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50 GIOVEDÌ 7 NOVEMBRE 2013 DI A R I O DI REPUBBLICA (segue dalla prima pagina) I n realtà sembra scompari- re proprio il partito, stru- mento collettivo di trasfor- mazione, e rimane la tesse- ra, frammento amorfo di un conflitto fra poteri. Forse è in discussione la sopravvivenza stessa di una forza riformatrice: e tutto questo avviene nel momen- to di maggior discredito della po- litica. Occorre dunque fare un grande sforzo per sollevarsi dalle singole miserie e cercare di capi- re come si è arrivati a questa li- quefazione di speranze, nel som- marsi di mutazioni e guasti diver- si. La guerra delle iscrizioni fa- sulle non era nella tradizione del “partito solido” comunista, ha osservato Claudio Petruccioli: anche perché, ha aggiunto, quel che le sezioni dicevano non contava. Lo scenario di questi giorni evoca semmai la Dc o il Psi ma il male del Pd non è un retag- gio degli ex democristiani o di qualche ex socialista (anche se qualcuno ricompare). Non è un residuo della prima Repubbli- ca, è un frutto delle nebbie della seconda: quindi è molto più gra- ve, segnala una dissoluzione senza regole e senza quasi anti- corpi. Colpisce per più versi la di- versità dalla storia del vecchio Pci. Certo, terremoti epocali avevano via via squassato fon- damenta che apparivano solide (e talora discutibili), e alcuni ar- chitravi portanti iniziavano a cedere già negli anni settanta. Negli anni ottanta poi, nei trion- fi del neoliberismo, l’innovazio- ne sembrò separarsi dal pro- gressismo politico, il vento della modernizzazione e quello del progresso civile iniziarono a non soffiare più insieme. Era messo in discussione, insom- ma, il coniugarsi stesso della si- nistra alla trasformazione men- tre la sua “diversità” iniziava ad appartenere al passato. E non era solo italiana la crisi dei parti- ti basati sulla militanza e l’ap- partenenza. Era urgente mette- re in campo nuove modalità e culture dell’agire collettivo ma l’afasia fu massima: di qui l’oc- casione mancata nel 1989, quando la svolta di Occhetto fu gestita con i vecchi metodi ed apparati. Difficile stupirsi se di lì a poco, nel crollo della prima Re- pubblica, la sinistra fu incapace di rinnovare radicalmente il proprio modo di essere. Ed ap- parve quindi a molti come l’ulti- ma incarnazione del vecchio si- stema politico: poco convin- cente anche quando l’illusorio qualcuno ebbe a dire. In quello stesso 1997 Massimo D’Alema attaccava duramente anche il tentativo di fare dell’Ulivo una realtà nuova: «noi non siamo la società civile contro i partiti. Noi siamo i partiti. Non possiamo raccontarci queste storie tardo- sessantottesche». Sotto questo manto trovò in realtà riparo e le- gittimazione l’incubazione di un “partito di micronotabili”, per dirla con Mauro Calise (Fuo- rigioco, Laterza 2013), e al tem- po stesso la storia della sinistra diventò, per dirla ora con Gian- ni Cuperlo, un succedersi di “traslochi”, dal Pds ai Ds e poi al Pd (Basta zercar, Fazi, 2009). Traslochi in cui si smarrivano precedenti identità mentre nuove culture non nascevano e si fossilizzavano invece gruppi dirigenti impegnati in tutto tranne che nel costruire un pro- getto comune. Al prender corpo di un partito di micronotabili contribuiva a livello locale – per- versa eterogenesi dei fini – il per- manere della preferenza unica: nel deperire degli slanci ideali il primo competitore del candi- dato venne via via a collocarsi nel suo stesso campo, non in quello avverso. Alla crescente evanescenza del progetto e al- l’incapacità di riforma radicale della politica si accompagnò in- somma la solidità crescente di micropotentati periferici nutri- F. BARCA P. IGNAZI Il triangolo rotto Laterza 2013 ALESSANDRA FIORI Il cielo è dei potenti e/o 2013 MAURO CALISE Fuorigioco Laterza 2013 MATTEO RENZI Oltre la rottamazione Mondadori 2013 MICHELE PROSPERO Il partito politico Carocci 2012 MARCO REVELLI Finale di partito Einaudi 2013 LUCA TELESE Qualcuno era comunista Sperling & Kupfer 2009 LUCIANO BARDI (a cura di) Partiti e sistemi di partito Il Mulino 2006 FABIO CALÈ Popolo in festa Donzelli 2011 GIORGIO GALLI I partiti europei Dalai 2008 MICHAIL GORBACEV Ogni cosa a suo tempo Marsilio 2013 LIBRI I Diari online TUTTI i numeri del “Diario” di Repub- blica, comprensivi delle fotografie e dei testi completi, sono consultabili su In- ternet in formato pdf all’indirizzo web www.repubblica.it. I lettori potranno accedervi direttamente dalla homepa- ge del sito, cliccando sul menu “Sup- plementi”. Gli autori IL SILLABARIO di Giorgio Bocca è tratto da Piccolo Cesare (Feltrinelli). Lo storico Guido Crainz ha scritto L’Italia repubblicana (Giunti). Filippo Cecca- relli è autore di Lo stomaco della Re- pubblica (Longanesi). Quello strumento democratico usato nelle lotte per il potere TESSERE S ulle prime l’ingegner Chiesa non aveva capi- to ciò che il partito voleva da lui con quella no- mina, lui mirava a diventare sindaco o depu- tato, furono i dirigenti milanesi del Psi a persuader- lo: «Intanto accetta il Trivulzio, se non ti va possia- mo scambiarlo con un altro posto. Vedrai che ti ag- giusti». Forza Italia non ha dovuto convincere Lui- gi Odasso, il boccone gli era sembrato da subito più che allettante: direttore generale del terzo ospeda- le italiano, con novantotto reparti, cinquantamila- cinquecento dipendenti, quarantaquattromila ammalati. I due vengono da città diverse, socialista di Milano il primo, democristiano di Asti il secondo, entrambi cresciuti in una politica nutrita di affari il- leciti: raccogliere favori, comperare tessere per far- si largo nel partito e poi comperare altre tessere per ottenere più potere, in un circolo senza fine. SILLABARIO TESSERE GIORGIO BOCCA Moltiplicazioni istantanee degli iscritti, risultati contestati, caos organizzativo. Nelle consultazioni locali del Pd ritornano pratiche per conquistare i partiti che sembravano tramontate Lo scenario di questi giorni non viene da anni lontani ma è un frutto recente Segnala una dissoluzione senza regole e quasi priva di anticorpi Dissoluzione Si sono fossilizzati gruppi dirigenti di “micronotabili” nutriti di vecchie logiche e impegnati a fare qualunque cosa tranne che a costruire un progetto comune Fossili GUIDO CRAINZ “nuovo” del centrodestra rivelò la sua miseria. Prese avvio allora una deriva che alla lunga ha tra- volto anche i tentativi di inverti- re la tendenza e i soffi rigenera- tori che pur vi sono stati. La sfida era iniziata bene, nel- la stagione aperta dell’elezione diretta dei sindaci: sembrò pos- sibile una nuova forza riforma- trice, “partecipata” e plurale. Le vittorie del centrosinistra alle amministrative del 1993 furono certo favorite dal crollo dei par- titi di governo ma ebbero con- ferma nel 1997, nonostante le dure misure adottate di neces- sità dal governo dell’Ulivo gui- dato da Prodi. E nonostante il fuoco amico che iniziava a col- pire la positiva esperienza dei sindaci: o dei cacicchi, come ti di vecchie logiche. Si conso- lidò un “arcipelago di notabili di apparato” (ancora Calise): seg- menti di nomenclatura capaci di condizionare in qualche mo- do “dal basso” – nel senso che si è detto – il modo di essere del partito, dai poteri locali alle vi- cende interne. Sotto la superfi- cie si affermarono così logiche in qualche modo autonome: SIMBOLO In alto, lavoratori britannici mostrano la tessera sindacale nel ’25 A sinistra, una vignetta sul partito repubblicano americano © RIPRODUZIONE RISERVATA

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GIOVEDÌ 7 NOVEMBRE 2013

la Repubblica

DIARIODI REPUBBLICA

(segue dalla prima pagina)

In realtà sembra scompari-re proprio il partito, stru-mento collettivo di trasfor-mazione, e rimane la tesse-ra, frammento amorfo di

un conflitto fra poteri. Forse è indiscussione la sopravvivenzastessa di una forza riformatrice: etutto questo avviene nel momen-to di maggior discredito della po-litica. Occorre dunque fare ungrande sforzo per sollevarsi dallesingole miserie e cercare di capi-re come si è arrivati a questa li-quefazione di speranze, nel som-marsi di mutazioni e guasti diver-si.

La guerra delle iscrizioni fa-sulle non era nella tradizione del“partito solido” comunista, haosservato Claudio Petruccioli:anche perché, ha aggiunto, quelche le sezioni dicevano noncontava. Lo scenario di questigiorni evoca semmai la Dc o il Psima il male del Pd non è un retag-gio degli ex democristiani o diqualche ex socialista (anche sequalcuno ricompare). Non è unresiduo della prima Repubbli-ca, è un frutto delle nebbie dellaseconda: quindi è molto più gra-ve, segnala una dissoluzionesenza regole e senza quasi anti-corpi.

Colpisce per più versi la di-versità dalla storia del vecchioPci. Certo, terremoti epocaliavevano via via squassato fon-damenta che apparivano solide(e talora discutibili), e alcuni ar-chitravi portanti iniziavano acedere già negli anni settanta.Negli anni ottanta poi, nei trion-fi del neoliberismo, l’innovazio-ne sembrò separarsi dal pro-gressismo politico, il vento dellamodernizzazione e quello delprogresso civile iniziarono anon soffiare più insieme. Eramesso in discussione, insom-ma, il coniugarsi stesso della si-nistra alla trasformazione men-tre la sua “diversità” iniziava adappartenere al passato. E nonera solo italiana la crisi dei parti-ti basati sulla militanza e l’ap-partenenza. Era urgente mette-re in campo nuove modalità eculture dell’agire collettivo mal’afasia fu massima: di qui l’oc-casione mancata nel 1989,quando la svolta di Occhetto fugestita con i vecchi metodi edapparati. Difficile stupirsi se di lìa poco, nel crollo della prima Re-pubblica, la sinistra fu incapacedi rinnovare radicalmente ilproprio modo di essere. Ed ap-parve quindi a molti come l’ulti-ma incarnazione del vecchio si-stema politico: poco convin-cente anche quando l’illusorio

qualcuno ebbe a dire. In quellostesso 1997 Massimo D’Alemaattaccava duramente anche iltentativo di fare dell’Ulivo unarealtà nuova: «noi non siamo lasocietà civile contro i partiti. Noisiamo i partiti. Non possiamoraccontarci queste storie tardo-sessantottesche». Sotto questomanto trovò in realtà riparo e le-gittimazione l’incubazione diun “partito di micronotabili”,per dirla con Mauro Calise (Fuo-rigioco, Laterza 2013), e al tem-po stesso la storia della sinistradiventò, per dirla ora con Gian-ni Cuperlo, un succedersi di“traslochi”, dal Pds ai Ds e poi alPd (Basta zercar, Fazi, 2009).Traslochi in cui si smarrivanoprecedenti identità mentrenuove culture non nascevano esi fossilizzavano invece gruppidirigenti impegnati in tuttotranne che nel costruire un pro-getto comune. Al prender corpodi un partito di micronotabilicontribuiva a livello locale – per-versa eterogenesi dei fini – il per-manere della preferenza unica:nel deperire degli slanci ideali ilprimo competitore del candi-dato venne via via a collocarsinel suo stesso campo, non inquello avverso. Alla crescenteevanescenza del progetto e al-l’incapacità di riforma radicaledella politica si accompagnò in-somma la solidità crescente dimicropotentati periferici nutri-

F. BARCA P. IGNAZIIl triangolorottoLaterza2013

ALESSANDRAFIORIIl cielo è dei potentie/o2013

MAUROCALISEFuorigiocoLaterza2013

MATTEORENZIOltre larottamazioneMondadori2013

MICHELEPROSPEROIl partitopoliticoCarocci2012

MARCOREVELLIFinale di partitoEinaudi2013

LUCA TELESEQualcuno eracomunistaSperling & Kupfer2009

LUCIANOBARDI(a cura di)Partiti e sistemidi partitoIl Mulino2006

FABIO CALÈPopolo in festaDonzelli2011

GIORGIOGALLII partiti europeiDalai2008

MICHAILGORBACEVOgni cosa a suo tempoMarsilio2013

LIBRI

I Diari onlineTUTTI i numeri del “Diario” di Repub-blica, comprensivi delle fotografie e deitesti completi, sono consultabili su In-ternet in formato pdf all’indirizzo webwww.repubblica.it. I lettori potrannoaccedervi direttamente dalla homepa-ge del sito, cliccando sul menu “Sup-plementi”.

Gli autoriIL SILLABARIO di Giorgio Bocca ètratto da Piccolo Cesare (Feltrinelli). Lostorico Guido Crainz ha scritto L’Italiarepubblicana (Giunti). Filippo Cecca-relli è autore di Lo stomaco della Re-pubblica (Longanesi).

Quello strumento democraticousato nelle lotte per il potere

TESSERE

Sulle prime l’ingegner Chiesa non aveva capi-to ciò che il partito voleva da lui con quella no-mina, lui mirava a diventare sindaco o depu-

tato, furono i dirigenti milanesi del Psi a persuader-lo: «Intanto accetta il Trivulzio, se non ti va possia-mo scambiarlo con un altro posto. Vedrai che ti ag-giusti». Forza Italia non ha dovuto convincere Lui-gi Odasso, il boccone gli era sembrato da subito piùche allettante: direttore generale del terzo ospeda-le italiano, con novantotto reparti, cinquantamila-cinquecento dipendenti, quarantaquattromilaammalati. I due vengono da città diverse, socialistadi Milano il primo, democristiano di Asti il secondo,entrambi cresciuti in una politica nutrita di affari il-leciti: raccogliere favori, comperare tessere per far-si largo nel partito e poi comperare altre tessere perottenere più potere, in un circolo senza fine.

SILLABARIOTESSERE

GIORGIO BOCCA

Moltiplicazioni istantanee degli iscritti, risultati contestati,caos organizzativo. Nelle consultazioni locali del Pd ritornanopratiche per conquistare i partitiche sembravano tramontate

Lo scenario di questi giorninon viene da anni lontanima è un frutto recenteSegnala una dissoluzionesenza regole e quasipriva di anticorpi

Dissoluzione

Si sono fossilizzati gruppidirigenti di “micronotabili”nutriti di vecchie logichee impegnati a fare qualunquecosa tranne che a costruireun progetto comune

Fossili

GUIDO CRAINZ

“nuovo” del centrodestra rivelòla sua miseria. Prese avvio allorauna deriva che alla lunga ha tra-volto anche i tentativi di inverti-re la tendenza e i soffi rigenera-tori che pur vi sono stati.

La sfida era iniziata bene, nel-la stagione aperta dell’elezionediretta dei sindaci: sembrò pos-sibile una nuova forza riforma-trice, “partecipata” e plurale. Le

vittorie del centrosinistra alleamministrative del 1993 furonocerto favorite dal crollo dei par-titi di governo ma ebbero con-ferma nel 1997, nonostante ledure misure adottate di neces-sità dal governo dell’Ulivo gui-dato da Prodi. E nonostante ilfuoco amico che iniziava a col-pire la positiva esperienza deisindaci: o dei cacicchi, come

ti di vecchie logiche. Si conso-lidò un “arcipelago di notabili diapparato” (ancora Calise): seg-menti di nomenclatura capacidi condizionare in qualche mo-do “dal basso” – nel senso che siè detto – il modo di essere delpartito, dai poteri locali alle vi-cende interne. Sotto la superfi-cie si affermarono così logichein qualche modo autonome:

SIMBOLOIn alto, lavoratoribritannicimostrano latesserasindacale nel ’25A sinistra,una vignettasul partitorepubblicanoamericano

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I TOTALITARISMINei regimi fascisti,nazisti e comunistil’appartenenza alpartito di governo erapressoché obbligatoria

Quel provinciale all’anticateneva la sua tessera nella tascacon tanto orgoglioUova fatali, 1925

Michail Bulgakov

Sono molto individualistaPer questo non ho mai avutoalcuna tessera di partitoMother Jones n.33, 2008

Marjane Satrapi

Non fare mai l’amore con un barboncino violento o in unasezione piccì durante il tesseramentoPrima o poi l’amore arriva, 1981

Stefano Benni

Le tappe

OGGINel Pd, con Renzi e Cuperlo candidati alla segreteria, scoppia il caso deitesseramenti sospetti

LA CRISIEsplosa Tangentopolicrollano le iscrizioni ai partiti tradizionaliIl trend, negli ultimi anni,peggiora sempre più

IL BOOMCon la fine del fascismo le iscrizioni al Pcicrescono enormementeNella Dc, i tesseramentihanno il picco nel 1990

ENRICOBERLINGUERCasa per casa strada per stradaMelampo 2013

EUGENIOSCALFARI La passionedell'eticaMondadori 2012

GIANNICUPERLOBasta zercarFazi 2009

GAD LERNEROperai. Viaggioall'interno della FiatFeltrinelli2010

MARCODAMILANO DemocristianiimmaginariVallecchi2006

DONATELLADELLA PORTA I partiti politiciIl Mulino2009

SALVATORELUPOPartito e antipartitoDonzelli2004

ZYGMUNTBAUMAN ModernitàliquidaLaterza2011

NORBERTOBOBBIOElementi di politicaEinaudi2010

ORESTEMASSARII partiti politici nelledemocraziecontemporaneeLaterza2006

LIBRI

pronte ad emergere nei mo-menti di profonda crisi della lea-dership, come è puntualmenteavvenuto. Non è stato un pro-cesso lineare. Nel 2005 la ten-denza nazionale si inverte perun attimo grazie alle primarieche consacrano Romano Prodicandidato premier, ma a favori-re antichi arroccamenti identi-tari contribuisce potentemente

poi il Porcellum. Le liste blocca-te ribadiscono il predominio deivertici mentre l’abolizionedell’“uninominale di collegio”indebolisce l’appartenenza co-mune e rafforza il protagonismodei singoli partiti. O meglio, diquel coacervo di partiti e di mi-cropartiti che nel 2006 dà vita al-l’Unione. E il centrosinistra pas-sa “dal governo al suicidio”, se-

condo l’impietosa testimonian-za di Rodolfo Brancoli (Fine cor-sa, Garzanti 2009). Di qui alla si-tuazione attuale il passo è breve,e le derive prevalgono anchesulla effimera stagione veltro-niana: inutile soffermarsi poi suisuicidi successivi (a partire daglisconosciuti 101 che affossano lacandidatura di Prodi). O sui sus-sulti di vitalità che pur riaffiora-no, costantemente frustrati.

Un disastro annunciato, ep-pure un così clamoroso deperi-re del partito come progetto avantaggio della tessera (artifi-ciale) non era prevedibile, in unpanorama in cui gli iscritti realisi sono dimezzati in un anno.Che senso ha oggi chiedersi chiha vinto nei congressi locali delPd? E cosa accadrà se i loro risul-tati saranno in contrasto con laprobabile elezione a segretariodi Matteo Renzi (che già dovràfare i conti con l’orientamento alui ostile della maggioranza de-gli attuali gruppi parlamentari)?Domande non secondarie, ma èancor più necessario chiedersiquanto siano profonde le defor-mazioni simboleggiate dallanon evangelica moltiplicazionedelle tessere. Quanto essa abbiaulteriormente devastato l’im-magine della politica anche inquei cittadini che ancora, confatica, mantenevano una spe-ranza.

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Le magie dei conteggi al tempo della Prima Repubblica

Tessere, tessere, ancora tessere,bisognano, signore, nuove tesse-re? Altroché. Solo che l’odiernafrenesia post-politica va concen-

trandosi sui gruppi etnici extracomunita-ri arruolando, a seconda del caso e dellenecessità, albanesi, indiani, cinesi (“Palti-to democlatico”) e rom. Segnalata, a Ro-ma, crocevia di ogni frode, anche la sinto-matica iscrizione di un barbone, o clo-chard, o senzacasa che dir si voglia – nonè chiaro se in quota Cuperlo o Renzi o al-tri.

E chi l’avrebbe mai detto. Sempre piùcroce, le tessere, con i partiti ormai ridot-ti a mucchietti di cenere, e sempre menodelizia. Torna alla memoria, con opportu-no sgomento, che di moralizzazione e ro-ghi purificatori si cominciò a parlare nel-la Dc al convegno di San Pellegrino, anno1965. Già allora si tesseravano i doppionie già si pescava negli elenchi telefonici.Poi fu la volta dei defunti, le “anime mor-te” di Gogol, e allora si deve alla severità di

Scalfaro, oppure al cinismo di Andreotti,essendo la facezia destinata a restare sen-za un padre certo, la proposta di stabilireil 2 novembre come festa dell’iscritto dc.

Ai tempi dell’accumulazione primiti-va, quando sulla porta del responsabiledel tesseramento del comitato romano,dottor Tramontana, spiccava l’avviso «Siprega di non sostare sul pianerottolo e neicorridoi», un segretario di sezione in evi-dente crisi onomastica prese a dar nomeagli iscritti “Scrivania”, “Sedia”, “Qua-dro”; poi uscì per strada e con poetica in-tuizione seguitò: “Marciapiedi”, “Lam-pione”, “Tombino”...

Nel 1976 l’onorevole Adolfo Sarti, cheera un signore colto e spiritoso e che al co-gnome del suo segretario fece risalire il“Manuale Cencelli”, complicato calcoloponderale per la ripartizione del potere aseconda delle percentuali di tessere dellevarie correnti, stabilì che dei due milionidi iscritti, almeno la metà erano fasulli. Maciò che oggi francamente impressiona èproprio, o semmai, la quota dei militantiveri.

In effetti i capitribù pagavano, con qua-li soldi è un altro discorso; ma per quantoi pacchetti di preziosi cartoncini rimanes-sero nei cassetti dei cosiddetti “centri stu-dio” con i loro begli elastici, qualche cri-stiano pur sempre ci andava, in sezione.

Soprattutto nello scudo crociato il tes-seramento fu a lungo un’entità metafisicae al tempo stesso fin troppo concreta,un’opera, una passione, una procedurache con qualche fantasia incrociava ma-tematica, religione, guerra e prestidigita-zione. Specie al momento dei congressi:urne a doppio fondo, bussolotti scambia-

FILIPPO CECCARELLI

bili (una vivida descrizione si trova ne Ilcielo è dei potenti di Alessandra Fiori, e/o,2013), ma anche saracinesche forzate,conteggi e verbali siglati all’interno di au-tomobili (il Movimento giovanile di Saler-no in una Mercedes).

Così come a Napoli si raccontava dipromettenti leader – il giovane AntonioGava, per non far nomi – attirati e poi rin-chiusi nei cessi mentre i loro avversari ag-giustavano le percentuali. Le quali a lorovolta presupponevano assai laboriosiequilibri politici e altrettanto complessiassetti societari da raggiungersi talvoltacon il criterio del numero chiuso; dal cheil mercato doveva tenere lontani i raiderse neutralizzare qualsiasi aumento di capi-tale, con il risultato che ottenere nuovetessere, nella Dc spa, era pressoché im-possibile.

C’era in tutto questo una sorta di teore-tica razionalità, come ben espressa da Al-do Giannuli, con lo pseudonimo di AlgidoLunnai, nell’aureo Manuale dell’aspiran-

te deputato(Edizioni associate, 1992). Co-sì del resto funzionava la vecchia oligar-chia (ia-ia-oh). Ogni tanto quest’ultimafaceva finta di correggersi e allora s’im-provvisavano vane ispezioni, vuote com-missioni e tardive verifiche, come pure sirivelò inutile far distribuire le tessere apensionati democristiani della Ps.

Negli altri partiti era più o meno lo stes-so. I repubblicani in Sicilia, dominati daGunnella, ne facevano di cotte e di crude,ma chi tentò di fermare i giochi venne tac-ciato di “Torquemada da strapazzo” da LaMalfa senjor; nel Psdi andavano per lespicce e due big arrivarono a prendersi acazzotti e uno perse anche un dente nel-l’ufficio del povero Cariglia; mentre unaleggenda di via del Corso, sede del Psi, tra-mandava di un incidente sull’autostradae di una macchina con il portabagaglisfondato da cui fuoriuscivano chi dicecentinaia e chi migliaia di tessere.

E tuttavia va detto che i laici non rag-giunsero mai le sottigliezze democristia-ne. Per tanti anni il Pci rimase immune afebbri, mercanteggiamenti e falsificazio-ni. Ma i primi casi furono segnalati nel1990, prima ancora che il partito si sdop-piasse in Pds e Rifondazione. Ma anche daquelle parti si può dire che per un po’ haresistito una certa idea della militanza.Poi, più che la degenerazione terminale,nel Pd sembra piuttosto che sia prevalsa lacaricatura delle vecchie pratiche, anchetruffaldine. Per cui quando mesi orsonoalcuni iscritti hanno platealmente bru-ciato in piazza Montecitorio le loro tesse-re, si è notato che erano scadute da un pez-zo.

I pacchetti di preziosi cartoncini rimanevano legaticon l’elastico nei cassetti polverosi dei cosiddetti“centri studi”. E i capi tribù pagavano. Ma qualchecristiano ogni tanto ci andava pure, in sezione

Elastici

URNE A DOPPIO FONDOE PORTABAGAGLI PIENI

FOTO: CORBIS

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