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Gemme Spirituali Del 17-23 Giugno Scaviamo per trovare Efesini 4-6” Efesini 4:30 Come può una persona rattristare lo spirito santo di Dio? (it-2 872 par. 5 ) Spirito santo. Lo spirito, o forza attiva, di Geova è sotto il suo controllo e porta sempre a termine il suo proposito. È puro, sacro e riservato al buon uso da parte di Dio. Perciò è chiamato “spirito santo” e “lo spirito di santità”. (Sl 51:11; Lu 11:13; Ro 1:4; Ef 1:13 ) Lo spirito santo, quando opera su una persona, produce santità o purezza. Compiere qualsiasi pratica impura o sbagliata significa ‘contristare’ questo spirito o opporgli resistenza. (Ef 4:30 ) Pur essendo una forza impersonale, lo spirito santo esprime la santa personalità di Dio e perciò può essere ‘contristato’. La pratica di qualsiasi trasgressione tende a ‘spegnere il fuoco dello spirito’. (1Ts 5:19 ) Se tale pratica continua, lo spirito santo di Dio in effetti si sente ‘contristato’, e ciò può rendere Dio nemico del ribelle. (Isa 63:10 ) Chi contrista lo spirito santo può arrivare a bestemmiare contro di esso, peccato che, come disse Gesù, non sarà perdonato nel presente sistema di cose né in quello avvenire. Mt 12:31, 32; Mr 3:28-30 ; vedi SPIRITO . Efesini 5:5 In che senso essere avidi equivale a essere idolatri? (it-1 254 par. 2 ) Si manifesta nelle azioni. L’avidità si manifesterà con qualche azione palese che rivelerà un desiderio sbagliato e smodato. Lo scrittore biblico Giacomo ci dice che un desiderio sbagliato, quando diventa fertile, dà origine al peccato. (Gc 1:14, 15 ) La persona avida si può dunque scoprire dalle sue azioni. L’apostolo Paolo dice che essere avidi significa essere idolatri. (Ef 5:5 ) Nella propria avidità si fa della cosa desiderata il proprio dio, mettendola al di sopra del servizio e dell’adorazione resi al Creatore. — Ro 1:24, 25 . Cosa avete imparato su Geova dai capitoli in programma questa settimana? w16.06 22 18 Cosa può aiutarci a evitare atteggiamenti di questo genere? Paolo diede dei consigli pratici ai cristiani che vivevano a Efeso, una città fiorente e multiculturale. (Leggi Efesini 4:1-3.) Prima di tutto Paolo menzionò qualità come modestia di mente, mitezza, longanimità e amore. Queste qualità possono essere paragonate ai pilastri che sostengono una casa. Una casa, però, con il tempo può deteriorarsi. Quindi, oltre a forti pilastri, è necessaria una regolare manutenzione. Per questo Paolo incoraggiò i cristiani di Efeso a sforzarsi di “osservare premurosamente l’unità dello spirito”. 19 Ognuno di noi dovrebbe assumersi la propria responsabilità di contribuire all’unità della congregazione. In che modo? Primo, coltivando e manifestando le qualità menzionate da Paolo, cioè modestia di mente, mitezza, longanimità e amore. Secondo, facendo ogni sforzo per promuovere l’“unificante vincolo della pace”. Dovremmo cercare, per così dire, di riparare qualsiasi crepa possa incrinare la nostra unità. In questo modo contribuiremo a mantenere la pace e l’unità a cui teniamo tanto.

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Gemme Spirituali Del 17-23 Giugno

“Scaviamo per trovare Efesini 4-6”

Efesini 4:30 — Come può una persona rattristare lo spirito santo di Dio? (it-2 872 par. 5)

Spirito santo. Lo spirito, o forza attiva, di Geova è sotto il suo controllo e porta sempre a termine il suo proposito. È puro, sacro e riservato al buon uso da parte di Dio. Perciò è chiamato “spirito santo” e “lo spirito di santità”. (Sl 51:11; Lu 11:13; Ro 1:4; Ef 1:13) Lo spirito santo, quando opera su una persona, produce santità o purezza. Compiere qualsiasi pratica impura o sbagliata significa ‘contristare’ questo spirito o opporgli resistenza. (Ef 4:30) Pur essendo una forza impersonale, lo spirito santo esprime la santa personalità di Dio e perciò può essere ‘contristato’. La pratica di qualsiasi trasgressione tende a ‘spegnere il fuoco dello spirito’. (1Ts 5:19) Se tale pratica continua, lo spirito santo di Dio in effetti si sente ‘contristato’, e ciò può rendere Dio nemico del ribelle. (Isa 63:10) Chi contrista lo spirito santo può arrivare a bestemmiare contro di esso, peccato che, come disse Gesù, non sarà perdonato nel presente sistema di cose né in quello avvenire. — Mt 12:31, 32; Mr 3:28-30; vedi SPIRITO.

Efesini 5:5 — In che senso essere avidi equivale a essere idolatri? (it-1 254 par. 2)

Si manifesta nelle azioni. L’avidità si manifesterà con qualche azione palese che rivelerà un desiderio sbagliato e smodato. Lo scrittore biblico Giacomo ci dice che un desiderio sbagliato, quando diventa fertile, dà origine al peccato. (Gc 1:14, 15) La persona avida si può dunque scoprire dalle sue azioni. L’apostolo Paolo dice che essere avidi significa essere idolatri. (Ef 5:5) Nella propria avidità si fa della cosa desiderata il proprio dio, mettendola al di sopra del servizio e dell’adorazione resi al Creatore. — Ro 1:24, 25.

Cosa avete imparato su Geova dai capitoli in programma questa settimana?

w16.06 22

18 Cosa può aiutarci a evitare atteggiamenti di questo genere? Paolo diede dei consigli pratici ai cristiani che vivevano a

Efeso, una città fiorente e multiculturale. (Leggi Efesini 4:1-3.) Prima di tutto Paolo menzionò qualità come modestia di mente, mitezza, longanimità e amore. Queste qualità possono essere paragonate ai pilastri che sostengono una casa. Una casa, però, con il tempo può deteriorarsi. Quindi, oltre a forti pilastri, è necessaria una regolare manutenzione. Per questo Paolo incoraggiò i cristiani di Efeso a sforzarsi di “osservare premurosamente l’unità dello spirito”.

19 Ognuno di noi dovrebbe assumersi la propria responsabilità di contribuire all’unità della congregazione. In che modo?

Primo, coltivando e manifestando le qualità menzionate da Paolo, cioè modestia di mente, mitezza, longanimità e amore. Secondo, facendo ogni sforzo per promuovere l’“unificante vincolo della pace”. Dovremmo cercare, per così dire, di riparare qualsiasi crepa possa incrinare la nostra unità. In questo modo contribuiremo a mantenere la pace e l’unità a cui teniamo tanto.

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w19 aprile pp. 8-13 Imitiamo Gesù per continuare a provare pace

14-15. Come possiamo avere buoni amici, e in che modo gli amici possono aiutarci?

14 I buoni amici ci aiutano a rimanere leali a Geova. E il segreto per avere buoni amici è essere noi per primi dei

buoni amici (Matt. 7:12). La Bibbia ad esempio ci incoraggia a usare il nostro tempo e le nostre energie per gli altri,

soprattutto per “chi è nel bisogno” (Efes. 4:28). Nella nostra congregazione c‟è qualcuno che potrebbe avere

bisogno del nostro aiuto? Possiamo fare la spesa per chi è costretto a casa o cucinare qualcosa per una famiglia che

ha problemi economici; oppure, se sappiamo usare il sito jw.org®

e l‟app JW Library®, potremmo aiutare altri a

usarli. Quando siamo impegnati nell‟aiutare altri ci sentiamo più felici (Atti 20:35).

15 In questo modo si creeranno preziose amicizie, e quando saremo in difficoltà avremo l‟aiuto necessario per non

farci prendere dall‟ansia. I nostri amici saranno pronti ad ascoltarci con pazienza, proprio come lo fu Eliu quando

Giobbe parlò di come si sentiva (Giob. 32:4). Non dobbiamo aspettarci che i nostri amici ci dicano cosa fare, ma

facciamo bene a tenere conto dei loro consigli basati sulla Bibbia (Prov. 15:22). Il re Davide fu umile e accettò

l‟aiuto che gli offrirono i suoi amici; dovremmo imitarlo non essendo così orgogliosi da rifiutare l‟aiuto che ci viene

offerto dai nostri amici nel momento del bisogno (2 Sam. 17:27-29). I buoni amici sono un grande regalo di Geova

(Giac. 1:17).

w19 febbraio pp. 8-13 Sforziamoci di essere mansueti per piacere a Geova

16-17. (a) In che modo gli amici di Gesù misero alla prova la sua mansuetudine? (b) Come possiamo imitare Gesù?

16 L‟ultima sera che Gesù trascorse sulla terra, i suoi amici più intimi misero alla prova la sua mansuetudine.

Pensiamo a come si sarà sentito Gesù quella sera. Sarebbe rimasto perfettamente fedele fino alla morte? Era in

gioco la vita di miliardi di persone (Rom. 5:18, 19). Cosa ancora più importante, ci andava di mezzo la reputazione

di suo Padre (Giob. 2:4). Come se non bastasse, durante quell‟ultima cena la conversazione degli apostoli degenerò

in “un‟accesa discussione su chi fra loro dovesse essere considerato il più grande”. In più occasioni Gesù li aveva

corretti al riguardo, e l‟ultima volta era stata proprio quella sera! Eppure, invece di arrabbiarsi, Gesù reagì con

mitezza. In modo gentile ma fermo, spiegò loro ancora una volta quale atteggiamento dovevano avere, e in seguito

li lodò per il loro leale sostegno (Luca 22:24-28; Giov. 13:1-5, 12-15).

17 Come avresti reagito se fossi stato in una situazione simile? Puoi imitare Gesù e mantenere la calma anche quando

sei sotto pressione. Mostra sottomissione ubbidendo a questo comando di Geova: “Continuate a sopportarvi gli uni

gli altri” (Col. 3:13). Ci riuscirai se tieni a mente che tutti diciamo e facciamo cose che irritano gli altri (Prov. 12:18;

Giac. 3:2, 5). Nota i lati positivi degli altri e cerca di lodarli (Efes. 4:29).

w18 novembre pp. 28-30 La benignità: una qualità che va mostrata con parole e azioni

I BENEFÌCI DELLA BENIGNITÀ

La Bibbia dice che chi tratta bene gli altri “fa del bene a sé stesso” (Prov. 11:17). Le persone si sentono attratte da

chi è benigno e tendono a trattarlo a loro volta con benignità. Gesù infatti disse: “Con la misura con la quale

misurate sarà rimisurato a voi” (Luca 6:38). Ecco perché una persona che mostra benignità riesce facilmente a farsi

buoni amici e a non perderli.

L‟apostolo Paolo incoraggiò i fratelli della congregazione di Efeso a essere “benigni gli uni con gli altri, mostrando

tenera compassione e [perdonandosi] a vicenda senza riserve” (Efes. 4:32, nt.). Nella congregazione si hanno molti

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risultati positivi quando i fratelli mostrano benignità e cercano di aiutarsi a vicenda con empatia. Chi si comporta

così non userà mai parole dure, critiche o sarcastiche che feriscono gli altri. Invece di diffondere pettegolezzi,

cercherà di incoraggiare gli altri con le sue parole (Prov. 12:18). Di conseguenza la congregazione godrà di ottima

salute spirituale.

Abbiamo visto che la benignità si dimostra con le parole e le azioni. Mostrando questa qualità imitiamo l‟amore e la

generosità del nostro Dio, Geova (Efes. 5:1). Inoltre rafforziamo la nostra congregazione e aiutiamo altri ad

avvicinarsi alla pura adorazione. Facciamo quindi tutto il possibile per essere conosciuti come persone che mostrano

benignità.

w18 settembre pp. 12-16 Rafforziamo gli altri con il nostro amore

17. Quale punto di vista equilibrato sui fratelli ci permetterà di incoraggiarli?

17 Non aspettiamoci la perfezione dai fratelli. Dobbiamo avere un punto di vista equilibrato sui compagni di fede.

Aspettarsi che non commettano mai errori non è realistico e sarà solo causa di delusione (Eccl. 7:21, 22). Geova ha

sempre delle aspettative realistiche nei confronti dei suoi servitori. Se seguiamo il suo esempio, ci sarà più facile

sopportare i difetti degli altri (Efes. 4:2, 32). Non vorremmo mai fare paragoni scoraggianti o dare ai fratelli

l‟impressione che non stiano facendo abbastanza. Piuttosto, dovremmo essere pronti a lodarli per quello che

riescono a fare. In questo modo li incoraggeremo e li aiuteremo a essere soddisfatti del servizio che rendono a

Geova (Gal. 6:4).

18. Quali motivi abbiamo per rafforzare gli altri?

18 Geova considera ogni suo servitore estremamente prezioso. Gesù, che ha dato la sua vita come riscatto, prova gli

stessi sentimenti (Gal. 2:20). Anche noi vogliamo molto bene ai nostri fratelli e alle nostre sorelle, quindi li

trattiamo con tenerezza e amore. Se “cerchiamo quello che contribuisce alla pace e all‟edificazione reciproca”,

riusciremo a essere incoraggianti (Rom. 14:19). Non vediamo l‟ora di vivere nel Paradiso, dove non avremo motivo

di essere scoraggiati! Non ci saranno più malattie, guerre, morte, persecuzioni, problemi familiari né delusioni di

nessun tipo. Una volta passati i 1.000 anni gli esseri umani avranno raggiunto la perfezione. Chi supererà la prova

finale sarà adottato come figlio terreno di Geova Dio e avrà “la gloriosa libertà dei figli di Dio” (Rom. 8:21).

Continuiamo quindi a rafforzare gli altri con il nostro amore e aiutiamoci a vicenda in modo da entrare nel

meraviglioso nuovo mondo che Dio ci promette.

mwb19 giugno p. 4 Cosa ne pensa Geova?

Prima di prendere una decisione, grande o piccola che sia, ci chiediamo cosa ne pensa Geova? Anche se non

riusciremo mai a sapere tutto riguardo alla mente di Geova, lui ci ha rivelato tramite la sua Parola quello che ci

serve per essere preparati per “ogni opera buona” (2Tm 3:16, 17; Ro 11:33, 34). Gesù aveva compreso chiaramente

la volontà di Geova e la mise al primo posto nella sua vita (Gv 4:34). Come Gesù, cerchiamo sempre di prendere

decisioni che piacciono a Geova (Gv 8:28, 29; Ef 5:15-17).

w19 maggio pp. 2-7 L’amore e la giustizia nella congregazione cristiana

12 Cosa impariamo. Come possiamo imitare l’amore di Geova? (Efes. 5:1, 2). Anche noi consideriamo preziosi tutti i fratelli e

le sorelle, e accogliamo con gioia “una pecora smarrita” che ritorna da Geova (Sal. 119:176). Dimostriamo di amare i fratelli

dandoci da fare per loro, ad esempio aiutandoli se sono in difficoltà (1 Giov. 3:17). Quando diamo prova di amore nei

rapporti con gli altri, ubbidiamo alla legge del Cristo.

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w19 gennaio pp. 14-19 Come possiamo salvaguardare il nostro cuore?

12 Vediamo tramite un esempio come possiamo difenderci dai tentativi di Satana di influenzarci col suo modo di

pensare. Geova ci insegna che “l‟immoralità sessuale [e] l‟impurità di ogni sorta” non devono essere “neppure

menzionate fra [noi]” (Efes. 5:3). Cosa facciamo se i nostri colleghi di lavoro o compagni di scuola cominciano a

parlare di argomenti immorali legati al sesso? Sappiamo che dovremmo “respingere l‟empietà e i desideri mondani”

(Tito 2:12). Per questo la sentinella, cioè la nostra coscienza, potrebbe lanciare l‟allarme (Rom. 2:15). Ma la

ascolteremo? Potremmo essere tentati di ascoltare i nostri colleghi o compagni, o di guardare le immagini che forse

ci vogliono mostrare. Ma è proprio quello il momento di “chiudere le porte”, cioè evitare il pericolo, cambiando

argomento o andandocene.

13 Ci vuole coraggio per non cedere all‟influenza degli altri iniziando a pensare o a comportarsi in modo sbagliato.

Ma Geova vede gli sforzi che facciamo, e possiamo essere sicuri che ci darà la forza e la sapienza necessarie per

respingere il modo di pensare satanico (2 Cron. 16:9; Isa. 40:29; Giac. 1:5). Cos‟altro possiamo fare per

salvaguardare il nostro cuore?

w18 luglio pp. 12-16 A chi è rivolto il nostro sguardo?

VIVIAMO in “tempi difficili” (2 Tim. 3:1). E prima che Geova distrugga questo mondo malvagio e porti vera pace

sulla terra la vita si farà ancora più difficile. Per questo è importante che ci chiediamo: “A chi rivolgo il mio sguardo

in cerca di aiuto e guida?” Forse rispondiamo subito: “A Geova”, e facciamo bene a rispondere così.

2 Cosa implica rivolgere lo sguardo a Geova? E come possiamo assicurarci di tenere lo sguardo fisso su di lui

mentre affrontiamo situazioni difficili? Secoli fa un salmista riconobbe l‟importanza di alzare gli occhi a Geova

quando abbiamo bisogno di aiuto. (Leggi Salmo 123:1-4.) Disse che quando rivolgiamo il nostro sguardo a Geova

siamo come un servitore che rivolge il suo sguardo al padrone. Cosa intendeva dire? Un servitore non si rivolge al

suo padrone solo per ottenere cibo e protezione; lo osserva costantemente anche per capire cosa desidera e poi

comportarsi di conseguenza. In modo simile, ogni giorno dobbiamo esaminare la Bibbia per capire qual è la volontà

di Geova per noi e poi seguire la sua guida. Solo a quel punto possiamo essere sicuri che Geova ci aiuterà nel

momento del bisogno (Efes. 5:17).

3. Perché potrebbe capitarci di non avere lo sguardo fisso su Geova?

3 Anche se sappiamo quanto sia importante tenere lo sguardo fisso su Geova, a volte potremmo distrarci. Questo è

esattamente quello che successe a Marta, una cara amica di Gesù. In una circostanza Marta “era distratta dalle molte

faccende di cui si stava occupando” (Luca 10:40-42). Se questo è successo a una persona fedele mentre Gesù era

fisicamente lì con lei, non dovremmo sorprenderci del fatto che lo stesso potrebbe accadere anche a noi. Ma cosa

può distrarci dal continuare a tenere lo sguardo fisso su Geova? In questo articolo vedremo come il comportamento

di altri potrebbe distrarci, e impareremo cosa fare per rimanere concentrati su Geova.

w19 aprile pp. 20-25 Accettiamo l’aiuto di Geova per respingere gli spiriti malvagi

1. In base a Efesini 6:10-13, qual è un modo in cui Geova dimostra di interessarsi dei suoi servitori? Spiegate.

CI RASSICURA molto sapere che Geova si interessa dei suoi servitori. Lo dimostra per esempio aiutandoli a

difendersi dai nemici. I nostri nemici principali sono Satana e i demòni. Geova ci mette in guardia contro di loro e ci

dà quello di cui abbiamo bisogno per respingerli. (Leggi Efesini 6:10-13.) Se accettiamo l‟aiuto di Geova e

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abbiamo completa fiducia in lui, riusciremo a opporci al Diavolo. Possiamo avere la stessa certezza dell‟apostolo

Paolo, che scrisse: “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?” (Rom. 8:31).

2. Cosa esamineremo in questo articolo?

2 Dato che siamo veri cristiani, non siamo affascinati da Satana e dai demòni. Piuttosto, quello che ci interessa di più

è conoscere meglio Geova e servirlo (Sal. 25:5). È importante però sapere quali sono le principali strategie di

Satana. Solo così potremo evitare di farci ingannare da lui (2 Cor. 2:11; nt.). In questo articolo capiremo qual è una

delle strategie più usate da Satana e dai demòni per ingannare le persone. Vedremo anche come possiamo

respingerli evitando di cadere nelle loro trappole. IN CHE MODO GLI SPIRITI MALVAGI INGANNANO LE PERSONE

o Valori morali degni di rispetto ( 1 ricorrenza) ed pp. 19-25 - Istruzione (ed) o

o Desiderano seguire il consiglio che l‟apostolo Paolo diede ai

cristiani di Efeso: “Genitori, non esasperate i vostri figli, ma date loro

un‟educazione e una disciplina degna del Signore” (Efesini 6:4, Parola del

Signore).

Alcuni princìpi morali che i Testimoni di Geova seguono

In quanto ai valori morali, i Testimoni di Geova insegnano ai figli a evitare

comportamenti, pratiche e persino atteggiamenti che, per quanto comuni nel mondo d‟oggi, possono

nuocere a loro stessi o ad altri (Giacomo 1:27). Perciò li informano dei pericoli della droga e di altre

cose, come il fumo e l‟abuso di alcol (Proverbi 20:1; 2 Corinti 7:1). Credono nell‟importanza

dell‟onestà e dell‟operosità (Efesini 4:28). Insegnano ai figli a evitare il linguaggio osceno (Efesini

5:3, 4). Inoltre insegnano loro a vivere secondo i princìpi biblici circa la moralità sessuale e ad avere

rispetto per l‟autorità e per la persona e la proprietà altrui (1 Corinti 6:9, 10; Tito 3:1, 2; Ebrei 13:4).

Credono sinceramente che la cosa migliore per i figli è vivere secondo questi princìpi.

w19 gennaio pp. 2-7 “Non essere ansioso, perché io sono il tuo Dio”

14. Perché non ci sorprende che i nemici di Dio ci perseguitino?

14 Primo, essendo seguaci di Cristo ci aspettiamo di essere odiati (Matt. 10:22). Gesù infatti predisse che durante gli

ultimi giorni i suoi discepoli sarebbero stati oggetto di violenta persecuzione (Matt. 24:9; Giov. 15:20). Secondo, la

profezia di Isaia dice che i nostri nemici non solo ci avrebbero odiato, ma avrebbero usato vari tipi di armi contro di

noi. Tra le armi utilizzate ci sono subdoli inganni, sfacciate bugie e brutale persecuzione (Matt. 5:11). Geova non

impedisce ai nemici di usare le loro armi per attaccarci (Efes. 6:12; Riv. 12:17). Ma vediamo perché non dobbiamo

avere paura.

15-16. (a) Qual è una terza verità che dobbiamo ricordare, e come è confermata da Isaia 25:4, 5? (b) Come descrive

Isaia 41:11, 12 la fine a cui vanno incontro i nostri nemici?

15 C‟è una terza verità che dobbiamo ricordare. Geova ha detto che “nessun‟arma” utilizzata contro di noi “avrà

successo”. Come un muro che blocca gli effetti distruttivi di una pioggia violenta, Geova ci protegge dal “soffio dei

tiranni”. (Leggi Isaia 25:4, 5.) I nostri nemici non riusciranno mai a danneggiarci in modo permanente (Isa. 65:17).

16 Geova rafforza ulteriormente la nostra fiducia in lui descrivendo la fine che faranno “quelli che si infuriano”

contro di noi. (Leggi Isaia 41:11, 12.) Non importa con quanto accanimento i nostri nemici combattano o facciano

guerra contro di noi, il risultato sarà lo stesso: tutti i nemici dei servitori di Dio “saranno annientati, scompariranno”.

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w13 15/11 pp. 3-7 “Siate vigilanti in vista delle preghiere”

“Siate vigilanti in vista delle preghiere”

Siate di mente sana e siate vigilanti in vista delle preghiere (1 PIET. 4:7)

COME RISPONDERESTE?

A quali tipi di preghiera pensate di dovervi dedicare maggiormente?

Perché i veri cristiani devono pregare di continuo?

Quando preghiamo per gli altri, chi ne trae beneficio?

1, 2. (a) Perché è fondamentale essere “vigilanti in vista delle preghiere”? (b) Riguardo alla preghiera, quali

domande introspettive è bene che ci facciamo?

“DI NOTTE il momento in cui è più difficile rimanere svegli è quello che precede l‟alba”, dice un uomo che in

passato svolgeva un lavoro notturno. Chi per qualche motivo è costretto a restare sveglio la notte sarà sicuramente

d‟accordo. Oggi noi cristiani ci troviamo in una situazione simile, dato che la lunga notte del malvagio sistema di

cose di Satana è nel suo momento di massima oscurità (Rom. 13:12). Sarebbe davvero pericoloso se ci

addormentassimo proprio ora! È dunque fondamentale che siamo “di mente sana” e che seguiamo l‟esortazione

delle Scritture a essere “vigilanti in vista delle preghiere” (1 Piet. 4:7).

2 Tenendo conto di quanto è vicina la fine del mondo di Satana, è saggio che ognuno di noi si chieda: “Quanto sono

„vigilante‟ nella preghiera? Ricorro a ogni tipo di preghiera, e lo faccio di continuo? Ho l‟abitudine di pregare per

gli altri, o mi concentro soltanto sui miei bisogni e desideri? E quanto è importante pregare se voglio salvarmi?”

“OGNI FORMA DI PREGHIERA”

3. Quali sono alcuni tipi di preghiera?

3 Scrivendo agli efesini l‟apostolo Paolo parlò di “ogni forma di preghiera” (Efes. 6:18). Può darsi che, quando

preghiamo, ci capiti spesso di chiedere a Geova di aiutarci a soddisfare le nostre necessità e ad affrontare i problemi,

e amorevolmente l‟“Uditore di preghiera” ascolta queste nostre richieste (Sal. 65:2). Non dobbiamo dimenticare,

però, che ci sono altri tipi di preghiera, tra cui la preghiera di lode, il rendimento di grazie e la supplica.

4. Perché è giusto che lodiamo spesso Geova nelle nostre preghiere?

4 Sono molte le ragioni per cui nelle nostre preghiere dovremmo rivolgere a Geova parole di lode. Ad esempio, ci

sentiamo spinti a farlo quando riflettiamo sulle sue “opere di potenza” e sull‟“abbondanza della sua grandezza”.

(Leggi Salmo 150:1-6.) I sei versetti di cui si compone il Salmo 150 ci esortano a lodare Geova ben 13 volte. Il

compositore di un altro salmo cantò con grande riverenza: “Sette volte al giorno ti ho lodato a motivo delle tue

giuste decisioni giudiziarie” (Sal. 119:164). Geova merita senz‟altro di essere lodato. Nelle nostre preghiere non

dovremmo perciò lodarlo “sette volte al giorno”, cioè molto spesso?

5. In che senso esprimere gratitudine a Geova in preghiera ci protegge?

5 Un altro importante tipo di preghiera è il rendimento di grazie. Paolo rivolse ai cristiani della città di Filippi il

seguente invito: “Non siate ansiosi di nulla, ma in ogni cosa le vostre richieste siano rese note a Dio con preghiera e

supplicazione insieme a rendimento di grazie” (Filip. 4:6). Esprimere sincera gratitudine a Geova in preghiera ci

protegge, soprattutto in questi ultimi giorni in cui “gli uomini [sono] ingrati” (2 Tim. 3:1, 2). Il mondo è pervaso

dall‟ingratitudine, e se non stiamo attenti questo spirito può contagiarci. Viceversa, esprimere a Dio la nostra

riconoscenza quando preghiamo ci aiuta a sentirci soddisfatti di quello che abbiamo e ci impedisce di diventare

“mormoratori” e “lamentatori della [nostra] sorte nella vita” (Giuda 16). Inoltre, i capifamiglia che ringraziano

Geova nelle preghiere che gli rivolgono insieme alla famiglia incoraggiano anche la moglie e i figli a essere grati.

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6, 7. Che cos‟è la supplica, e in quali casi possiamo ricorrervi?

6 La supplica è una preghiera sincera e particolarmente accorata. Quand‟è che possiamo supplicare Geova? Di

sicuro quando subiamo persecuzione o affrontiamo una malattia che mette a repentaglio la nostra stessa vita. In

circostanze del genere è comprensibile che le nostre preghiere diventino suppliche. Ma è solo in questi casi che

possiamo rivolgere una supplica a Geova?

7 Pensiamo a ciò che Gesù disse riguardo al nome di Dio, al Suo Regno e alla Sua volontà nella preghiera modello.

(Leggi Matteo 6:9, 10.) Il mondo è pieno di malvagità, e i governi umani non riescono a soddisfare neanche i

bisogni fondamentali dei cittadini. Perciò è senz‟altro giusto pregare che il nome del nostro Padre celeste sia

santificato e che il suo Regno ponga fine al dominio di Satana sulla terra. Questo è anche il tempo di supplicare

Geova di fare in modo che la sua volontà sia fatta sulla terra come lo è in cielo. Restiamo quindi vigilanti, sempre

pronti a ricorrere a ogni tipo di preghiera.

“PREGATE DI CONTINUO”

8, 9. Perché non è il caso di giudicare severamente Pietro e gli altri apostoli per essersi addormentati nel giardino di

Getsemani?

8 Proprio l‟apostolo Pietro, colui che esortò i cristiani a essere “vigilanti in vista delle preghiere”, almeno in

un‟occasione si dimostrò mancante sotto questo aspetto. Era infatti tra i discepoli che si addormentarono mentre

Gesù pregava nel giardino di Getsemani. Non riuscirono a rimanere svegli neppure dopo che Gesù ebbe detto loro:

“Vigilate e pregate di continuo”. (Leggi Matteo 26:40-45.)

9 Anziché giudicare severamente Pietro e gli altri apostoli per essersi addormentati, dovremmo ricordare che erano

reduci da una giornata decisamente dura. Erano stati impegnati nei preparativi della Pasqua e a sera l‟avevano

celebrata. Poi Gesù aveva istituito il Pasto Serale del Signore, stabilendo il modello per la Commemorazione della

sua morte che si sarebbe tenuta da allora in poi (1 Cor. 11:23-25). “Dopo aver

cantato lodi, uscirono verso il monte degli Ulivi”, riferiscono ancora le

Scritture. Per arrivarci dovevano aver camminato per un po‟ attraverso le viuzze

di Gerusalemme (Matt. 26:30, 36). È possibile che a quel punto la mezzanotte

fosse passata da un pezzo. Se ci fossimo trovati nel giardino di Getsemani

quella notte, forse anche noi ci saremmo addormentati. Invece di condannare gli

apostoli ormai stanchi, Gesù riconobbe amorevolmente: “Lo spirito, certo, è

desideroso, ma la carne è debole”.

Anche se commise un errore, Pietro imparò a essere „vigilante in vista delle

preghiere‟ (Vedi i paragrafi 10 e 11)

10, 11. (a) Che lezione apprese Pietro dagli avvenimenti di quella notte?

(b) Quali riflessioni vi ispira l‟esperienza di Pietro?

10 La notte che si addormentò nel Getsemani Pietro apprese una lezione

dolorosa ma molto importante. Poco prima Gesù aveva detto: “Questa notte

inciamperete tutti riguardo a me”, al che Pietro aveva esclamato: “Benché tutti gli altri inciampino riguardo a te, io

non inciamperò mai!” Gesù, di rimando, aveva previsto che Pietro lo avrebbe rinnegato tre volte. Imperterrito,

l‟apostolo aveva insistito: “Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò affatto” (Matt. 26:31-35). Ma Pietro

inciampò, proprio come Gesù aveva predetto. Sconvolto dopo aver rinnegato il suo Maestro per la terza volta,

“pianse amaramente” (Luca 22:60-62).

11 È chiaro che Pietro fece tesoro della lezione e sconfisse la tendenza a essere troppo sicuro di sé. Evidentemente la

preghiera gli fu di aiuto. Non a caso è lui a dirci di essere “vigilanti in vista delle preghiere”. Stiamo seguendo la sua

esortazione ispirata? „Preghiamo di continuo‟, dimostrando così di fare affidamento su Geova? (Sal. 85:8). Non

dimentichiamo poi l‟avvertimento dell‟apostolo Paolo: “Chi pensa di stare in piedi badi di non cadere” (1 Cor.

10:12).

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LE PREGHIERE DI NEEMIA FURONO ESAUDITE

12. Perché Neemia costituisce un ottimo esempio?

12 Neemia, che visse nel V secolo a.E.V. e fu coppiere del re persiano Artaserse, era una persona che pregava

fervidamente. Costituisce perciò un ottimo esempio per noi. In una circostanza, per diversi giorni „digiunò e pregò

di continuo dinanzi a Dio‟ a causa delle pessime condizioni in cui versavano gli ebrei a Gerusalemme (Nee. 1:4).

Quando Artaserse notò la sua tristezza e gli chiese cosa potesse fare per lui, Neemia “subito [pregò] l‟Iddio dei

cieli” (Nee. 2:2-4). Quale fu il risultato? Geova ascoltò le sue preghiere e diresse gli eventi in modo da aiutare il suo

popolo (Nee. 2:5, 6). La fede di Neemia dovette esserne davvero rafforzata.

13, 14. Cosa dobbiamo fare se vogliamo mantenere forte la nostra fede e resistere ai tentativi di Satana di

scoraggiarci?

13 Pregando di continuo come Neemia possiamo mantenere forte la nostra fede. Satana è spietato, e spesso ci

colpisce quando siamo deboli. Ad esempio, se abbiamo un grave problema di salute o soffriamo di depressione,

potremmo cominciare a pensare che ciò che facciamo nel ministero ogni mese non conti un granché agli occhi di

Dio. Alcuni tra noi sono tormentati da sentimenti di angoscia, magari per via del loro passato. Satana vorrebbe farci

sentire inutili; non di rado ci attacca approfittando del nostro stato d‟animo nel tentativo di indebolire la nostra fede.

Tuttavia, essendo “vigilanti in vista delle preghiere” possiamo scongiurare questa eventualità. In tal modo “il grande

scudo della fede” ci consentirà di “spegnere tutti i dardi infuocati del malvagio” (Efes. 6:16).

Essere “vigilanti in vista delle preghiere” ci permette di affrontare svariati problemi

(Vedi i paragrafi 13 e 14)

14 Essendo “vigilanti in vista delle preghiere” non ci faremo cogliere impreparati, e se

inaspettatamente qualcosa dovesse mettere alla prova la nostra fede non scenderemo a

compromessi. Davanti a problemi e difficoltà ricordiamoci di Neemia, e rivolgiamoci

immediatamente a Geova in preghiera. È solo con il suo aiuto che possiamo resistere alle tentazioni e superare le

prove a cui è sottoposta la nostra fede.

PREGHIAMO PER GLI ALTRI

15. Cosa dovremmo chiederci in relazione alle preghiere che facciamo per gli altri?

15 Gesù supplicò che la fede di Pietro non venisse meno (Luca 22:32). Nel I secolo il fedele cristiano Epafra imitò il

suo esempio pregando fervidamente per i fratelli di Colosse. “È sempre impegnato a pregare per voi”, scrisse Paolo

a questi ultimi, “perché siate forti, perfetti e fedeli a tutta la volontà di Dio” (Col. 4:12, Parola del Signore). È

dunque bene che ci chiediamo: “Sono „sempre impegnato a pregare‟ per i miei fratelli di tutto il mondo? Quante

volte menziono nelle mie preghiere compagni di fede colpiti da qualche calamità naturale? Quando è stata l‟ultima

volta che ho pregato a favore di coloro che assolvono onerose responsabilità nell‟organizzazione di Geova? Di

recente ho pregato per qualcuno in congregazione che sta avendo un periodo difficile?”

16. Le preghiere che facciamo per gli altri hanno davvero valore? Spiegate.

16 Le preghiere che facciamo a Geova Dio a favore di altri possono essere un aiuto concreto per loro. (Leggi

2 Corinti 1:11.) Anche se Geova non è obbligato a esaudire una richiesta solo perché un gran numero di suoi

adoratori gliela fa ripetutamente, egli nota il loro sincero e profondo interesse come gruppo e nel rispondere alle

loro preghiere ne tiene conto. Perciò quello di pregare per gli altri è un privilegio e al tempo stesso una

responsabilità da prendere sul serio. Come Epafra dovremmo dimostrare che amiamo sinceramente i nostri fratelli e

abbiamo a cuore il loro benessere pregando con assiduità per loro. Questo ci farà sentire più felici, dato che “c‟è più

felicità nel dare che nel ricevere” (Atti 20:35).

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„LA NOSTRA SALVEZZA È VICINA‟

17, 18. Cosa possiamo aspettarci se siamo “vigilanti in vista delle preghiere”?

17 Paolo scrisse: “Conoscete il tempo, che è già l‟ora di svegliarvi dal sonno, poiché ora la nostra salvezza è più

vicina di quando divenimmo credenti”. Poi aggiunse: “La notte è inoltrata; il giorno si è avvicinato” (Rom.

13:11, 12). Il nuovo mondo promesso da Dio è alle porte, e la nostra salvezza è più vicina di quanto pensiamo. Non

possiamo addormentarci spiritualmente né farci distrarre dal mondo al punto da non trovare più il tempo di rimanere

soli per pregare Geova. Dobbiamo essere “vigilanti in vista delle preghiere”, perché questo ci aiuterà a compiere

“santi atti di condotta e opere di santa devozione” mentre aspettiamo il giorno di Geova (2 Piet. 3:11, 12). Il nostro

modo di vivere dimostrerà così che siamo spiritualmente desti e che siamo davvero convinti che la fine di questo

malvagio sistema di cose è ormai prossima. Perciò „preghiamo incessantemente‟ (1 Tess. 5:17). Imitiamo Gesù

cercando momenti di solitudine per pregare. Se ci prendiamo tutto il tempo di cui abbiamo bisogno per comunicare

con Geova, ci sentiremo sempre più vicini a lui (Giac. 4:7, 8). E che benedizione sarà questa!

18 La Bibbia ci dice: “Nei giorni della sua carne Cristo offrì supplicazioni e anche richieste a Colui che poteva

salvarlo dalla morte, con forti grida e lacrime, e fu favorevolmente udito per il suo santo timore” (Ebr. 5:7). Gesù

offrì suppliche e richieste, e rimase leale a Dio fino al termine della sua vita sulla terra. Perciò Geova liberò il suo

amato Figlio dalla morte e lo ricompensò con la vita immortale in cielo. Anche noi possiamo rimanere fedeli al

nostro Padre celeste, qualsiasi tentazione o prova possa presentarsi. Il premio della vita eterna è alla nostra portata,

purché rimaniamo “vigilanti in vista delle preghiere”.

Quali altre gemme spirituali avete scoperto nei capitoli in programma questa settimana?

w12 15/7 28-29

“Un solo Geova” raduna la sua famiglia

“Vi supplico . . . di osservare premurosamente l’unità dello spirito”. — EFES. 4:1, 3.

COME SPIEGHERESTE...

qual è lo scopo dell’amministrazione di Dio?

come ‘osserviamo l’unità dello spirito’?

cosa ci aiuterà a ‘divenire benigni’?

FAMIGLIA: cosa ci fa venire in mente questa parola? Calore? Felicità? Lavorare insieme per raggiungere un obiettivo comune? Un ambiente sicuro in cui crescere, fare esperienze e scambiarsi idee? Probabilmente è a questo che pensiamo se facciamo parte di una famiglia che ci vuole bene. È stato Geova in persona a istituire la famiglia. (Efes. 3:14, 15) Il suo proposito era che tutte le sue creature in cielo e sulla terra provassero un senso di sicurezza, fiducia reciproca e autentica unità.

2 Dopo aver peccato gli esseri umani smisero di far parte della famiglia universale di Geova Dio, ma questo non compromise la realizzazione del suo proposito. Egli farà in modo che la terra, trasformata in un Paradiso, sia popolata dai discendenti di Adamo ed Eva. (Gen. 1:28; Isa. 45:18) Ha adottato tutte le misure necessarie al compimento del suo proposito. Diverse di queste disposizioni sono spiegate nella lettera agli Efesini, che ha per tema l’unità. Esaminiamo perciò alcuni versetti di questo libro biblico e vediamo come possiamo collaborare alla realizzazione del proposito di Geova di unire la sua creazione.

L’AMMINISTRAZIONE: COS’È E COSA REALIZZA

3 Mosè disse agli israeliti: “Geova nostro Dio è un solo Geova”. (Deut. 6:4) Tutto quello che Geova fa è in armonia con il suo proposito. Perciò, “al pieno limite dei tempi fissati” rese operante “un’amministrazione”, ossia prese una serie di provvedimenti volti a unire tutte le sue creature intelligenti. (Leggi Efesini 1:8-10).

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Tale amministrazione si articola in due fasi. Durante la prima, la congregazione degli unti viene preparata a vivere in cielo sotto la guida di Gesù Cristo, suo Capo spirituale. Questa fase fu avviata alla Pentecoste del 33, quando Geova cominciò a radunare coloro che avrebbero regnato con Cristo in cielo. (Atti 2:1-4) Gli unti sono stati dichiarati giusti per la vita grazie al sacrificio di riscatto di Cristo, e hanno la chiara consapevolezza di essere stati adottati come “figli di Dio”. — Rom. 3:23, 24; 5:1; 8:15-17.

4 La seconda fase prepara coloro che vivranno nel Paradiso sulla terra sotto il Regno messianico di Cristo. Inizialmente questo gruppo sarà costituito dalla “grande folla”. (Riv. 7:9, 13-17; 21:1-5) Durante il Regno millenario ad essa si uniranno miliardi di risuscitati. (Riv. 20:12, 13) Possiamo immaginare come la risurrezione sarà un’ulteriore dimostrazione della nostra unità! Alla fine dei mille anni “le cose sulla terra” saranno sottoposte a una prova finale. Coloro che si dimostreranno fedeli verranno adottati come “figli di Dio” terreni. — Rom. 8:21; Riv. 20:7, 8.

5 Attualmente entrambe le fasi dell’amministrazione di Dio, quella relativa agli unti e quella riguardante le altre pecore, sono in corso di svolgimento. Ma cosa può fare ognuno di noi per collaborare con questa amministrazione?

‘OSSERVIAMO L’UNITÀ DELLO SPIRITO’

6 Le Scritture indicano che i cristiani devono radunarsi nel senso letterale del termine. (1 Cor. 14:23; Ebr. 10:24, 25) Questo va ben oltre il semplice trascorrere del tempo nello stesso luogo, come succede in un centro commerciale o a un evento sportivo. La vera unità è molto di più, e la raggiungiamo quando applichiamo ciò che Geova ci insegna e ci facciamo modellare dal suo spirito santo.

7 Per quanto Geova, sulla base del sacrificio di riscatto di Cristo, abbia dichiarato giusti sia i suoi unti in qualità di figli, sia i componenti delle altre pecore in qualità di amici, finché saremo in questo sistema di cose fra noi nasceranno contrasti. (Rom. 5:9; Giac. 2:23) Se così non fosse, non avremmo bisogno dell’esortazione ispirata a continuare a ‘sopportarci gli uni gli altri nell’amore’. Come possiamo raggiungere l’unità con i compagni di fede? Dobbiamo coltivare “ogni modestia di mente e mitezza”. Inoltre Paolo ci sprona a cercare di “osservare premurosamente l’unità dello spirito nell’unificante vincolo della pace”. (Leggi Efesini 4:1-3). Per seguire questo consiglio dobbiamo lasciare che lo spirito di Dio operi su di noi e produca il suo frutto. Tale frutto sana i contrasti personali, a differenza delle opere della carne, che invece tendono sempre a dividere.

8 In che modo “le opere della carne” minano l’unità? (Leggi Galati 5:19-21). La fornicazione separa chi la commette da Geova e dalla congregazione; l’adulterio può crudelmente separare i figli dai genitori, e il coniuge innocente dal proprio marito o dalla propria moglie. L’impurità è un ostacolo all’unità con Dio e con i propri cari. Come sappiamo, quando si incollano due oggetti fra loro, la superficie di entrambi deve essere pulita perché possano aderire saldamente. Intraprendere una condotta dissoluta, o condotta sfrontata, dimostra un’assoluta mancanza di rispetto per le giuste leggi di Dio. Allo stesso modo ciascuna delle altre opere della carne separa le persone le une dalle altre e da Geova. Comportamenti del genere sono in completo contrasto con la sua personalità.

9 Ognuno di noi deve dunque chiedersi: ‘Quanto mi impegno per “osservare premurosamente l’unità dello spirito nell’unificante vincolo della pace”? Come reagisco quando ho un problema con qualcuno? Vado in giro a lamentarmi con gli amici per ottenere il loro sostegno? Invece di sforzarmi sinceramente di ricostruire rapporti pacifici con l’altra persona, mi aspetto che gli anziani intervengano in mia difesa? Se so che qualcuno ha motivo di lamentarsi di me, lo evito per non dover affrontare la questione?’ Difficilmente atteggiamenti del genere dimostrerebbero che stiamo agendo in armonia col proposito di Geova di “radunare di nuovo tutte le cose nel Cristo”.

10 Gesù disse: “Se, dunque, porti il tuo dono all’altare e lì ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, e va via; prima fa pace col tuo fratello, e poi, una volta tornato, offri il tuo dono. Risolvi subito le questioni”. (Matt. 5:23-25) Giacomo scrisse che “il frutto della giustizia si semina in condizioni pacifiche per quelli che fanno la pace”. (Giac. 3:17, 18) Perciò non si può mantenere una condotta giusta se manca la pace.

11 Facciamo un esempio: secondo una stima, in alcuni paesi devastati dalla guerra, se gli abitanti non dovessero preoccuparsi per la presenza di mine si potrebbe coltivare il 35 per cento in più di superficie agricola. Quando le mine esplodono, i contadini abbandonano i campi, i villaggi sono privati dei loro mezzi di sussistenza e le città hanno difficoltà nell’approvvigionamento del cibo. In modo simile, se qualche tratto della nostra personalità rischia di minare la pace con i fratelli, la nostra crescita spirituale potrebbe esserne ostacolata. Se invece perdoniamo prontamente e ci adoperiamo per il benessere degli altri creiamo le condizioni per godere di autentica prosperità spirituale.

12 Anche i “doni negli uomini” possono contribuire notevolmente all’unità. Ci sono stati dati, infatti, per aiutarci a ‘pervenire tutti all’unità della fede’. (Efes. 4:8, 13) Quando svolgono il sacro servizio al nostro fianco e ci offrono validi suggerimenti basati sulla Parola di Dio, gli anziani ci aiutano a rivestire la nuova personalità. (Efes. 4:22-24) Vediamo nei loro consigli gli sforzi che Geova sta facendo per prepararci alla vita nel nuovo mondo sotto l’autorità di suo Figlio? E voi, anziani, cercate di ristabilire i vostri fratelli con questo obiettivo? — Gal. 6:1.

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“DIVENITE BENIGNI GLI UNI VERSO GLI ALTRI”

13 Efesini 4:25-29 menziona certi tipi di condotta che dobbiamo evitare accuratamente: mentire, essere inclini all’ira e proferire ‘parole corrotte’ invece di espressioni ‘buone per edificare’. Se mancassimo di prestare ascolto a queste raccomandazioni, contristeremmo lo spirito santo di Dio, perché esso è una forza unificatrice. (Efes. 4:30) Se vogliamo avere pace e unità, inoltre, dobbiamo accogliere anche le successive esortazioni di Paolo: “Ogni acrimoniosa amarezza e collera e ira e clamore e parola ingiuriosa sia tolta via da voi con ogni malizia. Ma divenite benigni gli uni verso gli altri, teneramente compassionevoli, perdonandovi liberalmente gli uni gli altri, come anche Dio vi ha liberalmente perdonati mediante Cristo”. — Efes. 4:31, 32.

14 L’espressione “divenite benigni” suggerisce la possibilità che, almeno in una certa misura, non siamo stati benigni e che perciò dobbiamo migliorare. È giusto che impariamo a considerare i sentimenti degli altri più importanti dei nostri. (Filip. 2:4) Magari ci viene da dire qualcosa per strappare una risata o fare bella figura, ma sarebbe un’osservazione benigna? Riflettere sulla cosa prima di parlare ci aiuterà a ‘divenire benigni’.

L’AMORE E IL RISPETTO SI IMPARANO IN FAMIGLIA

15 La Bibbia paragona la relazione esistente fra Cristo e la congregazione a quella tra marito e moglie. Questo parallelo dovrebbe farci capire immediatamente che nel matrimonio il marito deve dare alla moglie guida, amore e attenzioni, e la moglie deve mostrare sottomissione al marito. (Efes. 5:22-33) Paolo scrisse: “In questo modo i mariti devono amare le loro mogli come i propri corpi”. (Efes. 5:28)

Cosa intendeva dire? Con quello che aveva detto subito prima l’apostolo aveva richiamato l’attenzione sul modo in cui ‘anche il Cristo aveva amato la congregazione e si era consegnato per essa, purificandola col bagno dell’acqua mediante la parola’. Per operare in armonia con il proposito di Geova di “radunare di nuovo tutte le cose nel Cristo”, il marito deve essere desto nel nutrire spiritualmente la sua famiglia.

16 È bene che i genitori ricordino che hanno ricevuto il loro incarico da Geova. Purtroppo nel mondo attuale molte persone sono “senza affezione naturale”. (2 Tim. 3:1, 3) Tantissimi padri si sottraggono alle loro responsabilità, con tristi conseguenze per i figli. Paolo invece esortò i padri cristiani: “Non irritate i vostri figli, ma continuate ad allevarli nella disciplina e nella norma mentale di Geova”. (Efes. 6:4) È nella famiglia che i figli iniziano a sviluppare il proprio concetto di amore e autorità. I genitori che riescono a inculcare loro questi valori agiscono in armonia con l’amministrazione di Geova. Facendo sì che in casa regni l’amore e siano bandite ogni “collera e ira e . . . parola ingiuriosa”, si insegnano ai figli lezioni fondamentali su come mostrare amore e rispettare l’autorità. Questo li preparerà a vivere nel nuovo mondo di Dio.

17 Dobbiamo tenere presente che il Diavolo, colui che in principio turbò la pace universale, si opporrà in tutti i modi ai nostri sforzi di fare la volontà di Dio. L’aumento vertiginoso nel numero di divorzi, la propensione a preferire la convivenza al matrimonio e il fatto che i matrimoni omosessuali vengano accettati sono senza dubbio fenomeni che si prestano agli scopi di Satana. Noi non conformiamo il nostro comportamento e i nostri atteggiamenti alle tendenze che si riscontrano nella società attuale. Il nostro modello è Cristo. (Efes. 4:17-21) Perciò siamo caldamente esortati a ‘rivestirci della completa armatura di Dio’ per riuscire a resistere al Diavolo e ai suoi demoni. — Leggi Efesini 6:10-13.

“CONTINUATE A CAMMINARE NELL’AMORE”

18 Il vero segreto della nostra unità cristiana è l’amore. Col cuore colmo di amore per il nostro “solo Signore”, per il nostro “solo Dio” e per i fratelli, siamo decisi a “osservare premurosamente l’unità dello spirito nell’unificante vincolo della pace”. (Efes. 4:3-6) Riguardo a tale amore Gesù pregò così: “Prego non solo per questi, ma anche per quelli che riporranno fede in me per mezzo della loro parola; affinché siano tutti uno, come tu, Padre, sei unito a me ed io sono unito a te, anche loro siano uniti a noi. . . . E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, affinché l’amore col quale mi hai amato sia in loro e io unito a loro”. — Giov. 17:20, 21, 26.

19 Se avvertiamo un combattimento interiore a causa della nostra imperfezione, l’amore ci spingerà a fare nostra la preghiera del salmista: “Unifica il mio cuore per temere il tuo nome”. (Sal. 86:11) Dobbiamo opporci con decisione ai tentativi del Diavolo di allontanarci dal nostro amorevole Padre e da coloro che hanno la sua approvazione. In famiglia, nel ministero e nella congregazione sforziamoci costantemente di ‘divenire imitatori di Dio, come figli diletti, e di continuare a camminare nell’amore’. — Efes. 5:1, 2.