DELLA CHIESA Nuova economia a misura di uomo “Q · Speranza 3.0’ che offrirà la possibili-tà...

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U na speranza oltre la crisi. Dal 2 marzo è stato rilanciato dalla Conferenza Episcopale Italiana il ‘Prestito della Speranza 3.0’ che offrirà la possibili- tà a famiglie e microimprese in diffi- coltà economica di accedere a presti- ti bancari a tassi agevolati. Il presi- dente della Cei, Angelo Bagnasco, ha presentato l’iniziativa di micro- credito che consentirà l’erogazione di 100 milioni di finanziamenti gra- zie a un fondo di garanzia della Cei di 25 milioni provenienti dall’8x1000 e che sarà gestito da Banca Prossima, la banca del gruppo Intesa San Paolo riservata al no pro- fit laico e religioso. La presentazione è avvenuta nella Sala Marconi della Radio Vaticana; alla presenza del Card. Bagnasco, Presidente della Cei, di monsignor Luigi Bressan, Pre- sidente della Caritas italiana, Marco Morganti, Ammini- stratore delegato di Banca Prossima, Carlo Messina, Ceo di Intesa San Paolo e del Direttore di Avvenire, Marco Tarquinio. Il Presidente della Cei ha ripercorso le tappe che hanno segnato la storia del Prestito della Speranza, nato come progetto di microcredito sociale nel 2009 allo scopo di “costruire un ponte per le famiglie in difficoltà, che permettes- se loro di superare la crisi”. E che in quattro anni ha permesso di erogare 26 milioni di euro attraverso 4.500 micro finanziamenti, dei quali il 47,5% concessi da Intesa Sanpaolo e destinati esclusivamente ai nuclei familiari in difficoltà. Un lavoro capillare svolto dalle Caritas dioce- sane che hanno rappresentato il pri- mo canale di accesso e di ascolto nell’individuazione dei destinatari ai prestiti. Campania, Puglia e Lom- bardia, le regioni che hanno usufrui- to maggiormente del prestito, stando ai dati emersi durante la presentazio- ne. La nuova fase del progetto di microcredito ha esteso il finanzia- mento anche alle microimprese o per la formazione di nuove iniziative imprenditoriali. Il tutto grazie alla collaborazione con Intesa San Paolo, che attraverso Banca Prossima, ha garantito “più credito a tassi molto contenuti a famiglie e persone in temporanea difficoltà”, quadrupli- cando il fondo di garanzia della Cei, che ha toccato la soglia dei 100 milioni. Due le modalità di credito in questa nuova fase. Il ‘Credito socia- le’, riservato alle famiglie disagiate, con la possibilità di usufruire fino ad un importo massimo di 7.500 euro erogati in 6 rate bimensili di 1.250 euro ciascuna come forma di soste- gno al reddito. Ed il “Credito fare impresa”, destinato a microimprese a bassa capitalizzazione o di nuova A PAGINA 3 SALUTE e DISUGUAGLIANZE SOCIALI Catania - anno XXXI - n. 9 - 8 Marzo 2015 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it settimanale regionale di attualità (conv. in L. 27/02/ 2004 n o 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881 “Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 “In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente” IL COMITATO “LIVATINO” ALL'ISTITUTO “KAROL WOJTYLA a pagina 12 (segue a pagina 2) F.C La solidarietà SOCCORRE nelle difficoltà “Q uando il denaro diventa un idolo, comanda le scelte dell’uomo. E allora rovina l’uomo e lo condanna”. Sono queste le parole di denuncia del capitalismo che Papa Francesco ha ripetuto con fermezza nell’aula Paolo VI dinanzi a sette mila soci della Confederazio- ne Cooperative Italiane, fondate e promosse da sacerdoti e parroci già nel XIX secolo, come cooperative agricole e di credito. Secondo Papa Bergoglio, infatti, “il denaro a servizio della vita può esse- re gestito nel modo giusto dalla coo- perativa, se, però è una cooperativa autentica, vera, dove non comanda il capitale sugli uomini, ma gli uomini sul capitale”. La raccomandazione: Pagate giusti salari ai lavoratori , è risuonata come un monito alla giusti- zia e al diritto, specie nel difficile momento di crisi economica. Per realizzare una “qualità nuova di economia”, è necessario, “far cresce- re le persone in tutte le loro poten- zialità” e mettere in interazione l’e- conomia con la giustizia sociale, con la dignità e il valore delle persone”. Il circuito fatale dell’egoismo ha introdotto un falso liberismo che si è limitato all’assistenzialismo passivo e ad “elargire le briciole della ric- chezza accumulata” senza produrre sviluppo e nuovo lavoro. Rileggendo anche i fatti di recente attualità, l’appello del Pontefice è stato fermo e deciso nel “contrastare e combattere le false cooperative, quelle che prostituiscono il proprio nome di cooperativa, cioè di una realtà assai buona, per ingannare la gente con scopi di lucro contrari a quelli della vera e autentica coope- razione. Assumere una facciata ono- rata e perseguire invece finalità dis- onorevoli e immorali, spesso rivolte allo sfruttamento del lavoro, oppure alle manipolazioni del mercato, e persino a scandalosi traffici di corruzione, è una vergognosa e gravissima menzogna che non si può assolu- tamente accettare”. Il Papa ha inoltre sug- gerito di attivare una maggiore collabora- zione tra le cooperati- ve bancarie e le impre- se, al fine di assicurare il pagamento di “più giusti salari” e di ope- rare per “far vivere con dignità le fami- glie”. Come ha già scritto papa Ratzinger, nel- l’enciclica “Caritas in veritate”: “Il mondo ha bisogno di un’eco- nomia del dono” e le cooperative costitui- scono il motore che solleva e svilup- pa la parte più debole delle comuni- tà locali e della società civile. La (segue a pag. 2) Giuseppe Adernò Nuova economia a misura di uomo DEDICAZIONE DELLA CHIESA Ss. ZACCARIA ED ELISABETTA a pagina 7 Per una CULTURA DELL’UNITÀ DI GIUSEPPE ZANCHÌ a pagina 11 Foto L’Osservatore Romano (www.photo.va) / SIR La Cei rilancia il ‘Prestito della Speranza’: presso la Caritas diocesana le modalità di fruizione Papa Francesco incontra i membri della Confederazione cooperative italiane

Transcript of DELLA CHIESA Nuova economia a misura di uomo “Q · Speranza 3.0’ che offrirà la possibili-tà...

Una speranza oltre la

crisi. Dal 2 marzo è

stato rilanciato dalla Conferenza

Episcopale Italiana il ‘Prestito della

Speranza 3.0’ che offrirà la possibili-

tà a famiglie e microimprese in diffi-

coltà economica di accedere a presti-

ti bancari a tassi agevolati. Il presi-

dente della Cei, Angelo Bagnasco,

ha presentato l’iniziativa di micro-

credito che consentirà l’erogazione

di 100 milioni di finanziamenti gra-

zie a un fondo di garanzia della Cei

di 25 milioni provenienti

dall’8x1000 e che sarà gestito da

Banca Prossima, la banca del gruppo

Intesa San Paolo riservata al no pro-

fit laico e religioso. La presentazione

è avvenuta nella Sala Marconi della

Radio Vaticana; alla presenza del

Card. Bagnasco, Presidente della

Cei, di monsignor

Luigi Bressan, Pre-

sidente della Caritas

italiana, Marco Morganti, Ammini-

stratore delegato di Banca Prossima,

Carlo Messina, Ceo di Intesa San

Paolo e del Direttore di Avvenire,

Marco Tarquinio. Il Presidente della

Cei ha ripercorso le tappe che hanno

segnato la storia del Prestito della

Speranza, nato come progetto di

microcredito sociale nel 2009 allo

scopo di “costruire un ponte per le

famiglie in difficoltà, che permettes-

se loro di superare la crisi”. E che in

quattro anni ha permesso di erogare

26 milioni di euro attraverso 4.500

micro finanziamenti, dei quali il

47,5% concessi da Intesa Sanpaolo e

destinati esclusivamente ai nuclei

familiari in difficoltà. Un lavoro

capillare svolto dalle Caritas dioce-

sane che hanno rappresentato il pri-

mo canale di accesso e di ascolto

nell’individuazione dei destinatari ai

prestiti. Campania, Puglia e Lom-

bardia, le regioni che hanno usufrui-

to maggiormente del prestito, stando

ai dati emersi durante la presentazio-

ne. La nuova fase del progetto di

microcredito ha esteso il finanzia-

mento anche alle microimprese o per

la formazione di nuove iniziative

imprenditoriali. Il tutto grazie alla

collaborazione con Intesa San Paolo,

che attraverso Banca Prossima, ha

garantito “più credito a tassi molto

contenuti a famiglie e persone in

temporanea difficoltà”, quadrupli-

cando il fondo di garanzia della Cei,

che ha toccato la soglia dei 100

milioni. Due le modalità di credito in

questa nuova fase. Il ‘Credito socia-

le’, riservato alle famiglie disagiate,

con la possibilità di usufruire fino ad

un importo massimo di 7.500 euro

erogati in 6 rate bimensili di 1.250

euro ciascuna come forma di soste-

gno al reddito. Ed il “Credito fare

impresa”, destinato a microimprese

a bassa capitalizzazione o di nuova

A PAGINA 3

SALUTE eDISUGUAGLIANZE

SOCIALI

Catania - anno XXXI - n. 9 - 8 Marzo 2015 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it

settimanale regionale di attualità

(conv. in L. 27/02/ 2004 no 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881“Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003

“In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente”

IL COMITATO“LIVATINO”ALL'ISTITUTO“KAROL WOJTYLA

a pagina 12(segue a pagina 2)

F.C

La solidarietàSOCCORREnelle difficoltà

“Quando il denaro

diventa un idolo,

comanda le scelte

dell’uomo.

E allora rovina

l’uomo e lo condanna”. Sono queste

le parole di denuncia del capitalismo

che Papa Francesco ha ripetuto con

fermezza nell’aula Paolo VI dinanzi

a sette mila soci della Confederazio-

ne Cooperative Italiane, fondate e

promosse da sacerdoti e parroci già

nel XIX secolo, come cooperative

agricole e di credito.

Secondo Papa Bergoglio, infatti, “il

denaro a servizio della vita può esse-

re gestito nel modo giusto dalla coo-

perativa, se, però è una cooperativa

autentica, vera, dove non comanda il

capitale sugli uomini, ma gli uomini

sul capitale”. La raccomandazione:

“Pagate giusti salari ai lavoratori , è

risuonata come un monito alla giusti-

zia e al diritto, specie nel difficile

momento di crisi economica.

Per realizzare una “qualità nuova di

economia”, è necessario, “far cresce-

re le persone in tutte le loro poten-

zialità” e mettere in interazione l’e-

conomia con la giustizia sociale, con

la dignità e il valore delle persone”.

Il circuito fatale dell’egoismo ha

introdotto un falso liberismo che si è

limitato all’assistenzialismo passivo

e ad “elargire le briciole della ric-

chezza accumulata” senza produrre

sviluppo e nuovo lavoro.

Rileggendo anche i fatti di recente

attualità, l’appello del Pontefice è

stato fermo e deciso nel “contrastare

e combattere le false cooperative,

quelle che prostituiscono il proprio

nome di cooperativa, cioè di una

realtà assai buona, per ingannare la

gente con scopi di lucro contrari a

quelli della vera e autentica coope-

razione. Assumere una facciata ono-

rata e perseguire invece finalità dis-

onorevoli e immorali, spesso rivolte

allo sfruttamento del lavoro, oppure

alle manipolazioni del mercato, e

persino a scandalosi

traffici di corruzione,

è una vergognosa e

gravissima menzogna

che non si può assolu-

tamente accettare”.

Il Papa ha inoltre sug-

gerito di attivare una

maggiore collabora-

zione tra le cooperati-

ve bancarie e le impre-

se, al fine di assicurare

il pagamento di “più

giusti salari” e di ope-

rare per “far vivere

con dignità le fami-

glie”.

Come ha già scritto

papa Ratzinger, nel-

l’enciclica “Caritas in

veritate”: “Il mondo

ha bisogno di un’eco-

nomia del dono” e le

cooperative costitui-

scono il motore che solleva e svilup-

pa la parte più debole delle comuni-

tà locali e della società civile. La

(segue a pag. 2)

Giuseppe Adernò

Nuova economia

a misura di uomo

DEDICAZIONEDELLA CHIESASs. ZACCARIAED ELISABETTA

a pagina 7

Per una CULTURADELL’UNITÀDI GIUSEPPEZANCHÌ

a pagina 11

Foto L’Osservatore Romano (www.photo.va) / SIR

La Cei rilancia il ‘Prestito della Speranza’: presso la Caritas diocesana le modalità di fruizione

Papa Francesco incontra i membri della Confederazione cooperative italiane

Prospettive - 8 marzo 20152

PRIMO PIANOPastorale della Famiglia.

per la famiglia di oggi? _____3

Una riflessione

di incoraggiamento: Il prete

questo sconosciuto ________5

INFORMADIOCESINotizie in breve___________6

Nota dell’IDSC ___________6

Ufficio per l’Animazione

Missionaria ______________6

DIOCESIPresentato il libro

del Card. Bertone _________8

In ricordo di Padre

Pierluigi Castorina_________9

Indietro nel tempointervistando

Francesco d’Aquino,

principe di Caramanico ____11

Al teatro Verga di Catania

“L’importanza di

chiamarsi Ernesto” _______12

sommario al n. 5

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Redazione e amministrazione:tel. 095 2500220

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(Federazione Italiana Settimanali Cattolici)

Questo numero è stato chiuso

alle ore 13.00 di mercoledì 4 febbraio 2015

fondazione di nuove imprese coope-

rative, insieme allo sviluppo ulterio-

re di quelle esistenti, potrà meglio

creare nuove possibilità di lavoro che

oggi non ci sono. Le cooperative,

costituiscono ancora un “rimedio

efficace al problema della disoccu-

pazione e alle diverse forme di disa-

gio sociale” e diventano” il motore

che solleva e sviluppa la parte più

debole delle nostre comunità locali e

della società civile”.

Mettere insieme con determinazione

i mezzi buoni per realizzare opere

buone, lottare per la “cooperatività

giusta” sono i consigli del Papa che

ha vissuto in Argentina il dramma

della miseria e della povertà che oggi

si fa sentire in maniera determinante

in tutti i settori della società civile.

Le iniziative, ha raccomandato,

devono essere rivolte in particolare

“ai giovani, perché sappiamo che la

disoccupazione giovanile, drammati-

camente elevata, distrugge in loro la

speranza”, ed “anche alle tante don-

ne che hanno bisogno e volontà di

inserirsi nel mondo del lavoro”.

La fame, spesso induce ad accettare

qualsiasi lavoro, anche il “lavoro

nero” e di ciò ne soffre la singola

persona, mortificata nella sua dignità

e la società intera, che amplifica la

cultura dello scarto.

La coerenza della vita impegna a

testimoniare i valori cristiani che

appartengono a tutta la società, ma

sono proprio i cristiani a renderli

visibili e condivisi; la fede, infatti,

non si salva rimanendo chiusi in se

stessi, o nella ristretta cerchia dei

fedeli, ma aprendosi agli altri e ren-

dendo testimonianza al Vangelo, così

da controbilanciare la dilagante “cul-

tura dello scarto”.

“Globalizzare la solidarietà” signi-

fica porre al centro dell’economia

mondiale, la dignità della persona

umana e pensare all’aumento vertigi-

noso dei disoccupati, alle lacrime

incessanti dei poveri, alla necessità

di riprendere uno sviluppo che sia un

vero progresso integrale della perso-

na che ha bisogno certamente di red-

dito, ma non soltanto del reddito, ma

anche di un adeguato servizio per la

salute e la scuola, che i sistemi di

welfare tradizionale non riescono più

a soddisfare.

Lavoro e famiglia costituiscono i

pilastri del vivere civile ed oggi que-

ste due colonne sono sfaldate e cor-

rose alla base. Ecco perché occorre

intervenire prima che sia troppo tar-

di e costituire delle reti di solidarietà

e di assistenza, tra gli enti, le asso-

ciazioni e le parrocchie in risposta ai

problemi emergenti.

®

(continua da pag. 1)

NUOVA ECONOMIA...

costituzione, con un prestito che ver-

rà erogato in unica soluzione fino ad

un massimo di 25mila euro: una

modalità che verrà destinata preva-

lentemente ai giovani under 40. I tas-

si applicati ai prestiti che si avvalgo-

no del funding Bce e della garanzia

assicurata dalla Cei, sono fissi e pari

al 2,50% per i prestiti erogati alle

famiglie, con una rata mensile media

indicativa di 138 euro e al 4,60% per

le microimprese, con una rata/mese

stimata in 468 euro. La durata del

prestito è di complessivi 6 anni di cui

5 di ammortamento che decorre

dopo 12 mesi dall’erogazione. La

Banca erogherà, quadruplicato, il

fondo di garanzia da 25 milioni di

euro messo a disposizione dalla Cei.

Il Presidente di Caritas Italiana,

mons. Luigi Bressan, a margine del-

la presentazione, ha sottolineato

l’impegno delle Caritas diocesane

“nell’educare alla solidarietà e alla

coesione. Per questo motivo molte

Caritas hanno chiesto di rinnovare

questo prestito e hanno accolto con

entusiasmo le condizioni attuali. La

rete Caritas - ha aggiunto mons.

Bressan - cerca di rispondere ai biso-

gni della nostra gente nei 5 mila

Centri di ascolto offrendo tanti servi-

zi essenziali”. Anche nella nostra

diocesi spetterà alla Caritas diocesa-

na la prima accoglienza nel fornire il

giusto consiglio alle famiglie che si

rivolgeranno ai referenti del servizio.

In generale, sono, di fatto, cinque –

incluso il Prestito della Speranza -

gli strumenti di microcredito ai qua-

li è possibile accedere rivolgendosi

presso la sede della Caritas diocesa-

na: Microcredito Etico-Sociale;

Microcredito Regionale; Microcre-

dito - Prestito della Speranza – per le

imprese; Microcredito – Prestito del-

la Speranza - per le famiglia; Micro-

credito per sovra indebitamento e

antiusura. Un servizio, che nel corso

degli anni, in ambito locale, ha per-

messo a numerose famiglie etnee di

alleviare e prevenire possibili situa-

zioni di disagio economico-sociale.

Referenti: Dott. Giuseppe Ternullo

(responsabile) e Dott. Salvatore Pap-

palardo (collaboratore). Per ulteriori

e dettagliate informazioni sulle

modalità di accesso al microcredito,

rivolgersi presso la sede della Caritas

diocesana in via Acquicella 104, il

martedì mattina dalle ore 09:00 alle

ore 12:00 e il giovedì pomeriggio

dalle ore 17:30 alle ore 19:00. Oppu-

re fissando un appuntamento scri-

vendo una mail a: microcredito@

caritascatania.it.

®

(continua da pag. 1)

LA SOLIDARIETÀ...

La ‘guerra’ dell’Isis da

alcuni mesi si è spostata

anche sui social network. Una guer-

ra verbale fatta di tweet inneggianti

all’odio nel nome della propaganda

jihadista. Negli ultimi giorni questi

attacchi si sono intensificati al punto

che su Twitter è stato lanciato un

appello all’uccisione dei dipendenti

ed del fondatore Jack Dorsey. “La

vostra guerra virtuale contro di noi

causerà una guerra reale contro di

voi , si legge in un testo in arabo

pubblicato da appartenenti all’auto-

proclamato Stato islamico, con l’im-

magine di Dorsey al centro di un

mirino. Lo ha rivelato il sito ameri-

cano di informazione Buzzfeed. Un

messaggio chiaro e diretto in pieno

stile Isis: “Avete iniziato questa

guerra fallimentare – si legge online

– Vi avevamo detto dall’inizio che

non è la vostra guerra, ma non lo

avete capito e avete continuato a

chiudere i nostri account su Twitter,

ma come vedete noi torniamo sem-

pre. Ma quando i nostri leoni (uomi-

ni coraggiosi) verranno a togliervi il

respiro, allora voi non resusciterete”.

“A tutti i jihadisti individuali nel

mondo – è l’appello contenuto nel

testo -: colpite Twitter e i suoi inte-

ressi in ogni luogo, persona ed edifi-

cio, e non lasciate sopravvivere nes-

sun ateo”. Questo è solo l’ultimo

episodio di una guerra mediatica

cominciata su Twitter già da mesi. Si

stima che dal 2014 siano stati creati

60mila account Twitter di simpatiz-

zanti dell’Isis: stando ai numeri dif-

fusi dalla società di web intelligence

‘Recorded Future’. Ma dopo l’ucci-

sione del giornalista americano

James Foley avvenuta nell’agosto

del 2014 per mano del-

l’Isis è cambiata anche

la strategia di Twitter.

Pertanto, molti di que-

sti profili sono stati

chiusi, il cui numero è

stato dimezzato nel

giro di un paio di mesi.

Ed è proprio nell’ulti-

ma settimana che Twit-

ter avrebbe chiuso altri

duemila profili scate-

nando le feroci invetti-

ve rivolte al fondatore

del famoso social network. Numeri

alla mano secondo uno studio pre-

sentato al Congresso americano e

condotto dallo studioso J.M. Berger

tra ottobre 2014 e gennaio 2015 sono

stati cancellati 800 account di espli-

cita propaganda Isis. Mentre altri 18

mila account che in maniera indiret-

ta inneggiavano all’odio e alla guer-

ra sono stati chiusi in maniera repen-

tina e senza troppe spiegazioni. Ecco

spiegato il motivo delle minacce

esplicite di morte a Dorsey, numero

uno di Twitter. Minacce che sono

state estese anche ai familiari dei

dipendenti: “Come pensi di proteg-

gere i tuoi miserabili dipendenti

Jack, quando il loro collo diventerà

bersaglio ufficiale per i combattenti

dell’Isis e i suoi sostenitori, cosa

dirai alle loro famiglie e ai loro figli.

Sei stato tu a coinvolgerli in questa

guerra persa”. La società con sede a

San Francisco ha dichiarato di colla-

borare con le forze dell’ordine per

verificare e monitorare l’entità delle

minacce ricevute negli ultimi giorni.

In una recente dichiarazione rilascia-

ta alla Cnbc, Twitter ha affermato:

“Il nostro team di sicurezza sta inda-

gando la veridicità di queste minacce

con le pertinenti forze di polizia”.

L’ultima presunta minaccia è appar-

sa su un sito web di pastebin (cono-

sciuto anche come nopaste, è un’ap-

plicazione web che permette agli

utenti di inviare frammenti

di testo - in gergo paste,

dall’inglese incollare -, di

solito codice sorgente, per

la visualizzazione pubbli-

ca) con sede in Polonia,

secondo quanto riporta la

Nbc. Del resto, la propa-

ganda del moderno estre-

mismo islamico è diventa-

ta una delle prerogative più

importanti nella lotta alle

forze occidentali. Come di

recente hanno anche sotto-

lineato due voci autorevoli, Scott

Shane e Ben Hubbard in un articolo

apparso sulle pagine del New York

Times.

Maxwell

Una guerra combattutaANCHE SULLA RETE

L’Isis minaccia Twitter dopo la chiusura di numerosi profili di propaganda

Filodirettocon

Ecco come mettersi in contatto con noi:Ecco come mettersi in contatto con noi:

•• Inviare un’email all’[email protected]

•• Telefonare al numero 095 2500220

o mandare un fax allo 095 8992039

Per il numero che sarà in edicola

e in parrocchia il 22 marzo 2015,

vi preghiamo di inviare i vostri contributi

entro venerdì 13 marzo 2015. Grazie!

Quale modello educativo

Nei mesi di febbraio emarzo il II Vicariato

dell’Arcidiocesi di Catania, guidatodal Vicario foraneo P. Duilio Melissa,ha organizzato degli incontri per laformazione degli operatori di pastora-le rivolti ai diaconi, ai ministri straor-dinari dell’Eucarestia, ai catechisti,agli operatori Caritas, a quanti sonoimpegnati nella pastorale giovanile edella famiglia e nei vari movimenti edassociazioni laici ed ecclesiali. Obiet-tivo primario di tali incontri è la for-mazione di educatori capaci di ascol-tare i bisogni e i desideri dei giovani,di accompagnarli e guidarli nelle tra-versate della vita per coltivare altiideali morali che diano loro il corag-gio di affrontare le sfide che la socie-tà contemporanea, ormai disincanta-ta, pone lungo il loro cammino di cre-scita. Lunedì 23 febbraio presso laParrocchia S. Maria Goretti di Cata-nia l’incontro ha affrontato il delicatotema dei “Giovani in relazione alla

Famiglia”, tenuto dal Direttore del-l’Ufficio diocesano per la pastoralefamiliare Padre Salvatore Bucolo, concui abbiamo avuto la gioia di condivi-dere questo momento di riflessione edi confronto. Padre Bucolo ha eviden-ziato come oggi sia necessario consi-derare i giovani “parte piena e inte-

grante della famiglia”, la quale ha ildovere di valorizzare l’identità dicoloro che bisogna riconoscere come“figli”, come “frutto” delle esperienzevissute in famiglia sin dalla nascita. Asupportare la famiglia nel difficile maaffascinante compito educativo èchiamata ad intervenire la scuola,agenzia educativa che offre fondantiopportunità di crescita della coscien-za civile, concretizzando nel giovanela piena consapevolezza di essere cit-tadino attivo e propositivo della socie-tà in cui vive. Ciò nondimeno oggi siavverte come la collaborazione scuo-la-famiglia stia venendo a mancare,sia perché scuola e famiglia vengonoavvertiti come “distinti e separati”nei loro compiti educativi, sia per ilmancato riconoscimento della fonda-mentale “interrelazione tra famiglia e

scuola per la crescita del proprio

figlio”. Ultimo punto affrontato, manon per questo meno importante, ha

riguardato il delicato ma imprescindi-bile compito dei genitori nella tra-smissione della fede cristiana ai figli,su cui si basa “la qualità e la gran-

dezza della crescita e dell’educazione

del giovane”. I genitorisono chiamati a farsimediatori di “una ricchezza

che allarga e dà fondamen-

to stesso all’umanità del

giovane”, comprendendolo“nella sua essenza, nella

sua concretezza per spin-

gerlo a volare in alto verso

orizzonti che non avrebbe

mai immaginato”. Ai figlinon può essere negato ildiritto che “esiste un infini-

to di amore che si è fatto

carne, si è fatto prossimo al

più sfortunato, ha condiviso tutto ciò

che l’uomo non vorrebbe mai vivere e

sopportare”. Se i genitori fannomemoria di questo immenso dono

d’amore per l’umanità con i proprifigli, nella propria casa, Chiesa dome-stica, “allora il figlio si innamorerà

della fede cristiana e costruirà i suoi

sogni sulla roccia che non crolla mai

e che conduce verso alte vette”. Comecredenti e genitori di due adolescenti,siamo stati invitati a dare la nostratestimonianza su alcuni aspetti fonda-

mentali che caratterizzano la relazio-ne fra genitori e figli. La genitorialitàal maschile e al femminile possiedediverse sfaccettature che si completa-no vicendevolmente apparendo

necessarie per una crescitaequilibrata dei figli. Si può cor-rere il rischio di desiderareegoisticamente dei figli “a pro-

pria immagine e somiglianza”,scoprendo come in realtà i limi-ti e le imperfezioni di taleapproccio invitano i genitori a“re-inventarsi” quotidianamen-te scoprendo nel figlio un altrouomo con caratteristiche sueproprie, che lo rendono unicoed irripetibile. È stata sottoli-neata la necessità di vivere concoerenza anche i piccoli gesti

quotidiani, perché “i figli ascoltano

con gli occhi e giudicano col cuore”.I genitori, infatti, sono chiamati a“generare affettivamente i loro figli”,attraverso principi morali, regole elimiti, sono chiamati a essere “rocce

solide con un cuore tenero”, “genito-

ri discreti in ascolto per abbracciare

i loro limiti, per comprenderli senza

giudicarli, per incoraggiarli ad

affrontare le sfide della realtà, per

entrare nel loro mondo in punta di

piedi parlando il loro linguaggio d’a-

more”. Anche nella loro esperienzascolastica siamo chiamati a collabo-rare con la scuola, a cui abbiamodelegato il completamento della loroeducazione, ponendoci in atteggia-mento di ascolto e sostegno. I genito-ri devono avere la forza di accettare ledifficoltà scolastiche dei figli comeopportunità di crescita e maturazione.Riguardo all’educazione alla fede deifigli, abbiamo appreso dalla nostraesperienza di credenti impegnati nellanostra comunità parrocchiale che ifigli credono nella Parola di Dio se igenitori riescono ad esserne testimonicredibili. Affidandoci allo SpiritoSanto, confidiamo che, nonostante iloro periodi di tiepidezza, il fruttodella fede possa rinascere più rigo-glioso che mai. Ai genitori spettasolamente rimanere saldi nella Parolache salva, testimoniandola. La comu-nità parrocchiale, guidata da P. PaoloRiccioli, è intervenuta copiosa, parte-cipando a un dibattito interessante ecostruttivo che ha messo in evidenzacome la Chiesa, gli operatori pastora-li e la famiglia sono interpellati a col-laborare fraternamente per la crescitaresponsabile del giovane, chiamatoad affrontare le innumerevoli sfidelanciate dalla società contemporaneae a riscoprire, come afferma San Gio-vanni Paolo II nella sua “Lettera alle

Famiglie”, “le testimonianze dell’a-

more e della sollecitudine della Chie-

sa per la famiglia” e “il ruolo di una

famiglia coerente con la norma

morale, perché l’uomo, che in essa

nasce e si forma, intraprenda senza

incertezze la strada del bene, inscrit-

ta pur sempre nel suo cuore”.

Giuseppe e Mariella Magrì

Prospettive - 8 marzo 2015 3

Quale modello educativoper la famiglia di oggi?

Ufficio diocesano per la pastorale della famiglia. Giovani in relazione alla famiglia

Da uno studio eseguitoin Italia sulle disugua-

glianze in ambito sanitario si osser-vano le ineguaglianze sociali nellasalute a sfavore dei più svantaggiati.L’analisi è stata condotta su un cam-pione di circa 130 mila individui,rappresentativo della popolazioneitaliana non istituzionalizzata, inter-vistato nel 1999-2000 e seguito perla mortalità fino al 2007. L’analisiriguarda l’ammalarsi, il rimanerenello stato di malattia, il morire acausa di una malattia e tut-te le dimensioni della posi-zione sociale, sia quelle dicarattere relazionale cen-trate sulla capacità di con-trollo delle risorse disponi-bili (classe sociale e cre-denziali educative), siaquelle di carattere distribu-tivo delle risorse stesse,come il reddito e i beniposseduti. Per esempio, èstato stimato che l’elimina-zione delle diseguaglianzeassociate al livello d’istru-zione porterebbe, in Italia,a una riduzione di circa il30% della mortalità generalemaschile e quasi del 20% di quellafemminile. Le disuguaglianze osser-vate riguardano sia indicatori obietti-vi di disabilità, morbosità e mortali-tà sia indicatori di salute autorefe-renziale i cui risultati vanno nellastessa direzione. Non possiamonegare che le disuguaglianze di salu-te sono sempre a vantaggio dei grup-pi sociali più favoriti, i più ricchi. Ledisuguaglianze di salute in Italiasembrano variare di intensità nellevarie aree del Paese. Tutti gli indica-tori di salute (salute fisica, psichica,malattie croniche e disabilità)mostrano che le regioni del Mezzo-giorno manifestano disuguaglianzesociali più pronunciate, come se il

contesto meridionale rendesse ipoveri più vulnerabili sulla saluteche nel resto del Paese, similmente aquanto osservato tra i Paesi dell’Eu-ropa centro orientale a confronto conquelli dell’Europa. È, dunque, possi-bile che la combinazione della parti-colare concentrazione di povertàindividuale nel Mezzogiorno, unita-

mente alle minori capacità politichedi queste regioni di moderare le dis-uguaglianze sociali di salute, sianoall’origine del nuovo divario traNord e Sud. I rischi di mortalità pertutte le cause crescono regolarmenteal decrescere del livello d’istruzionee risultano significativamente piùelevati tra le persone con bassa istru-zione, rispetto ai più istruiti, sia negliuomini che nelle donne: gli uominicon istruzione elementare presen-tano un rischio di morte dell’80%circa superiore a quello dei più istru-iti; tra le donne tale eccesso è diminore entità ma superiore del 60%.Di certo questi dati presentano unaprofonda tristezza. Le finanze e l’i-struzione, la localizzazione del

domicilio influenzano la salute delcorpo e ancor più dello spirito. Larelazione fra salute e povertà costi-tuisce l’oggetto di un’analisi che haradici profonde nella tradizione dellescienze sociali ed epidemiologiche. Ipoveri godono di una salute peggio-re di chi ha una sorte migliore? L’a-spetto economico è l’unico fattore

che determina talepeggioramento? Ipoveri tenderebberoalla malattia per unacongenita gracilità,alla base di una salutecagionevole, se nonprofondamente com-promessa. Questacondizione impedi-rebbe loro di frequen-tare con regolarità lascuola e di acquisirele credenziali educati-ve che, si presume,dovrebbero costituireun’assicurazione con-

tro la povertà. Altra possibilità inter-pretativa è data dalla teoria della pro-grammazione biologica che lega lapovertà della madre, le deprivazionicui è costretta, alla cattiva salute delfiglio. Ancora, si considerino i luo-ghi di lavoro, i luoghi di vita, neiquali è possibile riconoscere, insie-me ad altre relazioni sociali, anchefattori materiali responsabili del nes-so fra povertà e cattiva salute, come ilivelli di inquinamento ambientale,più elevati nei contesti caratterizzatida deprivazione economica. Il tipo diabitazione, il livello di igiene, sicu-rezza e comfort sono fattori che han-no uno stretto rapporto con lo statodi salute. Non occorre ricordare quiche le abitazioni dei poveri sono

quelle più carenti sotto questo profi-lo. La riflessione sulla distribuzioneterritoriale delle risorse, buone e cat-tive, per un’alimentazione sana con-duce al tema degli stili e alla qualitàdella vita. Chi non ha soldi non puòaccedere facilmente alle cure di cuiha bisogno. Viviamo in un sistema incui le continue privatizzazioni e taglinella sanità porteranno ad un divariosempre più profondo tra ricchi epoveri anche nel mantenere la pro-pria salute. Sembra che in ambitosanitario avremo la terribile sorteche la salute sarà un lusso solo perpochi. Eppure sappiamo che gli sco-pi propri della medicina rappresenta-no la risposta tipica della praticamedica all’esperienza umana univer-sale della malattia, ispirata dal biso-gno di guarire, aiutare, assistere ecurare, ed iniziata con il rapportomedico-paziente, sul quale la medi-cina mantiene e rafforza la propriavitalità. Quindi, pur nel riconosci-mento del dovere di una maggior tra-sparenza riguardo sia ai limiti internidella medicina che ai condiziona-menti culturali che essa riceve dal-l’esterno, con le continue manovreeconomiche, resta necessario indivi-duarne scopi e fini in funzione dellasua intrinseca vocazione alla promo-zione e difesa della salute umana ealla tutela del paziente.

Antonino Sapuppo

Servizio di Bioetica,

Studio Teologico S. Paolo

Se desiderate avere chiarimenti su

questioni di bioetica, potete contat-

tarci inviando una vostra richiesta al

seguente indirizzo di posta elettroni-

ca: [email protected]

Le disuguaglianze sociali e la salute

Studio Teologico San Paolo Servizio di bioetica “Dott. A. Cafaro”

Prospettive - 8 marzo 20154

Dicesi chierico il sog-getto che, rivestito di

sacri poteri, metti questi a totale edesclusivo servizio del popolo a luiaffidato.Dicesi clericale il soggetto che, rive-stito di sacri poteri, utilizza questi abeneficio e utilità di se stesso e delproprio prestigio.Dicesi anticlericale colui il qualepolemizza con quella parte di cleroche trasforma gli adempimenti sacriin strumento di potere e di dominiosugli altri.Obiezione: le affermazioni appenaenunciate sono molto scarne, sinteti-che e piuttosto sbrigative. E alloraaggiungiamo che il clericale è coluiil quale, pur rivestito di compitisacri, pretende d’imporre la propriaautorità non attraverso le personaliqualità umane e l’esemplarità deicomportamenti ma nel nome del pro-prio status istituzionale; come a dire:“lei non sa chi sono io” oppure “quinon si muove foglia che io nonvoglia”!E l’anticlericale è colui il qualerespinge quest’agire autoritario,spesso supportato da affermazionidogmatiche, le quali precludonoogni possibile punto di incontro e di

dialogo con l’interlocutore.A queste riflessioni total-mente soggettive, mi porta-no le tante affermazioni diPapa Francesco su alcunetematiche di vita ecclesialeed ecclesiastica tra le qualianche quelle sul clericali-smo.Non so quale estensione dicontenuti Egli dia a questaparola; io sottovoce dico ilmio pensiero. E lo dico per-ché, con l’aria che tira, pen-so che Papa Francescoabbia sufficienti motivi che lo spin-gano a parlare chiaro. Dunque, stan-te il fatto che Papa Francesco evochispesso comportamenti non propriosquisitamente evangelici di presbite-ri, di religiosi, di religiose, nonescluse le alte sfere vaticane, oso –temerariamente – anch’io utilizzarequalche grammo di parole sull’argo-mento del clericalismo, dichiarando-mi anch’io colpevole per non averassorbito totalmente il famoso “odo-

re del gregge”.Tuttavia appartengo alla generazionedel Vaticano II e il mio cuore non siè staccato da quell’avvenimento:questo è il punto di partenza dellamia memoria e del mio dire. Si parlòallora di una Chiesa nata per servire,di una Chiesa che stava dalla partedegli ultimi, di una Chiesa che rinun-ciava ad onori e privilegi, di unaChiesa penitente e testimone delRegno.

E oggi sembra che PapaFrancesco debba ripartireda zero e sia necessitato apuntare il dito contro ilclericalismo. Questo è ilculto talmente eccessivodell’apparire e delle appa-renze, diciamo pure delsacro narcisismo, da rom-pere, a volte, gli argini delbuon senso nei comporta-menti del clero.Volesse Iddio che dentroquel luccichio di sacriparati e di quei medaglio-

ni sgargianti ci fossero delle ottimepersonalità. Clericalismo è anchetrasformare il proprio status in un tri-bunale giudicante: chi non è con meè un reprobo, chi pensa come me èun servo fedele. Clericalismo èanche quello di certo laicato chediventa più clericale del clero sen-tendosi investito da potere diviniz-zante non appena gli venga conse-gnata la chiavetta di un ripostiglioparrocchiale.

E a proposito di clericalismo nonvorrei strattonare il Vangelo, ma unasbirciatina veloce veloce al capitolo23 di Matteo la darei: “…impongonocarichi pesanti sulle spalle della gen-te, ma essi non vogliono muoverlineppure con un dito… fanno tuttoper l’apparire… amano i primiposti… le prime file… amano essereossequiati ed essere chiamati mae-stri”.E Marco aggiunge: “divorano le casedelle vedove e fanno finta di pregarea lungo”.Insomma: il chierico cerca di guar-dare al Vangelo, il clericale si inte-ressa molto all’evangeliario; il chie-rico vive la liturgia come riverenza alCristo, il clericale la usa come auto-referenzialità; il chierico ama le suepecore, il clericale guarda alla lorolana e al profitto che ne potrà ricava-re.Hermanos, con molta malinconia,adios.

Giuseppe Bruno

Prospettive - 8 marzo 2015 5

PRIMOPIANO

5555

«Non chiedo che tu litolga dal mondo,

ma che li custodisca dal maligno.Essi non sono del mondo, […] con-sacrali nella verità. […] Come tu mihai mandato nel mondo, anch’io liho mandati nel mondo; per loro ioconsacro me stesso, perché sianoanch’essi consacrati nella verità»(Gv 17, 15-19). Nell’omelia dellamessa del crisma del Giovedì Santodel 5 aprile 2012, Benedetto XVIcon amarezza ha esposto l’appelloalla disobbedienza di un gruppo disacerdoti di un Paese europeoponendo la seguente domanda: “ladisobbedienza è una via per rinnova-re la Chiesa”? Ebbene, Cristo nellasua vita ha cercato di frenare quelleabitudini umane che soffocavano laparola di Dio cercando di ridestarel’obbedienza alla vera volontà di Diocontro l’arbitrio umano: “non la miavolontà, ma la tua volontà fino allaCroce”. È chiaro come, oggi, la con-formazione a Cristo diventi semprepiù difficile anche per i sacerdotiministri di Cristo e continuatori del-la Sua missione. Tuttavia, non si puòdimenticare che ogni annuncio devemisurarsi sempre sulla Parola diGesù Cristo: «La mia dottrina non èmia, ma di colui che mi ha mandato»(Gv 7, 16). Il problema sussistequando, a volte, sia ministri chefedeli cristiani esplicitano teorie oopinioni personali, mentre la Chiesaè pervasa di fede e da oltre duemilaanni diffonde e testimonia l’autenti-co messaggio di Cristo. Ciò chepreoccupa riguarda i “luoghi comu-ni” ai quali ormai siamo avvezzi edai quali, direi, “contagiati”. Invece,

una sana riflessione che scaturiscadall’amore per la verità e dall’espe-rienza concreta, ci deve far compiereil passaggio dai “luoghi comuni” al“senso comune” dove la condivisio-ne comunitaria ci faccia distaccaredall’io assoluto e personale che citormenta senza avere coscienza.Forse dovremmo imparare a vedereil bello e il bene che c’è nella Chie-sa; volgiamo troppo lo sguardo albenessere e allo sfarzo ma diventia-mo ciechi quando c’è qualcuno cheaiuta, sostiene, supporta e si sporcale mani per aiutare chi soffre e chi èschiacciato dal dolore. Ma volgere losguardo al bene e distoglierlo dalbenessere non è cosa semplice;

occorre preghiera e condivisione, maqueste mancano e non solo per colpadei sacerdoti. I sacerdoti sono uomi-ni come tanti che soffrono, lottano esperano. Ogni giorno lottano peressere sempre di più uomini secondoil Cuore di Gesù e sempre menobestie; che non offendono né ferisco-no ma che gradirebbero non essereoffesi né feriti; che amano ma chevorrebbero essere amati; che donanoil Cristo ma vorrebbero che i fedelisiano degni di riceverlo. I sacerdotisono coloro che elargiscono “miseri-cordia” e non condanne; sono coloroche abbracciano chi vive nel dolore enon fannulloni, accaparratori, asseta-ti di potere e di guadagno, o peggioblindati nelle loro roccheforti chesono le parrocchie. No! I preti sonocoloro che, sempre nel silenzio,pagano le bollette della luce a chinon arriva a fine mese, che consola-no i parenti deprivati di un loro fami-liare, che organizzano i Grest per farvivere ai bambini un’esperienza sanae toglierli dalla strada, che tengonopulito il sagrato della chiesa peraccogliere i fedeli in modo decoroso.I sacerdoti non vogliono privilegi nédesiderano imporre Cristo ad alcunoma accolgono tutti, anche chi noncrede o chi professa un altro credo.Allora, basta! Quasi quasi ci si stan-ca a sentirsi sempre attaccati o insul-tati attraverso i soliti luoghi comuni.E se le chiese sono vuote (o così sipensa che siano!), non è colpa solodei preti che non sono disponibili adascoltare. Non è così! Se è vero chele Chiese sono vuote o meglio mez-ze piene è perché, magari, i nostricuori (quelli di tutti!) si sono svuota-ti di Cristo. Questo è il dramma! Per-

al centro metteremo di nuovo lanostra sensibilità per la verità; invita-re la ragione a ricercare il vero, ilbene e Dio e su questo cammino, sti-molarla a «scorgere le utili luci sortelungo la storia della fede cristiana ea percepire così Gesù Cristo come la

Luce che illumina la storia ed aiuta atrovare la via verso il futuro» (Bene-detto XVI, Discorso all’Università

La Sapienza, 17.01.2008). Soloattraverso un processo di riscopertadella fede in seno alla Chiesa, si

potrà lottare il “nuovo inquisitore”che attacca l’uomo e lo porta ad unlivello di “non riflessione” per laqualcosa, disorientato e plagiato,egli si fa travolgere dal “virus deiluoghi comuni”.L’uomo non ha più bisogno di dis-corsi astratti o troppo ideologizzati;ha bisogno di una parola profetica;ha bisogno di modelli che non scen-dano a compromessi con una menta-lità corrotta, ma che amino serviresenza vanto e con amore, perchéGesù Cristo era riluttante nei con-fronti di quegli uomini che non si

prossimo, come invece fece il buonSamaritano con quell’uomo mezzomorto perché picchiato e spogliatodai briganti (Lc 10, 30). Gesù è coluiche condanna gli scribi e i fariseiperché «dicono e non fanno, impon-gono sulla gente pesanti fardelli e

compiono opere per essere ammiratidagli uomini: allargano i loro filatté-ri e allungano le frange» (cfr. Mt 23,1-11). La Santa Madre Chiesa ècoraggiosa non quando si oppone,quando grida con slogan o quandocondanna puntando il dito sul pub-blico peccatore; essa diventa stru-mento di santificazione lì dove fa lastrada con i peccatori (con i pubblici

peccatori) senza compromettersi,senza fuggire, senza snobbare, matestimoniando con la presenza, conla parola, con la preghiera viva ededificante. Occorre prendere ledistanze da coloro i quali adottanoun certo stile di comportamento (adesempio, privilegiano attività mera-mente propagandistiche, tipo intervi-ste da odience), anziché spendersi ariflettori spenti per trasmettere l’a-more per Dio a chi lotta e soffre quo-tidianamente. In poche parole con-fermare nella fede invece che allon-tanare o fomentare sentimenti anti-cristiani, anti-ecclesiali, anti-…,anti-, anti-.Che tutti, e dico tutti, possiamolasciarci sedurre dal Signore, che èl’unica fonte della Verità e che,ancora oggi, trasmette il suo messag-gio nella Chiesa fatta da uomini incammino verso la santità.

Fausto Grimaldi

sacerdote

Eletti nell’umiltà

Una riflessione di incoraggiamento: Il prete questo sconosciuto

Il chierico e il clericale

Totalmente Soggettivo

Foto Siciliani-Gennari/SIR

È possibile consultare l’archivio completo dei numeri precedenti di Prospettive

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Archivio ProspettiveAvviso ai lettori

Volgere

lo sguardo

al bene

e distoglierlo

dal benessere

non è cosa semplice;

occorre preghiera

e condivisione

tanto, l’identità cristiana si otterrà se sporcavano le mani per aiutare il loro

inerenti all’intero anno 2012, 2013 2014 sul sito del

Il 24 marzo 1980, mentre celebrava

l’Eucarestia, nella cappella dell’ospe-

dale della Divina Provvidenza, venne

ucciso mons. Oscar A. Romero, Vesco-

vo di San Salvador, nel piccolo Stato

centroamericano di El Salvador. La

celebrazione annuale di una giornata di

preghiera e digiuno a ricordo dei mis-

sionari martiri prende ispirazione da

quell’evento, sia per fare memoria di

quanti lungo i secoli hanno immolato la

propria vita proclamando il primato di

Cristo e annunciando il Vangelo fino

alle estreme conseguenze, sia per ricor-

dare il valore supremo della vita, che è

dono per tutti.

Negli ultimi anni, come ha sottolineato

Papa Francesco, agli elenchi provviso-

ri stilati dall’Agenzia Fides, deve esse-

re sempre aggiunta una lunga lista di

tanti, non solo religiosi, ma anche fede-

li laici, di cui forse non si avrà mai noti-

zia, che in ogni angolo del pianeta

pagano con la vita la loro fede.

Alle crocifissioni e decapitazioni del-

l’ISIS in Siria e Iraq, al rapimento e

alla riduzione in schiavitù sessuale di

giovani ragazze e alla brutale uccisione

dei maschi di ogni età in Nigeriada par-

te del movimento Boko Haram, seguo-

no ora le inaudite crudeltà perpetrate dal

non meno sinistro Al Shaba-ab, gruppo

affiliato ad Al Qaeda in Kenya. Così,

l’Africa, continente di grandi speranze

per la diffusione del Vangelo, si tinge

del sangue dei cristiani. Nel mese di

dicembre 2014, l’inviato del Corriere

della sera Michele Farina ha racconta-

to in più articoli di continue stragi: 36

operai cristiani che al rifiuto di recitare

una preghiera islamica sono stati ucci-

si con un colpo alla nuca o con la deca-

pitazione; 28 insegnanti che, costretti a

scendere dall’autobus in cui viaggiava-

no, al medesimo rifiuto, sono stati

assassinati con simile procedura; 48

pescivendoli che, ugualmente, sono

stati sgozzati o affogati con mani e pie-

di legati.

L’Agenzia vaticana Fides (7/10/2014)

riferisce che nella sola diocesi di Mai-

duguri (Nigeria) vi sono stati 190mila

sfollati e 185 Chiese bruciate.

Davide Demichelis, dalle colonne di

Vatican Insider (1/10/2014), riferisce

che mons. Mamza, Vescovo di Yola

(Nigeria), ha visto arrivare precipitosa-

mente nella sua città 30mila fuggitivi

dai villaggi della zona, presi di mira dai

fondamentalisti. In Cattedrale ne ha

ospitati 3mila, dando fondo a tutte le

riserve di cibo, vestiti, medicinali. Altre

migliaia hanno trovato rifugio nelle 10

parrocchie della città, altri ancora vivo-

no in caverne o nelle foreste dei dintor-

ni. Tuttavia, ci dice il Vescovo Mamza,

le domeniche le Chiese sono affollate

come sempre, sia a Maiduguri che a

Yola. I fedeli non se ne sono mai anda-

ti, vogliono essere uniti contro il diavo-

lo e i terroristi. Il presidente dei giova-

ni dell’Associazione cristiana di Nige-

ria afferma che non solo il governo

nazionale, ma anche la comunità inter-

nazionale si sono dimenticati di loro; gli

sfollati cristiani sono ormai 1 milione e

600mila e quelli uccisi oltre 11mila.

Un noto editorialista del Corriere della

sera, Pierluigi Battista, il 3 dicembre

2014, scrive che il mondo è indifferen-

te alle persecuzioni che i cristiani stan-

no subendo per mano del fondamenta-

lismo islamista, pur essendo informato

che ogni giorno una suora viene

ammazzata in Nigeria o una comunità

massacrata, che quotidianamente in

Pakistan i cristiani sono decapitati, tor-

turati, umiliati. Solo nel mese scorso, in

seguito alla decapitazione di 21 lavora-

tori egiziani copti ad opera dei milizia-

ni dello Stato islamico in Libia, il mon-

do è apparso scosso, forse perché il tri-

ste episodio si è svolto alle porte di casa

nostra.

Occorre che i cattolici di tutto il mondo

facciano il possibile per non lasciare

perire la memoria di quanti hanno subi-

to il martirio.

Desideriamo pertanto che, attraverso la

Giornata a ricordo dei missionari mar-

tiri, tutte le comunità parrocchiali e reli-

giose entrino in comunione spirituale

con i cristiani perseguitati sparsi in

ogni angolo della Terra attraverso la

preghiera, il digiuno, la solidarietà fra-

terna.

Quest’anno 2015 ricorre anche il

40esimo anniversario della morte di

padre Santo Di Guardo, missionario del

PIME (Pontificio Istituto Missioni

Estere), nato a San Giovanni Galermo e

morto nel 1975 nelle Filippine, sua ter-

ra di missione. Per tale motivo la Dio-

cesi di Catania ha scelto come sede per

la Veglia missionaria di quest’anno

proprio San Giovanni Galermo e preci-

samente la Chiesa dei Ss. Zaccaria e

Elisabetta. La Veglia sarà presieduta

dall’Arcivescovo S.E. Mons. S. Gri-

stina e sarà celebrata alle ore 20 di

martedì 24 marzo. Le comunità loca-

li, le comunità di vita consacrata, il

seminario e i noviziati sono invitati a

partecipare.

Per info rivolgersi a: p. Salvatore Car-

dile 3494949215; email Cardile.salva-

[email protected]

In Cristo,

p. Salvatore Cardile

per il CMD

Giornata di preghiera e digiuno a ricordo dei missionari martiri

UFFICIO PER L’ANIMAZIONE MISSIONARIA

Prospettive - 8 marzo 201566666

Lunedì 9

•• Ore 16.00 Catania, Chiesa Badia di S. Agata: pren-

de parte al Convegno di Pastorale Scolastica.

Martedì 10

•• Ore 9.30 Catania, Seminario: prende parte all’in-

contro di Formazione permanente del Clero guidato

da P. Tommaso Guadagno, S.J.

•• Ore 17.30 Tremestieri Etneo, parrocchia S. Maria

delle Grazie: Visita pastorale.

Mercoledì 11

•• Palermo: prende parte ai lavori della Conferenza

Episcopale Siciliana.

Giovedì 12

•• Palermo: prende parte ai lavori della Conferenza

Episcopale Siciliana.

•• Ore 20.30 Catania, Chiesa S. Giuliano: assiste al

Concerto di Quaresima organizzato dall’Ordine del

S. Sepolcro.

Venerdì 13

•• Ore 10.00 Curia, Salone dell’Economato: presiede

l’incontro con i Vicari foranei.

•• Ore 18.00 Tremestieri Etneo, parrocchia S. Maria

delle Grazie: Visita pastorale.

•• Ore 20.00 Nicolosi, parrocchia Spirito Santo: pre-

siede un momento di preghiera organizzato dall’Uf-

ficio diocesano di Pastorale Giovanile.

Sabato 14

•• Ore 17.30 Tremestieri Etneo, parrocchia S. Maria

delle Grazie: Visita pastorale.

Domenica 15

•• Ore 10.00 Catania, parrocchia Nostra Signora del

SS. Sacramento in Librino: celebra la S. Messa.

•• Ore 18.00 Tremestieri Etneo, parrocchia S. Marco:

celebra la S. Messa per l’inizio della Visita pastorale.

®

Dall’Agenda dell’Arcivescovo

Notizie in breve dal 9 al 15 marzo

Si porta a conoscenza che i Mod. PO1 relativi all’anno 2015 devono

essere ritirati presso l’Ufficio Economato della Curia Arcivescovile e

consegnati all’I.D.S.C. insieme ai cedolini di eventuali stipendi (scuo-

la, ospedali, altro).

I titolari di pensione, insieme al modello PO1, devono consegnare

copia della propria carta di identità valida.

®

Economato

Ai Sacerdoti in servizio in Diocesi

IDISC

NOTA PER TUTTI I SACERDOTI

INSERITI NEL SISTEMA

SOSTENTAMENTO CLERO

Si porta a conoscenza dei sacerdoti

inseriti nel Sistema Sostentamento

Clero che la recente legge di stabili-

tà ha confermato anche per l’anno

2015 il “bonus” di € 80,00. Si preci-

sa che hanno diritto al bonus solo i

titolari di redditi da lavoro dipenden-

te od equiparato con esplicita esclu-

sione dei pensionati.

Pertanto il bonus verrà riconosciuto

solo ai sacerdoti nel Sistema di

Sostentamento, con l’esclusione di

coloro che sono nel Sistema di Pre-

videnza Integrativa.

Sostanzialmente non ci sono varia-

zioni rispetto alle regole applicate

nel periodo giugno-dicembre 2014,

tranne che per l’estensione del

bonus all’intero anno con conse-

guente aumento della cifra prevista

che passa da 640,00 euro annue a

960,00 euro.

Il sacerdote al quale non è stato rico-

nosciuto il bonus nell’anno 2014,

potrà, nel corso del 2015, farne

richiesta direttamente all’IDSC

compilando il relativo modulo.

Gli uffici dell’IDSC restano disponi-

bili per ulteriori chiarimenti.

Mons. Agatino Caruso

Presidente IDSC Catania

Prospettive - 8 marzo 2015 77

La sera di sabato 28 febbraio, tantissimifedeli della vasta comunità parrocchia-le S. Giovanni Battista di S. Giovanni diGalermo hanno partecipato lieti e com-mossi alla solenne liturgia della Dedi-cazione della nuova chiesa parrocchia-le, capolavoro della fede e dell’arte, unavera e propria “cattedrale della perife-ria” intitolata ai Santi Zaccaria ed Eli-sabetta. I fedeli della popolosa frazioneganormitana sono stati preparati inMatrice al grande evento religioso edecclesiale da un settenario caratterizza-to dalla catechesi con cui il docentebenedettino di liturgia, l’abate domIldebrando Scicolone, ha dettato treriflessioni su “La chiesa edificio‘immagine’ della chiesa viva e luogo diincontro di Dio col suo popolo” e sul“rito della dedicazione: Dio abita neicuori di chi lo accoglie”.Il suggestivo rito è iniziato sul sagratodella Chiesa Madre del popoloso eperiferico quartiere cittadino di Cata-nia, presieduto da Mons. GiuseppeMalandrino, Vescovo emerito di Notocon accanto padre Scicolone che hacommentato magistralmente le variefasi altamente simboliche della lungaliturgia, il Vicario generale mons. Sal-

vatore Genchi, il parroco padre Giu-seppe Catalfo, il cerimoniere arcive-scovile padre Pasquale Munzone, l’in-caricato del servizio per la promozioneal sostegno economico alla Chiesapadre Roberto Catalano, gli ex vice par-roci di S. Giovanni Galermo padreAntonio Catalfo e padre Pio Guidolin,e i diaconi permanenti uxorati don Giu-seppe Cannizzo, don Giuseppe Cor-vaia, don Giuseppe Licitra, don SantoRizzo.Il Vescovo all’inizio della processionestazionale introitale ha salutato il popo-lo con una monizione appropriata almomento così significativo per tutta lacomunità. Successivamente in proces-sione clero e popolo hanno raggiunto ilsagrato della nuova chiesa, sulla cuisoglia tutti si sono fermati. Davanti allaporta il direttore dei lavori ha conse-gnato le chiavi al Vescovo, che a suavolta le ha consegnate al parroco invi-tandolo ad aprire la porta dicendo:“Sollevate o porte i vostri frontali: entrail Signore, il Re della gloria…”.Il Vescovo e i sacri ministri sono entra-ti nel tempio avvolto nella penombra,seguiti da migliaia di fedeli, che all’in-gresso della grande aula liturgica hanno

potuto leggere una lapideposta a perpetua memoriadello storico evento.Sul lato sinistro dell’uni-ca navata era stato espo-sto alla pubblica venera-zione il simulacro pro-cessionale dell’amatoPatrono San GiovanniBattista che l’indomanisera, al termine della s.

messa della II domenica di Quaresima,il devoto popolo giovanneo ha riporta-to festosamente e solennemente inChiesa Madre per essere ricollocato, trale acclamazioni della folla, nell’appo-sita nicchia-custodia.A questo punto ha presieduto la liturgial’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristi-na che alquanto raffreddato già si tro-vava all’interno del tempio. L’Arcive-scovo ha preso posto nella sede presi-denziale dell’artistico presbiterio contutti i concelebranti, ai quali si sono uni-ti altri quattro sacerdoti: il confrate diSan Giovanni Battista padre GiuseppeMarletta, il salesiano don Santo Mura-tore, il prof. avv. Giuseppe Putrino, ilpaolino don Amedeo Roscani.L’ing. Santi Maria Cascone visibil-mente commosso ha illustrato il lungoiter di progettazione e di costruzione,l’arte e la funzionalità della chiesa,cuore del grande complesso parroc-chiale polivalente, caratterizzata da tet-ti alti, grandi vetrate e una struttura acorpo unico. Finanziata con fondiregionali, la chiesa è stata progettata nel1993 dallo studio dell’ing. CarmeloCascone e portata avanti dai suoi figli,tra cui Santi, presidente dell’Ordinedegli ingegneri di Catania, che ha ricor-dato l’origine dell’idea progettuale e lafigura del padre.Il parroco, da parte sua, con tanta gioiaed emozione ha rivolto un calorososaluto di ringraziamento ai tanti colla-boratori, a tutti i presenti e alle autorità,fra cui il sindaco Enzo Bianco, il vicesindaco Marco Consoli, gli assessoridella Giunta Municipale Luigi Bosco,Rosario D’Agata, Giuseppe Girlando eOrazio Licandro, l’europarlamentareMichela Giuffrida, il deputato naziona-

le Giuseppe Berretta, il deputato regio-nale Antonino D’Asero, il presidentedella Municipalità Emanuele Giacalo-ne i consiglieri di quartiere, ecc..Terminato il rito d’ingresso Mons. Gri-stina con la preghiera di benedizione habenedetto l’acqua per aspergere ilpopolo in segno di penitenza e in ricor-do del Battesimo ed anche le pareti el’altare. L’arcivescovo che, 12 anni faha avuto la gioia di benedire la primapietra e di porre con la pergamena-ricordo anche il suo zucchetto episco-pale, ha focalizzato come il significatoliturgico ed ecclesiale del rito di Dedi-cazione di un edificio-chiesa corri-sponda alla sua identità-finalità in cuianche la comunità parrocchiale di SanGiovanni di Galermo avrà la gioia diriconoscersi Chiesa vivente che si riu-nisce nel tempio materiale, costituente“presenza sul territorio” dove risiede,una “presenza per servire” secondo lostile proprio delle Chiese di Sicilia.Mons. Gristina ha lodato la catechesisvolta da padre Scicolone che ha fattocomprendere ai fedeli la differenza cheesiste tra Chiesa vera, che è quella delpopolo di Dio, e la chiesa-tempio di pie-tra racchiusa tra quattro mura. “Il tem-pio di Dio”, ha detto, “il tempio spiri-tuale siamo noi cristiani”. Un altropunto di riflessione è stato l’istituzionedell’Eucaristìa alla vigilia della suaPassione e l’episodio della pesca mira-colosa raffigurata nello splendidomosaico realizzato nell’abside da padreMarko Rupnik in cui Gesù invita Pietroe i discepoli alla sua sequela. Oggi nel-la Chiesa il Corpo di Cristo si rendevisibile nella comunità di coloro checredono in Lui, i cristiani.Dopo la recita del Credo e le Litanie deiSanti, è seguita la preghiera di dedica-zione che è stata elevata al cielo davan-ti all’altare, stando in piedi a bracciaallargate, dall’Arcivescovo il quale,subito dopo, cinto un grembiule di lino,con i diaconi e gli altri ministri ha untocol Sacro Crisma la mensa dell’altare alcentro e ai quattro angoli. Il parroco edon Licitra hanno unto le 12 crocidedicatorie murate alle pareti dellachiesa, simbolo degli apostoli. Sono

seguite l’accensione dell’incenso, sim-bolo della preghiera, e l’incensazionedell’altare, dei concelebranti, del popo-lo e delle pareti.Quattro parrocchiane, simboleggianti lepie donne che si recarono al sepolcro diCristo all’alba della Pasqua di risurre-zione, hanno asterso l’altare e vi hannosteso un telo impermeabile e le tovagliedi lino e vi hanno disposto i candelieri.Non appena l’Arcivescovo ha pronun-ciato la formula rituale “Risplenda nel-la Chiesa la luce di Cristo e giunga a tut-ti i popoli la pienezza della verità”, sonostate accese le candele dell’unzione edell’altare mentre dall’assemblea si èlevato un gioioso applauso. Dopo laComunione sono seguiti la firma delverbale della celebrazione rituale daparte delle autorità ecclesiastiche ecivili e un momento di commosso rin-graziamento del parroco.Alla conclusione l’Arcivescovo hainaugurato con la benedizione delSignore, mediante l’aspersione conl’acqua benedetta, i locali del nuovocomplesso parrocchiale, punto di rife-rimento e di incontro fra i vicini e i lon-tani, evidenziando che al centro c’è lachiesa parrocchiale, casa di Dio inmezzo alle case degli uomini e cuoredella comunità. Tutti hanno espresso unvivo ringraziamento al padre GiuseppeCatalfo, che nei 28 anni di parrocato harestaurato la chiesa e i locali dellaMatrice, ha predisposto adeguatiambienti parrocchiali nel sito adiacen-te alla chiesa filiale dell’Immacolata eha reso realtà il sogno del nuovo com-plesso parrocchiale. Nel sottostantegrande salone parrocchiale è seguito unlieto momento di fraternità.Nella fausta circostanza, il sindacoBianco ha espresso gioia e soddisfa-zione per l’opera “che non solo ha ungrande valore religioso ma anche unnotevole valore sociale per il quartiere erappresenta una festa per tutta la città diCatania”. Negli ultimi mesi il Comuneha realizzato lavori di sistemazione perla recensione esterna e di una parte delmosaico.

Antonino Blandini

I fedeli, pietre

vive della Chiesa

Dedicazione della chiesa parrocchiale Santi Zaccaria ed Elisabetta

L’Oratorio Salesiano “Sacro Cuore” di Barriera, chiede lavostra gentile collaborazione per una iniziativa di SOLIDA-RIETÀ del Centro di Aiuto alla vita <Domenico Savio> persostenere <Mamme in attesa> e <Bambini a rischio… vita>con l’acquisto di un uovo di Pasqua, fornito dalla Ditta Gan-gemi, con queste modalità: Uova di 260 grammi a 5,00 €uro (Cioccolato al latte);Uova di 260 grammi a 6,00 €uro (Cioccolato fondente);

Uova di 150 grammi a 3,00 €uro (Cioccolato al latte).

Necessario prenotare presso la Segreteria dell’Oratorio,portando la quota indicata, entro sabato 7 marzo 2015, perpoterle ordinare alla ditta Gangemi, e dare a ciascuno fan-ciullo e ragazzo entro la settimana seguente.

Don Gaetano Urso

Direttore dell’Oratorio Salesiano

“ Un UOVO x la VITA ! “

La sera di venerdì 16 gen-

naio, il signor Cardinale

Tarcisio Bertone Sdb, Segretario di

Stato SCV emerito, è stato a Catania per

presentare il suo libro “La Diplomazia

Pontificia in un mondo globalizzato”

(Libreria Editrice Vaticana) nell’aula

magna del Rettorato dell’Università

con la partecipazione del magnifico ret-

tore prof. Giacomo Pignataro, del prof.

Vincenzo Buonomo, ordinario di Dirit-

to internazionale e Organizzazione

internazionale nella Pontifica Univer-

sità Lateranense e di Diritto diplomati-

co nella Pontificia Accademia Eccle-

siastica nonché delegato della Santa

Sede presso l’ONU, la FAO ecc, e del

prof. Rosario Sapienza, direttore del

Dipartimento di Giurisprudenza e

docente di Diritto Internazionale ed

Europeo. Tra le tante illustri personali-

tà del mondo accademico intervenute

all’evento culturale i docenti don Giu-

seppe Costa Sdb, direttore della LEV;

don Giuseppe Ruta, ispettore dei Sale-

siani di Sicilia; mons. Gaetano Zito,

vicario episcopale per la Cultura, anche

in rappresentanza dell’Arcivescovo

Mons. Salvatore Gristina, con alle spal-

le una consistente esperienza diploma-

tica in diverse nunziature apostoliche in

Africa e in America, impegnato a

Palermo nei lavori della conferenza

episcopale siciliana, con il quale il car-

dinale si è incontrato successivamente.

Il prof. Sapienza, moderatore ed orga-

nizzatore dell’incontro, ha sottolineato

l’originale e particolare caratteristica

pastorale della diplomazia pontificia

che porta avanti la sua missione tra i

popoli della terra col mettere al centro

della propria azione il valore della per-

sona. Il prof. Buonomo ha curato il

volume che raccoglie l’attività ufficia-

le internazionale svolta dal cardinale a

servizio del Papa e della Sede Aposto-

lica dal 2006 al 2013 nei confronti dei

180 Stati sovrani con i quali la Santa

Sede intrattiene regolari rapporti diplo-

matici.

Il volume s’avvale della straordinaria e

lunga prefazione di Sua Santità Papa

Francesco che evidenzia come il card.

Bertone abbia consegnato “a coloro che

sono impegnati nel servizio diplomati-

co della Santa Sede, e non solo, un’ab-

bondante serie di riflessioni sulle prin-

cipali questioni che riguardano la vita

della Comunità delle Nazioni e toccano

da vicino le aspirazioni più profonde

della famiglia umana: la pace, lo svi-

luppo, i diritti umani, la libertà religio-

sa, l’integrazione sovranazionale”.

“Per la diplomazia pontificia” continua

il Santo Padre “si tratta di preziose indi-

cazioni che consentono di coglierne l’u-

nicità, ad iniziare dalla figura del diplo-

matico, sacerdote e pastore, chiamato

ad un’azione che, pur mantenendo il

rigoroso profilo istituzionale, è impre-

gnata di afflato pastorale; azione che del

card. Bertone ha caratterizzato il set-

tennato di servizio come Segretario di

Stato, a sostegno generoso e fedele del

pontificato di Benedetto XVI. Il suo

servizio al vertice, sia nella sfera più

amministrativa della Curia Romana, sia

in quella dei rapporti internazionali

della Santa Sede, si è opportunamente

prolungato durante i primi mesi del mio

pontificato. La sua opacata e matura

esperienza di servitore della Chiesa ha

aiutato anche me, chiamato alla Sede di

Pietro da un Paese lontano, nell’avvio

di un insieme di relazioni istituzionali

doverose per un Pontefice”. “Sono tan-

ti e pregnanti gli spunti di questo lavo-

ro” conclude il Papa “che dimostra

quanto il Cardinal Bertone abbia sapu-

to presentare l’annuncio evangelico, i

valori e le grandi istanze della dottrina

della Chiesa, in conformità con le linee

portanti del magistero di Benedetto

XVI, con quell’equilibrio e quella

sobrietà necessari a favorire una cultu-

ra del dialogo, propria della Santa

Sede….La storia, la cui misura è la veri-

tà della croce, renderà evidente l’inten-

sa azione del Cardinale Bertone, che ha

dimostrato anche di avere la tempra pie-

montese del gran lavoratore che non

lesina nelle fatiche nel promuovere il

bene della Chiesa, preparato cultural-

mente ed intellettualmente e animato da

una serena forza interiore che ricorda la

parola dell’Apostolo delle genti: “Di

null’altro mai ci glorieremo se non

della Croce di Gesù Cristo, nostro

Signore”.

Il volume è articolato in 7 parti: La

Santa Sede nella Comunità delle

Nazioni; Diplomazia e diplomatici

pontifici; costruire condizioni di

pace; La dignità umana fondamen-

to dei diritti; Una garanzia interna-

zionale alla libertà religiosa; Soli-

dale condivisione per lo sviluppo

dei popoli; L’Europa in cammino

verso l’unità.

L’opera è arricchita da due appen-

dici: la prima contenente messaggi

inviati a nome del Sommo Pontefi-

ce; la seconda alcuni scritti del

professore salesiano don Tarcisio

Bertone. Completano il lavoro

diverse pagine dove sono elencati

in ordine cronologico i testi conte-

nuti nel volume.

Lo stesso cardinale ha voluto riferire ai

presenti allo straordinario incontro la

sua personale esperienza di responsa-

bile della diplomazia vaticana con

alcune testimonianze anche su Cuba e

su alcuni recenti atti che hanno consen-

tito il ripristino delle relazioni diplo-

matiche con gli Stati Uniti dopo tanti

anni di embargo. Nel congedarsi dalla

sede storica dell’Ateneo catanese, il

cardinale ha ha rivolto un cordiale salu-

to a tutti presenti che lo hanno avvici-

nato per congratularsi con lui.

L’eminentissimo porporato, già primo

collaboratore del Pontefice, massimo

rappresentante della Santa Sede e capo

della Curia Romana, infatti è molto

legato a Catania, nota per il privilegio di

essere città particolarmente salesiana.

Sua eminenza Bertone, fiero di essere

un consacrato sacerdote salesiano,

sportivo e musicista come si conviene ai

discepoli di Don Bosco, ha ricoperto

tante alte cariche di grande rilievo tra

cui quelle di rettore magnifico dell’U-

niversità Pontificia Salesiana, di arci-

vescovo di Vercelli e Genova e di segre-

tario della Congregazione per la Dot-

trina della Fede. Tanti lo ricordano, non

ancora segretario di Stato, a Catania in

alcune circostanze: nell’Istituto sale-

siano San Filippo Neri nuovo una con-

ferenza sul codice di Diritto Canonico

entrato in vigore nel 1983 e nell’ex

abbazia S. Nicolò l’Arena una lectio

magistralis, in occasione della presen-

tazione dell’enciclica “Fides et Ratio”

di San Giovanni Paolo II.

Blanc

Prospettive - 8 marzo 20158

DIOCESI

8

La Diplomazia Pontificiain un mondo globalizzato

Nell’aula magna del Rettorato dell’Università presentato il libro del Card. Bertone

Concerto musiche tradizionali siciliane alla CivitaAtmosfere e musiche iso-

lane d’altri tempi per

uno straordinario ed inusuale con-

certo all’insegna della riscoperta del-

le genuine tradizioni di una Sicilia

bucolica, pastorale e contadina tra la

fine dell’Ottocento e l’inizio del

Novecento. Ciò è avvenuto grazie

all’esibizione del collaudato ed affia-

tato gruppo musicale civitoto con

orchestrina “U peri alivu” davanti

agli abitanti dello storico quartiere

cittadino e a tanti appassionati di cul-

tura, arte e religiosità popolare con-

venuti nella parrocchia San France-

sco di Paola, sorella gemella di San

Gaetano alla Marina, ospiti del gio-

vane parroco sac. Giuseppe Scriva-

no, davanti all’altare votivo di San-

t’Agata e all’elegante candelora dei

pescivendoli, la popolare “bersaglie-

ra” rientrata festosamente dalla Cat-

tedrale nella bella chiesa del rione

marinaro della Civita. Ad aprire la

manifestazione musicale di qualitati-

vo spessore culturale è stato il brano

“Annaca a cannalora” scritto da

Melo Zuccaro, fondatore 22 anni fa

del gruppo formato da Salvo Pirrotta

al violino, Alfio Leocata all’organet-

to, Maurizio Zappalà (in arte Angelo

Mauro) all’organetto, Francesco ed

Orazio Grasso alle chitarre. “Lo sco-

po di questi eventi –afferma Orazio-

è quello di tenere in vita le tradizioni

della nostra Isola. Vedere persone

commosse dai ricordi che restano

indelebili nel loro cuore e nella loro

mente e, allo stesso tempo, osservare

tanti ragazzi completamente conqui-

stati dai suoni e dalle armonie svi-

luppate rappresenta un attestato di

stima che sprona a continuare in que-

sto percorso culturale e sociale”.

“U peri alivu”, il cui nome ricorda “u

curtigghiu d’Aliva” di martogliana

memoria nell’atto unico della bril-

lante e celebre commedia dialettale

catanese “Civitoti in pretura”, si pro-

pone di conservare e tramandare

canti e cunti della tradizione orale

popolare siciliana con particolare

riferimento per quelli di Catania e

dell’antico quartiere marinaro della

Civita-Armisi.

A.B.

Le Clarisse del Monastero “S. Giuseppe”

sono liete di invitarvi

in VIA PIAVE, 6 - c.tra Celza

S. GREGORIO DI CATANIA-

TEL. 095 7179663

e-mail: [email protected]

che si terrà presso la Chiesa del Monastero

Martedì 10 marzo

Ore 18.00 S. Messa insieme al gruppo degli Adoratori

Mercoledì 11 marzo

Ore 18.00 S. Rosario e S. Messa celebrata da p. Aldo

Mignemi partecipano i “Cuori Nuovi”

Giovedì 12 marzo

Ore 17.30 S. Messa celebrata dai frati minori di Bian-

cavilla

Venerdì 13 marzo

Ore 7.00 s. Messa cel. Da Don Mario Di Marco SdB

Dalle ore 8.00 alle 18.00 Adorazione Eucaristica

Domenica 15 marzo

Ore 17.30 S. Rosario con il gruppo di Vera - Medjugo-

rie

Lunedì 16 marzo

Ore 17.00 S. Messa con Fra Lorenzo Ficano ofm e il

Cenacolo di S. Giovanni La Punta

Mercoledì 18 marzo

Ore 18.00 S. Messa celebrata da Mons. Pio Vigo segue

Concerto del gruppo Onde Verdi

Giovedì 19 marzo

Ore 20.00 S. Rosario

Ore 21.00 S. Messa celebrata da Don Paolo Cicala SdB

NOVENA DI S. GIUSEPPE 2015

Prospettive - 8 marzo 2015 9

DIOCESI

9

Il carissimo Padre Pierlui-

gi, di anni 86, si è spento

dopo lungo calvario causato da tragi-

co investimento all’Ospedale Vitto-

rio, proprio davanti al suo convento,

mentre rientrava dal conforto dato ai

degenti nello stesso Ospedale. Un

motorino lo ha travolto senza pietà

scaraventandolo molto lontano.

Ricoverato nel reparto di rianimazio-

ne, per 40 giorni, si è spento il 14

gennaio scorso.

Avuta la salma i confratelli, dopo i

consueti adempimenti di legge, i

funerali sono stati celebrati nel Con-

vento, il 22 gennaio, presieduti dal

nostro Arcivescovo Mons. S. Gristi-

na, con il Provinciale Fra’ Felice

Cangelosi, molti confratelli, la sorel-

la Sr Antonina Cappuccina del S.

Cuore, un gruppo di consorelle. Pur-

troppo la supergrandinata di quel

giorno ha impedito a molti di essere

presenti.

Per la dolorosa circostanza, il Pro-

vinciale ha pronunciato un profilo

biografico dettagliato e ricco, da cui

vorrei riportare alcune espressioni

toccanti e significative: “Padre Pier

Luigi, (come Gesù), è diventato uno,

davanti al quale ci si copre la faccia,

talmente il suo corpo è stato brutal-

mente maltrattato e terribilmente sfi-

gurato…, veramente fu configurato a

Cristo sofferente… I frati abbiamo

vissuto…con intensa commozione la

passione di P. Pier Luigi… Il mio

grazie va ai miei fratelli della comu-

nità di Catania che assieme alla

famiglia, hanno percorso con P. Pier

Luigi una dolorosa Via Crucis”. Pro-

segue: “Nel mio ingresso al semina-

rio di Randazzo, ancor ragazzino di

10 anni, in qualità di responsabile mi

accolse teneramente Padre Pier Lui-

gi. In quel giorno Padre Massimo

assicurò i miei genitori dicendo: sta-

te tranquilli; Pier Luigi è una mam-

ma per i seminaristi… Ci voleva

bene davvero, con intensità e delica-

tezza… Il suo era un servizio di fede

e di amore; lo bruciava la passione

per le vocazioni; in lui c’era un

appassionato attaccamento alla vita

cappuccina…. Si faceva a pezzi, si

prodigava instancabilmente, non

sapeva cosa inventare per noi… tut-

tavia, non faceva sconti nel presenta-

re a noi le esigenze radicali della

nostra vocazione… In tutto aveva

una motivazione fondamentale:

innamorato di san Francesco e del

suo carisma. Amava l’Ordine…! ha

vissuto sino in fondo la sua apparte-

nenza alla nostra Famiglia”

Dopo il Seminario, Padre Pier Luigi

fu Cappellano stabile, in Roccalu-

mera, nella Casa Madre delle Suore

Cappuccine del S. Cuore, anche là,

quante delicatezze per le suore

anziane e ammalate!

Il Provinciale, poi, sottolinea che,

dal 1974 in poi, svolse il suo mini-

stero a Catania, per 40 anni consecu-

tivi, ora come superiore, ora come

parroco, segue l’OFS nella parroc-

chia e nella Chiesa S. Antonio, con-

fessore per le suore stimato, confes-

sore per le suore, sempre preciso e

puntuale, ultimamente servizio in

Ospedale.

Non manca un grazie parti-

colare, per il nostro Arcive-

scovo: “Grazie, Eccellenza,

per la sua presenza in mezzo

a noi: espressione della par-

tecipazione Sua e di tutta

l’Archidiocesi di Catania al

dolore nostro e della Fami-

glia di P. Pier Luigi. La sua

presenza è testimonianza di

riconoscenza per questo

nostro Fratello che ha lavo-

rato tanto in questa Chiesa

e, come parroco, ha fatto

parte del presbiterio catane-

se…”.

Conclude: Cosa resta a noi,

oggi, di Padre Pierluigi?

- “Il ricordo di un fratello tanto ama-

bile con una finezza di tratto non

facilmente riscontrabili, un animo

nobile e signorile, pieno di dignità,

valori ereditati dalla sua famiglia…

Il tempo non cancella gli esempi di

saggezza e di virtù che ci provengo-

no da un passato impregnato di valo-

ri cristiani”.

- “Il ricordo di un fratello umile e

silenzioso, la modestia fu la sua

caratteristica, mai ammalato di pro-

tagonismo….

- Sempre viva la sua attenzione per

le piccole cose, il suo dedicarsi ai

servizi casalinghi, l’attenzione ai

confratelli ammalati…”.

Signore, ti diciamo grazie anche noi,

Suore Cappuccine, per la stima, l’a-

more e la dedizione che, per noi, ha

avuto P. Pier Luigi non solo perché

tra noi vi è la sua sorella, ma perché

ha amato veramente la vita consacra-

ta, il nostro Istituto, ci ha sempre

aiutato a capire il Carisma francesca-

no. Da lui abbiamo ricevuto tanto

come disponibilità per il ministero di

sacerdote, convegni, urgenze varie,

si faceva “a pezzi” anche noi! Nel

suo relazionarsi non gli mancava mai

la battuta umoristica, pur nelle diffi-

coltà del linguaggio quando colpito

da ictus fu un po’ danneggiato nel

suo elegante e forbito stile espressi-

vo, bello, profondo, incatenante.

Grazie, Padre Pier Luigi, in que-

st’Anno della Vita Consacrata, sei un

bell’esempio per tutti, possiamo imi-

tarti in tante cose!

Suor Generosa Genchi

Cappuccina del S. Cuore

Nobile esempio di sacerdotee religioso francescano

In ricordo di Padre Pierluigi Castorina

“Vi ripeto anche oggi

quanto vi ho detto

altre volte: svegliate il mondo! Sve-

gliate il mondo!”

Queste parole di Papa Francesco,

pronunciate il 30 novembre scorso,

in occasione dell’apertura dell’anno

della vita consacrata, suonano per

tutte noi, consacrate o vocate alla

consacrazione nell’Ordo Virginum,

come un richiamo forte alla respon-

sabilità nei confronti del mondo.

Dobbiamo considerare la centralità

della natura profetica della vita con-

sacrata, che non può essere vissuta

in uno stato di marginalità, né in uno

stato di autoreferenzialità, ma nella

piena identità di chi è consapevole di

appartenere a qualcuno. A Cristo pri-

ma di tutto, e poi alla Chiesa univer-

sale e ad una comunità.

Consacrati non per se stessi, ma per

servire qualcuno: Cristo, la Chiesa, i

fratelli.

Consacrate nell’Ordo Virginum per-

chè abbiamo risposto “sì” al “Vieni e

seguimi!” di Cristo Gesù, e in questa

sequela c’è la piena volontà di imita-

re Lui, lo Sposo, che si è abbassato,

“fino all’annientamento e all’umi-

liazione di se stesso” (Fil 2 7,8).

Questo è il lavoro interiore che ci

attende lungo l’arco di quest’anno:

riflettere sulla bellezza della voca-

zione alla consacrazione, fare

memoria dello slancio del primo “sì”

e, per quanto riguarda l’Ordo Virgi-

num, meditare le quattro immagini

che la Chiesa ci ha fornito della ver-

gine consacrata: “madre, sorella,

sposa e figlia” (Nota pastorale CEI

del 25 marzo 2014).

Il modello cui riferirsi in questo

cammino è la Vergine Maria, donna

obbediente, che insegna l’umiltà del

servizio, l’umiltà dell’abbassamen-

to. E se questo, da un lato, può sem-

brare difficoltoso in un mondo in cui

l’umiltà viene spesso contrabbanda-

ta per supina remissività, dall’altro, è

l’atteggiamento che diventa viatico

per ottenere la sapienza. Lo Spirito

Santo, infatti, in virtù della docilità

dell’uomo alla sua santa azione, è

capace di cambiare l’obbedienza in

sapienza. E da questa sapienza del

cuore, i consacrati possono ancora

una volta trarre la gioia di appartene-

re a Cristo.

L’anno della vita consacrata si profi-

la, quindi, come un’occasione; per

l’Ordo Virginum si tratta di vivere la

propria identità in maniera più

“incarnata”; e proprio perché le ver-

gini consacrate vivono nel mondo,

devono sentire forte la responsabilità

di portare Cristo a tutti i fratelli in

maniera profonda, convinta, testimo-

niandolo con la propria vita.

Papa Francesco ci ha messo in guar-

dia tante volte dal pericolo che la

propria consacrazione possa essere

vissuta in maniera “light”; una con-

sacrazione, cioè, in cui si attua “una

sequela senza rinunce, una preghie-

ra senza incontro, una vita fraterna

senza comunione, un’obbedienza

senza fiducia e una carità senza tra-

scendenza” (Omelia del 2 febbraio

2015). Dobbiamo, perciò, stare

all’erta ed evitare il rischio di vivere

una consacrazione “senza carne”.

E lo strumento necessario per vivere

in pienezza quest’anno della vita

consacrata è sempre la preghiera.

Ecco perché l’Ordo Virginum della

diocesi di Catania animerà l’Adora-

zione Eucaristica ogni quarto sabato

del mese, alle ore 17.30, presso la

chiesa di Santa Caterina V.M.

Un appuntamento in cui le consacra-

te pregheranno per più numerose

vocazioni e testimonieranno la bel-

lezza di appartenere a Gesù con lo

spirito e con il corpo, nella ricerca

costante di divenire artefici di quel

progetto di comunione che sta al ver-

tice della storia dell’uomo secondo

Dio.

®

Consacrati per svegliare il mondo

La scomparsa del diacono permannte Alberto Guido

Vivo cordoglio ha suscitato nella Chiesa

catanese la scomparsa dopo lunga malat-

tia, all’età di 72 anni, del diacono permanente Alberto

Guido molto conosciuto nel rione cittadino “Sant’Aga-

ta la Vetere” dove è nato e cresciuto, ha lavorato presso

l’Ospedale Santa Marta, ha espletato gran parte del

quasi ventennale ministero diaconale nella Casa di

accoglienza per il Clero-pensionato diocesano “San

Francesco” in Montevergine e, nella cui primaziale, è

stata celebrata la s. messa esequiale presieduta dall’Ar-

civescovo Mons. Salvatore Gristina, con la partecipa-

zione di diversi sacerdoti e diaconi dell’arcidiocesi.

Grazie alla generosità e alla carità cristiana del com-

pianto diacono, molto devoto dei santi martiri concitta-

dini Agata ed Euplio, nel sud-ovest della Tanzania (il

più grande Stato dell’Africa Orientale e uno dei più

poveri del mondo, la cui popolazione è flagellata dalla

malnutrizione e dalla cattiva salute) nella città Mbeya

nell’ex Tanganika capoluogo di regione e di diocesi, è

in fase di avanzata costruzione un orfanotrofio intitola-

to al nostro santo compatrono, che ospiterà 30 bambini:

un gesto esemplare sulla scia di quanto indicato da

Papa Francesco che esorta ad avere cura di tutti con

amore, specialmente dei bambini e per di più orfani,

malati e poveri.

®

Sabato 21 marzo

Sabato 25 luglio

Sabato 21

novembre

Sabato 25 aprile

Sabato 22 agosto

Sabato 26

dicembre

Sabato 23 maggio

Sabato 26 settembre

Sabato 30

gennaio

2016

Sabato 27 giugno

Sabato 24 ottobre

Ordo Virginum - Diocesi di Catania

CALENDARIO delle Adorazioni

Eucaristiche in Santa Caterina V.M.

Il suo era un servizio

di fede e di amore;

lo bruciava

la passione

per le vocazioni;

in lui c'era

un appassionato

attaccamento

alla vita cappuccina

Il richiamo alla responsabilità delle consacrate nellOrdo Virginum nellAnno della Vita Consacrata

Il gesto

Probabilmente già un’ora dopo i

mercanti, recuperate le loro bestie,

avevano ripreso possesso delle loro

postazioni. Eppure il gesto di Gesù

non è rimasto senza risultato. Qull’

evento è anora rivelatore dell’ autne-

tica fede del Vangelo.

Gesù manifesta la sua capacità e

volontà di comunicare agli uomini

l’amore del Padre anche attraverso

un gesto simbolico. Egli mangia con

i discepoli.

L’umile, quotidiano gesto del man-

giare è ricco di potenzialità espressi-

ve.

Può prestarsi ad esprimere la comu-

nicazione di beni sempre più grandi

e misteriosi, che approfondiscono il

bene fisico del cibo e il bene psico-

logico della conversazione, scambia-

ti durante il pasto comune.

Gesù assume questo gesto umano e

lo carica di prodigiose potenzialità.

Il pasto descritto nel cap. 21 di S.

Giovanni non risulta essere un convi-

to propriamente eucaristico. Rievoca

però il convito di Jahwe col popolo

degli ultimi tempi, annunciato nel-

l’Antico Testamento. Si ricollega ai

conviti messianici fatti da Gesù con i

discepoli o con le folle. Allude

all’Ultima Cena o ad altri conviti di

Gesù risorto, che hanno caratteri più

propriamente e chiaramente eucari-

stici e comportano quindi il trapasso

dal generico simbolismo conviviale

nella reale comunione col Signore,

che si rende presente trasformando il

pane e il vino nella viva e misteriosa

realtà del corpo donato e del sangue

versato.

Amore

Questa comunicazione d’amore

attrae gli uomini a Cristo e costitui-

sce la comunità di coloro che corri-

spondono all’amore di Cristo. Nel

dialogo che Gesù fa con Pietro dopo

aver mangiato, si allude alla doppia

modalità secondo la quale Gesù è il

centro della comunità cristiana. Fon-

damentale è la modalità interiore: la

Chiesa è la comunità di coloro che

mettono Cristo al centro del loro

amore, come fa Pietro con la triplice,

sofferta, appassionata professione di

amore. Ma c’è anche una modalità

esteriore, visibile, istituzionale: i

ministeri pastorali provengono diret-

tamente da Gesù e vengono svolti

nel suo nome e con la sua autorità,

come appare dall’incarico di pascere

il gregge, che Gesù affida a Pietro.

I compiti ecclesiali, per il profondo

rapporto che hanno con Cristo stes-

so, sono animati dallo stesso dinami-

smo di amorosa obbedienza al Padre,

che ha ispirato tutta la vita di Gesù e,

in particolare, il sacrificio pasquale.

Proprio per questo diventano un ser-

vizio per i fratelli, una missione ver-

so gli uomini. Sono una testimonian-

za. Il cap. 21 di Giovanni ricorda la

testimonianza di Pietro, che si sug-

gellerà con il martirio, e la testimo-

nianza del discepolo prediletto, che

si attuerà nel proclamare con le paro-

le e con gli scritti evangelici i fatti

riguardanti Gesù. In tutti e due i tipi

di testimonianza è sottolineata la

totale disponibilità: Pietro dovrà

lasciarsi cingere e portare dagli altri

e il discepolo prediletto dovrà accet-

tare di fare quello che il Signore vor-

rà.

Si ritorna in qualche modo all’impo-

tenza umana descritta nella pesca

infruttuosa, da cui l’episodio aveva

preso l’avvio. Ma là era una impo-

tenza subita con rassegnazione o con

disperazione. Qui è un’impotenza

capita e accettata come segno di

obbedienza e di amore. Nella debo-

lezza dell’uomo si rivela la potenza

di Dio. Rinunciando ai

propri progetti, il disce-

polo di Cristo testimonia

il progetto del Padre. La

sua missione nel mondo

consiste appunto nel pro-

clamare agli uomini che

le loro opere hanno senso

e pienezza solo nella

grande opera di Dio.

Eucarestia

Riprendiamo questi temi

per riflettervi in relazione

al mistero dell’Eucaristia

e al modo di annunciarlo

all’uomo d’oggi. Seguia-

mo i cinque momenti del

racconto di Gv 21: l’uo-

mo in ricerca nella notte;

l’incontro con il Cristo

crocifisso e risorto; il

pasto comune; la Chiesa

e i ministeri; la missione

e la testimonianza .

Nella notte i discepoli si

affaticano a pescare, ma

non prendono nulla. Tut-

tavia la loro speranza

rimane aperta, così da

accogliere favorevolmente l’invito

misterioso, che giunge loro verso

l’alba, di ritentare ancora.

Per comprendere l’Eucaristia è indi-

spensabile che l’uomo superi la sua

disaffezione ad aprirsi al mistero di

Dio. La libertà non ha in se stessa il

proprio bene, ma lo trova affidando-

si.

Considerando la dimensione con-

templativa della vita posiamo

cogliere l’uomo come aperto al

mistero, paradossale promontorio

sporgente sull’Assoluto, essere

eccentrico e insoddisfatto, che sol-

tanto in una incondizionata dedizio-

ne all’imprevedibile piano di Dio

trova le condizioni per realizzare la

propria autenticità.

Quando l’uomo si apre così al miste-

ro di Dio, scopre se stesso e tutto ciò

che lo circonda come dono e si met-

te in un atteggiamento di gratitudine.

Una certa dimensione “eucaristica”

accompagna l’esistenza del-

l’uomo, che ha scoperto vera-

mente se stesso: eucaristia vuol

dire, appunto, rendimento di

grazie.

Tale atteggiamento si esprime,

poi, come domanda di perdono,

per tutte le volte che esso è sta-

to rinnegato, e come richiesta

di aiuto per poter usare respon-

sabilmente i doni ricevuti.

Questi atteggiamenti dell’uo-

mo verso Dio devono continua-

mente rinascere dalla libertà

dell’uomo; ma sono così

importanti che non possono

essere lasciati all’improvvisa-

zione del momento o a una

totale spontaneità.

Vengono allora in aiuto le tra-

dizioni religiose proprie di ogni

civiltà, le forme di celebrazione

del mistero che coinvolgono

anche la corporeità, i riti varia-

mente espressivi delle diverse

sensibilità culturali. Questi fat-

ti danno una certa consistenza e

stabilità alle espressioni reli-

giose nelle quali l’uomo dice il

senso di tutta la propria esisten-

za. Il rito plasma i gesti religiosi;

questi, a loro volta, esprimono l’at-

titudine a celebrare il mistero.

Padre Angelico Savarino

Prospettive - 8 marzo 201510

Riflessioni sul Vangelo

Sarà mostrato dal Padre al tempo

stabilito, è qualificato come re dei

re, unico sovrano, il Signore dei

Signori. Il solo che possiede l’im-

mortalità e abita una luce inaccessi-

bile: nessuno fra gli uomini lo ha

mai visto né può vederlo. A lui ono-

re e potenza per sempre. Sono poche

battute ma tutte orientate a celebra-

re Nostro Signore Gesù Cristo come

l’unica creatura che raccoglie tutto

ciò che è sommo: dall’unicità della

sua sovranità, all’altissima Signoria

e Regalità. Il solo che possiede l’im-

mortalità e abita in una luce inac-

cessibile e che nessuno fra gli uomi-

ni può vedere. A lui soltanto l’onore

e la potenza per sempre.

L.C.

San Paolo in briciole

LE REGOLE

Gesù Cristo 1Tm 6,15-16

Gesù porta l’uomo sulla via del cuore

Le regole sono necessarie ed importanti

per poter stare insieme ed evitare ogni

forma di litigio.

Devono avere però un punto forte di anco-

raggio. Il libro dell’Esodo assicura le

regole e soprattutto l’ancoraggio: “Io sono

il Signore tuo Dio che ti ho fatto uscire

dalla terra d’Egitto, dalla condizione ser-

vile”. Si esclude quindi l’idolatria, cioè gli

dei fatti dall’uomo, con la loro conseguen-

te adorazione, il parlare invano di Dio.

Passa subito alle regole sociali del lavoro:

“lavorerai sei giorni, ma il settimo è in

onore del Signore perché il Signore ha

benedetto il giorno di sabato e lo ha con-

sacrato”.

Segue il rispetto per il padre e la madre, e

per gli altri dal non uccidere al non ruba-

re, a non fare falsa testimonianza, a non

desiderare la donna e le cose altrui. Da

queste regole scaturisce l’azione di Gesù

di scacciare fuori dal tempio i mercanti;

infatti di una casa di preghiera si è fatto

un mercato, dell’incontro con Dio, una

spelonca di ladri. L’identificazione del

tempio con il corpo di Gesù, che sarebbe

risuscitato al terzo giorno, è l’affermazio-

ne più vera della sacralità del nostro cor-

po destinato a contenere il Signore e ad

essere tempio dello Spirito di Dio. La

morte non ha potere definitivo sul nostro

corpo essendo destinato alla risurrezione.

Si giustifica così la concretezza di Paolo:

mentre i Greci cercano la sapienza e i

Giudei i segni, “noi annunciamo Cristo

crocifisso”.

Cioè noi annunciamo una persona concre-

ta che ha dato la sua vita fino alla morte

in croce. Non si tratta di andare dietro a

favole, alla sapienza o ai segni, ma pensia-

mo alla concretezza di un uomo che offre

se stesso in croce.

L’apostolato che siamo chiamati a fare è

dimostrare nella vita pratica di tutti i

giorni la nostra fede. Pertanto la quaresi-

ma ci ripropone il Cristo persona che si

dona al di là dei segni o della sapienza.

Cristo stoltezza di Dio è più sapiente degli

uomini e la debolezza di Dio è più forte

degli uomini.

Leone Calambrogio

III QUARESIMA / B - Es 20.1-17; Sal 18/19,8-11: 1Cor 1,22-25; Gv 2,13-25

DIOCESI

Il gesto di Gesù non è rimasto senza effetto: i progetti, dove sono coinvolte le persone, valgono più del denaro

Prospettive - 8 marzo 2015 11

Presso lo Studio teologi-

co “San Paolo”, per

iniziativa del Movimento dei Foco-

lari, il prof. Paolo Italia, docente

presso l’ISSR “San Metodio” di

Siracusa ha presentato il volume

“Per una cultura dell’Unità” che rac-

coglie il pensiero del focolarino del-

la prima ora, originario di Siracusa,

Giuseppe Maria Zanghì, redattore di

Città Nuova e delle riviste di cultura

Ekklesia e Nuova Umanità, recente-

mente scomparso il 23 gennaio

2015.

Il cammino spirituale di “Peppuc-

cio”, come veniva chiamato dagli

amici, lo vede fra gli iniziatori del-

la prima Scuola dei focolarini a

Grottaferrata (Roma). In seguito,

docente all’Istituto Mystici Cor-

poris di Loppiano (Firenze). Nel

maggio 1970, Chiara Lubich gli

affidò la guida del Movimento Gen,

e divenne formatore d’intere genera-

zioni di giovani. A 44 anni Peppuc-

cio viene ordinato sacerdote.

Dotato di una profonda interiorità e

di una spiccata capacità di studio e

di pensiero, ha posto i suoi talenti a

servizio del carisma di Chiara

Lubich, evidenziandone la dimen-

sione culturale, dottrinale e profe-

tica.

Autentico testimone delle innova-

tive intuizioni di Chiara, da fine

intellettuale, ha saputo metterle in

risalto mediante pubblicazioni e

coinvolgenti conversazioni, diven-

tando così un appassionato divul-

gatore del carisma dell’unità.

«Le pagine scritte da Giuseppe

Zanghì sono dettate dall’amore e

intrise di sapienza, sgorgate d’im-

peto dall’obbedienza ad un com-

pito, dall’esercizio di una vocazio-

ne gioiosamente accolta scaval-

cando innumerevoli ostacoli, da

una prossimità con Chiara inten-

samente vissuta e portata a frutto

sino alla fine».

Il volume condensa una ricca sintesi

di valori teologici e formativi sul

“carisma dell’unità” che ha caratte-

rizzato il Movimento dei Focolari

secondo le intuizioni di Chiara

Lubich, e che la Chiesa e il magiste-

ro hanno riconosciuto quale segno e

presenza viva nella comunità eccle-

siale.

Il carisma di Chiara, che era una ter-

ziaria francescana, ha un legame con

la spiritualità di San Francesco.

Ella, infatti, che si chiamava Silvia,

prese il nome di “Chiara” per sentir-

si meglio assimilata allo spirito fran-

cescano.

Pilastri del carisma dell’unità,

secondo “Peppuccio” sono: le cate-

gorie evangeliche dell’Amore, della

Trinità e del mistero dell’incarna-

zione.

Mentre Francesco accoglie la radi-

calità dalle parole evangeliche: “Va’,

vendi quel che hai, dallo ai poveri,

poi vieni e seguimi”, incontrando

madonna povertà, Chiara incentra la

sua spiritualità e quindi indirizza il

carisma del Movimento sul discorso

di Gesù dopo l’ultima cena (cap 17

del Vangelo di Giovanni) dove si

condensa la teologia dell’unità che

diventa testamento del Cristo e

regola di vita del movimento dei

focolari centrato sull’amore.

La preghiera “Ut unum sint” ha ani-

mato intense azioni di missionarietà

e di apostolato ecumenico che

annunciano l’amore del Padre verso

il Figlio e quindi l’azione dello Spi-

rito che suscita una sempre nuova

Pentecoste. La linfa dell’unità nutre

la pianta della presenza cristiana nel

mondo e diventa ossigeno vitale che

dà forza e sostanzia le azioni che

ciascuno compie nel mettere in atto

un progetto e un ideale di vita.

Oggi, come ha ripetuto più volte

Papa Francesco, l’ecumenismo

assume i connotati del sangue,

anche per le tragiche morti che

semina nel desiderio di restare fede-

li al cristianesimo.

La sofferenza che caratterizza l’im-

pegno della testimonianza cristiana

sembra richiamare l’abbandono di

Dio, grido del Cristo-Uomo sulla

croce: “Dio mio, Dio mio, perché mi

hai abbandonato?” citazione del

salmo 21.

L’evento di Gesù spinto sino all’ab-

bandono della croce, diventa nel

pensiero di Zanghì la chiave di vol-

ta della storia dell’Essere che è

Amore e, pertanto, la via in cui con-

fluiscono e da cui si dipartono le vie

dell’incontro tra Dio e la sua creatu-

ra, nell’edificazione dell’umana

civiltà”.

La teologia spirituale dell’unità

s’incarna nella spiritualità teologica

dell’amore che si dona ai fratelli

che, vuole tutti uniti e vicini alla

Croce. L’evento della redenzione è

un evento trinitario, in quanto tutta

la Trinità si apre per un mistero del-

l’amore e supera le nostre capacità

di comprensione, accogliendo den-

tro di sé la realtà creata e quindi

redimerla per ricondurla allo stato di

grazia del Paradiso perduto.

Il mistero dell’incarnazione che si

completa con la croce e il grido del-

l’abbandono, diventa ossigeno delle

cellule che lo Spirito nutre e alimen-

ta di amore.

Il paradigma trinitario sta alla base

della spiritualità del Movimento e

vivifica il luogo teologico che rende

possibile i segni dell’unità e dell’a-

more scambievole.

“Parlare di Dio secondo il modo di

Dio” diventa regola, messaggio e

ideale di vita, “perché il mondo cre-

da”. Ecco, quindi, che il pensiero si

fonde con la vita concreta e le azio-

ni riflettono e testimoniano i valori

proclamati e annunciati.

Come ha più volte ribadito Papa

Francesco i segni di disunità tra i

cristiani costituiscono delle pietre di

scandalo e si contrappongono forte-

mente al messaggio evangelico.

Il filosofo e teologo Giuseppe Maria

Zanghì, consultore del Pontificio

Consiglio per il dialogo inter-reli-

gioso, ha sviluppato il paradigma

trinitario, presente in ogni suo inter-

vento e l’ha reso visibile non soltan-

to negli aspetti simbolici, ma ancor

più nell’incarnazione nel reale vis-

suto e condiviso. “Vita e pensiero”,

“Pensiero e azione”, motti ed

espressione di sintesi della vita cri-

stiana attualizzano il modello trini-

tario che incarna l’amore e lo rende

presente e visibile nei rapporti uma-

ni e nella società.

La teologia, scienza di Dio,

diventa strumento e guida per

l’uomo che cerca Dio e secon-

do il paradigma trinitario vie-

ne realizzato l’ideale dell’uni-

tà che per diventare cultura,

comporta una capacità di pro-

fonda assimilazione, capace

di produrre stili di comporta-

mento e di azioni coerenti con

il Vangelo, nel modo di pensa-

re, di sentire e di agire.

Ecco quindi il vero intellettua-

le che diventa capace di tra-

durre il Verbo nell’azione, e di

diventare segno visibile di

amore e di unità. Essere intel-

lettuale nel pensiero di Chiara

significa, infatti, essere capaci

di pensare, intuire secondo il

pensiero di Gesù e quindi agire in

maniera coerente.

La ricerca e la lezione di Giuseppe

Zanghi diventa prezioso documento

per l’avviata causa di beatificazione

della fondatrice del Movimento dei

focolari, che si auspica presto agli

onori degli altari.

GiAd

LA CULTURA DELL’UNITÀ

Libertà, progresso, giu-

stizia e pane, gridava la

folla a Palermo, davanti al Palazzo

del viceré, mentre le carrozze traina-

te da scattanti cavalli sfrecciavano

mostrando dal finestrino qualche

testa incipriata.

Cari lettori non sto riportando qual-

che pagina di un romanzo letterario,

ma vi sto riferendo un accadimento

di vita vissuta dalla sottoscritta

durante un’escursione nel capoluogo

siciliano volto alla visita delle dimo-

re storiche.

Improvvisamente noto che all’asfal-

to delle strade subentra lo sterrato da

cui si alza un gran polverone per via

del passaggio dei mezzi da traino,

dalle eleganti carrozze ai modesti

carri da merce. Nobili imparruccati e

vestiti con marsine e calzoni al

ginocchio si alternano a dame dalle

vistose scollature e vestite con abiti

pendenti di merletti e trini. Nei vico-

li maleodoranti la fame e la miseria

sono accompagnati da un odore

inconfondibile di lerciume e di urina.

Intanto mi accorgo che per le strade

c’è aria di sommossa!

Sento dei giovani bisbigliare: <<Sai

quello che sta accadendo a Parigi?

Si! La presa della Bastiglia! E la

macchina della morte, la ghigliottina

sta seminando teste mozzate!>>

Aria di rivoluzione -mormoro-, poi

penso che la folla quando è colta dal

raptus di certi ideali demagogici non

riesce più a distinguere tra colpevoli

e innocenti, quindi mi assale il timo-

re di finire nella morsa del furor di

popolo e il corpo acefalo.

Così mi accingo ad allontanarmi da

quella confusione, quando si avvici-

na a me un gentiluomo colto e raffi-

nato. Si propone di farmi da guida

nella città settecentesca e mi parla

con una perfetta dizione di problemi

sociali e di senso della giustizia e di

uguaglianza.

<<Il mio nome è Francesco d’Aqui-

no, principe di Caramanico, vicerè di

Sicilia dal 1786>>.

Che fatto straordinario! Stento a cre-

derci! Sto parlando con un personag-

gio del secolo XVIII e addirittura

delegato del sovrano! La prego- sup-

plico il mio interlocutore- , mi parli

di lei, della sua vicenda esistenziale,

ma cosa sta succedendo in città, sen-

to aria di rivolta?

<<Figlia mia, i tempi sono sempre

gli stessi! I deboli subiscono soprusi

e gli oppressori esercitano prepoten-

ze. Il popolo è stanco di angherie, la

gente ha fame di giustizia oltre che

di pane, chiede un miglioramento

delle condizioni di vita!>>

Lei mi sembra essere un uomo sensi-

bile ai problemi della gente!

<<Mi immedesimo nelle sofferenze

di questa umanità! Ho abrogato le

angherie subite dai contadini, parlo

dei servigi imposti dai signori senza

alcun corrispettivo, qualche anno

dopo ho abolito la servitù della gleba

nelle campagne, fenomeni tutti feu-

dali!

Nella Deputazione del regno bivac-

cavano dodici seggi riservati ai nobi-

li, troppi organi in un apparato for-

male e così ridussi tutto a quattro. Ti

ricordi cosa fosse la legge del mag-

giorascato?>>

Certo! nelle famiglie nobiliari solo i

figli primogeniti ricevevano l’eredi-

tà, mentre i cadetti venivano chiusi

in convento contro voglia e senza

alcuna mozione alla vita religiosa.

<<Bene! Ho abolito questa consue-

tudine che vessava le scelte di tanti

giovani>>.

Principe, ricordo di aver letto anche

di alcuni provvedimenti a carattere

igienico-sanitario?

<<Proprio così! L’obbligo della vac-

cinazione contro il vaiolo>>.

Come reagirono i nobili a queste dis-

posizioni di legge?

<<Con il boicottaggio, con la politi-

ca fatta di impedimenti e con la

richiesta espressa al nostro sovrano

di far tornare a Palermo il viceré

Caracciolo. Io sono stato un perso-

naggio scomodo, una sorta di guasta-

feste dei privilegi nobiliari! E ti

lascio immaginare come mi fecero

fuori!>>

Coosa! Lei è stato assassinato?

<<No cara! Avvelenato! L’8 gennaio

1795 vengo invitato a cena dalla

principessa del Cassero in un’ele-

gante dimora di campagna in contra-

da Terre Rosse. La padrona di casa è

gentile e famosa per le sue virtù

diplomatiche. Dopo il pasto mi ritiro

nella stanza riservata agli ospiti.

Durante la notte ebbi delle fitte cre-

scenti allo stomaco. L’indomani alle

11,00 mi trovarono morto!

Mia adorata Stefania, quando fai del

bene, adoperati in prudenza e capaci-

tà di osservazione. Guardati dai

nemici e dagli amici>>.

Detto questo svanì. Palermo ritorna-

va nella dimensione dell’urbe sicilia-

na del 2015.

Stefania Bonifacio

Attenti al lupo travestito da agnello

Indietro nel tempo intervistando Francesco d’Aquino, principe di Caramanico

l’intervista

Presentazione del libro sul pensiero di Giuseppe Maria Zangh di Siracusa

Nell’aula magna dell’I-

stituto Alberghiero

“Karol Wojtyla” di Catania - Lizio

Bruno, si è tenuto un incontro con il

comitato “Livatino” nell’ambito del

progetto “Legalità”, rivolto agli stu-

denti, che hanno risposto positiva-

mente al messaggio educativo. Gli

alunni Maugeri Giovanni e Di Ste-fano Roberta hanno letto una lette-

ra inviata dallo studente Giuseppe,

tossicodipendente ristretto nel carce-

re minorile, dove frequenta il corso

Alberghiero, che ha commosso la

platea invitando i compagni a osser-

vare le regole “innamoriamoci

anche della scuola, dello studio per

coronare il nostro futuro! Dando

magari qualche aiutino al prossimo,

ai più deboli, in segno di solidarie-

tà”. Momento di riflessione a partire

dalla legalità tra disagio giovanile e

gioia di vivere. Il dirigente scolastico

Daniela Di Piazza porge i saluti in

apertura sottolineando “l’istruzione

e la conoscenza debellano la mafia,

che si combatte con le leggi e il

coraggio delle persone; la nostra

scuola vuole scommettersi sui valori

della democrazia e della giustizia

che Livatino, Saetta, Falcone e

Borsellino, hanno trasmesso alla

società, sacrificando le loro vite”.

Prende la parola il direttore della

casa circondariale di Bicocca Gio-vanni Rizza, che risponde ad alcune

domande poste dagli alunni, focaliz-

zando alcune problematiche “i dete-

nuti che frequentano il corso alber-

ghiero vengono selezionati insieme

ai docenti su base giuridica, poiché

secondo la condanna svolgono una

fase di trattamento; ha titolo di pre-

ferenza chi ha una condanna defini-

tiva, non viene trascurato l’aspetto di

pericolosità sociale, privilegiando

chi può reinserirsi socialmente

manifestando serietà nelle intenzio-

ni”. Di fronte ad altri quesiti degli

studenti, se dopo il recupero trove-

ranno lavoro? Rizza osserva: “sono

pochi, e alcuni si sono organizzati

con efficacia. Abbiamo scelto la

scuola alberghiera perché presenta

un vantaggio rispetto ad altri indiriz-

zi, avendo spendibilità nel mercato

del lavoro anche per contenuti cultu-

rali e operativi”. Rizza continua:

“attualmente la scuola in carcere ha

un costo, ci sono cose da apprendere

ed è un’occasione, noi formiamo

gruppi classe di 15 persone e nei

gruppi ci sono diversi gradi di impe-

gno e comportamento, la scuola vive

un contesto abbastanza libero, in

carcere c’è più rigore e c’è una certa

attenzione”.

Interviene Attilio Cavallaro, presi-

dente comitato “Livatino Saetta”,

rivolgendosi al direttore ne evidenzia

l’operosità portando all’interno del

carcere delle realtà esterne molto

forti: Gianni Morandi, le reliquie di

S. Pio da Pietrelcina. Rizza rispon-

de: “noi offriamo il meglio della

società con rappresentazioni teatrali,

piccoli artisti che fanno grandi cose,

per dimostrare che lo Stato è presen-

te e noi siamo in grado non solo di

avere rapporti di forza, ma anche di

partecipazione con la società dimo-

strando che è un canale di successo.

L’esperienza di S. Pio è stata molto

forte, specchio della bellezza della

realtà sociale”. Il presidente GuardiEmiliano, commissario capo polizia

penitenziaria, comandante Catania

Bicocca rileva l’importanza di dare

una dignità ai carcerati; le attività

sinergiche sono fondamentali per la

ricostruzione del loro percorso di

identità. Carmelo Cavallaro, com-

ponente comitato spontaneo antima-

fia “Livatino-Saetta” fa l’elogio alla

platea e ringrazia per l’ascolto augu-

rando un futuro che sia sempre

roseo. Porta i saluti del già prefetto

Claudio Savarese, presidente asso-

ciazione Nazionale Polizia di Stato,

e chiarisce “i valori della legalità,

con l’esempio di questi magistrati

trucidati, dalla mano efferata di indi-

vidui, che non danno alcun valore

alla vita, hanno trasmesso ai ragazzi

un messaggio positivo”. Interviene

la prof. Margherita Arena, che

invita ad una riflessione: “studiare

con competenze significa estirpare la

mafia, i ragazzi debbono affrontare

la società senza abbassare lo sguar-

do, ma andando avanti con merito-

crazia”.

Viene chiesto dall’alunno Pietro“cosa vi spinge a fare questo lavo-

ro?” e Attilio Cavallaro ribadisce

“l’amore verso la legalità, verso la

vita”, continua “perché si fa del

bene? Perché lo si sente dentro ed è

importante recuperare queste perso-

ne allo Stato, sono nostri fratelli e

bisogna salvarli”.

Interessanti ed apprezzati i due video

che sono stati proiettati in occasione

di questa giornata; uno dell’associa-

zione Actea, elaborato dagli studen-

ti universitari catanesi, con le testi-

monianze di alcune istituzioni nostre

territoriali insieme al sindaco Bian-co. L’altro video dallo stadio di

Milanello, un flash sul premio con la

testimonianza di Andrij Ševčenko,

ex calciatore ucraino del Milan e

testimonial per la solidarietà, con la

presenza del grande giornalista spor-

tivo Candido Cannavò. Emozio-

nante il cerimoniale conclusivo:

Attilio Cavallaro e CarmeloCavallaro donano al dirigente due

quadri, uno rappresenta Livatinomagistrato di alte doti morali che ha

dato la possibilità alla Sicilia di fare

un salto di qualità, l’altro Antoniet-ta Labisi, immagine legata al pre-

mio internazionale, una donna che

ha vissuto per l’umanità sofferente,

una figura positiva, ed entrambi

legati dalla carità. Attilio Cavallaroribadisce “l’eroismo di questi magi-

strati e la solidarietà della Prof. A.Labisi che si è spesa per la solida-

rietà ci possono aiutare a salire la

china, in questo momento di forte

crisi morale, un esempio per tutti gli

italiani”.

Lella Battiato

Legalità tra disagio giovanilee gioia di vivere

Il comitato “Livatino” incontra gli studenti dell’Istituto Alberghiero “Karol Wojtyla” di Catania

L’irresistibile pièce di

Oscar Wilde “L’impor-

tanza di chiamarsi Ernesto” ... o di

essere onesto? Debutta al Teatro

“Verga” di Catania, la vis comica di

quella che è stata definita la più bel-

la commedia di tutti i tempi, anche

se sono trascorsi 120 anni, e corre

sul filo di questa ambiguità verbale

con la brillante e briosa regia di

Geppy Glejieses, interprete princi-

pale del ruolo evocato nel titolo,

mentre l’eclettica e deliziosa Maria-nella Bargilli veste i panni maschili

di Algernon, e con la partecipazione

dell’ineguagliabile Lucia Poli. La

traduzione è quella pluripremiata di

Masolino D’Amico.

“The Importance of Being Earnest”

è infatti basata su un gioco di parole,

intraducibile nella nostra lingua: in

inglese il nome proprio Ernest si

pronuncia esattamente come l’agget-

tivo earnest, onesto!

“The Importance” debuttò al St.

James’s Theatre di Londra il 14 feb-

braio 1895; da quel momento la

commedia non conoscerà crisi, non-

ostante le vicende legali in cui sarà

coinvolto l’autore.

L’Ernesto del titolo è John Worthing,

che si fa chiamare così solo perché

questo è il nome preferito della fan-

ciulla che corteggia. Nel frattempo,

anche il suo amico Algernon si

inventa una nuova identità per con-

quistare la bella Cecily…

In un elegante salotto vittoriano in

cui troneggia un enorme martirio di

San Sebastiano di Guido Reni,

Algernon Moncrieff attende l’arrivo

di sua cugina Gwendolen e di Lady

Barcknell sua facoltosa zia, per il te

delle cinque, quando viene interrotto

dall’arrivo dell’amico Ernest alias

Jack Worthing. Worthing dichiara

all’amico la sua ferma intenzione di

fare la sua proposta di matrimonio

all’affascinante cugina di Algernon,

Gwendolen. Mentre i due parlano

delle possibilità che ciò accada, il

campanello, suonato in maniera

wagneriana, avverte i due dell’arrivo

dell’irruenta Lady e la figlia.

Dopo aver fatto la

sua proposta di

matrimonio, Jack

dovrà confrontarsi

con la terribile

Lady che, taccui-

no alla mano, gli

farà una serie di

domande per

vedere se inserirlo

nel suo elenco dei

possibili generi.

Ma la tragica noti-

zia dell’assenza di

entrambi i genitori

unita al fatto di

essere stato “tro-

vato” in una borsa

da viaggio lo ren-

dono un partito

indesiderabile. Soltanto grazie a una

serie di fortuite quanto improbabili

circostanze, potrà nel finale sposare

la sua Gwendolen.

Da qui, con un ritmo narrativo molto

elevato, scaturiscono una serie di

gag, soprattutto verbali, e arguzie

letterarie che attraversano indenni il

tempo che passa, con una graffiante

critica sociale alla decadente società

vittoriana mascherata da continui

paradossi e tutti quei giochi di paro-

le che sono il marchio di fabbrica di

Oscar Wilde.

La produzione realizzata da Glejie-ses, un fiore all’occhiello del panora-

ma teatrale italiano, nasconde sotto

le tovaglie di merletti che sfiorano il

pavimento tutto il marciume di quel-

la società vittoriana, forse non tanto

diversa dalla nostra, dove, con la cri-

si di valori, l’opulenza e l’indolenza,

l’apparire prevaleva sull’essere.

Il germe della crisi Glejieses lo

semina: il S. Sebastiano di Reni, per-

fetto nelle sue forme è trafitto, il

bosco della “Manor House” è un

bosco in continuo movimento,

inquietante, quasi sinistro.

Una pièce all’insegna della brillan-

tezza e delle battute taglienti con un

ottimo cast che dà vita ad un’alchi-

mia perfetta, ma anche le figure di

contorno contribuiscono all’affresco

completo, come Miss Prism o l’inef-

fabile maggiordomo insieme ad altri

nomi di spicco come RenataZamengo, Orazio Stracuzzi, Vale-ria Contadino e, ancora, GiordanaMorandini e Luciano D’Amico.

“Dall’altra parte del Vecchio Conti-

nente, il genio di Oscar Wilde esalta-

va “l’importanza di non fare niente,

sottotitolo del suo saggio “The critic

as artist”. Siamo nell’ostentata ric-

chezza in cui l’unica preoccupazione

è la decisiva importanza di un nome

“Earnest” e la pigrizia è l’unico divi-

no frammento dell’esistenza degli

dei che il paradiso ha lasciato all’uo-

mo”. Continua Geppy Glejieses “da

autore sociale che contrasta matri-

monio, famiglia e pro-

prietà privata ed esalta

l’arte come strumento di

propaganda e di lotta, si

passa alla totale noncu-

ranza”.

Apprezzati i riusciti

costumi di Adele Bargil-li con uno sfavillio di

merletti di veli leggiadri,

cappelli, piume che si

accostano con una elegia

di forme in sinergia al

contesto vittoriano: i cor-

pi si perdono nelle stoffe

tondeggianti, negli

ombrelli con frange e

pizzi, in un tripudio cro-

matico acceso da luci

nette di Luigi Ascione e

le curate musiche di Matteo D’Ami-co. Il regista Geppy Glejieses punta

su uno spazio costruito con eleganza

in sinergia con i costumi dando risal-

to alla capacità degli attori di dare

corpo alle situazioni attraverso la

forza della parola. Secondo una tec-

nica lungamente affinata, i personag-

gi si descrivono e si commentano in

prima persona, sorprendentemente

Glejieses adotta dei toni comici

intellettuali, in linea con l’aforisma

di Wilde“Dovremmo trattare molto

seriamente tutte le cose frivole e con

sincera e studiata frivolezza tutte le

cose serie della vita”.

Artemisia

Graffiante critica alla decadente società vittoriana

In scena al teatro Verga di Catania l’affascinante commedia “L’importanza di chiamarsi Ernesto”

Prospettive - 8 marzo 201512

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