Di fronte alla morte da cristiani - parrocchiatelgate.org · ... ma di fronte alla morte si...

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1 Notiziario Parrocchiale di S. Giovanni Battista in Telgate Fondato da don Clienze Bortolotti nel 1929 Novembre 2009 Anno LXXX, n. 9 Abbonamento annuale 2009 - Ordinario Euro 20,00 L’abbonamento può essere sottoscritto tramite l’incaricata di zona oppure presso l’Arciprete. “L’Angelo in Famiglia” - Pubbl. mens. - Sped. abb. Post. - 50% Bergamo Direzione e Amministrazione: Società Editrice SS. Alessandro Ambrogio Bassiano Bergamo Viale Papa Giovanni XXIII, 118 - Tel. 21.23.44 Il desiderio infinito di vita che ciascuno porta dentro di sé, irriducibile com’è alla sola materia che si de- compone, la certezza ineluttabile e drammatica del- la morte, l’incapacità di dominarla, l’incognita per quanto la precede e la segue e, di conseguenza, la ricerca sul senso della vita, accompagnano da sem- pre il pensiero dell’uomo e pongono interrogativi tutt’altro che trascurabili. Li puoi anche banalizzare, fartene beffe o ignorare, ma essi restano e reclama- no attenzione; eluderli è una sciocca, incosciente il- lusione. Benedette le conquiste scientifiche che hanno pro- lungato il tempo della vita e ne hanno migliorato la qualità; ma di fronte alla morte si arrestano impo- tenti. Ne frenano il cammino, ma non la sanno arre- stare, tanto meno vincere. Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, non è rimasto in- differente di fronte a queste realtà e a questi inter- rogativi ed è diventato lui stesso la risposta vivente all’inquietudine che li accompagna. Ha vissuto la morte (e che morte!), come del resto tutta la vita, dando ad esse la dimensione di un do- no d’amore in obbedienza al Padre. Con questo atto di amore totale e irrevocabile, risorgendo dai morti, ha trasferito e trasfigurato il suo corpo e la sua vita mortale nella luce sfolgorante della divinità, primi- zia dell’umanità che fiorisce nella bellezza eterna della vita di Dio; e così si è offerto e si offre peren- nemente a ogni persona che muore, anche a te che leggi. “Morendo ha distrutto la nostra morte e risorgendo ci ha aperto il passaggio alla vita immortale” - sin- tetizza la preghiera della Chiesa. Vivendo e morendo, Gesù ha dato un giudizio, ha segnato il confine tra la vita e la morte sensata del giusto e quelle insensate dell’empio, in balia dei vizi Di fronte alla morte: da cristiani

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Notiziario Parrocchialedi S. Giovanni Battista in Telgate

Fondato da don Clienze Bortolotti nel 1929

Novembre 2009

Anno LXXX, n. 9Abbonamento annuale 2009 - Ordinario Euro 20,00L’abbonamento può essere sottoscritto tramitel’incaricata di zona oppure presso l’Arciprete.

“L’Angelo in Famiglia” - Pubbl. mens. - Sped. abb. Post. - 50% BergamoDirezione e Amministrazione: Società Editrice SS. Alessandro Ambrogio BassianoBergamo Viale Papa Giovanni XXIII, 118 - Tel. 21.23.44

Il desiderio infinito di vita che ciascuno porta dentrodi sé, irriducibile com’è alla sola materia che si de-compone, la certezza ineluttabile e drammatica del-la morte, l’incapacità di dominarla, l’incognita perquanto la precede e la segue e, di conseguenza, laricerca sul senso della vita, accompagnano da sem-pre il pensiero dell’uomo e pongono interrogativitutt’altro che trascurabili. Li puoi anche banalizzare,fartene beffe o ignorare, ma essi restano e reclama-no attenzione; eluderli è una sciocca, incosciente il-lusione.Benedette le conquiste scientifiche che hanno pro-lungato il tempo della vita e ne hanno migliorato laqualità; ma di fronte alla morte si arrestano impo-tenti. Ne frenano il cammino, ma non la sanno arre-stare, tanto meno vincere.Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, non è rimasto in-differente di fronte a queste realtà e a questi inter-rogativi ed è diventato lui stesso la risposta viventeall’inquietudine che li accompagna.Ha vissuto la morte (e che morte!), come del restotutta la vita, dando ad esse la dimensione di un do-no d’amore in obbedienza al Padre. Con questo attodi amore totale e irrevocabile, risorgendo dai morti,ha trasferito e trasfigurato il suo corpo e la sua vitamortale nella luce sfolgorante della divinità, primi-zia dell’umanità che fiorisce nella bellezza eternadella vita di Dio; e così si è offerto e si offre peren-nemente a ogni persona che muore, anche a te cheleggi. “Morendo ha distrutto la nostra morte e risorgendo

ci ha aperto il passaggio alla vita immortale” - sin-tetizza la preghiera della Chiesa.Vivendo e morendo, Gesù ha dato un giudizio, hasegnato il confine tra la vita e la morte sensata delgiusto e quelle insensate dell’empio, in balia dei vizi

Di fronte alla morte:

da cristiani

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SommarioLA LETTERA DELL’ARCIPRETE

Di fronte alla morte da Cristiani 1

CALENDARIO LITURGICO PASTORALE

Novembre - dicembre 2009 3

LA PAROLA DEL PAPA

Caritas in Veritate 5

LA LETTERA DEL VESCOVO

A Casa nella Chiesa 6

INAUGURAZIONE DEGLI IMPIANTI SPORTIVI

E ora si gioca! 8

LA BENEDIZIONE DEL CAMPO E DEL BAR

Avvenimento in cronaca 9

UN ISTANTE D’ARTE…

Inaugurazione al “Borgo” 10

DAL GRUPPO A.N.A. TELGATE

Un doveroso ringraziamento 11

AMBIENTE E

Le riflessioni dei vescovi 12

RIFLESSIONE NOVEMBRINA

Una poesia sul Camposanto 14

ESPERIENZA NEL TERZO MONDO

Dal Brasile e dalla Bolivia 15

AD ADRO E DINTORNI

Camminata mattutina… 17

GOCCE NELL’OCEANO

Avvicinarsi all’Arte 18

ELZEVIRO

I nostri comportamenti 20

ANAGRAFE PARROCCHIALE

Ottobre 2009 23

NOTIZIE UTILI

Per saperne un po’ di più 24

che piombano nel caos insaziabile del non senso,dell’inferno.È qui che l’agire dell’uomo, lungi dall’essere un gio-co mai preso sul serio, diventa un fatto estrema-mente carico di libertà, di responsabilità, di altissi-ma dignità. Questa è la lieta sorpresa di chi, nellafede vissuta, si fa compagno di viaggio del Crocifis-so Risorto. Questa è la “cultura cristiana”, la certez-za che da fede cristiana di fronte alla morte, aquanto la precede e la segue e al senso della vita;cultura e certezza date dall’Unico che ha vinto lamorte; cultura e certezza che non si riducono a no-zioni pur vere, ma coincidono con una persona: Ge-sù Crocifisso e Risorto; cultura e certezza degnequindi di tutto rispetto e che non hanno niente ache fare con favole di streghe o zucche vuote.Ecco perché nel Credo, che è la regola di fede di chivuole essere cristiano, professiamo: “Credo la risur-rezione della carne e la vita eterna”; e anche“Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mon-do che verrà”.Vengono in mente qui le parole dell’Apostolo Paolo:“Voi che avete conosciuto Cristo, non tornate agliusi pagani di un tempo, quando la vostra mente eraprigioniera della menzogna”. Non quindi un rigurgi-to di paganesimo - più che nella parole, nei fatti - inquesti giorni dei Santi e dei Morti, ma un sussulto difede vissuta nella carità operosa per trasferire e tra-sfigurare il nostro corpo e la nostra vita mortale nel-la bellezza eterna della vita di Dio.Ci guidi l’esempio dei Santi e il ricordo dei nostri ca-ri Defunti e ci sostenga la loro preghiera e la lorointercessione. È la “comunione dei Santi” che pro-fessiamo nel Credo e che unisce nella Vita e nell’A-more di Cristo al di qua e al di là della morte.

Il vostro Arcipretedon Tarcisio

PILLOLE DI SAGGEZZA

“Amare èporre la nostra felicitànella felicità di un altro”.G. Leibnizmatematico e filosofo tedesco (1646-1716)

NOVEMBRENOVEMBRE

11 - mercoledì: memoria di S. Martino, vescovoDi Martino (316-397) è assai notoil gesto di solidarietà e di carità chelo spinse a dare, mentre ancoranon era battezzato, metà del suomantello a un povero intirizzito dalfreddo. Era avviato alla carriera mi-litare, ma, dopo il battesimo, pre-

ferì mettersi a servizio del Signore e del prossimo fon-dando un monastero. Ordinato sacerdote e poi vesco-vo di Tours, in Francia, si fece apostolo e difensoredelle popolazioni della campagna, unendo alla comu-nicazione del vangelo un’incessante opera di eleva-zione culturale e sociale specialmente tra i contadini ei pastori. È il primo santo non martire ad essere vene-rato dalla Chiesa.

15 - DOMENICA XXXIII DEL TEMPO ORDINARIO

18 - mercoledì: dedicazione delle basiliche dei SantiPietro e Paolo

Sorte sulle tombe dei due apostoli, a Roma, le duechiese sono da sempre oggetto di venerazione, metadi pellegrinaggi, motivo di preghiera e incitamento allafede operosa nella carità. La ricorrenza richiama il va-lore e lo spessore della testimonianza resa dai dueapostoli a Cristo Gesù.

21 - sabato: presentazione di Maria ss. al tempioSecondo la tradizione, Maria santissima viene presen-tata al tempio fin da fanciulla per essere totalmente aservizio del Signore; e veramente sarà a servizio delSignore per portare a compimento il suo progetto disalvezza divenendo la madre del Figlio di Dio fattouomo. Così Maria è modello per tutte le persone con-sacrate al Signore; lo siamo tutti per il battesimo cheabbiamo ricevuto; lo sono in modo particolare le per-sone che vivono una speciale consacrazione al Signo-re anche con la professione dei consigli evangelici del-la povertà, castità e obbedienza. Oggi siamo chiamatia manifestare con la preghiera la nostra riconoscentesolidarietà per le suore di clausura.

LE GIORNATE EUCARISTICHEo Quarantore

Le celebreremo GIOVEDÌ 19, VENERDÌ 20 ESABATO 21 in preparazione alla solennità delS. Crocifisso Incoronato.Gli orari delle celebrazioni e i turni di adora-zione saranno indicati sul FOGLIO di domeni-ca 15. Si raccomanda vivamente a tutti di tro-vare un po’ di tempo da passare in adorazio-ne davanti all’Eucaristia.

22 - DOMENICA: SOLENNITÀ DI CRISTO RE EDEL S. CRICIFISSO INCORONATO

Gli orariSabato 21

alle ore 20,30: scoprimento del S. Crocifisso eS. Messa

Domenica 22alle ore 7,30 e alle ore 9: S. Messaalle ore 10,30: S. Messa solennealle ore 14: preghiera al S. Crocifisso per leclassi elementari e mediealle ore 16: S. Messa della sofferenzaalle ore 18: S. Messa e ricoprimento del S. Cro-cifisso

Nel tempo libero da celebrazioni, benedizionedel S. Crocifisso

CalendarioLiturgico Pastorale

novembre - dicembre 2009

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29 - DOMENICA I DI AVVENTO

30 - lunedì: festa di S. Andrea, apostoloAndrea, nato a Betsaida inGalilea, fu prima discepolodi Giovanni Battista, poiseguì Gesù, a cui condusseanche il fratello Pietro. Pre-sentò a Gesù il ragazzoche portava i cinque pani ei due pesci che servironoper il miracolo della molti-plicazione; insieme a Filip-po presentò ancora a Gesùi greci che cercavano di ve-

derlo al suo ingresso in Gerusalemme. Secondo latradizione, dopo la Pentecoste predicò il vangelonell’attuale Turchia, dove morì crocifisso.

DICEMBREDICEMBRE

3 - giovedì: memoria di S. Francesco Saverio, pa-trono delle Missioni

Francesco (1506-1552),studente a Parigi, conobbeS. Ignazio di Lodola e feceparte del nucleo di fonda-zione della Compagnia diGesù. È il più grande mis-sionario dell’epoca moder-na e portò il Vangelo acontatto con le grandi cul-ture orientali, adattandolocon sapiente senso aposto-lico all’indole di quelle po-

polazioni. Nei suoi viaggi missionari toccò l’India e ilGiappone e morì mentre si accingeva a diffondere ilmessaggio cristiano nell’immenso continente cinese.

6 - DOMENICA II DI AVVENTO

8 - MARTEDÌ: SOLENNITÀ IMMACOLATA CONCE-ZIONE DELLA B. V. MARIA

È festa di precetto e va santificata con la partecipazionealla S. Messa. Presso la Sala della Comunità c’è la tradi-zionale bancarella del commercio equo solidale a favoredelle Missioni.

13 - DOMENICA III DI AVVENTOOggi ricorre anche la festa di S. Lucia, vergine emartire. Lucia, il cui nome evoca luce, venne marti-rizzata sotto l’imperatore Diocleziano nel 304. È in-

vocata patrona della vista. La tradizione dei doni nella ri-correnza della sua festa, quasiuna premessa della gioia delNatale, s’è radicata da noi altempo della Repubblica Veneta.Le cose avute in dono non fac-ciano dimenticare Colui che neidoni viene significato.

AVVENTO

Con l’Avvento la Chiesa incomincia un nuovo annoliturgico, cioè il tempo scandito dal ricordo vivo delmistero di Gesù, dalla nascita, alla vita pubblica,

alla sua Pasqua di morte e risurrezione, alla sua ascen-sione e al dono dello Spirito Santo che lo rende presen-te, vivo e operante nella storia della sua Chiesa e delmondo. Così, mentre viviamo l’anno liturgico, cresce lanostra conformità a Gesù. L’Avvento, che dura circaquattro settimane, prepara alla celebrazione del Natale ea condividerne la grazia. In queste settimane ascoltiamola voce dei profeti che hanno annunciato la venuta delSalvatore, riviviamo l’attesa e la speranza dei giusti del-l’Antico Testamento e la fede di Giovanni Battista, di Giu-seppe e di Maria, sgombrando il cuore e la vita dagliostacoli che impediscono il nostro incontro personalecon Gesù. Infatti il Signore Gesù che è nato a Betlemme,viene continuamente con il dono del suo Spirito, dellasua Parola della sua Chiesa, dei suoi Sacramenti. Il tem-po di Avvento ci rende attenti e vigili per non lasciarepassare invano questa venuta continua di Cristo chebussa alla nostra porta e ci invita alla festa della vita go-duta in pienezza che solo lui può dare. L’Avvento è tem-po di preghiera; chi prega vigila ed è pronto a ricevereGesù che si affaccia con l’offerta della sua amicizia. Mail Signore è anche il Giudice che verrà al termine dellanostra vita e della storia. L’Avvento dunque ci fa capireche noi siamo in viaggio verso la patria del Paradiso; at-tenzione, quindi, a non perdere tempo in cose inutili odannose e a non perdere la strada giusta facendo sceltesbagliate. L’Avvento ci scuota dal nostro torpore, sosten-ga il nostro impegno e la nostra fedeltà, perché il Signo-re non ci sorprenda impreparati, ma con le lampade ac-cese e con nel cuore il desiderio ardente di incontrarlo.

NB - Per i cammini di avvento proposti ai ragazzi e allefamiglie si avvertirà tramite il Foglio Domenicale.

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LA PAROLA DEL PAPA

Caritas in VeritateVerso un nuovo umanesimo.A cura di don Francesco Poli. Ufficio diocesano per la pastorale sociale.

Porta la firma di Benedetto XVI ela data del 29 giugno, solennitàdei Santi Pietro e Paolo, la nuovaenciclica dal titolo Caritas in Veri-tate (Carità nella Verità), dedicataall’economia e al lavoro, dellaquale sono state già stampate500 mila copie. Il documento, cheha subito numerose revisioni allaluce della crisi, e che è stato pre-sentato in Vaticano proprio allavigilia del G8 dell’Aquila, ribadi-sce con forza il bisogno di nuoveregole e di un nuovo, trasversale,diffuso consenso etico sul mododi governare un mondo e un si-stema economico ormai interdi-pendenti. Benedetto XVI cerca ditracciare una via d’uscita dallacrisi economica mondiale e lo fasottolineando come l’economiaabbia bisogno dell’etica per il suocorretto funzionamento. Nuoveregole, governo della globalizza-zione, un’economia fondata sul-l’uomo: ecco le parole chiave chela Chiesa suggerisce a imprendi-tori, banchieri, governanti nelmomento attuale. Vediamo insieme brevemente co-me è fatta, lasciando poi a cia-scuno la lettura del testo.Il primo capitolo, intitolato “Ilmessaggio della Populorum Pro-gressio” (paragrafi 10-20), sotto-linea come già Paolo VI nell’enci-clica del 1967 abbia evidenziatoche lo sviluppo è vocazione per-ché nasce da un appello trascen-dente e che lo sviluppo umanointegrale suppone la libertà re-sponsabile della persona e deipopoli. Il sottosviluppo nasce

dalla mancanza di fraternità e lasocietà globalizzata ci rende piùvicini ma non ci rende fratelli. Ilsecondo capitolo, intitolato “Losviluppo umano nel nostro tem-po” (paragrafi 21-33), si apre no-tando che Paolo VI aveva una vi-sione articolata dello sviluppo,termine con cui intendeva l’obiet-tivo di far uscire i popoli dalla fa-me, dalla miseria, dalle malattieendemiche, dall’analfabetismo. Atanti anni di distanza vediamol’emergere di problemi nuovi qua-li la globalizzazione, un’attivitàfinanziaria mal utilizzata e per lopiù speculativa, i flussi migratori,lo sfruttamento sregolato delle ri-sorse della terra. Così rimangonovaste sacche di povertà e nazionidove i diritti non sono rispettati. Nel terzo capitolo, intitolato “Fra-ternità, sviluppo economico e so-cietà civile” (paragrafi 34-42), siribadisce che per la dottrina so-

ciale sono importanti la giustiziadistributiva e la giustizia socialecome criteri regolativi dell’econo-mia di mercato. Servono leggigiuste, forme di ridistribuzioneguidate dalla politica, opere cherechino impresso lo spirito deldono. Tra l’altro si nota che oggicresce una classe cosmopolita dimanager che si fissa da sé i com-pensi e risponde solo agli azioni-sti mentre investire e produrrehanno sempre un significato mo-rale. Il quarto capitolo, intitolato “Svi-luppo dei popoli, diritti e doveri,ambiente” (paragrafi 43-52) rile-va che non si possono svincolarei diritti individuali da una visionecomplessiva di diritti e doveri, al-trimenti la rivendicazione dei di-ritti diventa l’occasione per man-tenere il privilegio di pochi. Adesempio nel campo demografico,la Chiesa ribadisce che la crescitademografica non è la causa primadel sottosviluppo e l’apertura allavita è una ricchezza sociale. Siparla quindi di finanza etica, ditutela dell’ambiente, di uso re-sponsabile delle risorse energeti-che, di rispetto del diritto alla vitae alla morte naturale. Si chiede dinon sacrificare embrioni e didiffondere il concetto di “ecologiaumana”.Il quinto capitolo, intitolato “Lacollaborazione della famigliaumana” (paragrafi 53-67) ribadi-sce che lo sviluppo dei popoli di-pende dal riconoscimento di es-sere una sola famiglia. Si parla dilibertà religiosa, dialogo tra cre-

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denti e non credenti, ruolo dellacooperazione internazionale perlo sviluppo. Si riflette anche sulturismo internazionale come fat-tore di crescita, se non vissuto inmodo edonistico; delle organizza-zioni sindacali chiamate a farsicarico dei problemi di tutti i lavo-ratori; di garanzie nella finanzainternazionale; di una riformadelle Nazioni Unite. Il sesto capitolo, intitolato “Losviluppo dei popoli e la tecnica”(paragrafi. 68-77), nota come latecnica possa prendere il soprav-

vento quando efficienza ed utilitàdiventano unico criterio della ve-rità. Invece la libertà umana siesprime quando risponde al fa-scino della tecnica con decisionifrutto di responsabilità morale. Losviluppo dei popoli non dipendeda soluzioni tecniche ma dallapresenza di uomini retti e che vi-vono fortemente nelle loro co-scienze l’appello del bene comu-ne. Il Papa parla quindi della“questione antropologica”, citan-do la manipolazione della vita,l’aborto, la pianificazione euge-

netica delle nascite, l’eutanasia...Nella conclusione (paragrafi 78-79) si ribadisce che la disponibi-lità verso Dio apre alla disponibi-lità verso i fratelli. L’umanesimoche esclude Dio è disumano. IlPapa sottolinea che il vero svilup-po ha bisogno di credenti con lebraccia alzate verso Dio nel gestodella preghiera, consapevoli chel’amore pieno di verità da cuiprocede l’autentico sviluppo nonè da noi prodotto ma ci viene do-nato.

LA LETTERA DEL VESCOVO

Lettera alle famiglie del Vescovo Francesco

A Casa nella ChiesaQuesti spunti vengono forniti per in-vitare alla lettura estesa del testodella lettera, già ampiamente diffusa.Copie della lettera sino ancora in di-stribuzione in chiesa.

1. Il Vescovo ringrazia per l’ac-coglienza ricevuta in Diocesi.Innanzitutto sono riconoscente perl’accoglienza che mi state riservan-do. Vi penso, vi vedo e vi ascoltonelle persone che mi avvicinano; misento parte di questa Comunità”.

2. Il Vescovo ricorda nella pre-ghiera i destinatari della lettera.“Ricordo i più anziani: sono latraccia vivente e generosa della no-stra storia. Ricordo i più giovani:sono la delicatezza del nostro pre-sente e lo spessore del nostro futuro.Ricordo gli uomini e le donne chia-mati ad assumere, nella maturitàdelle loro esistenze, le responsabilitàpiù grandi. Ricordo coloro che sono

messi alla prova, gli ammalati etutti quelli che sono attraversatidal dolore. Ricordo coloro che sisentono soli, abbandonati, persi.Ricordo uomini e donne arrivati dapaesi lontani. Ricordo i carcerati ecoloro che sono stati vittime delleloro azioni”.

3. Il primo obiettivo della lette-ra: iniziare un dialogo tra il Ve-scovo e le famiglie.“È un inizio, un cenno per comincia-re un dialogo. Tra le prime paroleche vi ho rivolto forse ricorderetequeste: sono venuto a servire la vo-stra fede, la vostra speranza, la vo-stra vita. Per la vita vale la pena da-re la vita, perché l’esistenza non siasolo vita, ma pace, amore, giustizia,bellezza, verità, santità. Perché la vi-ta sia senso di vivere, gusto di vive-re, gioia di vivere”.

4. Lo stile “colloquiale” della

lettera: in più parti il Vescovointerrompe la narrazione perconcedere “un po’ di respiro” ailettori.“Vi prego non scappate!... Se non loavete fatto fino adesso, non buttatevia proprio ora queste semplici paro-le... Prendetevi una pausa, perchévorrei scrivere alcune riflessioni...Carissimi non so se siete arrivati finoa questo punto della lettera”.

5. Il fine della lettera: scriverealle famiglie per parlare dellaChiesa.“Ho più volte annunciato: scriveròalle famiglie, ma non per parlare difamiglie, ma della Chiesa. Perché al-le famiglie? Perché non si può viveresenza famiglia. Perché la solitudinepiù grande è essere senza famiglia.Perché non si può vivere senza qual-cuno da amare o da cui essere ama-ti”.

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6. Il Vescovo riconosce che cisono varie forme di rapportocon la Chiesa: i genitori chechiedono i Sacramenti, le atti-vità dell’Oratorio e della Parroc-chia a cui molti partecipano.“Ogni persona ha la sua storia e ilsuo rapporto con la Chiesa: la gran-dissima parte delle famiglie fa battez-zare i propri figli, inserendoli dunquenella Chiesa; moltissimi ricevono an-cora i Sacramenti dell’iniziazione cri-stiana. Molti genitori, in questa fase,sono coinvolti nel cammino dei figliper una riscoperta della loro stessafede. Moltissime sono pure le famiglieche ritengono l’oratorio un’impor-tante struttura di accoglienza e dieducazione. La Parrocchia, come for-ma di chiesa radicata nella nostraterra è ancora riconosciuta dallagrandissima maggioranza delle per-sone, anche da coloro che non la fre-quentano”.

7. Ma il Vescovo riconosce chec’è una distanza tra il cuore del-la vita della Chiesa e le persone.“Ciò che è il cuore della vita dellaChiesa, cioè la persona viva del Cri-sto crocifisso e Risorto, il dono delsuo Spirito, l’amore di Dio Padre, lafede e la mentalità che scaturisce daquest’esperienza, a molti, che pureapprezzano la Chiesa, sembrano deltutto insignificanti”.

8. Questa è una lettera rivolta ai“vicini”, ma soprattutto ai “lon-tani”, a coloro che in Chiesa nonci vanno. Per questo motivo cia-scuno può farsi “missionario” diquesta lettera, portandola per-sonalmente a qualcun’altro.“Vorrei dire a tutti costoro che laChiesa è sempre la loro casa: che leporte della Chiesa, a volte chiuse percustodire i nostri templi, sono apertesempre e per tutti, non per desideri dipotenza, ma perché ognuno possaincontrare la persona di Gesù e inLui la Vita della vita”.

9. La Chiesa è come una casa. Edunque non è un albergo. Oc-corre la responsabilità di tuttiper costruire la Chiesa.“Mi piace immaginare la Chiesa co-me una casa. Le nostre mamme cirimproveravano, e lo faranno ancoraoggi, dicendo: “Questa casa non èun albergo!”: a sottolineare una dif-ferenza. La casa è fatta dal contribu-to di tutti, non esistono servizi a cor-rispettivo, ma la sua bellezza è fruttodella passione di ognuno. Anche laChiesa non è un albergo: vive dellafatica, della fede, della gioia, del do-lore, della grazia e del peccato ditutti”.

10. Nessuno può essere cristia-no da solo.“La fede cristiana è un’avventura co-munitaria, perché è fondata sull’a-more e l’amore è incontro, relazione,comunione. Non potremo mai esserecristiani da soli”.

11. Il cristiano e la storia: il ri-schio dell’elogio del tempo pas-sato.“A volte, proprio parlando di fami-glia, si rimpiangono i tempi andatiquando la famiglia era unita, le per-sone non divorziavano, i figli eranonumerosi e obbedivano, tutti prega-vano, la fede scandiva la vita fami-liare. La domanda che sorge è: dob-biamo necessariamente tornare aquei tempi e ai quei modelli per esse-re famiglia cristiana? È possibile, inun tempo così rapidamente cambia-to, vivere da cristiani e da famigliacristiana?”.

12. La Chiesa è chiamata a farela storia, non a subirla.“Dire che la Chiesa è una storia si-gnifica fare la storia. A volte hol’impressione che subiamo passiva-mente e acriticamente i cambiamentio semplicemente li prendiamo dallemani di altri. La Chiesa, la comunitàdi coloro che credono in Cristo, è

chiamata non a subire la storia, maa farla giorno per giorno, insieme atutti gli uomini, riconoscendo e colti-vando e perseguendo i segni del Re-gno che supera la storia degli uomi-ni…”.

13. Invito al coraggio cristiano.“Coraggio fratelli e sorelle: coraggioci vuole; il coraggio di Cristo, il co-raggio di uomini e donne sempliciche nella fede hanno trovato l’ardirequotidiano di costruire e non di-struggere, di perseguire speranza enon rassegnazione…”.

14. La Chiesa è come un corpo.Nessuno rappresenta tutto ilCristo. La Chiesa è per il mondo.“La Chiesa è un corpo preciso: ilcorpo di Cristo. Questo significa chela Chiesa non è solo il luogo dell’in-contro e dell’esperienza di Cristo, mail suo corpo attuale nella storia delmondo. Un cristiano da solo, fossepure il Vescovo o il Papa, non puòrappresentare tutto il Cristo: i cri-stiani uniti nella Chiesa diventanoper opera dello Spirito Santo, il suocorpo vivente nella storia. La Chiesaè chiamata ad essere per il mondo,per gli altri, per i più piccoli, per ipiù deboli, i più esclusi”.

Sintesi di don Francesco

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La calda estate appena scorsa, ci ha regalato un pe-riodo ideale per l’intervento radicale sul camposportivo dell’oratorio che è stato portato a terminenei tempi previsti senza conseguenze per l’avvio deicampionati giovanili di calcio. Il gradevole e innovativo colpo d’occhio che si av-verte appena entrati dal cancello è di quelli che fasubito presa: il verdissimo manto d’erba sintetica,gli alti piloni dell’illuminazione, le accoglienti econfortevoli poltroncine per gli spettatori e la nuovarecinzione; per non tacere di tutti gli impianti tecno-logici sottoterra che, anche se non sono visibili, ga-rantiscono una praticabilità del complesso sportivoper almeno altri cinquanta anni.Questa la visione d’insieme che è apparsa al nume-roso pubblico intervenuto sabato sera 17 ottobre,dopo messa, alla breve ma suggestiva cerimonia d’i-naugurazione e d’apertura all’attività sportiva delrinnovato campo di gioco. Il reverendo arciprete,nelle insolite vesti di presentatore della manifesta-zione, ha tracciato brevemente l’iter che ha portatoal prestigioso risultato, ringraziando tutti coloro chesi sono adoperati per garantire col proprio persona-le sforzo e anche finanziariamente il traguardo rag-giunto. Il rimando all’antico motto “Mens sana incorpore sano” pronunciato da papa Giovanni XXIIIall’apertura dei giochi olimpici di Roma, mai è statocosì appropriato, soprattutto perché è stato raccolto

dai numerosi gruppi famigliari che non hanno man-cato, nonostante la gelida serata, di assistere alcentro del campo alla benedizione finale degli im-pianti sportivi e dei locali rinnovati e recuperati delbar dell’Oratorio. Ora che tutto è pronto aspettia-moci comportamenti adeguati dentro e fuori dal ter-reno di gioco, ricordiamoci il decalogo esposto fuoridalla porticina d’ingresso ma soprattutto che tuttoquesto notevole sforzo profuso dall’intera comunitàparrocchiale è stato voluto per i nostri ragazzi, af-finché possano sempre trovare aperti spazi e luoghiadatti alla loro crescita, protetti e al riparo da ogninegativa situazione che si affaccia sovente all’uscitadella porta di casa.

Il cronista parrocchiale

Aggiungiamo ancora le parole che il Sig. Angelo Rossi,responsabile del Gruppo Sportivo Oratorio Telgate, uni-tamente agli allenatori, gli accompagnatori e tutti i ra-gazzi, ha voluto esprimere in un sincero ringraziamento:• al loro presidente: Angelo Austoni che è stato promoto-

re di questa iniziativa credendo fortemente nel progettoe curando personalmente ogni minimo particolare.

• a Don Tarcisio e a Don Luca per averci dato la possibi-lità e l’aiuto per realizzare il nostro sogno.

Ora i nostri ragazzi hanno un luogo idoneo per potersidivertire!

e ora si gioca!!

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La prima parola che sgorga dal cuore, questa sera è:Grazie!Grazie al Signore per questa bella pagina di storiadel nostro oratorio.Pagina che si aggiunge a tante altre, tra le quali al-cune più significative:-- quella dell’acquisto e della trasformazione in ora-

torio del palazzo Ferrari e del parco annesso aitempi di mons. Pietro Biennati nel 1954;

-- quella della sua ricostruzione voluta da mons.Gildo Rizzi dopo l’incendio devastante del 1984;

-- ora la ristrutturazione del bar e del campo sporti-vo in erba sintetica.

A rendere possibili queste realizzazioni ci sta l’im-pegno di tante persone che hanno voluto, progetta-to, e portato a compimento con testarda determina-zione gli interventi; ci stanno tante persone chehanno contribuito e contribuiranno a finanziarli,dall’offerta di € 10.000,00 alla monetina lasciatanello scatolone sul banco del bar; ci stanno le per-sone che hanno dato materiali e prestato gratuita-mente o quasi la loro attività.Se le strutture - per un oratorio - sono una neces-sità, non possiamo dimenticare che queste, per fun-zionare, hanno bisogno di essere animate dalle per-sone. La nostra viva riconoscenza, quindi, alle per-sone, che con semplicità, con umiltà, con tanta pas-sione e dedizione, si danno da fare nelle varie ini-ziative dell’oratorio. Sono queste persone che fannodell’oratorio una comunità vivente che, a volte purtra difficoltà e incomprensioni, cerca di essere neiconfronti delle generazioni che crescono una comu-nità educante in senso globale; educante alla vita eai valori autentici e irrinunciabili che la reggono,educante alla fede per chi ne vuol conoscere, condi-videre e vivere i contenuti e le ricadute positive cheessi hanno sulla bella qualità della vita. Proprio daquesta finalità riceve senso anche l’attività sportiva,ricreativa e di aggregazione dell’oratorio; ecco ilperché del bar e del campo.Chiunque si ravvisa in queste parole, si senta comechiamato per nome e raggiunto dalla nostra cordialericonoscenza e dalla benedizione del Signore. Egliinfatti ritiene fatto a sé quel che viene fatto per ipiccoli; l’oratorio - potremmo dire - è la comunitàdei piccoli, amata e servita, perchè possa crescerebene, dalla comunità dei grandi.Un grazie particolarmente sentito a don Luca e inlui a tutti i direttoti che lo hanno preceduto; pur con

doni diversi hanno servito con dedizione l’unicacausa.Un duplice augurio:1) le strutture rinnovate, con l’animazione saggia,

entusiasta e travolgente di tante persone, servanoalla loro finalità; non va dimenticato che all’ora-torio ciascuno ritrova quel che porta; all’oratorio,non c’è mai in crisi di occupazione, ma c’è sem-pre carenza di personale; si fa appello special-mente ai genitori e ai giovani perché allunghinola fila dei collaboratori;

2) la Provvidenza, che passa sempre attraverso lagenerosità delle persone, consenta di passare daicortili e dal bar a tutto l’edificio per rendere piùrazionali gli ampi spazi, anche non finiti, e perun loro migliore utilizzo. Nessuno di noi abita lapropria casa così come la abitava negli anni ’50,ma ha adattato la distribuzione degli spazi allenuove esigenze, senza per questo rinnegarla; noncapisco perché questo non possa e non debbaavvenire anche per l’oratorio.

Concludendo, mettiamo tutto, strutture e persone,piccoli e grandi, passato presente e futuro nelle ma-ni, nella mente e nel cuore del Signore; non dimenti-cando che ciascuno di noi è chiamato ad essere ma-no, mente e cuore del Signore. È il senso della bene-dizione che stiamo per impartire.

don Tarcisio

Così abbiamo pregato per la benedizione:- L’Oratorio è luogo educativo. Tutti coloro che lo

frequentano possano viverlo con questo spirito, daprotagonisti.

- L’Oratorio sia palestra di vita dove tutti si esercita-no a tradurre nel concreto il comandamento del-l’amore, partendo dal rispetto per Dio, per le per-sone e per le cose.

- In Oratorio diverse generazioni si incontrano.Questo incontro sia sempre all’insegna della bellatestimonianza, della speranza, della gioia, del gio-co, della preghiera, della fede, dell’ascolto, dell’a-more che si fa impegno.

- Signore, ricompensa come Tu solo sai fare, tutticoloro che con generosità e costanza, donano illoro contributo di tempo ed energie perché questiluoghi rimangano puliti, belli, accoglienti e funzio-nali per tutti.

Per la benedizione del bar e del campo sportivo

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Una critica feroce che spesso viene mossa dagli ambien-talisti alle costruzioni post-moderne di questo nuovo mil-lennio è quella di privilegiare la cementificazione spa-smodica di ogni ambiente urbano. Spesso è vero che do-po il cemento, viene richiamato sempre di più altro ce-mento, le periferie che si trasformano in grossi alveari edormitori nei quali impera la perdita delle nostre comunitradizioni. Assai raramente si riscontrano siti e luoghi incui la memoria coglie quel retaggio che faceva dell’Italia

una sterminata galleriad’opere d’arte da lasciarsenza fiato gli stranieri chela visitavano. Senza esseretroppo ottimisti ci pare, tut-tavia, di avvertire un ripen-samento in questa sub-cul-tura: le cubature edificabilisono importanti, ma spessoè importante accompa-gnarle da un “qualcosa”che ne distingua l’identità.Un’edicola religiosa, unasantella, un affresco, unascultura, un bassorilievo,una meridiana. Un’operad’arte insomma!Quelle piccole impronte chesegnano il nostro essere…“bèrgamăsc? ” o “bergo-menses?”. Va benone lostesso! Sono le impressioniche mi hanno affollato lamente intanto che assistevoalla cerimonia d’inaugura-zione del “Borgo” domeni-ca mattina, Non mi pareva

vero, perché io sono nato lì e ho vissuto in quel posto fi-no all’età di sette anni; sostare in un complesso residen-ziale appena eretto dove c’erano i capannoni della FoppaPedretti, ed ancora prima la fabbrica di bottoni del sig.Porro. In quel preciso posto dove adesso l’arciprete bene-dice e le due opere d’arte, si ammonticchiava la conchi-glia e la preziosa madreperla importata dai mari del sud.Mi ci arrampicavo sopra per sfuggire ai terribili cani Leoed Argo che insidiavano solitamente le galline e le anatredella “Sciura Maestra”. La mitica ’ortàia sotto i filari dellavite che confinava a nord con la via Dante, il ruscello de-rivato dalla Conta che attraversava tutto l’edificato a norddella piazza ed entrava nel portone dei Cocchi per irriga-re il Brolo. Più avanti era parcheggiata la Lambretta di Ti-to e di Ezio sulla quale salivo e giravo (fantasticamente)tutta l’Italia. Di fianco al portone c’era bottega di sarto dimio padre Valerio. Quanti ricordi rievocano questi luoghidove - si può dire - ha avuto inizio la realtà industrialedel nostro paese. Questi, ed altri pensieri avrei dovutoleggerli alla gente di Telgate che si è radunata qui per ve-dere lo scoprimento delle due opere che abbelliscono ilcomplesso residenziale del Borgo, ma è quasi mezzogior-no e don Tarcisio sa che mi dilungherei troppo, quindi,senza indugio l’arciprete da la parola al sindaco di Telga-te che legge il suo conciso e intenso discorso centratosulla figura del Beato pontefice bergamasco. Dopodiché,da bravo maestro di cerimonie chiama accanto a sé i dueautori Alberto e Adriano poiché l’onore dello scoprimentospetta decisamente a loro. Avrei preparato anche alcunenote descrittive delle due opere eseguite; so che ai dueartisti sarebbe piaciuto sentirle, tuttavia, avremo modonei prossimi mesi di discuterne ampiamente magari cor-relandole alle fotografie e ai filmati che illustreranno adovere tutta la cerimonia di questa assolata e tiepida do-menica d’ottobre.

Toccagni Antonio

Un istante d ’arte da non dimenticare

I due autori Vavassori Albertoe Milesi Adriano insieme alsindaco di Telgate Avv. Binelle

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Il numeroso gruppo dei nostri alpini di Telgate desi-dera, dalle pagine del Notiziario, esprimere a tutta lapopolazione residente la propria gratitudine e felici-tazione per il sostegno avuto lungo questo anno pertutte le iniziative che hanno coinvolto i componentidel sodalizio d’ogni ordine di grado e di età. Gli Alpini sono sempre vigili e presenti a tutte le ma-nifestazioni pubbliche ed ordinarie che scandisconoil calendario territoriale. Con il loro gagliardetto par-tecipano ad ogni evento significativo della nostra co-munità, stabilendo un solido legame che, all’insegnadella tradizione, unisce cittadini di ogni rango e cetosenza distinzione alcuna. L’anno che ormai volge altermine, ha visto il nostro gruppo locale, composto dioltre duecento associati, misurarsi con una Sagratradizionale, che ha fatto partecipe volontariamenteogni strato sociale del nostro paese riuscendo ancorauna volta tra le migliori delle pur tante analoghe ma-nifestazioni.Il ricavato della festa popolare è stato destinato inparte al rifacimento del campo sportivo dell’Oratorio,e approfittando delle ferie estive, alcuni volonterosidel gruppo si sono adoperati per rimettere a nuovo ilpavimento di marmo della nostra chiesa parrocchia-le, ottenendo lo splendido risultato che si può vederedalla foto. Lo scorso 9 luglio, gli Alpini hanno festeg-

giato il 90° anniversario della fondazione dell’A.N.A.e si sono lasciati fotografare davanti al loro monu-mento insieme a don Cesar Cardoso, il parroco diOnna, invitato a Telgate per il sostegno ai suoi terre-motati d’Abruzzo.Mentre restituiamo volentieri al nostro gruppo telga-tese i ringraziamenti per le loro attività, il capogrup-po degli Alpini di Telgate Renzo Cocco desidera ricor-dare gli appuntamenti che l’A.N.A. locale ha messoin cantiere per l’anno prossimo:- adunata Nazionale a Bergamo il prossimo 7, 8, 9

maggio 2010- 60° di fondazione del gruppo di Telgate- 40° anniversario d’inaugurazione del monumento

all’Alpino.

Un doveroso ringraziamento

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“Le sospirate vacanze al mare dopo un anno di attesa e …tornare acasa senza aver fatto un bagno…!!!”.Vi sembrerà strano eppure è proprio così: è capitato a me!!!È risaputo che il mare dell’Adriatico non è quello delle Maldive: spiag-gia bellissima, ma… a parte le alghe (frutto della natura) il mare diSottomarina era veramente una “fogna” a cielo aperto...!!!Per questo motivo ho deciso di proporre alla redazione la creazione diquesta nuova rubrica che tratterà argomenti relativi alla salvaguardiadell’ambiente, con la speranza che la sensibilità di ognuno di noi portia non peggiorare ulteriormente la situazione degradante del pianeta…

(Leggete il sussidio per l’animazione ecclesiale in tema di tutela dell’ambiente e il messaggio per laquarta giornata per la salvaguardia del creato che trovate nelle pagine seguenti)

AMBIENTEa cura di Elisabetta Consonni • n. 1 - 9/2009

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continua…

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Novembreè il mese dedicato tradizionalmente ai nostri defunti. Quale migliore occasione per pubblicare questa

poesia che veniva insegnata nella scuola elementare dalle nostre maestre per offrire ai fanciulli uno spuntodi riflessione che aiuta a comprendere la realtà dei nostri cimiteri.Trovata tra il nutrito carteggio della Maestra Brevi Clementina, questa composizione intensa e compiuta,viene ancora rammentata da molte persone di Telgate che l’impararono a memoria.Speriamo di far cosa gradita a tutti coloro che ne sapranno apprezzare il profondo significato religioso emorale.

Al cimiterotutto è sereno

sanno di sepolcrii viali ghiaiosi

non inducono agli incontricon le tombe dei cari morti

che attendono con ansia le preghiere

per i loro cari sepoltise potessero parlare

vorrebbero insegnarea mettere più ordine

a tutto quanto occorre.Là diamo lumi e fiori

insieme ai nostri piantima l’unico conforto

che ci toglie dall’oblioè la nostra preghiera

che ci ricongiunge a Dio

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Sono Serena Tripodi, una studentessa di medicinadell’università di Brescia. Quest’anno avevo decisodi trascorrere le vacanze estive in un modo un po’diverso dal solito e così, grazie al SISM (SegretariatoItaliano Studenti di Medicina) di Brescia, sono anda-ta in Brasile. Attraverso questa organizzazione è in-fatti possibile fare della esperienze di tirocinio inospedale (Clerkship) o seguire dei progetti di ricercain università (Research Exchange) di un paese stra-niero.Per riuscire a partire è necessario sostenere un esa-me in lingua inglese, ed eventualmente in un’altralingua conosciuta. Dopo di chè viene stilata unagraduatoria (in cui vengono assegnati dei punteggi,anche per agli esami universitari sostenuti e le atti-vità di collaborazione con l’organizzazione) e in ba-se a questa ciascuno decide la propria meta.Preparati quindi i documenti e finiti gli ultimi esamiil 30 luglio sono partita dall’aeroporto di Malpen-sa,con un po’ di preoccupazione per quello che miaspettava, verso Curitiba, la capitale del Paranà,uno degli stati federali del Brasile, che si trova asud, sotto quello di San Paolo.Curitiba è una città molto europea, con grattacieli,centri commerciali e molto traffico: è in sostanza di-versa da come ci si può immaginare una città brasi-liana.Nel corso degli ultimi secoli sono giunte qui moltecolonie di italiani, tedeschi, giapponesi, polacchi equindi, camminando per strada, ti puoi trovar difronte a persone molto diverse, anche dalla pellemolto chiara. Nel nord del Brasile si trova invece

molta gente dalla pella più scura: sono i discendentidegli schiavi portati dall’Africa al Nuovo Mondo.Questa è una delle caratteristiche del Brasile: l’ete-rogeneità di popoli, culture e tradizioni che si sonoincontrate per formare un mix molto particolare.Un’altra peculiarità di questo paese è di essere mol-to giovane, sia come istituzioni sia come storia, e diessere molto ricco di risorse naturali che purtroppoperò in molti casi vengono eccessivamente sfruttatee quindi distrutte (foresta amazzonica).La cosa che indubbiamente mi ha colpito di più du-rante il mio soggiorno è la spontaneità e l’acco-glienza dei brasiliani nei confronti dell’altro. Per loroil corpo è un mezzo per esprimere se stessi e questoè ben evidente non solo attraverso la loro passioneper il ballo, ma anche dal fatto che in Brasile ci sisaluta sempre con un abbraccio e un bacio sullaguancia, anche tra persone che si incontrano per laprima volta!La mia esperienza nella città di Curitiba è consistitain tre settimane di tirocinio in ospedale.È stato difficoltoso iniziare perchè in quel periodo,essendo nell’emisfero sud inverno, era scoppiato ilproblema dell’influenza H1N1, detta comunementeinfluenza suina.La città era stata definita epidemiologicamente peri-colosa e per motivi di sicurezza, io e gli altri studen-ti stranieri giunti lì per lavorare in ospedale, non ab-biamo potuto iniziare le attività durante la primasettimana.Quando finalmente siamo entrati in ospedale abbia-mo trovato un ambiente molto ospitale ed acco-

UN MESE IN BRASILE

La città di Curitiba, Brasile In ospedale

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gliente, nel senso che sia i medici sia gli studentibrasiliani che abbiamo incontrato hanno cercato su-bito di farci partecipare alle attività dei vari reparti,mostrandoci diverse pratiche mediche e facendocianche sperimentare in prima persona.Ho frequantato i reparti di ginecologia e ostetricia,traumatologia, chirurgia generale e il pronto soccor-so.Ho imparato molto e conosciuto un’organizza-zione universitaria e ospedaliera diversa dalla no-stra. In Brasile gli studenti di medicina possono comin-ciare a far pratica molto presto, a differenza dell’Ita-lia, dove uno studente può laurearsi senza aver maifatto un prelievo o praticato una sutura.L’inconveniente è che a volte questi studenti impa-rano a spese del paziente perchè non vengono se-guiti adeguatamente dal medico tutor, spesso anchea causa di carenze di perosonale rispetto alla do-manda di servizi.Credo che bisognerebbe trovare una via di mezzotra il modello italiano, ovvero molto studio sui libri epoca pratica coi pazienti, e il modello brasiliano, incui gli studenti sono un po’ lasciati a loro stessi inospedale e a volte “sfruttati” come manodopera acosto zero.Questa esperienza in Brasile è stata quindi molto in-teressante non solo perchè mi ha permesso di cono-scere un paese con tradizione, cultura e organizza-zione diverse dalle nostre, ma anche persone che mihanno arricchita sia professionalmente che umana-mente.Inoltre viaggiare rende più flessibili, apre la mente alnuovo e al diverso e ti aiuta a comprendere che nontutto gira intorno a te!

UNO SGUARDOSULLA REALTÀ BOLIVIANAÈ il 31 agosto e sono le 22 circa.Dopo aver recuperato le valigie dal nastro trasporta-tore cerco faccie amiche.Trovati i miei cugini, finalmente esco dall’aeroportodi El Alto, dopo un’ estenuante giornata di viaggio. Sono a La Paz, capitale della Bolvia, a quasi 4.000metri sul livello del mare, e mentre in macchina cidirigiamo verso casa, mi si riapre davanti agli occhiun paesaggio già visto, quasi dimenticato, ma delquale mi è rimasto dentro qualcosa. Osservo unadistesa di case, catapecchie, palazzi che sembranoaver occupato ogni spazio possibile, accatastandosie arrampicandosi nella vallata in cui la città si è svi-luppata nel corso degli anni. È difficile immaginareun paesaggio del genere per chi non l’abbia mai vi-sto. Attraversando il traffico della città, che si atte-nua solo durante la notte, arriviamo all’abitazionedi mio zio e della sua famiglia. Sto parlando di Ric-cardo Giavarini, telgatese d’origine ma boliviano nelcuore, missionario laico in America Latina per ilM.L.A.L. (Movimento Laici America Latina), da quasiquarant’anni.La sua casa è sempre aperta a tutti, un porto di ma-re dove vengono ospitati molti volontari, giunti quiper dare una mano nei vari progetti, ma anche viag-giatori, amici o parenti, come nel mio caso.Il mio soggiorno è stato breve e per lo più di piacere,ma quello che vorrei raccontare in queste poche ri-ghe è quello che ho colto del mondo boliviano e del-l’attività di mio zio.La Bolivia, uno dei paesi più poveri del Sud America,è un luogo di sofferenza, di soprusi e di privazione

Carcere per minori, progetto Qualauma La città di La Paz, Bolivia

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per molti dei suoi abitanti, ma è anche un posto chenasconde meraviglie straordinarie, paesaggi stupen-di e la forza di un popolo che vuole cambiare le co-se.Uno dei progetti del M.L.A.L., ad esempio, ha comeobiettivo la costruzione di un carcere per minori,che ora si trovano invece insieme agli adulti. Lo sco-po è quello di dare a questi ragazzi un luogo in cuipossano essere valorizzati e avere unaseconda possibilità di esprimersi,di vivere. Gli educatori che sa-ranno presenti nella nuovastruttura dovranno cercare diaiutarli ad acquisire il verosenso di giustizia e le-galità, e ad impara-re un mestire attra-verso il quale po-tranno avere nuoveprospettive per il

loro futuro, una volta scontata la pena.In questo lavoro Riccardo Giavarini e il suo equipehanno speso impiegato tanto tempo ed energie, madevono anche ringraziare tanti, come il GruppoMissionario di Telgate, che hanno creduto in loro ehanno deciso di appoggiarli.Questo è solo uno dei tanti progetti di cui si occupa-no asociazioni Onlus e volontari provenienti da tut-to il mondo e che cercano, col loro impegno quoti-diano di affrontare le tante difficoltà di questo pae-se: corruzione, sfruttamento minorile, schiavitù,analfabetizzazione, ingiustizia sociale.Il messaggio che credo sia implicito in tutto questo èche un mondo diverso è possibile, ma bisogna cre-derci davvero e comiciare a coltivare in ognuno dinoi i semi del rispetto, della solidarietà e della lega-

lità. Solo con lo sforzo di tutti le cose possono edevono cambiare.

Tripodi Serena

Pellegrinaggio al santuario di Adro Madonna della neve

Bene! Anche questa volta ci siamo trovati di prima mattina e con grande sorpresa non eravamo le solite persone (fuori di testa) mac’erano volti nuovi che si sono uniti a noi, tra cui una signora che vanta una buona età e con un fisico niente male, per arrivare alsantuario di Adro. Con questo bel gruppo siamo partiti da Telgate alle 5 del mattino, camminando, cantando e pregando senza ac-corgerci siamo arrivati sul posto alle 7,45 per animare e partecipare alla S. Messa. Dopo la funzione abbiamo scattato la foto digruppo, come potete vedere un bel gruppo, e subito dopo abbiamo rotto le righe andando a fare una buona colazione. Siamo con-tenti di questo pellegrinaggio perche c’è stata una buona partecipazione. Ringraziamo il sig. Sandro Brevi che con la macchinadella Protezione Civile ci ha accompagnato senza aver usufruito del servizio. Vi faremo sapere quando ci sarà il prossimo pellegri-naggio a piedi dove vi aspettiamo tutti e ricorda c’è un posto anche per te!

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In questi anni, la nostra associazione “GOCCE NELL’OCEANO”, si èposta come obiettivo quello di dare spazio ai nostri ragazzi colpiti dadiverse patologie e con differenti gravità affinché gli stessi, attraversovarie iniziative, potessero manifestare le loro abilità.Per poter far ciò abbiamo coinvolto volontari di varie fasce di età chehanno dato e continuano a dare ai nostri ragazzi ed alle rispettive fa-miglie tanto affetto, aiuto e sostegno con il supporto di educatori qua-lificati.Per sintetizzare abbiamo organizzato:1. corso di ippo terapia;2. 1° percorso teatrale;3. varie serate al bowling;4. varie pizzate;5. carnevale presso gli alpini;6. fine anno presso gli alpini;7. ecc. ecc. ecc.8. 2° percorso teatrale.

A settembre scorso (anno 2008) abbiamo iniziato un percorso di “LA-BORATORIO TEATRALE” attraverso il quale si è puntato ai seguenticontenuti:• la relazione io / altro / gruppo;• il corpo comunica;• il gioco come luogo d’incontro;• il gioco teatrale, far finta di… immedesimarsi, immaginare, creare;• creare spazi di narrazione e di condivisione di sé e della propria sto-

ria.A conclusione di questo percorso, in collaborazione con le Scuole Me-die di Telgate, abbiamo organizzato una rappresentazione teatrale daltitolo

AVVICINARSI ALL’ARTE

Che si è svolta:

MERCOLEDÌ 10 GIUGNO 2009 DALLE ORE 14.15 ALLE ORE 16.30PRESSO IL CENTRO SPORTIVO DI TELGATE

AVVICINARSI

ALL’ARTEA cura di

ASSOCIAZIONE GOCCE NELL’OCEANO TELGATE

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Con la presenza dei ragazzi delle scuole medie, della di-rigente scolastica, degli insegnanti e dei genitori liberi daimpegni di lavoro.La rappresentazione si è svolta in un clima festoso e conla calorosa partecipazione di tutti in particolare dei ra-gazzi.I nostri “attori” sotto l’attenta direzione dell’educatricenonché regista della rappresentazione hanno potuto ma-nifestare le loro abilità sulla base di quanto acquisito nelcorso dei mesi di lavoro.Nel corso del mese di giugno abbiamo iniziato a pro-grammare un nuovo percorso che vedrà le scuole mediecoinvolte sin dall’inizio del progetto con l’augurio di ot-tenere lo stesso successo conseguito con la rappresenta-zione di questo anno.Inoltre con l’inizio del mese di settembre abbiamo inizia-to a programmare le nuove attività per l’anno 2009/2010di cui vi daremo notizia prossimamente. Per poter svol-gere tutte le attività avremmo la necessità di avere connoi dei collaboratori volontari ed approfittiamo di questoarticolo per sollecitare coloro che avessero un po’ ditempo libero e desiderio di confrontarsi con la realtà del-la disabilità di contattarci insieme faremo grandi cose.

Ogni giorno, nelle relazioni con lagente, abbiamo diversi modi dicomportarci e molte volte senzapensare se, le nostre azioni, i no-stri pensieri o le nostre esterna-zioni, siano di offesa verso il no-stro interlocutore. È di fondamen-tale importanza che le relazioniverso gli altri siano sempre medi-tate e ponderate al fine di evitareincomprensioni che, spesso, dan-no origine a forti attriti e conflittia volte di difficile risoluzione.Forse molti comportamenti sonofuorviati da notizie ricevute nonveritiere, da scarsa o non esattaconoscenza dei fatti, dalla super-ficiale lettura dei vari accadimentiche quotidianamente viviamo. Perquanto sopra, possiamo afferma-re che gli stolti, i quali non cono-scono la verità, attribuiscono al-l’ira di Dio la colpa di una burra-sca in mare, le piogge eccessive,l’inverno eccessivamente rigido,qualche disgrazia sia fisica cheeconomica, mentre non pensanomai che questi fatti sono,in molticasi, esclusivamente parte deinostri comportamenti e quindi ef-fetti delle nostre azioni. A questo punto è opportuno sot-tolineare che ci sono cose chenon possono nuocerci, altre chenon vogliono nuocerci. Del primo non ci possono nuoce-re i fenomeni che hanno le loro

leggi. L’universo che ci proponegli inverni, le estati, le piogge etutti gli avvenimenti climatici piùo meno terribili, le malattie, gliinfortuni e quant’altro coinvolge ilnaturale ciclo della nostra vita.Appartengono al secondo gruppoi buoni magistrati, i genitori, imaestri, gli amici sinceri ecc. ilcui castigo va accettato come unbisturi, o un digiuno o quanto cida dolore al fine di migliorarci. Sesiamo stati puniti, non pensiamosolo a ciò che subiamo, ma anchea ciò che abbiamo fatto, diven-tiamo giudici della nostra vita.Ti diranno che qualcuno ha par-lato male di te: rifletti se tu nonsia stato il primo a farlo, pensa diquanta gente parli male tu. Riflet-tiamo che alcuni non fannoun’offesa ma la ricambiano, altrila fanno a nostro vantaggio, altriper costrizione, altri senza accor-gersene. Insomma abbiamo sottogli occhi i difetti altrui e dietro lespalle i nostri. In effetti c’è una gran parte degliuomini che ce l’ha non con i pec-cati ma con i peccatori. Un esamedi coscienza ci aiuterà a mode-rarci se ci chiederemo: “Non ab-biamo forse anche noi fatto qual-cosa di simile? Non abbiamocommesso un tale errore? Ci con-viene forse condannare questo?”.La cura più efficace prima di ogni

nostra azione è prendere tempoper serenamente riflettere. È mol-to bello ed istruttivo il detto:“Dall’albero del silenzio pendeil più bel frutto, la pace”.Se poi riflettiamo, appunto conserenità, sulla parola “vendetta”,oggi molto usata, possiamo affer-mare che è una parola estrema-mente disumana cui si da pur-troppo valore positivo. Neanchegli animali usano vendetta verso iloro simili.Quanta sofferenza viene perpe-trata in nome della vendetta. Tut-ta la storia dell’umanità è costel-lata dalla vendetta che è l’esattocontrario del perdono. Ma stupi-damente ci sentiamo soddisfattinell’esternare di aver “vendicato”qualcuno o qualcosa e strana-mente non diciamo a nessuno oci vergogniamo nel manifestare diaver perdonato. “Verrà tempo in cui scenderàl’inverno sul nostro corpo e lamente rivedrà la vita passata ir-rimediabilmente chiusa. Solo al-lora, ci renderemo conto diquanto bene avremmo potutoelargire e di quanto male abbia-mo invece causato. Ma, forse inquel momento, non avremo piùtempo per chiedere alle nostreazioni buone di riscattare le of-fese fatte”.

Belotti Roberto

La nostra vita dipende dai nostri comportamenti

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Sapori Bergamaschimagazine

Salumi

Nella civiltà contadina bergamasca, l’alleva-mento del maiale e la lavorazione delle suecarni hanno da sempre rivestito un ruolo im-portantissimo sia a livello alimentare sia co-me investimento per integrare la scarsa eco-nomia della vita rurale.

Zona di produzione > Provincia di Bergamo.Caratteristiche > Realizzato con carni di“suino pesante italiano”.Sapore > Più o meno intenso in base alla la-vorazione.Descrizione > “Ol salam de la bergamasca”è prodotto con carni provenienti da esemplaridi “suino pesante italiano” di 160 chili. È unodei prodotti tipici più caratteristici della civiltàrurale. Era, e ancora in molte realtà continuaad esserlo, quello che si offriva a parenti,amici e conoscenti in visita, insieme all’im-mancabile “cales de chel bù” (calice di quellobuono). Ogni contadino o produttore aveva la sua ri-cetta segreta, perché il salame era l’emblemadella famiglia o della casata. “L’è chel del Lui-ge ol Barba, ol piò bù de la val” (è quello delLuigi detto il Barba, il più buono della valle)una della tante presentazioni che potevanoavere tre fette di vero salame bergamasco of-ferte, come una grande rarità ad amici e per-sone di riguardo. Si rarità, perché “ol salam”,nella realtà contadina, lo si produceva solouna volta l’anno, quando si ammazzavano imaiali ingrassati per mesi e mesi. E come unararità veniva custodito attaccato al soffitto,nelle cantine, dove il budello, che proteggevail prezioso e delicato impasto, si arricchiva diquelle muffe che sono una delle caratteristi-che particolari di questo squisito prodotto. Oggi, per la maggior parte, viene realizzatoindustrialmente con tecnologie avanzate che,oltre a fornire una lavorazione molto simile a

quella manuale di una volta, garantisconoprodotti perfettamente in regola con le normesanitarie imposte dalla Comunità Europea. Recentemente gli operatori del settore hannopensato di inoltrare la domanda per la conces-sione della Dop, vista anche la grossa produ-zione di suini bergamaschi che il territorio ha.Produzione > Viene realizzato con carni fre-sche di “suino pesante italiano”: 160 chili cir-ca. La parte magra, come la tradizione vuole,proviene da tagli nobili: coscia, spalla e coppae nell’impasto deve essere il 70-75 per centocirca. La parte grassa, invece, che è il restan-te 25-30 per cento, si ricava dal sottogola opancettone. Il tutto deve essere macinato conuna grana di 8 millimetri. Per conferire al prodotto finito gusto e aromiparticolari, all’impasto vengono aggiunti: pepenero nella dose minima di 80 grammi ogni100 chili di prodotto, vino rosso, spezie edaglio fresco pestato e messo in infusione nelvino. Dopo la prima lavorazione, l’impasto viene in-saccato in budelli crespone (tratto iniziale delcolon) o cresponetto (tratto interno del co-lon), e poi si effettua la legatura a mano. Conservazione > La stagionatura, che nondeve essere inferiore a 40 giorni, avviene inluoghi freschi ed areati. In questo periodo sul budello si forma la ca-ratteristica muffa che varia dal colore bianco-grigio fino al verde. La muffa deve essere uniforme su tutto il sa-lame. Caratteristiche > Il diametro non deve esse-re inferiore agli 8 centimetri e la lunghezzaminima è di 30 centimetri. Il peso all’insacconormalmente è di un chilo e mezzo. La pasta ha colore rosso per la parte magra,con inserti di grasso di colore bianco. Ha un profumo molto intenso e caratteristicoed il sapore varia da lavorazione a lavorazio-ne, in base alle spezie ed agli aromi che ven-gono aggiunti all’impasto. Mai, in tutti i casi,aggressivo e piccante. Quasi sempre saporito,ma allo stesso tempo delicato. All’assaggio ilprodotto, di norma, quasi si scioglie in bocca,trasmettendo tutti i suoi profumi e gli aromi.

Anno 1 n. 2A cura di Elisabetta Consonni

NOTIZIARIOCorale Parrocchiale Telgate

Concerto Natalizio14a edizione

SABATO 19 DICEMBREore 20,30

Chiesa Parrocchiale Telgate

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PubblicitàOttimismoAffrontare i problemi produce coraggio,

consapevolezza e senso

PARROCCHIA S. NICOLA DI BARI IN MONTICCHIO (AQ)

Cari amici di TelgateVi scrivo queste poche righe di ringraziamento, mosso non da un rituale ripetitivo di doverosi grazie

ma da un profondo bisogno di lodare Dio per le persone che sono state suoi strumenti di provvidenza nel soc-correrci quando abbiano avuto la necessità. Voi siete stati messaggeri di speranza e avete mostrato quanto pos-sa essere grande il cuore di chi vede nel prossimo anche se lontano e sconosciuto il fratello da aiutare nel ritro-vare fiducia in se stesso e a riprendere il normale corso della vita. La solidarietà ricevuta alimenta in noi la con-vinzione che veramente non siamo soli quando la sciagura ci colpisce e c’è sempre una mano prodiga di atten-zioni e di incoraggiamenti quando meno ce lo aspettiamo .Dovete essere fieri di aver contribuito a rialzare subito chi e caduto perché il principale dramma che può colpi-re l’Aquila e di rimanere a terra senza la pronta spinta a rialzarsi per continuare camminare speditamente. Con profonda stima e gratitudine, vi ricordo nella preghiera comunitaria affinché il Signore moltiplichi, nellavostra vita, il bene che avete fatto.Con affetto

don Cesare Cardozo

BATTEZZATI IN CRISTOPAGLIARO ALESSANDRO di Mauro e Perletti RobertaBERTOLI RICCARDO di Roberto e Gambirasi MichelaBREVI BEATRICE di Sauro e Bonetti ElianaFELOTTI GABRIELE di Marcello Giacomo e Colombi GiovannaALARI ANDREA di Giuseppe e Locatelli Mariateresa

SPOSATI IN CRISTOBREVI LORENZO con VAVASSORI MARIA ANGELARUGGERI ENRICO con BONETTI FRANCESCAANDREINI MICHELE con RIGAMONTI ROMINA

TORNATI ALLA CASA DEL PADREGALLINA GIANLUCA di anni 29PANSERI CARMEN di anni 59FELOTTI MARIA ROSA di anni 57BERTOLI GIANLUIGI di anni 71SANDRINELLI GIUSEPPE di anni 85

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Anagrafe ParrocchialeAnagrafe Parrocchiale

Il gruppo di battezzati di domenica 11 ottobre 2009Bertoli Riccardo, Brevi Beatrice, Felotti Gabriele, Alari Andrea, Pagliaro Alessandro con i genitori, padrini e parenti

Rev.do Arciprete CORNOLTI don TARCISIOtel. 035.830674 - fax [email protected] - www.parrocchiatelgate.orgDirettore Oratorio Rev.do NESSI don LUCAtel. 035.830256 - [email protected] RIZZI Mons. GILDO tel. 035.4421168Rev.da SUOR CARMELA tel. 035.830743REDAZIONE NOTIZIARIO PARROCCHIALEtel. 035.833850 - fax 035.833850 - [email protected] c/o CASA PARROCCHIALE martedì dalle 9,30 alle 11,00 - tel. 035.833850 - [email protected] PRIMO ASCOLTO CARITASc/o CASA PARROCCHIALEmartedì dalle 20,30 alle 22,00 - sabato dalle 9,00 alle 11,00secondo e quarto martedì del mese dalle 17,00 alle 19,00 sportelloprimo ascolto per situazioni disagio mentaletel. 035.833850 - [email protected] CENTRO ITALIANO FEMMINILEPOMA AUSILIA - tel. 035.830787CORALE PARROCCHIALE S.G. BATTISTACONSONNI ELISABETTA - tel. 035.831000 - cell. 338.7996937 - [email protected] CORO ARCOBALENOPESENTI MOIRA - tel. 035.830114CORO ALBACHIARAREDOLFI ORNELLA - tel. 035.4420335CORPO BANDISTICO MUSICALE “TELGATE 90”PESENTI EMANUELE - cell. 335.6923437 - [email protected] DOMICILIARITÀRev.do Arciprete CORNOLTI don TARCISIO - tel. 035.830674GRUPPO MISSIONARIO PARROCCHIALE c/o CASA PARROCCHIALE giovedì ore 20,30 - PEZZOTTA LUISA - tel. 035.830292

Sacramento del Battesimo: si celebra in forma comunitaria, senza la S. Messa, la seconda domenica delmese alle ore 11,30 e la quarta domenica del mese alle ore 16,00. I genitori sono pregati di chiedere ilBattesimo per tempo affinché il sacerdote possa avere un incontro con la famiglia prima della celebrazione.

Sacramento del Matrimonio: i fidanzati sono pregati di annunciarsi almeno quattro mesi prima della data fissa-ta per le nozze. Premettano alla richiesta del sacramento un corso di preparazione al matrimonio. Tale corsoin parrocchia si tiene abitualmente nei mesi invernali.

Per i malati: i parenti sono pregati di informare i sacerdoti in caso di malattia di un familiare, esprimendo cosìche si gradisce la visita del sacerdote in casa o in ospedale. Tutti i primi venerdì del mese si passa per la con-fessione e comunione ai malati.

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