DE L A F M IG E DELLO SPORT - Il Nuovo Giornale€¦ · al papà ha imparato ad onorare Con Madre...

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a Grande Festa della Famiglia è un in- contro gioioso per tutti. Voi siete, care famiglie, un dono di speranza per la nostra Chiesa, per la nostra città e i nostri paesi. Voi proclamate a tutti che l’amore coniugale autentico è possibile ed è capa- ce di dare senso pieno alla viva umana. Ancora: voi testimoniate che il primo e fondamentale dono da offrire ai figli è il vostro amore e poi il vostro tempo e il vo- stro esempio. In questo modo aiutate i fi- gli a crescere, a maturare, introducendoli nell’esperienza del reale, aprendoli al di- scernimento, facendo gustare, apprezzare e amare la vita in tutti i suoi aspetti. Proprio nel dono della vita voi siete en- trati in una misteriosa collaborazione con Dio: il figlio porta in sé il segno dell’azione creaturale di voi, padri e madri, ma nello stesso tempo il figlio è il segno dell’infini- to amore di Dio. La famiglia è il primo ambito in cui la vita si illumina ed è anche il primo ambito in cui si accende la luce della fede, una fe- de concreta, incarnata. La famiglia nasce dall’amore di un uomo e una donna e questo amore è benedetto da Dio, è il se- gno della pre- senza del suo amore. Nel ri- conoscimento e nell’accoglien- za della bontà della differenza sessuale, i co- niugi sono ca- paci di genera- re una nuova vita, manifesta- zione del dise- gno di amore di Dio. Fondati su quest’amore, uomo e don- na possono promettersi l’amore mutuo con un gesto che coinvolge tutta la vita. Nella famiglia si impara a vivere, acco- gliendo le differenze e crescendo nel con- fronto e nella mutua accoglienza. Nelle re- lazioni familiari, coniugali, filiali e frater- ne, i membri della famiglia stabiliscono le- gami saldi e gratuiti che permettono di su- perare i rischi della chiusura, dell’isola- mento e della solitudine. La famiglia è il valore decisivo per la no- stra buona umanità, è la risorsa insostitui- bile per lo sviluppo armonico di ogni per- sona e della società umana. Il Concilio Va- ticano II ha affermato che “la famiglia è una scuola di umanità” (Gaudium et Spes, 52). Il recente Sinodo ci ha aiutato a com- prendere che la famiglia è la “buona noti- zia” e che tutti dobbiamo aiutarla e soste- nerla perché possa svolgere la sua missio- ne nella Chiesa e nel mondo. † Gianni Ambrosio Vescovo di Piacenza-Bobbio (prosegue a pag. 11) Supplemento a “il Nuovo Giornale - Settimanale della diocesi di Piacenza-Bobbio - N° 30 di venerdì 9 settembre 2016 - Direttore responsabile: Davide Maloberti Direzione, redazione, amministrazione: Piacenza, Via Vescovado 5, tel. 0523.325995, e-mail: [email protected] - Stampa: Nuova Litoeffe srl Unipersonale (Piacenza, Str. ai Dossi di Le Mose 5/7, tel. 0523.592859) - Poste Italiane s.p.a. - Spediz. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46 art. 1), comma 1, CN/PC - Aut. Trib. di Piacenza n°4 - giugno 1948 l Giubileo della Famiglia e dello Sport: nell’Anno Santo della misericordia, la Grande Festa della Famiglia, organiz- zata dal Forum delle Associazio- ni familiari e da Il Nuovo Gior- nale e il patrocinio del Comune di Piacenza, propone a sportivi e famiglie un’occasione per vivere insieme il Giubileo. L’appunta- mento, promosso con il Coni, il Csi, il Cip e gli Uffici per la pa- storale della famiglia e dello sport della diocesi, è per il pome- riggio di sabato 17 settembre. Il ritrovo è alle ore 16.30 in piazzale Genova, da dove partirà la “Camminata della Famiglia - 7° Memorial Luigi Gatti” ac- compagnata dalla Banda Pon- chielli. Il corteo di sportivi e di famiglie sarà accolto sul sagrato della Cattedrale dal vescovo di Fidenza Carlo Mazza, a lungo responsabile della Pastorale del- lo sport della Cei. Dopo le testi- monianze di alcuni sportivi, si vivrà il passaggio della Porta Santa e la messa, animata dal co- ro della parrocchia di San Vitto- re (Besurica). Si ispira all’Anno giubilare anche il filo conduttore dell’edi- zione 2016 della festa: “La fami- glia, luogo di misericordia”. A inquadrare il tema sarà la rifles- sione di Madre Maria Emma- nuel Corradini, abbadessa del monastero benedettino di San Raimondo. L’incontro, giovedì 15 settembre alle ore 21 nella chiesa di San Raimondo sul Cor- so, farà da prologo alla manife- stazione (il programma detta- gliato è a pag. 5). La collaudata formula che in- treccia ascolto di esperienze, mu- sica, buona tavola, mostre e gio- chi per i bambini caratterizza la giornata di domenica 18 settem- bre. Alle 10.30 nel Salone di Pa- lazzo Gotico apre la mattinata Andrea Tornielli, vaticanista de La Stampa e responsabile del si- to Vatican Insider: “Troppa miseri- cordia? Dove vuole portarci papa Francesco?”. “La violenza si inter- rompe solo con il perdono”: è un gradito ritorno quello di Gemma Capra, vedova del commissario Calabresi, mentre la scrittrice Costanza Miriano si sofferma su “Il genio femminile: come perdonare chi ci delude”. Servizio baby sitter per i bambini, in attesa - alle ore 11.30 - dello spettacolo “Il pen- nello magico” con Pappa & Pero. Alle 14.30 ai chiostri di San Francesco si presenta la mostra “I volti della misericordia”. “Storie di accoglienza e di miseri- cordia” in piazza Cavalli dalle ore 15.30: Gaia Corrao, missionaria in Brasile con la famiglia, Paola Belletti, autrice de “Osservazio- ni di una mamma qualunque”, e Susanna Bo, che in “La buona battaglia” racconta della storia durissima ma aperta alla speran- za vissuta nella malattia del ma- rito Luigi. Alle 17.30 l’attore Gio- vanni Scifoni presta la voce alla storia di misericordia narrata da Victor Hugo ne “I miserabili”. Racconterà poi la sua esperienza di uomo di spettacolo e di fede. Non può mancare la musica in una festa: protagonisti in piazza Cavalli saranno l’Italian Gospel Choir (sabato 17, nella serata promossa dalla Banca di Piacen- za), il gruppo Lots e i Lucky Fel- la (domenica pomeriggio). Do- menica la piazza sarà arricchita dagli stand delle associazioni, dai gonfiabili e da attività per i bambini, come “L’artista che è in te: disegniamo la misericordia”. Sabato sera si potrà cenare con gnocco fritto e salume ai Chiostri del Duomo; pranzo e cena “in fa- miglia” sotto i portici del Gotico nella giornata di domenica. La festa si chiude lunedì 19 alle 21 al centro Il Samaritano: si par- la di contrasto alla povertà e po- litiche familiari con il presidente nazionale delle Acli Roberto Rossini e Carlo Dionedi, vice- presidente nazionale dell’Asso- ciazione famiglie numerose. Ogni venerdì in parrocchia e in edicola il settimanale delle famiglie (foto Pagani) Nella foto di Pagani, un momento di una passata edizione della festa.

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il Nuovo Giornale - Via Vescovado, 5 - Piacenza - tel. 0523.325995 - www.ilnuovogiornale.it

L a Grande Festa della Famiglia è un in-contro gioioso per tutti. Voi siete, carefamiglie, un dono di speranza per la

nostra Chiesa, per la nostra città e i nostripaesi. Voi proclamate a tutti che l’amoreconiugale autentico è possibile ed è capa-ce di dare senso pieno alla viva umana.Ancora: voi testimoniate che il primo efondamentale dono da offrire ai figli è ilvostro amore e poi il vostro tempo e il vo-stro esempio. In questo modo aiutate i fi-gli a crescere, a maturare, introducendolinell’esperienza del reale, aprendoli al di-scernimento, facendo gustare, apprezzaree amare la vita in tutti i suoi aspetti.

Proprio nel dono della vita voi siete en-trati in una misteriosa collaborazione conDio: il figlio porta in sé il segno dell’azionecreaturale di voi, padri e madri, ma nellostesso tempo il figlio è il segno dell’infini-to amore di Dio.

La famiglia è il primo ambito in cui lavita si illumina ed è anche il primo ambitoin cui si accende la luce della fede, una fe-de concreta, incarnata. La famiglia nascedall’amore di un uomo e una donna equesto amore è benedetto da Dio, è il se-

gno della pre-senza del suoamore. Nel ri-conoscimento enell’accoglien-za della bontàdella differenzasessuale, i co-niugi sono ca-paci di genera-re una nuovavita, manifesta-zione del dise-gno di amore di

Dio. Fondati su quest’amore, uomo e don-na possono promettersi l’amore mutuocon un gesto che coinvolge tutta la vita.

Nella famiglia si impara a vivere, acco-gliendo le differenze e crescendo nel con-fronto e nella mutua accoglienza. Nelle re-lazioni familiari, coniugali, filiali e frater-ne, i membri della famiglia stabiliscono le-gami saldi e gratuiti che permettono di su-perare i rischi della chiusura, dell’isola-mento e della solitudine.

La famiglia è il valore decisivo per la no-stra buona umanità, è la risorsa insostitui-bile per lo sviluppo armonico di ogni per-sona e della società umana. Il Concilio Va-ticano II ha affermato che “la famiglia èuna scuola di umanità” (Gaudium et Spes,52). Il recente Sinodo ci ha aiutato a com-prendere che la famiglia è la “buona noti-zia” e che tutti dobbiamo aiutarla e soste-nerla perché possa svolgere la sua missio-ne nella Chiesa e nel mondo.

† Gianni AmbrosioVescovo di Piacenza-Bobbio

(prosegue a pag. 11)

Il messaggio del Vescovo

SIETE UNA BUONANOTIZIA

PER PIACENZA

IL GIUBILEO

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DELLA FAMIGLIA E DELLO SPORT

Supplemento a “il Nuovo Giornale - Settimanale della diocesi di Piacenza-Bobbio - N° 30 di venerdì 9 settembre 2016 - Direttore responsabile: Davide Maloberti Direzione, redazione, amministrazione: Piacenza, Via Vescovado 5, tel. 0523.325995, e-mail: [email protected] - Stampa: Nuova Litoeffe srl Unipersonale (Piacenza, Str. ai Dossi

di Le Mose 5/7, tel. 0523.592859) - Poste Italiane s.p.a. - Spediz. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46 art. 1), comma 1, CN/PC - Aut. Trib. di Piacenza n°4 - giugno 1948

GrandeFestadellaFamiglia

Piacenza 15-19 settembre 2016

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I l Giubileo della Famiglia edello Sport: nell’Anno Santodella misericordia, la GrandeFesta della Famiglia, organiz-

zata dal Forum delle Associazio-ni familiari e da Il Nuovo Gior-nale e il patrocinio del Comunedi Piacenza, propone a sportivi efamiglie un’occasione per vivereinsieme il Giubileo. L’appunta-mento, promosso con il Coni, ilCsi, il Cip e gli Uffici per la pa-storale della famiglia e dellosport della diocesi, è per il pome-riggio di sabato 17 settembre.

Il ritrovo è alle ore 16.30 inpiazzale Genova, da dove partiràla “Camminata della Famiglia -7° Memorial Luigi Gatti” ac-compagnata dalla Banda Pon-chielli. Il corteo di sportivi e difamiglie sarà accolto sul sagratodella Cattedrale dal vescovo diFidenza Carlo Mazza, a lungoresponsabile della Pastorale del-lo sport della Cei. Dopo le testi-monianze di alcuni sportivi, sivivrà il passaggio della PortaSanta e la messa, animata dal co-ro della parrocchia di San Vitto-re (Besurica).

“Prologo” in S. RaimondoSi ispira all’Anno giubilare

anche il filo conduttore dell’edi-zione 2016 della festa: “La fami-glia, luogo di misericordia”. Ainquadrare il tema sarà la rifles-sione di Madre Maria Emma-nuel Corradini, abbadessa delmonastero benedettino di SanRaimondo. L’incontro, giovedì15 settembre alle ore 21 nellachiesa di San Raimondo sul Cor-so, farà da prologo alla manife-stazione (il programma detta-gliato è a pag. 5).

Misericordia: si può fare?La collaudata formula che in-

treccia ascolto di esperienze, mu-sica, buona tavola, mostre e gio-chi per i bambini caratterizza lagiornata di domenica 18 settem-bre. Alle 10.30 nel Salone di Pa-lazzo Gotico apre la mattinataAndrea Tornielli, vaticanista deLa Stampa e responsabile del si-to Vatican Insider: “Troppa miseri-cordia? Dove vuole portarci papa

Francesco?”. “La violenza si inter-rompe solo con il perdono”: è ungradito ritorno quello di GemmaCapra, vedova del commissarioCalabresi, mentre la scrittriceCostanza Miriano si sofferma su“Il genio femminile: come perdonarechi ci delude”. Servizio baby sitterper i bambini, in attesa - alle ore11.30 - dello spettacolo “Il pen-nello magico” con Pappa & Pero.

Alle 14.30 ai chiostri di SanFrancesco si presenta la mostra“I volti della misericordia”.

“Storie di accoglienza e di miseri-cordia” in piazza Cavalli dalle ore15.30: Gaia Corrao, missionariain Brasile con la famiglia, PaolaBelletti, autrice de “Osservazio-ni di una mamma qualunque”, eSusanna Bo, che in “La buonabattaglia” racconta della storiadurissima ma aperta alla speran-za vissuta nella malattia del ma-rito Luigi. Alle 17.30 l’attore Gio-vanni Scifoni presta la voce allastoria di misericordia narrata daVictor Hugo ne “I miserabili”.Racconterà poi la sua esperienzadi uomo di spettacolo e di fede.

Musica e buona tavola Non può mancare la musica in

una festa: protagonisti in piazzaCavalli saranno l’Italian GospelChoir (sabato 17, nella seratapromossa dalla Banca di Piacen-za), il gruppo Lots e i Lucky Fel-la (domenica pomeriggio). Do-menica la piazza sarà arricchitadagli stand delle associazioni,dai gonfiabili e da attività per ibambini, come “L’artista che è inte: disegniamo la misericordia”.

Sabato sera si potrà cenare congnocco fritto e salume ai Chiostridel Duomo; pranzo e cena “in fa-miglia” sotto i portici del Goticonella giornata di domenica.

Politiche per la famigliaLa festa si chiude lunedì 19 alle

21 al centro Il Samaritano: si par-la di contrasto alla povertà e po-litiche familiari con il presidentenazionale delle Acli RobertoRossini e Carlo Dionedi, vice-presidente nazionale dell’Asso-ciazione famiglie numerose.

Ogni venerdì in parrocchiae in edicola ilnuovogiornale

il settimanale delle famiglie

(foto

Pag

ani)

Nella foto di Pagani, unmomento di una passataedizione della festa.

2 Venerdì 9 settembre 2016

Con Madre Maria Emmanuel Corradini rileggiamo il tema della festa di quest’annoD al papà ha imparato ad onoraretutti gli uomini e riconoscernela dignità. Dalla mamma, lospirito di accoglienza. C’è tutta

l’essenza del carisma di San Benedet-to nell’eredità che i genitori hanno la-sciato a Madre Maria Emmanuel Cor-radini, il medico che da Reggio Emiliaè diventata monaca al Monastero Ma-ter Ecclesiae sull’isola di San Giulio -quello fondato e diretto da madre An-na Maria Canòpi, originaria di Peco-rara - e nell’estate del 2012 è approda-ta a Piacenza nella comunità di CorsoVittorio Emanuele legata alla chiesa diSan Raimondo.

Sarà lei ad aprire la “Grande Festadella Famiglia” giovedì 15 settembrealle ore 21: nella chiesa di San Rai-mondo terrà una riflessione sul temadell’edizione di quest’anno, “Fami-glia, luogo di misericordia”. In mona-stero Madre Maria Emmanuel ascoltae accoglie tante persone, compresecoppie in crisi. Ci sono giovani fami-glie che ogni mese si incontrano perun’occasione di preghiera e riflessio-ne. E i fidanzati dei corsi in prepara-zione al matrimonio.—“Famiglia, luogo di misericordia”:la realtà sembrerebbe dirci il contra-rio. Il tema scelto per la festa è solouna provocazione o una prospettivaalla portata di tutti?

La famiglia è una comunità, dun-que il luogo della relazione dove l’al-tro esiste, c’è, e non posso sopprimer-lo. Cos’è la misericordia? È il curvarsidi Dio nei confronti dei miseri. I co-niugi sono l’incontro di due fragilità:allora la misericordia è curvarsi sullafragilità di mio marito, di mia moglie.Una fragilità che è insopprimibile per-ché parte della natura umana. Eccoperché la famiglia è il luogo della mi-sericordia: perché sta insieme per que-sto bisogno di misericordia che unoha per l’altro. È impossibile creare unafamiglia senza questa premessa.

ll giorno del matrimonio è il giorno del trionfo di Dio— La misericordia è la “medicina”della debolezza che tanto ci spaventanell’altro e in noi stessi?

Ciò che in apparenza sembra incontrasto - la fragilità, la mancanza ditempo, i limiti - apre le porte alla mi-sericordia, che ci riporta all’essenzialedella relazione: l’ascolto, il sceglierecome priorirà di dare tempo all’altro.Questo fortifica il rapporto. Oggi in-vece la famiglia dipende dalle cose enon dalle relazioni. Chi è in crisi, peruscirne pone degli ultimatum: “se faiquesto...”. La misericordia invece noncerca un colpevole, ti mette in unacondizione di mutua responsabilità, tirichiama a una ricerca di perdono vi-cendevole. È un passaggio grande. — Il matrimonio è un sacramento, maforse lo si dà per scontato sia nelle fa-

GIOVEDÌ15 SETTEMBRE

Chiesa S. Raimondo

LA FAMIGLIA NASCEDAL BISOGNO DI MISERICORDIA

tiche di tutti i giorni che nelle crisi...Quando si è verificata la spaccatura

tra Adamo ed Eva? Quando si è cerca-ta la colpa e si è interrotto il rapportocon Dio. Cristo e il rapporto con luinella preghiera mi rimettono in rela-zione, ripristinano l’origine. Nei sa-cramenti io ricevo la grazia per viverequel particolare stato di vita, sono po-sto nella condizione di accogliere lamisericordia di Gesù, che nell’Incar-nazione ha sposato la nostra umanità.

Il teologo tedesco Bonhoeffer diceche il giorno del matrimonio va cele-brato come il giorno del trionfo di

so vivere le cose belle e le cose bruttecon un Dio che è parte della mia vita.Pensiamo al brano del profeta Eze-chiele in cui lo Spirito rimette insiemele ossa inaridite. È così anche per noi.Lo Spirito mette insieme i nostri fram-menti. E non ci mette mai uno control’altro ma cerca quel che c’è di positi-vo - magari anche poco - e lo portaverso l’altro. È l’individualismo lacausa di tante situazioni disperate:non sai con chi parlare, a chi chiedere,con chi esprimere il tuo dolore. Così cisi rifugia nel virtuale: tanti nomi, nes-suna relazione. Quel che qui si cercadi fare è, nell’ascolto, di ridare Dio alcuore dell’uomo.

Mio padre, che ha dato una casa ai suoi garzoni— E lei per cosa è grata, in particola-re, alla sua famiglia d’origine?

La mia era una famiglia cristianamolto semplice. Mio padre mi ha inse-gnato ad onorare tutti gli uomini. Do-po la guerra ha avviato una impresaedile, assumeva garzoni orfani, figli dicomunisti - io vengo da Reggio Emilia- e non insegnava loro solo un mestie-re, ma ad essere uomini. Non l’ho maisentito dire: quello lì è uno stupido.

A tutti i suoi dipendenti, quando sisono sposati, ha dato una casa, ossia illuogo dove costruire una famiglia. Èun segno della sua signoria sulle coseche mi è rimasto dentro. L’ho perso a21 anni, per un tumore. Le sue ultimeparole sono state: “Non resta che il be-ne fatto”. — E dalla mamma?

Mamma era un esempio di ospitali-tà. Eravamo in quattro in famiglia, masempre più di quattro. Aveva la capa-cità di far sentire l’altro importante,atteso, aspettato. Ricordo che, da me-dico, lavoravo agli Infettivi in ospeda-le e in carcere, e ogni tanto la serachiamavo: “mamma, siamo in 4 o 5”.E lei: “Dottori o delinquenti?” - rac-conta sorridendo Madre Maria Em-manuel -. “Beh mamma, è uguale, ini-ziano tutti con la «d»”. “E no: i delin-quenti mangiano di più!”.

Questo per dire che mia mammanon era una facilona, una buonista. Seinviti qualcuno - sosteneva - bisognafarlo sentire a casa, che non abbial’idea che disturbi. San Benedetto di-ce: accogliere l’altro come Cristo. Leinon avrebbe mai usato queste parole,ma è quello che viveva. Agli anzianidella via portava la pizza, l’erbazzo-ne, la torta...

Stavamo bene e questa condizione imiei genitori l’hanno sempre vissutacome un’opportunità perché anche glialtri potessero goderne. Il bene rice-vuto è da condividere.

Barbara Sartori

Dio! Dio non ha altro modo concretoper dirti l’amore che ha per te se nonnella relazione tra uomo e donna, cheviene paragonata al matrimonio traDio e la sua Chiesa. È una cosa gran-diosa! E l’amore di Dio non dipendedalla nostra bravura, dal non avere li-miti, dalla ricerca di perfezione. Eccoperché la misericordia è l’habitat na-turale della famiglia: perché dove c’èuna relazione, c’è anche la misericor-dia. Il punto chiave è che dobbiamoriappropriarci della nostra vocazioneoriginale.

L’individualismo genera disperazione — Che bisogni emergono, nell’ascoltodelle persone che lei incontra, nelle fa-miglie di oggi?

Quel che vivo di più e constato co-me determinante è che attraverso ladisponibilità all’ascolto, all’accoglien-za, al rimando alla nostra vera umani-tà, chi viene ritrova la sua dignità. Qui

arrivano persone con grandi dispiace-ri o sensi di colpa ed escono consape-voli che sono “di più” dei loro errori odelle loro sofferenze, escono a testa al-ta e in pace con se stessi, perché si puòsbagliare ma c’è Dio che ti ricompone.

La preghiera insegna a fare unità,anzitutto dentro di noi. Le personeoggi sono frammentate. Una mammami diceva: sto passando un momentoterribile, perché mi sento un pezzo disposa, un pezzo di mamma, un pezzodi donna e sono sempre inadeguata.Quando inizi a pregare, tutti i pezzivanno insieme! — Prima diceva: Cristo ha sposato lanostra umanità. Cosa provoca questascoperta nel cammino verso l’unità disé e l’unità con gli altri?

“Un Cristo che è morto per me, co-me può essere giudice della mia vi-ta?”, mi diceva una persona. È così:Dio - ci ricorda San Giovanni Criso-stomo - in croce non ci ha messo delleparole; ci ha messo Cristo, suo figlio,mite ed umile di cuore. Allora io pos-

“ “I coniugi sono l’incontro di due fragilità: la misericordia è curvarsi

sulla fragilità dell’altro, senza porre condizioni. Gesù ha sposato

la nostra umanità e nel rapporto con Lui ritroviamo la sorgente

per perdonarci e perdonare

In alto, nella foto di Pagani, il concor-so di disegno lo scorso anno alla Gran-de Festa della Famiglia. Sopra, madreMaria Emmanuel Corradini.

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Venerdì 9 settembre 2016 3ilnuovogiornaleSpeciale

GrandeFestadellaFamiglia

A d agosto, nel pieno del-le Olimpiadi di Rio, haconquistato il recorditaliano nei 200 farfalla

ai Campionati Italiani dellaCategoria Cadetti in corso aRoma: 1’ 55” 48, un tempo chegli avrebbe assicurato l’acces-so alla finale olimpica, se fossestato tra i convocati. Non sonostati in pochi a farglielo notare.“Non voglio discutere le deci-sioni dei tecnici federali, prefe-risco godermi il momento. Iogareggio anzitutto per me stes-so”. Il piacentino Giacomo Ca-rini, classe 1997, ha imparatodallo sport che nella vita si fa-tica, si ha successo, ci sono del-le delusioni anche quando tiimpegni a fare del tuo meglio,ma non bisogna mai mollare.

È un ragazzo con la testaben piantata sulle spalle e gliocchi capaci di vedere il buonoin tutte le situazioni. Sarà tragli ospiti del Giubileo della Fa-miglia e dello Sport di sabato17 settembre. “È un’occasioneper rendere grazie a Dio delleopportunità che ho avuto aPiacenza, una città che mi hadato tanto”, sottolinea Giaco-mo, cresciuto nella parrocchiadi Sant’Antonino e sportiva-mente nelle file della “Vittori-no da Feltre” con l’allenatoreGianni Ponzanibbio, “l’incon-tro con lui è stato decisivo perarrivare ai traguardi che sonoriuscito a raggiungere”.

“Dal nuoto ho imparatoa gestire il mio tempo”

Il mondo sportivo piacenti-no con i rappresentanti dellevarie discipline, insieme aipresidenti provinciali del ConiRobert Gionelli, del Cip-Comi-tato Italiano Paralimpico Fran-co Paratici e del Centro Sporti-vo Italiano Piergiorgio Visen-tin, si ritroverà il 17 settembre

a piazzale Genova alle ore16.30. Da qui gli sportivi e lefamiglie, scortati dalle notedella Banda Ponchielli, si met-teranno in marcia per la tradi-zionale “Camminata della fa-miglia”, che per il settimo an-no nell’ambito della GrandeFesta della Famiglia viene de-dicata al cavalier Luigi Gatti,già presidente della Camera diCommercio, noto imprendito-

re del nostro territorio. Lungo il Corso e via XX Set-

tembre arriveranno in piazzaDuomo: sul sagrato della Cat-tedrale, accolti dal vescovo diFidenza Carlo Mazza - a lungoresponsabile della Cei per laPastorale dello sport -, prende-ranno la parola gli sportivi. “Aun bambino che si avvicina aquesto mondo consiglio di de-dicarvisi con impegno. Io dal

nuoto ho imparato a scandire eorganizzare il mio tempo, adacquisire un metodo - eviden-zia Carini, che nel 2014 ha vin-to il bronzo nei 200 farfalla aiGiochi olimpici giovanili diNanchino in Cina - . Non è ve-ro che il tempo dedicato agliallenamenti impedisce di pre-parsi bene a scuola”.

Non è un caso che - senza la-sciare le gare - Giacomo a giu-

Ha avuto come chierichettoAlberto Gilardino. Ha regala-to una mini-bibbia e un croce-fisso a Pietro Mennea. AdAtlanta guardava l’Italvolleydi Velasco entrare e uscire dalvillaggio olimpico, sempreseria e composta, in fila perdue: “lui sembrava un grandeabate, i ragazzi un gruppo dimonaci di clausura”.

Anche il Vescovo della dio-cesi di Fidenza mons. CarloMazza, che dal 1988 al 2007,prima della nomina episcopa-le, è stato responsabile per laCei della Pastorale dello sporte “cappellano” delle spedi-zioni azzurre ad alcune edi-zioni dei Giochi Olimpici,parteciperà al Giubileo dellaFamiglia e dello Sport. — Può sembrare curioso che laChiesa promuova una pasto-rale anche nei confronti dellosport: come mai?

La Chiesa è sempre attentaai fenomeni sociali e culturalidi massa in quanto si rivelanosegni dei tempi, espressione dinuovi stili di vita e di nuoveesigenze di realizzazione di sé.Lo sport si può classificare inqueste “res novae” che inter-pellano la fede e l’etica deri-vante da una visione cristianadella vita. In tale prospettiva la“pastorale”, tipica azione dellaChiesa nel suo comunicare ilvangelo, non può non interes-sarsi dello sport per verificarela sua “adattabilità” alle istan-ze della testimonianza cristia-na. Gli obiettivi derivano daquesta essenziale impostazio-ne generale.— Eccellenza, è stato cappel-lano olimpico in passato. Co-m’era il rapporto con gli atle-ti?

Ho sempre immaginato ilvillaggio olimpico come un“oratorio” multiculturale e co-me luogo di incontro, di occa-sioni preziose, di piccole rela-zioni spirituali. I rapporti con

Giacomo, il recordman che non si monta la testa

A lato, un primo piano del nuotatore Giacomo Carini dopo uno deisuoi successi. Sopra, Luigi Gatti, a cui è intitolata la Camminatadella Famiglia, e suor Leonella Sgorbati.

Mons. Mazza a un convegno del Csi; a lato, insieme ai nuotatori Cri-stina Chiuso e Massimiliano Rosolino alle Olimpiadi di Sydney 2000.

— Ha partecipato a diverseGiochi olimpici, il primo aSeul nel 1988. Qual è il ricordopiù intenso ed emozionantedella sua esperienza?

Forse sarebbe riduttivo limi-tare un’esperienza così vasta evariegata restringendola in unsolo ricordo. Immersi inun’umanità effervescente,creativa, e di altissimo livelloagonistico, tutto l’universogiovanile sportivo appare ge-neratore di emozioni, di sensa-zioni e di considerazioni. Ed èvero che i ricordi affondano inun’umanità che è bellezza edeleganza, forza e raffinata abi-lità, e altresì espressiva di unafraternità sensibile, immediatae universale. Così incontri,

dialoghi, celebrazioni e confes-sioni, conformano un’espe-rienza memorabile e indicibile. — Un campione che ha vistoda vicino che si sente di segna-lare come esempio per i piùgiovani?

Diverse figure di atleti e di

atlete possono essere portatead esempio. Farei un torto aloro se dovessi scegliere unopiuttosto che un altro. Mi ba-sta testimoniare che gli spor-tivi olimpionici sono tali per-ché capaci di “cose grandi” intutto.

Filippo Mulazzi

Il nuotatore piacentino, classe 1997, che ad agosto ha conquistato il primato italiano nei 200 farfalla, sarà al Giubileo della Famiglia e dello Sport. “È l’occasione per rendere grazie per

le opportunità che ho avuto”. Durante la messa si ricorderà il martirio di suor Leonella Sgorbati

gli atleti esprimono un rispet-to, una cura, un coinvolgimen-to nel loro essere e nel loro agi-re, soprattutto in un momentoparticolare della loro vita spor-tiva, il punto più elevato e cru-ciale della loro “vocazione”atletica. Così, condividendocon loro gioie e dolori per i ri-sultati sportivi, mi sentivo par-te di loro, sostegno alle loro fa-tiche e compartecipe dei lorotrionfi, alleviando ansie e atte-se spasmodiche tipiche del“tempo olimpico”.— Il segno della croce duranteuna gara è scaramanzia?

Per uno spirito razionalista,il segno della croce di un atletapuò apparire una scorciatoiaper accaparrarsi l’ausilio diDio in modo sbrigativo e pale-semente ostentato. Io non sareicosì drastico nel giudizio. Nonescludo che sussistano motivinon del tutto ben intenzionati,e pur tuttavia il segno dellacroce rivela un riferimento tra-scendente e conseguente co-munque ad un atto pubblicodi fede, come un affidarsi aQualcuno più grande, più po-tente, più giusto di lui.

Dal 1988 al 2007 mons. Carlo Mazza è stato responsabile della Pastorale dello sport della Cei

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gno abbia conseguito la matu-rità liceale e si sia iscritto allaFacoltà di Economia. “Aglistudi non voglio rinunciare:mens sana - aggiunge con unsorriso - in corpore sano”.

Per l’atleta, arruolato dal2015 nelle Fiamme Gialle, ilprossimo appuntamento ago-nistico sarà a dicembre, con iCampionati Italiani Assoluti.

In Duomo il passaggiodella Porta Santa

Il momento clou del Giubi-leo sarà il passaggio della Por-ta Santa e la messa con il ve-scovo Carlo Mazza.

Durante la celebrazione -animata dal coro della parroc-chia di San Vittore (Besurica) -verrà ricordata suor LeonellaSgorbati, la religiosa piacenti-na, missionaria della Consola-ta, uccisa in Somalia esatta-mente dieci anni fa, il 17 set-tembre 2006, insieme alla suaguardia del corpo musulma-na. “Perdono, perdono, perdo-no” sono state le sue ultimeparole.

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4 Venerdì 9 settembre 2016

Specialeilnuovogiornale

I l corteo di sportivi e fami-glie sabato 17 settembresarà accompagnato lungoil percorso verso la Catte-

drale dalla Banda Ponchielli. “La nostra banda - spiega la

presidente Monica Capurri -è composta effettivamente da25-30 musicisti, in qualche oc-casione riusciamo ad essereanche in 40. Il ricambio gene-razionale è garantito dalla no-stra scuola di musica che af-fianca la banda. Grazie a unaconvenzione con il Comuneriusciamo a preparare i gio-vani musicisti del futuro”.

La banda è presenza fissanelle occasioni istituzionalidel capoluogo Piacenza: il 25aprile, il 2 giugno, il 4 luglio,il 4 novembre: in cambio rice-ve una sovvenzione che per-mette di far studiare musicaagli allievi. “La scuola duratre anni – continua la presi-dente -, dopo il secondo annoc’è già la possibilità di parte-cipare alle attività della ban-da, alla fine del terzo si entraa far parte stabilmente delgruppo”.

Dalla fisarmonica al trombone

Nella banda Ponchielli suo-nano anche padre e figlio, ac-cumunati dalla passione pergli “ottoni”. Mario Sordi, di-pendente della Regione origi-nario di Centenaro di Ferriere

GrandeFestadellaFamiglia

SABATO17 SETTEMBRE

Piazzale Genova

FAMIGLIE E SPORTIVI SULLE NOTEDELLA BANDA PONCHIELLI

Da piazzale Genova al sagrato della Cattedrale. Mario ed Alex: padre e figlio con la passione per gli “ottoni”

La Banda Ponchielli all’inizio del Corso Vittorio Emanuele in occasione del patrono Sant’Antonino; nella foto a destra, Mario e il figlio Alex alla tuba e al trombone.

e residente a Calendasco,suona nella banda da una de-cina d’anni. “Sono stato pervent’anni fisarmonicista inalcune orchestre - racconta -poi ho smesso: avevo tre figlipiccoli a casa e mi ero accortoche ero ormai rimasto uno deipochi musicisti a suonaresempre dal vivo”. Dieci annifa la scoperta, casuale, dellaBanda Ponchielli e la decisio-ne di frequentare la scuolaper studiare altri strumenti.Al termine, è diventato un

componente della formazio-ne. “A casa portavo il trombo-ne e mi esercitavo spesso: miofiglio Alex si appassionò allostrumento. Era molto incurio-sito e perciò decise di iscri-versi al Conservatorio Nicoli-ni di Piacenza”. E così a 11 an-ni - “il trombone era più gros-so di lui” è il ricordo di Mario- Alex si trova a suonare insie-me al papà nei cortei delgruppo Ponchielli.

Mario ha poi abbandonatoil trombone per dedicarsi al

basso tuba, che non gode dimolto appeal tra gli strumenti-sti. Alex suona il trombone el’euphonium. Per un breveperiodo ha fatto parte dellabanda un altro figlio di Ma-rio: Emanuele. “E nella Pon-chielli - aggiunge - c’è ancheuna coppia”.

“Siamo un bel gruppo”Perché impegni il tuo tem-

po libero per la Ponchielli?

“La banda - risponde pronta-mente Mario - è una delle ul-time realtà locali in cui si suo-na tutti dal vivo”. Inoltre c’èl’aspetto aggregativo. “Ci ri-troviamo in tanti con storie,professioni, provenienze edetà molto differenti: la musicaci tiene uniti tutti quanti. Stia-mo bene insieme, siamo unbel gruppo che si ritrova incompagnia: quasi sempre leprove fanno da preambolo amomenti conviviali a tavola”.

Mario e Alex collaborano

anche con altre realtà bandi-stiche extraprovinciali, nelParmense e nel Bresciano.“Nel capoluogo Piacenza sia-mo l’unica banda rimasta:purtroppo - evidenzia nonsenza rammarico Mario - incittà è meno partecipata unarealtà di questo genere rispet-to ai paesi della provincia,dove sono attive una decinadi altre bande. Nei piccolicentri una banda musicale èpiù sentita”.

Filippo Mulazzi

A d abbellire la cornicedel Giubileo dellosport e della famigliacontribuirà un’altra

realtà locale di prestigio. Inpiazza Cavalli, alle ore 21, siterrà il concerto del PiacenzaGospel Choir, che vedrà lapartecipazione dell’ItalianGospel Choir, il coro nazio-nale che rappresenta l’Italianella musica gospel e ne in-dossa i “colori”.

Quest’ultimo, nato e fon-dato dalla “Federazione Ita-liana Ricerca di Musica e Ar-te” (F.i.r.m.a. in sigla), strut-tura no-profit che valorizza

La formazione piacentina si esibirà insieme all’Italian Gospel Choir: sul palco 150 coristi e un’orchestra

Nella foto in alto, Francesco Zarbano e il PlacentiaGospel Choir durante un concerto; a lato, alcuni coristi dell’Italian Gospel Choira Milano nel 2015 per il concerto in piazza Duomo.

SABATO17 SETTEMBRE

Piazza Cavalli

PLACENTIA GOSPEL CHOIR, SUPER CONCERTO DEI DIECI ANNI

Italiana Ricerca di Musica eArte. L’Italian Gospel Choir -che è diretto dal maestroAlessandro Pozzetto - vanta,inoltre, la collaborazione dimusicisti di tutto rispetto delpanorama musicale italiano einternazionale.

“Il concerto del 17 settem-bre in piazza Cavalli - spiegail direttore della formazione

corale piacentina FrancescoZarbano - viene organizzatoper celebrare il decennale delPlacentia Gospel Choir (Ni-colini Gospel Choir). Il coronasce a Piacenza nel 2006all’interno del ConservatorioNicolini e nell’arco di questilunghi dieci anni ha ottenutograndissimi riconoscimentiportando con tanto onore il

nome della nostra provinciain tutta Italia e non solo”.

“Il concerto - prosegueZarbano - rappresenta un im-portante appuntamento nelquale i ‘biancorossi’ - coloreufficiale dell’abito celebrati-vo del coro - mostreranno leloro doti canore alla propriacomunità, in un concerto maivisto a Piacenza con oltre 150

la musica e l’arte in tutte leforme attraverso la diffusio-ne della cultura, ha comeprincipale obiettivo quello diraggruppare ed essere puntodi riferimento per le forma-zioni (corali, ensemble o grup-pi) che trattano e operanonella musica gospel, vicini almondo “black” anche nei ge-neri soul, blues, R&B e jazz,in Italia.

Il coro ha sede proprio nel-la nostra città, in via San Siro17, ospite della Federazione

coristi ed una orchestra di ot-to elementi che, rigorosa-mente dal vivo, li accompa-gneranno musicalmente”.

Il concerto è organizzato incollaborazione con il Comu-ne di Piacenza e la partecipa-zione tecnica di Bulla SportWear; è promosso dalla Ban-ca di Piacenza che ha volutoessere al fianco del coro pia-centino per celebrare questoimportante traguardo. Il pre-sidente del Comitato esecuti-vo della Banca, l’avv. Corra-do Sforza Fogliani, è anchepresidente onorario del Pla-centia Gospel Choir.

Il Placentia Gospel Choirprova tutti i lunedì sera pres-so l’Università Cattolica delSacro Cuore di Piacenza dalle20 fino alle ore 22. Chi voles-se conoscere da vicino il coroe partecipare alle attività puòiscriversi a F.i.r.m.a. - Federa-zione Italiana Ricerca di Mu-sica e Arte - che ne è l’asso-ciazione di riferimento ed or-ganizzatrice del concerto.

F. M.

Venerdì 9 settembre 2016 5SpecialeSpeciale

GrandeFestadellaFamigliaPiacenza 15-19 settembre 2016

FAMIGLIA, LUOGO DI MISERICORDIA

Arricchiranno la manifestazione della domenica: truccabimbi e giochi gonfiabiliGelati e bibite per tutta la giornata • Stand delle Associazioni aderenti al Forum delle Associazioni familiari

DIOCESI DIPIACENZA-BOBBIO

Comitato Italiano ParalimpicoDelegazione di Piacenza

Panathlon InternationalPiacenza la Primogenita

Giovedì 15 settembre• ore 21,00 - Chiesa di San Raimondo (corso Vittorio Emanuele, 154)

“Famiglia, luogo di misericordia”Madre Maria Emmanuel Corradini, abbadessa benedettina

Sabato 17 settembreGiubileo della Famiglia e dello Sportin collaborazione con CONI - CSI - CIP• ore 16,30 - Piazzale Genova

Ritrovo e accoglienza• ore 17,00

Camminata della Famiglia - 7° Memorial Luigi Gatti accompagnata dalla Banda Ponchielli

• ore 17,45 - Piazza Duomo, sagrato della CattedraleAccoglienza con mons. Carlo Mazza, vescovo di FidenzaTestimonianze

• ore 18,15 - CattedralePassaggio attraverso la Porta Santa

• ore 18,30 - CattedraleS. Messa giubilare presieduta da mons. Carlo Mazzacon la partecipazione del Coro della parrocchia di San Vittore (Besurica)

• ore 20,00 - Chiostri del DuomoCena... in famiglia con gnocco fritto e salume

ore 21,00 - Piazza CavalliItalian Gospel Choir in concertoSerata promossa dalla Banca di Piacenza

Domenica 18 settembremattino• ore 10,30 - Salone di Palazzo Gotico (piazza Cavalli)

“Troppa misericordia? Dove vuole portarci Papa Francesco?”Andrea Tornielli, giornalista e scrittore

“La violenza si interrompe solo con il perdono”Gemma Capra Calabresi, vedova del commissiario Calabresi, ucciso da Lotta Continua

“Come perdonare chi ci delude?”Costanza Miriano, giornalista e scrittrice

Conduce Matteo BilliServizio baby-sitter dalle ore 10.30

• ore 11,30 - Portici di Palazzo Goticoper tutti i bambiniPappa & Pero e “Il pennello magico”

• ore 13,00 - Portici di Palazzo GoticoPranzo... in famiglia

pomeriggio • ore 14,30 - Chiostri di San Francesco

Apertura della mostra “I volti della misericordia”• ore 14,30 - Piazza Cavalli

Per i bambini: “L’artista che è in te”. Disegniamo il perdono • ore 15,30 - Piazza Cavalli

“Storie di accoglienza e di misericordia” con Barbara Sartori:Gaia Corrao: “I bambini ascoltano con gli occhi”Paola Belletti: “Osservazioni di una mamma qualunque”Susanna Bo: “La buona battaglia”

• ore 17,30 - Piazza CavalliIntervista a Giovanni Scifoni, attoreMonologo da “I Miserabili” di Victor HugoIntermezzi musicali con il gruppo Lots

• ore 18,30 - Piazza CavalliSpettacolo musicale “We are Fella, Lucky Fella”

sera• ore 19,30 - Portici di Palazzo Gotico

Cena... sotto le stelle

Lunedì 19 settembre• ore 21,00 - Centro pastorale “Il Samaritano” (via Giordani, 14 - Parcheggio interno)

“Contrasto alla povertà e politiche familiari: una finestra di speranza?”Roberto Rossini, presidente nazionale ACLICarlo Dionedi, vice-presidente Associazione Nazionale Famiglie Numerose

COMUNE DI PIACENZA

IN COLLABORAZIONE CONFORUMdelleASSOCIAZIONIFAMILIARIdi Piacenza Settimanale Diocesi di Piacenza - Bobbio

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ilnuovogiornaleSpeciale

GrandeFestadellaFamiglia

6 Venerdì 9 settembre 2016 ilnuovogiornaleSpeciale

“Un giorno incontro due per-sone, marito e moglie, chemi salutano e mi dicono

che le nostre storie sono legate. Sierano sposati il giorno in cui miomarito era stato ucciso. E mi han-no detto: «Quando l’abbiamo sa-puto ci siamo sentiti fortementelegati a voi, alla vostra famiglia, eabbiamo deciso che tutti i giorniavremmo detto una preghieraper voi. E così abbiamo semprefatto, dal giorno del nostro matri-monio fino ad oggi». Al che misono detta: 'Ecco perché ce l’hofatta! Ecco perché sono riuscita afare questo cammino così diffici-le. Non ero sola!”.

Gemma Capra non ha dubbi: ilsuo incontro con Dio è avvenutola mattina del 17 maggio del1972. Davanti al portone di casa,a Milano, suo marito, il commis-sario Luigi Calabresi, viene ucci-so con due colpi di pistola. Erastato ingiustamente accusato diaver provocato la morte del-l’anarchico Giuseppe Pinelli. È ilperiodo della strategia della ten-sione cominciata con la strage diPiazza Fontana e che culminerànel ‘78 con il rapimento e l’assas-sinio di Aldo Moro.

Alla Grande Festa della Fami-glia - dove torna graditissimaospite dopo l’intervento nel 2012- porterà nella mattinata di dome-nica 18 settembre a Palazzo Goti-co la sua testimonianza: “La vio-lenza si interrompe solo con ilperdono”.

“Don Sandro, dimmi la verità: cos’è successo?”

Gemma aveva 25 anni, restavasola con due bambini ed era incin-ta del terzo. Poteva reagire conrabbia, disperazione, odio. Invece

non ha mai voluto cedere alla lo-gica della vendetta. Ai figli - Ma-rio, oggi direttore di Repubblica,Paolo, Luigi, a cui ha voluto dareil nome del padre, e Uber, nato dalsecondo matrimonio con Tonino -così come ai nipoti, insegna a nonrestare indifferenti di fronte alleingiustizie. Mai però a rispondereal male con il male.

“A un certo punto - ricorda, tor-nando con la memoria a quel tra-gico giorno di maggio del ‘72 - lacasa ha iniziato a popolarsi dipersone che mi parlavano del fe-rimento di mio marito. Tutti tergi-versavano. Quando ho visto ilparroco don Sandro Dellera, l’hoguardato in faccia e gli ho chiesto:«Dimmi la verità: cos’è succes-so?». E lui, muovendo le labbrama senza emettere suono mi harisposto: «È morto». Mi sono ac-casciata sul divano e ho guardato

gli oggetti intorno a me, oggettiche mi parlavano di mio marito,come cose prive di significato. Hoprovato un dolore indescrivibile,talmente forte da diventare dolo-re fisico. In quell’istante, su queldivano, ho sentito nascere mira-colosamente in me un senso di

TESTIMONE DI MISERICORDIA/ A Palazzo Gotico Gemma C

“Quel 17 maggio 1972 hoÈ rimasta sola con due bambini e incinta del terzo. Ma non ha mai volu

Sopra, la prima pagina del qumazione” con la notizia dell’aA lato, Gemma Capra.

DOMENICA18 SETTEMBRE

Palazzo Gotico

L a chiesa di San’Anna in Va-ticano, parrocchia di BorgoPio, era gremita la mattinadi domenica 17 marzo

2013. Papa Francesco celebravala sua prima messa tra la gentedopo l’elezione, avvenuta ilmercoledì precedente. Nellafolla di fedeli, anche il giornali-sta Andrea Tornielli con alcuniamici. “Il messaggio di Gesù èla misericordia. Per me, lo dicoumilmente, è il messaggio piùforte del Signore”, disse France-sco, parlando a braccio a partiredal Vangelo dell’adultera, quel-lo del celebre monito di Gesù:“Chi è senza peccato, scagli laprima pietra”. Poco più di unanno dopo - è il 7 aprile 2014 - ilPapa torna a commentare il me-desimo brano, stavolta nellamessa mattutina in Santa Mar-ta, divenuta la sua residenza.“La misericordia - evidenziò inquell’occasione - è il modo concui Dio perdona”. E ancora: “Èuna grande luce di amore, di te-nerezza, perché Dio perdonanon con un decreto, ma con unacarezza. Lo fa carezzando le no-stre ferite di peccato, perché luiè coinvolto nel perdono, è coin-volto nella nostra salvezza”.

Tornielli, vaticanista del quo-tidiano torinese La Stampa e re-sponsabile del sito Vatican Insi-der, quelle riflessioni sull’amo-re di Dio dalle parole semplici,ma dirompenti, non le ha maidimenticate. Il Giubileo straor-dinario della misericordia haacceso i riflettori sul volto diDio che a Francesco sta più acuore testimoniare.

I suoi ripetuti inviti all’acco-glienza, con l’immagine efficacedella “Chiesa ospedale da cam-

po”, hanno suscitato ancheobiezioni e resistenze. “Troppamisericordia? Dove ci sta por-tando Papa Francesco” è il temasu cui si soffermerà domenica18 settembre alla Grande Festadella Famiglia Andrea Tornielli,autore del libro-intervista conBergoglio dal titolo “Il nome diDio è misericordia” (edizioniPiemme). A Palazzo Gotico, alle

ore 10, aprirà la mattina con-dotta dal giornalista Matteo Bil-li e che vedrà la partecipazioneanche di Gemma Capra e Co-stanza Miriano.

Com’è nato il libroLo stesso Tornielli racconta

nell’introduzione la genesi dellibro. Galeotta fu un’altra ome-

lia di Francesco, quella della li-turgia penitenziale al terminedella quale avrebbe annunciatol’indizione dell’Anno Santodella misericordia. Era il 13marzo 2015.

“Mentre lo ascoltavo ho pen-sato: sarebbe bello potergli por-gere alcune domande incentra-te sui temi della misericordia edel perdono, per approfondire

ciò che vogliono dire per lui, co-me uomo e come sacerdote.Senza - puntualizza Tornielli -la preoccupazione di ottenerequalche frase ad effetto che en-trasse nel dibattito mediaticoattorno al Sinodo della fami-glia, spesso ridotto a un derbyfra opposte tifoserie. Senza en-trare nella casistica. Mi piaceval’idea di un’intervista che faces-

se emergere il cuore di France-sco, il suo sguardo”.

Il Papa ha accettato la propo-sta. Il libro è frutto di una seriedi colloqui in Santa Marta ini-ziati nel luglio 2015, al ritornodal viaggio in Ecuador, Boliviae Paraguay. “Avevo inviato conpochissimo anticipo un elencodi argomenti e domande cheavrei voluto trattare. Mi sono

Nel libro-intervista del vaticanista Andrea Tornielli, Bergoglio spiega a partire dall’esperienza di sacerdote e di uomo cosa vuol dire che “il nome di Dio è misericordia”

— Come si può insegnarela misericordia ai bam-bini?

Abituandoli ai raccontidel Vangelo, delle para-bole. Dialogando con lo-ro e, soprattutto, facendoloro sperimentare la mi-sericordia. Facendo lorocapire che nella vita sipuò sbagliare, ma chel’importante è rialzarsisempre.

Parlando della fami-glia, ho detto che è l’ospe-dale più vicino: quandouno è malato, ci si cura lì,finché si può. La famiglia

è la prima scuola deibambini, è il punto di ri-ferimento imprescindibi-le per i giovani, è il mi-glior asilo per gli anziani.Aggiungo che la famigliaè anche la prima scuoladella misericordia, per-ché si è amati e si imparaad amare, si è perdonati esi impara a perdonare.

Penso allo sguardo diuna madre che si sfiancadi lavoro per portare a ca-sa il pane al figlio tossico-dipendente. Lo ama, no-nostante i suoi errori.

Tratto dal libro “Il nome di Dio è misericordia”

“La famiglia è la prima scuoladella misericordia”

“ Come potevo, ddi pregare per le famdi mio marito? Avev

i Beatles, mi piaÈ evidente che

è perché Dio

Nella foto de L’Osservatore Romano/SiR, la visita al campo profughi di Lesbo con il patriarca Bar-tolomeo nell’aprile scorso.

TROPPA MISERICORDDOVE CI PORTA PAPA FRA

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GrandeFestadellaFamiglia

Venerdì 9 settembre 2016 7ilnuovogiornaleSpeciale

come la mia. Come potevo fareuna cosa del genere? Ero una ra-gazza di 25 anni, ascoltavo i Bea-tles, amavo divertirmi. Da solanon avrei potuto affrontarequell’evento in questo modo. Èevidente - sottolinea Gemma -che è stato Dio, in quel momento,a farmi il dono della fede. Una fe-de che già avevo ereditato dallamia famiglia, ma più come tradi-zione che altro. In quel momentola fede è diventata una cosa mia,una mia decisione”.

Il perdono è un camminoNel necrologio del marito sul

Corriere della Sera volle far scri-vere le parole di Gesù sulla croce:“Padre, perdona loro perché nonsanno quello che fanno”.

“A un certo punto - spiegaGemma - mi sono domandata chesenso avesse, fino in fondo, quellafrase. Ho capito che era arrivato ilmomento di farla mia. E la cosa sucui mi sono interrogata è stata: maperché Gesù, sulla croce, non hadetto direttamente: «Vi perdonoperché non sapete quello che statefacendo?». Perché ha dovuto dire«Padre, perdona loro»? E lì - sotto-linea - ho capito: Gesù era uomo,e sapeva quanto per noi uominisarebbe stato difficile perdonare.Non saremmo stati capaci di se-guirlo su questa strada. Allora ciha richiamato al fatto che il perdo-no viene fin da subito dal Padre,mentre a noi è dato il tempo delcammino, per conquistare con pa-zienza questa consapevolezza.Quando ho fatto questa scopertami sono come liberata da un ma-cigno. Avevo il mio cammino da-vanti, accompagnata da Chi giàaveva perdonato. Non avevo l’ob-bligo di fare tutto subito”.

pace e la consapevolezza che nonero sola. Ho sentito potente lapresenza di Dio accanto a me. Hosubito chiamato don Sandro e gliho chiesto di farci recitare unapreghiera per le famiglie degli as-sassini di mio marito, famiglieche in quel momento soffrivano

Capra, vedova del commissario Calabresi

o incontrato Dio”uto cedere alla logica dell’odio e della vendetta

uotidiano milanese “Corriere d’Infor-assassinio del commissario Calabresi.

presentato munito di tre regi-stratori. Francesco mi attendevatenendo davanti a sé una con-cordanza della Bibbia e delle ci-tazioni dei Padri della Chiesa”.

Uno spiraglio basta per ottenere misericordia

In 109 pagine, di domanda indomanda, Francesco spazia da

Il giornalistaAndrea Tornielli consegna a papa Francesco una copia del libro “Il nome di Dio è misericordia”.

aneddoti della sua vita di prete- e anche dell’infanzia - a rifles-sioni sulla confessione, la diffi-coltà a riconoscersi peccatori, ilrapporto tra giustizia e perdo-no, l’atteggiamento dei sacerdo-ti di fronte a chi vive condizioniirregolari.

Tornielli rivela un retroscenaper capire cosa vuol dire miseri-cordia per Francesco. Parlandodi peccatori e perdono, nellaprima versione del testo, avevasintetizzato così la risposta delPapa: “La medicina c’è, la gua-rigione c’è, se soltanto muovia-mo un piccolo passo verso Dio”.“Mi chiese di aggiungere «...oalmeno abbiamo il desiderio dimuoverlo». In questa aggiunta -sottolinea il giornalista - c’è tut-to il cuore del pastore che cercadi uniformarsi al cuore miseri-cordioso di Dio e non lascia nul-la di intentato pur di raggiunge-re il peccatore”.

Barbara Sartori

da sola, chiedere miglie degli assassinivo 25 anni, ascoltavoaceva divertirmi. e, se l’ho fatto, o era con me

(bs) Il quotidiano britannicoCatholic Herald l’ha definita“la scrittrice cattolica più peri-colosa del mondo”: CostanzaMiriano, giornalista di Rai Vati-cano e collaboratrice di diversetestate come Avvenire e il gior-nale on line La Croce, chiuderàla mattinata di domenica 18 set-tembre a Palazzo Gotico. “Il ge-nio femminile: perdonare chi cidelude” è il titolo del suo inter-vento.

Il grande privilegiodell’essere femmine

Per Costanza Miriano, peru-gina di nascita e romana d’ado-zione, la popolarità è arrivatacon “Sposati e sii sottomessa”,un caso editoriale tradotto inpiù lingue e pronto ora a sbar-care negli States. È proseguitacon la riflessione sul matrimo-nio dedicata agli uomini in“Sposati e muori per lei”. Con-fermandosi amante dei titolicontrocorrente, in “Obbedire èmeglio” ha scritto di come an-che le delusioni possono diven-tare un bene, perché salvanodal delirio di onnipotenza.Adesso in “Quando eravamofemmine” (Sonzogno editore)indirizza alle figlie gemelle Li-via e Lavinia in forma di letterala sua disamina sul ruolo delladonna nella società. “Noi don-ne - sottolinea nel saggio - ab-biamo conquistato la libertà discegliere, nel lavoro, nell’amo-re, nella vita. Ma a che prezzo?Siamo davvero più felici? E so-prattutto, rendiamo più felici lepersone che ci sono affidate?Non è che per caso femmini-smo, rivoluzione sessuale e bat-taglie per la parità hanno finitoper lasciarci più sole e tristi?”.

La giornalista - moglie diGuido e mamma, oltre che dellegemelle, di Bernardo e Tomma-so - osa rivendicare come formadi realizzazione per la donna lamaternità, l’apertura alla vita,quale “grande privilegio del-l’essere femmine”. “Non stoparlando - puntualizza - dellacasalinga anni Cinquanta: letante donne che ho avuto la for-tuna di incontrare - donne rea-lizzate spesso anche nel lavoro -hanno percorso strade difficili,perfino drammatiche, eppurene sono emerse straordinaria-mente capaci di vita, capaci disperanza contro ogni ragione”.

A chi voglio piacere io?Il punto di partenza è la do-

manda con cui - volenti o no-lenti - ogni donna si trova a farei conti: “A chi voglio piacereio?”. È questa - annota la Miria-no - la chiave di volta a cui è le-gato anche il modo in cui unadonna guarda se stessa, anzi, sidefinisce. “Chi vogliamo che cidica che siamo belle? - rilanciaMiriano -. Ognuna di noi vuolepiacere a qualcuno, anche quel-le apparentemente più autono-me, perché l’indipendenza èun’illusione”. Quanto a lei, nonha dubbi sulla sua, di risposta:“A chi voglio piacere? A Dio”.Senza il riconoscimento di un

Perdonare chi ci delude: un “potere” nelle mani delle donne

Siamo emancipate, ma siamo felici? In “Quando eravamo femmine” Costanza Miriano racconta i tanti incontri fatti in tutta Italia

Amore che precede e sostieneogni nostro amore, insomma,non c’è relazione, desiderio,giusta ambizione che tenga.

L’altro è imperfetto e desti-nato a deluderci. E quando l’al-tro è il marito, il fidanzato, ilcompagno la delusione fa an-cora più male. Può schiacciare.La verità è che il bisogno di“pienezza” del nostro cuorenon può essere riposto in un’al-tra persona. Dunque, non sonogli uomini che sono cattivi - co-me una certa mentalità vorreb-be sostenere, mettendo maschie femmine gli uni contro gli al-tri - né la colpa è del lavoro nelquale le donne vivono ancorauna condizione di disparità. Èall’origine che bisogna tornareper saziare la sete di infinitodel cuore umano. “Quandochiedo al Signore di restituirmilo sguardo di amore che desi-dero - confida Costanza Miria-no - sono più piena, più felice,dipendo di meno dagli altri eriesco ad amarli in modo più li-bero, non come chi si aggrap-pa, ma come chi si apre genero-samente, perché sa che la suapienezza non è messa in crisida niente”.

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La medicina c’è, la guarigione c’è, soltanto muoviamo ccolo passo verso Dio.

O abbiamo almeno esiderio di muoverlo

“Sotto i Portici del Gotico alle 11.30. Nel pomeriggio “Disegniamo il perdono”

“Il pennello magico” di Pappa e PeroÈ affidato a Pappa e Pero - ovvero Sa-

ra Dallavalle e Andrea Roda, educatoriprofessionali, una lunga esperienza alfianco della famiglia in attività di ani-mazione e laboratori creativi - il mo-mento dedicato ai bimbi nell’edizione2016 della festa. Domenica 18 settem-bre, alle ore 11.30, sotto i Portici di Pa-lazzo Gotico proporranno lo spettacolo“Il pennello magico”.

Alle ore 14.30 in Piazza Cavalli i bam-bini saranno coinvolti inoltre nell’inizia-tiva “L’artista che è in te: disegniamo ilperdono”. Non mancheranno i giochigonfiabili, il truccabimbi, bibite e gelatiper tutta la giornata di domenica.

Sopra, nella foto di Pagani, Costanza Miriano durante il suo intervento all’edizione 2013 della Grande Festadella Famiglia. A lato, la copertina del suo ultimo libro.

GrandeFestadellaFamiglia

8 Venerdì 9 settembre 2016 ilnuovogiornaleSpeciale

GrandeFestadellaFamiglia

“Siamo partiti in 4, siamo tornati in 7”:Gaia Corrao è rientrata in Italia

dopo dieci anni di missione in Brasile con il marito tra i bambini abbandonati

e vittime di violenze. “Nella casa famiglia ritrovano il sorriso, la voglia

di vivere e di farlo da figli di Dio”

Gaia Corrao e il marito Gianluca Gaglione in Brasile con i figli, naturali ed adottati; un altro figlio è in Cielo.A lato, la copertina del libro in cui racconta i suoi dieci anni a Mogi das Cruzes.

Gaia è da poco rientratain Italia dopo dieci annidi missione con il mari-to e i figli tra i bambini

abbandonati del Brasile.Paola è una “mamma qua-lunque” che ha voluto con-dividere le gioie e le fatichedella sua vita di tutti i giorniin un libro-diario. Susanna èpassata attraverso undici an-ni di malattia del fidanzato -e poi marito - Luigi, impa-rando cosa vuol dire lottare esperare contro ogni speran-za. Tre donne per tre storie diaccoglienza e di misericordianel pomeriggio di domenica18 settembre in piazza Ca-valli (ore 15.30) alla “GrandeFesta della Famiglia”.

Figli del grembo e figli del cuore

“Siamo partiti con due figli,oggi siamo in sette: due figliitaliani, due brasiliani, piùuno che non ha potuto vederela luce e ci precede nel Regnodei Cieli. Nella nostra fami-glia c’è di tutto: figli delgrembo e figli del cuore. Bim-bi cresciuti con noi, che la no-stra mano ha accompagnato ascuola, dal dottore, al calcio,al mare, come si fa con un fi-glio. Interminabili ore di dia-loghi, di litigate. È vero quelche dicono, che per ogni fi-glio che nasce il cuore diventapiù capiente. Oggi mi sembrache nel cuore ci sia semprespazio per qualcun altro. È undesiderio d’amare e accoglie-re la vita, che non finiscemai”.

Così scrive Gaia Corrao nelsuo libro “Prima che sorga il

delle mie figlie e si diverte adisegnare un mondo pieno dicolori”.

Finito l’interrogatorio, Gaiae la ragazzina si fermano inuna videoteca per noleggiareun film da vedere a casa congli altri bambini. Sul banconeci sono anche dolcetti, patati-ne e degli ovetti Kinder. Gaiaha l’istinto dicomprarglieneuno. “«Zia - quaci chiamano così- Grazie! Hairealizzato il so-gno della mia vi-ta!». Io sono ri-masta a boccaaperta. Vedendola mia sorpresadinanzi alla suagioia, mi haspiegato che unavolta, tanto tem-po fa, lo avevachiesto al papà,un ovetto kin-der, ma questi lo aveva com-prato alla sorellina piccola enon a lei e da quel giorno loaveva sempre desiderato sen-za mai poterlo avere. In unmondo in cui i nostri figli nonsi accontentano più di nulla evivono spesso insoddisfatti,c’è ancora qualcuno a cui ba-

sta un cioccolatino per tocca-re il cielo con un dito”.

La missione è ovunqueGaia racconta il dolore, ma

pure la rinascita di questi bam-bini. “Nella casa famiglia ritro-vano il sorriso, la stima in sestessi e nel mondo che li cir-

conda e soprat-tutto la voglia divivere e di farloda figli di Dio -sottolinea -.Quando li osser-vi pregare, in gi-nocchio nellabella cappella inlegno che costi-tuisce il cuore diquesta missione,ti commuovi apensare alle sto-rie spesso racca-priccianti diognuno di loro enon puoi non

ringraziare Dio per la suagrande bontà e misericordia”.

L’eredità che Gaia e la suafamiglia si portano a casa dalBrasile è inestimabile, cosìcome la convinzione che “lamissione continua, perché lamissione è ovunque”.

Barbara Sartori

sole. Vivere in Brasile tra ibambini di strada” - pubbli-cato da la Nuova Editrice Ber-ti-il Nuovo Giornale - in cuiracconta dei dieci anni di mis-sione alla casa famiglia diMogi das Cruzes, a 100 Kmda San Paolo, in Brasile, cheaccoglie 70 bambini di strada.

È una delle tante realtà natedal carisma di suor Elvira Pe-trozzi, fondatrice della Co-munità “Cenacolo”, per por-tare l’amore di Dio nelle peri-ferie del nostro tempo. Perquesto impegno a Gaia Cor-rao è stato assegnato nel 2010il Premio “Solidarietà per lavita-Santa Maria del Monte”.

Classe 1971, avvocato, gior-

nalista pubblicista, toscana diPescia, la Corrao è una firmanota ai nostri lettori. Ogni set-timana, attraverso la rubrica“La colonna della vita”, ci hareso partecipi dell’avventuramissionaria che ha condivisocon il marito Gianluca Ga-glione e i figli. È autrice di te-sti dedicati alla famiglia, al-l’educazione e di biografie disanti.

L’ovetto KinderGaia ripercorre nel suo

“diario brasiliano” le difficol-tà, i dolori incontrati, le feriteda lenire, ma pure la rinascitadi questi bambini.

Strappa il cuore la vicendadella ragazzina di 12 anni cheGaia, in qualità di avvocato,accompagna in commissaria-to per sporgere denuncia: daquando ha otto anni subisceviolenze dal padre.

“Quel giorno non è stato fa-cile per lei resistere alle do-mande incalzanti della poli-zia: ha dovuto ripercorrere ilsuo interminabile inferno pal-mo a palmo, raccontando tut-to, perfino i dettagli più sca-brosi - ricorda Gaia -. E lo hafatto con il coraggio e la di-gnità di una donna. Mentre èsolo una bambina. Una bam-bina che quando viene in casamia, gioca con le bambole

(bs) “È possibile, pur sof-frendo, essere felici. Al fune-rale di Luigi sorridevo e, for-se, la gente pensava mi fossiimpasticcata. Invece no: hofatto esperienza nella miacarne che abbandonarsi allavolontà di Dio non è rasse-gnazione. Che la fede non èuna barzelletta, né una pieto-sa bugia, come a un certopunto avevo pensato, io cheero la brava ragazza tutta ca-sa, studio e chiesa. La fede èuna realtà concreta, ma è so-prattutto un dono, e si puòchiedere in un modo solo:pregando, come aveva sem-pre fatto Luigi”.

Susanna Bo ha imparato alottare quando ha avuto il co-raggio di dire che “Io non so-no Dio”. Che non poteva sal-vare nessuno, nemmeno suomarito che tanto amava e che,in undici anni di tumore alcervello, aveva fatto in mediaun’operazione all’anno in uncalvario di speranze alternatea recidive e delusioni.

L’ateo e la brava ragazza “La buona battaglia” di cui

racconta nel suo libro - e dicui parlerà il 18 settembre inpiazza Cavalli - non è soloquella contro il meningioma.È una battaglia contro le pau-re, contro il senso di impoten-za, contro quella “vocina”che, insistentemente, fa capo-lino: “tanto lui morirà e mori-rà disperato, tutto quel chedici di credere è una favola” .È, in ultima analisi, una bat-taglia con Dio che Luigi - ilragazzo fichissimo che anda-va in parrocchia alle cateche-si anche se si definiva ateo -aveva vinto ben prima di lei.

STORIE DI MISERICORDIA/ 2 - “La buona battaglia” di Susanna Bo: la fede, l’ateo e la brava ragazza

“Ero una praticante non credente. Nella malattia di Luigi ho conosciuto Dio”

Sopra, la copertina del libro. Alato, Susanna Bo ospite di Ales-sandro Sciortino nella trasmis-sione "Beati voi" su Tv 2000.

Luigi, senza pietismi e parolefatte, osando perfino l’armadell’ironia. Dal primo incon-tro, ai tentativi di farsi notare,all’innamoramento, alle liti.Fino alla decisione di sposar-si, anche se il meningiomadefinito “benigno” dal medi-co si era ripresentato. E poil’altalena di miglioramenti epeggioramenti, la gioia dellanascita di due bimbe e l’ango-scia per le cure che non fun-zionano più. In mezzo, la per-sonalissima battaglia di Su-sanna - “praticante non cre-dente”, si autodefinisce - chela porterà a dire che “al dolo-re si può dare una risposta” eche “la vita eterna è già quied è possibile”.

Il successo di pubblico dellibro conferma che la storia di

Susanna e Luigi arriva drittaa chi legge. “Avevo iniziato ascrivere soprattutto per la-sciare un ricordo del papà adAnna e Rachele. Poi un caroamico, scrittore noto nellamia zona, mi ha incoraggiatoa trasformarlo in un romanzoda diffondere”. Uscito conl’editore Chirico, ha vendutoal punto che la storia è statanotata dalla San Paolo che neha pubblicato una ristampacon alcune attualizzazioni ri-spetto alla prima stesura.

“Tu mi hai tolto la paura della morte”

“Confesso che a volte michiedo se questo libro nascadal mio narcisismo o sia un

Susanna - classe 1977, ligu-re di Sestri Levante, laureatain Lingue - ha sempre avutola penna facile. Ma voleva

scrivere soltanto nel caso incui avesse avuto qualcosa dadire. Lo ha fatto a sette annidi distanza dalla morte di

“ Al funerale sorridevo e forse la gente pensava che

mi fossi impasticcata. Invece no: ho fatto esperienza nella mia carne che arrendersi alla volontà di Dio non è rassegnazione, che la fede

non è una pietosa bugia

“I BAMBINI RINASCONO

CON L’AMORE DOMENICA

18 SETTEMBREPiazza Cavalli

progetto di Dio”. Ma ci sonotroppi fatti che avvalorano laseconda ipotesi. Per esempio,che Susanna l’abbia scritto inun momento della sua vita incui aveva molto tempo libero,perché non riusciva a trovareun lavoro che si conciliassecon la gestione delle figlie. Oi “grazie” che le arrivano datutta Italia

A volte c’è anche del comi-co. Come quella volta che, aRoma per la prima presenta-zione ufficiale dell’edizionecon la San Paolo, una ragazzale scoppia a piangere davanti.“Ce sta mi moglie - commen-ta con un formidabile accentoromanesco l’uomo che le èfianco - che pare me quandoho incontrato Totti all’allena-mento della Roma”. Il motivodella commozione si riveleràsorprendente. Poco prima disposarsi, all’allora fidanzatoera stata diagnosticata unasindrome, senza dare pro-spettive sul futuro. Lei va incrisi. Un sacerdote amicopensa bene di regalarle il li-bro di Susanna. “Tu mi haitolto la paura della morte”, ledice, incontrandola. Ora sonosposati da tre anni e hanno trebambini.

Anche Susanna è diventataancora mamma. Nel 2011 si èsposata con Gianni. È sicurache sia stato attentamentescelto dall’Alto. Hanno trebimbi, Pietro, Francesco e Lo-renzo. “Quest’ultimo - fa nota-re - è nato il 1° novembre, festadi tutti i Santi. A proposito diComunione con il Cielo”.

Venerdì 9 settembre 2016 9ilnuovogiornale

S arà inaugurata nell’ambi-to della Grande Festa del-la Famiglia, domenica 18

settembre alle ore 14.30 neiChiostri di San Francesco, lamostra “I volti della miseri-cordia”, che vuole aiutare aentrare nel mistero dell’amo-re di Dio contemplando alcu-ne persone, santi e non, chehanno vissuto in modo spe-ciale la misericordia. Resteràallestita nella parrocchia cit-tadina intitolata al santo diAssisi fino alla festa patronaledi S. Francesco il 4 di ottobre.

La mostra - curata dal pa-dre carmelitano milanese An-tonio Sangalli con il patroci-nio della Chiesa italiana - sicompone di 18 pannelli.

Il percorsoDopo alcuni pannelli che

introducono il tema del Giu-bileo, ne percorrono l’originestorica e spiegano la parolamisericordia, la mostra prose-gue il suo cammino a scoprirei volti nei quali si è più mani-festata la misericordia stessa.Si potrà approfondire e risco-prire il volto di Gesù e dellaMadonna passando attraver-so le vite di alcuni particolarisanti e il loro ruolo di conti-nuatori di opere di misericor-dia. Tra di essi, ricordiamosan Girolamo, Santa Caterinada Siena, Santa Teresa di Ge-

Paola Belletti ha diverse for-me di allergia. È allergica alladefinizione “mamma specia-le” e “famiglia speciale”. Aquelli che, vedendola con unbimbo malato, dicono: “pove-rino”. O: “L’amniocentesi nonl’avevi fatta?”. E ancor più aquelli che se ne escono confrasi del tipo “È una benedi-zione, Dio vi predilige”, salvopoi fare un sospiro di sollievoper esserne stati risparmiatiloro, dal privilegio.

Paola - ospite nel pomerig-gio del 18 settembre in piazzaCavalli - è una donna che nonha peli sulla lingua. Ama direla verità anche se fa male. Econ la verità della vita ci siconfronta tutti i santi giorni,senza far sconti anzitutto a sestessa. Sapendo ridere, pian-gere, sbagliare e rialzarsi sen-za che l’un atteggiamentodebba per forza essere in con-trapposizione con l’altro.

Punto sulla positività,che non è ottimismo

“Sono in pista e faccio l’«allin» (il tutto compreso, ndr)puntando sulla positività del-la vita, che non c’entra conl’ottimismo, ma con unosguardo più vero sulla realtàche ti viene incontro”. Paola èal telefono dalla sua casa diDesenzano sul Garda, provin-cia di Brescia, nel pieno del-l’emergenza compiti delle va-canze prima dell’inizio dellascuola. Una laurea in filosofiaconseguita all’Università diBologna, un lavoro nelle risor-se umane - altra espressioneche le fa venire l’orticaria - la-sciato non propriamente persua scelta dopo la quarta gra-vidanza, è sposata con Matteoda dodici anni ed è mamma diMartina, Margherita, Isabella

STORIE DI MISERICORDIA/ 3 Paola Belletti, “Osservazioni di una mamma qualunque”

“Non accetto che si possa dire che mio figlio non doveva nascere”

A lato, Paola Belletticon il piccolo di casa, Ludovico; accanto al titolo, scherza con una delle bambine. Sotto, foto di famiglia con il maritoMatteo, i quattro figli e lanonna paterna;la copertina del suo libro..

e Ludovico. La vita quotidia-na della sua famiglia è al cen-tro di “Osservazioni di unamamma qualunque”, il libro -pubblicato da Berica editrice -che raccoglie alcuni post del

suo blog e le riflessioni uscitesul quotidiano La Croce nellarubrica “Il mondo di Paola”.

Non è stata un’idea sua,quella della pubblicazione. Einfatti il libro è più che altro

una sorta di diario che non sipreoccupa di spiegare passodopo passo al lettore cosa ac-cade. Ci si entra poco alla vol-ta nell’universo di Paola. Mala molla dell’empatia è scatta-

“ Amare il figlio che non può guardarti negli occhi

ti incide nella carne la parola gratis.Perché l’amore non campa

di contraccambio. Sembra più un investimento folle

“Si inaugura domenica 18 settembre alle ore 14.30 nei Chiostri di San Francesco

Da Teresa di Lisieux a Pietro Maso:fino al 4 ottobre la mostra “I volti della misericordia”

Alcuni dei pannelli che compongono la mostra che approfondisce il tema della misericordia.

ta, visto che ha già venduto1500 copie. “Ho sempre amatoscrivere e lo faccio anzituttoper me, per rileggermi. Scrive-re ti costringe a mettere ordinetra le forze che si agitano den-tro - sottolinea -. Scrivo ancheper rivolgermi a Dio. E per es-sere ascoltata e compresa, daDio e dagli altri”.

Matteo il minimizzatorePaola parla del rapporto

con Matteo, “il minimizzato-re”, colui che compensa la sua“tendenza alla dispersionecon una propensione per l’im-mobilismo” e condivide lacertezza che “non siamo soli esapendolo siamo più tranquil-li, anche nel litigare”.

Tante pagine nascono daepisodi spiccioli di vita fami-liare, da domande delle bam-bine - del tipo “Ma perché Ge-sù non ci fa crescere i dentitutti in una volta?” - all’osser-vazione del “mammodromo”,come lo chiama lei, ovvero lagara perenne delle madri suchi ha il figlio più bravo, piùin gamba, che parla prima...La logica della prestazione chemina in uno stress continuo ledonne come i loro bambini.

Ma c’è spazio anche per igrandi fatti di cronaca che nonlasciano indifferenti (le violen-ze in Siria e i bambini che sof-frono, ad esempio). E molti,moltissimi dialoghi con Dio,espressi con il linguaggio di-retto e familiare che si ha conun padre con cui si litiga, si ur-la, si piange, si trova conforto,e - soprattutto - da cui si èamati.

I figli mi insegnano che...Paola non tace neppure la

paura e la rabbia con cui hadovuto fare i conti alla notiziadella malattia di Ludovico.Non fa poesia. Si mette a nudodavanti a Dio, chiede ragioni,urla, batte i pugni.

“Ludovico il dissoda cuori”,chiama il suo piccolo, sdegna-ta con chi dice che avrebbe fat-to meglio ad abortirlo, un fi-glio così. Sui social network hai confronti più serrati. “Nonaccetto che uno mi possa direche Ludovico non era degnodi nascere. Io e mio marito nonabbiamo mai accettato il «me-nu tendina»: cosa prendo, cosabutto... Amare il figlio che nonpuò guardarti negli occhi ti in-cide nella carne la parola gra-tis. Perché l’amore non campadi contraccambio. Sembra piùun investimento folle e intero.È un pieno a perdere”.

Paola ama “sconsiderata-mente” i quattro figli, ciascu-no come unico e irripetibile. Lidefinisce “estenuanti ed esi-genti”, e da ciascuno imparaqualcosa. “La maggiore, Mar-tina, ci chiede di essere coe-renti, veri, è quella delle gran-di domande. La seconda,Margherita, è molto accoglien-te, tutta orientata agli altri, hauno spiccato senso religioso. Enon ci fa mai star tranquilli -ride Paola -. Isabella è acutissi-ma, non concede imprecisioni.Tutte hanno un fortissimo sen-so di appartenenza alla fami-glia”. E Ludo? “Dipende daglialtri, risponde come può aglistimoli e smuove i cuori ciuc-ciandosi le manine”.

B. S.

sù (Teresa d’Avila), i beatiLuigi e Zelia Martin e la lorofiglia Santa Teresa di GesùBambino (Teresa di Lisieux),la beata Elisabetta della Trini-tà e Santa Maria Faustina Ko-walska.

L’esposizione propone poialcuni episodi storici di con-versione e perdono di pecca-tori che sono ancora oggi

un’occasione per comprende-re il significato cristiano digiustizia e di perdono. In par-ticolare, sono presentati i casidi Jacques Fesch, criminalepentito e autore del GiornaleIntimo, diario della sua pri-gionia, e di Pietro Maso, tri-stemente noto per aver ucci-so, appena diciannovenne, isuoi genitori, anch’egli cam-

biato nel profondo dall’amo-re di Dio.

Nessuno - sembra dire lamostra - si senta esclusodall’abbraccio dell’amore di-vino, perché non c’è peccato ocrimine che possa impedire alcuore di cambiare. E nessunorifiuti di vivere la misericor-dia concretamente, nell’amo-re ai fratelli e nel perdono.

SpecialeSpeciale

GrandeFestadellaFamiglia

10 Venerdì 9 settembre 2016 ilnuovogiornale

Anche piatti, bicchieri e caffettiera diventano strumenti per raccontare in musica la giornata-tipo di una mamma. Il progetto della “RiciclOrchestra”

C hiedere alla Premiata dittaLucky Fella di restare artisti-camente inattivi è come cerca-re di fermare un treno in cor-

sa: impossibile. Il gruppo vocalecomposto dalle sorelle Elisa e LuciaDal Corso, Laura Amodeo, MattiaSignaroldi e Agostino Subacchi, do-po i lavori dei precedenti anni, si so-no immersi in un nuovo interessan-te progetto, la “RiciclOrchestra”, cheporteranno domenica 18 settembrealla Grande Festa della Famiglia inPiazza Cavalli alle ore 18.30.

“Lo spettacolo si intitola «We’reFella, Lucky Fella - RiciclOrche-stra». Mostreremo - spiega Elisa DalCorso - la giornata ideale della clas-sica madre di famiglia, dal risveglioa tutte le commissioni abituali, dalrapporto con i figli al rapporto conil marito, dalle litigate alle ninna-nanne”.

Suonare con gli oggetti della routine quotidiana

Tutto il testo è in rima e presentauna narratrice e i vari personaggidella famiglia di cui parliamo, unafamiglia talmente ordinaria da per-mettere a chiunque del pubblico diritrovarsi nelle varie situazioni.Suoneremo quindi anche gli oggetticon cui la mamma viene a contattodurante la sua giornata: piatti, taz-ze, bottiglie, shampoo, caffettiere,grattugge, zucchine, pentoloni, sale,mutande, e tante altre cose”.

Tra i pezzi che verranno propostici saranno “The lion sleeps to-night”, per cinque voci, “CupSong”, che verrà eseguita con quat-tro tazze, chitarra e quattro voci,“Hit the Road Jack” per quattro vo-ci, chitarra e beatbox e “Rawhide”,quattro voci, chitarra, accendino, la-zo, cucchiai, sale e cajon. Si tratterà

DOMENICA18 SETTEMBRE

Piazza CavalliIL TRAVOLGENTE SOUND

DEI LUCKY FELLA

Nella foto sopra, di Pagani, lo spettacolo proposto lo scorso anno daiLucky Fella alla Grande Festa della Famiglia. Nella foto a lato, da si-nistra, nella prima fila, Elisa Dal Corso, Lucia Dal Corso, Laura Amo-deo; in piedi, da sinistra, Agostino Subacchi e Mattia Signaroldi.

l’associazione piacentinaEnergetica, che si occupadi sensibilizzazione ecolo-gica. Abbiamo debuttatocon questo spettacolo inSardegna a luglio per unloro progetto”.

La cosa curiosa è che il“germoglio” dei Lucky

Fella è sbocciato proprio in occasio-ne della Grande Festa della Fami-glia nel 2013, anche se la formazio-ne vera e propria com’è costituitaoggi si è presentata alla manifesta-zione con un suo spettacolo - dedi-

cato ai canti popolari di diverse na-zioni - l’anno scorso.

Per avere un saggio del loro talen-to visitate la pagina Facebook delgruppo, il cui nome deriva, comespiega Elisa, “da un brano di DeanMartin, «That’s Amore», nel cui te-sto si parla di «Lucky Fella», che si-gnifica «compagnia fortunata». Cisiamo immedesimati a tal punto inquesta definizione da sceglierla co-me nome”. A giudicare da come staproseguendo la loro attività, unascelta più che azzeccata.

Emanuele Maffi

Uscire dalla “nicchia”di band adorata soltantodagli amici non è semprefacile: ci stanno provan-do i “Lots”, che con il lo-ro sound fresco e leggerointervalleranno le espe-rienze del pomeriggio didomenica 18 settembredurante la Grande Festadella Famiglia in piazzaCavalli.

Il gruppo è compostoda Michele Barbieri allavoce e batteria, MarcoZannardi e Andrea Por-cari, i quali si alternanotra chitarra acustica, ar-monica, e basso. Dal2016 entra a far parteMirko Mariani alla vocesolista. Abbiamo cercatodi conoscerli un po’ me-glio.

Il nome è nato in una serata tra amici“Il nome LOTS è nato in una serata tra amici

- spiega il quartetto -: è l’acronimo di «Lore of-fri tu stasera», diventato tormentone dato cheil nostro amico in questione aveva preso il pri-mo stipendio. Ufficialmente però abbiamoscelto «Lovers of the streetlight»: il nome pia-ceva a Marco, grande fan dei Mumford &Sons, tra i cui pezzi c’è una canzone che si in-titola in modo simile (Lovers of the light). Il lam-pione (streetlight) raffigura ciò che per noi è lamusica: un faro di luce in un viale desolato”.

Hanno già alle spalle un lavoro uscito l'an-no scorso, “A day to remember”. Quest’annopropongono invece materiale più definito,che è confluito nel cd “Il mago di Lots”. “L’al-bum rappresenta un viaggio musicale che in-vitiamo a svolgere in nostra compagnia - cispiegano -: tuttavia prima bisogna accettare lapropria storia, perché la partenza alla ricercadella felicità non esiste senza l’accettazione diciò che siamo. All’interno del viaggio saràpossibile sconfiggere le proprie paure, trovarel’amore non corrisposto, quello reale e incan-

tato, e via via, traccia dopo traccia, fino a esse-re sempre maggiormente coinvolti”.

Votateli al contest “Ligarockpark”Il progetto “Lots” è indubbiamente colloca-

to nella fascia di band che ha tanta voglia didimostrare qualcosa e di suonare, ma purtrop-po “nella nostra città è un’impresa - sostengo-no i ragazzi - complice il fatto che i locali nonhanno interesse a far esibire i gruppi”, ancheper i vincoli di spesa legati alla Siae. “Di fattoormai - sottolineano - siamo sempre più indi-rizzati a dover ascoltare per forza ciò che le ra-dio e le televisioni vogliono farci sentire”.

I “Lots” sono iscritti al contest “Ligarock-park”, che permetterà loro, in caso di vittoria,di aprire il concerto di Ligabue che si terrà il 24e il 25 settembre al Parco di Monza. Chi voles-se votarli può andare sul link https://contest.li-ga rockpark . c om/?cont e s t=v ideo -de t a i l&video_id=1675. Affinché la buona musica possaemergere.

E. M.

di un adattamento “per famiglie” diuno spettacolo che il quintetto pre-senterà il 19 novembre prossimo alTeatro President. Sarà ambientatoin una discarica - anticipa Elisa -:noi interpretiamo cinque barboni

che scoprono la possibilità di faremusica con i rifiuti che trovano nelcassonetto, vomr tazze, bottiglie,palloni, e costruiscono un’orchestrafatta di oggetti. L’idea e la propo-sta di questo spettacolo viene dal -

“LOTS”, LA MUSICAILLUMINA LA VITA

La band piacentina e il suo viaggio alla ricerca della felicità

I Lots, ovvero, da sinistra, Mirko Mariani, Michele Barbieri, Andrea Por-cari e Marco Zannardi.

SpecialeSpeciale

GrandeFestadellaFamiglia

Venerdì 9 settembre 2016 11ilnuovogiornaleSpeciale

D al fisco al sostegno allanatalità alla concilia-zione famiglia-lavoroagli assegni familiari, i

più bassi tra i Paesi dell’Unio-ne Europea: sono tante le ur-genze che rischiano di impo-verire quel fondamentale am-mortizzatore sociale che è lafamiglia. Con effetti deva-stanti per l’intero sistema eco-nomico italiano.

Lunedì 19 settembre la“Grande Festa della Fami-glia” apre un’occasione diconfronto e dibattito sul tema“Contrasto alla povertà e po-litiche familiari: una finestradi speranza?”. Al centro “IlSamaritano” della Caritasdiocesana, in via Giordani 14a Piacenza, alle ore 21 inter-vengono il presidente nazio-nale delle Acli, Roberto Rossi-

ni, e Carlo Dionedi, vicepresi-dente nazionale dell’Associa-zione Famiglie Numerose(Anfn). Entrambe le realtàfanno parte del Forum delleAssociazioni familiari.

Rossini - originario di Bre-scia, classe 1964, sposato, duefiglie - è docente di diritto emetodologia della ricerca so-ciale all’istituto “Maddalenadi Canossa” della sua città.Socio Acli dal ‘94, presidentedelle Acli di Brescia dal 2008e dal 2013 responsabile del-l’Ufficio Studi del comitatocentrale, nel maggio scorso èstato scelto per guidare l’as-sociazione dei lavoratori cat-tolici a livello nazionale. Trale priorità del suo mandatoc’è il binomio famiglia-lottaalla povertà, che le Acli porta-no avanti attraverso “L’alle-

Quali politiche per la famiglia?Il presidente nazionale delle Acli Rossini e il vicepresidente dell’Associazione nazionale famiglienumerose Dionedi a confronto su contrasto alla povertà, fisco e misure a sostegno della natalità

LUNEDÌ19 SETTEMBRECentro Il Samaritano

Sopra, Giovanni Scifoni con Gigi Proietti sul set de “Una pallottola nelcuore”. A lato nel suo spettacolo “Le ultime sette parole di Cristo”.

DOMENICA18 SETTEMBRE

Piazza Cavalli

“A h però... sei cattolicoe anche spiritoso!”.L’istrionico Giovan-ni Scifoni non difet-

ta di simpatia. E nemmeno dicreatività. Attore, cantante,fumettista, interprete teatralee volto noto del piccolo scher-mo - da “Squadra Antimafia7” a “Un passo dal cielo” conTerence Hill a “Una pallottolanel cuore” con Gigi Proietti -salirà sul palco della “GrandeFesta della Famiglia” in piaz-za Cavalli domenica 18 set-tembre. Alle ore 17.30 daràvoce e vita alla misericordiaraccontata da Victor Hugo inun celebre brano del romanzo“I miserabili”. Quella espres-sa da Myriel, il prete di cam-pagna divenuto vescovo e so-prannominato “MonsignorBenvenuto”, nei confronti delprotagonista Jean Valjean, ap-pena uscito di prigione. MaScifoni racconterà anche disé, del suo lavoro, della fami-glia - è sposato con Elisabettae ha tre bambini, Cecilia,Marco e Tommaso - e dellasua fede.

“A raccontare ho imparato a tavola”

Padre impiegato, madre di-pendente dell’Asl, romano deRoma, classe 1976, Scifoni ècresciuto in una famiglia nu-merosa, di sei fratelli. Il ger-moglio della passione per lanarrazione lo fa risalire allechiacchierate a tavola, quan-do il padre obbligava i figli a

raccontare com’era andata lagiornata e la scuola.

Il talento di Scifoni è preco-ce e spazia su vari ambiti arti-stici. Studia musica (canto epianoforte). Ama il fumetto esi ingegna anche in quel set-tore. “Ma non mi bastava, vo-levo essere i personaggi chedisegnavo”.

Fondamentale per la suacarriera futura è il percorso diformazione all’AccademiaNazionale d’Arte Drammati-ca “Silvio D’Amico”. Dopo ildiploma, dal 1998, partecipaa diverse tournées teatralicon attori del calibro di Mad-dalena Crippa, Paolo Poli,

Massimo Foschi e Ninni Bru-schetta.

Nel 2003 fa il suo esordio alcinema nel film di Marco Tul-lio Giordana “La meglio gio-ventù” vestendo i panni diBerto, l’amico dei due perso-naggi principali interpretatida Gifuni e Lo Cascio.

“Il mio ricordo - ha spiega-to in occasione di un’intervi-sta al Corriere della Sera - ècome di una gita scolastica:tutto nuovo. Era la prima vol-ta che ero su un set: tutti bra-vissimi, dagli attori, al regi-sta, al costumista, allo sceno-grafo. E c’era la sensazione intutti di fare una cosa grande”.

La tv e il teatroHa interpretato diverse fic-

tion televisive. Il primo ruoloimportante in “Mio figlio”con Lando Buzzanca. Poi so-no arrivate “L’Onore e il Ri-spetto”, “Io non dimentico”,“Un caso di coscienza”, “DonMatteo 6”, “Un medico in fa-miglia”, “Purché finisca be-ne”. Tante serie, tanti perso-naggi diversi. Nella serie“Una pallottola nel cuore” conGigi Proietti è Bruno Palmieri,il cronista di nera che indagasu casi irrisolti o da riaggiu-stare. In “Un passo dal cielo”fa il cuoco. In “Un medico in

famiglia” è uno psicologo. In“Squadra Antimafia 7” è il vi-cequestore Davide Tempofo-sco. Su Tv 2000 ha intepretatoi monologhi tratti da opereteatrali e letterarie nelle tra-smissioni di Alessandro Scior-tino “Beati Voi” e “70 volte 7”.

Il teatro però è il suo primoamore e non l’ha mai abban-donato, né come interprete -ha vinto il Golden Graal 2011,premio “astro nascente delteatro” - né come autore. Il suo“Le ultime sette parole di Cri-sto (minestra di fede per cial-trone e strumenti antichi)” èun grande successo che staportando in giro per l’Italia.

“AH PERÒ, SEI CATTOLICO E ANCHE SPIRITOSO!”

Giovanni Scifoni, attore teatrale e interprete di varie serie televisive, da “Un passo dal cielo” con Terence Hill a “Una pallottola nel cuore” con Gigi Proietti, si racconta sul palco di Piazza Cavalli

(prosegue da pag. 1)

La famiglia nasce e vive apartire dall’amore tra i mem-bri, innanzi tutto dall’amoreconiugale. È l’amore piena-mente umano, sensibile e spi-rituale, che fa dei coniugi uncuor solo e un’anima sola.Non è un semplice sentimen-to o una passione, ma è prin-cipalmente un atto della vo-lontà libera. Grazie alla mise-ricordia del Signore, l’amoreconiugale è destinato non soloa mantenersi, ma anche ad ac-crescersi nella vita quotidia-na, fatta di gioie e di dolori.

I coniugi cristiani, grati peril dono dell’amore misericor-

dioso del Signore, sono chia-mati a diventare “misericor-diosi come il Padre”. Senzamisericordia, non c’è amore,semplicemente. Se questa ve-rità vale per ogni tipo di rela-zione e di amore, la miseri-cordia è ancora più necessa-ria per l’amore coniugale incui la relazione, intima e per-sonale, manifesta ogni giornola sua bellezza e la sua fragi-lità, la sua forza e la sua de-bolezza.

La misericordia è necessa-ria non solo per questo moti-vo, pur importante. Ma è ne-cessaria anche per apprezzareciò che si riceve, per usciredal proprio guscio, dalla pri-

gione del proprio ‘io’. La mi-sericordia è necessaria inquanto fa parte della stessarelazione d’amore che crescee si rafforza se il nostro cuoresi apre alla comprensione eall’accoglienza dell’altro nellasua realtà concreta, fino ad ar-rivare al perdono.

Desidero ringraziare coloroche, con molta dedizione, of-frono alla nostra Chiesa e allacittà la festa della Famiglia. Èun dono grande e bello: tuttidobbiamo essere sinceramen-te grati. Mi aspetto che la no-stra Chiesa si senta semprepiù coinvolta da questa ini-ziativa. Auspico che anche lacomunità civile si senta coin-

volta. La festa sia l’occasionepropizia per riscoprire la bel-lezza della famiglia e la suaimportanza per la vita dellacomunità. E sia l’occasioneper le stesse famiglie per co-noscere ciò che di bello vivo-no per ‘dirsi’ e ‘raccontarsi’con più convinzione, per sen-tirsi protagoniste più attivenella vita ecclesiale e sociale.La festa della famiglia sia un“fare festa in famiglia”, festadi tutti e per tutti, perché tuttiveniamo da una famiglia contutte le sue potenzialità, conle sue dinamiche fondamen-tali e anche con i suoi limiti ele sue fragilità. “La gioiadell’amore che si vive nelle

Il messaggio del Vescovo in vista della Grande Festa della Famiglia

Siete una buona notizia per Piacenza

Mons. Gianni Ambrosio alla messa per la Grande Festa della Famigliadell’anno scorso. (foto Pagani)

Da sinistra, Roberto Rossini e Carlo Dionedi.

misure che propongono c’è ilReis, il reddito di inclusionesociale, rivolto a coloro che sitrovano in povertà assoluta,valutata sulla base delle con-dizioni economiche del nu-cleo familiare di appartenen-za. Il Reis non prevede sol-tanto un contributo in denaroper raggiungere un livello divita “minimamente accettabi-le”; i beneficiari accedono an-che a servizi sociali, sanitari oeducativi contro il disagiopsicologico e sociale, di istru-zione, di formazione profes-sionale: si cerca cioé di co-struire dei percorsi che per-mettano di uscire dalla mar-ginalità.

Carlo Dionedi, piacentino,insegnante in pensione, spo-sato, otto figli, fa parte delgruppo di studio sulle politi-

che familiari dell’Anfn che aluglio ha presentato al gover-no un “Family Act”.

Il documento - che si avvaledel contributo scientifico delprof. Luigi Campiglio, econo-mista dell’Università Cattoli-ca - partendo dall’analisi del-la situazione demografica at-tuale e del tracollo della “ge-nerazione core” (20-39 anni),elenca 26 proposte per avvia-re una riforma strutturale ingrado di invertire la tendenzaverso un “suicidio demogra-fico”. Proposte non nuove,ma rimaste inascoltate. Co-me, ad esempio, l’introduzio-ne di un “fattore famiglia”per un fisco più equo, chetenga finalmente conto deicarichi familiari. Di quantepersone, cioè, devono man-giare con uno stipendio.

anza contro la povertà”, unacordata di 35 organizzazioniche comprendono associazio-

ni, rappresentanze dei Comu-ni e delle regioni, enti del ter-zo settore e sindacati. Tra le

Con “Guai a voi ricchi! (papàera cattocomunista)” è statovincitore del festival Teatri delSacro nel 2011.

Uno trasmette ciò che èSono due monologhi giulla-

reschi, ironici e densi, colti elievi al tempo stesso. Perché aScifoni non piace dividere lavita in compartimenti stagni.Due spettacoli in cui credeperché parlano dell’incontrocon cui si gioca ogni giorno,della sua “lotta” - perché que-sto è per lui la fede -, senza al-cuna finalità catechetica. “Aun gruppo di ragazzi che vo-levano avviare un laboratoriodi teatro per trasmettere deivalori - raccontava in un’inter-vista a Tv 2000 - ho detto che èun progetto bellissimo, ma seè quella la premessa, allora èsbagliata. Uno deve trasmette-re quello che è, non darselocome compito”.

Scifoni - grande amantedella lettura - cita Lewis, l’au-tore de “Le cronache di Nar-nia” e “Le lettere di Berlic-che”: “Non posso accettarel’idea che Cristo fosse una bra-va persona”. Ovvero, “se esse-re cristiani è solo questione difar parte di un gruppo, se ilfatto che Cristo è morto e ri-sorto non mi cambia la vita...siam messi male”.

famiglie” - sono le parole diinizio di Amoris laetitia di Pa-pa Francesco - si diffondaovunque e incoraggi tutte le

famiglie ad essere segni dimisericordia

† Gianni AmbrosioVescovo di Piacenza-Bobbio

GrandeFestadellaFamiglia

COMUNE DI PIACENZA

Si ringrazia per il contributo

offerto alla realizzazione della Grande Festa della Famiglia:

In collaborazione con:

FIOCCHI MARKETPodenzano

ilnuovogiornale12 Venerdì 9 settembre 2016