di Giuseppe Merlini - San Benedetto del Tronto · Rosina Magnanimi, Ugo Marinangeli, Tito...

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Sul finire degli anni ottanta del XIX secolo i Panfili, mastri muratori da generazioni, iniziarono ad edificare nuove abitazioni nella parte nord del quartiere “Marina” lungo le tre direttrice di sviluppo, parallele fra loro e alla linea di costa, che andavano verso nord: via delle Rane (oggi via S. Martino), via della Dogana (oggi via Montebello) e via della Pescheria (oggi via Calatafimi). In poco meno di venti anni, famiglie di pescatori si insediarono in quelle nuove case e la crescente richiesta di nuove abitazioni determinò la decisio- ne di normare, attraverso un Piano Regolatore, lo sviluppo di quella zona, che dalla voce popolare era identificata come Menderó per via degli accumuli di detriti che non defluivano più verso est a causa del ridosso della “strada ferrata” e perché, di fatto, era diventata sede di mucchi di materiali vari in atte- sa di essere livellati sulle parti ancora acquitrinose. Nel 1889 sotto l’Amministrazione di Gino Moretti, si giunse ad un accordo con la “Società per le Strade ferrate meridionali” per la realizzazione di uno sfogo a mare che servisse sia per far defluire le acque ristagnanti verso est sia per il transito dei marinai sulla spiaggia (il porto non era ancora stato costruito) che lamentavano il disagio nel dover raggiungere le proprie imbar- cazioni. Arrivò così l’approvazione per la costruzione del cosiddetto “pontino lungo”, protagonista di tante storie, più o meno fantasiose, che riguardavano in particolar modo la notte del 1° novembre. Tutto lo spazio di risulta attorno alle pri- missime case costruite da Giovanni fu Gregorio Panfili e acquistate progressi- vamente tra il 1890 e il 1912 da Salvatore Merlini, Vincenzo fu Luigi Palanca, Michele di Nicola Liberati e Pasqualina Moretti coniugi, Emidio fu Matteo Consorti, Francesco di Luigi Mazza (passata poi a Zelinda Mandolesi, quindi agli Iobbi e nel 1947 a Ginesio, Giovanni e Secondo Fanini del negozio omonimo di olio), Andrea di Pacifico Merlini e Maria Seconda di Francesco Saverio Tombolini coniugi (attuale gelateria “delle rose”), prese il nome di “Piano Regolatore”. Sul lato opposto verso mare (in corri- spondenza dell’attuale negozio di fiori “La Mimosa”), Bartolomeo fu Antonio Panfili (cugino di Giovanni di cui sopra) sempre nel 1890 edificò altri immobili via via venduti a Maddalena Pallottini, Beniamino Cicconi e dopo alcuni pas- saggi a Giovanni Sgolastra e Maria Bollettini coniugi, Violante fu Filippo Guidotti in Palma, Giovanni Spina, Pietro Sciarra, Federico Olivieri, Alessandro Castellucci. Sull’attuale Piazza Garibaldi (così inte- stata solo nel febbraio del 1911), all’epoca indicata, e nota, come “Piano Regolatore primo spiazzo”, ad un immobile, sul versante ovest, lì esisten- te da una ventina d’anni, si accorparo- Storia delle “Battistine”, del suo quartiere e delle sue piazze di Giuseppe Merlini B.U.M. GENNAIO ‘15 13

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Sul finire degli anni ottanta delXIX secolo i Panfili, mastri muratori dagenerazioni, iniziarono ad edificarenuove abitazioni nella parte nord delquartiere “Marina” lungo le tre direttricedi sviluppo, parallele fra loro e alla lineadi costa, che andavano verso nord: viadelle Rane (oggi via S. Martino), viadella Dogana (oggi via Montebello) evia della Pescheria (oggi viaCalatafimi). In poco meno di venti anni, famiglie dipescatori si insediarono in quellenuove case e la crescente richiesta dinuove abitazioni determinò la decisio-ne di normare, attraverso un PianoRegolatore, lo sviluppo di quella zona,che dalla voce popolare era identificatacome Menderó per via degli accumulidi detriti che non defluivano più versoest a causa del ridosso della “stradaferrata” e perché, di fatto, era diventatasede di mucchi di materiali vari in atte-sa di essere livellati sulle parti ancoraacquitrinose. Nel 1889 sotto l’Amministrazione diGino Moretti, si giunse ad un accordocon la “Società per le Strade ferrate

meridionali” per la realizzazione di unosfogo a mare che servisse sia per fardefluire le acque ristagnanti verso estsia per il transito dei marinai sullaspiaggia (il porto non era ancora statocostruito) che lamentavano il disagionel dover raggiungere le proprie imbar-cazioni. Arrivò così l’approvazione perla costruzione del cosiddetto “pontinolungo”, protagonista di tante storie, piùo meno fantasiose, che riguardavanoin particolar modo la notte del 1°novembre.Tutto lo spazio di risulta attorno alle pri-missime case costruite da Giovanni fuGregorio Panfili e acquistate progressi-vamente tra il 1890 e il 1912 daSalvatore Merlini, Vincenzo fu LuigiPalanca, Michele di Nicola Liberati e

Pasqualina Moretti coniugi, Emidio fuMatteo Consorti, Francesco di LuigiMazza (passata poi a ZelindaMandolesi, quindi agli Iobbi e nel 1947a Ginesio, Giovanni e Secondo Faninidel negozio omonimo di olio), Andreadi Pacifico Merlini e Maria Seconda diFrancesco Saverio Tombolini coniugi(attuale gelateria “delle rose”), prese ilnome di “Piano Regolatore”. Sul lato opposto verso mare (in corri-spondenza dell’attuale negozio di fiori“La Mimosa”), Bartolomeo fu AntonioPanfili (cugino di Giovanni di cui sopra)sempre nel 1890 edificò altri immobilivia via venduti a Maddalena Pallottini,Beniamino Cicconi e dopo alcuni pas-saggi a Giovanni Sgolastra e MariaBollettini coniugi, Violante fu FilippoGuidotti in Palma, Giovanni Spina,Pietro Sciarra, Federico Olivieri,Alessandro Castellucci. Sull’attuale Piazza Garibaldi (così inte-stata solo nel febbraio del 1911),all’epoca indicata, e nota, come “PianoRegolatore primo spiazzo”, ad unimmobile, sul versante ovest, lì esisten-te da una ventina d’anni, si accorparo-

Storia delle “Battistine”, del suo quartiere e delle sue piazze

di Giuseppe Merlini

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E’ solo grazie alla lungi-miranza di mons. Luigi Ferri,il vescovo sotto il cui ministerovennero accorpate le diocesi diRipatransone e Montalto, senell’ottobre del 1934 le suoreBattistine, dopo un primo edeludente sopralluogo aMontalto, presero possesso diuna casa, spoglia di ognicomodità, sita in via S. Martinoa San Benedetto del Tronto. La superiora, madre AngelicaSarpi, con suor TaideColavecchio, suor NazarenaCitarella, suor Fausta Porto esuor Rosaria Di Marzio, nono-stante le inevitabili difficoltà, giàl’11 novembre del medesimoanno (!) avviarono l’asilo infan-tile in quella zona in costanteespansione e densamentepopolata a cui si aggiunsesubito una corale, un corso dicucito e ricamo. Nel 1935 si aprì una scuola ele-mentare e, nell’estate dellostesso anno, suor Angelicaorganizzò la prima colonia esti-va, divenuta dal luglio 1937 un

vero e proprio “Pensionato esti-vo”. Mentre il numero degliiscritti, sia per la scuola maternasia per la scuola elementare, tri-plicava di anno in anno, sidiede avvio al Corso Inferioredell’Istituto Magistrale e la noto-rietà e la buona fama superaro-no molto presto i confini comu-nali tanto da indurre le suore adaprire anche un convitto.Il 24 giugno 1939 venne inau-gurata la chiesa interna dell’isti-tuto, dopo lavori di ampliamen-to che interessarono anchel’orto retrostante trasformato ingiardino con fontana. Si pensòpoi a edificare l’ala verso nordcon la torretta, la palestra, icampi per il tennis e poi da cal-cetto. Solo con lo sfollamento le“Battistine”, costrette a ripararepresso le “Teresiane” aRipatransone, conobbero unperiodo di sconforto e di incer-tezza ma nel dopoguerra ripre-sero con slancio ogni attività.Con la partenza per l’Istituto diRoma di Suor Angelica Sarpi(sorella di Suor Florinda Sarpi,consorella dalle grandi virtùmorali morta giovanissima efigura molto cara alle“Battistine”), la sostituì suorFidalma Bianco e poi suorMariangela Crocebella mentreè oggi superiora suor AnnaLisiecka. Di suore, di bambini, di giovaniragazze, di insegnanti ne sonopassati tanti in ottant’anni diattività e tutto questo è raccon-tato nel bellissimo libro curatoda Leopoldo Saraceni “LeBattistine a S. Benedetto del

Tronto”, con le pre-ziose testimonian-ze di Lucina Basili,RosinaMagnanimi, UgoMarinangeli, TitoPasqualetti, IsaTassi e di altri cherestituiscono ilsapore di tanti ricor-di e di tante emo-zioni. Oggi l’Istituto San GiovanniBattista è un polo scolasticocattolico gestito da suore delproprio ordine con insegnantilaici per la scuola dell’infanzia,scuola primaria e secondariadi primo grado oltre al Liceo diScienze Umane, economicosociale con potenziamentoartistico e sportivo. Attuale pre-side del Liceo, dopo suorAlfonsa Fusco e l’indimentica-bile don Andrea Marozzi che fuanche direttore del periodicodiocesano “L’Ancora”, è suorMaria Giuseppa Borrelli ed èvicaria Alessandra Fiorentini.

L’Istituto attinge dallo spirito delfondatore Alfonso MariaFusco, proclamato beato daGiovanni Paolo II il 7 ottobre2001 e la cui memoria liturgicacade il 6 febbraio, la propriamissione di chiara fede cristia-na, di promozione umana e diinsegnamento morale checaratterizzano da sempre ilproprio successo. Da qualcheanno tutti gli studenti di ogniordine e grado, coordinati dagliinsegnanti, in dicembre orga-nizzano un suggestivo “prese-pe vivente” inserito nel circuitoTelethon per la raccolta fondirivolta alla ricerca.

nord lungo le via S. Martino (il fabbro-ferraio Sansolini e il cognato Valeri ave-vano già costruito lì) e via Calatafimi(con le case di Berardocco,Montazzoli, Imbastaro, Colli,Marchionni, sul lato ovest mentre suquello est Ferrara, Nicoletti, Mosca,Capriotti, Ballatore, Grannò, Donati,Fiscaletti) mentre veniva formandosiuna nuova strada che nel 1946 avreb-be assunto il nome di via Marsala concase edificate quasi tutte da DomenicoBianchini con lo zio maternoBartolomeo Assenti, su calcoli dell’ing.Luigi Anelli.

Oltre alle case Ciacciarelli, Palestini-Paolini (su Piazza S. Giovanni Battisti)e Pignati (lato ovest di via Marsala),Bianchini costruì le case dove preserodimora Laura Marilungo, la famiglia diGiuseppe Merlini, Gemmina Liberati eCesare Paolini coniugi, Giulia Guidotti,Guido Liberati, Giuseppe Spina, lesorelle Tremaroli, Giuseppe Romani,quindi nel 1948 la famiglia di VincenzoRomani e nel 1950 quella di AlfonsoOlivieri. Sul lato est di via Marsala, quando eraancora aperta campagna, nel 1943venne costruita la casa della famiglia

Scarpa, a cui si aggiunse nel 1947quella dei Del Zompo, quindi nel 1948quelle di Poliandri, di Falaschetti e diSabatini, nel 1950 quella dei Palestinie, dopo la casa di Domenico Bianchinie l’orto Marchionni, vi edificarono,rispettivamente, nel 1946 Zita Guidotti,nel 1950 Nazzareno Merlini, nel 1952Domenico Guidotti. Verso la fine dellavia avevano già costruito i Mascaretti, ei Liberati/Cameli.

Si ringraziano Elisabella Bianchini eGiovanni Grossi per la preziosa col-laborazione

L’ISTITUTO “SAN GIOVANNI BATTISTA”

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no altre case a partire dai primi anni del‘900 di proprietà di: Francesco Palma eMaria Mosca coniugi, acquistata nel1948 dai coniugi Paci-Angelini; MatildeGuidotti in Cameli; Eugenio Granucci,poi frazionata in due unità quella versovia S. Martino venduta a GiovanniPerotti e l’altra, opposta, a FilippoFlaiani e da questi nel 1931 aDomenico Braccetti (attuale tabacche-ria Braccetti); Giuseppe Morelli edElisa Trevisani coniugi, venduta nel1951 a Carmelitana fu Luigi Angelinimaritata Merlini; Crescenti - Di Carlo -Spina passata nel 1946 a FrancescaCaffarini (ex libreria Urania)Sul versante est, da sud verso nord,invece le case erano di: fratelli Morettifu Pietro; Illuminato Tomassini, caffet-tiere; Teresa Spina fu Camillo; fratelliSciarra figli di Filippo e di AntoniaPalma. Sull’attuale Piazza San GiovanniBattista, ancora non esistente, si aprivauna vasta area dopo la casa di FilippoVirgili (il celebre caffettiere Flà), maritodi Maria Braccetti, poi venduta aiVitellozzi, e quella degli Spina (attualegelateria Pucci) sul versante di levante,e quelle di Veccia e Patrizi (attualeRistoro di Garibaldi) sul versante diponente, dove ogni 13 dicembre inoccasione della festa di S. Lucia ci sisvolgeva una rinomata fiera di bestia-me da una parte e dall’altra staziona-vano i pettinatori di canapa. Su que-st’area, chiamata “Piano Regolatoresecondo spiazzo”, si ricavò, versoovest, un pubblico lavatoio e nel 1926“La trappoletta”, il primo campo sporti-vo cittadino. Nel 1932, con l’edificazione dello sta-dio divenuto poi Ballarin,l’area di risulta del campolasciò spazio al PiazzaleAdua, così denominato condelibera podestarile dell’otto-bre 1935, n. 154, a ricordodella “Guerra di Abissinia”.Solo nel dopoguerra e soprat-tutto dopo l’arrivo delle“Battistine”, questa piazzaprese il nome di “S. GiovanniBattista” ma questa è soloapparentemente un’altra sto-ria in quanto le vicendedell’Istituto sono strettamentecollegate con lo sviluppo diquesta parte della città e ditutti coloro che qui abitavano.Intanto sugli appezzamenti diterra che davano sull’attualevia Carducci, i discendenti delmezzadro Giovanni Assenti,soprannominato Treccià, ini-ziarono a edificare diversecase appartenenti allo stessogruppo familiare e questo

ebbe a determinare in “Assenti” laprima denominazione di questa via(divenuta poi via Piave e nel 1935 viaCarducci).

Nel 1931 via Torino divenne via Roma,dopo l’acquisto e la demolizione daparte del Comune di quelle case priva-te che ostruivano la strada all’altezzadi via Mentana, via Palestro e viaAspromonte. Il sacerdote Pietro Panfili, fratello pri-mogenito di Giuseppe, architetto e giàsindaco di San Benedetto del Trontotra il 1890 e il 1896, e del muratoreBartolomeo, nel 1919, anno della suamorte, lasciò una casa di sua proprie-tà sita in via S. Martino alla diocesi diRipatransone. L’immobile censito al “catasto vecchio”con la particella n. 4000, intestato a

Maria fu Giuseppe Valeri eEmma di Pietro Urbinatipassò di proprietà, con attodel notaio Secreti dell’ottobre1929, a Elisabetta fu PietroBoschi, sorella del defuntovescovo ripano e da questanel 1930 alla SocietàAnonima Cooperativa“Francesco Maria Tarurgi” diRoma che acquisterà anchel’ex Teatro Virginia con ilcomplesso dei Filippini (oggiPadri Sacramentini).La Congregazione di Caritàdelle Suore di S. GiovanniBattista, con atto del notaioBalsi, acquistò nel giugno1936 la casa di proprietàdella Società Cooperativa“Tarurgi” e quindi l’immobiledel sacerdote Panfili. Prima dello scoppio dellaseconda guerra mondialeproseguiva inarrestabilel’espansione urbana verso

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E’ solo grazie alla lungi-miranza di mons. Luigi Ferri,il vescovo sotto il cui ministerovennero accorpate le diocesi diRipatransone e Montalto, senell’ottobre del 1934 le suoreBattistine, dopo un primo edeludente sopralluogo aMontalto, presero possesso diuna casa, spoglia di ognicomodità, sita in via S. Martinoa San Benedetto del Tronto. La superiora, madre AngelicaSarpi, con suor TaideColavecchio, suor NazarenaCitarella, suor Fausta Porto esuor Rosaria Di Marzio, nono-stante le inevitabili difficoltà, giàl’11 novembre del medesimoanno (!) avviarono l’asilo infan-tile in quella zona in costanteespansione e densamentepopolata a cui si aggiunsesubito una corale, un corso dicucito e ricamo. Nel 1935 si aprì una scuola ele-mentare e, nell’estate dellostesso anno, suor Angelicaorganizzò la prima colonia esti-va, divenuta dal luglio 1937 un

vero e proprio “Pensionato esti-vo”. Mentre il numero degliiscritti, sia per la scuola maternasia per la scuola elementare, tri-plicava di anno in anno, sidiede avvio al Corso Inferioredell’Istituto Magistrale e la noto-rietà e la buona fama superaro-no molto presto i confini comu-nali tanto da indurre le suore adaprire anche un convitto.Il 24 giugno 1939 venne inau-gurata la chiesa interna dell’isti-tuto, dopo lavori di ampliamen-to che interessarono anchel’orto retrostante trasformato ingiardino con fontana. Si pensòpoi a edificare l’ala verso nordcon la torretta, la palestra, icampi per il tennis e poi da cal-cetto. Solo con lo sfollamento le“Battistine”, costrette a ripararepresso le “Teresiane” aRipatransone, conobbero unperiodo di sconforto e di incer-tezza ma nel dopoguerra ripre-sero con slancio ogni attività.Con la partenza per l’Istituto diRoma di Suor Angelica Sarpi(sorella di Suor Florinda Sarpi,consorella dalle grandi virtùmorali morta giovanissima efigura molto cara alle“Battistine”), la sostituì suorFidalma Bianco e poi suorMariangela Crocebella mentreè oggi superiora suor AnnaLisiecka. Di suore, di bambini, di giovaniragazze, di insegnanti ne sonopassati tanti in ottant’anni diattività e tutto questo è raccon-tato nel bellissimo libro curatoda Leopoldo Saraceni “LeBattistine a S. Benedetto del

Tronto”, con le pre-ziose testimonian-ze di Lucina Basili,RosinaMagnanimi, UgoMarinangeli, TitoPasqualetti, IsaTassi e di altri cherestituiscono ilsapore di tanti ricor-di e di tante emo-zioni. Oggi l’Istituto San GiovanniBattista è un polo scolasticocattolico gestito da suore delproprio ordine con insegnantilaici per la scuola dell’infanzia,scuola primaria e secondariadi primo grado oltre al Liceo diScienze Umane, economicosociale con potenziamentoartistico e sportivo. Attuale pre-side del Liceo, dopo suorAlfonsa Fusco e l’indimentica-bile don Andrea Marozzi che fuanche direttore del periodicodiocesano “L’Ancora”, è suorMaria Giuseppa Borrelli ed èvicaria Alessandra Fiorentini.

L’Istituto attinge dallo spirito delfondatore Alfonso MariaFusco, proclamato beato daGiovanni Paolo II il 7 ottobre2001 e la cui memoria liturgicacade il 6 febbraio, la propriamissione di chiara fede cristia-na, di promozione umana e diinsegnamento morale checaratterizzano da sempre ilproprio successo. Da qualcheanno tutti gli studenti di ogniordine e grado, coordinati dagliinsegnanti, in dicembre orga-nizzano un suggestivo “prese-pe vivente” inserito nel circuitoTelethon per la raccolta fondirivolta alla ricerca.

nord lungo le via S. Martino (il fabbro-ferraio Sansolini e il cognato Valeri ave-vano già costruito lì) e via Calatafimi(con le case di Berardocco,Montazzoli, Imbastaro, Colli,Marchionni, sul lato ovest mentre suquello est Ferrara, Nicoletti, Mosca,Capriotti, Ballatore, Grannò, Donati,Fiscaletti) mentre veniva formandosiuna nuova strada che nel 1946 avreb-be assunto il nome di via Marsala concase edificate quasi tutte da DomenicoBianchini con lo zio maternoBartolomeo Assenti, su calcoli dell’ing.Luigi Anelli.

Oltre alle case Ciacciarelli, Palestini-Paolini (su Piazza S. Giovanni Battisti)e Pignati (lato ovest di via Marsala),Bianchini costruì le case dove preserodimora Laura Marilungo, la famiglia diGiuseppe Merlini, Gemmina Liberati eCesare Paolini coniugi, Giulia Guidotti,Guido Liberati, Giuseppe Spina, lesorelle Tremaroli, Giuseppe Romani,quindi nel 1948 la famiglia di VincenzoRomani e nel 1950 quella di AlfonsoOlivieri. Sul lato est di via Marsala, quando eraancora aperta campagna, nel 1943venne costruita la casa della famiglia

Scarpa, a cui si aggiunse nel 1947quella dei Del Zompo, quindi nel 1948quelle di Poliandri, di Falaschetti e diSabatini, nel 1950 quella dei Palestinie, dopo la casa di Domenico Bianchinie l’orto Marchionni, vi edificarono,rispettivamente, nel 1946 Zita Guidotti,nel 1950 Nazzareno Merlini, nel 1952Domenico Guidotti. Verso la fine dellavia avevano già costruito i Mascaretti, ei Liberati/Cameli.

Si ringraziano Elisabella Bianchini eGiovanni Grossi per la preziosa col-laborazione

L’ISTITUTO “SAN GIOVANNI BATTISTA”

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no altre case a partire dai primi anni del‘900 di proprietà di: Francesco Palma eMaria Mosca coniugi, acquistata nel1948 dai coniugi Paci-Angelini; MatildeGuidotti in Cameli; Eugenio Granucci,poi frazionata in due unità quella versovia S. Martino venduta a GiovanniPerotti e l’altra, opposta, a FilippoFlaiani e da questi nel 1931 aDomenico Braccetti (attuale tabacche-ria Braccetti); Giuseppe Morelli edElisa Trevisani coniugi, venduta nel1951 a Carmelitana fu Luigi Angelinimaritata Merlini; Crescenti - Di Carlo -Spina passata nel 1946 a FrancescaCaffarini (ex libreria Urania)Sul versante est, da sud verso nord,invece le case erano di: fratelli Morettifu Pietro; Illuminato Tomassini, caffet-tiere; Teresa Spina fu Camillo; fratelliSciarra figli di Filippo e di AntoniaPalma. Sull’attuale Piazza San GiovanniBattista, ancora non esistente, si aprivauna vasta area dopo la casa di FilippoVirgili (il celebre caffettiere Flà), maritodi Maria Braccetti, poi venduta aiVitellozzi, e quella degli Spina (attualegelateria Pucci) sul versante di levante,e quelle di Veccia e Patrizi (attualeRistoro di Garibaldi) sul versante diponente, dove ogni 13 dicembre inoccasione della festa di S. Lucia ci sisvolgeva una rinomata fiera di bestia-me da una parte e dall’altra staziona-vano i pettinatori di canapa. Su que-st’area, chiamata “Piano Regolatoresecondo spiazzo”, si ricavò, versoovest, un pubblico lavatoio e nel 1926“La trappoletta”, il primo campo sporti-vo cittadino. Nel 1932, con l’edificazione dello sta-dio divenuto poi Ballarin,l’area di risulta del campolasciò spazio al PiazzaleAdua, così denominato condelibera podestarile dell’otto-bre 1935, n. 154, a ricordodella “Guerra di Abissinia”.Solo nel dopoguerra e soprat-tutto dopo l’arrivo delle“Battistine”, questa piazzaprese il nome di “S. GiovanniBattista” ma questa è soloapparentemente un’altra sto-ria in quanto le vicendedell’Istituto sono strettamentecollegate con lo sviluppo diquesta parte della città e ditutti coloro che qui abitavano.Intanto sugli appezzamenti diterra che davano sull’attualevia Carducci, i discendenti delmezzadro Giovanni Assenti,soprannominato Treccià, ini-ziarono a edificare diversecase appartenenti allo stessogruppo familiare e questo

ebbe a determinare in “Assenti” laprima denominazione di questa via(divenuta poi via Piave e nel 1935 viaCarducci).

Nel 1931 via Torino divenne via Roma,dopo l’acquisto e la demolizione daparte del Comune di quelle case priva-te che ostruivano la strada all’altezzadi via Mentana, via Palestro e viaAspromonte. Il sacerdote Pietro Panfili, fratello pri-mogenito di Giuseppe, architetto e giàsindaco di San Benedetto del Trontotra il 1890 e il 1896, e del muratoreBartolomeo, nel 1919, anno della suamorte, lasciò una casa di sua proprie-tà sita in via S. Martino alla diocesi diRipatransone. L’immobile censito al “catasto vecchio”con la particella n. 4000, intestato a

Maria fu Giuseppe Valeri eEmma di Pietro Urbinatipassò di proprietà, con attodel notaio Secreti dell’ottobre1929, a Elisabetta fu PietroBoschi, sorella del defuntovescovo ripano e da questanel 1930 alla SocietàAnonima Cooperativa“Francesco Maria Tarurgi” diRoma che acquisterà anchel’ex Teatro Virginia con ilcomplesso dei Filippini (oggiPadri Sacramentini).La Congregazione di Caritàdelle Suore di S. GiovanniBattista, con atto del notaioBalsi, acquistò nel giugno1936 la casa di proprietàdella Società Cooperativa“Tarurgi” e quindi l’immobiledel sacerdote Panfili. Prima dello scoppio dellaseconda guerra mondialeproseguiva inarrestabilel’espansione urbana verso

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