, fortificata, s’innalzasulle case più recenti...


...sopra le coltivazioni che numerose e pazienti generazioni di Yemeniti hannodisposto a terrazze.


Abbiano passeggiato attraverso il villaggio di Thula vecchia, tra i vicoliapparentemente deserti, che però si sono animati all’arrivo degli “stranieri”.


Allora ci siamo sentite circondate dagli sguardi curiosi, sorridenti, conl’intenzione di comunicare, molti ci hanno offerto persino qualcosa o dacomprare o da mangiare..


..ma al di là delle persone, il nostro stupore si è spostato sulle case in pietrache sembravano fondersi con le montagne.


Le facciate delle alteabitazioni erano interrotte al susseguirsi e sovrapporsidi aperture di tutti i tipi:finestre quadrate, circolari,in genere due oblò sovrapposti ad arco, finestrestrette e allungate, feritoie,balconcini e per dare un tocco di raffinatezza…anche merletti.


I piani inoltre erano scanditida cornici in pietra variamentelavorate e tinteggiate dibianco calce.. nel paeseabbiamo intravisto anche delle cisterne, ma l’acqua nonera proprio invitante,decisamente aveva l’aspettodi un putrido stagno!


È stata veramente piacevole la camminata in questo paese abitualmente silenzioso che si è popolato, al nostro arrivo, di mille rumori… l’entusiasmo chiassoso dei ragazzini che ci correvano accanto mentre le donne velate di nero, scappavano a nascondersi per non essere fotografate… i carri degli uomini che tornavano dai campi, o meglio dai minuscoli pezzi di terra coltivata sulle terrazze, spesso strettissime, sostenute da piccoli muretti di pietra.


Su queste terrazze viene praticatauna coltivazione permanente, il Qat, una pianta con foglie perenni che crescerapidamente e i suoi germogli, verdi eteneri sono una droga leggera checontiene anfetamine e che provoca nonsolo uno stato di euforia, ma anche diallegria comunicativa.. e nello Yemenuomini, donne e persino i bambini fin dagli otto anni masticano il qat.. ne fannogrosse palle che gonfiano e deformano le guance… un effetto sicuro è quello ditogliere loro l’appetito!


Risalite sulla jeep ci siamo poi dirette verso Kawkaban a 3000 metri dialtezza, villaggio preislamico veramente suggestivo, fortificato, che sovrastala bella Shibam e raggiungibile solo attraverso una stretta strada sterrata.


Durante il tragitto per raggiungerlo abbiamo notato curiose grotte scavatenella roccia.. forse antiche abitazioni troglodite?


Dopo il pranzo consumatoalla maniera musulmana,cioè sedute su tappeti in unfunduq.. abbiamo visitato lacittadina di Shibam in pienasmobilitazione del mercato,quindi nel caos più assoluto.


Anche qui l’architetturadelle case con veri e propripalazzi medioevali alti daisei, agli otto piani, con altefinestre ci ha molto colpitotanto da non riuscire adistinguere la casapluricentenaria da quella che aveva menodi cinquant’anni.. tutti i circa 500 grattacielici sono apparsi omogenei,belli e caratteristici.


La storia della città è antichissima … già nel 1° secolo avanti Cristo, verso la fine del regno di Saba, era capitale di un piccolo stato indipendente che ebbe breve durata. Dall’800 fino al 1000 dopo Cristo fu di nuovo capitale e fu proprio in questo periodo che vennero poste le basi anche della Moschea.

Circondata da un muro fortificato la città, ancora oggi è uno degli esempi più antichi della pianificazione urbana sul principio di costruzione verticale. Le imponenti strutture a torre le hanno addirittura dato vita al soprannome di “Manhattan del deserto”..


Abbiamo anche visitato laGrande Moschea di Shibammolto semplice ed essenziale,ma con un bel minareto chespiccava agile tra le costruzioni.Essa deve la sua edificazionenel 18° secolo al gran CaliffoHarum Ar Rashid.


Dopo questo iniziale contatto con lo Yemen.. siamo ritornati alla capitale, aSana’a e qui ci siamo finalmente decisi a rimanere per visitare ogni angolo…dato che è un luogo non solo bello, ma unico ed irreale.


Ci dicono che Sana’a sia la più antica città del mondo in quanto fu edificatada Noè dopo il diluvio…


...fino a 15 anni fa era ancora circondata da un’alta muraglia di paglia e fango,costellata di bastioni e vi si accedeva solo attraverso otto porte. Ora è rimastosolo qualche pezzo delle antiche mura e un’unica porta quella di Bab al Yaman…


...ma la città vecchia è rimasta intatta, viva in tutto il suo splendore.. con lefacciate che alternano da terra fino su in alto, alle terrazze dell’ottavodecimo piano, basalto, granito, e mattoni colorati.. insieme a finestre dallevetrate multicolori.


Attraverso questa grande porta siamo entrati nel Suq, il cuore della città,con la folla brulicante dei mercati che stranamente hanno conservato la lorodisposizione originaria.. con i vari vicoletti suddivisi a seconda dei prodotti invendita.


Ci sono i vicoli con i venditoridi spezie, quelli dei profumi,degli ottoni, dei gioielli inargento, dei fabbri, deivenditori di Jambiyja, ilfamoso pugnale dalla lamaricurva con impugnatura incorno di rinoceronte , munitodi fodero e cinturone tipicodel costume yemenita..il valore di questo pugnaledipende proprio dallalavorazione oltre che dagliornamenti in oro applicatisopra il manico.


Qui nel suq tutto, pur nel caos della folla, ci è apparso ordinato. Non abbiamovisto bottegucce di bigiotteria nel mercato delle spezie e neppure la latta el’ottone nel quartiere dei sarti…


Affascinate dal colore e dall’atmosfera, devo dire che camminavamo per ivicoli della città vecchia spesso con lo sguardo verso l’alto per non perderele immagini delle alte case,


..tutte sempre decorate in gesso bianco ed arricchite di archetti, cornici,balconcini in legno, finestrine in alabastro che permettono alla luce di filtrareall’interno e altre finestre riparate da piccole tettoie…


..queste case sono veramente dei gioielli, suggestive se non fosse.. per gliscarichi esterni, vera piaga nell’architettura, da cui bisognava sempre fareattenzione e lo sporco ammassato in ogni angolo.


Ma i tesori architettonici non sono solo a Sana’a… fioriscono in tutto loYemen, per cui bisognava scoprirli in varie escursioni; ci siamo perciò di buonmattino diretti a nord est di Sana’a per andare a visitare Marib, l’anticacapitale del regno di Saba...


Il lungo tragitto verso Marib è stato allietato e reso meno pesante da variesoste in luoghi caratteristici, primo tra tutti il villaggio di Baraquish che ciè apparso in lontananza con la sua cinta muraria circolare, molto originale.


Nulla di questa antica cittadina è rimasto integro eppure anche quellemura diroccate, rimaste solo dei blocchi calcarei squadrati.. avevano il lorofascino.


Dopo una faticosa scalata che ci ha portato al villaggio fortezza nelloscenario dei Jabal, le montagne, che culminano ad altezze di quasi 2500metri...


..abbiamo camminato tra polvere e sassi, guardando i ruderi che non cifacevano intravedere niente del passato importante.. solo una piccola moscheaci è apparsa come una rosa nel deserto..


...ma non ci siamo demoralizzate, perché l’immaginazione ha sempre mododi spaziare in lungo ed in largo ricreando storie vive anche dai massiabbandonati!


Ridiscese a valle e risalitesulla jeep… via verso estattraverso paesaggispettacolari… abbiamovarcato il passo di Naquil alFerdah suggestivo, arido edi una bellezza quasi lunare..e poi finalmente inlontananza abbiamo vistol’antica città di Marib,capitale del regno legatosoprattutto alla reginaBalkis.


Bisogna dire che questo regno di Saba raggiunse il suo apogeo nel VII secoloa. C. grazie ai notevoli lavori di irrigazione di cui il più importante era il “grandesbarramento”, praticamente una diga, vera muraglia di pietra e terra.


Il regno di Saba estese poi i suoi possedimenti a tutte le regioni intorno tanto da arrivare fino in Abissinia, ma la sua potenza provocò l’invidia dei vicini più deboli, per cui, quando lo sbarramento venne distrutto dai nemici in una scorribanda, l’impero andò in rovina.Ora che cosa ci resta? Poco o niente, abbiamo solo guardato con tristezza e nostalgia per il ricco passato le colonne del Tempio dedicato alla Luna da Balkis, la mitica, leggendaria regina di Saba di cui si accenna nella Bibbia, il cui fascino sedusse re Salomone. Alcuni pilastri quadrati, solo otto colonne ben conservate, emergono erette .. c’è inoltre un vestibolo e una cinta molto immerse nella sabbia che circonda tutto il luogo. Come doveva esser un tempo … è difficile immaginarlo in quel mare di sabbia, eppure qui sorgevano anfiteatri, case, giardini, tutta una città ricca e fiorente..


Le guide ci confidano che il governo, per paura di eventuali furti impedisce aqualsiasi archeologo di scavare nella sabbia per liberare le antiche costruzioni.


Siamo anche andati a visitare una zona paesaggisticamente suggestiva e poicome ultimo gioiello della giornata abbiamo camminato attraverso i restidelle vie della antica città purtroppo anche queste piene di rifiuti e sporciziache profumavano in modo inconfondibile tutta l’aria intorno…


...che peccato vedere tanto abbandono intorno a noi.. pietre e vecchi muriormai inservibili


...che però mostravano una parvenza di quella che doveva essere stato l’anticamaestosità, una piccola moschea ormai dissacrata.. tante macerie che dominavano sulla valle sottostante dove si estendeva il regno di Saba.


Il giorno dopo le visite sono proseguite intense perché in questo magicopaese ogni casa, ogni villaggio ha una sua bellezza, una sua storia..


...e poi ci sono i mercati unici disordinati, sporchi.. ma vivi e ricchi di caloreumano.. ricordo quello di Ibb..dove girando di qua e di là, ci siamo anche perse…


Più interessante la deliziosa Jiblah, soprannominata “la città bianca” perlaper la sua atmosfera pulita e vivibile. L’abbiamo trovata armoniosamenteinserita, in modo spontaneo, nel suo ambiente naturale.


Le case-torri tipicamente medioevali, costruite in pietra riccamente ornate,si fondevano con il paesaggio verdeggiante delle terrazze coltivate.


E allora gli arditi terrazzamenti, le case diroccate, le stradine strette insalita e le scalinate… tutto è diventato estremamente pittoresco!


Siamo salite, un po’ arrancando fino alla Moschea della regina Arwa, del1088, una costruzione elegante con due minareti eccezionali e un grandecortile antistante.. è stata posta così in alto forse per dominare il villaggio?


La città è stata un tempomolto importante, dal 1067al 1138 fu addiritturacapitale del regno dellaregina Arwa, che dominòincontrastato lo Yemen.. ora è rimasta un centrocommerciale e culturaledato che nella Moschea èattiva un’importante scuolacoranica.


Lasciata la città arroccata sul fianco della collina… ci siamo diretti versoTaiz, un’altra città unica ed inconfondibile, ricca anche di moschee e musei.


Le antiche mura non sono sempre ben conservate ma visibili solo in alcunitratti, mentre la grande Moschea di Al Ashrafiyyah del XII secolo con i duebellissimi Minareti gemelli è veramente eccezionale.


Con grande fatica siamo salite su uno dei Minareti e il panorama dall’alto sullacittà è stato qualcosa di emozionante, ci siamo sentite padrone del mondo!


Ma il tempo in questi viaggiscorre sempre troppovelocemente.. si vorrebberestare ovunque più a lungo, ma le visite sono tante, per cui dopo una visita al palazzomuseo dell’Iman Ahmed, siamoripartite e dopo un percorsointervallato da zone desertiche e palmeti siamoarrivate a Zabid...


...un’altra città che è stata capitale dello Yemen dal XIII al XV secolo, un po’ diversa dalle altre per le sue case in stucco bianco con decorazioni arilievo, i giardini chiusi, le viuzze coperte, le mura .


Zabid è considerata una dellecittà più antiche dello Yemen,una città storica.. masoprattutto anche una cittàsanta, centro di cultura araboe musulmano, a causa della suafamosa università.


Tra polvere, sporco e vento abbiamo attraversato il portale di legno esiamo penetrati nella Cittadella dove, al solito facevano bella mostra di séla Moschea e il Minareto.


Abbiamo gustato degli “scorci di silenzio assolato” e ci siamo spinte fino allafortezza, chiamata “dell’uomo colto”, una importante guida spirituale delle gentiyemenite, nella zona di Bayt Al Faqih...


...qui dall’alto abbiamo esteso lo sguardo sul panorama sottostante. Data l’oradi piena calura per i viottoli non si vedeva anima viva… ci sentivamo soli epadroni della cittadina… ma come al solito il tempo era tiranno e i posti davisitare ancora molti..


Ci siamo diretti a Manakhah un altro ennesimo gioiello arroccato allasommità di un fronte roccioso spettacolare… all’apparenza inespugnabile.


Guardarlo dal basso con il suo impianto architettonico tipicamentemedioevale era già di per sé meraviglioso… quando poi ci siamo avvicinatied abbiamo ammirato i particolari..


...la fortezza di Al Jaharaper esempio con le sue casetorri riccamente merlettatecon la pittura bianca cheincorniciava le finestre..avevamo gli occhi tesi versol’alto.. eravamo estasiati..sorridenti e felici per avere la possibilità di vederedal vivo ciò che avevamospesso ammirato solo neidocumentari.


Ma oltre la bellezzapaesaggistica, architettonicac’è sempre in ogni viaggio ilpiacere di comunicare,l’incontro con la gente neivillaggi, i bambini che ci siaffollano intorno un po’ schivie timorosi, ma pur semprecuriosi.. ed è bello il contattocon questo popolo ancoraspontaneo e poco avvezzo alturismo di massa!


Risaliti in jeep l’arrivo adHodeidah, una città sul MarRosso, importante mercatodel pesce, è stato quasi comeun ritorno alla civiltà, non deltutto piacevole in quantoquesta grande città, laseconda dello Yemen perimportanza.. non conservanulla del vecchio centro, nonha nessuna attrattivaparticolare se non ilcoloratissimo mercato itticoche abbiamo percorso in lungoed in largo...


...tra il caos, i pesci nelle carriole trasportati alle varie bancarelle, il vociareincomprensibile dei pescatori…


...la frenesia, il colore, i profumi…


...ancora oggi in questo porto si costruiscono addirittura i pescherecci inlegno secondo l’antica tradizione yemenita.


Tutto è stato vivace, ma il piacere di respirare aria di mare lontana dagli acri effluvi puzzolenti del pesce è stato ancora più gradito.

Siamo infatti arrivati sulla spiaggia del mare, tra la sabbia sporca che sembrava terriccio ed i villaggi dei pescatori, povere baracche attorniate dai rifiuti.. eppure qui la gente viveva felice e qualcuno ci ha anche invitato ad entrare nella propria abitazione quasi con orgoglio e questo ci ha un po’ stupito e disorientato… ci siamo resi conto in quel momento di come tutto, a questo mondo sia relativo… ciascuno vive e gode delle proprie esigenze e non conoscendo altro, il suo mondo, conquistato a fatica, è il solo degno di essere mostrato!


Lasciata Hodeidah siamo ritornati nel Medioevo ed abbiamo ritrovato unpaesaggio aspro ed arido, un paesaggio primitivo che tanto piace proprio perla sua originale genuinità..


...ci siamo poi diretti verso nord e così abbiamo raggiunto il villaggio diAmram con la sua bella cinta muraria in pietra cruda, possente, anche se un po’ in rovina.


Siamo entrati attraverso il grande portale ed abbiamo camminato tra levie sterrate silenziose dove qualche donna velata, ci guardava stupita e poiscappava a nascondersi.


Le case, ci ha fatto notare laguida, avevano il piano terra inpietra, mentre i piani superiorierano in mattoni di fango, mala bellezza delle decorazionimerlettate alle finestre facevadimenticare tutta la polvere ela povertà che ci circondava.Questa architettura in verticaleoriginalissima, unica edirripetibile, costruita sui costonidi roccia, quasi forzieriinespugnabili per gli antichipredoni, non finirà mai disuscitare il nostro entusiasmo…


Ma il viaggio doveva essere ripreso, su, ancora più a nord, verso Sa’dah, unafavolosa città del X secolo, situata a 1890 metri di altezza.


Dal X al XVII secolo fu residenza di tutti i 66 Iman dello Yemen ed ancora oggi si presenta ricca di monumenti e di storia.. conserva intatta la cinta muraria con le sue porte di accesso, entro la quale spiccano le varie Moschee, con le sue cupole arrotondate, una più bella dell’altra.. dalla Grande Moschea dell’XI secolo, che pare dominare su tutto il paese, a quella di Al Nizar del XVI secolo.

Abbiamo percorso il tragitto lungo le mura e poi siamo entrati nel cuore della città e ciò che sempre colpisce, sorprende ed affascina è la tecnica usata per costruire le abitazioni e le stesse mura: sono tutte in crudo, senza l’uso delle pietre..


...l’elemento decorativoche caratterizza tuttele abitazioni dellacittadina riguardasempre le piccolefinestre inquadrate dauna cornice con pochee sobrie decorazioni ingesso bianco. Sono rarele finestre a semiluna,con vetri colorati,ammirate per esempioa Sana’a. qui tuttoè più essenziale, menoricercato, maaltrettanto raffinato.


Ma l’atmosfera più bella l’abbiamo gustata verso sera, al calar del sole, quandodall’alto dei Minareti il richiamo del Muezzin invitava i credenti alla preghiera…era la stessa fede sincera e genuina che aveva nutrito il cuore degli antichiyemeniti che dal deserto o dai campi accorrevano in città.


A pochi km da Sada’a abbiamo poi raggiunto un villaggio poverissimo e antico, Al Sinnaram, ma non ci siamo fermati che di sfuggita...


...dato che il Wadi Zahar ci aspettava con le sue suggestive formazionirocciose.. qui, nel villaggio di Bayt Na’m abbiamo ammirato l’imponente unicoDar Al Hajar, il palazzo sulla roccia.


Mi è apparso veramentesuggestivo… arroccatosulla sommità di un denteroccioso, costruitoall’inizio del secolo scorsoe usato come residenzaestiva dell’Imam Yahya.Lo abbiamo trovato inpiena ristrutturazione equindi non è stato possibilevisitarlo internamente, maè decisamente di effettosia visto dal basso, siadall’alto in lontananza.


Guardando questopalazzo cosìparticolare, vestigiadi un glorioso passato,ho pensato anche allapotenza ed allosplendore delle antichedinastie degli Imamche davano vita e fastoa questi luoghi con laloro sola presenza..


Prima di tornare a Sana'a abbiamo fatto una breve escursione al vicino

villaggio di Rawdhaw con il suo imponente minareto.


Ma a questo punto il viaggio nella zona nord dello Yemen era agli sgoccioli: siamo ritornati attraverso un lungo e faticoso tragitto alla capitale dove ci siamo fermati ancora qualche giorno per visitare in tutta calma questo tesoro intatto di costruzioni che con le loro vetrate multicolori.. la sera risplendevano illuminate, nel buio della notte.

Guardando questa città e ripensando a tutte le altre viste nel mio viaggio avventura… mi stavo rendendo conto di una grande realtà: gli Yemeniti per me sono nati architetti, scultori, pittori, perché hanno saputo costruire con originalità, stile, vivacità ogni casa dei loro villaggi, delle loro città… sempre da vicino e da lontano le abbiamo viste armoniosamente fuse nel paesaggio, le abbiamo viste fondersi nel colore delle montagne arroccate come gloriose fortezze o adagiate con il contorno dei terrazzamenti..


Ma guardando il presente, di gran lunga inferiore al passato, questo “Tibet del Mar Rosso” come viene spesso chiamato per la sua posizione geografica, avvertiamo tutti i contrasti di un paese povero, vicino a paesi più ricchi, un paese che deve essere ancora valorizzato sia nelle sue langhe desolate, sia nelle lussureggianti vallate di incomparabile mitezza…

Purtroppo è rimasto una terra di passaggio abbandonata , non come lo era un tempo.. terra di passaggio delle vecchie carovaniere che trasportavano le ricchezze dell’antica civiltà dell’Islam… ora le strade sterrate non danno che polvere, in una clima assolato.. con i campi coperti di sacchetti di plastica abbandonati… dove era contenuto il Qat, che serve solo a far dimenticare i problemi di un bellissimo paese che avrebbe bisogno di essere riscoperto e rivitalizzato…


Un tempo lontano in questa terra le dinastie sud arabiche dei Minei, dei Sabei e degli Himayti erano riusciti a trasformare aride pietraie in un mondo ricco e straordinariamente verdeggiante… non sarebbe bello poterlo fare ancora oggi, ricchi di nuova civiltà e tecnologia?

Ma forse la nostra “civiltà” non è del tutto sufficiente perché non collima con la “saggezza” dei nuovi governanti!

Diario di viaggio nello Yemen del nord Quando l’architettura … di viaggio... · 2010. 8. 2. ·...

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