Definisci il Romanticismo e individua gli aspetti ...
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Definisci il Romanticismo e individua gli aspetti fondamentali della cultura romantica.
Let’s recap: quali tematiche tipiche del Romanticismo abbiamo ricavato dalla lettura dei passi dell’Ortis?
Romanticismo
(prima metà dell’Ottocento)
Natura
Genio / eroe
romantico
Soggettivismo, centralità dell’io e
dell’interiorità.
Patria
Amore
LA CENTRALITÀ DELL’IO
La centralità dell’io, il soggettivismo: nella scrittura epistolare Jacopo riversa tutto il travaglio della sua anima, tutto il
suo forte sentire, senza filtri e senza artifici.
Una tendenza comune a tutto il Romanticismo europeo (in tutte le sue espressioni particolari) è il rimettere al
centro quell’io individuale e soggettivo che l’Illuminismo aveva in buona parte oscurato in favore dei diritti di una
ragione che andava al di là del singolo individuo. Tale centralità si manifesta in un’attentissima esplorazione
della propria interiorità, della propria sensibilità. Non è un caso che l’opera che anticipa in maniera più
emblematica il Romanticismo sia I dolori del giovane Werther, modello esplicito dello stesso Ortis.
L’intreccio tra la storia collettiva e quella individuale.
Il dramma individuale dell’esule e del perseguitato politico, le cui uniche
desolanti prospettive sono la prigione e la morte, è strettamente legato al il
dramma collettivo della patria svenduta al nemico (Venezia, patria di Jacopo) e degli italiani indifferenti alle sorti dei
loro «confratelli» o compatrioti.
Mentre l’Illuminismo, aveva posto in primo piano il cosmopolitismo, l’idea cioè che l’uomo non è cittadino di uno
stato ma del mondo intero, il Romanticismo riscopre invece con grande intensità il senso dell’appartenenza a una patria o meglio
a una nazione, cioè a una comunità di individui la cui profonda unità non si fonda soltanto sul fattore geografico (il fatto di
risiedere nello stesso territorio) e politico (il fatto di avere un re o una forma di governo unica sul territorio), ma anche sulla
dimensione spirituale (i romantici tedeschi parlano a tal proposito di Volkgeist, lo spirito del popolo) e culturale (stesso
patrimonio di tradizioni non solo letterarie ma anche folkloriche, stesso vissuto storico).
La nazione e la patria
L’Illuminismo, sostenendo l’universalità della ragione comune a tutta l’umanità,
aveva posto in primo piano il cosmopolitismo, l’idea cioè
che l’uomo non è cittadino di uno stato ma del mondo intero.
Il Romanticismo riscopre il senso dell’appartenenza a una patria o meglio a una
nazione, cioè a una comunità di individui la cui profonda unità non si fonda soltanto sul fattore geografico (il fatto di risiedere nello
stesso territorio) e politico (il fatto di avere un re o una forma di governo unica sul territorio),
ma anche sulla dimensione spirituale (i romantici tedeschi parlano a tal proposito di
Volkgeist, lo spirito del popolo) e culturale (stesso patrimonio di tradizioni non solo
letterarie ma anche folkloriche, stesso vissuto storico).
Al tema della patria è strettamente legata la riscoperta e la rivalutazione del passato.
Il Volkgeist, l’“anima di una nazione, di un popolo” si è formata attraverso le vicende storiche vissute da un
determinato popolo. Per questo il passato storico è un patrimonio prezioso, che deve essere conosciuto e
posseduto a fondo.
L’Illuminismo svaluta il passato come cumulo di aberrazioni, in nome della ragione, che è un
dato eterno e immutabile.
Il Romanticismo, al contrario, recupera il passato come fase di un
processo in cui ogni momento è stato indispensabile, e perciò stesso
positivo, da studiare senza condanne astrattamente
aprioristiche”.
Nell’Ortis si affaccia un’idea della patria, dell’Italia che sarà tipica del Romanticismo
italiano:
quella di una nazione dal passato glorioso (con riferimento ai fasti della Roma imperiale) e dalla straordinaria tradizione letteraria e artistica (l’Italia
da Dante sino a Leopardi è sempre vista come una «Repubblica delle lettere», una patria letteraria e culturale, che non trova corrispondenza nella realtà geopolitica frammentata e divisa), asservita al dominatore
straniero e da esso continuamente svilita e deturpata.
Tale sensibilità sarà il fondamento della coscienza nazionale che animerà la borghesia, vera e unica protagonista del
Risorgimento italiano nella prima metà dell’Ottocento.
Aspetti della cultura
romantica presenti
nell’Ortis
Jacopo, prototipo
dell’eroe romantico
Rispetto alla normalità della vita borghese, rappresentata da Odoardo,
egli appare come un esempio di individualità eccezionale, insofferente
nei confronti del perbenismo del suo rivale che trova sterile,
inautentico, distaccato.
Jacopo è l’opposto speculare di Odoardo: è magnanimo, impetuoso,
esuberante, enfatico nei gesti e nelle parole, incapace di dominare le
passioni del suo animo tormentato, passioni che egli lascia libere di
fluire come un fiume in piena, prive di argini. Non solo: crede negli
ideali di libertà e giustizia, ideali puntualmente smentiti dalla meschina
realtà politica (come testimonia il Trattato di Campoformio).
Dissidio io-mondo
Il rifiuto del signor T***, che pure manifesta una certa affinità
ideologico-spirituale con il giovane, è il rifiuto della società e del
mondo: Jacopo, nonostante la sua indubbia statura morale e la
sua magnanimità, non può garantire a Teresa la serenità e la
stabilità della vita borghese, che può assicurale al contrario Odoardo. Si coglie qui in maniera evidente quella scissione
inconciliabile tra l’io e il mondo, ossia una lontananza profonda tra il mondo dei valori ideali e quello delle condizioni sociali,
che sarà propria del Romanticismo.
In questo frammento
della lettera da Padova
emerge un’idea chiave del Romanticismo: il
soggettivismo, proprio di
tale movimento ma
anche dell’Ortis, cioè la
tendenza a riconoscere nel proprio io il centro,
dell’esistenza e del
mondo, scaturisce nella concezione del GENIO.
L’esaltazione dell’io fa maturare nella coscienza
dell’intellettuale romantico l’idea che il suo io è unico e
irripetibile, in una parola un GENIO, cioè un individuo dotato di qualità eccezionale che lo distinguono in maniera netta e
«radicale» dalla folla degli uomini comuni. Il GENIO SVETTA
SULLA MOLTITUDINE INDISTINTA DEI COMUNI MORTALI.
L’aspirazione a vivere senza freni e senza inibizioni
la propria eccezionale individualità si scontra con
gli ostacoli posti dalle convenzioni sociali e
politiche, dalle «regole» cui soggiace la vile
moltitudine per quieto vivere. Di fronte a tale
«impatto con la miseria del reale» e con
l’impossibilità di realizzare appieno la propria
individualità, l’eroe romantico reagisce in due modi
spesso intrecciati tra loro. Scopriamo quali,
continuando la nostra lettura dell’Ortis.
Di fronte a tale «impatto con la miseria del reale» e con l’impossibilità di realizzare appieno la propria individualità, l’eroe romantico reagisce in due modi spesso
intrecciati tra loro.
A) Infelicità e sofferenza (vittimismo e autocompiacimento nel dolore): l’eroe romantico si chiude in se
stesso, trova rifugio nella propria smisurata infelicità. Proprio
l’infelicità è ritenuta compagna inseparabile della grandezza d’animo e della virtù. La grandezza del genio
trova espressione nell’infelicità e nella sofferenza.
B) Il titanismo: di fronte alla disperata condizione nella quale il destino
scaglia il soggetto, l’io reagisce con orgoglio, secondo i tratti tipici del
titanismo che consiste nell’accettare la sfida con il destino e nell’accogliere le conseguenze della propria condizione disperata, senza tuttavia piegarsi alla
sconfitta, e anzi rivendicando la grandezza del proprio genio
individuale, così come i mitici giganteschi Titani non si piegarono
alla potere superiore di Zeus.
L’amore romantico
a) È vissuto come esperienza fondativa della personalità individuale: è un’esperienza che segna e forma profondamente l’individualità di ciascun uomo.
b) È l’amore vero, disinteressato, alieno da ogni logica utilitaristica o da ogni conformismo sociale, e per ciò stesso, per lo più, contrastato e reso impossibile dalle
esigenze di convenienza.
c) È una passione irresistibile e travolgente che prescinde dall’esercizio della ragione e ignora il
rispetto dei doveri sociali.
d) Nell’amore-passione la donna rappresenta il simbolo dell’assoluto; la sua conquista diventa per l’amante la realizzazione del proprio destino, la prova suprema del valore della propria esistenza. Di qui il tragico epilogo della morte, quando la forza delle convenzioni sociali si oppone alla piena
realizzazione del sentimento.
a) In Foscolo e così nel Romanticismo l’amore è percepito come possibilità di attribuire un senso alla propria esistenza (la conoscenza di sé è possibile solo
attraverso l’esperienza amorosa).b) Esso è tuttavia destinato a scontrarsi con i limiti delle convenzioni sociali e con
gli ostacoli opposti dalla storia (vedi per es. il famoso quadro di Hayez).c) Come tale rimane per lo più confinato nella sua dimensione di forza assoluta,
di spinta irrazionale, che scatena pulsioni incontrollabili e oscure dell’anima. d) Di qui la natura ambigua del sentimento amoroso: da una parte si offre come
promessa di felicità infinita, dall’altra è destinato irrimediabilmente a sfociare nella sofferenza. I grandi amori romantici sono sempre amori infelici, passioni
travolgenti e totalizzanti che non hanno mai modo di compiersi.e) Solo l’esperienza dell’abbandono o della morte può sottrarli al deperimento, congelandoli nella loro dimensione sovrumana, e, in quanto tale, impossibile a
realizzarsi nel mondo.
1) All’idea settecentesca di natura-meccanismo la cultura del Romanticismo sostituisce quella di una
natura-organismo vivente, dotato di una forza misteriosa che pervade anche il soggetto che la
contempla o che vi si trova immerso.
2) Il paesaggio diventa «il luogo dell’anima», la proiezione esteriore dello stato d’animo del poeta o
del personaggio all’interno di un romanzo. Un paesaggio sereno e armonioso può farsi specchio
dell’aspirazione alla pace e alla serenità; allo stesso modo un paesaggio tempestoso, impervio o
inquietante può riflettere le angosce e il tormento del soggetto che lo guarda.