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L’EUGUBINO FONDATO NEL 1950 www.maggioeugubino.com Periodico dell’Associazione Maggio Eugubino Pro Gubbio - Gubbio Perugia Anno LXIX - N. 3 - Luglio 2017 - Sped. in abb. 45%, Legge 662/96, at. 2, comma 20/B, Filiale di Perugia

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FONDATO NEL 1950

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L’EUGUBINO �

ra i grandi valori, universali ed ininterrotti, della Festa che con-

tribuiscono alla sua grandezza, c’è an-che il cimentarsi in aggregazioni e colori diversi, espri-mendo in questo tutta la propria vitalità e passione, ma vivendolo come patto e momento per un fine ed un bene collettivo.

Dobbiamo cioè trarre forza dalle diversità, come ci in-segna la Festa.

La Festa ci deve vedere abbracciati facendo tutto tutti insieme, dandoci una mano in ogni momento, in ogni occasione, scendendo insieme le scalinate, alzando il Cero insieme, gettando la brocca insieme, prendendo il mazzolino insieme, insieme, insieme sempre insieme in questa offerta ed in questo segno che Gubbio regala al mondo.

Continuando sulla divisione e sulla ricerca di poteri e decisioni unilaterali percorriamo una via di spaccatu-ra rozza; ci vorrebbe la forza di unire veramente tutti, a diversi livelli, certo con coinvolgimenti specifici, ma in un’unica modalità.

Evitando magari la dittatura delle minoranze!

Ci dobbiamo costantemente sentire impegnati a cogliere un tratto essenziale, che ci auguriamo immodificabile, e cioè che i Ceri sono e debbono continuare un grandioso progetto di fede, devozione ed amore, una grande e po-tente alleanza per salire insieme in alto alla Basilica di S. Ubaldo.

Insieme o divisi?

Concordia o discordia ?

Basilica o traguardo ?

SOMMARIOInsieme nella Festa ed oltre!

www.maggioeugubino.com

T Vita dell’Associazione

Attualità

Arte e Cultura

Vita cittadina

3 Editoriale diLucioLupini

4 La Festa dei più piccoli... diMichelaBiccheri6 Resoconto Festa dei Ceri e Ceri mezzani Redazione7 Imbandieriamo Redazione8 Convivio del 16 maggio Redazione9 Conoscere il Cammino di S. Ubaldo di MassimoBei

10 I Ceri americani diPinaPizzichelli12 Genesi formale dei Ceri di Jessup diVincenzoAmbrogi13 Gubbio/Heracles diPinaPizzichelli15 Dopo 800 anni scoperta la causa della morte di S. Ubaldo diGiampieroBedini

17 La Pace di Fra Bernardino da Costacciaro diEuroPuletti18 Brocche d’autore 2017 diEttoreA.Sannipoli20 Un piatto di Rodolfo Ceccaroni diEttoreA.Sannipoli23 Progetto di Giovanni Nini diFabrizioCece

24-30

Direttore Editoriale Direttore ResponsabileLucioLupini UbaldoGini

Capo Redattore StampaMichelaBiccheri TipografiaEugubina

Anno LXIX n. 3 GraficaLuglio2017 GiulianoRossi-Lapislunae

Cover Arch.fotograficoAMEL’Eugubino è periodico di attualità, informazione e cultura dell’Associazione Maggio Eugubino Pro-loco. Redazione: Piazza Oderisi - 06024 Gubbio Pg. Telefono 075.9273912 - CC Postale 15463060.

Aut. Trib. Perugia n. 334 del 15/1/1965. Sped. in abb. postale 45% comma 20/B legge 662/96, filiale di Perugia.Il periodico viene inviato a tutti i soci dell’Associazione Maggio Eugubino. Le opinioni esperesse impegnano unicamente le responsabilità dei singoli autori.

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� L’EUGUBINO

VITA DELL’ASSOCIAZIONE

La festa dei più piccoli...sempre più grandi!di Michela Biccheri

traordinaria in ogni suo momento la festa dei più piccoli, quest’anno baciata anche dal sole.

La spontaneità di cui siamo spettatori è la più grande delle lezioni che ogni anno riceviamo, fatta di piccoli gesti e di grandi risultati. Brevi atti di coraggio dei nostri ragazzi. Il Maggio Eugubino, che da quasi 70 anni sempre realizza la Festa dei più Piccoli è fiero testimone dei più alti sentimenti che da essa scaturi-scono e per questo offre il suo impegno senza tregua dall’alba fino al tramonto, dalla sveglia di chi indos-sa lo stemma alla colazione, dai mazzolini al pranzo, dalla pulizia allo sbrigo delle burocrazie, dall’affida-mento delle cavije e delle spade dei Capitani e dalla realizzazione dei mazzolini alla creazione delle tre liste dei tamburini... Abbiamo vissuto un’altra ma-gnifica Festa!!

SGrazie! E’ doveroso ringraziare quanti si offrono ogni anno per la realizzazione della Festa dei Ceri Piccoli; sono persone che donano il proprio tempo e che si adopera-no perché tutto scorra nel migliore dei modi a favore dei bambini, dei piccoli ceraioli, dai consiglieri della nostra Associazione in primis, ai soci e agli amici de-gli amici, che disinteressatamente danno ogni volta una mano prima della festa organizzando e predispo-nendo l’utile e il servizio stesso al pranzo dei ceraioli offerto e realizzato dal Maggio e consentendo l’esito snello di ogni momento dell’intera giornata. Nomi-niamo anche le pasticcerie: Giuliano, Gli Angeli, Mille Dolci, Pasticceria Italia, che hanno prodotto e offerto gratuitamente centinaia di diplomatici per garantire la tradizione del diplomatico; Paolo Pascolini che ha cucinato con passione e grandioso esempio ceraiolo per i circa mille ceraioli, Peppe “Torcolo” e la squadra di mamme e ceraiole che si sono fatti tutti in quattro sotto gli Arconi per l’apparecchiamento e il servizio del pranzo, nominiamo l’Associazione Spirit che ogni anno offre lezioni di equitazione per i Capitani, trom-bettiere e alfiere della festa dei Ceri Piccoli, la CAFF che produce e offre le tre brocche dei Capodieci utili all’alzata e Antonio Procacci per il sapiente restauro annuale dei Ceri. Le Famiglie dei ceraioli, i ragazzi dell’oratorio e gli amici che si sono uniti presso la no-stra sede per fare i mazzolini per ogni Festa dei Ceri, l’Università dei Muratori e il nostro caro cappellano Don Mirko.

Le brocche, prodotte ed offerte dalla

C.A.F.F.Gubbio

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Ricordiamo le chiarine del maestro Giordano Palaz-zari: Nicola Cerafischi, Lorenzo Morelli, Lucrezia Co-dignoni, Valerio Faccenda, Ludovico Barbetti, Simo-ne Baldinelli.

Bravi bravi bravi! Al primo Capitano Carlo Alberto Colaiacovo e al Secondo Capitano Michele Bagnoli, all’Alfiere Luca Valentini e al trombettiere Giovanni Panfili, grazie giovanotti per la disciplina, la forza di volontà, l’esempio e l’educazione con cui avete rive-stito il vostro importante ruolo. E ai piccoli grandi capodieci e capocetta della Festa 2017: Antonio Rossi e Thomas Ramacci; Giordano Angeletti e Mattia Bet-telli ; Giovanni Marinelli Andreoli e Alessandro Mari-netti. Un pensiero speciale alle mamme e ai papà dei nostri ragazzi che hanno provveduto alle fotografie e soprattutto ad aiutarci a realizzare questa magnifica edizione.

Luigi Filippini e Benvenuto Procacci alla direzione e gestione dei 60 tamburini 2005, 2006, 2007 e qualche 2008 e salutiamo e ringraziamo i 7 ragazzi del 2005 che quest’anno lasciano i tamburi per raggiunti limiti di età! Ricordiamo che il prossimo anno suoneranno i bambini nati negli anni 2006-2007(già iscritti)-2008.

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VITA DELL’ASSOCIAZIONE

Resoconto Festa dei Ceri e Ceri mezzani

na edizione, questa del 2017, intesa allo sforzo fisico. Nessuna immagine può mai commentar-lo. La pioggia che da anni insidia la Festa più

della Corsa, ci sforza a ridimensionarne la durata dei ritagli che fuorviano, tendendo a ripristinare l’origina-lità e l’essenza primordiale. Quante emozioni sotto le stanghe! Chi può percepirlo se non attraverso la calca, se non attraverso i sospiri? Una Corsa nel segno del-l’impegno per i ceraioli, della lotta contro la paura e per i santubaldari all’insegna del coraggio, quest’anno, provati dalla caduta del Cero. E via che si riparte, così come nella vita, “Via ch’Eccoli!” Una edizione festosa e impegnativa come sempre anche per il Maggio Eu-gubino, impegnato su più fronti per il contributo alla realizzazione della Festa dei Ceri e dell’intera orga-nizzazione dei Ceri Piccoli. Quest’anno abbiamo con-fezionato oltre 2000 mazzolini presso la nostra sede,

U grazie ai ragazzi dell’oratorio e degli amici che si sono aggregati; abbiamo concretizzato il più bello degli im-bandieramenti mai realizzati con la collaborazione dei consiglieri e degli amici “i pennonari”; abbiamo rea-lizzato un nuovo labaro dell’Associazione e un nuovo abito per il quarto Console e accolto numerosi parte-cipanti al Convivio degli Eugubini lontani. Successo delle Brocche d’Autore e dell’annullo postale con car-tolina dedicata al Col di Lana che sta andando a ruba non solo a Gubbio, ma soprattutto al nord Italia con massicce richieste di invio delle stesse da collezionare. Qualcosa ci dimentichiamo, sono davvero tante le ini-ziative del Maggio! Perfetta anche la corsa dei giovani ceraioli del mezzano che da qualche anno a questa par-te lasciano davvero il segno, solo positivo! Bravissimi ragazzi, gran bella Corsa, gran bell’esempio!

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uanto svolto dai 12 membri del gruppo “pen-

nonari” è un servizio alla città. Questi uomini

si accordano e si vedono già mesi prima dell’inizio

dell’opera di fissaggio e innalzamento dei pennoni nel

perimetro delle mura urbiche e nei punti visibili del

monte Ingino, fin sulla rocca. Potremmo nominarli uno

a uno, ma preferiscono rimanere le braccia e le gambe,

il gruppo pennonari e rispettiamo le loro volontà. Pro-

getto del Maggio Eugubino, l’imbandieramento trova

realizzazione grazie ad alcuni consiglieri, soci e amici

del Maggio che con totale disinteresse partecipano, nei

ritagli di tempo dal lavoro, all’abbellimento della città

che si veste a festa grazie a loro. I pennoni, le stoffe,

i drappeggi, vengono aggiustati ogni anno (dove ne-

cessitano) dalle sapienti mani di una sarta che quasi

in corsa con i pennonari, dedica il suo prezioso tempo

a rammendare gli strappi provocati dal vento e dalle

intemperie. Un grande lavoro di squadra. Quest’anno

abbiamo provveduto alla realizzazione di carrucole

fissate su certi pali di alcune torri per agevolare e ren-

dere più sicuro l’innalzamento della bandiera, mentre

su alcune torri provvedono i professionisti ad issare le

bandiere con l’ausilio di braccio meccanico con piatta-

forma. Tutto nel massimo della sicurezza e con le do-

vute autorizzazioni. Siamo lietissimi di poter contare

sul gruppo “pennonari”, la città ne giova. Grazie.

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UN SERVIZIO PER LA CITTà IN FESTA

VITA DELL’ASSOCIAZIONE

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� L’EUGUBINO

VITA DELL’ASSOCIAZIONE

Convivio del 16 maggio

Alessio Gnagnicapodieci S. Ubaldo 2016

Lorenzo Cerricapodieci S. Giorgio 2016

Mirko Bazzurricapodieci S. Antonio 2016

Marco CerbellaPrimo Capitano 2016

Cristiano BianconiSecondo Capitano 2016

Giorgio FiorucciPrimo Capitano 2017

Marco MoscatelliSecondo Capitano 2017

Roberto Guidarellicapodieci S. Ubaldo 2017

Pietro Tognolonicapodieci S. Giorgio 2017

Saverio Borgognicapodieci S. Antonio 2017

M.° Nolito BambiniPremio AttaccamentoGiuseppe Sebastiani

Premio Attaccamento

Pietro FressoiaPremio Attaccamento

Un lavoro che rappresenta l’unione tra Ceri, Festa, Palio della Balestra. La strozza o parte centrale del corpo del Cero è anche il cuore del labaro generato dalle proporzioni matematiche e artistiche volute da Montefeltro per i Ceri, tutto intersecato con le tre fasce verticali (trama e ordito) dei colori dei Ceri. Tutte fasce mobili intrecciate tra loto. La parola Associazione coincide con ogni quadrato come un’inter-pretazione pittorica. La linea bianca è il tasso (Palio) che fa da limite tra il colore dei Ceri e il colore della Festa. Il tutto bel visibile anche da dietro. Lucia Angeloni e Antonella Tognoloni nella foto con Luco Lupini

Foto servizioPHOTOSTUDIO

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L’EUGUBINO �

Conoscere il cammino di S. Ubaldo. Seconda tappa

na bella giornata di sole ha accompagnato do-menica 11 giugno un nutrito gruppo di cammi-

natori di Gubbio che hanno raccolto la proposta del Maggio Eugubino e della PicclAccoglienza Gubbio a muovere sui passi di un ideale cammino storico, reli-gioso, paesaggistico che da Gubbio raggiunge la grot-ta di S.Ubaldo nei pressi del Monte Nerone.La seconda tappa del progetto: Conoscere il Cammino di S.Ubaldo, ha collegato in un facile percorso collina-re la frazione di Troppola, nella villa di Sant’Angelo dopo Serra nel territorio di Gubbio a Pontericcioli, frazione nel comune di Cantiano, famosa per l’im-portante ponte romano a tre arcate lungo la vecchia flaminia.In settanta si sono presentati alla partenza noncuran-ti del caldo previsto. Hanno affrontato con il solito spirito di partecipazione i tredici chilometri previsti guidati sapientemente da Andrea Angeletti, per tutti Canolo. Il cammino si dipanato tra un verde di mil-le cromie e ginestre fiorite. Allevamenti, bestiame al pascolo e ruderi che ricordano il passato antropico del territorio: Troppolaalta e Montepicognola. Nel ter-ritorio della frazione di San Bartolomeo, al vocabo-lo Canaleccia, si è raggiunto facilmente l’agriturismo Biopoint della famiglia di Lamberto Morelli, che ha permesso di allestire un fresco ristoro adiacente la pi-scina. I dolci di Rita, Sara, Francesca e Solange, ancora una volta hanno permesso un momento di condivi-sione. Poi la camminata è ripresa con una deviazione obbligatoria verso la strada della Contessa, infatti un bellissimo sentiero Cai che conduce dal vocabolo Ca-naleccia a Tranquillo, è stato reso impraticabile dalla folta vegetazione. Quindi gioco forza percorrere un paio di chilometri di asfalto per finalmente immettersi nella rassicurante e silenziosa stradina di Tranquillo, dove proprio al suo accesso, si trova citato nelle vec-chie mappe il toponimo: Il Braccio di S.Ubaldo. dopo pochi chilometri si è raggiunto finalmente l’abitato e la chiesa di Pontericcioli, dove si è conclusa la tappa con il timbro delle Credenziali. Ha partecipato all’ini-ziativa il Vice sindaco di Cantiano, Mirco Sebastiani, appassionato di cammini, manifestando la volontà di collaborare nel progettare la prossima tappa che si snoderà tutta nel territorio di Cantiano, dove ci sono molte evidenze del culto di Sant’Ubaldo. Tappa che culminerà all’antica Pieve di San Crescentino, dove avvenne il miracolo della guarigione del cieco.

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VITA DELL’ASSOCIAZIONE

di Massimo Bei

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�0 L’EUGUBINO

abambinoricordochemiononno,emigratonegliUSAaJessup,miraccontavacheebbeunincidenteinminie-

raeperunmesenonsceseinminieraericevetteungrandeattodisolidarietàdaglialtrieugubini,prevalentementedellazonadel Crocifisso (Bedini, Nardelli e altri che non ricordo) che gli pagarono lostipendiodiquelmesecommissionandoglilaco-struzionedeiCeriinquantoaGubbiodimestierefacevailfa-legname,piùesattamentefacevacarriperibuoiebottiperilvino.RicordoanchechemidicevacheprimachetornasseinItaliafeceroalcuneedizionidellafesta:l’entusiasmo,l’emozio-neeeranoglistessichesivivevanoaGubbioinsiemeatantanostalgia...”UbaldoCasoli, il nipote

Giovanni Casoli, nonno di Ubaldo Casoli, nasce nel 1883 e si imbarca per l’Ame-rica forse ad aprile del 1910. A casa al Borgo Crocifisso lascia la moglie Adele con la piccola Giulia di appena 3 anni. Seguiranno negli anni altri 5 figli.L’emigrazione significava

a volte un salto nel buio. Il lavoro c’era, ma raramente era quello che si esercitava prima della partenza. E così è anche per Giovanni, uno dei tanti, lui falegname è costretto a conoscere ed anche in fretta l’inferno della miniera di carbo-ne di Jessup. Vi rimane fino al 1914, quando non fa in tempo neppure a prendere fiato che deve partire per la guerra. Ri-prende dopo il proprio lavoro di falegname, costruendo “bi-rocci” colorati e botti.Gli altri protagonisti di que-sta storia sono i fratelli Bedini, Roberto nato nel 1887 e il fra-tello Francesco nato nel 1894. Destino tragico per quest’ulti-mo perché morirà il 22 giugno 1944 tra i 40 Martiri. Il prof. Nevio Vagnarelli ne ha un ri-cordo vivissimo anche perché quando il nonno Roberto muo-

re lui ha 19 anni.“Il nonno suonava il violino, era un musicante, mentre il fratello Francesco suonava la fisarmonica. E nei ritagli di tempo che la miniera concedeva, organizzavano delle se-ratine dove non mancavano richiami alla musica popo-lare italiana e specialmente ai brani di lirica. E non man-cava neanche la musica dei Ceri. Un amore che il nonno conservò fino all’età avanzata. Ricordo che il 15 maggio, anche quando aveva 70 anni suonati, dava una spallata al suo S. Antonio con una dedizione ed un amore che mi commuoveva sempre.”E furono proprio loro i Bedini insieme ai Nardelli e ad altri del Borgo Crocifisso a proporre a Giovanni, che si era infortunato di costruire i Ceri. Tanto non avrebbe potuto per l’infortunio ritornare in miniera se non dopo oltre un mese. Con ogni probabilità chi se ne intendeva aiutò Casoli perché tutto fosse pronto per il 15 maggio del 1911. E tutti si tassarono per aiutare Casoli che non potendo lavorare non percepiva salario. Erano così nati i Ceri Americani. Ma che fine fecero quei Ceri costruiti da Casoli e com-pagni?A questo proposito Giorgio Gini in un articolo pubblica-to sul n. 4 del 1976 del nostro giornale scrive tra l’altro:“Fino a quest’anno (1976 ndr) i Ceri di Jessup erano an-

I Ceri americanidi Pina Pizzichelli

ATTUALITà

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L’EUGUBINO ��

cora “eugubini” perché fatti da quelli che l’aveva-no portati a Gubbio con costumi di Gubbio (mes-si in valigia da Gubbio) molto vicini al modello di fruizione della madre patria. Poi questi Ceri scomparvero; allora, pare, che i Ceri Mezzani, con i tre santi fossero inviati, verso il 1935 a Jessup da Gubbio.Anche questi, durante la guerra ultima, scom-parvero dalla scena. Dopo il conflitto furono rico-struiti alla maniera americana, con vago e appros-simativo ricordo dei Ceri autentici...”. Ubaldo Casoli ha avuto l’opportunità di parteci-pare con altri eugubini quest’anno alla Festa dei Ceri di Jessup ed ha notato in un locale due Ceri “antichi”.Potrebbero essere quelli costruiti dal nonno Gio-vanni? Sarebbe una bella scoperta.Prima di chiudere desidero ringraziare di cuore Massimo Bei che ci ha fornito oltre le foto e le statistiche, tante altre notizie preziose. Oltre a lui un gra-zie va anche al Dr. Ubaldo Casoli e al Prof. Nevio Vagnarelli.

da una ricerca di Massimo Bei pubblicata nel libro ABBRACCI, LACRIME E POI L’IGNOTOdiAmbrogi,Belardi,Sollevanti.–CittàdiCastello2008

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�� L’EUGUBINO

el 1910 all’eugubino Giovan-ni Casoli (1883-1967) di pro-fessione falegname, anzi per

l’esattezza birocciaio, emigrato in Pennsylvania per fare il minatore, ed in quel momento temporanea-mente invalido per un incidente in miniera, viene dato, da un gruppo di altri concittadini emigrati, l’incarico di eseguire i Ceri di Jessup. Infatti la prima edizione americana della festa sarebbe da datare nel 1911. Casoli ha ben presenti i Ceri grandi di Gub-bio eseguiti nel decennio 1883-1893, mentre sicuramente non ha mai vi-sto i precedenti, realizzati a fine ‘700. Tuttavia egli segue un altro modello: quello dei Ceri mezzani realizzati nel 1894 e poi venduti nel 1909 per il costituendo Museo delle tradizioni popolari di Roma. Infatti dall’esame formale delle due strutture appaiono evidenti le similitu-dini costruttive. Casoli rifiuta la piùeleganteforma(come recita la scritta sul Cero stesso) realizzata nel 1883 sul Cero di Sant’Ubal-do, che prevedeva l’adozione di un buzzo quadrato con esedre mediane (un modulo di ispirazione bramantesca). Questa particolare forma, già leggibile nella parte supe-riore del Cero del 1790, era stata poi estesa nel 1883 anche alla parte inferiore. La scelta di riproporre un buzzo po-liedrico non ha solo una motivazione estetica. E’ chiaro che tale soluzione presentava maggiori difficoltà co-struttive, se non altro per la realizza-zione delle parti curve. Quindi tutti e tre i Ceri seguiranno lo stesso modu-lo strutturale. Un altro aspetto formale che viene seguito è la simmetria dei buzzi. In-fatti i modelli del 1883-1893 avevano alterato questo schema riducendo l’altezza del buzzo superiore secondo un rapporto 4:5. Invece Casoli, se-guendo le indicazioni dei Ceri mez-zani ed anche, probabilmente, quel-le dei precedenti Ceri grandi di San Giorgio e Sant’Antonio, realizza dei buzzi di estensione simmetrica con il panottolo di mezzo perfettamente al centro del Cero. A queste scelte si aggiunge un im-

portante vincolo finale: quello del-l’altezza massima. Infatti a causa della presenza di numerosi cavi tesi a bassa altezza, i Ceri non potevano essere più alti di 3 metri dalla barella. Tale vincolo ancora oggi condiziona la proporzione dei Ceri di Jessup, che appaiono sicuramente meno slancianti dei nostri.Casoli, che conosceva bene l’arte della decorazione su legno, vista la sua professione di birocciaio, eseguì anche la decorazione delle tavole rea-lizzata probabilmente su tela. Dalle foto d’epoca possiamo desumere che tutte le tavolette siano decorate, e per quanto riguarda i motivi dei buzzi ne riconosciamo due tipologie alternate: una a racemi floreali, mol-to simile a quello dei Ceri mezzani 1894, e l’altra più geometrica ad ara-

beschi e cordoni con nappe. Non sappiamo quale destino abbiano avuto questi Ceri, ma probabilmente sono gli stessi che hanno corso fino alla sospensione del 1951, dovuta alla guerra di Corea, anche se dalle foto sembrano completamente scuri e pri-vi delle decorazioni. E’ pensabile che abbiano subìto la stessa evoluzione cromatica di quelli di Gubbio, anch’es-si anneriti con il passare del tempo.

Genesi formale dei Ceri di Jessup di Vincenzo Ambrogi

ATTUALITà

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stata dura per la fortissima concorrenza internazio-nale, ma alla fine anche per la presenza preziosa del-la dott.ssa Giuseppina Padeletti Gubbio è stata scelta

per rappresentare l’Italia e Creta la Grecia nel progetto di valenza internazionale “HERACLES – Heritage Resilien-ce Against Climate Events On Site” finanziato dal pro-gramma di ricerca ed innovazione dell’Unione Europea “Horizon 2020” con il compito di studiare gli effetti dei cambiamenti climatici sul patrimonio culturale europeo e mondiale perché da questi studi si attende la indicazione sulle strategie da adottare per risolvere i problemi che si presenteranno nelle zone più sensibili del nostro pianeta.Il budget disponibile è di 6,5 milioni di euro; una cifra importante che sarà gestita dal Consorzio Heracles a gui-da CNR costituito da 16 istituzioni di 7 paesi con partner pubblici e privati. La Dottoressa Padeletti dirigente del CNR è la coordinatrice del progetto.Dott.ssa Padeletti quando è stato presentato il progetto?“Il progetto è stato presentato più di un anno fa ad un bando europeo che richiedeva progetti am-biziosi per trovare soluzioni che tendessero a combattere gli impatti dei cambiamenti cli-matici e dei disastri naturali sul patrimonio culturale. Questo perché l’Europa come tutto il mondo è molto attenta agli effetti prodotti dal cambiamento climatico sulla integrità dei monumenti dei centri storici e dei siti archeo-logici, la cui perdita o deterioramento rap-presenterebbe una perdita incalcolabile non solo per le comunità in cui esse vivono ma per tutta l’umanità.Quindi abbiamo presentato un progetto tra-mite un consorzio costituito da 16 istituzioni di 7 paesi dell’area europea. Fanno parte di questo consorzio importanti università, centri di ricerca di grandi industrie ed imprese ed i siti che sono oggetto dello studio. Ne fa parte ovviamente il Comune di Gubbio che rappresenta l’Italia in questo progetto, insieme a Creta, perché abbiamo focalizzato la nostra attenzione sui cen-tri storici medio piccoli scartando le grandi realtà di fama internazionale. Questi centri storici (insieme alle grandi realtà ovviamente) rappresentano l’essenza della nostra cultura, della nostra identità ed economia, ma soprattut-to sono stati concepiti, realizzati in un passato in cui le

condizioni climatiche erano molto differenti da quelle di oggi e che ora soffrono degli effetti del cambia-mento climatico; effetti che mettono in pericolo la loro salvaguardia. A Gubbio si studierà in particolare il rischio idrogeologico, l’effetto delle piogge inense allagamenti e poten-ziali frane.Come avverrà lo studio?Noi useremo sistemi di monitoraggio costante attraverso tecnologie integrate come la sorveglianza continua di un satellite e l’osservazione diretta del singolo monumento, che verranno applicati su tutto il territorio con l’aiuto di un satellite fino ad arrivare ai monitoraggi delle due aree che sono state identificate e cioè il Palazzo dei Consoli e le Mura Urbiche (parte alta). Il monitoraggio da droni, ad esempio, che credo interesserà la zona del Palazzo dei Consoli nei prossimi mesi verrà poi completato dai moni-

toraggi in situ con attrezzature che verifiche-ranno il terreno, le fondamenta e la struttura delle Mura Urbiche. I monitoraggi sul Palaz-zo dei Consoli prevedono anche prelievi in accordo con la Sovrintendenza dove si po-tranno fare per arrivare anche alle analisi di laboratorio. Tutto questo per dare risposte in termini di nuove soluzioni e nuovi materiali per il restauro e la conservazione e daranno indicazioni sulle ottimizzazioni, sulla attività di monitoraggio meteorologico ambientale e strutturale per arrivare a dare un contributo alle linee da seguire per la manutenzione pre-ventiva che è molto importante. Infatti se il monumento viene mantenuto con una ottima

manutenzione preventiva sicuramente ci saranno meno problemi in futuro. La situazione in cui ci troviamo oggi non è delle più rosee perché i budget delle amministrazio-ni statali vanno sempre più diminuendo, comprometten-do così le strategie di prevenzione. E’ importante a questo punto possedere uno strumento già pronto per quello che fornirà il progetto Heracles attraverso una piattaforma in-formatica che sia un mezzo efficace di supporto per pren-dere decisioni, per pianificare interventi e mantenere così in maniera ottimale un bene monumentale.

Gubbio/Heracles

ATTUALITà

di Pina Pizzichelli

è

Giuseppina Padeletti

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distanza di ottocento, met-tendo insieme pazienti in-dagini, biografie, felici intui-

zioni ed acquisizioni scientifiche, è stato dato un nome alla malattia che negli ultimi anni di vita ha col-pito e fatto soffrire S. Ubaldo fino a portarlo alla morte. Si tratta di una patologia autoimmune della pelle, “pemfigoide bolloso” la sua deno-minazione, quella che ha provocato la fine, tra indicibili sofferenze, del Santo Vescovo e Patrono eugubino. Una malattia terribile che nel suo progredire gli ha lentamente, ma inesorabilmente bruciato la pelle, mettendo a nudo la carne. La sco-perta, annunciata con un articolo in fase di pubblicazione sulla presti-giosa rivista “Journal of European

VITA DELL’ASSOCIAZIONE

Academy of Derma-tology and Venereolo-gy”, è opera del lavoro di un’equipe di medici italiani coordinata dal dermatologo Giusep-pe Cianchini, compo-sta dall’anestesista eu-gubino Mauro Pierotti, tra l’altro presidente e “motore” dell’As-sociazione Eugubini nel mondo, oltre che anestesista dell’ospe-dale comprensoriale Gubbio-Gualdo Tadi-

no, dal chirurgo estetico Davide Lazzeri e da quello plastico Fabio Nicoli. E’ una ricerca che parte da lontano. “I primi sospetti – raccon-ta oggi Mauro Pierotti – mi sono venuti nel 1977 in occasione della ricognizione e disinfestazione del corpo del Patrono da parte di una commissione di studiosi coordi-nata dall’esperto dei musei vatica-ni Nazareno Gabrielli. La confer-ma è poi venuta dall’analisi della documentazione che mi è stato permesso visionare e dall’esame di alcuni testi letterari sulla vita di S.Ubaldo, in particolare di quella scritta dal Giordano. E’ stato l’ini-zio di un cammino lungo, del qua-le avevo informato prima il vesco-

vo Bottaccioli e poi l’attuale presule Ceccobelli; Molto importante il coinvolgimento dei colleghi Lazzeri e Nicoli”. Delle risultanze del lavo-ro e della relativa conclusione è sta-to informata la redazione scientifica del “Journal of European Academy of Dermatology and Venereology” che “ha deciso la pubblicazione – ha concluso Pierotti – dopo una attenta analisi confermando in tal modo la validità scientifica di quelle che era-no state le nostre conclusioni”. “La notizia sulle cause della morte di S. Ubaldo -. ha commentato mons,. Mario Ceccobelli - ci fa capire quan-to abbia sofferto negli ultimi anni di vita. Sofferenze che, sono sicuro, ha offerto per la sua diocesi ed i suoi ‘fi-gli’ e concittadini con la generosità e l’amore che lo hanno accompagnato nell’arco della sua esistenza, ma che continua a manifestare ancora oggi. Per tutti i Vescovi la diocesi tra l’al-tro è la sposa prediletta”.

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Dopo 800 anni scoperta la causa della morte di S. Ubaldo di Giampiero Bedini

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ella pubblicazione “Le triptyque gothique signé de Mistro Berton et

la Pax de Frère Bernardinus de Costacia-rio”, a firma di M. Robert Forrer e resa edita, a Strasburgo, dalla Société Aca-démique du Bas-Rhin, nel 1938, si tratta d’un piccolo “Baiser de Paix”, vale a dire d’una “Pace”, “Imago Pietatis”, o “Cri-sto in Pietà”, che dir si voglia, altrimenti detto “osculatorium”, commissionata da un certo Frate Bernardino da Costaccia-ro, per sua propria devozione, nell’anno 1508. Si tratta d’un dipinto rettangolare, ad olio ed oro su tavola, di 18 X 12,2 cm. Sul retro, la tavola reca, tuttora, l’impu-gnatura servita ad offrire, al bacio dei fedeli, l’immagine della “Pace” e l’iscri-zione, di color giallo, su fondo bruno rossastro, talvolta, intercalata da abbre-viazioni: “FRATER BERNARDINUS . DE COSTACIARIO SVA DEVOTIONE . 1S08”. La superficie anteriore del qua-dro è incavata per fornire, così, al picco-lo dipinto, un riquadro appropriato. Ai bordi, l’opera, in cui il Cristo fuoriesce per tre quarti dalla tomba, presenta una doratura, regolarmente punteggiata da schematici motivi floreali incisi, forman-ti come altrettante piccole croci. Lo sfon-do della tavoletta è ugualmente, intera-mente e perfettamente dorato. Da tale fondale, ben conservato, emerge il corpo del Cristo, il quale, radioso di gloria, aureolato, coronato di spine e recante le piaghe della passione, mostra un atteg-giamento contrito e devoto. Il volto del Signore, perfettamente disegnato, pre-senta, inoltre, un’espressione sofferente e vittoriosa ad un tempo. Robert Forrer, nato a Meilen, nei pressi di Zurigo, il 9 Gennaio 1866 e morto, a Strasburgo, il 9 Aprile 1947, è stato un archeologo, antiquario, collezionista, scrittore e grafico d’origine svizzera, sta-bilitosi, a Strasburgo, a partire dal 1887. Membro del Kunschthafe, prese parte at-tiva alla creazione della RevueAlsacienneIllustrée ed a quella del Musée alsacien e

fu, per lungo tempo, il conservatore del Musée préhistorique et gallo-romain, futuro Musée archéologique de Stra-sbourg. Appassionato di Medioevo, egli costituì importanti collezioni personali, intimamente legate a tale, interessantis-simo, periodo storico. Forrer raccolse, altresì - e creò lui stesso - dei biglietti d’auguri e degli ex-libris.Chi era, v’è ora da chiedersi, questo Fra-te Bernardino da Costacciaro, commit-tente, dell’opera in questione, nel 1508? Quasi sicuramente dovette essere un Frate Minore Conventuale, perché, a Co-stacciaro, all’epoca, ma, addirittura, già sul finire del XIII secolo, vi era, presente ed operante, un importante convento se-rafico, facente parte della Custodia Eu-gubina. Tale Convento divenne, specie nel XVI secolo, la fucina di grandi per-sonalità religiose che incisero nella storia francescana nazionale ed internazionale: Bonaventura Pio Fauni, Ministro Gene-rale e Segretario del Concilio di Trento, Dionigi Sammattei, Inquisitore Generale della città di Firenze, e Bernardino Bol-drini, Letterato Universitario a Padova, Scrittore d’opere sacre e Predicatore di prima grandezza, anch’egli presente a Trento.Per il valente storico dell’arte Ettore Sannipoli di Gubbio, l’autore dell’opera potrebbe essere forse stato “qualche pit-tore, finora sfuggente, il quale, almeno in parte, dovette subire l’influsso del Mae-stro Perugino Orlando Merlini, sul tipo - tanto per fare un esempio solamente in-dicativo - di suo figlio Ventura”, al quale è attribuito, ma ancora dubitativamente, un Gesù Crocifisso, oggi conservato al-l’interno della Chiesa di Sant’Agostino in Gubbio. Per questa indicazione, il condizionale rimane, tuttavia, d’obbli-go. Essa, infatti, dovrebbe servire - nelle intenzioni di Sannipoli - “quale punto di partenza per un necessario percorso d’approfondimento che resta, però, an-cora tutto da compiere”.

La Pace di Frate Bernardinoda Costacciaro

di Euro Puletti

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i è conclusa la sedicesima edizione della mostra Brocche

d’autore, organizzata dall’Asso-ciazione ‘Maggio Eugubino’ nella Sezione Archeologica del Museo Comunale di Palazzo dei Consoli, con l’intento di arricchire le tradi-zionali manifestazioni di maggio per mezzo di un’iniziativa cultura-le pertinente al clima festivo, tale da destare l’interesse sia dei visi-tatori sia degli eugubini, ma anche opportunamente legata al settore della ceramica di artigianato arti-stico con delle proposte di qualità relative a uno dei prodotti tipici dell’odierna maiolica eugubina, vale a dire le brocche dei Ceri.Oltre agli esemplari appositamen-te realizzati per il 2017, sono state presentate nelle vetrine dei nego-zi del Centro Storico, grazie alla disponibilità dell’Associazione Gubbio fa Centro, le brocche rea-lizzate nel corso delle precedenti edizioni della mostra (ad esclusio-ne di quelle di Mario Boldrini, in restauro, di Eduardo Alamaro e di Gabriele Tognoloni) vale a dire le opere di Nello Bocci, Edgardo Ab-bozzo, Alan Peascod, Lucia Ange-loni, Oscar Piattella, Germano Ci-lento, Toni Bellucci, Giulio Busti, Mirta Morigi, Marilena Scavizzi, Alexis Miguel Pantoja Pérez, Nello Teodori, Emidio Galassi, Gennaro Esca, Luciano Tittarelli, Rolando Giovannini, Elio Cerbella, Eral-do Chiucchiù, Antonella Cimatti, Paolo Biagioli, Caterina Calabresi, Luciano Laghi, Giampietro Ram-pini, Bruno Ceccobelli, Gianfranco Budini, Gabriele Mengoni, Marino Moretti, Sandro Soravia, Graziano Pericoli, Giuliano Giganti, Stefa-

no Pascolini, Maurizio Tittarelli Rubboli, Francesco Ardini, Luigi Stefano Cannelli, Roberto Fugna-nesi, Martha Pachon Rodriguez, Maddalena Vantaggi, Valerio Nic-cacci, Annalisa Guerri, Antonella Capponi, Tonina Cecchetti, Renato Bertini con l’aggiunta delle broc-che eseguite nel 2002 dagli allievi dell’Istituto Statale d’Arte di Gub-bio.Le brocche dei Ceri sono state que-st’anno interpretate da Giovanni Mengoni, Nicola Boccini e John Kuczwal.

Giovanni MengoniL’artista eugubino ha concentrato la sua attenzione sulla funzione della brocca, o comunque sulla sua memoria o citazione, con l’intento di «trasformare l’efficiente forma utilitaria in una forma simbolica pregnante di significato». Dalle antiche mezzine in terracotta in-vetriata con il manico a staffa e il beccuccio tubolare, dalle più ‘salot-tiere’ brocche dei Ceri esibite a Ve-

nezia nel 1928, con il corpo a balau-stro e il beccuccio rampante come quello di una caffettiera, si passa così a manufatti postmoderni in li-nea con le sperimentazioni di noti collettivi del design italiano come il Gruppo Memphis di Sottsass o il Gruppo Alchimia di Mendini. A queste esperienze le brocche di Mengoni si richiamano attraverso citazioni di transavanguardia (la macroscopica rugosità del corpo, consentanea all’Art Déco) oppure per il gusto di una nuova geome-tria elementare e ludica (i beccucci angolati o le anse a forma di esile toro). Oltre che al minimalismo

cromatico, ammantate come sono di bianco con parche note di colore all’interno dei ‘becchi’, le brocche di Mengoni guardano con par-ticolare interesse all’oggettistica funzionale, in particolar modo alla rubinetteria, donde sembrano ri-cavati i caratteristici beccucci, con l’intenzione non celata di equipa-rarsi a odierni prodotti del consu-mo di massa. Insomma un percor-so che dalle brocche dei mercati

Brocche d’autore 2017di Ettore A. Sannipoli

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d’un tempo trascorre ai moderni vasi dell’Ikea.

Nicola Boccini

Le piccole, pure ed essenziali broc-che del derutese Nicola Boccini hanno una forma verticalizzata a sezione ottagonale, risultano del tutto prive di anse e conservano sul bordo superiore – quasi come elemento vestigiale – un labile, im-percettibile accenno di ‘doccio’. Più che a veri e propri versatori riman-dano quindi, con tutta evidenza, alla forma schematica e simbolica del Cero. Sono ‘brocche di luce’: la diafana materialità della porcella-na a pasta tenera di cui sono costituite, per-mette ai raggi luminosi (originati da led op-portunamente posizio-nati alla loro base) di trasparire, ovverosia di diffondersi dall’interno dei vasi attraversando le loro pareti colorate con campiture ‘fiam-meggianti’ di giallo, di azzurro e di nero. Per questo i tre piccoli con-tenitori richiamano dei Ceri ‘pri-mordiali’, quelli veramente fatti di cera, quelli con i quali gli Eugubini vegliarono il loro grande e amatis-

simo Vescovo la notte della vigilia della sua morte. Non è un caso che Boccini abbia scelto come materia delle brocche la “bone china”, os-

sia un impasto per la porcellana contenente un’alta percentuale di cenere d’ossa di animali: attraverso i resti mortali di organismi viventi è possibile questo tributo di luce, d’una luce che vuole essere eterna. Permettendo così di trascorrere – simbolicamente parlando, s’in-tende – dal mondo finito e terreno a una dimensione eterna, infinita, ultraterrena.

John Kuczwal

L’artista australiano ha voluto rea-lizzare a Gubbio, nella bottega di Giampietro Rampini, le sue broc-che lustrate ad impasto. La foggia

di questi tre vasi monoansati, dal corpo globulare e dall’alto collo ci-lindrico, s’ispira a modelli islamici in metallo e persiani in ceramica.

La decorazione è quasi per in-tero a lustri metallici: sul collo di ciascuna brocca, in posizione frontale e su campo rosso, spicca il monte araldico dello stemma di Gubbio, che circoscrive un attributo iconografico relativo al santo del rispettivo Cero (il pastorale per Sant’Ubaldo, l’el-mo per San Giorgio, la fiammel-la per Sant’Antonio); sul corpo del vaso è invece raffigurata una teoria di animali (agnelli per Sant’Ubaldo, cinghiali per San Giorgio, lepri per Sant’An-tonio), su fondo a cangianze metalliche che richiamano i co-lori dei tre Ceri. L’ansa sembra

ancorata alla spalla della brocca con una specie di ‘caviglia’. I lustri variegati e preziosi sono applicati tramite ampie o sottili pennellate, puntinature, spruzzature e quan-t’altro. Lo stile è quello inconfon-dibile di Kuczwal, cosmopolita e composito, con richiami a varie esperienze: dalle suggestioni isla-miche ai decori estremo-orientali, dai modelli iconografici etruschi alle derivazioni rinascimentali. Tutte queste componenti si incon-

trano a Gubbio, patria di Mastro Giorgio e città della quale la festa dei Ceri rappresenta uno dei sim-boli principali.

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i Rodolfo Ceccaroni (Recanati 1888-1983), singolare ceramista marchigiano

che nelle sue opere affiancò a temi religiosi la memoria del quotidiano in una sintesi per-sonalissima di colto e popolare, tratteggia un breve ritratto Emanuele Gaudenzi nel suo No-vecentoCeramicheItaliane (2005):«Prima ancora che dal repertorio artistico, già dagli approcci metodologici si possono com-prendere le istanze interiori che sovrintende-vano alle realizzazioni artistiche di Ceccaroni: egli stesso sceglieva e depurava le argille, ma-cinava i colori, inventava e foggiava le forme, in un ciclo produttivo che culminava spesso con l’utilizzo di tecniche povere – terracotta dipinta e invetriata, più raramente ingobbia-ta. Intendendo il mestiere come una sorta di vocazione, se non come un vero e proprio esercizio spirituale, durante gli anni Venti e Trenta Ceccaroni realizzò opere di straordina-ria efficacia espressiva, pervase da un delicato afflato poetico: ciotole, piattini e albarelli di-pinti con figure sacre, episodi religiosi, scene di vita quotidiana e raffigurazioni allegori-che».Ho avuto già modo di illustrare, diversi anni fa, un disegno ‘ceramico’ dell’artista recanate-se con una mano che regge un proiettile d’ar-tiglieria, datato 1918 e conservato nell’album personale di Giuseppina Benveduti Massarelli (Gubbio, collezione privata). Particolare atten-zione storico-critica meriterebbero pure le ce-ramiche presentate da Ceccaroni alle edizioni 1957 e 1958 del Premio Gubbio “Mastro Gior-gio”, ora in parte confluite nelle raccolte del MIC di Faenza.In questa sede, però, intendo occuparmi di un’altra opera del maestro marchigiano, la quale fa parte di un’importante raccolta eu-gubina. Parlo di un piccolo piatto, a forma di bassa ciotola con bordo lobato, realizzato in terracotta ingobbiata e dipinta. Sul fronte di esso campeggia la figura in maestà di San Michele Arcangelo [Fig. 1]; sul retro corre in-vece l’iscrizione «A D / MCMLVI · XXIV [o XXIX] / SETTEM / [monogramma CVR con croce] // RECA-NATI», e sono applicate tre etichette con altrettante scritte a penna biro: «VEDI CATALO/GO A PAGINA 43»; «A · D · MCMLVII · GIV. LVGLIO / PREMIATO CON / COPPA · D’ARGENTO · DEL MINISTERO · DELLE / POSTE E TELECOMVNICAZIONI / AL · XV · CONCORSO · NAZIONALE DELLA CERAMI-

CA / FAENZA ―»; «DI / PROPRIETÀ» [Fig. 2].Il riferimento al XV Concorso Nazio-nale della Cerami-ca trova conferma grazie alla ripro-duzione fotografi-ca in bianco e nero di questa ceramica nel catalogo 1957 della celebre mani-festazione faentina, ove tra l’altro viene menzionato il pre-mio della «Coppa d’argento del Mini-stero delle Poste e

Telecomunicazioni» di cui nell’occasione fu insignito – per l’appunto – «Rodolfo Ceccaroni di Recanati». Si può ragionevolmente ipotizzare che l’ormai anziano maestro avesse attribuito particolare valore al pezzo che stiamo esaminando, tanto da presentarlo al con-corso di ceramica più in vista nell’Italia del tempo.Entro un contorno dodecalobato e bicolore, che gene-ra un effetto piacevolmente dinamico, simile a quello

STORIA ARTE CULTURA

Un piatto di Rodolfo Ceccaroni

di Ettore A. Sannipoli

1. R. Ceccaroni, ciotola dal bordo lobato con SanMicheleArcangelo, terracotta ingobbiata e dipinta, diam. cm 22, h. cm 4,6. Gubbio, colle-zione privata. (Ph. G. Pauselli)

2. Retro della ciotola in fig. 1. (Ph. G. Pauselli)

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ottenibile con una teoria di onde o con un motivo a ‘cane corrente’, si staglia su fondo verde la figura in posa frontale dell’Arcangelo Michele, con la lancia dall’asta filiforme nella mano destra e il globo nella sinistra. Il sacro personaggio è raffigurato dalle cosce in su, ha il capo incorniciato da una luminosa aureola

gialla e indossa un singolare abito rosso con ‘copri-spalle’, ‘pettorale’ e ‘gonnellino’ ornati da losanghe punteggiate di perle. Due grandi ali aperte completa-no lateralmente la sua figura.Risulta ben evidente come l’Arcangelo, fisso e ieratico nonostante gli indiscutibili segni di una stilizzazione ‘moderna’, tragga spunto da un modello antico che rimanda alla tradizione bizantina, non solo nella posa frontale ma anche in certi dettagli iconografici come le ampie ali falcate o l’abito prezioso assai vicino, nel decoro e nel particolare avvolgimento, al ‘loron’ in uso alla corte di Costantinopoli. È possibile risalire all’opera pittorica dalla quale Ceccaroni trasse spun-to per eseguire questo suo piccolo capolavoro? Io cre-do che vada individuata nella lunetta, con identico soggetto, affrescata sopra il portale della basilica di Sant’Angelo in Formis, nei pressi di Capua, dipinto attribuito dal Lazarev (1967) «a un maestro bizanti-no» dell’ultimo quarto del XII secolo, uscito forse «da quella bottega greco-sicula a cui sono dovuti i mosai-ci della cattedrale di Monreale» [Fig. 3]. Una figura più larga e ricca di dettagli, che il recanatese interpre-tò e «ridusse a moderno» nel limitato spazio di una stoviglia, con l’intento di rianimare forme ‘primitive’ per esplorare nuovi orizzonti.Siamo dunque nell’ambito di proposte innovative basate sulla tradizione, attraverso un recupero del

STORIA ARTE CULTURA

mestiere a sua volta fondato su un ritorno alla figu-ra e ai valori della forma, tipico del momento cultu-rale nel quale Ceccaroni aveva esordito, poco dopo la Grande Guerra. Alcuni segni del rappelàl’ordre si colgono bene in questo lavoro del ‘56, che anzi sem-bra voler tentare inedite vie espressive ispirate «per

li rami» al nuovo ‘ordi-ne’ instaurato nei primi anni Venti. Primitivismo, tensione plastica, visione sintetica, tonalità serrate e terree, come potevano vedersi in opere degli ar-tisti di “Valori Plastici”, del “Realismo magico”, di “Novecento”; il tutto «sotto il torbido smeral-do del cielo», secondo la dizione coniata con iro-nia da Roberto Longhi per la pittura Metafisica di Giorgio De Chirico (Aldioortopedico, 1919).Un rimuginare giova-nili esperienze al fine di aggiornare il proprio linguaggio espressivo, in accordo con tendenze tipiche del secondo do-poguerra, mediatrici di una figurazione stilizza-ta ed essenziale, congrua

all’uso di un supporto terroso, privo di lucentezza, che si avvicina – tanto per fare solo un esempio – alle note tele sabbiate di Franco Gentilini. Insomma un se-rio tentativo, da parte di Ceccaroni, di cambiar pelle, di rinnovare in età avanzata il suo stile inconfondibile tenendo conto del precedente percorso. Cimentando-si ancora una volta con l’amata ceramica.

Bibliografia essenziale15.Concorsonazionaledellaceramica,sezioneinternazionale:Faenza22giugno–7luglio1957:catalogo [a cura di G. Liverani], Faenza 1957, [p. 43]; V. Lazarev, Storiadellapitturabizantina, Torino 1967, speciatim pp. 232-233, tav. 354; RodolfoCeccaroni.CeramichedegliAnniVenti, a cura di G.C. Bojani, Firenze 1981; G.C. Bojani, Dialcuni protagonisti del Novecento: Rodolfo e Piero Ceccaroni, Bruno Baratti con Nanni Valentini, Wladimiro Tulli, Franco Bucci, in Fattidi ceramica nelle Marche dal Trecento al Novecento, a cura di G.C. Bojani, Milano 1997, pp. 255-269; E.A. Sannipoli, La mano colproietto.Undisegno“ceramico”diRodolfoCeccaroni, in «Gubbio Arte», a. XVII (1999), n. 2, pp. 20-21; E. Gaudenzi, Novecento ce-ramicheitaliane.ProtagonistieoperedelXXsecolo.Volume1.DalLibertyalDéco, Faenza 2005, pp. 25, 104, 134, 203; F. Mazzocca, Arte e vita. Miti e protagonisti del Novecento, in Novecento. Arte e vitainItaliatraledueguerre, Cinisello Balsamo 2013, pp. 23-41 (testi ai quali si rimanda anche per la precedente bibliografia e per alcune citazioni implicite).Grazie aPier Giorgio Bassi (Biblioteca Manfrediana, Faenza).

3.SanMicheleArcangelo, affresco, ultimo quarto del XII secolo. Capua, basilica di Sant’An-gelo in Formis, atrio.

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ulla storia del teatro comunale, oggi intitolato al registra Luca Ronconi, fu pubblicato nel 2000 un

volumetto a cura di chi scrive e di Ettore Sannipoli. La vicenda conservativa della struttura subì una forte accelerazione negli anni trenta dell’Ottocento quando si manifestò impellente la necessità di ristrutturarlo, più o meno approfonditamente, e – in seguito – di ampliarlo e ricostruirlo di sana pianta. I progettisti che si alternarono in tale frangente temporale furono l’architetto Angelo Brizi, l’ingegnere Giovanni Nini e l’ingegnere provinciale Ercole Salmi. Alla fine, dopo gli interventi restrittivi progettati dall’ingegnere Lo-renzo Carpinelli, furono proprio le idee del Salmi a

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Il ritrovato progetto di Giovanni Nini per il teatro “Luca Ronconi”

di Fabrizio Cece

trovare pratica attuazione.Il progetto di Nini è oggi conservato nell’Archivio Sto-rico del Comune di Gubbio. Anche se le idee dell’inge-gnere furono scartate, i suoi elaborati grafici meritano di essere presentati, se non altro perché costituiscono l’ennesima prova dell’abilità e quasi frenetica attività di questo illustre personaggio di origini urbinati che a Gubbio ricoprendo l’incarico di maestro di disegno nelle scuole pubbliche e di ingegnere comunale per oltre quaranta anni, ebbe l’opportunità e il compito di formare tanti artisti eugubini del XIX secolo e di eseguire decine e decine di progetti di varia natura su beni pubblici e privati.

Giovanni Nini, progetto per il teatro comunale, parti-colare della facciata, 1839 ca. Gubbio, Archivio Stori-co Comunale, Fondo Ufficio Tecnico, b. 43, fasc. 58.

Giovanni Nini, progetto per il teatro comunale, particolare, 1839 ca. Gubbio, Archivio Storico Comunale, Fondo Ufficio Tecnico, b. 43, fasc. 58.

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VITA CITTADINA

ra la prospettiva del recupero appare davvero più vicina. Un significativo passo avanti è stato compiuto dal progetto proposto e sostenuto con

una molteplicità di iniziative dall’associazione “‘Valle dell’Assino”, relativo al recupero e trasformazione in un percorso ciclopedonale del vecchio tracciato della Ferrovia dell’Appennino Montecorona-Fossato di Vico, di circa Km. 50. Nei giorni scorsi infatti la Giunta Regionale ha disposto un finanziamento di due milioni di euro che si aggiunge al milione già stanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. Oggetto di convegni ed incontri, che si stanno tenendo da anni, fa parte del progetto Bicitalia Rete Ciclabile Nazionale - Edizione 2014 promosso dalla Fiab come Ciclovia Fano-Grosseto e Ciclovia degli Appennini, aggiunto ai diciassette itinerari presenti fino al 2013 con il nome “Le vie dei due mari”. Il recupero dell’ex ferrovia – che ha funzionato dal 1887 al 18 giugno 1944 quando fu distrutta dalla guerra e poi ricostruita solo nel tratto Umbertide-Sansepolcro - rappresenta una grande opportunità anche economica, capace di creare un rilevante indotto turistico legato al cicloturismo e al trekking. “Un grande risultato – ha commentato Fausto Pelicci dell’Associazione Valle dell’Assino – che permette al nostro territorio di riappropriarsi di un pezzo della nostra storia e di entrare di diritto nella rete nazionale delle ciclovie”. “E’ un’ottima notizia - ha dichiarato il sindaco Stirati - per dare

La pista ciclabile della Valle dell’Assino di Giampiero Bedini

impulso concreto alla realizzazione di un’opera che consideriamo rilevante tra gli obiettivi della mobilità alternativa. Come amministrazione, siamo profondamente convinti che progetti quali la ciclovia sull’ex tracciato della Ferrovia, rappresentino il futuro. Una mobilità lenta, fa bene al territorio sotto vari profili, da quello turistico a quello salutistico e per combattere l’inquinamento ambientale”. Il consigliere regionale Andrea Smacchi parla di un “ottimo risultato ottenuto ancora una volta dal lavoro sinergico tra le Istituzioni e i soggetti privati”. Ha quindi aggiunto: “Il nuovo tratto che verrà realizzato sarà utile non solo ad incentivare maggiormente l’uso della bicicletta, attraendo un nuovo tipo di turismo più sostenibile, più lento e consapevole, ma sarà soprattutto di grande richiamo turistico, in quanto ricco di singolarità naturalistico-ambientali e di beni di interesse storico-architettonico

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L’EUGUBINO ��

VITA CITTADINA

l via dal 10 al 13 luglio la diciottesima edizione

del Torneo del Centro, la storica manifestazio-

ne di pallavolo all’aperto che dall’anno scorso grazie

all’impegno dell’Associazione Gubbio fa Centro, Iku-

vium Volley e CSI è tornata ad essere uno degli ap-

puntamenti più attesi dell’estate eugubina.

Moltissimi gli atleti, giovani e meno giovani, sono sta-

ti gli iscritti alla passata edizione ed i presupposti che

l’edizione 2017 sia molto partecipata ci sono tutti.

Grande sorpresa per la prima squadra ufficialmente

iscritta al Torneo del Centro 2017: una rappresenta-

tiva composta dai dirigenti della SIR Perugia, la squa-

dra che milita nel campionato A1 maschile, seconda

classificata al CEV Volleyball Champions League.

Le iscrizioni sono aperte fino al 6 luglio e sarà possi-

bile presentare la propria rosa comunicandola al nu-

mero 347 3839692.

Torna il Torneo di Volley organizzato da Gubbio fa Centro

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VITA CITTADINA

resto avranno sede stabile tutte le serie

di produzioni cerami-che di Brocche d’Autore, l’iniziativa che dal 2002 inorgoglisce la nostra Associazione di cui è la promotrice. Con delibera della giunta comunale la sede scelta è una delle sale degli Arconi di via Baldas-

sini adiacente al museo della Festa dei Ceri; essa pre-vede un ampliamento progettato dall’architetto Mat-teo Tomarelli dal valore di 36.600,00 euro, finanziato nel 2016 dalla Regione Umbria per 30.000,00 euro con la legge regionale (24/2003) “Sistema museale regio-nale e valorizzazione dei beni culturali connessi”. Il progetto è donato dal Maggio Eugubino al Comune di Gubbio e ospiterà tutte le brocche prodotte nelle sedici edizioni (144 pezzi e oltre) che andranno ad aumentare ogni anno e che in selezione, a rotazione prenderanno il proprio spazio. Sono opere preziose e uniche che trasmettono le sensazioni degli artisti di fronte alla Festa dei Ceri in forma di opere ceramiche, l’incontro della Festa con la ceramica. La città si im-preziosisce di un nuovo museo che ricalca lo spirito ceraiolo e anche artistico.

In cantiere il museodelle “Brocche d’autore”

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stato rappresentato in Piazza Grande quanto accadde il 18 maggio 1461: Madonna Battista Sforza, moglie del Duca Federico, venne ad assistere al Palio, durante la narrazione la piazza ha preso vita

con cortei e omaggi musicali. Dopo la presentazione dei balestrieri delle due città storiche in disputa Gubbio e Sansepolcro a colpi di veretta, si è proceduto alla assegnazione del vincitore del Palio 2017: GUBBIO con messer Giampiero Bicchielli, storico maestro d’Arme e vincitore dopo numerosi successi. Secondo classificato ancora Gubbio con Carlo Venanzi e terzo sul podio San Sepolcro con Gianluca Baldi. Ricchissima scenografia dei costumi rallegrata dai musici di Sansepolcro e dai gruppi dei Balestrieri intervenuti numerosissimi. Un gran bello spettacolo particolarmente apprezzato dal pubblico che nonostante la caldissima domenica, ha riempito sedie e spalti.

Palio 2017 è stato realizzato dall’artista Enzo Carnebianca ed è la raffigurazione di Sant’Ubaldo che benedice due balestrieri in costume. Un balestriere è un armato del passato, con i colori di Gubbio, mentre l’altro è un balestriere del futuro con un costume spaziale. Entrambi sono in attesa della benedizione di Sant’Ubaldo e si inginocchiano per lodarlo. Il Palio del 2017 è a ricordo di Massimo Mencarelli. Il Palio resterà esposto per due anni presso la Casa di Sant’Ubaldo mentre alla società Balestrieri di Gubbio andrà nel frattempo offerta una copia, prima di rendere loro l’originale.

Palio della Balestra 2017vince GUBBIO

è

M. Tittarelli Rubboli 2013

L. Tittarelli 2007

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�� L’EUGUBINO

VITA CITTADINA

a scienza può essere diver-tente e grazie agli EXHIBIT INTERATTIVI proposti da

Gubbio Scienza 2017 lo si potrà toccare con mano!Nel momento in cui stiamo uscendo con il nostro giornale, è organizzato dal 30 giugno al 9 luglio, un evento multifor-me, con convegni, workshop, attività in piazza per adulti e bambini, stand per le aziende, summer school, laboratori per i giovani, dedicato al proget-to di costituzione di un polo scientifico, con un impatto sul-le dinamiche di sviluppo del territorio. Vari i soggetti coin-volti, sia pubblici che privati: oltre al Comune di Gubbio, ci sono le università del territorio (Università di Perugia, Univer-

GUBBIO: la scienzapuò essere divertente?

sità per Stranieri di Perugia, Università di Ancona, Università di Camerino, Università di Urbino), la Fondazione Cassa di Rispar-mio di Perugia, Sviluppumbria, POST Museo della Scienza di Pe-rugia, Psiquadro, Wisepower e altri ancora. La finalità è quella di attivare un polo di scientifico e fare di Gubbio un punto di riferi-mento internazionale nel settore delle nuove energie entro dicem-bre 2017. Nel dettaglio troviamo la scienza in piazza, un festival della scienza aperto gratuitamente al pubblico e dislocato nei vari spazi della città. Il festival prevede la realizzazione di laboratori per bambini e ragazzi, caffè scientifici con ospiti nazionali ed in-ternazionali, conferenze divulgative e exhibit interattivi. Il tutto sul tema delle micro energie e del loro uso quotidiano.

L’evento scientifico sarà articolato in quattro sezioni:• INTERNATIONAL CONFERENCE: dal 3 al 7 luglio • INTERNATIONAL SUMMER SCHOOL: dal 3 al 7 luglio• SCIENZA IN PIAZZA• TRASFERIMENTO TECNOLOGICO

I caffè scientifici saranno invece 8 con giornalisti e scienziati pron-ti a confrontarsi con il pubblico elaboratori per ragazzi.

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L’EUGUBINO ��

VITA CITTADINA - NOTIZIARIO

Si ‘n en’ matti ‘n ce li volemo!l critico d’arte Vittorio Sgarbi è ora anche “matto onorario”: il nostro presidente, Lucio Lupini ha

consegnato una “patente di Matto onorario” di presti-gio che la comunità eugubina assegna a chi dimostra sensibilità, libertà di pensiero e attaccamento a Gub-bio e alle sue tradizioni. Lupini ha concluso la conse-gna, specificato che nel caso di Vittorio Sgarbi “non c’è stato bisogno di alcuna istruttoria”. La consegna è avvenuta in occasione dell’inaugurazione del percorso espositivo “De Chirico, Sironi, Depero... Le Regole alle Logge” voluto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e organizzato dalla Fondazione CariPeru-gia Arte presso il Salone delle Logge dei Tiratori della Lana. Il progetto, a cura di Vittorio Sgarbi, è un viaggio nella pittura italiana del Novecento realizzato attraverso la passione collezionistica di Mario Rimoldi (1900-1974).

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Omaggiati di tale onorificenza anche i dirigenti della Libertas

Nuoto che per il secondo anno consecutivo, hanno fatto della

nostra città la sede dei campionati nazionali di Nuoto. Gremi-

ta piazza Grande da atleti di tutta Italia per la presentazione

dell’evento organizzato presso la Piscina Comunale, accolti dal

Sindaco calorosamente, insieme al Vice presidente del Maggio

Eugubino Riccardo Farneti, che ha omaggiato i tre dirigenti con

una Patente ciascuno, gradita tantissimo.

Siamo stati intervistati dalla TV! La nostra Patente da Matto ha destato l’attenzione di UNO MATTI-NA, ospite la nostra Città e le sue peculiarità, inter-prete del sentimento “pazzo” dell’essere eugubi-no, il presidente Lucio Lupini che ha spiegato cosa significhi “essere matto” come gli eugubini, essere cioè liberi, fortemente creativi e di spirito allegro e ha esortato il conduttore ad effettuare tre giri intor-no alla “fontana dei matti” e ad essere battezzato come tale con la sua acqua! La puntata è visibile anche da facebook.

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�0 L’EUGUBINO

Sara SilvestrelliSara Silvestrelli in Baldinucci ha lasciato un vuoto incolmabile nella comunità eugubina per tutti coloro che hanno apprezzato le sue virtù. Ha diretto con professionalità e passione l’Ufficio Postale di Gubbio per oltre trent’anni. Fuori dall’ambito lavorativo era da tutti conosciuta per l’impegno profuso nelle diverse attività di caratere religioso che fino alla fine della sua vita ha svolto con generosità ed entusiasmo, sempre pronta a sostenere ed aiutare tutti coloro che si trovano in difficoltà. I suoi meriti sono stati sottolineati durante il rito funebre particolarmente toccante ed emozionante per tutti coloro che non hanno voluto mancare per ricordarla con semplicità ed umiltà nella preghiera e nella commozione. Un esempio per tutti: giovani e meno giovani che hanno avuto la gioia di conoscerla.Le condoglianze della nostra Associazione vanno al marito Giuseppe Baldinucci e ai figli Pier Federico e Maria Paola.

COMPLEANNI

Augurissimi a Pierina PincaTanti affettuosi auguri alla brillantissima Pierina Pinca, che ha festeggiato i suoi primi 92 anni assieme ai nipoti Ovidiu, Margherita, Carla e Giulia e a tutta la sua famiglia.

VITA CITTADINA - NOTIZIARIO

Gabriele BeveroniLaRedazionedeL’EugubinoabbracciaMatildeelasuafamigliainque-sto momento difficile.“Entrare per un uomo nella casa della futura moglie non è mai stato facile e farlo a Gubbio “in quella casa”, per uno che è di fuori, lo è ancora di più. Gabriele è entrato così: in punta di piedi, con quei discorsi sui Ceri, anzi, del Cero di San Giorgio che venivano fuori sempre, dal pranzo di Natale o Ferragosto, a maggio; avrà pensato “questi sono matti davvero!”. Poi ha capito il vero senso della Festa e San Giorgio per quella famiglia e “quella moglie”; ha capito il vero valore e la passione, la sana ignoranza che a volte ci vuole e lo ha fatto con profondo rispetto. Fuori dalla stanga, se c’era da aiutare, da dare un amano dalla taverna o qualsiasi altra oc-casione legata a San Giorgio, lui c’era sempre, perché aiutare senza avere nulla in cambio era un’altra sua prerogativa nella vita. Le persone come lui restie ai clamori e allo stesso tempo oneste, generose e rispettose, fan-no bene alla Festa, la migliorano. La sua silenziosità l’ha rotta il 15 maggio quando con un grido di esultanza ha salutato il suo San Giorgio, ciò che di più prezioso era in quella casa, prima di chiudere gli occhi per sem-pre, orgoglioso e grato al Santo che gli ha permesso di andarsene con il ricordo più bello, quella della mantellina azzurra che vola come non mai, sotto il vicolo de Didà!!!”. Ciao Gabriele, EVVIVA SAN GIORGIO!! GiorgioCacciamani

Arduo Ambrosi

Alla fine del mese di aprile, mentre eravamo in stampa, abbiamo appreso la notizia della morte di un nostro socio, Arduo Ambrosi, persona distinta e solare. Oggi, l’Associazione Maggio Eugubino desidera manifestare ai famigliari il più sentito cordoglio.

NON SONO PIù TRA NOI

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