Di cosa ha bisogno La Tenda per vivere il...

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Spazio Aperto Comunità La tenda Spello - Cà Rapillo Di cosa ha bisogno La Tenda per vivere il futuro? Uno spazio aperto di riflessione, discussione, proposte ed esperienze

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Spazio Aperto – Comunità La tenda

Spello - Cà Rapillo

Di cosa ha bisogno La Tenda per vivere il futuro? Uno spazio aperto di riflessione, discussione, proposte ed esperienze…

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30 ottobre 2009
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Spazio Aperto

Questi ultimi anni sono caratterizzati da grandi cambiamenti, che ci interrogano come persone e come società civile, ponendoci di fronte a nuovi bisogni e nuove incertezze. Ciò sembra ancora più evidente guardando “con gli occhi” delle persone più in difficoltà, cui La Tenda dal suo inizio ha deciso di rivolgersi. Se questo comporta sforzo e capacità di rimanere in ascolto dei bisogni che cambiano e delle storie che i nostri amici ci portano è ormai altrettanto chiaro che la stessa Comunità

La Tenda necessita di poter cambiare e soprattutto di potersi ripensare alla luce di tutto questo, trovando nuove strade per accogliere i bisogni e le necessità in coerenza con i valori e le scelte che da sempre ci hanno contraddistinto.

A questo proposito, dall’inizio del 2009 si è avviato un percorso di riflessione che coinvolge l’intera organizzazione in ogni sua parte, con l’aiuto di Marina Galati che ci sta accompagnando in questo percorso. Ciò ha comportato finora una serie di incontri che hanno successivamente coinvolto i “vari gruppi” che animano La Tenda, dal consiglio di amministrazione, fino alle singole équipes.

Sono così potute emergere le “tante anime” che ci contraddistinguono, le diverse culture e le diverse sensibilità, fonte a volte di conflitto, ma al contempo espressione di creatività e potenzialità in assoluto da valorizzare.

L’evento del 30 ottobre, rappresenta il momento conclusivo di questa prima parte di percorso e l’occasione privilegiata di raccogliere tutti i contributi, le riflessioni, le idee, in una parola tutto il patrimonio culturale che soggiace “alla Tenda” e che ne anima tanto le idee quanto le scelte. “Di cosa ha bisogno la Tenda per vivere il futuro” è sembrata la domanda più idonea per esprimere tutto questo e la si è voluta rivolgere ad ogni persona che in qualche modo è coinvolta in questo nostro operare: i soci, i volontari, i dipendenti, le persone che mettono la loro professionalità a servizio dei nostri progetti.

Partendo da questa domanda si animerà una giornata di “spazio aperto”, dove un susseguirsi di incontri di gruppo, ma anche di scambi informali, di occasioni di ri-incontrarsi e parlare, ci condurranno alla elaborazione “a più mani” di un documento dove possano raccogliersi tutti i contributi, dal più piccolo al più grande, che costituiranno la base “per ripensarsi verso il futuro”.

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Spazio Aperto

L’esperienza di oggi abbraccia un processo metodologico partecipativo chiamato “open space”. Esso è uno spazio in cui ciascuno può sentirsi libero di partecipare nelle modalità che riterrà più opportuno.

E’ un metodo derivato dalla convinzione che le idee, le comunicazioni e gli scambi tra le persone avvengono non in spazi strutturati o rigidamente creati ma piuttosto in spazi aperti della vita quotidiana, durante il coffe break, aspettando in una stanza o in un corridoio.

In questo spazio aperto ciascuno di voi potrà proporre idee, gruppi di discussione e riflessione invitando gli altri a parteciparvi.

Ci saranno sessioni assembleari durante le quali si potranno raccogliere le diverse proposte. Dopodiché ci si divide in piccoli gruppi che saranno condotti dalle persone che hanno proposto le discussioni.

Ciascuno di voi è libero di partecipare, scegliere un gruppo o cambiarlo, scambiare idee con gli altri mentre stanno bevendo il caffè o mentre passeggiano nel parco qui fuori.

Ogni gruppo provvederà a fare una sintesi della discussione, tutte le sintesi saranno inserite in un report finale che verrà a voi tutti consegnato a fine giornata.

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Comunità e Cooperativa : chi è dentro e chi è fuori

Nomi non in antitesi. La Comunità è il nome che dà identità alla Cooperativa. La Comunità “La Tenda” porta dei valori

che vanno al di là di ciò che è una Cooperativa Sociale, ciò che determina il rapporto con l’esterno è il messaggio che cerca di portare all’esterno: CONDIVISIONE dell’esperienza,

valori e bisogni, ACCOGLIENZA delle diversità, VOLONTA’ di entrare in RELAZIONE. Normale percorso di un gruppo. Strade nuove ed irrigidemto. Perché ha portato a tutti questo scontri? “Gruppo storico” e “gruppo dei nuovi”: riconoscimento, cambiamento, aspettative. Problema della

prevaricazione e accettazione dell’altro. Il gruppo si è comunque evoluto, al di là delle discussioni. Per il futuro: Volontariato Formazione Maggiori momenti di incontro, in cui ti confronti Anticipare i tempi Riscrivere la storia: aiuta i nuovi per conoscere il percorso evolutivo, prendere consapevolezza, per

chi è fuori lavorativamente è un’appartenenza e una condivisione di pensiero.

Sessione: Prima Chi ha proposto il tema: Emanuela Toni Gruppo: 1 Numero partecipanti: 11

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Prendersi cura dell’organizzazione

La CLT, negli ultimi anni, è stata molto più orientata all’organizzazione e alla

strutturazione dei servizi e dei progetti che non all’organizzazione generale della Cooperativa (fino ad oggi delegata ad una sola persona).

Paura della divisione dei ruoli e delle responsabilità e dell’assunzione degli stessi: appare comunque la giusta direzione, già intrapresa e da potenziare. Trovare il giusto compromesso tra una buona organizzazione (con ruoli e responsabilità definite) e un clima di condivisione e corresponsabilità.

Priorità assoluta e obiettivo attuale la necessità di prendersi cura dell’organizzazione della Cooperativa in senso generale.

La CLT ha bisogno di prendersi cura di se stessa. 4 picchetti (essendo una Tenda): – ORGANIZZAZIONE (potenziare la strada già intrapresa nella differenziazione

di ruoli, responsabilità, competenze, gerarchie, riconoscimento economico, …).

– FORMAZIONE (tecnica e generale degli operatori). – COCCOLE E CAREZZE (accogliere le persone: operatori, utenti, …;

gratificazioni, maggiore “leggerezza” nel vivere ferie e malattie, più attenzione alle relazioni “comunitarie”, …).

– VALORI (non vergognarsi di avere dei valori condivisi e di proporli agli altri). Si esprimono valori anche nel modo in cui si sta dentro le regole e ci si rapporta con gli Enti pubblici.

Sessione: Prima Chi ha proposto il tema: Annachiara Papa Gruppo: 2 Numero partecipanti:7

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Prendersi cura dell’organizzazione

Sessione: Prima Chi ha proposto il tema: Annachiara Papa Gruppo: 2 Numero partecipanti:7

IMPRESA SOCIALE: non si può più scegliere se essere o meno “impresa”, è la realtà di oggi. Dobbiamo cercare il modo di fare impresa nella forma che ci sembra più opportuna e che già oggi ci contraddistingue. Affrontare l’argomento “impresa sociale” senza avere la visione negativa del termine. Avere una buona organizzazione strutturata, gerarchica, aiuta l’organizzazione a funzionare meglio e a tutelare i singoli. Essere forti e strutturati significa anche essere più credibili all’esterno. Proposte: valorizzare le competenze e le “vocazioni” dei singoli, più persone impegnate nell’organizzazione. Le persone sono diverse dai ruoli: dobbiamo imparare a conoscere e riconoscere le persone al di fuori dei ruoli che svolgono in Cooperativa, soprattutto nella nostra realtà in cui i ruoli non sono ben riconosciuti. Necessità di incontrarsi al di fuori del contesto lavorativo quotidiano.

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Mantenersi in forma

Mantenerci In Forma significa mantenersi vivi e in sostanza significa: 1) esserci 2) integrarsi, cioè scambiarsi le caratteristiche, le modalità lavorative La Tenda ha prodotto cultura ma non ha ancora condiviso un metodo, manca uno scambio tra

gli operatori su quello che si fa e si è: in sintesi siamo giunti alla conclusione che occorre contaminarsi attraverso la relazione. Il fatto che adesso siamo in tanti, fa sì che i vecchi soci si conoscano sempre allo stesso modo,

senza considerare che le persone sono cambiate, ci sono stati dei passaggi (ognuno di noi ha cambiato la propria forma senza la possibilità di un confronto con gli altri)

Cosa intendiamo per formazione? Dare una forma mentis più ampia, allargare gli orizzonti e le vedute

Obiettivo: trasmettere l’essere, il modo di stare nella relazione

Sessione: Prima Chi ha proposto il tema: Liliana Brunelli Gruppo: 3 Numero partecipanti:8

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Mantenersi in forma

Approcci simili possono essere interscambiabili proprio perché riscontrabili in paesi diversi, con similitudini territoriali (esempio Il Caino ai suoi albori ha proposto un modello sperimentale già in uso nel territorio americano)

Sapersi contaminare conservando la propria identità (esempio del Caino che ha contaminato San Martino e il PAT e quindi ha dato la sua forma a queste ultime realtà)

Il nostro è un modello pensante non solo esecutivo: c’è gente che pensa, propone, non esegue

materialmente dei compiti e questo è il valore aggiunto Modello che ripaga, gratifica, anche se non privo di difficoltà e magari porta ad un

rallentamento nelle decisioni La contaminazione è la modalità attraverso cui si può raggiungere l’equilibrio Quello che viene fuori oggi deve essere la base del progetto futuro (Adele) Necessità: - Avere uno spazio anche fisico per la formazione - Interscambio con altre realtà, anche estere

Sessione: Prima Chi ha proposto il tema: Liliana Brunelli Gruppo: 3 Numero partecipanti:8

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Come mantenere un’ambivalenza che ci aiuti a …

AMBIVALENZA COME … • UNIONE DELLA STORIA DEI SINGOLI • EQUILIBRIO TRA DIVERSI LIVELLI – NEI RAPPORTI PERSONALI, DI EQUIPE E

ALL’INTERNO DELLA COMUNITA’/COOPERATIVA • TRANSIZIONE DAL VECCHIO AL NUOVO – EVOLUZIONE E CRESCITA • PERMEABILITA’ DI IDEE E VALORI APPORTATI DA OGNI SINGOLO INDIVIDUO • COESISTENZA DI DIVERSI APPROCCI E METODOLOGIE RELAZIONALI

NELL’AMBITO LAVORATIVO (ciascun individuo come operatore, cooperatore,

educatore, volontario, manico, confidente …) • COESISTENZA DI ELASTICITA’ & RIGIDITA’ • GIUSTA DISTANZA • CAPACITA’ DI ASCOLTO E DI IMPARARE DA TUTTI I COLLEGHI, VECCHI E

NUOVI E NON SOLO DAGLI UTENTI • SCELTA DI APPARTENENZA ALLA AMBIVALENZA COME TERRENO COMUN

TRA VECCHI E NUOVI (“TERRA DI MEZZO”) • ERMENEUTICA DELLA DISCONTINUITA’ E CONTINUITA’ (non perdere la propria

continuità sapendo però sapendo leggere i tempi)

Sessione: Prima Chi ha proposto il tema: Lella Giorgetti

Gruppo: 4 Numero partecipanti:13

Quale strada per il FUTURO: RIUNIONI MENISLI / ASSEMBLEA DEI SOCI COME SPEAZI APERTI A TUTTI APERTURA DEL GRUPPO STORICO – SCAMBIO, CONOSCENZA, SOSTEGNO E APPRENDIMENTO RECIPROCO CONDIVSIONE E SOSTEGNO SU 3 LIVELLI:

PERSONALE DI EQUIPE DI GRUPPO

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Come occuparsi e riuscire a delegare

Difficoltà da parte di alcune realtà a “lasciare”… • Grande potere della delega • Rafforzare l’ “ufficio” (= sede centrale, punto di raccordo) per aiutare a “snellire”,

rendersi più ergonomici (= ottimizzare l’utilizzo delle energie) • In “ufficio” a volte ci si sente fuori luogo: spazi, strumentazione e materiale poco

accessibile • Quando ci sono dei temi sostanziali è necessaria una restituzione all’assemblea soci

che dovrebbe diventare maggiormente momento di creazione, generazione e raccolta di idee, incentivando una maggiore partecipazione

• Mancanza di uno spazio di incontro comune per sentire “cosa bolle in pentola” • Proposta di una “lavagna raccoglitrice” di idee e possibilità di poterle anche

esprimere

Sessione: Prima Chi ha proposto il tema: Deborah Di Cicco Pucci

Gruppo: 5 Numero partecipanti:4

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Come occuparsi e riuscire a delegare

• creazione di spazi comuni che possono agevolare la conoscenza e la comunicazione (a volte punto dolente della relazione tra le diverse realtà); necessità di una conoscenza più approfondita delle persone

• per riuscire a resistere in un’impresa sociale è necessario anche uno spazio di

pianificazione e progettazione più strutturato, garantendo a chi vuole impegnarsi la possibilità pratica di farlo;

• analisi più approfondita ed adeguata dei nuovi bisogni e delle nuove domande del territorio e allargare questa raccolta condividendola maggiormente

• presenza di opportunità vicino alla nostra realtà e alla nostra mission che non conosciamo. Potremmo avere gli occhi più aperti; perché non li abbiamo?

• Forse c’è una certa paura e poca fiducia nelle potenzialità che abbiamo per

sperimentare cose innovative. • Organizzazione a 360° (es.: reperibilità diffusa) in modo che divenga una struttura

che garantisca un turn over (utilizzo di jolly?).

Sessione: Prima Chi ha proposto il tema: Deborah Di Cicco Pucci

Gruppo: 5 Numero partecipanti:4

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Valorizzare persone e gruppi

• Il concetto di Ambivalenza è vissuto bene, come due anime che convivono • Il Valore aggiunto consiste nel fatto che siamo persone pensanti, una cosa importante da

non perdere; è inoltre fondamentale che la propria identità sia forte • Siamo adulti e propositivi e a volte ci dimentichiamo di valorizzare questo aspetto • E’ utile conoscere e usare il valore degli altri per l’intera cooperativa • A volte non vediamo la crescita di chi lavora con noi • Far sì che ci sia una rete interna che incastri i diversi servizi della Tenda • I carismi sono le persone e i servizi che le stesse persone hanno contribuito a creare, ai

quali hanno dato anima • Valorizzare le capacità del singolo vuol dire fare in modo che ognuno offra agli altri le

proprie attitudini • Le gratificazioni e i riconoscimenti delle capacità e dei carismi sia delle persone che dei

servizi, arrivano a volte più dall’esterno che dal nostro interno • Utilizzare l’interscambio per valorizzarsi e imparare cose nuove • Dare fiducia è la base di ogni rapporto • Cogliere gli input e i segnali degli altri per creare condivisione e realizzare la propria

creatività, in relazione con quella altrui • La fiducia e la valorizzazione che si dà agli utenti, fa sì che si instaurino delle dinamiche di

crescita personale e soddisfazione lavorativa: saper fornire agli altri questa modalità è conseguenza di una fiducia e una valorizzazione che è stata in precedenza sperimentata su di noi

• Dare spazio a tutti per non far morire i diversi servizi, come soluzione poter inserire tutti nelle diverse attività della comunità, per conoscere e poter poi anche spendere le proprie energie nei diversi servizi: girare tra le strutture della comunità

Sessione: Seconda Chi ha proposto il tema: Liliana Brunelli Gruppo: 1 Numero partecipanti: 3

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Contaminarsi mantenendo le proprie identità

Provocazioni e pensieri in libertà…. Per contaminarsi (stare in relazione) è necessario trovare i tempi e i luoghi per

farlo. A volte ci dimentichiamo che i colleghi hanno lo stesso bisogno di essere

ascoltati degli utenti. Nonostante questo, spesso è faticoso ascoltare. Per questo è importante condividere i vissuti in maniera informale e spontanea.

….allora ci siamo domandati.. • Come è possibile contaminarsi all’esterno? • Quanto ne abbiamo paura? • Nonostante questa paura le relazioni con l’esterno hanno da sempre

permesso la lettura dei tempi rimanendo al passo con essi. • L’organizzazione per farsi contaminare non deve quindi essere

presuntuosa. cosa vorremmo fare…

• Dalla discussione emergono due punti fondamentali: • 1 è necessario avere una conoscenza della storia della Tenda tramite dei

momenti di relazione interni • 2 è auspicabile divulgare la “mission” della Tenda tramite momenti di

relazione esterni.

Sessione: Seconda Chi ha proposto il tema: Andrea Settimi Gruppo: 2 Numero partecipanti: 11

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Come fare per potenziare il sistema organizzazione

• Creare uno spazio comune dove portare le idee per condividerle. Tale spazio non può essere rappresentato dagli uffici. Spazio fisico, ricreativo, di confronto dove far circolare le idee, attento alle realtà

del territorio; “senza lo spazio non c’è il tempo…” • Nel coordinamento del sistema organizzazione (ufficio): ruoli interscambiabili, creare sottogruppi capaci di ricoprire più ruoli (non perché

tutti devono saper fare tutto ma perché nessuno abbia l’incombenza di sentirsi indispensabile); • Iniziare a riflettere su ruoli e responsabilità definendo un percorso che preveda delle tappe strutturate (passaggio della Presidenza,

ruolo del coordinatore…). riflessione anche sui sentimenti che questi cambiamenti comportano (paura di delegare, paura di assumersi alcune responsabilità, paura di non essere riconosciuto nel ruolo, paura di non riuscire a rispondere alle aspettative…);

• Potenziare “l’ufficio” con la presenza di una persona in più per sostenere gli oneri organizzativi e per garantire una maggiore integrazione tra il gruppo storico, le voci di mezzo ed i “giovani”; è necessario anche tener conto della difficoltà che potrebbero incontrare i nuovi a stare in una realtà che si interroga sul futuro;

• Visti da fuori: tempi decisionali biblici (vogliamo sempre condividere tutto per la paura di una possibile mancanza di democrazia? difficoltà nel delegare ?)

Sessione: Seconda Chi ha proposto il tema: Andrea Di Pasquantonio Gruppo: 3 Numero partecipanti:6

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Ragionare il rapporto con la città

SIAMO COME LE ROSE NEI VIGNETI • È un aspetto da non sottovalutare: è una forma di “spreco” avere tante cose da dire e non dirle all’esterno. Scegliere di fare cultura

specifica, di settore. • È anche il rapporto con il volontariato, in passato forse più curato di oggi. Lo scambio è comunicazione e condivisione • Anche il modo di porsi e di realizzare servizi nel rapporto con gli enti pubblici (improntando il rapporto alla collaborazione,

all’affidabilità, alla correttezza) è importante: rendere visibili i valori che stanno alla base del lavoro che si fa • È giusto che questi valori siano comunicati, fatti conoscere (es. bilancio sociale) • Adeguarsi alla realtà significa anche trovare lo spazio e il tempo per organizzare giornate costruttive come il recente seminario del

CNCA a Spello • Lo spazio principale di azione è l’intersezione con l’ente pubblico. La disfunzione sta nella lettura del bisogno: forniamo

principalmente prestazioni a persone più gravi o arrivate prima ai servizi, lasciando fuori un vasto gruppo di persone non gravi ma comunque portatrici di un disagio.

• Non riusciamo a dare risposte adeguate ai bisogni di molte persone che accogliamo (solitudine, incollocabilità, povertà, ecc.)

Sessione: Seconda Chi ha proposto il tema: Ugo Carlini Gruppo: 4 Numero partecipanti:6

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Ragionare il rapporto con la città

• Non riusciamo a dare risposte adeguate ai bisogni di molte persone che accogliamo (solitudine, incollocabilità, povertà, ecc.) • Il rapporto con la città deve permeare tutte le prestazioni. La Tenda rimane l’unico punto di riferimento per molti utenti passati dai

nostri servizi, sta a noi stimolare la comunità locale a fare rete e prendersene carico • Rischiamo l’ “effetto supermercato”: dal vendere ciò di cui il cliente ha bisogno al vendere a prescindere dai bisogni (o addirittura di

indurre i bisogni). • La chiave per comunicare con il territorio è l’integrazione per affermare i diritti delle persone. Non colleghiamo il futuro ai servizi, agli

strumenti, ma all’obiettivo generale. • Dobbiamo tenere insieme un’altra ambivalenza: essere operatori professionali, con servizi e progetti che funzionano, dall’altra parte

promuovere sempre la cultura dei diritti. • Mancanza di conoscenza completa del territorio da parte di tutti gli operatori: per poter offrire agli utenti risposte complete occorre

conoscere il territorio (la mappa non è il territorio!!!) • Visione “anticipata” dei bisogni delle persone, delle problematiche sociali emergenti nel territorio: per questo motivo abbiamo il

dovere di muoverci per primi in tale direzione.

Sessione: Seconda Chi ha proposto il tema: Ugo Carlini Gruppo: 4 Numero partecipanti:6

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Quali bisogni ci chiede la realtà esterna

Bisogni della realtà esterna

• Generazione degli adolescenti • Famiglie sempre più frantumate • Solitudine • Dipendenze • Comune difficoltà a stabilire relazioni significative, basato su un sistema di valori • Chiusura in piccoli mondi individuali • Senso di disorientamento che richiede punti di riferimento stabili “La Tenda”

• lavorare sul far scoprire altro, essere incisivi nella società • promotrice di proposte • creare cultura • Collaborazione con i servizi, lavoro di rete, Equipe allargate • Maggiore condivisione anche interna

Siamo sempre attenti al modificarsi dei bisogni?

• Giusta distanza • Linguaggio

Sessione: Seconda Chi ha proposto il tema: Rosaria Pizzoni Gruppo: 5 Numero partecipanti:8

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Quali bisogni ci chiede la realtà esterna

Sessione: Seconda Chi ha proposto il tema: Rosaria Pizzoni Gruppo: 5 Numero partecipanti:8

Temi aperti

• Si vedono le problematiche ma non sempre si

possono dare le risposte

• Evitare le istituzionalizzazioni e la cronicizzazione

dell’utenza (dipendenze)

• Necessità di creare luoghi per persone in semi –

autonomia

• Lavoro con le famiglie (dipendenze, minori, affido)

Ampliare i servizi esistenti

Cosa si sta facendo?

• Pat

• Diurno minori

• San martino

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Ambivalenza come scelta

• Permette di rivalutare la storia dei vecchi fancendone tesoro, senza sentirsi minacciati.

• Ai vecchi manca la consapevolezza dei progressi fatti, serve, per questo, imparare dal quotidiano.

• La competenza non più come di perdita di valori e di ideali; essere professionali non è negativo.

• La differenza fra chi lavora e chi è volontario non può essere fatta sulla base dei valori.

• La competenza non è solo “professionalità”, ma anche vivere e convivere con tutta la cooperativa;

• Importanza di essere attenti alle esigenze dei colleghi; all’inizio c’era molta sensibilità fino a diventare però soffocanti perché troppo esigenti;

• La differenza fra adolescenza e maturità è la scelta consapevole dell’ambivalenza: non snaturarsi e riuscire ad usare strumenti diversi in ambienti diversi;

• Consapevolezza del fatto che gli estremi intesi come Comunità e Cooperativa ci servono;

• La difficoltà di riconoscere i ruoli e la differenza del potere degli altri. Serve una logica gestionale e democratica. Rimane la sovranità dell’assemblea che permette un’alta partecipazione e condivisione di tutti.

Sessione: Seconda Chi ha proposto il tema:Nikita Chiocchi Gruppo: 6 Numero partecipanti:7

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Cosa ne pensa il gruppo storico ?

• Il gruppo storico non si autodefinisce come tale; cosa significa Gruppo Storico? In realtà sono gli altri a definirlo come tale. A volte pesa sentirsi definito storico, come una sorta di promessa eterna fatta 30 anni fa, da mantenere. Pensare che si possa superare questo, senza il bisogno di rinnegare. Ciò che spaventa dello storico è pensarlo come un limite, essere storico non vuol dire necessariamente che esistono dei principi base invalicabili. E’ importante che il gruppo storico dia delle risposte

per definire l’identità della Tenda e per capire cosa pensano

rispetto alle esigenze di differenziarsi. L’appartenenza al gruppo

storico o al nuovo non dipende da un discorso temporale ma di valore

• Nei gruppi dove si discuteva dell’ambivalenza c’era una

maggiore presenza di storici, mentre in quelli nei gruppi più propositivi o di rottura erano più presenti i “giovani”

• Da parte dei giovani c’è un’esigenza di andare oltre a questa

discussione, prendendo i frutti del passato? Andare oltre rispetto a cosa? Partendo dal concetto di cooperativa e comunità, il passaggio ha creato dispute interne e lo sforzo di accettazione sembrava dover venire dai nuovi

• Tenersi da parte per dare la possibilità ai nuovi di esprimersi; sensazione di respiro positivo e di rinnovamento (Massimo)

Sessione: Terza Chi ha proposto il tema:Deborah Di Cicco Pucci Gruppo: 1 Numero partecipanti:20

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Cosa ne pensa il gruppo storico ?

• Curiosità e interessamento nei confronti di questo gruppo di discussione per le domande che potrebbero essere poste agli storici; alcuni temi sono preoccupanti, ad esempio a proposito dell’ambivalenza: siamo cooperativa o comunità? Servono entrambe le

realtà e entrambe le parole. Come fare a darci dei ruoli? A capire le differenze? Siamo professionisti o volontari? In realtà dobbiamo imparare ad essere competenti (non solo con le persone che accogliamo ma anche tra noi), accettando l’idea di essere entrambe le

cose. Siamo fatti di tante anime ed è bene farle parlare tutte. Per sottolineare l’importanza di ciò che può venir fuori dal concetto di futuro

della Tenda. C’è meno il bisogno di sentirsi gruppo coeso che va nella

stessa direzione, ma si può parlare più che altro di un crocevia. (Enrico) • Non c’è un gruppo storico, ma c’è una storia della comunità, è un

percorso fatto da persone che si sono incontrate, alcune se ne sono andate, pur continuando a condividere un pensiero (Emanuela)

• Emerge un’esigenza di conoscersi di più, per capire come possiamo

esserci utili l’un l’altro, anche se in realtà qualcuno pensa che i momenti

di condivisione ci siano e vengano rispettati. • Secondo alcuni è necessario “affrontare” il passato, anche se viene

fuori che il concetto di gruppo storico può nascondere delle paure • Cosa serve alla Tenda per vivere il futuro? Vivere il presente con un

occhio verso il passato e uno verso il futuro. • Memoria storica per capire da dove veniamo intendendolo come

percorso • Valore di fondo: accoglienza come strumento per affermare i diritti

(Valore scelto fin dall’inizio)

Sessione: Terza Chi ha proposto il tema:Deborah Di Cicco Pucci Gruppo: 1 Numero partecipanti:20

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Sapere per fare

• Abbiamo le capacità per fare formazione, sia da un punto di vista imprenditoriale ed economico sia perche c è la maturità per farlo. • Può rappresentare anche uno sbocco lavorativo per chio sta nei servizi da anni oltre al fatto che le persone hanno un esperienza rilevante

da trasmettere. • E’ importante rapportarsi con la società civile per fare cultura,per comunicare • Siamo in grado attraverso interventi formativi/informativi di contribuire con un approccio strutturato intorno a metodologie nuove. • Ad oggi Il lavoro con le scuole,sia dell ‘ informa giovani che degli operatori delle dipendenze è riconosciuto e richiesto. • E’ necessario strutturare tutte le esperienze legate al saper far fare realizzate nella storia della Cooperativa. • Pensiamo alla creazione diu una struttura ad hoc per la formazione ,intesa a vari livelli,in quanto esistono sia l ‘ esperienza che le

competenze da poter spendere in più settori.

Sessione: Terza Chi ha proposto il tema:Nikita Chiocchi Gruppo: 2 Numero partecipanti:8

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Sapere per fare

• Manca la coiscienza delle proprie capacità da parte della comunità nel suo insieme, non si è ancora in questa ottica . E bisogna agire dall ‘i nterno per questo obiettivo. La difficoltà rilevata non è tanto proporsi all esterno quanto riconoscere questa capacità/necessità all’

interno. • Proposta: creare un depliant con l offerta formativa. • Si vedono tempi lunghi per la realizzazione ma è un obiettivo verso cui tendere (10 anni). • MIgliorare lo spazio partecipativo di progettazione e la comunicazione tra di noi. Come si fa a trovare uno spazio fisico/mentale di

condivisione? Pensiamo ad un luogo comune per la progettazione (stanza accogliente,libri,relazioni,abbonamento alle evidenza scientifiche). E recepire ciò che succede nel mondo.

• Ora il percorso da fare è dalla prassi alla teoria. Su molti aspetti si tratta di formalizzare ciò che si fa gia da tempo e si sa fare. • La formazione dei volontari è un investimento di energie i cui risultati si vedono nel tempo.

Sessione: Terza Chi ha proposto il tema:Nikita Chiocchi Gruppo: 2 Numero partecipanti:8

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Consolidare piuttosto che crescere

• Dare solidità e concretezza al grande sviluppo dato alla Comunità in questi ultimi anni.

• Consolidare non significa diventare rigidi, bloccati, ma dare maggiore sostanza a ciò che si fa (anche sviluppando e implementando i servizi e i progetti attivi). Crescere, ma con calma!

• Consolidarsi non è fermarsi ma, ad un certo punto, è necessaria una scelta: dobbiamo utilizzare energie per pensare a noi, per consolidare questa organizzazione. La CLT non è solo la storia e i servizi passati e presenti, c’è tutta una parte di lavoro gestionale

che sfugge alla maggior parte degli operatori. Storicamente, ci siamo sempre preoccupati di sostenere chi lavora a contatto con gli utenti (nei servizi) e molto meno di chi lavora per l’organizzazione.

• ConsolidaRe o ConsolidaLe? La caratteristica maggiore di CLT percepita all’esterno è sempre stata la dinamicità, la capacità di

saper “leggere” per primi i bisogni del territorio. Questo aspetto

deve rimanere e caratterizzare CLT anche in futuro. ConsolidaLe perché l’altro aspetto fondamentale è la solidarietà tra chi lavora

ed è ciò che contraddistingue questa da altre organizzazioni. • È necessario un gioco di squadra: ci deve essere chi continua a

“fiutare” i bisogni e mettere in campo idee nuove e chi deve

“frenare”, riportando tutto su un piano concreto.

Sessione: Terza Chi ha proposto il tema:Jonathan Volpi Gruppo: 3 Numero partecipanti:8

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Consolidare piuttosto che crescere

• La storia di CLT è segnata da continue evoluzioni, progetti e sperimentazioni, spesso senza dare il tempo alle cose di maturare e consolidarsi.

• Il consolidamento non riguarda solo i servizi e i progetti ma anche la storia e i valori che, seppur non esplicitati, sono evidenti per chi conosce CLT. Un consolidamento dell’organizzazione, con un’organizzazione solida si

può crescere anche numericamente senza preoccupazioni.

• Occorre consolidare anche i rapporti umani: chi lavora alla CLT non deve mai sentirsi “solo”, isolato.

• Consolidare significa anche poter dare una speranza e una possibilità di lavoro a lungo termine alle persone (anche le ultime arrivate) che lavorano in CLT e che condividono questa esperienza.

• Superare determinati numeri (di operatori) può comportare anche una maggiore difficoltà nell’essere

Cooperativa nel modo in cui la intendiamo noi? Saremmo in grado di vivere una realtà numericamente maggiore di questa?

• In un’ottica di organizzazione sarebbe auspicabile

mantenere sempre un pizzico di precarietà (valore fondante di CLT).

Sessione: Terza Chi ha proposto il tema:Jonathan Volpi Gruppo: 3 Numero partecipanti:8

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Costruire un percorso di avvicinamento

alla prossima presidenza

• La situazione attuale non è chiara: la carica dovrebbe essere reale e non fittizia

• Siamo pronti a riconoscere qualcuno che non sia Don Franco? • Don Franco conferma che non vuole ricandidarsi (vescovo

permettendo). • Ambivalenze: presidente fittizio non va bene, saremo pronti a

accertarne uno direttivo? • La diserzione al nostro gruppo (3 + Don Franco sequestrato), è un

caso? Paura? Incoscienza? • Qualcuno è pronto a candidarsi?

Sessione: Terza Chi ha proposto il tema:Andrea Di Pasquantonio Gruppo: 4 Numero partecipanti:7

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Come presentare CLT all’esterno

• La Tenda ha una destinazione chiara e comune: è emersa la metafora di un treno con tante fermate, gente che sale e scende e segue un unico binario. Per chi osserva dall’esterno la comunità dovrebbe essere un insieme di scambi di binari, mentre in realtà la cooperativa sembra più un treno che viaggia veloce ed è difficilmente accessibile.

• Dall’esterno a volte non vengono riconosciuti i valori che caratterizzano la Comunità • I valori vengono trasmessi attraverso il modo di operare quotidianamente in ogni settore, sono

riconosciuti indubbiamente dalle istituzioni con cui si collabora. • Si sottolinea la mancanza di un’adeguata comunicazione all’esterno che pubblicizzi l’operato. • Sono fondamentali la progettazione comune, l’accoglienza e la condivisione. L’accoglienza è

riconosciuta sia all’interno che all’esterno, mentre la condivisione richiede maggior impegno affinché sia attuata.

Sessione: Quarta Chi ha proposto il tema: Sarah Hartlaub Gruppo: 1 Numero partecipanti:7

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Raccontare la storia di CLT con un aneddoto divertente

“La Tenda siamo noi”!!!!! C’era una volta il gruppo della Comunità La Tenda. Un tempo si

organizzavano delle settimane- lavoro per svolgere un preventivo e consuntivo delle attività della comunità.

In quell’anno era stato deciso di andare a Porto Civitanova e di andare in un campeggio dove i membri del gruppo erano divisi in alloggi, femminili e maschili.

Una sera, mentre il gruppo si apprestava a mangiare, arrivò una telefonata. Nadia si offrì di andare a rispondere. A quel tempo Nadia era particolarmente presa di mira come oggetto preferito di scherzi e giochi, poiché se la prendeva particolarmente male.

La persona la telefono si presentò con un nome corrispondente proprio a quello di uno degli operatori non presente però al campeggio. Questi chiese di poter parlare con uno degli operatori della comunità e chiese progressivamente di varie persone rispondenti agli stessi nomi dei partecipanti del gruppo.

Il gioco è continuato a lungo fino a quando la persona al telefono non ha chiesto dei “ragazzi che dormivano in tenda” e non dei ragazzi della Tenda che dormivano in campeggio.

Da questo equivoco si deduce il forte spirito di appartenenza del gruppo a La Tenda!

Sessione: Quarta Chi ha proposto il tema: Marta Paci e Romina Menichelli Gruppo: 2 Numero partecipanti:13

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Il volontariato in CLT

1) Il volontariato tende ad essere emarginato e come comunità non stiamo spendendo più tanto nella formazione dei volontari. Riteniamo ancora utile la presenza dei volontari? Lo riteniamo ancora un valore e una presenza valida nelle nostre comunità?

2) È importante che i volontari siano accompagnati attraverso incontri. La presenza dei volontari è un valore come è un valore la gratuità delle azioni. La diminuzione della presenza dei volontari è dovuta al fatto che con il passare degli anni non sono stati più accompagnati e sostenuti e si sono sentiti inutili.

3) La presenza dei volontari è importante anche per le persone che accogliamo perché permettono un maggiore confronto ed un maggiore scambio di contenuti

4) I volontari ci permettono di offrire un servizio di qualità maggiore. Devono avere la giusta collocazione, ruoli ben definiti, devono essere seguiti e sostenuti. Tutto questo richiede molto impegno da parte degli operatori.

5) Bisogna essere in grado di riconoscere e utilizzare le competenze e capacità personali dei volontari 6) Il volontario non deve essere un “tampone”, ma ci deve essere dietro un pensiero e la consapevolezza che devono essere ascoltati 7) I volontari dovrebbero essere formati a prima di iniziare la loro attività 8) C’è posto per i volontari dentro di noi? Siamo disponibili ad affidare le persone che seguiamo a qualcuno che non siamo noi? 9) Il volontariato inteso non solo come servizio Ma anche come formazione e conoscenza per futuri operatori

Sessione: Quarta Chi ha proposto il tema:Don Franco Valeriani Gruppo: 3 Numero partecipanti:13

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Come trovare un capogruppo in gamba

• La leadership della CLT dovrà essere espressione dell’assemblea. • Occorre fare un ragionamento sui “carismi”. Il carisma è innato, ma va sviluppato e deve essere

riconosciuto dagli altri. Ragionare sui carismi aiuta a non creare un’organizzazione basata sulla burocrazia, ma impostata sulle potenzialità dei singoli.

• Riconoscimento della leadership: - carisma - vocazione - competenze tecniche • Il leader è al servizio del gruppo, è il gruppo stesso che crea la leadership. Come le api: è l’alveare

che sceglie la Regina. • La comunità deve essere capace di discernere chi ha il carisma e la vocazione per ricoprire il ruolo di

leader, non è una questione autoreferenziale. Da parte di chi viene “scelto” poi è necessario un atto di fiducia nei confronti dell’espressione della comunità.

Sessione: Quarta Chi ha proposto il tema:Michele Castignani Gruppo: 4 Numero partecipanti:6

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