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dei/delle Volontari/e in Servizio Civile della Città metropolitana di Torino DISPENSA PER IL PERCORSO DI FORMAZIONE GENERALE DEI/DELLE VOLONTARI/E IN SERVIZIO CIVILE DELLA CITTA’ METROPOLITANA DI TORINO Approfondimenti sui singoli moduli sono scaricabili direttamente dai link presenti nella presente dispensa Il materiale dei moduli che non trovate in questa dispensa viene distribuito in aula dai formatori www.cittametropolitana.torino.it 1

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dei/delle Volontari/e in Servizio Civiledella Città metropolitana di Torino

DISPENSA PER IL PERCORSODI FORMAZIONE GENERALE DEI/DELLE VOLONTARI/EIN SERVIZIO CIVILE DELLA CITTA’ METROPOLITANA DI

TORINO

Approfondimenti sui singoli moduli sono scaricabili direttamente dai link presenti nella presente dispensa

Il materiale dei moduli che non trovate in questa dispensa viene distribuito in aula dai formatori

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Programma del percorso, descrizione moduli:

Introduzione al Servizio civile Diritti e Doveri e Patto di servizio10.00/12.30 2,5 ore 13.30/16.00 2,5 oreIntroduzione al percorso- accoglienza e presentazioni- identità di gruppo- pianeta Servizio Civile: - la normativa - le figure Scn

Diritti e doveri di Enti e VolontariIl ruolo del volontario nei progettiIl Patto di servizio

Storia dell’Obiezione di Coscienza Prospettive nonviolente e Elementi di difesa9.00/12.15 3,25 ore 12.45/16.00 3,25 ore

Storia dell'Obiezione di coscienza e del Servizio CivileIl dovere di difesa della Patria e la difesa civile

Elementi di Difesa Civile non armata e Prospettive Nonviolente: - Caratteristiche e soggetti delle difesa civile- tre tipi di violenza – tre tipi di pace

Gestione dei conflitti livello MICRO Gestione dei conflitti livello MACRO9.00/12.15 3,25 ore 12.45/16.00 3,25 ore

La gestione nonviolenta dei conflitti:A livello MICRO

La gestione nonviolenta dei conflitti A livello MACRO

Le istituzioni e il cittadino Le Pari Opportunità9.00/13.00 4 ore 13.30/16.00 2.5 oreCittadinanza e diritti- rapporti con le istituzioni - diritti di cittadinanza e integrazione

Le politiche di Pari Opportunità

Ambiente Protezione Civile9.00/12.15 3,25 ore 12.45/16.00 3,25 oreEsperienze di cittadinanza attiva in ambito ambientale

La Protezione Civile

Orientamento e Competenze Valutazione9.00/13.00 4 ore 13.30/16.00 2.5 ore

CONCLUSIONE PERCORSO E VALUTAZIONE FORMAZIONE

Ricadute civili Orientamento e Competenze12.30/17.00 4,5 ore

Le possibili "ricadute civili" del proprio Progetto di SCN sul territorio e sulle istituzioni;

Indice del materiale in dispensaMod. Storia dell’obiezione di coscienza pag. 3Mod. Prospettive nonviolente e elementi di difesa pag. 13Mod. Gestione dei conflitti livello micro e macro pag. 18Mod. Istituzioni e Cittadino pag. 24Mod. Pari Opportunità pag. 31Mod. Ambiente pag. 32Mod. Protezione civile pag. 36Mod. Orientamento e Competenze pag. 37Mod. Valutazioni percorso e Diario di bordo pag. 38

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Modulo:

La storia dell’Obiezione di Coscienza

Il dovere di difesa della Patria e la difesa civile

Storia del Servizio Civile e dell’Obiezione di Coscienza

Obiettivi formativi:Introduzione dell’argomento del modulo formativoRiflessione sui concetti di Patria e di difesaIntroduzione sulle attività di difesa svolte dall’obiezione di coscienzaInformare i volontari sull’esistenza del Comitato per la difesa civile non armata e nonviolenta, al fine di introdurre l’argomento Elementi di difesa civile” (scheda Comitato per la difesa civile non armata e non violenta) Contenuti e argomenti:

• Introduzione alla figura di Don Milani, con lettura della lettera ai Cappellani Militari toscani e il comunicato dell’11 febbraio 1965 dei cappellani militari

• Svolgimento dell’attività formativa “La storia del Servizio Civile” • Approfondimento degli elementi di continuità e di rottura tra l’esperienza dell’o.d.c

e il Servizio Civile • Visione di brevi spezzoni di filmati sull’obiezione di coscienza e passaggio a servizio

civile

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Breve storia dell'Obiezione di Coscienza nel nostro Paese

I primi obiettori inquisiti furono due giovani, Rodrigo Castiello (pentecostale) ed Enrico Ceroni (testimone di Geova). Il primo obiettore condannato alla reclusione fu Pietro Pinna (1949), il quale rifiutò di prestare il servizio militare. Nello stesso anno fu presentata la prima proposta di legge per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza.

Negli anni successivi (1950-1960) molti altri giovani si dichiararono obiettori di coscienza soprattutto per motivi religiosi. Nel 1962 Padre Ernesto Balducci si schierò apertamente a favore dell'obiezione di coscienza, venne processato e condannato. Pochi anni dopo la stessa sorte toccò a Don Lorenzo Milani, che fu condannato per apologia di reato. Intanto, sempre negli anni '60, il Sindaco di Firenze, Giorgio La Pira, autorizzò la proiezione del film "Non uccidere" - incentrato sul tema dell'obiezione di coscienza - nonostante il divieto imposto dalla censura. Verso la fine degli anni '60 molti altri obiettori finirono in carcere, mentre al Parlamento vennero presentati diversi progetti di legge, dei quali però nessuno venne approvato.

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Il 1972 fu l'anno dell'approvazione della prima legge in Italia in materia di obiezione di coscienza. Il 15 dicembre, infatti, venne approvata la legge n.772. Nel corso degli anni, comunque, la "772" venne modificata in modo sostanziale da diverse sentenze della corte Costituzionale. Gli anni '70 furono contraddistinti da numerosi problemi relativi alla gestione del Servizio Sostitutivo Civile affidato al Ministero della Difesa - Direzione Generale Levadife. Solo nel 1977 furono emanate, con Decreto del presidente della Repubblica (n.1139 del 28/11/77) le norme di attuazione della Legge 772.

Nel 1985 la Corte Costituzionale emise una sentenza storica (n.164/85) che legittimò l'obiezione di coscienza rispetto al diritto/dovere di difesa della patria sancito dalla Costituzione italiana. Nel corso dello stesso anno, ci fu un successivo intervento della Corte Costituzionale, la quale dichiarò che l'obiettore di coscienza non poteva essere "giudicato" da una giurisdizione militare, ma da quella ordinaria.

Nel 1988 continuarono le richieste di Enti ed obiettori per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza come diritto soggettivo.

Nel 1989 la Corte Costituzionale emanò un'altra importante sentenza (n.470/89) che dichiarò incostituzionale il principio secondo il quale gli obiettori di coscienza devono prestare un servizio sostitutivo civile più lungo di otto mesi rispetto al periodo del servizio militare. Nel 1991 i rapporti tra Ministero della Difesa - Dir.ne Gen. Levadife ed Enti diventarono sempre più difficili.

Il 1992 fu un anno altrettanto importante poichè dopo numerose vicissitudini venne approvata dal parlamento la riforma della Legge 772/72, ma l'allora Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, la rinviò alle Camere con messaggio motivato. Nel 1995 la riforma della Legge 772 venne approvata dal Senato, ma non dalla Camera dei Deputati. La riforma, quindi, rimase bloccata e la gestione del Servizio Civile e degli obiettori di coscienza continuò in modo approssimativo.

Il 1998 fu finalmente l'anno nel quale venne approvata la nuova legge in materia di obiezione di coscienza. Era l'8 luglio del 1998 e la Legge è la n.230.

Obiezione di coscienza: tutto cominciò con un film

Articolo tratto da La Stampa 21/10/2011

Laurent Terzieff in una scena di "Non uccidere", il film di Claude Autant-Lara presentato alla Mostra di Venezia del 1961 e subito bloccato dalla censura

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Non UccidereUn film di Claude Autant-Lara. Con Horst'Frank, Laurent Terzieff, Suzanne Flon Titolo originale Tu ne tueras point. Guerra, b/n durata 90 min. - Francia,Jugoslavia 1961.Ispirato a un caso di cronaca del 1948, è la storia di Francois Cordier che, chiamato a fare il servizio di leva, rifiuta di indossare la divisa. AI tribunale militare il suo caso è abbinato a quello di Adler, giovane sacerdote tedesco che nel 1944, arruolato nella Wehrmacht, ricevette l'ordine di uccidere un partigiano francese. Mentre il secondo è assolto per aver ucciso su ordine superiore, il primo è condannato severamente. E un'arringa e, insieme, un pamphlet: pacifista la prima, anticlericale il secondo. Film oratorio di appassionata eloquenza sulla non violenza, il diritto alla disobbedienza, il contrasto tra legge civile e coscienza morale. Per 12 anni la sceneggiatura scritta con Pierre Bost non trovò un produttore: il tema dell'obiezione di coscienza era tabù nella Francia occupata con le guerre di Indocina e Algeria. Autant-Lara decise di produrselo da solo con l'aiuto di capitali e mezzi stranieri. Distribuito in Francia soltanto nell'estate 1963. In Italia fu vietato ai minori di 16 anni.

Cinquant’anni fa la battaglia trasversale per "Non uccidere" pellicola antimilitarista di Autant Lara vietata dalla censuraALBERTO PAPUZZICinquant’anni fa, la sera del 20 ottobre 1961, via Quattro Fontane a Roma era chiusa al traffico e paralizzata da una manifestazione di protesta, come allora non si vedeva di frequente. Tra chi manifestava c’erano i volti di personaggi noti: leader politici come il socialista Riccardo Lombardi, il filosofo marxista Galvano Della Volpe, l’archeologo e storico Ranuccio Bianchi Bandinelli, intellettuali militanti tra i quali si riconoscevano Carlo Levi e Pier Paolo Pasolini, scrittori quali Carlo Bernari e Raffaele La Capria, i registi cinematografici Mario Camerini e Francesco Rosi, e diversi attori: Anna Magnani, Gina Lollobrigida, Sandra Milo, Elsa Martinelli, Alberto Sordi, Ugo Tognazzi.

Ma qual era l’oggetto della protesta? Il divieto della questura alla proiezione del film Tu ne tueras point (in Italia Non uccidere ) del regista francese Claude Autant-Lara, organizzata dalla Comunità europea degli scrittori appunto al cinema Quattro Fontane. La questura accampava gravi motivi di ordine pubblico, in realtà il divieto dipendeva dal fatto che il film raccontava la storia di due obiettori di coscienza. Era un’opera dichiaratamente antimilitarista, in un’epoca in cui il servizio di leva era obbligatorio e l’obiezione di coscienza non era riconosciuta. Ma proprio il caso creato dal film innescò la miccia che portò alla deflagrazione della tradizione militarista e pose le premesse per varare una legge che riconoscesse il diritto di non indossare la divisa e di non imbracciare armi. Autant-Lara (scomparso nel 2000) era un prolifico cineasta francese che aveva già fatto scandalo con la versione cinematografica del romanzo Il diavolo in corpo di Raymond Radiguet. Aveva in testa Tu ne tueras point fin dal 1949, quando l’occhio gli era caduto su un caso di cronaca che riguardava un seminarista processato nel dopoguerra perché era stato costretto a sparare su un partigiano francese. Ma per una decina d’anni nessun produttore aveva accettato il suo progetto, finché alla fine degli Anni Cinquanta incontrò la fiducia dell’italiano Moris Ergas, che dovette però girare il film in Jugoslavia con capitali trovati nel Lichtenstein. Come attore principale si scelse Laurent Terzieff, un giovane e seducente francese che aveva esordito in Peccatori in blue jeans del grande Marcel Carné. La storia narrava di due giovani che diventano amici in un carcere militare: uno vi è rinchiuso perché rifiuta la divisa in nome del Vangelo, l’altro è il seminarista che ha dovuto fucilare un partigiano. Alla fine il primo sarà condannato e il secondo assolto. Presentata alla Mostra di Venezia, la pellicola provocò polemiche, spaccando la giuria. Subito dopo, non ottenne il visto della commissione di censura, con la motivazione che istigava a compiere un reato. Una visione privata riservata ai politici non ottenne risultati. Vani gli appelli, tra cui un’interpellanza di Sandro Pertini. Il film sembrava destinato all’oblio, i distributori cinematografici non volendo rischiare, quando ci fu un colpo di scena.

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Il 18 novembre 1961, Giorgio La Pira, cattolico e democristiano, amico di Dossetti e sindaco di Firenze, fece proiettare il film di fronte a giornalisti e intellettuali, in barba a tutti i divieti. Questo gesto di trasgressione avviò la svolta che fece di Non uccidere la culla italiana dell’obiezione di coscienza. A quei tempi non era strano che un film avesse guai con la censura. Sospensioni, sequestri e tagli erano stati subiti da opere come All’Ovest niente di nuovo di Milestone o Rocco e i suoi fratelli di Visconti. Orizzonti di gloria , capolavoro di Kubrick uscito nel 1957, dovette attendere il 1975 per essere proiettato in Francia. Ma nella vicenda di Non uccidere non entrava semplicemente in gioco l’antimilitarismo. Dietro il film e la sua censura c’era un enorme tema culturale, politico e sociale: il riconoscimento o meno dell’obiezione di coscienza. Nel 1949 era stato condannato il primo obiettore non cattolico, Pietro Pinna. Quindi toccò ai Testimoni di Geova. Ma il caso esplosivo fu la condanna a sei mesi del primo obiettore cattolico, Giuseppe Gozzini, un giovane di Cinesello Balsamo, amico di padre Turoldo.

Alla metà degli Anni Sessanta si processano don Milani, il parroco di Barbiana, e un altro prete fiorentino impegnato, Ernesto Balducci. Milani aveva scritto una lettera aperta ai cappellani militari della Toscana in congedo, che avevano parlato di «insulto alla patria» e «espressione di viltà». Erano i semi del movimento che avrebbe ottenuto il riconoscimento dell’obiezione (legge n. 722 del 15/12/1972), anche se solo per motivi di fede. Ci vorranno trent’anni di riforme ma la svolta storica era avvenuta.

Don MilaniSi riporta qui sotto lo scambio di opinioni fra don Lorenzo Milani e un gruppo di cappellani militari sul tema dell'obiezione di coscienza, con un ampio excursus storico sulle guerre e sulla storia d'Italia.Potrebbe essere materiale di studio inserito nei testi scolastici di storia.

I cappellani militari e l'obiezione di coscienza-----Nell'anniversario della Conciliazione tra la Chiesa e lo Stato italiano, si sono riuniti ieri, presso l'Istituto della Sacra Famiglia in via Lorenzo il Magnifico, i cappellani militari in congedo della Toscana.Al termine dei lavori, su proposta del presidente della sezione don Alberto Cambi, è stato votato il seguente ordine del giorno:

«I cappellani militari in congedo della regione toscana, nello spirito del recente congresso nazionale dell'associazione, svoltosi a Napoli, tributano il loro riverente e fraterno omaggio a tutti i caduti d'Italia, auspicando che abbia termine, finalmente, in nome di Dio, ogni discriminazione e ogni divisione di parte di fronte ai soldati di tutti i fronti e di tutte le divise, che morendo si sono sacrificati per il sacro ideale della Patria. Considerano un insulto alla Patria e ai suoi caduti la cosiddetta "obiezione di coscienza" che, estranea al comandamento cristiano dell'amore, è espressione di viltà».L'assemblea ha avuto termine con una preghiera di suffragio per tutti i caduti.Comunicato pubblicato sulla Nazione di Firenze del 12 febbraio 1965.

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Lettera ai cappellani militari

Da tempo avrei voluto inviare uno di voi a parlare ai miei ragazzi della vostra vita. Una vita che i ragazzi e io non capiamo. Avremmo però voluto fare uno sforzo per capire e soprattutto domandarvi come avete affrontato alcuni problemi pratici della vita militare. Non ho fatto in tempo a organizzare questo incontro tra voi e la mia scuola. Io l’avrei voluto privato, ma ora che avete rotto il silenzio voi, e su un giornale, non posso fare a meno di farvi quelle stesse domande pubblicamente. Primo perché avete insultato dei cittadini che noi e molti altri ammiriamo. E nessuno, ch’io sappia, vi aveva chiamati in causa. A meno di pensare che il solo esempio di quella loro eroica coerenza cristiana bruci dentro di voi una qualche vostra incertezza interiore.Secondo perché avete usato, con estrema leggerezza e senza chiarirne la portata, vocaboli che sono più grandi di voi.Nel rispondermi badate che l’opinione pubblica è oggi più matura che in altri tempi e non si contenterà né d’un vostro silenzio, né d’una risposta generica che sfugga alle singole domande. Paroloni sentimentali o volgari insulti agli obiettori o a me non sono argomenti. Se avete argomenti sarò ben lieto di darvene atto e di ricredermi se nella fretta di scrivere mi fossero sfuggite cose non giuste. Non discuterò qui l’idea di Patria in sé. Non mi piacciono queste divisioni. Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri. E se voi avete il diritto, senza essere richiamati dalla Curia, di insegnare che italiani e stranieri possono lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi. E almeno nella scelta dei mezzi sono migliore di voi: le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto. Abbiamo dunque idee molto diverse. Posso rispettare le vostre se le giustificherete alla luce del Vangelo o della Costituzione. Ma rispettate anche voi le idee degli altri. Soprattutto se son uomini che per le loro idee pagano di persona. Certo ammetterete che la parola Patria è stata usata male molte volte. Spesso essa non è che una scusa per credersi dispensati dal pensare, dallo studiare la storia, dallo scegliere, quando occorra, tra la Patria e valori ben più alti di lei. Non voglio in questa lettera riferirmi al Vangelo. È troppo facile dimostrare che Gesù era contrario alla violenza e che per sé non accettò nemmeno la legittima difesa. Mi riferirò piuttosto alla Costituzione. Articolo 11. « L’ Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli...». Articolo 52. « La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino ». Misuriamo con questo metro le guerre cui è stato chiamato il popolo italiano in un secolo di storia. Se vedremo che la storia del nostro esercito è tutta intessuta di offese alle Patrie degli altri dovrete chiarirci se in quei casi i soldati dovevano obbedire o obiettare quel che dettava la loro coscienza. E poi dovrete spiegarci chi difese più la Patria e l’onore della Patria: quelli che obiettarono o quelli che obbedendo resero odiosa la nostra Patria a tutto il mondo civile? Basta coi discorsi altisonanti e generici. Scendete nel pratico. Diteci esattamente cosa avete insegnato ai soldati. L’obbedienza a ogni costo? E se l’ordine era il bombardamento dei civili, un’azione di rappresaglia su un villaggio inerme, l’esecuzione sommaria dei partigiani, l’uso delle armi atomiche, batteriologiche, chimiche, la tortura, l’esecuzione d’ostaggi, i processi sommari per semplici sospetti, le decimazioni (scegliere a sorte qualche soldato della Patria e fucilarlo per incutere terrore negli altri soldati della Patria), una guerra di evidenti aggressioni, l’ordine d’un ufficiale ribelle al popolo sovrano, le repressioni di manifestazioni popolari?Eppure queste cose e molte altre sono il pane quotidiano di ogni guerra. Quando ve ne sono capitate davanti agli occhi o avete mentito o avete taciuto. O volete farci credere che avete volta volta detto la verità in faccia ai vostri « superiori » sfidando la prigione o la morte? Se siete ancora vivi e graduati è segno che non avete mai obiettato a nulla. Del resto ce ne avete

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dato la prova mostrando nel vostro comunicato di non avere la più elementare nozione del concetto di obiezione di coscienza. Non potete non pronunciarvi sulla storia di ieri se volete essere, come dovete essere, le guide morali dei nostri soldati. Oltre a tutto la Patria, cioè noi, vi paghiamo o vi abbiamo pagato anche per questo. E se manteniamo a caro prezzo (1000 miliardi l’anno) l’esercito, è solo perché difenda colla Patria gli alti valori che questo concetto contiene: la sovranità popolare, la libertà, la giustizia. E allora (esperienza della storia alla mano) urgeva più che educaste i nostri soldati all’obiezione che alla obbedienza. L’obiezione in questi 100 anni di storia l’han conosciuta troppo poco. L’obbedienza, per disgrazia loro e del mondo, l’han conosciuta anche troppo. Scorriamo insieme la storia. Volta volta ci direte da che parte era la Patria, da che parte bisognava sparare, quando occorreva obbedire e quando occorreva obiettare.1860. Un esercito di napoletani, imbottiti dell’idea di Patria, tentò di buttare a mare un pugno di briganti che assaliva la sua Patria. Fra quei briganti c’erano diversi ufficiali napoletani disertori della loro Patria. Per l’appunto furono i briganti a vincere. Ora ognuno di loro ha in qualche piazza d’ Italia un monumento come eroe della Patria. A 100 anni di distanza la storia si ripete: l’ Europa è alle porte. La Costituzione è pronta a riceverla: « L’ Italia consente alle limitazioni di sovranità necessarie... ». I nostri figli rideranno del vostro concetto di Patria, così come tutti ridiamo della Patria Borbonica. I nostri nipoti rideranno dell’ Europa. Le divise dei soldati e dei cappellani militari le vedranno solo nei musei. La guerra seguente 1866 fu un’altra aggressione. Anzi c’era stato un accordo con il popolo più attaccabrighe e guerrafondaio del mondo per aggredire 1’Austria insieme. Furono aggressioni certo le guerre (1867-1870) contro i Romani i quali non amavano molto la loro secolare Patria, tant’è vero che non la difesero. Ma non amavano molto neanche la loro nuova Patria che li stava aggredendo, tant’è vero che non insorsero per facilitarle la vittoria. Il Gregorovius spiega nel suo diario: « L’insurrezione annunciata per oggi, è stata rinviata a causa della pioggia ». Nel 1898 il Re «Buono » onorò della Gran Croce Militare il generale Bava Beccaris per i suoi meriti in una guerra che è bene ricordare. L’avversario era una folla di mendicanti che aspettavano la minestra davanti a un convento di Milano. Il Generale li prese a colpi di cannone e di mortaio solo perché i ricchi (allora come oggi) esigevano il privilegio di non pagare tasse. Volevano sostituire la tassa sulla polenta con qualcosa di peggio per i poveri e di meglio per loro. Ebbero quel che volevano. I morti furono 80, i feriti innumerevoli. Fra i soldati non ci fu né un ferito né un obiettore. Finito il servizio militare tornarono a casa a mangiare polenta. Poca perché era rincarata. Eppure gli ufficiali seguitarono a farli gridare « Savoia » anche quando li portarono a aggredire due volte (1896 e 1935) un popolo pacifico e lontano che certo non minacciava i confini della nostra Patria. Era l’unico popolo nero che non fosse ancora appestato dalla peste del colonialismo europeo. Quando si battono bianchi e neri siete coi bianchi? Non vi basta di imporci la Patria Italia? Volete imporci anche la Patria Razza Bianca? Siete di quei preti che leggono la Nazione? Stateci attenti perché quel giornale considera la vita d’un bianco più che quella di 100 neri. Avete visto come ha messo in risalto l’uccisione di 60 bianchi nel Congo, dimenticando di descrivere la contemporanea immane strage di neri e di cercarne i mandanti qui in Europa? Idem per la guerra in Libia. Poi siamo al ‘14. L’Italia aggredì l’Austria con cui questa volta era alleata. Battisti era un Patriota o un disertore? È un piccolo particolare che va chiarito se volete parlare di Patria. Avete detto ai vostri ragazzi che quella guerra si poteva evitare? Che Giolitti aveva la certezza di poter ottenere gratis quello che poi fu ottenuto con 600.000 morti? Che la stragrande maggioranza della Camera era con lui (450 su 508)? Era dunque la Patria che chiamava alle armi? E se anche chiamava, non chiamava forse a una « inutile strage »? (l’espressione non è d’un vile obiettore di coscienza ma d’un Papa). Era nel ‘22 che bisognava difendere la Patria aggredita. Ma l’esercito non la difese. Stette a aspettare gli ordini che non vennero. Se i suoi preti l’avessero educato a guidarsi con la Coscienza invece che con 1’Obbedienza « cieca, pronta, assoluta » quanti mali sarebbero stati evitati alla Patria e al mondo (50.000.000 di morti). Così la Patria andò in mano a un pugno di criminali che violò ogni legge umana e divina e riempiendosi la bocca della parola Patria, condusse la Patria allo sfacelo. In quei tragici anni quei sacerdoti che non avevano in mente e sulla bocca che la parola sacra « Patria », quelli che di quella parola non avevano mai voluto approfondire

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il significato, quelli che parlavano come parlate voi, fecero un male immenso proprio alla Patria (e, sia detto incidentalmente, disonorarono anche la Chiesa).Nel ‘36 cinquantamila soldati italiani si trovarono imbarcati verso una nuova infame aggressione. Avevano avuto la cartolina di precetto per andar « volontari » a aggredire l’infelice popolo spagnolo. Erano corsi in aiuto d’un generale traditore della sua Patria, ribelle al suo legittimo governo e al popolo suo sovrano. Coll’aiuto italiano e al prezzo d’un milione e mezzo di morti riuscì a ottenere quello che volevano i ricchi: blocco dei salari e non dei prezzi, abolizione dello sciopero, del sindacato, dei partiti, d’ogni libertà civile e religiosa. Ancora oggi, in sfida al resto del mondo, quel generale ribelle imprigiona, tortura, uccide (anzi garrota) chiunque sia reo d’aver difeso allora la Patria o di tentare di salvarla oggi. Senza l’obbedienza dei « volontari » italiani tutto questo non sarebbe successo. Se in quei tristi giorni non ci fossero stati degli italiani anche dall’altra parte, non potremmo alzar gli occhi davanti a uno spagnolo. Per l’appunto questi ultimi erano italiani ribelli e esuli dalla loro Patria. Gente che aveva obiettato. Avete detto ai vostri soldati cosa devono fare se gli capita un generale tipo Franco? Gli avete detto che agli ufficiali disobbedienti al popolo loro sovrano non si deve obbedire? Poi dal ‘39 in là fu una frana: i soldati italiani aggredirono una dopo l’altra altre sei Patrie che non avevano certo attentato alla loro (Albania, Francia, Grecia, Egitto, Jugoslavia, Russia). Era la guerra che aveva per l’Italia due fronti. L’uno contro il sistema democratico. L’altro contro il sistema socialista. Erano e sono per ora i due sistemi politici più nobili che l’umanità si sia data. L’uno rappresenta il più alto tentativo dell’umanità di dare, anche su questa terra, libertà e dignità umana ai poveri. L’altro il più alto tentativo dell’umanità di dare, anche su questa terra, giustizia e eguaglianza ai poveri. Non vi affannate a rispondere accusando l’uno o l’altro sistema dei loro vistosi difetti e errori. Sappiamo che son cose umane. Dite piuttosto cosa c’era di qua dal fronte. Senza dubbio il peggior sistema politico che oppressori senza scrupoli abbiano mai potuto escogitare. Negazione d’ogni valore morale, di ogni libertà se non per i ricchi e per i malvagi. Negazione d’ogni giustizia e d’ogni religione. Propaganda dell’odio e sterminio d’innocenti. Fra gli altri lo sterminio degli ebrei (la Patria del Signore dispersa nel mondo e sofferente). Che c’entrava la Patria con tutto questo? E che significato possono più avere le Patrie in guerra da che l’ultima guerra è stata un confronto di ideologie e non di Patrie? Ma in questi cento anni di storia italiana c’è stata anche una guerra « giusta » (se guerra giusta esiste). L’unica che non fosse offesa delle altrui Patrie, ma difesa della nostra: la guerra partigiana. Da un lato c’erano dei civili, dall’altro dei militari. Da un lato soldati che avevano obbedito, dall’altro soldati che avevano obiettato. Quali dei due contendenti erano, secondo voi, i « ribelli» quali i«regolari »?È una nozione che urge chiarire quando si parla di Patria. Nel Congo per esempio quali sono i «ribelli»? Poi per grazia di Dio la nostra Patria perse l’ingiusta guerra che aveva scatenato. Le Patrie aggredite dalla nostra Patria riuscirono a ricacciare i nostri soldati. Certo dobbiamo rispettarli. Erano infelici contadini o operai trasformati in aggressori dall’obbedienza militare. Quell’obbedienza militare che voi cappellani esaltate senza nemmeno un « distinguo » che vi riallacci alla parola di San Pietro: « Si deve obbedire agli uomini o a Dio? ». E intanto ingiuriate alcuni pochi coraggiosi che son finiti in carcere per fare come ha fatto San Pietro. In molti paesi civili (in questo più civili del nostro) la legge li onora permettendo loro di servire la Patria in altra maniera. Chiedono di sacrificarsi per la Patria più degli altri, non meno. Non è colpa loro se in Italia non hanno altra scelta che di servirla oziando in prigione. Del resto anche in Italia c’è una legge che riconosce una obiezione di coscienza. È proprio quel Concordato che voi volevate celebrare. Il suo terzo articolo consacra la fondamentale obiezione di coscienza dei Vescovi e dei Preti. In quanto agli altri obiettori, la Chiesa non si è ancora pronunziata né contro di loro né contro di voi. La sentenza umana che li ha condannati dice solo che hanno disobbedito alla legge degli uomini, non che son vili. Chi vi autorizza a rincarare la dose? E poi a chiamarli vili non vi viene in mente che non s’è mai sentito dire che la viltà sia patrimonio di pochi, l’eroismo patrimonio dei più? Aspettate a insultarli. Domani forse scoprirete che sono dei profeti. Certo il luogo dei profeti è la prigione, ma non è bello star dalla parte di chi ce li tiene. Se ci dite che avete scelto la missione di cappellani per assistere feriti e moribondi, possiamo rispettare la vostra idea. Perfino Gandhi da giovane l’ha fatto. Più maturo condannò duramente questo suo errore giovanile. Avete letto la sua vita? Ma se ci dite che il rifiuto di difendere se stesso e i suoi secondo l’esempio e il comandamento del

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Signore è « estraneo al comandamento cristiano dell’amore » allora non sapete di che Spirito siete! che lingua parlate? Come potremo intendervi se usate le parole senza pesarle? se non volete onorare la sofferenza degli obiettori, almeno tacete! Auspichiamo dunque tutto il contrario di quel che voi auspicate: auspichiamo che abbia termine finalmente ogni discriminazione e ogni divisione di Patria di fronte ai soldati di tutti i fronti e di tutte le divise che morendo si son sacrificati per i sacri ideali di Giustizia, Libertà, Verità. Rispettiamo la sofferenza e la morte, ma davanti ai giovani che ci guardano non facciamo pericolose confusioni fra il bene e il male, fra la verità e l’errore, fra la morte di un aggressore e quella della sua vittima. Se volete diciamo: preghiamo per quegli infelici che, avvelenati senza loro colpa da una propaganda d’odio, si son sacrificati per il solo malinteso ideale di Patria calpestando senza avvedersene ogni altro nobile ideale umano.

Lorenzo Milani sac.Da "Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana" Per questa lettera don Lorenzo fu denunciato e rinviato a giudizio con l’accusa di apologia di reato. Non volle essere difeso da un avvocato di fiducia allora scrisse una lettera ai giudici come autodifesa.

SCHEDA: COMITATO PER LA DIFESA CIVILE NON ARMATA E NON VIOLENTA

Il Comitato per la difesa civile non armata e nonviolenta è il risultato di numerose iniziative che si sono proposte nel tempo a seguito di quanto disposto dall'articolo 8, comma 2, lettera e), della legge 8 luglio 1998, n. 230 che affida all'Ufficio nazionale per il servizio civile il compito di "predisporre, d'intesa con il Dipartimento della Protezione civile, forme di ricerca e di sperimentazione di difesa civile non armata e nonviolenta".Già a partire dal 2001, infatti, l'Ufficio proponeva iniziative relative a forme di ricerca e sperimentazione di difesa civile non armata e nonviolenta sulla base di un ordine del giorno della Camera dei Deputati del 14 aprile 1998.In particolare, l'Ufficio ha ritenuto quanto mai opportuno costituire un Comitato "di carattere tecnico e ad elevata specializzazione" ai sensi dell'art. 18, comma 1, della legge 28.12.2001, n. 448, in quanto il perseguimento di questo importante obiettivo richiede il coinvolgimento di soggetti pubblici e privati che garantiscano l'apporto di specifiche competenze professionali.Il primo Comitato è stato costituito con DPCM del 18 febbraio 2004 successivamente integrato con DPCM del 29 aprile 2004 ed ha operato fino al termine della XIV legislatura. Successivamente il Ministro della Solidarietà Sociale ha confermato il Comitato con decreto in data 27 dicembre 2007.L'attuale Comitato è stato ricostituito dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, sen. Carlo Giovanardi, con DPCM 19 gennaio 2010, integrato con DPCM 27 aprile 2010, DPCM 20 ottobre 2010, DPCM 21 dicembre 2010.

Tale organismo è composto da diciotto membri, sei dei quali rappresentano le Amministrazioni centrali maggiormente coinvolte (Dipartimento per la protezione civile; Esteri; Difesa; Interno; Regioni e Province Autonome; ANCI), mentre i restanti sono individuati in quanto esperti in materia di difesa civile non armata e nonviolenta.

Il Comitato ha il compito di elaborare analisi, predisporre rapporti, promuovere iniziative di confronto e ricerca al fine di individuare indirizzi e strategie di cui l'Ufficio nazionale per il servizio civile possa tenere conto nella predisposizione di forme di ricerca e di sperimentazione di difesa civile non armata e nonviolenta.

Il 25 febbraio 2010, nel corso della prima riunione, sono stati nominati Presidente il prof. Pierluigi Consorti e vice Presidente il prof. Giuseppe Fioravanti.

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Il Comitato ha finora interpretato la propria funzione "consultiva", non solo raccogliendo ed elaborando idee e suggerimenti, ma proponendo vere e proprie attività in seno all'Ufficio.

Nel corso di questi anni, il Comitato ha formulato un piano di programmazione delle attività che è stato presentato all'Ufficio nazionale affinché finalizzasse le proprie iniziative nel contesto dei principi enunciati nell'articolo 1 della legge n. 230/1998 e in quelli enunciati nell'articolo 1 della legge n. 64/2001, quale primo adempimento della legislazione che riconosce la difesa non armata e nonviolenta come espressione del dovere costituzionale di difesa della Patria.

In particolare, nel 2005, il Comitato ha approvato un programma di lavoro sottoposto all'Ufficio e alla Consulta nazionale per il servizio civile, che contempla distintamente due forme di attività: ricerca e sperimentazione. Per la prima, è stato proposto all'Ufficio di approfondire alcune tematiche attraverso attività seminariali, ricerche mirate e raccolta di materiale e di documentazione.

In particolare, è stata proposta e realizzata una ricerca avente per oggetto " le attività formative civili relative a Peacekeeping e peace research".

Riguardo alla sperimentazione, invece, il Comitato ha proposto all'Ufficio il documento recante "Criteri e requisiti per la valutazione di progetti sperimentali di servizio civile all'estero nell'ambito della Dcnan" per l'incentivazione di progetti sperimentali di Difesa civile non armata e nonviolenta all'estero. Ed è stato conseguentemente convocato un incontro preliminare con gli enti interessati allo scopo di poter mettere a punto elementi e possibili misure specifiche per la presentazione e la gestione di tali progetti.

Su proposta del Comitato è stata predisposta un'adeguata sezione per la per difesa civile non armata e nonviolenta nelle "Linee guida per la formazione generale al servizio civile".

Senza dubbio, tra le iniziative proposte dal Comitato, particolare rilievo ha assunto l'organizzazione del seminario di studio "L'evoluzione del principio costituzionale del sacro dovere di difesa della patria alla luce dell'evoluzione normativa e giurisprudenziale: la difesa civile non armata e nonviolenta", tenutosi a Roma il 19 maggio 2005 presso l'Istituto Sturzo.

Gli atti di detto seminario sono stati raccolti, pubblicati e, nel marzo 2006 presentati in occasione di una specifica conferenza stampa a Palazzo Chigi, alla presenza di numerosi giornalisti, del ministro delegato, del direttore generale dell'Ufficio e dei componenti il Comitato medesimo.

Nell'appendice di detta pubblicazione, particolare importanza riveste il documento "La difesa civile non armata e nonviolenta (Dcnan)", documento di analisi per la definizione del concetto di "Difesa civile non armata e nonviolenta", redatto in occasione dell'ultima riunione del Comitato e che rappresenta un primo contributo istituzionale relativo alla definizione di difesa alternativa di carattere nonviolento.

Nel marzo del 2005, è stata presentata al Parlamento una interrogazione parlamentare relativa all'attività del Comitato e nella quale si chiedeva al Governo di indicare le iniziative che intendeva adottare per riportare l'organismo alla sua piena funzionalità.

La ricostituzione del Comitato è stata l'oggetto anche di un'altra interrogazione parlamentare, alla quale l'attuale Governo ha dato una risposta concreta con la conferma del Comitato medesimo, che eserciterà le proprie funzioni fino al 31 dicembre 2011.

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Nel corso del 2011, il Comitato ha proposto la realizzazione di un progetto sperimentale sulla difesa civile non armata e non violenta, definendo come area di intervento il territorio del Balcani, in particolare le aree del Kosovo e dell'Albania e come tematica quella della riappacificazione post-conflitto di popolazioni dello stesso paese appartenenti a culture e etnie diverse.

l'Ufficio, pertanto, il 13 settembre 2011, ha indetto un bando speciale per la selezione di 6 volontari impegnati nella realizzazione del progetto "Caschi bianchi: oltre le vendette" in Albania.

Documenti per l'approfondimento sul sito del Servizio Civile Nazionale: www.serviziocivile.gov.it

Storia del Servizio Civile Nazionale

• Anno 2014: bando 2013 vede l'avvio di volontari a livello nazionale, di cui 111 presso l'ente Provincia (ora Città metropolitana) di Torino

• Anno 2012: bando 2011 vede l’avvio di 20123 volontari a livello nazionale, di cui circa 120 presso l’ente Provincia (ora Città metropolitana) di Torino

• Anno 2010: bando 2010 vede l’avvio di 19.627 volontari a livello nazionale, di cui circa 102 presso l’ente Provincia (ora Città metropolitana) di Torino

• Anno 2010: bando straordinario aprile 2010 finanziato dalla Regione Piemonte, vede l’avvio di circa 121 volontari nella Regione di cui circa 59 presso l’ente Provincia (ora Città metropolitana) di Torino (i cui volontari sono attualmente ancora in servizio)

• Anno 2009: primo bando 2009 vede l’avvio di 27.145 volontari a livello nazionale di cui circa 120 presso l’ente Provincia (ora Città metropolitana) di Torino.

• Anno 2008: si può rinunciare allo status di obiettore. Esce un bando 2008 (tot volontari partiti a livello nazionale 27.011 e con la Provincia -ora Città metropolitana- di Torino 134 volontari)

• Anno 2007: escono ben due bandi per un totale di 43.416 volontari avviati a livello nazionale (per la Provincia -ora Città metropolitana- di Torino 248 volontari)

• Anno 2006: escono due bandi di servizio civile per un totale di 45.890 volontari avviati in tutta Italia di cui 153 con la Provincia (ora Città metropolitana) di Torino

• Anni 2001-2005: un bando all’anno (totale 107.975 volontari avviati a livello nazionale), nel 2003 la Provincia di (ora Città metropolitana) Torino si accredita come ente di prima classe all’albo nazionale.

• 1 gennaio 2005: la sospensione effettiva della Leva obbligatoria, con anticipo di 2 anni (inizialmente era stata programmata per il 2007)

• Anno 2004: ISTITUITO COMITATO CONSULTA SULLA DIFESA CIVILE POPOLARE NONVIOLENTA

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• Anno 2001: Legge 64: ISTITUZIONE DEL SERVIZIO CIVILE NAZIONALE che diventa una scelta dei giovani di far parte di una Istituzione

• Esce IL PRIMO BANDO DI SERVIZIO CIVILE: DICEMBRE 2001

• Anno 2000: con la Legge 331 la difesa militare diventa una scelta, viene SOSPESA LA LEVA OBBLIGATORIA ; cambia il modello di Difesa in Italia: non sarà più basato sui giovani chiamati alla Leva militare, ma su volontari professionisti.

• CADENDO L’OBBLIGO DECADE ANCHE LA MOTIVAZIONE ALL’OBIEZIONE

Modulo:

PROSPETTIVE NONVIOLENTE

ELEMENTI DI DIFESA CIVILEObiettivi formativi:

• Favorire la riflessione dei Volontari sul tema della violenza e della nonviolenza • Illustrare ai Volontari una “chiave di lettura” possibile della violenza: la violenza diretta-

indiretta, culturale, economica, strutturale • Favorire la riflessione dei Volontari sul tema della pace : tre tipi di pace: pace positiva,

pace negativa, la nonviolenza • Promuovere nei Volontari la conoscenza della difesa popolare non violenta (rapporto

potere politico-cittadinanza) • Illustrare alcuni casi di difesa civile • Proporre riflessioni e spunti di discussione sui seguenti argomenti: cause dei conflitti

armati, quali tipi di difesa (spese militari, finanza etica, consumo responsabile, sviluppo sostenibile)

Contenuti ed argomenti 1) La violenza e le sue manifestazioni 2) La pace e le sue possibili accezioni

Teorie ed esempi storici per comprendere la natura della violenza e le modalità di costruzione della pace3) La difesa popolare non armata e nonviolenta 4) Analisi di un caso storico 5) Riflessione sugli argomenti: spese militari, finanza etica, consumo responsabile,

sviluppo sostenibile, diritti dei minori e delle donne, flussi migratori e povertà delle tante periferie del mondo

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Da “Peace by peaceful means. Peace, conflict and civilization”. J. Galtung, SAGE Publications, 1996.

Violenza culturaleCon il termine di ‘violenza culturale’ intendo quegli aspetti della cultura, la sfera simbolica della nostra esistenza - esemplificati da religione e ideologia, linguaggio e arte, scienza empirica e scienza formale (logica, matematica) - che possono essere usati per giustificare o legittimizzare la violenza strutturale e la violenza diretta. [...] La violenza culturale fa sembrare - o addirittura sentire - la violenza diretta e strutturale come giusta, o almeno non sbagliata. .. Gli studi sulla violenza affrontano due problemi: l’uso della violenza, e la legittimazione di tale uso. [...] Un modo in cui la violenza culturale opera è cambiando il colore morale di un atto: da sbagliato a giusto (o almeno accettabile): un esempio è quello di uccidere in nome della nazione - che viene considerato giusto, mentre uccidere a nome proprio viene considerato sbagliato.

Una tipologia della violenza diretta e strutturaleSecondo me la violenza è un insulto evitabile ai bisogni umani fondamentali, e più in generale alla vita, che riduce la possibilità di soddisfazione di tali bisogni al di sotto delle potenzialità. Sulla base di confronti e discussioni svolte in tante parti del mondo, possiamo identificare 4 classi di bisogni primari: il bisogno di sopravvivenza (la sua negazione è la morte); il bisogno di bene-essere (la negazione porta alla miseria, alla malattia); il bisogno di identità e di significato (la sua negazione è l’alienazione); il bisogno di libertà (negazione: la repressione).Combinando i 4 bisogni primari con i tipi di violenza si trova un panorama complesso, schematizzato nella tabella che segue.

BISOGNI sopravvivenza bene-essere identità libertàviolenza diretta uccisione mutilazione,

assedio, sanzioni, miseria

desocializzazione,risocializzazione, cittadini di seconda classe

repressione, detenzione, espulsione

violenza strutturale

sfruttamento intenso (A)

sfruttamento debole (B)

penetrazione, segmentazione

marginalizzazione, frammentazione

Un primo commento che si può fare alla tabella è che è antropocentrica. Si potrebbe aggiungere una 5° colonna per il resto della Natura, il “sine qua non” dell’esistenza umana: potremmo darle come titolo equilibrio ecologico, o eco-bilancio. Si tratta però di una categoria molto vasta, che comprende elementi viventi (biota) e non viventi (abiota). Se definiamo la violenza come un insulto alla vita, allora gli elementi abiotici ne sarebbero toccati solo indirettamente. Inoltre possono sorgere domande importanti e difficili: ‘bilancio per chi?’ ‘per gli esseri umani?’, ‘per l’ambiente?’. ‘ in che proporzioni?’.Un secondo commento alla tabella: si potrebbero usare le mega-versioni delle parole usate fin qui. Invece di ‘uccisione’ si potrebbe parlare di sterminio, olocausto, genocidio. Dove c’è ‘miseria’ si potrebbe intendere olocausto silenzioso. E al posto di ‘alienazione’ si potrebbe parlare di morte spirituale. ‘Repressione’ va sostituita con gulag; ‘degrado ecologico’ con ecocidio. [...]Altre osservazioni si potrebbero fare sul contenuto della tabella. Le due categorie ‘uccisione’ e ‘mutilazione’ sono chiare, e nel loro insieme costituiscono gli elementi che si prendono in considerazione quando si valuta l’ampiezza di una guerra. Ma ‘guerra’ è solo una particolare

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forma di violenza, che di solito ha almeno un attore: un governo. Da questa considerazione si può vedere quanto è restrittivo intendere la pace come opposto di guerra, e limitare gli studi sulla pace a studi che tendano a evitare la guerra...Blocchi e sanzioni: per alcuni non si tratta di forme di violenza, perché l’uccisione diretta e immediata è evitata. Per le vittime, tuttavia, ciò può significare l’uccisione lenta ma intenzionale commessa tramite malnutrizione e mancanza di cure mediche, che per primi colpiscono i più deboli: i bambini, i vecchi, i poveri, le donne. Ma rendendo la catena causale più lunga l’attore evita di guardare direttamente in faccia la violenza. La categoria dell’alienazione può essere definita in termini di socializzazione, con il significato di internalizzazione della cultura. Due sono le possibilità: la desocializzazione dalla propria cultura, e la risocializzazione in un’altra (per esempio attraverso l’imposizione di una lingua). Anche la categoria della repressione può essere letta in due modi: la detenzione, cioè il chiudere persone dentro (in prigione, in campo di concentramento), e l’espulsione, cioè chiudere persone fuori (il bando, o l’allontanamento dal paese).La struttura violenta archetipa ha - a mio parere - lo sfruttamento come elemento centrale. Questo significa semplicemente che alcuni, nell’interazione con la struttura, ottengono molto di più - in termini di soddisfacimento dei bisogni - di altri. Si parla per esempio di ‘scambio ineguale’: un eufemismo. Alcuni possono essere così svantaggiati da morirne; altri da vivere in uno stato di perenne miseria. Una struttura violenta lascia segni non solo sul corpo, ma anche nella mente e nello spirito. La penetrazione, che si manifesta con la dominazione dei più forti sui più deboli, associata con la segmentazione, che consente ai dominati una visione soltanto parziale di quello che succede, svolgono una prima funzione. La marginalizzazione, che tiene all’esterno gruppi di persone, combinata con la frammentazione, che li tiene divisi tra loro, fa il resto.Che dire poi della violenza contro la Natura? C’è la violenza diretta del distruggere, del bruciare, ecc., tipica di una guerra. La forma strutturale di questa violenza è più insidiosa, perché non intende direttamente distruggere la Natura ma di fatto lo fa: l’inquinamento e il saccheggio associati all’industria moderna, che portano alla morte delle foreste, al riscaldamento globale, ecc.

Tre tipi di violenza

Dopo aver descritto e discusso i primi due tipi di violenza - quella diretta e quella strutturale - possiamo aggiungere il terzo tipo, la violenza culturale, che costituisce il terzo angolo di un triangolo vizioso. Se ora immaginiamo il triangolo ‘appoggiato’ dul lato che ha per vertici la violenza diretta e la violenza strutturale, il vertice superiore porta la violenza culturale, che rappresenta - in questa posizione - la legittimazione delle altre due. Se invece disponiamo il triangolo con al vertice superiore la violenza diretta, possiamo sottolineare come questa sia frutto delle altre due forme di violenza - quella strutturale e quella culturale.

violenza culturale

violenza strutturale violenza diretta

A parte le varie interpretazioni di una figura che di per sé è simmetrica, vale la pena di notare, invece, le differenze sul piano temporale tra le tre forme di violenza. La violenza diretta è un evento; la violenza strutturale è un processo, con alti e bassi; la violenza culturale è

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un’invariante, cioè rimane essenzialmente la stessa per lunghi periodi di tempo. Questo modo di vedere le forme di violenza porta a una seconda immagine, - a strati - complementare a quella del triangolo: sul fondo scorre, in flusso stazionario, la violenza culturale, che fornisce il substrato da cui le altre due traggono nutrimento. Nello strato successivo si localizzano i ritmi della violenza strutturale. Sequenze di sfruttamento si costruiscono, poi si perdono o vengono abbattute, con l’accompagnamento protettivo di penetrazione e segmentazione, che impediscono il formarsi della consapevolezza, e di frammentazione-marginalizzazione, che impediscono l’organizzarsi dell’opposizione contro lo sfruttamento. In cima - unico aspetto visibile all’occhio non guidato e all’empirismo di base - si trova la violenza diretta, con la cronaca di crudeltà dirette perpetrate da esseri umani contro i loro simili, o contro altre forme di vita o la natura in generale.Di solito si può identificare un flusso causale a partire dalla violenza culturale, attraverso quella strutturale, fino alla violenza diretta. Però, di fatto, vi sono legami e flussi causali in tutte e sei le direzioni, e i cicli che le connettono tutte e tre possono partire da uno qualsiasi dei vertici. Alla fine di tutta questa riflessione, possiamo provare a chiarire il concetto di militarizzazione come processo, e di militarismo come ideologia che accompagna tale processo. Ovviamente un aspetto è l’inclinazione generale verso la violenza diretta, in forma di azione militare reale o minacciata, provocata o no, volta a sedare o ad accendere un conflitto. Questa inclinazione porta con sé la produzione e l’impiego di appropriati hardware e software. Tuttavia sarebbe superficiale studiare la militarizzazione solo in termini di registrazione di attività militari passate, o degli schemi di produzione e delle possibilità di impiego attuali: questo porterebbe alla compilazione di semplici liste in termini di armi, personale, bilancio. Ma nella buona semina di va alle radici: in questo caso alle radici culturali e strutturali, come si è sottolineato in precedenza. In concreto si tratta di identificare gli aspetti culturali e strutturali che potrebbero incoraggiare la disponibilità all’azione militare, alla produzione militare, all’impiego nel settore. Bisognerebbe allora includere la pubblicità che viene fatta nei confronti dei giovani a scuola, la disoccupazione, lo sfruttamento in generale. Inoltre, l’uso della produzione e dei posti di lavoro nel settore militare per incrementare la crescita economica; le ideologie nazionaliste, razziste, sessiste, ecc. Particolare attenzione dovrebbe essere dedicata agli elementi di insegnamento militare inseriti nei curricula e nelle strutture delle scuole secondarie e nelle università. Finora cultura e struttura non sono stati inclusi negli studi di ‘controllo degli armamenti’, ma si tratta di un tabù che bisognerebbe infrangere.

ConclusioniLa violenza può incominciare da ogni vertice del triangolo, e facilmente si trasmette agli altri vertici. Con una struttura violenta istituzionalizzata, e una cultura violenta internalizzata, anche la violenza diretta tende ad essere istituzionalizzata, ripetitiva, ritualistica, come una vendetta. Questa sindrome triangolare di violenza dovrebbe essere contrastata, nella mente, da un triangolo di pace, in cui la pace culturale alimenta la pace strutturale, con relazioni di equità tra i diversi partners, e la pace diretta si esprime con gesti di cooperazione, amicizia, amore. Potrebbe formarsi così un triangolo virtuoso, in cui i cicli si autorinforzano. L’inclusione della cultura non estende allora l’agenda degli studi per la pace? Certamente sì. Perché mai gli studi per la pace dovrebbero essere più circoscritti degli studi medici, tanto per fare un esempio? Forse la pace è più facile della salute, meno complessa? E che dire dalle biologia, lo studio della vita? E della fisica, lo studio della materia? O della matematica, lo studio delle forme astratte? Perché tracciare confini in un campo così terribilmente importante per le sue conseguenze, e cos’ attraente per la mente curiosa e indagatrice? [...] Allora il campo degli studi sulla pace si apre a nuove aree di competenza: gli studi umanistici, la storia delle idee, la filosofia, la teologia. In altri termini, è un invito a nuove discipline a unirsi nella ricerca per la pace, e agli studiosi di tali discipline a darsi nuovi strumenti.

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DIVERSE SCUOLE DI PENSIERO SULL'IDEA DI PACE

Nella storia e nella cultura dell'umanità si sono sviluppate diverse idee di pace che si possono raggruppare in tre filoni, o scuole di pensiero, principali: pace negativa, pace positiva, nonviolenza. Come qualsiasi classificazione neppure questa esaurisce ogni possibile sfumatura; tuttavia, è più che sufficiente per compiere un primo passo che permetta di orientarci in questo complesso problema. Per aiutarci a capire in cosa differiscano tra loro le diverse scuole di pace sarà utile la tabella 1, nella quale sono riassunte in modo schematico le principali dimensioni che caratterizzano e distinguono ciascuna scuola. Una prima idea intuitiva di pace è quella di assenza di violenza. Per precisare cosa intendiamo per pace dobbiamo quindi discutere che cosa è la violenza. Lo faremo man mano che presenteremo ciascuna scuola di pensiero.

Tab.1.- Le tre principali scuole di pensiero sull’idea di pace.

Pace Violenza Valori fondamentali

Modello di società Diritti umani

Giustificazione della guerra

NegativaAssenza di guerra (violenza diretta)

Violenza diretta

Libertà, benessere materiale (ben-avere)

Stato (democrazia rappresentativa

Prima generazione (libertà)

Sì come guerra di difesa

Positiva

Assenza di guerra e di violenza strutturale (violenza diretta)

Violenza strutturale

Giustizia equilibrio ecologico

Stato (democrazia partecipativa), stato mondiale

Seconda generazione (giustizia)

Sì come guerra rivoluzionaria

Nonviolenza

Capacità di risoluzione non distruttiva dei conflitti nel micro e nel macro livello

Violenza diretta, strutturale e culturale

Diritto alla vita, libertà, giustizia, equilibrio ecologico, ben-essere

Superamento dello stato nazionale, società nonviolenta (potere e benessere di tutti)

Terza generazione (difesa, sviluppo)

No mai

Pace Modello di difesa

Modello di sviluppo

Azione per la pace Tempo Conosce

nza

NegativaAssenza di guerra (violenza diretta)

DifensivoCrescita economica limitata

Istituzionale (diplomazia, eserciti)

Eventi Fatti

Positiva

Assenza di guerra e di violenza strutturale (violenza diretta)

Difensivo Sviluppo sostenibile

Movimenti per la pace Processi Strutture

Nonviolenza Capacità di risoluzione non distruttiva dei

Nonviolento Semplicità volontaria

Movimenti nonviolenti

Invarianti Paradigmi

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conflitti nel micro e nel macro livello

Da questi link è possibile scaricare materiale di approfondimento su questo tema. Difesa Popolare Nonviolenta Bibliografia della Nonviolenza Tre tipi di Pace Scheda Nashville Scheda Cile Scheda Danimarca Scheda India Scheda Polonia Scheda SudAfrica Scheda Quale difesa Articolo J. Galtung

Modulo:

LA GESTIONE DEI CONFLITTILivello Micro e Livello Macro

Obiettivi formativi: 1) Fornire spunti e riflessioni sulle teorie dei conflitti e sulla classificazione generale dei

conflitti nei gruppi, nelle organizzazioni e nel web, nonché sulla gestione dei conflitti micro e macro

2) Analizzare gli elementi del conflitto 3) Esplorare le rappresentazioni e le esperienze dei conflitti attraverso attività/esercitazioni

che mettano in gioco i volontari 4) Individuare modalità di risoluzione dei conflitti5) Sperimentare, attraverso la dimensione ludica, alcuni aspetti caratteristici della

situazione conflittuale e della sua risoluzione

Contenuti ed argomenti:1) Cenni sulle teorie dei conflitti e sulla classificazione generale dei conflitti 2) Analisi degli elementi del conflitto 3) Alcuni approcci per la risoluzione dei conflitti nei gruppi e nelle organizzazioni 5) La gestione dei conflitti micro e macro 6) Non violenza e “banalità del male”: gli interrogativi del XX secolo 7) Mobbing, prepotenze e prevaricazioni amplificate dall’utilizzo della rete

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Modi per risolvere un conflitto1

1 Tratto da M. Jurgensmeyer “Un metodo per risolvere i conflitti”www.cittametropolitana.torino.it

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Fasi del processo di Satyagraha2

2 Tratto da M. Jurgensmeyer “Un metodo per risolvere i conflitti”www.cittametropolitana.torino.it

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Vademecum per la ricerca della verità3

3 Tratto da M. Jurgensmeyer “Un metodo per risolvere i conflitti”www.cittametropolitana.torino.it

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Fasi dell’organizzazione di una campagna di massa4

4 Tratto da M. Jurgensmeyer “Un metodo per risolvere i conflitti”www.cittametropolitana.torino.it

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Modulo:

LE ISTITUZIONI E IL CITTADINOObiettivi formativi:Introduzione alla relazione tra cittadino e Istituzioni, a partire dall’analisi della propria realtà di riferimento. Fornire ai volontari le conoscenze di base su Cittadinanza e diritti- Rapporto con le istituzioni

- livello locale- livello nazionale- livello Europeo

- Diritti di cittadinanza: declinati per ciascuno dei livelli sopra elencati- Conosci i tuoi diritti- Usa i tuoi diritti

Contenuti ed argomenti Presentazione dei Formatori e dei VolontariPresentazione del programma di lavoro della giornata e relativi esercizi pratici.Che cosa significa essere Cittadino?Che cosa rappresenta la Cittadinanza Europea? Presentazione ai Volontari della Costituzione Italiana.Esplorazione dell’importanza dei Diritti collegati alla cittadinanza.

Elenco Materiali distribuiti in aula:• La Costituzione Italiana• Dispense dell’Ufficio Europe Direct della Città metropolitana di Torino

Link utili:www.youreurope.euEuropa e cooperazione – Città Metropolitana di Torinoeuropa.eu

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CITTADINANZAIn termini giuridici la cittadinanza è la condizione della persona fisica (detta cittadino) alla quale l'ordinamento giuridico di uno stato riconosce la pienezza dei diritti civili e politici. La cittadinanza, quindi, può essere vista come uno status del cittadino ma anche come un rapporto giuridico tra cittadino e stato. Le persone che non hanno la cittadinanza di uno stato sono stranieri se hanno quella di un altro stato, apolidi se, invece, non hanno alcuna cittadinanza.Un rapporto analogo a quello tra persona fisica e stato può sussistere anche tra persona giuridica e stato; in tal caso, però, non si parla di cittadinanza ma di nazionalità. Riferito alle persone fisiche, questo stesso termine, anche se talvolta è usato impropriamente come sinonimo di cittadinanza, indica invece l'appartenenza ad una nazione, condizione questa che in alcuni ordinamenti può avere rilevanza giuridica a prescindere dalla cittadinanza.

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L'insieme dei cittadini di uno stato costituisce il suo popolo. È detto invece popolazione l'insieme delle persone che risiedono sul territorio di uno stato (i suoi abitanti), a prescindere dal fatto che siano suoi cittadini. La popolazione, dunque, differisce dal popolo in quanto, da un lato, comprende anche gli stranieri e gli apolidi che risiedono sul territorio dello stato mentre, dall'altro, non comprende i cittadini residenti all'estero. La divergenza tra popolo e popolazione è accentuata negli stati interessati da un forte flusso migratorio, in entrata o in uscita.In senso sociologico, la cittadinanza assume una valenza più ampia, e si riferisce all senso di identità e di appartenenza degli individui ad una determinata comunità politica.Acquisto e perdita della cittadinanzaOgni ordinamento stabilisce le regole per l'acquisto e la perdita della cittadinanza. In molti stati i princìpi al riguardo sono stabiliti a livello costituzionale, in altri invece, tra i quali l'Italia, la disciplina è interamente demandata alla legge ordinaria.

LA CITTADINANZA SI PUO ACQUISIRE:* secondo lo ius sanguinis (diritto di sangue), per il fatto della nascita da un genitore in possesso della cittadinanza (per alcuni ordinamenti deve trattarsi del padre, salvo sia sconosciuto);* secondo lo ius soli (diritto del suolo), per il fatto di essere nato sul territorio dello stato;* per il fatto di aver contratto matrimonio con un cittadino (in certi ordinamenti la cittadinanza può essere acquistata dalla moglie di un cittadino ma non dal marito di una cittadina); vi sono anche ordinamenti in cui il matrimonio non fa acquistare automaticamente la cittadinanza ma è solo un presupposto per la naturalizzazione;* per naturalizzazione, a seguito di un provvedimento della pubblica autorità, subordinatamente alla sussistenza di determinate condizioni (come, per esempio, potrebbero essere la residenza per un lungo periodo di tempo sul territorio nazionale, l'assenza di precedenti penali, la rinuncia alla cittadinanza d'origine ecc.) o per meriti particolari. In molti ordinamenti, a sottolinearne la solennità, il provvedimento di concessione della cittadinanza è adottato, almeno formalmente, dal capo dello stato.La scelta fondamentale che si trovano a fare gli ordinamenti è quella tra ius sanguinis e ius soli, avendo gli altri due istituti una funzione puramente integrativa. Lo ius sanguinis (o modello tedesco) presuppone una concezione "oggettiva" della cittadinanza, basata sul sangue, sull'etnia, sulla lingua (Johann Gottlieb Fichte). Lo ius soli (o modello francese) presuppone, invece, una concezione "soggettiva" della cittadinanza, come "plebiscito quotidiano" (Ernest Renan). Attualmente la maggior parte degli stati europei adotta lo ius sanguinis, con la rilevante eccezione della Francia, dove vige lo ius soli fin dal 1515.L'adozione dell'una piuttosto che dell'altra opzione ha rilevanti conseguenze negli stati interessati da forti movimenti migratori. Infatti, lo ius soli determina l'allargamento della cittadinanza ai figli degli immigrati nati sul territorio dello stato: ciò spiega perché sia stato adottato da paesi (Stati Uniti, Argentina, Brasile, Canada ecc.) con una forte immigrazione e, al contempo, un territorio in grado di ospitare una popolazione maggiore di quella residente. Al contrario, lo ius sanguinis tutela i diritti dei discendenti degli emigrati, ed è dunque spesso adottato dai paesi interessati da una forte emigrazione, anche storica (diaspora: Armenia, Irlanda, Italia, Israele), o da ridelimitazioni dei confini (Bulgaria, Croazia, Finlandia, Germania, Grecia, Italia, Polonia, Serbia, Turchia, Ucraina, Ungheria).Può accadere che una persona acquisti la cittadinanza dello stato di origine dei genitori, dove vige lo ius sanguinis, e nel contempo quello dello stato sul cui territorio è nata, dove invece vige lo ius soli. Queste situazioni di doppia cittadinanza possono causare inconvenienti (si pensi al caso di chi è obbligato a prestare servizio militare in entrambi gli stati di cui è cittadino), sicché gli stati tendono ad adottare norme per prevenirla, anche sulla base di trattati internazionali.La perdita della cittadinanza può essere prevista a seguito di rinuncia, di acquisto della cittadinanza di altro stato o di privazione per atto della pubblica autorità in conseguenza di gravissime violazioni.

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La cittadinanza si può acquistare o perdere anche a seguito di trattati internazionali che trasferiscono una parte del territorio e la popolazione ivi residente da uno stato all'altro.* Contenuto della cittadinanza *Come si è detto, il concetto di cittadinanza si ricollega alla titolarità di determinati diritti, detti appunto diritti di cittadinanza, enunciati nelle costituzioni e nelle dichiarazioni dei diritti. Nell'ambito dei diritti di cittadinanza si distinguono:* i diritti civili, cui corrispondono obblighi di non fare da parte dello stato e, in generale, dei pubblici poteri e che rappresentano, quindi, una limitazione del loro potere; comprendono la libertà personale, di movimento, di associazione, di riunione, di coscienza e di religione, l'uguaglianza di fronte alla legge, il diritto alla presunzione d'innocenza e altri diritti limitativi delle potestà punitive dello stato, il diritto a non essere privati arbitrariamente della proprietà, il diritto alla cittadinanza e così via;

• i diritti politici, relativi alla partecipazione dei cittadini al governo dello stato (inteso in senso lato, comprensivo anche, ad esempio, degli enti territoriali), sia direttamente (attraverso istituti quali il referendum, la petizione ecc.) sia indirettamente, eleggendo i propri rappresentanti (elettorato attivo) e candidandosi alle relative elezioni (elettorato passivo);

• i diritti sociali, cui corrispondono obblighi di fare, di erogare prestazioni, da parte dello stato e dei pubblici poteri; comprendono i diritti alla protezione sociale contro la malattia, la vecchiaia, la disoccupazione ecc., il diritto alla salute, il diritto al lavoro, il diritto all'istruzione e così via. Mentre i diritti civili e politici erano già presenti nelle costituzioni ottocentesche, i diritti sociali fanno il loro ingresso solo nel XX secolo con la realizzazione di quella particolare forma di stato nota come stato sociale.

Va notato che lo stato può riconoscere i suddetti diritti, almeno in parte, anche a non cittadini, sulla scorta di impegni internazionali multilaterali (derivanti, ad esempio, dall'appartenenza all'ONU o all'Unione europea) o bilaterali (a seguito di trattati che prevedono un reciproco trattamento di favore per i cittadini di uno stato da parte dell'altro) o anche di una scelta unilaterale (ad esempio, nell'ambito delle politiche d'integrazione degli immigrati presenti sul territorio nazionale). Tali fattori hanno fatto sì che negli stati odierni i diritti civili siano ormai riconosciuti anche ai non cittadini, e tale riconoscimento è di solito sancito a livello costituzionale, mentre i diritti sociali e soprattutto quelli politici tendono ancora ad essere legati alla cittadinanza.Accanto ai diritti, la cittadinanza può comportare doveri sebbene, di solito, gli ordinamenti, se tendono a riservare i diritti ai cittadini, estendendoli eventualmente ai non cittadini, tendono invece ad imporre i doveri a tutti coloro che sono presenti sul loro territorio, a prescindere dalla cittadinanza. Un dovere tradizionalmente associato alla cittadinanza, fin dai tempi più antichi, è quello della difesa dello stato (o, come si usa dire, della patria) che, in certi paesi, può tradursi nel servizio militare obbligatorio. Correlativamente tutti gli ordinamenti vietano e puniscono severamente il servizio militare del cittadino in forze armate straniere. Tra gli altri doveri dei cittadini si possono ricordare, in alcuni ordinamenti, il voto (che nella costituzione italiana è invece ambiguamente qualificato come "dovere civico") e, in molti ordinamenti, la svolgimento delle funzioni di giudice laico (ad esempio, di giurato o di giudice popolare nella corte d'assise italiana).

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Qui di seguito sono riportati la legge n.91/1992 ed i DPR N. 572/1993 e N. 362/1994 recanti i regolamenti di attuazioneLEGGE 5 FEBBRAIO 1992, N. 91/1992. NUOVE NORME SULLA CITTADINANZA. (DPR N. 572/1993 e N. 362/1994 regolamenti di attuazione )

ARTICOLO 11. E' CITTADINO PER NASCITA:A) IL FIGLIO DI PADRE O DI MADRE CITTADINI;B) CHI E' NATO NEL TERRITORIO DELLA REPUBBLICA SE ENTRAMBI I GENITORI SONO IGNOTI O APOLIDI, OVVERO SE IL FIGLIO NON SEGUE LA CITTADINANZA DEI GENITORI SECONDO LA LEGGE DELLO STATO AL QUALE QUESTI APPARTENGONO.2. E' CONSIDERATO CITTADINO PER NASCITA IL FIGLIO DI IGNOTI TROVATO NEL TERRITORIO DELLA REPUBBLICA, SE NON VENGA PROVATO IL POSSESSO DI ALTRA CITTADINANZA.ARTICOLO 21. IL RICONOSCIMENTO O LA DICHIARAZIONE GIUDIZIALE DELLA FILIAZIONE DURANTE LA MINORE ETA' DEL FIGLIO NE DETERMINA LA CITTADINANZA SECONDO LE NORME DELLA PRESENTE LEGGE.2. SE IL FIGLIO RICONOSCIUTO O DICHIARATO E' MAGGIORENNE CONSERVA IL PROPRIO STATO DI CITTADINANZA, MA PUO' DICHIARARE, ENTRO UN ANNO DAL RICONOSCIMENTO O DALLA DICHIARAZIONE GIUDIZIALE, OVVERO DALLA DICHIARAZIONE DI EFFICACIA DEL PROVVEDIMENTO STRANIERO, DI ELEGGERE LA CITTADINANZA DETERMINATA DALLA FILIAZIONE.3. LE DISPOSIZIONI DEL PRESENTE ARTICOLO SI APPLICANO ANCHE AI FIGLI PER I QUALI LA PATERNITA' O MATERNITA' NON PUO' ESSERE DICHIARATA, PURCHE' SIA STATO RICONOSCIUTO GIUDIZIALMENTE IL LORO DIRITTO AL MANTENIMENTO O AGLI ALIMENTI.ARTICOLO 31. IL MINORE STRANIERO ADOTTATO DA CITTADINO ITALIANO ACQUISTA LA CITTADINANZA.2. LA DISPOSIZIONE DEL COMMA 1 SI APPLICA ANCHE NEI CONFRONTI DEGLI ADOTTATI PRIMA DELLA DATA DI ENTRATA IN VIGORE DELLA PRESENTE LEGGE.3. QUALORA L'ADOZIONE SIA REVOCATA PER FATTO DELL'ADOTTATO, QUESTI PERDE LA CITTADINANZA ITALIANA, SEMPRE CHE SIA IN POSSESSO DI ALTRA CITTADINANZA O LA RIACQUISTI.4. NEGLI ALTRI CASI DI REVOCA L'ADOTTATO CONSERVA LA CITTADINANZA ITALIANA. TUTTAVIA, QUALORA LA REVOCA INTERVENGA DURANTE LA MAGGIORE ETA' DELL'ADOTTATO, LO STESSO, SE IN POSSESSO DI ALTRA CITTADINANZA O SE LA RIACQUISTI, POTRA' COMUNQUE RINUNCIARE ALLA CITTADINANZA ITALIANA ENTRO UN ANNO DALLA REVOCA STESSA.ARTICOLO 41. LO STRANIERO O L'APOLIDE, DEL QUALE IL PADRE O LA MADRE O UNO DEGLI ASCENDENTI IN LINEA RETTA DI SECONDO GRADO SONO STATI CITTADINI PER NASCITA, DIVIENE CITTADINO:A) SE PRESTA EFFETTIVO SERVIZIO MILITARE PER LO STATO ITALIANO E DICHIARA PREVENTIVAMENTE DI VOLER ACQUISTARE LA CITTADINANZA ITALIANA;B) SE ASSUME PUBBLICO IMPIEGO ALLE DIPENDENZE DELLO STATO, ANCHE ALL'ESTERO, E DICHIARA DI VOLER ACQUISTARE LA CITTADINANZA ITALIANA;C) SE, AL RAGGIUNGIMENTO DELLA MAGGIORE ETA', RISIEDE LEGALMENTE DA ALMENO DUE ANNI NEL TERRITORIO DELLA REPUBBLICA E DICHIARA, ENTRO UN ANNO DAL RAGGIUNGIMENTO, DI VOLER ACQUISTARE LA CITTADINANZA ITALIANA.2. LO STRANIERO NATO IN ITALIA, CHE VI ABBIA RISIEDUTO LEGALMENTE SENZA INTERRUZIONI FINO AL RAGGIUNGIMENTO DELLA MAGGIORE ETA', DIVIENE CITTADINO SE DICHIARA DI VOLER ACQUISTARE LA CITTADINANZA ITALIANA ENTRO UN ANNO DALLA SUDDETTA DATA.ARTICOLO 51. IL CONIUGE, STRANIERO O APOLIDE, DI CITTADINO ITALIANO ACQUISTA LA CITTADINANZA ITALIANA QUANDO RISIEDE LEGALMENTE DA ALMENO SEI MESI NEL TERRITORIO DELLA REPUBBLICA, OVVERO DOPO TRE ANNI DALLA DATA DEL MATRIMONIO, SE NON VI E' STATO SCIOGLIMENTO, ANNULLAMENTO O CESSAZIONE DEGLI EFFETTI CIVILI E SE NON SUSSISTE SEPARAZIONE LEGALE.ARTICOLO 61. PRECLUDONO L'ACQUISTO DELLA CITTADINANZA AI SENSI DELL'ARTICOLO 5:A) LA CONDANNA PER UNO DEI DELITTI PREVISTI NEL LIBRO SECONDO, TITOLO I, CAPI I, II E III, DEL CODICE PENALE;B) LA CONDANNA PER UN DELITTO NON COLPOSO PER IL QUALE LA LEGGE PREVEDA UNA PENA EDITTALE NON INFERIORE NEL MASSIMO A TRE ANNI DI RECLUSIONE; OVVERO LA CONDANNA PER UN REATO NON POLITICO AD UNA PENA DETENTIVA SUPERIORE AD UN ANNO DA PARTE DI UNA AUTORITA' GIUDIZIARIA STRANIERA, QUANDO LA SENTENZA SIA STATA RICONOSCIUTA IN ITALIA;C) LA SUSSISTENZA, NEL CASO SPECIFICO, DI COMPROVATI MOTIVI INERENTI ALLA SICUREZZA DELLA REPUBBLICA.2. IL RICONOSCIMENTO DELLA SENTENZA STRANIERA E' RICHIESTO DAL PROCURATORE GENERALE DEL DISTRETTO DOVE HA SEDE L'UFFICIO DELLO STATO CIVILE IN CUI E' ISCRITTO O TRASCRITTO IL MATRIMONIO, ANCHE AI SOLI FINI ED EFFETTI DI CUI AL COMMA 1, LETTERA B).3. LA RIABILITAZIONE FA CESSARE GLI EFFETTI PRECLUSIVI DELLA CONDANNA.4. L'ACQUISTO DELLA CITTADINANZA E' SOSPESO FINO A COMUNICAZIONE DELLA SENTENZA DEFINITIVA, SE SIA STATA PROMOSSA AZIONE PENALE PER UNO DEI DELITTI DI CUI AL COMMA 1, LETTERA A) E LETTERA B), PRIMO PERIODO, NONCHE' PER IL TEMPO IN CUI E' PENDENTE IL PROCEDIMENTO DI RICONOSCIMENTO DELLA SENTENZA STRANIERA, DI CUI AL MEDESIMO COMMA 1, LETTERA B), SECONDO PERIODO.

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ARTICOLO 71. AI SENSI DELL'ARTICOLO 5, LA CITTADINANZA SI ACQUISTA CON DECRETO DEL MINISTRO DELL'INTERNO, A ISTANZA DELL'INTERESSATO, PRESENTATA AL SINDACO DEL COMUNE DI RESIDENZA O ALLA COMPETENTE AUTORITA' CONSOLARE.2. SI APPLICANO LE DISPOSIZIONI DI CUI ALL'ARTICOLO 3 DELLA LEGGE 12 GENNAIO 1991, N. 13.ARTICOLO 81. CON DECRETO MOTIVATO, IL MINISTRO DELL'INTERNO RESPINGE L'ISTANZA DI CUI ALL'ARTICOLO 7 OVE SUSSISTANO LE CAUSE OSTATIVE PREVISTE NELL'ARTICOLO 6. OVE SI TRATTI DI RAGIONI INERENTI ALLA SICUREZZA DELLA REPUBBLICA, IL DECRETO E' EMANATO SU CONFORME PARERE DEL CONSIGLIO DI STATO. L'ISTANZA RESPINTA PUO' ESSERE RIPROPOSTA DOPO CINQUE ANNI DALL'EMANAZIONE DEL PROVVEDIMENTO.2. L'EMANAZIONE DEL DECRETO DI RIGETTO DELL'ISTANZA E' PRECLUSA QUANDO DALLA DATA DI PRESENTAZIONE DELL'ISTANZA STESSA, CORREDATA DALLA PRESCRITTA DOCUMENTAZIONE, SIA DECORSO IL TERMINE DI DUE ANNI.ARTICOLO 91. LA CITTADINANZA ITALIANA PUO' ESSERE CONCESSA CON DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, SENTITO IL CONSIGLIO DI STATO, SU PROPOSTA DEL MINISTRO DELL'INTERNO:A) ALLO STRANIERO DEL QUALE IL PADRE O LA MADRE O UNO DEGLI ASCENDENTI IN LINEA RETTA DI SECONDO GRADO SONO STATI CITTADINI PER NASCITA, O CHE E' NATO NEL TERRITORIO DELLA REPUBBLICA E, IN ENTRAMBI I CASI, VI RISIEDE LEGALMENTE DA ALMENO TRE ANNI, COMUNQUE FATTO SALVO QUANTO PREVISTO DALL'ARTICOLO 4, COMMA 1, LETTERA C);B) ALLO STRANIERO MAGGIORENNE ADOTTATO DA CITTADINO ITALIANO CHE RISIEDE LEGALMENTE NEL TERRITORIO DELLA REPUBBLICA DA ALMENO CINQUE ANNI SUCCESSIVAMENTE ALLA ADOZIONE;C) ALLO STRANIERO CHE HA PRESTATO SERVIZIO, ANCHE ALL'ESTERO, PER ALMENO CINQUE ANNI ALLE DIPENDENZE DELLO STATO;D) AL CITTADINO DI UNO STATO MEMBRO DELLE COMUNITA' EUROPEE SE RISIEDE LEGALMENTE DA ALMENO QUATTRO ANNI NEL TERRITORIO DELLA REPUBBLICA;E) ALL'APOLIDE CHE RISIEDE LEGALMENTE DA ALMENO CINQUE ANNI NEL TERRITORIO DELLA REPUBBLICA;F) ALLO STRANIERO CHE RISIEDE LEGALMENTE DA ALMENO DIECI ANNI NEL TERRITORIO DELLA REPUBBLICA.2. CON DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, SENTITO IL CONSIGLIO DI STATO E PREVIA DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI, SU PROPOSTA DEL MINISTRO DELL'INTERNO, DI CONCERTO CON IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, LA CITTADINANZA PUO' ESSERE CONCESSA ALLO STRANIERO QUANDO QUESTI ABBIA RESO EMINENTI SERVIZI ALL'ITALIA, OVVERO QUANDO RICORRA UN ECCEZIONALE INTERESSE DELLO STATO.ARTICOLO 101. IL DECRETO DI CONCESSIONE DELLA CITTADINANZA NON HA EFFETTO SE LA PERSONA A CUI SI RIFERISCE NON PRESTA, ENTRO SEI MESI DALLA NOTIFICA DEL DECRETO MEDESIMO, GIURAMENTO DI ESSERE FEDELE ALLA REPUBBLICA E DI OSSERVARE LA COSTITUZIONE E LE LEGGI DELLO STATO.ARTICOLO 111. IL CITTADINO CHE POSSIEDE, ACQUISTA O RIACQUISTA UNA CITTADINANZA STRANIERA CONSERVA QUELLA ITALIANA, MA PUO' AD ESSA RINUNCIARE QUALORA RISIEDA O STABILISCA LA RESIDENZA ALL'ESTERO.ARTICOLO 121. IL CITTADINO ITALIANO PERDE LA CITTADINANZA SE, AVENDO ACCETTATO UN IMPIEGO PUBBLICO OD UNA CARICA PUBBLICA DA UNO STATO O ENTE PUBBLICO ESTERO O DA UN ENTE INTERNAZIONALE CUI NON PARTECIPI L'ITALIA, OVVERO PRESTANDO SERVIZIO MILITARE PER UNO STATO ESTERO, NON OTTEMPERA, NEL TERMINE FISSATO, ALL'INTIMAZIONE CHE IL GOVERNO ITALIANO PUO' RIVOLGERGLI DI ABBANDONARE L'IMPIEGO, LA CARICA O IL SERVIZIO MILITARE.2. IL CITTADINO ITALIANO CHE, DURANTE LO STATO DI GUERRA CON UNO STATO ESTERO, ABBIA ACCETTATO O NON ABBIA ABBANDONATO UN IMPIEGO PUBBLICO OD UNA CARICA PUBBLICA, OD ABBIA PRESTATO SERVIZIO MILITARE PER TALE STATO SENZA ESSERVI OBBLIGATO, OVVERO NE ABBIA ACQUISTATO VOLONTARIAMENTE LA CITTADINANZA, PERDE LA CITTADINANZA ITALIANA AL MOMENTO DELLA CESSAZIONE DELLO STATO DI GUERRA.ARTICOLO 131. CHI HA PERDUTO LA CITTADINANZA LA RIACQUISTA:A) SE PRESTA EFFETTIVO SERVIZIO MILITARE PER LO STATO ITALIANO E DICHIARA PREVIAMENTE DI VOLERLA RIACQUISTARE;B) SE, ASSUMENDO O AVENDO ASSUNTO UN PUBBLICO IMPIEGO ALLE DIPENDENZE DELLO STATO, ANCHE ALL'ESTERO, DICHIARA DI VOLERLA RIACQUISTARE;C) SE DICHIARA DI VOLERLA RIACQUISTARE ED HA STABILITO O STABILISCE, ENTRO UN ANNO DALLA DICHIARAZIONE, LA RESIDENZA NEL TERRITORIO DELLA REPUBBLICA;D) DOPO UN ANNO DALLA DATA IN CUI HA STABILITO LA RESIDENZA NEL TERRITORIO DELLA REPUBBLICA, SALVO ESPRESSA RINUNCIA ENTRO LO STESSO TERMINE;E) SE, AVENDOLA PERDUTA PER NON AVER OTTEMPERATO ALL'INTIMAZIONE DI ABBANDONARE L'IMPIEGO O LA CARICA ACCETTATI DA UNO STATO, DA UN ENTE PUBBLICO ESTERO O DA UN ENTE INTERNAZIONALE, OVVERO IL SERVIZIO MILITARE PER UNO STATO ESTERO, DICHIARA DI VOLERLA RIACQUISTARE, SEMPRE CHE ABBIA STABILITO LA RESIDENZA DA ALMENO DUE ANNI NEL TERRITORIO DELLA REPUBBLICA E PROVI DI AVER ABBANDONATO L'IMPIEGO O LA CARICA O IL SERVIZIO MILITARE, ASSUNTI O PRESTATI NONOSTANTE L'INTIMAZIONE DI CUI ALL'ARTICOLO 12, COMMA 1.2. NON E' AMMESSO IL RIACQUISTO DELLA CITTADINANZA A FAVORE DI CHI L'ABBIA PERDUTA IN APPLICAZIONE DELL'ARTICOLO 3, COMMA 3, NONCHE' DELL'ARTICOLO 12, COMMA 2.3. NEI CASI INDICATI AL COMMA 1, LETTERA C), D) ED E), IL RIACQUISTO DELLA CITTADINANZA NON HA EFFETTO SE VIENE INIBITO CON DECRETO DEL MINISTRO DELL'INTERNO, PER GRAVI E COMPROVATI MOTIVI E SU

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CONFORME PARERE DEL CONSIGLIO DI STATO. TALE INIBIZIONE PUO' INTERVENIRE ENTRO IL TERMINE DI UN ANNO DAL VERIFICARSI DELLE CONDIZIONI STABILITE.ARTICOLO 141. I FIGLI MINORI DI CHI ACQUISTA O RIACQUISTA LA CITTADINANZA ITALIANA, SE CONVIVONO CON ESSO, ACQUISTANO LA CITTADINANZA ITALIANA, MA, DIVENUTI MAGGIORENNI, POSSONO RINUNCIARVI, SE IN POSSESSO DI ALTRA CITTADINANZA.ARTICOLO 151. L'ACQUISTO O IL RIACQUISTO DELLA CITTADINANZA HA EFFETTO, SALVO QUANTO STABILITO DALL'ARTICOLO 13, COMMA 3, DAL GIORNO SUCCESSIVO A QUELLO IN CUI SONO ADEMPIUTE LE CONDIZIONI E LE FORMALITA' RICHIESTE.ARTICOLO 161. L'APOLIDE CHE RISIEDE LEGALMENTE NEL TERRITORIO DELLA REPUBBLICA E' SOGGETTO ALLA LEGGE ITALIANA PER QUANTO SI RIFERISCE ALL'ESERCIZIO DEI DIRITTI CIVILI ED AGLI OBBLIGHI DEL SERVIZIO MILITARE.2. LO STRANIERO RICONOSCIUTO RIFUGIATO DALLO STATO ITALIANO SECONDO LE CONDIZIONI STABILITE DALLA LEGGE O DALLE CONVENZIONI INTERNAZIONALI E' EQUIPARATO ALL'APOLIDE AI FINI DELL'APPLICAZIONE DELLA PRESENTE LEGGE, CON ESCLUSIONE DEGLI OBBLIGHI INERENTI AL SERVIZIO MILITARE.ARTICOLO 171. CHI HA PERDUTO LA CITTADINANZA IN APPLICAZIONE DEGLI ARTICOLI 8 E 12 DELLA LEGGE 13 GIUGNO 1912, N. 555, O PER NON AVER RESO L'OPZIONE PREVISTA DALL'ARTICOLO 5 DELLA LEGGE 21 APRILE 1983 N. 123, LA RIACQUISTA SE EFFETTUA UNA DICHIARAZIONE IN TAL SENSO ENTRO DUE ANNI DALLA DATA DI ENTRATA IN VIGORE DELLA PRESENTE LEGGE.

Nota: questo termine e' stato prorogato al 15-8-1995 dalla legge 736/942. RESTA FERMO QUANTO DISPOSTO DALL'ARTICOLO 219 DELLA LEGGE 19 MAGGIO 1975, N. 151.ARTICOLO 181. LE PERSONE GIA' RESIDENTI NEI TERRITORI CHE SONO APPARTENUTI ALLA MONARCHIA AUSTRO-UNGARICA ED EMIGRATE ALL'ESTERO PRIMA DEL 16 LUGLIO 1920 ED I LORO DISCENDENTI IN LINEA RETTA SONO EQUIPARATI, AI FINI E PER GLI EFFETTI DELL'ARTICOLO 9, COMMA 1, LETTERA A), AGLI STRANIERI DI ORIGINE ITALIANA O NATI NEL TERRITORIO DELLA REPUBBLICA.ARTICOLO 191. RESTANO SALVE LE DISPOSIZIONI DELLA LEGGE 9 GENNAIO 1956, N. 27, SULLA TRASCRIZIONE NEI REGISTRI DELLO STATO CIVILE DEI PROVVEDIMENTI DI RICONOSCIMENTO DELLE OPZIONI PER LA CITTADINANZA ITALIANA, EFFETTUATE AI SENSI DELL'ARTICOLO 19 DEL TRATTATO DI PACE TRA LE POTENZE ALLEATE ED ASSOCIATE E L'ITALIA, FIRMATO A PARIGI IL 10 FEBBRAIO 1947.ARTICOLO 201. SALVO CHE SIA ESPRESSAMENTE PREVISTO, LO STATO DI CITTADINANZA ACQUISITO ANTERIORMENTE ALLA PRESENTE LEGGE NON SI MODIFICA SE NON PER FATTI POSTERIORI ALLA DATA DI ENTRATA IN VIGORE DELLA STESSA.ARTICOLO 211. AI SENSI E CON LE MODALITA' DI CUI ALL'ARTICOLO 9, LA CITTADINANZA ITALIANA PUO' ESSERE CONCESSA ALLO STRANIERO CHE SIA STATO AFFILIATO DA UN CITTADINO ITALIANO PRIMA DELLA DATA DI ENTRATA IN VIGORE DELLA LEGGE 4 MAGGIO 1983, N. 184, E CHE RISIEDA LEGALMENTE NEL TERRITORIO DELLA REPUBBLICA DA ALMENO SETTE ANNI DOPO L'AFFILIAZIONE.ARTICOLO 221.PER COLORO I QUALI, ALLA DATA DI ENTRATA IN VIGORE DELLA PRESENTE LEGGE, ABBIANO GIA' PERDUTO LA CITTADINANZA ITALIANA AI SENSI DELL'ARTICOLO 8 DELLA LEGGE 13 GIUGNO 1912, N. 555, CESSA OGNI OBBLIGO MILITARE.ARTICOLO 231. LE DICHIARAZIONI PER L'ACQUISTO, LA CONSERVAZIONE, IL RIACQUISTO E LA RINUNZIA ALLA CITTADINANZA E LA PRESTAZIONE DEL GIURAMENTO PREVISTE DALLA PRESENTE LEGGE SONO RESE ALL'UFFICIALE DELLO STATO CIVILE DEL COMUNE DOVE IL DICHIARANTE RISIEDE O INTENDE STABILIRE LA PROPRIA RESIDENZA, OVVERO, IN CASO DI RESIDENZA ALL'ESTERO, DAVANTI ALL'AUTORITA' DIPLOMATICA O CONSOLARE DEL LUOGO DI RESIDENZA.2.LE DICHIARAZIONI DI CUI AL COMMA 1, NONCHE' GLI ATTI O I PROVVEDIMENTI ATTINENTI ALLA PERDITA, ALLA CONSERVAZIONE E AL RIACQUISTO DELLA CITTADINANZA ITALIANA VENGONO TRASCRITTI NEI REGISTRI DI CITTADINANZA E DI ESSI VIENE EFFETTUATA ANNOTAZIONE A MARGINE DELL'ATTO DI NASCITA.ARTICOLO 241.IL CITTADINO ITALIANO, IN CASO DI ACQUISTO O RIACQUISTO DI CITTADINANZA STRANIERA O DI OPZIONE PER ESSA, DEVE DARNE, ENTRO TRE MESI DALL'ACQUISTO, RIACQUISTO O OPZIONE, O DAL RAGGIUNGIMENTO DELLA MAGGIORE ETA', SE SUCCESSIVO, COMUNICAZIONE MEDIANTE DICHIARAZIONE ALL'UFFICIALE DELLO STATO CIVILE DEL LUOGO DI RESIDENZA, OVVERO, SE RESIDENTE ALL'ESTERO, ALL'AUTORITA' CONSOLARE COMPETENTE.2.LE DICHIARAZIONI DI CUI AL COMMA 1 SONO SOGGETTE ALLA MEDESIMA DISCIPLINA DELLE DICHIARAZIONI DI CUI ALL'ARTICOLO 23.3.CHIUNQUE NON ADEMPIA AGLI OBBLIGHI INDICATI NEL COMMA 1 E' ASSOGGETTATO ALLA SANZIONE AMMINISTRATIVA PECUNIARIA DA LIRE DUECENTOMILA A LIRE DUEMILIONI. COMPETENTE ALL'APPLICAZIONE DELLA SANZIONE AMMINISTRATIVA E' IL PREFETTO.ARTICOLO 251.LE DISPOSIZIONI NECESSARIE PER L'ESECUZIONE DELLA PRESENTE LEGGE SONO EMANATE, ENTRO UN ANNO DALLA SUA ENTRATA IN VIGORE, CON DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, UDITO IL PARERE DEL

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CONSIGLIO DI STATO E PREVIA DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI, SU PROPOSTA DEI MINISTRI DEGLI AFFARI ESTERI E DELL'INTERNO, DI CONCERTO CON IL MINISTRO DI GRAZIA E GIUSTIZIA.ARTICOLO 261.SONO ABROGATI LA LEGGE 13 GIUGNO 1912, N. 555, LA LEGGE 31 GENNAIO 1926, N. 108, IL REGIO DECRETO-LEGGE 1 DICEMBRE 1934, N. 1997, CONVERTITO DALLA LEGGE 4 APRILE 1935, N. 517, LO 39 DELLA LEGGE 4 MAGGIO 1983, N. 184, LA LEGGE 15 MAGGIO 1986, N. 180, E OGNI ALTRA DISPOSIZIONE INCOMPATIBILE CON LA PRESENTE LEGGE.2.E' SOPPRESSO L'OBBLIGO DELL'OPZIONE DI CUI ALL'ARTICOLO 5, COMMA SECONDO, DELLA LEGGE 21 APRILE 1983, N. 123, E ALL'ARTICOLO 1, COMMA 1, DELLA LEGGE 15 MAGGIO 1986, N. 180.3.RESTANO SALVE LE DIVERSE DISPOSIZIONI PREVISTE DA ACCORDI INTERNAZIONALI.ARTICOLO 271.LA PRESENTE LEGGE ENTRA IN VIGORE SEI MESI DOPO LA SUA PUBBLICAZIONE NELLA GAZZETTA UFFICIALE. LA PRESENTE LEGGE, MUNITA DEL SIGILLO DELLO STATO, SARA' INSERITA NELLA RACCOLTA UFFICIALE DEGLI ATTI NORMATIVI DELLA REPUBBLICA ITALIANA. E' FATTO OBBLIGO A CHIUNQUE SPETTI DI OSSERVARLA E DI FARLA OSSERVARE COME LEGGE DELLO STATO.

L’evoluzione delle leggi sulla cittadinanza: una prospettiva globaleGraziella BertocchiUniversità di Modena e Reggio Emilia, CEPR, CHILD e IZAChiara StrozziUniversità di Modena e Reggio Emilia e IZAABSTRACTIl lavoro prende in esame l’evoluzione delle leggi sulla cittadinanza nel mondo. L’analisi è basata su una banca dati che documenta tale evoluzione per 162 paesi nel periodo 1948-2001. Sulla base di uno studio econometrico, i risultati possono essere riassunti come segue. La tradizione giuridica originaria, ovvero l’applicazione dello jus soli piuttosto che lo jus sanguinis, esercita un effetto persistente sulla legislazione corrente. La pressione dei flussi migratori tende a restringere il grado di apertura della legislazione, ovvero tende a limitare l’applicazione dello jus soli. Tra i fattori che determinano maggiore apertura troviamo invece il grado di democrazia e la stagnazione demografica. Per accedere al testo digitare:

http://www.economia.unimore.it/Bertocchi_Graziella/RPS.web.pdf

Cittadinanza dell'Unione europeaLa cittadinanza dell'Unione europea è stata istituita dal Trattato di Maastricht del 1992. Completa e non sostituisce la cittadinanza statale. È regolata dalla seconda parte del Trattati di Roma (artt. 17 - 22) nella versione consolidata. È recepita dalla Costituzione europea all'art. I-10. Prevale sulla cittadinanza di uno stato terzo (sentenza Micheletti, Corte di Giustizia, 1992).Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Acquisizione della cittadinanzaCon l'acquisizione della cittadinanza di un paese facente parte dell'Unione Europea si acquista, automaticamente, anche la cittadinanza comunitaria.

Diritti riconosciuti al Cittadino dell'UEI diritti ad essa connessi non arricchiscono il patrimonio giuridico soggettivo all'interno dell'ordinamento nazionale ma:Entro l'ordinamento di altri Stati membri UE: Libertà di circolazione e di soggiorno di ogni cittadino europeo nel territorio di uno Stato

membro (art. 18). Diritto di voto attivo e passivo nelle elezioni comunali nello Stato membro in cui risiede,

alla pari dei cittadini di tale Stato (art. 19), e nelle elezioni europee.Entro l'ordinamento internazionale:

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Tutela diplomatica e consolare nei paesi extra-europei nei quali il suo Stato non è rappresentato da parte delle autorità degli altri Stati membri (art. 20).

Entro la sfera dell'ordinamento comunitario: Diritto di petizione al Parlamento europeo (art. 21.1). Diritto di rivolgersi al mediatore europeo (art. 21.2). Diritto di scrivere alle istituzioni e ad alcuni organi comunitari in una delle lingue ufficiali

della stessa e di ricevere risposta nella stessa lingua (art. 21.3).Gli Stati membri dell'Unione europea usano anche un passaporto comune, di color rosso bordeaux con impresso il nome dello Stato membro, timbro e il titolo "Unione Europea" debitamente tradotto.

Modulo:

LE PARI OPPORTUNITA’Obiettivi formativi

• Introduzione dell’argomento del modulo formativo• I saperi in materia di Pari Opportunità• Le politiche di parità

Contenuti e argomenti• Presentazione AZIONI POSITIVE: attraverso visione slides • Commenti e rimando a approfondimenti legislativi • Concetto di stereotipo• Visione filmatiAPPROFONDIMENTI- La violenza nei confronti delle donneVisione filmati

SAI COSA VUOL DIRE PARI OPPORTUNITÀ TRA DONNE E UOMINI?Vuol dire avere pari possibilità di scelta rispetto a quello che si vuoi fare nella vita e pari libertà di poterlo realizzare.Uomini e donne sono diversi, ma è il sesso a determinare capacità e inclinazioni? Perché mai una donna non potrebbe fare il meccanico o un uomo non dovrebbe essere capace di fare il bucato? Eppure, convenzionalmente, attribuiamo loro ruoli lavorativi e familiari diversi, che si traducono concretamente in situazioni e condizioni di partenza diverse (non pari). Un altro esempio: le donne hanno un tasso di disoccupazione più alto, tendono a concentrarsi nei posti di lavoro meno qualificati o meno retribuiti e, se riescono a "fare carriera", solo raramente arrivano al vertice. Per non parlare delle retribuzioni: a parità di lavoro, istruzione e capacità, gli uomini guadagnano mediamente di più. Insomma: le donne risultano discriminate nel mercato del lavoro. Per questo occorrono azioni positive nei confronti delle donne per poter affrontare e superare stereotipi ancora sussistenti, specie in rapporto alle responsabilità familiari. Infatti è nell’esperienza di maternità che le donne perdono il terreno emancipatorio delle loro scelte,Questi stereotipi, inoltre, rispecchiano le rigidità del modello italiano di funzionamento sociale e organizzativo, basato su una forte specializzazione per ruoli e fasi della vita con tratti di forte esclusività (o si fa una cosa o se ne fa un’altra), che creano pesanti sovraccarichi.

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Il concetto di azione positiva è stato introdotto in ambito europeo negli Anni Ottanta (Raccomandazione della Commissione del 13 dicembre 1984) come strumento destinato a promuovere le pari opportunità contrastando gli effetti negativi derivanti dalla tradizionale divisione dei ruoli sociali ed economici e promuovendo la partecipazione delle donne a tutti i livelli e settori dell’attività lavorativa.La Città metropolitana di Torino per mettere in pratica tutto ciò si avvale di un’Assessore alle Politiche attive di Cittadinanza, Diritti Sociali e Parità che stabilisce, in stretta collaborazione con gli altri Assessorati, le politiche programmatorie e di un Servizio Pari Opportunità e Politiche dei Tempi che realizza i progetti.

Link utili:LEGGE 15 ottobre 2013, n. 119 recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere (all’interno della pagina web cliccare su “visualizza”)Racconto Casa Pari (http://www.provincia.torino.gov.it/solidarietasociale/file-storage/download/2011/serciv/mater_vol_11/pariop/racconto_casa_pari.pdf )

Modulo:

AMBIENTEE s p e r i e n ze d i C i t t ad i n a n z a At t i va i n a m b i t o Am b i e n t a l e

Obiettivi formativi:- Informare i Volontari sull’attività svolta dalla Città metropolitana di Torino in campo ambientale - Approfondimento delle principali problematiche ambientali:

- Acqua; Aria, Rifiuti; - Consumi sostenibili; - Mobilità sostenibile; - Vigilanza; - consumo di suolo

- Favorire nei Volontari un approccio alle problematiche di tipo ambientale improntato alla realizzazione di processi di cittadinanza attiva - Ragionare su una modalità di relazione del cittadino con le Istituzioni in cui esso possa intervenire direttamente nelle scelte locali che riguardano il proprio territorio di appartenenza

Contenuti generali: La tematica sarà sviluppata tenendo in considerazione tre livelli di approfondimento:

• Primo livello→ acquisire informazioni generali circa le competenze della Città metropolitana in materia di ambiente

• Secondo livello→ acquisire la consapevolezza che le questioni ambientali riguardano tutti i cittadini

• Terzo livello→ prendere coscienza del fatto che in qualità di cittadino, singolo o in associazione con altri, è possibile avere voce in capitolo nelle scelte che riguardano il proprio territorio

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L'impronta ecologica

Impronta ecologica è un termine con cui si indica il determinato "peso" che ognuno di noi ha sulla Terra. E’ un metodo di misurazione che indica quanto territorio biologicamente produttivo viene utilizzato da un individuo, una famiglia, una città, una regione, un paese o dall'intera umanità per produrre le risorse che consuma e per assorbire i rifiuti che genera.

Il metodo dell'impronta ecologica per misurare l'impatto pro capite sull’ambiente è stato elaborato nella prima metà degli anni '90 dall'ecologo William Rees della British Columbia University e poi approfondito, applicato e largamente diffuso a livello internazionale da un suo allievo, Mathis Wackernagel, oggi direttore dell'Ecological Footprint Network, il centro più autorevole e riconosciuto a livello internazionale.

Il metodo dell'impronta ecologica consente di attribuire, sulla base dei dati statistici di ogni paese e delle organizzazioni internazionali, un'impronta ecologica di un certo numero di ettari globali pro capite come consumo di territorio biologicamente produttivo. Il WWF utilizza dal 2000 il metodo di calcolo dell'impronta ecologica nel suo rapporto biennale Living Planet Report, commissionando a Wackernagel e al suo team il calcolo dell'impronta ecologica di tutti i paesi del mondo.

Secondo i calcoli più recenti (dati 2008 – Fonte “Living Placet Report 2012”) l'impronta ecologica dell'umanità è di 2,7 ettari globali pro capite. La Terra impiega un anno e mezzo per rigenerare completamente le risorse rinnovabili che l’umanità utilizza in un solo anno. Quella dell'Italia è di 4,5 ettari; se tutti vivessero come gli italiani, avremmo bisogno di 2,5 Pianeti per sostenerci.

L’Italia ha un’impronta ecologica (sui dati 2005) di 4.2 ettari globali pro capite con una biocapacità di 1 ettaro globale pro capite, dimostrando quindi un deficit ecologico di 3.1 ettaro globale pro capite. Nella classifica mondiale (Paesi con una popolazione superiore a 1 milione di persone per i quali siano disponibili dati completi) è al 32° posto, ma in coda rispetto al resto dei paesi europei.

E’ di tutta evidenza che anche il nostro paese necessita di avviarsi rapidamente su una strada di sostenibilità del proprio sviluppo integrando le politiche economiche con quelle ambientali. Solo tenendo in conto la “natura” saremo in grado di fornire il giusto valore al nostro “benessere” e di procedere a politiche energetiche, dei trasporti, di uso del territorio capaci di rispettare il nostro straordinario Bel Paese, facendo fruttare al massimo i suoi elementi di qualità.

I paesi con oltre un milione di abitanti con l’impronta ecologica più vasta calcolata su un ettaro globale a persona, sono il Qatar, il Kuwait, gli Emirati Arabi Uniti, la Danimarca, gli Stati Uniti d'America, il Belgio, l’Australia, l’Olanda, l’Irlanda, la Finlandia. La Cina si pone circa a metà nella classifica mondiale, al 73° posto, ma la sua crescita economica e il rapido sviluppo economico che la caratterizza giocheranno un ruolo chiave nell’uso sostenibile delle risorse del pianeta nel futuro.

Dal 1970, la domanda antropica annuale di risorse naturali ha superato la capacità del Pianeta di rigenerarle. Agli attuali livelli di consumo, molti ecosistemi arriveranno al collasso ancor prima di aver visto completamente esaurite le proprie risorse.

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Il 20 Agosto è l’ Earth Overshoot Day che segna la data in cui l’umanità ha esaurito il suo budget ecologico per un anno. Questo significa che da quella data, nel 2013, l’umanità ha vissuto “oltre il limite”. Dopo questa data viene mantenuto il debito ecologico prelevando stock di risorse ed accumulando anidride carbonica in atmosfera.Proprio come le banche tracciano le uscite e le entrate, il Global Footprint Network misura la domanda e l’offerta di risorse naturali e di servizi ecologici. E i dati fanno riflettere. Il Global Footprint Network stima che in circa 8 mesi consumiamo più risorse rinnovabili e capacità di sequestro della CO2 di quanto il Pianeta possa mettere a disposizione per un intero anno.Nel 1993 l’Earth Overshoot Day – la data in un determinato anno in cui il nostro consumo di risorse naturali supera la capacità rigenerativa del pianeta– è stata il 21 Ottobre. Nel 2003 l’Over Shoot day è è stato il 22 Settembre. Dato il trend attuale una cosa è certa: l’Earth Overshoot Day tende ad arrivare qualche giorno prima ogni anno.L’Earth Overshoot Day, un’idea sviluppata da partner Global Footprint Network e da un gruppo di esperti del new economics foundation del Regno Unito, è il momento dell’anno in cui iniziamo a vivere oltre le nostre possibilità. Ma proprio perché è una stima approssimativa del trend del tempo e delle risorse, l’Earth Overshoot Day è come uno studio della misura del gap tra domanda di risorse ecologiche e servizi rispetto a quanto il pianeta possa metterci a disposizione.

Sito per esercitazione in classehttp://www.wwf.ch/it/fare/consiglipratici/calcolatore_dellimpronta_ecologica_del_wwf_svizzera/

Il marchio FSC (Forest Stewardship Council) identifica i prodotti contenenti legno proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici.Il MSC e’ il Marine Stewardship Council e, analogamente a quanto fa il FSC (Forest Stuardship Council), concede l’uso di un marchio a quei prodotti che rispondono ad alcuni principi di conservazione dell’ambiente.

Per approfondimenti e filmati

CINEMAMBIENTE ENVIRONMENTAL FILM FESTIVAL MUSEO NAZIONALE DEL CINEMAVia Montebello, 15 10124 Torino – ItalyTel 0039 011 81 38 860 fax 0039 011 81 38 [email protected] - www.cinemambiente.it - http://www.cinemambiente.tv/

filmati: - CARPA DIEM: http://www.youtube.com/watch?v=t7TH2q17bb0-HOW TO DETROY THE WORLD: http://www.youtube.com/watch?v=3bKvVk1T6U4-THINK WHAT DOES IT TAKE TO CHANGE A HABIT: http://www.youtube.com/watch?v=oBiDCEXYWFw-ANIMALS SAVE THE PLANET: http://www.youtube.com/watch?v=zIforUNXrUQ-TURTLE WORLD : http://www.youtube.com/watch?v=KBA_vbwVxRM

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RSA JUNIOR – Relazione sullo Stato dell’Ambiente (da cui è stato tratto il materiale distribuito ed utilizzato per le attività su acqua – rifiuti)

http://www.arpa.piemonte.it/approfondimenti/educazione-ambientale/rsa-junior

RSA JUNIOR - Manuale guida per gli insegnanti

http://www.arpa.piemonte.it/approfondimenti/educazione-ambientale/rsa-junior/RSAJunior.pdf

RSA JUNIOR - Percorso didattico per gli allievi

http://www.arpa.piemonte.it/approfondimenti/educazione-ambientale/rsa-junior/RSAJunior_Percorso_didattico.pdf

Water Footprint – calcola la tua impronta idrica sul pianeta

http://www.waterfootprint.org/index.php?page=files/YourWaterFootprint

Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua http://www.acquabenecomune.org/Forum italiano dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio http://www.salviamoilpaesaggio.it

Sintesi del nuovo rapporto IPCC sui cambiamenti climatici

http://www.nimbus.it/articoli/2013/130927rapportoIPCC.htm

Living Planet Report http://www.wwf.it/il_pianeta/sostenibilita/one_planet_economy/living_planet_report/

Sito del Progetto “Territorio: maneggiare con cura” http://www.territoriomaneggiareconcura.it/

Sito della Piattaforma web per sviluppare una coscienza collettiva sul problema del consumo di territorio.

http://www.myterristory.com/

Spunti operativi, materiali, documenti di riferimento e raccolte di esperienze sulla mobilità sostenibile, strutturati per categoria di utenza.

http://www.cittametropolitana.torino.it/ambiente_cm/agenda21/

LUE e l’aria pulita, breve pubblicazione che descrive le problematiche legate alla qualità dell’aria

http://bookshop.europa.eu/en/eu-focus-on-clean-air-pbCR1298352/

Sul sito della Città metropolitana di Torino trovate approfondimenti in merito a questo argomento e all’attività di

- Agenda 21 e sviluppo sostenibile, educazione e comunicazione ambientale- Vigilanza ambientale- Gev – Guardie ecologiche- Rischio industriale- Acqua- Aria- Siti e link utilihttp://www.cittametropolitana.torino.it/cms/ambiente

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Modulo:

LA PROTEZIONE CIVILEObiettivi formativi:- Informare i Volontari sull’attività svolta dalla Città metropolitana di Torino nel campo della Protezione Civile- Sviluppare nel volontario una conoscenza più approfondita in merito ai rischi presenti sul territorio in cui vive- Fornire gli elementi conoscitivi relativi alle modalità di partecipazione al volontariato di Protezione Civile

Contenuti generali: La tematica sarà sviluppata, nel corso della medesima sessione, tenendo in considerazione quattro tappe di approfondimento:

• Prima tappa→ cos’è la protezione civile?• Seconda tappa→ quali sono i rischi sul territorio?• Terza tappa→ com’è organizzato l’Ente Città metropolitana di Torino per rispondere

ai rischi presenti?• Quarta tappa→ cosa può fare il cittadino in prima persona?

Materiale bibliografico sulla protezione civile• “Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione” (2003-2014) – Provincia di

Torino – Servizio Protezione Civile (in fase di approvazione)• “Piano Provinciale di Protezione Civile” (2014) – PROVINCIA DI TORINO (in fase di

approvazione)• “Piano di Attivazione Interno per le Emergenze di Protezione Civile (2014) -

P.A.I.E.P.C. - Provincia di Torino – Servizio Protezione Civile

Siti Web istituzionali sulla protezione civile e altroDIPARTIMENTO DI PROTEZIONE CIVILE – ROMA : http://www.protezionecivile.gov.it/ PROVINCIA DI TORINO - SERVIZIO PROTEZIONE CIVILE : http://www.cittametropolitana.torino.it/protciv_cm/

REGIONE PIEMONTE - PROTEZIONE CIVILE: http://www.regione.piemonte.it/protezionecivile/

COMUNE DI TORINO - PROTEZIONE CIVILE : http://www.comune.torino.it/protezionecivile/

UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO–PREFETTURA DI TORINO: http://www.prefettura.it/torino/

ARPA PIEMONTE – Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale: http://www.arpa.piemonte.it/

CNR – IRPI (Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica) di Torino: http://www.irpi.to.cnr.it/ Sul sito della Città metropolitana di Torino approfondimenti in merito a questo argomento:http://www.cittametropolitana.torino.it/protciv_cm/

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Modulo:

ORIENTAMENTO e COMPETENZEIl Servizio Civile e l’acquisizione di conoscenze del mondo del lavoro

Obiettivi formativi:

- Introdurre i volontari all’importanza della conoscenza del mercato del lavoro- Illustrare ai Volontari le fonti informative per la ricerca del lavoro e i servizi esistenti a supporto e proporre eventuali simulazioni - Fornire strumenti per l’autovalutazione e per la rappresentazione delle competenze - Rendere consapevoli i volontari rispetto all’esperienza formativa/orientativa del periodo di Servizio Civile

Contenuti ed argomenti

- Il mercato del lavoro e le sue principali caratteristiche - Le principali tipologie di contratto di lavoro in uso – lavoro subordinato con accenni all’apprendistato, lavoro autonomo e parasubordinato- Le esperienze di tirocinio- Le fonti informative per la ricerca del lavoro: i siti istituzionali e le pubblicazioni settoriali - I servizi esistenti nel territorio a supporto della ricerca del lavoro (Centri per l’Impiego e soggetti accreditati per i servizi al lavoro)- Il processo orientativo - Alcuni spunti nell’utilizzo di strumenti nella ricerca del lavoro- Il periodo di Servizio Civile come occasione di orientamento e formazione - Le competenze (definizioni, tipologie e parole chiave)

Link utili

http://www.cittametropolitana.torino.it/cms/lavoro

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Modulo :

VALUTAZIONEValutazione finale

Obiettivi formativi:

Promuovere la valutazione del percorso formativo fruito dai volontari Analisi del percorso e rilevanze rispetto all’esperienza di Servizio CivileAutovalutazione del gruppo Formulazione di proposte per migliorare il percorso

Contenuti ed argomenti

Valutazione del percorso formativo attraverso giochi ed esercizi:- Valigia, comodino, cestino- Sedia comoda – sedia scomoda- questionario valutativo dettagliato su ciascun modulo - Restituzione da parte dei formatori________________________________________________

Questionario di valutazione:

Compilazione del questionario valutativo, con indicatori, distribuito in aula dai formatori_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _

Diario di bordo : Oggi si conclude il percorso di formazione generale del servizio civile e mi sento di scrivere……… (Un commento, facoltativo e anonimo, più in generale sul corso; se compilato viene poi ritagliato e consegnato agli organizzatori)

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