del quotidiano A il bene nella ferialità c è …...2020/07/16  · co Mogavero, oggi vescovo della...

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Avvenire - 16/07/2020 Pagina : A19 Copyright � Avvenire Luglio 16, 2020 1:11 am (GMT -2:00) Powered by TECNAVIA Copia ridotta al 73% del formato originale a4 della pagina IL TEMA A partire dall’azione pastorale avviata a novembre il sostegno della candidatura della città a capitale dell’intelligenza artificiale. Parla don Peyron: tra i compiti della Chiesa c’è promuovere il bene nella ferialità del quotidiano Torino, l’apostolato digitale sfida a servizio dell’incontro FEDERICA BELLO Torino meno di un mese dalla presentazione del nuovo Direttorio per la cateche- si che riserva una parte impor- tante alla cultura digitale, la diocesi di Torino si fa propositiva. Intreccia cultura e territorio, con- cretizza intuizione e realtà e lo fa - non appe- na il Ministero dello Svi- luppo economico ha re- so pubblico il 2 luglio il documento definitivo con le proposte per la “Strategia italiana per l’intelligenza artificiale” che prevede, tra le altre cose, la creazione di un Istituto I- taliano per l’Intelligenza artifi- ciale – proponendo la candida- tura di Torino e raccogliendo in pochi giorni adesioni da più par- ti - dal mondo accademico a quello dell’industria, a quello i- stituzionale. Lancia l’idea di To- rino capitale dell’Intelligenza ar- tificiale - attraverso il Servizio dio- cesano per l’Apostolato digitale, istituito il 5 novembre scorso dal- l’arcivescovo della diocesi subal- pina monsignor Cesare Nosiglia - che ora plaude e incoraggia que- sta proposta - e affidato a don Lu- ca Peyron, direttore anche della Pastorale universitaria diocesa- na, a testimonianza di una con- sapevolezza che oggi cultura e di- gitale, formazione dei giovani e conoscenza delle nuove frontie- re del sapere non possono non convergere. «Al Sinodo dei giovani era stato evidenziato – spiega don Peyron – il fatto che l’ambiente digitale rappresenti per la Chiesa una sfi- da su molteplici livelli e che fos- se imprescindibile approfondire la conoscenza delle sue dinami- che e la sua portata dal punto di vista antropologico ed etico». U- na richiesta quella dei padri si- nodali che l’Apostolato digitale ha dunque raccolto e in questi mesi sta sviluppando con moda- lità diverse, tra cui la realizzazio- ne di una pagina sul settimanale diocesano “La voce e il tempo”, webinar, la partecipazione al fe- stival della tecnologia del Poli- tecnico di Torino. “Lo scopo del- l’Apostolato – prosegue don Pey- ron – è delineato con chiarezza dal decreto di costituzione: coor- dinare un lavoro di studio conti- nuo sulla cultura digitale e la ri- voluzione tecnologica promuo- vendo il dialogo tra la compagi- ne ecclesiale e quella sociale, ed in special modo accademica; ac- compagnare i diversi ambiti pa- storali nella riflessione e nella A progettazione pastorale tenendo presente le nuove istanze dovute al digitale; accompagnare le co- munità ecclesiali in una migliore presa di coscienza e discerni- mento della cultura digitale alla luce del Vangelo, offrire alla co- munità ecclesiale e civile mo- menti di incontro e di studio su questi temi, promuovere pubbli- cazioni e quant’altro possa esse- re utile ad una migliore com- prensione della cultura digitale ed ad una sua evangelizzazione». Ed ecco che la pastorale digitale si incarna nel territorio e nella tra- dizione della Chiesa torinese, nel- lo spirito dei suoi santi sociali che hanno innovato la carità, l’assi- stenza, l’educazione, e lanciando la proposta di fare di Torino la ca- pitale dell’Intelligenza artificiale: «riconosce la realtà del territorio, le sue potenzialità e punta a of- frire nuova occupazione, nuovo slancio, a favorire il dialogo». Ma non solo «credo –, conclude don Peyron – che la candidatura di To- rino, rientri anche in una visione più ampia del ruolo della Chiesa: che non è solo quello di giudica- re e stigmatizzare i mali della so- cietà, ma quello di promuoverne il bene nella ferialità del quoti- diano. Se questa impostazione poteva essere maggiormente appannaggio delle congrega- zioni religiose oggi è una dioce- si a cogliere questa sensibilità, questo porsi in dialogo con il mondo, ad attuare quella gene- ratività di processi che papa Francesco ci invita a rendere concreta in ogni ambito». © RIPRODUZIONE RISERVATA ACCORDO TRA STATALE, POLITECNICO DI TORINO E PONTIFICIA UNIVERSITÀ SALESIANA E cresce la collaborazione tra gli atenei Torino l sapere procede con il confronto, il dialogo, lo scambio di idee e pensieri. È in questa li- nea, di valorizzare e potenziare l’esistente, di ampliare la rete di conoscenze per far sì che i gio- vani che si formano sul territorio torinese abbia- no un bagaglio sempre più ricco e qualificato, che va letta la firma - siglata il 10 luglio – all’accordo di cooperazione interuniversitaria tra l’Università di Torino, il Politecnico di Torino e l’Università Pon- tificia Salesiana (Ups) per attività tecnico-scienti- fiche e formative. A firmare la convenzione i ri- spettivi rettori: Stefano Geuna, Guido Saracco e il salesiano don Mauro Mantovani. L’accordo faci- lita forme permanenti di collaborazione scienti- fica tra docenti e ricercatori e, da un punto di vi- sta didattico, offre l’opportunità ai rispettivi stu- denti di frequentare singoli corsi di insegnamen- to attivati presso gli altri atenei, sostenerne gli e- sami e ottenerne i crediti. Altra facilitazione ri- guarda l’utilizzo delle strutture come biblioteche e laboratori. «Oltre a questo – ha sottolineato il ret- tore Geuna – un significato particolare acquisisce la collaborazione per mettere in atto iniziative con- giunte finalizzate a perseguire il benessere delle persone, tanto più in questo periodo di pande- mia». Altro valore aggiunto, richiamato dal retto- re del Politecnico Saracco: l’integrazione tra sa- peri di aree diverse: «Oggi – ha evidenziato – si ren- de sempre più evidente la necessità di rafforzare con discipline socio-economiche, filosofiche e con quelle che in senso ampio vengono denominate “scienze sociali” la formazione dei tecnici, quindi dei nostri futuri ingegneri, architetti, designer e pianificatori». «Per l’Università Pontificia Salesia- na, che a Torino è presente con una sezione della Facoltà di Teologia e con lo Iusto (Istituto Univer- sitario Salesiano Torino), aggregato alla Facoltà di Scienze dell’Educazione – ha concluso Mantova- ni – si tratta di un’ulteriore significativa apertura alla collaborazione e alla sinergia interuniversita- ria, che si realizza proprio nell’anno in cui cele- briamo l’80° della nostra fondazione che avvenne nel capoluogo piemontese». Federica Bello © RIPRODUZIONE RISERVATA I L’apostolato digitale punta sulle nuove tecnologie ma mettendo sempre al centro le persone Un capitolo del nuovo Direttorio per la Catechesi approvato da papa Francesco nel marzo scorso e presentato ufficialmente il 25 giugno mette al centro tra i suoi obiettivi proprio quello di far fronte alle «nuove problematiche che la Chiesa è chiamata a vivere», e in particolare il fenomeno della «cultura digitale» e la «globalizzazione della cultura». A firmare e presentare il testo, che arriva 15 anni dopo dal Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica è stato il presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, l’arcivescovo Rino Fisichella. Il nuovo Direttorio mette in guardia dai rischi di questo fenomeno ma anche di arginare il rischio dell’«analfabetismo digitale». In una cultura «segnata spesso dall’immediatezza, dall’istante e dalla debolezza della memoria» e caratterizzata da «una mancanza di prospettive e di un quadro d’insieme» è urgente all’ora l’educazione ai media – si legge nel documento –, «perché ci si trova di fronte a una forma di analfabetismo digitale». Catechesi, così ne parla il nuovo Direttorio

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Avvenire - 16/07/2020 Pagina : A19

Copyright � AvvenireLuglio 16, 2020 1:11 am (GMT -2:00) Powered by TECNAVIA

Copia ridotta al 73% del formato originale a4 della pagina

IL TEMA

A partire dall’azionepastorale avviata a

novembre il sostegnodella candidatura

della città a capitaledell’intelligenzaartificiale. Parla

don Peyron: tra icompiti della Chiesa

c’è promuovereil bene nella ferialità

del quotidiano

Torino, l’apostolato digitalesfida a servizio dell’incontroFEDERICA BELLOTorino

meno di un mese dallapresentazione del nuovoDirettorio per la cateche-

si che riserva una parte impor-tante alla cultura digitale,la diocesi di Torino si fapropositiva. Intrecciacultura e territorio, con-cretizza intuizione erealtà e lo fa - non appe-na il Ministero dello Svi-luppo economico ha re-so pubblico il 2 luglio ildocumento definitivocon le proposte per la“Strategia italiana perl’intelligenza artificiale”che prevede, tra le altrecose, la creazione di un Istituto I-taliano per l’Intelligenza artifi-ciale – proponendo la candida-tura di Torino e raccogliendo inpochi giorni adesioni da più par-ti - dal mondo accademico aquello dell’industria, a quello i-stituzionale. Lancia l’idea di To-rino capitale dell’Intelligenza ar-tificiale - attraverso il Servizio dio-cesano per l’Apostolato digitale,istituito il 5 novembre scorso dal-l’arcivescovo della diocesi subal-pina monsignor Cesare Nosiglia- che ora plaude e incoraggia que-sta proposta - e affidato a don Lu-ca Peyron, direttore anche dellaPastorale universitaria diocesa-na, a testimonianza di una con-sapevolezza che oggi cultura e di-gitale, formazione dei giovani econoscenza delle nuove frontie-re del sapere non possono nonconvergere. «Al Sinodo dei giovani era statoevidenziato – spiega don Peyron– il fatto che l’ambiente digitalerappresenti per la Chiesa una sfi-da su molteplici livelli e che fos-se imprescindibile approfondirela conoscenza delle sue dinami-che e la sua portata dal punto divista antropologico ed etico». U-na richiesta quella dei padri si-nodali che l’Apostolato digitaleha dunque raccolto e in questimesi sta sviluppando con moda-lità diverse, tra cui la realizzazio-ne di una pagina sul settimanalediocesano “La voce e il tempo”,webinar, la partecipazione al fe-stival della tecnologia del Poli-tecnico di Torino. “Lo scopo del-l’Apostolato – prosegue don Pey-ron – è delineato con chiarezzadal decreto di costituzione: coor-dinare un lavoro di studio conti-nuo sulla cultura digitale e la ri-voluzione tecnologica promuo-vendo il dialogo tra la compagi-ne ecclesiale e quella sociale, edin special modo accademica; ac-compagnare i diversi ambiti pa-storali nella riflessione e nella

Aprogettazione pastorale tenendopresente le nuove istanze dovuteal digitale; accompagnare le co-munità ecclesiali in una migliorepresa di coscienza e discerni-mento della cultura digitale allaluce del Vangelo, offrire alla co-

munità ecclesiale e civile mo-menti di incontro e di studio suquesti temi, promuovere pubbli-cazioni e quant’altro possa esse-re utile ad una migliore com-prensione della cultura digitaleed ad una sua evangelizzazione».Ed ecco che la pastorale digitalesi incarna nel territorio e nella tra-dizione della Chiesa torinese, nel-lo spirito dei suoi santi sociali chehanno innovato la carità, l’assi-stenza, l’educazione, e lanciandola proposta di fare di Torino la ca-pitale dell’Intelligenza artificiale:«riconosce la realtà del territorio,le sue potenzialità e punta a of-frire nuova occupazione, nuovoslancio, a favorire il dialogo». Ma

non solo «credo –, conclude donPeyron – che la candidatura di To-rino, rientri anche in una visionepiù ampia del ruolo della Chiesa:che non è solo quello di giudica-re e stigmatizzare i mali della so-cietà, ma quello di promuoverneil bene nella ferialità del quoti-diano. Se questa impostazionepoteva essere maggiormenteappannaggio delle congrega-zioni religiose oggi è una dioce-si a cogliere questa sensibilità,questo porsi in dialogo con ilmondo, ad attuare quella gene-ratività di processi che papaFrancesco ci invita a rendereconcreta in ogni ambito».

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PRETE DA 50 ANNI

Mogavero: affascinatodal Mediterraneocoltivo la prossimitàtra le due spondeMAX FIRRERI

el 2020 proprio come cinquant’annifa il 12 luglio cadeva di domenica. Loera nel 1970, anno dell’ordinazione

presbiterale nella Cattedrale di Palermo e lo èstato quest’anno quando monsignor Domeni-co Mogavero, oggi vescovo della diocesi di Ma-zara del Vallo, ha festeggiato mezzo secolo di sa-cerdozio. «Cinquant’anni sono una vita, unalunga sequenza di grazie e benedizioni, fecon-dati dal segno della croce», ha detto il vescovo.Domenica in piazza della Repubblica a Maza-ra del Vallo “don Mimmo” ha presieduto la con-celebrazione eucaristica, con l’arcivescovo diPalermo, monsignor Corrado Lorefice, il ve-scovo di Trapani, monsignor Pietro Maria Fra-gnelli, i vescovi emeriti monsignor Salvatore DiCristina (Monreale) e Vincenzo Manzella (Ce-falù). E poi la sua comunità diocesana: 500 lesedie occupate in piazza e 200 posti in Catte-drale. In prima fila i fratelli Santi e Gioacchino,il prefetto di Trapani, i sindaci e i vertici pro-vinciali delle Forze dell’ordine. «Quel giorno (il12 luglio 1970, ndr) non potevo avere nessunaprevisione del dopo, ma oggi riconosco che intutto sono stato disponibile e fedele. E non lodico per vantarmi ma per riconoscere che in mela grazia di Dio non è stata vana e mi ha sem-pre guidato e sorretto», ha detto il vescovo nel-la sua omelia. Per gli amici di sempre è rima-sto “don Mimmo”. Franco Brugnò e Tommaso Calamia di quelladomenica hanno i ricordi chiarissimi: «C’era-no i genitori Antonio e Vincenzina e la nostraemozione era tangibile – raccontano – noi fre-quentavamo l’Azione Cattolica in Cattedrale edon Mimmo viveva in Seminario. Vivemmoquei momenti con la curiosità da ragazzi e lagioia per un amico che veniva ordinato pre-sbitero». Un tuffo nella memoria rivissuto at-traverso le foto in bianco e nero che il giorna-le diocesano “Condividere” ha riproposto in unnumero speciale distribuito tra i fedeli. Dodicianni di studio nei Seminari di Cefalù e Paler-mo e l’ordinazione presbiterale a 23 anni. Poil’esperienza di parrocchia, in Facoltà teologi-ca a Palermo (dove è stato vice preside), allaCei (come sottosegretario) e nel 2007 l’ordina-zione episcopale con destinazione Mazara delVallo. Nella città dei pescatori che s’affaccia sulMediterraneo, lui, nato in un paese di monta-gna come Castelbuono, ha conosciuto per laprima volta il “mare nostrum”: «Nella mia vitapresbiterale ho seguito la logica dell’avviareprocessi, senza la pretesa di portarli a pienocompimento per raccoglierne i frutti – ha det-to ancora Mogavero – riconosco di avere ac-cettato, allo stesso tempo, la sfida del modellodel pescatore e di essermi lasciato affascinaredal Mediterraneo, coltivando la prossimità del-le due sponde e vivendo la comunione con ledirimpettaie Chiese del Maghreb».È il tempo dell’umanesimo mediterraneo, quel-lo che da anni suggerisce come cammino pa-storale monsignor Mogavero. Ecco perché ladiocesi ha pensato a un dono-segno: “Opera-tori di pace” è il progetto che vedrà la nascitadi un Centro interreligioso per l’integrazione ela cittadinanza interculturale, allestito nell’exSeminario vescovile e sarà rivolto ai giovani eu-ropei e a quelli provenienti dall’Africa, conti-nente di giovani, sia maghrebina che subsaha-riana. Una seconda tappa del progetto sarà lanascita sull’isola di Pantelleria di un presidio dipreghiera. Il progetto, lo scorso gennaio, è sta-to presentato dal vescovo al Papa che ne hacondiviso l’idea e il percorso, coinvolgendo lasezione “Migranti e rifugiati” del Dicastero peril Servizio dello sviluppo umano integrale. Unprimo sostegno è arrivato dalla Cei ma il pro-getto si muove nella logica di condivisione del-l’intero territorio diocesano, attraverso le libe-re donazioni.

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ACCORDO TRA STATALE, POLITECNICO DI TORINO E PONTIFICIA UNIVERSITÀ SALESIANA

E cresce la collaborazione tra gli ateneiTorino

l sapere procede con il confronto, il dialogo,lo scambio di idee e pensieri. È in questa li-nea, di valorizzare e potenziare l’esistente, di

ampliare la rete di conoscenze per far sì che i gio-vani che si formano sul territorio torinese abbia-no un bagaglio sempre più ricco e qualificato, cheva letta la firma - siglata il 10 luglio – all’accordo dicooperazione interuniversitaria tra l’Università diTorino, il Politecnico di Torino e l’Università Pon-tificia Salesiana (Ups) per attività tecnico-scienti-fiche e formative. A firmare la convenzione i ri-spettivi rettori: Stefano Geuna, Guido Saracco e ilsalesiano don Mauro Mantovani. L’accordo faci-lita forme permanenti di collaborazione scienti-fica tra docenti e ricercatori e, da un punto di vi-sta didattico, offre l’opportunità ai rispettivi stu-denti di frequentare singoli corsi di insegnamen-to attivati presso gli altri atenei, sostenerne gli e-sami e ottenerne i crediti. Altra facilitazione ri-guarda l’utilizzo delle strutture come bibliotechee laboratori. «Oltre a questo – ha sottolineato il ret-tore Geuna – un significato particolare acquisisce

la collaborazione per mettere in atto iniziative con-giunte finalizzate a perseguire il benessere dellepersone, tanto più in questo periodo di pande-mia». Altro valore aggiunto, richiamato dal retto-re del Politecnico Saracco: l’integrazione tra sa-peri di aree diverse: «Oggi – ha evidenziato – si ren-de sempre più evidente la necessità di rafforzarecon discipline socio-economiche, filosofiche e conquelle che in senso ampio vengono denominate“scienze sociali” la formazione dei tecnici, quindidei nostri futuri ingegneri, architetti, designer epianificatori». «Per l’Università Pontificia Salesia-na, che a Torino è presente con una sezione dellaFacoltà di Teologia e con lo Iusto (Istituto Univer-sitario Salesiano Torino), aggregato alla Facoltà diScienze dell’Educazione – ha concluso Mantova-ni – si tratta di un’ulteriore significativa aperturaalla collaborazione e alla sinergia interuniversita-ria, che si realizza proprio nell’anno in cui cele-briamo l’80° della nostra fondazione che avvennenel capoluogo piemontese».

Federica Bello© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il Vangelo

ERMES RONCHI

XVI DomenicaTempo ordinario Anno A

In quel tempo, Gesù espose alla follaun’altra parabola, dicendo: «Il regno

dei cieli è simile a un uomo cheha seminato del buon seme nelsuo campo. Ma, mentre tuttidormivano, venne il suo nemico,seminò della zizzania in mezzoal grano e se ne andò. Quando

poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntòanche la zizzania (...)».

l bene e il male, buon seme ederbe cattive si sono radicati nellamia zolla di terra: il mite padrone

della vita e il nemico dell’uomo sidisputano, in una contesa infinita, ilmio cuore. E allora il Signore Gesùinventa una delle sue parabole piùbelle per guidarmi nel camminointeriore, con lo stile di Dio.

La mia prima reazione di fronte allemale erbe è sempre: vuoi che andiamoa raccogliere la zizzania? L’istinto misuggerisce di agire così: strappa via,sradica subito ciò che in te è puerile,sbagliato, immaturo. Strappa e staraibene e produrrai frutto. Ma in me c’èanche uno sguardo consapevole eadulto, più sereno, seminato dal Diodalla pazienza contadina: nonstrappare le erbacce, rischi di sradicareanche il buon grano. La tua maturitànon dipende da grandi reazioniimmediate, ma da grandi pensieripositivi, da grandi valori buoni.Che cosa cerca in me il Signore? Lapresenza di quella profezia di pane chesono le spighe, e non l’assenza,irraggiungibile, di difetti o di problemi.Ancora una volta il mite Signore dellecoltivazioni abbraccia l’imperfezionedel suo campo. Nel suo sguardotraspare la prospettiva serena di un Dio

seminatore, che guarda non allafragilità presente ma al buon granofuturo, anche solo possibile. Losguardo liberante di un Dio che cifa coincidere non con i peccati, macon bontà e grazia, pur se inframmenti, con generosità ebellezza, almeno in germogli. Ionon sono i miei difetti, ma le miematurazioni; non sono creato adimmagine del Nemico e della suanotte, ma a somiglianza del Padre edel suo pane buono.Tutto il Vangelo propone, comenostra atmosfera vitale, il respirodella fecondità, della fruttificazionegenerosa e paziente, di grappoli chematurano lentamente nel sole, dispighe che dolcemente si gonfianodi vita, e non un illusorio sistema divita perfetta. Non siamo al mondoper essere immacolati, maincamminati; non per essere

perfetti, ma fecondi. Il bene è piùimportante del male, la luce conta piùdel buio, una spiga di buon grano valepiù di tutta la zizzania del campo. Questa la positività del Vangelo. Che ciinvita a liberarci dai falsi esami dicoscienza negativi, dal quantificareombre e fragilità. La nostra coscienzachiara, illuminata, sincera devescoprire prima di tutto ciò che di vitale,bello, buono, promettente, la manoviva di Dio continua a seminare in noi,e poi curarlo e custodirlo come nostroEden. Veneriamo le forze di bontà, digenerosità, di tenerezza di accoglienzache Dio ci consegna. Facciamo chequeste erompano in tutta la loro forza,in tutta la loro potenza e bellezza, evedremo la zizzania scomparire,perché non troverà più terreno.(Letture: Sapienza 12,13.16-19; Salmo85; Romani 8,26-27; Matteo 13, 24-30).© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Nel mondoper esserefecondinon perfetti

19CATHOLICAGiovedì 16 luglio 2020

L’apostolato digitale punta sulle nuove tecnologie ma mettendo sempre al centro le persone

Pieter Bruegel il Vecchio, “Mietitura”

Un capitolo del nuovoDirettorio per laCatechesi approvatoda papa Francesconel marzo scorso epresentatoufficialmente il 25giugno mette alcentro tra i suoiobiettivi proprio quellodi far fronte alle«nuove problematicheche la Chiesa èchiamata a vivere», ein particolare ilfenomeno della«cultura digitale» e la«globalizzazione dellacultura». A firmare epresentare il testo,che arriva 15 annidopo dal Compendiodel Catechismo dellaChiesa Cattolica èstato il presidente delPontificio Consiglioper la promozionedella nuovaevangelizzazione,l’arcivescovo RinoFisichella. Il nuovoDirettorio mette inguardia dai rischi diquesto fenomeno maanche di arginare ilrischiodell’«analfabetismodigitale». In unacultura «segnataspessodall’immediatezza,dall’istante e dalladebolezza dellamemoria» ecaratterizzata da «unamancanza diprospettive e di unquadro d’insieme» èurgente all’oral’educazione ai media– si legge neldocumento –, «perchéci si trova di fronte auna forma dianalfabetismodigitale».

Catechesi,così ne parlail nuovoDirettorio

Una comunità 4.0sulla scia del

Sinodo dei giovani

Il Servizio per l’apostolato digitale è inserito nell’Ufficio per la Pastoraleuniversitaria dell’arcidiocesi di Torino. «Il nostro compito – spieganoi promotori – è quello di riflettere, progettare ed agire rispetto allacultura digitale con un’ottica di fede». Si tratta di creare una comu-nità 4.0 di cui facciano parte, che metta insieme generazioni, pro-fessionalità e anche fedi differenti. Dell’équipe promotrice fanno par-

te studenti universitari, insegnanti, teologi e professionisti del setto-re informatico. «L’ambiente digitale rappresenta per la Chiesa unasfida su molteplici livelli; esso richiede non solo di abitarlo e di pro-muovere le sue potenzialità comunicative in vista dell’annuncio cri-stiano, ma anche di impregnare di Vangelo le sue culture e le sue di-namiche». (Documento finale Sinodo dei giovani)