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Tempo di Grazia per lo Spirito Tempo di Grazia per lo Spirito Anno 1 Numero 03 18 Settembre 2010 È dai banchi di scuola che il lavoro orienta e guida le no- stre scelte verso sogni di una vita ricca di gratificazione e realizzazioni. Tutti festeg- giamo la conquista del primo lavoro, del nuovo la- voro, dell’avanzamento di carriera, del successo legato al lavoro stesso. Sarebbe troppo bello poter ipotizzare per tutti un per- corso lavorativo siffatto. Ma, purtroppo, ci sono vite nelle quali il lavoro toglie e altre in cui a togliere è il non averlo. Ognuno ha diritto di vivere la propria infanzia. Per ta- luni, però, questo diritto viene negato da un lavoro che prematuramente si im- possessa delle risate, dei giochi, dei sogni, dei corpi di bambini, trasformandoli in minatori, operai, mili- tari… Queste persone non saranno mai state bambine e difficilmente saranno adulti felici. È un bollettino quasi quoti- diano quello delle tante per- sone il cui lavoro diviene il killer freddo e cinico, incu- rante se quel lavoratore sia un padre, un marito, un fi- glio. Dopo ogni morte, al di là della notizia o valutazione delle responsabilità, resta il brivido del ghiaccio e l’arido del deserto a tenerci una finta compagnia. Per questi bambini e questi padri uccisi nell’infanzia e nella vita per i quali, umana- mente, spereremmo nell’as- senza di quel lavoro, si contrappongono altri bam- bini e altri padri uccisi nella dignità e nell’amore dalla mancanza di un lavoro ga- rante del diritto ad una fami- glia ed una casa in cui vivere. Troppi bambini vengono privati degli affetti per il venir meno, in famiglia, di determinate garanzie socio economiche, come se un pezzo di pane valesse di più di un abbraccio o una parola dolce della mamma. Per tanti padri la perdita del lavoro, o un lavoro precario si trasforma nella perdita o nella precarietà di un foco- lare da condividere con la propria famiglia. Ho voluto evidenziare gli aspetti e le conseguenze di un lavoro drogato e corrotto ma non dobbiamo permet- tere che questi aspetti, se pur riprovevoli, infanghino il buon nome del lavoro e di tutti i suoi elementi valoriali. L’auspicio è che tutti in- sieme, attraverso piccole scelte quotidiane di qualità, riusciamo a sanare le stor- ture di un ingranaggio male oleato per evitare che altri ne vengano schiacciati. corpi delle tre vittime sono stati trasportati presso l’Istituto di Medicina Legale di Caserta, dove sono state eseguite le au- topsie. E’ stato un operaio del- l’azienda farmaceutica ad accorgersi della tragedia e a dare l’allarme. L’indagine è coordi- nata dal pubblico ministero della Procura di Santa Maria Capua Vetere, Donato Ceglie, che ha ordinato il sequestro del silos e l’autopsia sui tre corpi. Sul posto, oltre i Carabinieri, è inter- venuta anche una squadra di specialisti Nbcr, (Nucleo Batte- riologico Chimico Radioattivo) per i rilievi. Le esequie si sono tenute alla Cattedrale capuana venerdì 16, ed in occasione dei funerali l’amministrazione co- munale ha indetto un giorno di lutto cittadino.Il caso ha susci- tato grande clamore a livello na- zionale. Anche il Capo dello Stato, Napolitano, che ha inviato un messaggio di cordoglio ai pa- renti delle vittime, ha posto l’ac- cento sulla vicenda e si è detto “indignato per il ripetersi di in- cidenti mortali, causati da gravi negligenze nel garantire la sicu- rezza dei lavoratori in opera- zioni di manutenzione nei silos simili a quelle che già più volte in precedenza hanno cagionato vittime’’. Sulla vicenda sono in- tervenute inoltre Cgil, Cisl e Uil. I sindacati hanno sottoli- neato in una nota ‘’la gravità della tragedia, tanto più perché avvenuta presso la DSM di Capua, una società che ha fatto in questi anni delle questioni della sicurezza, della preven- zione sul lavoro e della compa- tibilità ambientale un elemento importante della gestione indu- striale e che ha contraddistinto le relazioni sindacali nella Provin- cia”. Martedì, ho incontrato l’Arcivescovo della Diocesi ca- puana, per sentire la sua opi- nione in merito alla vicenda. “Ho saputo della tragedia in mattinata – ha detto Schettino, la notizia dapprima frammentaria, col tempo è divenuta circostan- ziata ed ha sconvolto non solo le famiglie delle vittime, ma l’in- tera cittadinanza. Ora la magi- stratura sta indagando per accertare eventuali responsabi- lità. E noi attendiamo l’esito di queste indagini, perché se vi sono dei responsabili dovranno essere individuati e puniti se- condo la legge dello stato. Que- ste famiglie sono famiglie dignitose, che non chiedono vendetta, ma giustizia e verità”. In merito poi alla piaga delle morti sul lavoro, fenomeno che soprattutto al sud assume con- torni drammatici, il Vescovo ha dichiarato: “Il territorio nazio- nale sta attraversando una grave crisi occupazionale,il fenomeno, purtroppo, ha un impatto mag- giore nel mezzogiorno. In Cam- pania molte industrie sono state chiuse per mancanza di com- messe, per mancanza di adegua- mento al mercato. Ciò ha TERESA PAGANO Sabato undici settembre a Capua tre operai hanno perso la vita, mentre lavoravano. Vittime della tragedia tre operai della ditta edile “Errichiello” di Afragola, che stavano smontando un pon- teggio nello stabilimento farma- ceutico DSM. Secondo quanto accertato dalla Compagnia dei Carabinieri di Caserta, i tre, An- tonio di Matteo, 63 anni, di Ma- cerata Campania , Vincenzo Russo, 42enne di Casoria e Giu- seppe Cecere, 52 anni di Capua, stavano smontando un ponteg- gio servito per la risistemazione di alcuni silos alti circa 12 metri, contenenti sostante farmaceuti- che; durante le operazioni, due lavoratori sono stati investiti da un gas ancora ignoto che ha fatto perdere loro i sensi. Il terzo ope- raio, nel vano tentativo di soc- correre i suoi compagni, è stato a sua volta investito dalle esala- zioni ed è rimasto asfissiato. I Intervista a Mons. Bruno Schettino DSM: tre morti sul lavoro DSM: tre morti sul lavoro Anche a Capua un drammatico 11 Settembre GIOVANNA DI BENEDETTO “IL LAVORO CHE PRENDE, IL LAVORO CHE DA’” determinato una crisi economica e sociale dalle dimensioni allar- manti – ha poi aggiunto Mons. Schettino –L’ordinamento ita- liano prevede una legislazione precisa e esaustiva, che pur- troppo però, spesso viene disat- tesa. E’ proprio su questo che si deve agire. La normativa va ri- spettata”. Insomma, Schettino ha posto l’accento sull’esigenza di un controllo più capillare sul- l’applicazione della normativa per la sicurezza sui luoghi di la- voro.”Occorre investire nella si- curezza – ha detto il Vescovo – va fatto un lavoro di preven- zione”. Poi, Monsignor Schet- tino si è soffermato sull’impor- tanza del valore della vita, e ha detto: “La vita ha un valore im- menso, perché è un dono di Dio. Il lavoro fa parte della condi- zione umana, ma non è accetta- bile che si muoia per lavorare. non è possibile che tre vite siano state spezzate per delle negli- EDITORIALE CONTINUA A PAG 2

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TempodiGraziaper loSpirito

TempodiGraziaper loSpirito

Anno 1 Numero 03 18 Settembre 2010

È dai banchi di scuola che illavoro orienta e guida le no-stre scelte verso sogni di unavita ricca di gratificazione erealizzazioni. Tutti festeg-giamo la conquista delprimo lavoro, del nuovo la-voro, dell’avanzamento dicarriera, del successo legatoal lavoro stesso.Sarebbe troppo bello poteripotizzare per tutti un per-corso lavorativo siffatto.Ma, purtroppo, ci sono vitenelle quali il lavoro toglie ealtre in cui a togliere è il nonaverlo.Ognuno ha diritto di viverela propria infanzia. Per ta-luni, però, questo dirittoviene negato da un lavoroche prematuramente si im-possessa delle risate, deigiochi, dei sogni, dei corpidi bambini, trasformandoliin minatori, operai, mili-tari… Queste persone nonsaranno mai state bambine edifficilmente saranno adultifelici.È un bollettino quasi quoti-diano quello delle tante per-sone il cui lavoro diviene ilkiller freddo e cinico, incu-rante se quel lavoratore siaun padre, un marito, un fi-glio. Dopo ogni morte, al dilà della notizia o valutazionedelle responsabilità, resta ilbrivido del ghiaccio el’arido del deserto a tenerciuna finta compagnia.Per questi bambini e questipadri uccisi nell’infanzia enella vita per i quali, umana-mente, spereremmo nell’as-senza di quel lavoro, sicontrappongono altri bam-bini e altri padri uccisi nelladignità e nell’amore dallamancanza di un lavoro ga-rante del diritto ad una fami-glia ed una casa in cuivivere. Troppi bambini vengonoprivati degli affetti per ilvenir meno, in famiglia, dideterminate garanzie socioeconomiche, come se unpezzo di pane valesse di piùdi un abbraccio o una paroladolce della mamma.Per tanti padri la perdita dellavoro, o un lavoro precariosi trasforma nella perdita onella precarietà di un foco-lare da condividere con lapropria famiglia.Ho voluto evidenziare gliaspetti e le conseguenze diun lavoro drogato e corrottoma non dobbiamo permet-tere che questi aspetti, se purriprovevoli, infanghino ilbuon nome del lavoro e ditutti i suoi elementi valoriali.L’auspicio è che tutti in-sieme, attraverso piccolescelte quotidiane di qualità,riusciamo a sanare le stor-ture di un ingranaggio maleoleato per evitare che altrine vengano schiacciati.

corpi delle tre vittime sono statitrasportati presso l’Istituto diMedicina Legale di Caserta,dove sono state eseguite le au-topsie. E’ stato un operaio del-l’azienda farmaceutica adaccorgersi della tragedia e a darel’allarme. L’indagine è coordi-nata dal pubblico ministero dellaProcura di Santa Maria CapuaVetere, Donato Ceglie, che haordinato il sequestro del silos el’autopsia sui tre corpi. Sulposto, oltre i Carabinieri, è inter-venuta anche una squadra dispecialisti Nbcr, (Nucleo Batte-riologico Chimico Radioattivo)per i rilievi. Le esequie si sonotenute alla Cattedrale capuanavenerdì 16, ed in occasione deifunerali l’amministrazione co-munale ha indetto un giorno dilutto cittadino.Il caso ha susci-tato grande clamore a livello na-zionale. Anche il Capo delloStato, Napolitano, che ha inviatoun messaggio di cordoglio ai pa-renti delle vittime, ha posto l’ac-

cento sulla vicenda e si è detto“indignato per il ripetersi di in-cidenti mortali, causati da gravinegligenze nel garantire la sicu-rezza dei lavoratori in opera-zioni di manutenzione nei silossimili a quelle che già più voltein precedenza hanno cagionatovittime’’. Sulla vicenda sono in-tervenute inoltre Cgil, Cisl eUil. I sindacati hanno sottoli-neato in una nota ‘’la gravitàdella tragedia, tanto più perchéavvenuta presso la DSM diCapua, una società che ha fattoin questi anni delle questionidella sicurezza, della preven-zione sul lavoro e della compa-tibilità ambientale un elementoimportante della gestione indu-striale e che ha contraddistinto lerelazioni sindacali nella Provin-cia”. Martedì, ho incontratol’Arcivescovo della Diocesi ca-puana, per sentire la sua opi-nione in merito alla vicenda.“Ho saputo della tragedia inmattinata – ha detto Schettino, la

notizia dapprima frammentaria,col tempo è divenuta circostan-ziata ed ha sconvolto non solo lefamiglie delle vittime, ma l’in-tera cittadinanza. Ora la magi-stratura sta indagando peraccertare eventuali responsabi-lità. E noi attendiamo l’esito diqueste indagini, perché se visono dei responsabili dovrannoessere individuati e puniti se-condo la legge dello stato. Que-ste famiglie sono famigliedignitose, che non chiedonovendetta, ma giustizia e verità”.In merito poi alla piaga dellemorti sul lavoro, fenomeno chesoprattutto al sud assume con-torni drammatici, il Vescovo hadichiarato: “Il territorio nazio-nale sta attraversando una gravecrisi occupazionale,il fenomeno,purtroppo, ha un impatto mag-giore nel mezzogiorno. In Cam-pania molte industrie sono statechiuse per mancanza di com-messe, per mancanza di adegua-mento al mercato. Ciò ha

TERESA PAGANO

Sabato undici settembre a Capuatre operai hanno perso la vita,mentre lavoravano. Vittime dellatragedia tre operai della dittaedile “Errichiello” di Afragola,che stavano smontando un pon-teggio nello stabilimento farma-ceutico DSM. Secondo quantoaccertato dalla Compagnia deiCarabinieri di Caserta, i tre, An-tonio di Matteo, 63 anni, di Ma-cerata Campania , VincenzoRusso, 42enne di Casoria e Giu-seppe Cecere, 52 anni di Capua,stavano smontando un ponteg-gio servito per la risistemazionedi alcuni silos alti circa 12 metri,contenenti sostante farmaceuti-che; durante le operazioni, duelavoratori sono stati investiti daun gas ancora ignoto che ha fattoperdere loro i sensi. Il terzo ope-raio, nel vano tentativo di soc-correre i suoi compagni, è statoa sua volta investito dalle esala-zioni ed è rimasto asfissiato. I

Intervista a Mons. Bruno Schettino

DSM: t re mort i sul lavoroDSM: t re mort i sul lavoroAnche a Capua un drammatico 11 Settembre

GIOVANNA DI BENEDETTO

“IL LAVORO CHE PRENDE,IL LAVORO CHE DA’”

determinato una crisi economicae sociale dalle dimensioni allar-manti – ha poi aggiunto Mons.Schettino –L’ordinamento ita-liano prevede una legislazioneprecisa e esaustiva, che pur-troppo però, spesso viene disat-tesa. E’ proprio su questo che sideve agire. La normativa va ri-spettata”. Insomma, Schettinoha posto l’accento sull’esigenzadi un controllo più capillare sul-l’applicazione della normativaper la sicurezza sui luoghi di la-voro.”Occorre investire nella si-curezza – ha detto il Vescovo –va fatto un lavoro di preven-zione”. Poi, Monsignor Schet-tino si è soffermato sull’impor-tanza del valore della vita, e hadetto: “La vita ha un valore im-menso, perché è un dono di Dio.Il lavoro fa parte della condi-zione umana, ma non è accetta-bile che si muoia per lavorare.non è possibile che tre vite sianostate spezzate per delle negli-

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ATTUALITA’

Numeri agghiacciant i per s tor ie di ordinar io squal lore morale e sociale

Dossier sul le nuove schiavitùDossier sul le nuove schiavitù

ASSUNTA MEROLA

Si sono svolti giovedì, 16 set-tembre scorso, alle ore 16,00nella Cattedrale di Capua, i fu-nerali di Giuseppe Cecere, unodei tre operai uccisi da una mi-scela–killer in un silos dello sta-bilimento della DSM, ditta diprodotti farmaceutici sita inCapua.Giuseppe Cecere, capuano, e glialtri due colleghi, Antonio DiMatteo, di Caturano, e VincenzoMusso, di Afragola, erano operaidi una ditta esterna, con sede adAfragola. L’11 settembre scorsosono deceduti sul posto di lavoromentre si apprestavano a scen-dere in un silos per smontare unponteggio utilizzato da altri tec-nici per eseguire lavori di manu-tenzione. I tre operai hannotrovato la morte respirando gastossici.Ora sono tante le domande le-

gittime che affollano la mente ditutti noi e interpellano i nostri

Giovedì 16 set tembre funeral i nel la Cat tedrale di Capua

Commozione e lutto cittadinoCommozione e lutto cittadino

2010 sono stati 4.654 (fonti delComitato Minori Stranieri-Mini-stero del Lavoro e delle Politi-che Sociali). Oltre 5mila gliindagati, dal 2004 al 2009, per ireati di tratta di persona e ridu-zione e mantenimento in schia-vitù (dati Direzione NazionaleAntimafia). Secondo le fonti delMinistero delle Pari Opportu-nità, le vittime della tratta e dellosfruttamento vengono per lo piùdai paesi dell’Est Europa (Ro-

mania, Moldavia, Ucraina), maanche dalla Nigeria, l’Egitto, ilSenegal e il Bangladesh. Di-versa la situazione dei minori af-gani: loro vivono il nostro paese“semplicemente” come unatappa intermedia del lungo viag-gio verso i paesi del Nord Eu-ropa, loro reale destinazione.“Nel caso di minori sfruttati,parliamo di ragazzi fra i 12 e i17 anni”- spiega Valerio Neri,Direttore Generale di Save the

ORSOLA TREPPICCIONE

Il 23 agosto si celebra la Gior-nata Internazionale di Comme-morazione della Tratta degliSchiavi e della sua Abolizione,ricorrenza voluta dall’UNE-SCO- Organizzazione delle Na-zioni Unite per l’educazione, lascienza e la cultura. Eppure, aduna manciata di mesi dalla finedel primo decennio del nuovomillennio, Save the Chil-dren -Associazione Interna-zionale che dal 1919 lottaper i diritti dei bambini-pubblica l’annuale Dossiersulle“Nuove Schiavitù”-Agosto2010, mettendo inevidenza, come si sia lon-tani, anche in Italia, dal-l’aver archiviato talepratica, soprattutto per ciòche riguarda la schiavitù minorile. Nelle sette paginepubblicate sul sito(www.savethechildren.it), sitrovano dati e cifre terrifi-canti nella loro chiarezza. Nel mondo il fenomenodella tratta e dello sfrutta-mento della schiavitù conta 2,7milioni di vittime (di cui 1,2 mi-lioni sono minori), per un giro did’affari di 32 miliardi. In Italia,tra il 2000 e il 2008, sono stati986 i minori vittime della tratta;così come, tra il 2004 e il 2009,circa 227 minori sono stati ri-dotti e mantenuti in schiavitù.Anche se spaventose, tali cifresono da considerarsi irrisorie sesi valuta che i minori stranieri,non accompagnati, approdatisulle nostre coste al 30 giugno

abbassati durante il rito funebreofficiato dal nostro Arcivescovo,Mons. Bruno Schettino, moltovicino alle famiglie colpite daquest’immane tragedia. La Cat-tedrale era gremita di gente,sguardi impietriti dal dolore efacce senza più lacrime, tutti,amici, conoscenti, ma anchesolo concittadini hanno volutoesprimere alla famiglia il lorocordoglio. Una morte violentaed inaspettata, scene di dolore edi strazio, di lacrime frammistea rabbia per chi improvvisa-mente si è trovato dinanzi allaperdita del proprio marito o delproprio padre.“Sono cose che non dovrebberomai accadere e che lasciano do-lore nei nostri cuori”, sono que-ste le parole proferitedall’Arcivescovo, Bruno Schet-tino, che durante l’omelia ha sot-tolineato come la vita è un donodi Dio e non va mai messa a ri-schio”.A voler guardare le cose a fondo

cuori: “ Perché c’era ancora delgas tossico nella cisterna? Chiha autorizzato i tre carpentieri ascendere nel silos nonostante lapresenza dei gas letali?” E an-cora: “Si era a conoscenza dellapresenza dei gas all’interno dellacisterna? Chi doveva bonificarela stessa? Sono state osservatetutte le norme di sicurezza pre-viste dalla legge?”I familiari, a ragione, chiedononon vendetta, ma giustizia,quanto è accaduto non può e nondeve finire così, sarebbe oltre-modo assurdo.D’altro canto la Magistratura staindagando perché emergano leresponsabilità e già sono stati in-viati i primi avvisi di garanzia.Tutta la cittadinanza capuana siè stretta intorno alla famigliaCecere in segno di solidarietà, egiovedì scorso, il Sindaco, dot-tor Carmine Antropoli, ha di-chiarato lutto cittadino, con lebandiere del Comune a mez-z’asta e le serrande dei negozi

Children per l’Italia - “Sono mi-nori stranieri non accompagnatiche si lasciano alle spalle situa-zioni così difficili da essere di-sposti a tutto pur di non tornareindietro e pur di pagare i traffi-canti che li hanno portati qui”.Infatti, irretiti da pseudo-fidan-zati, amici di famiglia o conna-zionali senza scrupoli, con l’ideadi poter cambiare la loro vita emigliorare le condizioni econo-miche della loro famiglia, sono

disposti a fare lunghi viaggi perdeserti, mari o nascosti nelfondo di camion e/o container,come testimoniano tristementele storie di alcuni di loro. Ma,una volta arrivati in Italia, isogni di gloria si infrangono, e iminori si ritrovano schiavi diqueste persone e del debito daestinguere. Leggendo il Dossiersalta agli occhi come vi sia unadivisione delle varie attività, aseconda dei paesi di prove-

genze, o peggio per il man-cato rispetto della legge. Nonsi può morire mentre si sta la-vorando. Non si può morireper un misero stipendio”.Dopo avere espresso il suopunto di vista sulla piagadelle morti sul lavoro, ed inparticolare sulla vicenda ca-puana, il Vescovo ha poi vo-luto manifestare la suavicinanza alla famiglia delletre vittime “Come Comunitàcristiana, preghiamo per levittime, affinché abbianopace nel Regno del Signore,preghiamo per i parenti, af-finché trovino conforto nellafede e nel Mistero del CristoRisorto, preghiamo inoltreper l’intera classe operaia,perché trovino unità, pre-ghiamo anche affinché si rea-lizzi una società onesta, in cuisi rispetti il valore etico dellavita”. Il Vescovo Schettino hainoltre sottolineato come siaimportante che l’attenzionesu tale tema non scemi, ha in-fatti detto “E’ fondamentaleche una volta spenti i riflet-tori non cali l’attenzionesull’accaduto, sulle famigliedelle vittime e sul tema dellasicurezza sul lavoro. In questianni sono morte tante per-sone, mentre lavoravano condignità, questa catena dieventi drammatici va spez-zata”. Schettino poi ha ri-volto un ultimo pensiero allevittime e ai parenti “Invocoper le vittime la pace e il ri-poso eterno, e rinnovo ai pa-renti la vicinanza mia edell’intera comunità cri-stiana”.

SEGUE PAG 1

TRE MORTI SUL LAVORO A CAPUA

nienza. Lo sfruttamento sessualeè appannaggio di ragazze nige-riane e dell’Est Europa, di etàcompresa tra i 15 e i 18 anni.Una volta arrivate in Italia, ven-gono “distribuite” sull’interoterritorio nazionale (le stradedelle grandi città o della costaadriatica). Attività illegali e ac-cattonaggio sembrano essereprerogativa di minori per lo piùrumeni, ma anche di originenord-africana. Scippi, furti,

spaccio di droga nei racconti deipiccoli aiutati, tutti rigorosa-mente sotto i 14 anni perché nonperseguibili penalmente. L’ac-cattonaggio è svolto da bambinie adolescenti, ambo i sessi, co-stretti sulla strada, per molte ore,finché non raggiungono il gua-dagno giornaliero. I minori egi-ziani vengono sfruttati nelcampo della ristorazione e nelsettore ortofrutticolo. Spesso sisospetta che gli adulti, che si

presentano alle Autorità, dichia-randosi disposti a prenderli inaffido, siano semplici conoscentise non, addirittura, gli stessisfruttatori; ma hanno documenti,firmati dai genitori, che autoriz-zano l’affido a terzi: ciò rendedifficile intervenire anche soloper “indagare l’eventuale sfrut-tamento lavorativo”. Ambigua èinfine la situazione dei minoribengalesi. Forse non si può par-lare di sfruttamento, ma i ra-

gazzi, per ripagarel’ospitalità dei connazionali,diventano venditori ambu-lanti di collanine, ombrelli,“garantendo un contributoper le spese”. Non riesco atrovare un commento ade-guato per chiudere questo ar-ticolo. Posso solo ricordare anoi tutti che, nel novembredel 1959, l’Assemblea Ge-nerale delle Nazioni Uniteproclamò la Dichiarazionedei Diritti del Fanciullo, ar-ticolata in dieci principi, deiquali il nono recita:“Il fan-ciullo deve essere protettocontro ogni forma di negli-genza, di crudeltà o di

sfruttamento. Egli non deveessere sottoposto a nessunaforma di tratta. Il fanciullonon deve essere inserito nel-l’attività produttiva prima diaver raggiunto un’età minimaadatta. In nessun caso deve es-sere costretto o autorizzato adassumere un occupazione o unimpiego che nuocciano allasua salute o che ostacolino ilsuo sviluppo fisico, mentale, omorale”.

bisogna riconoscere che dinanziad un dolore così straziante etanto inaspettato non c’è parolané giustizia umana che possariempire il vuoto e dare consola-zione ai familiari, sola la fedepuò dare sollievo e col tempo le-nire il dolore, un dolore inspie-gabile, immeritato, ma che, sevissuto nell’ottica della fede ,può far sperimentare un incontroche cambia la vita e porta a cre-dere che nelle avversità nonsiamo soli, ma c’è un Padre checi accompagna e ci porta inbraccio.Questo non esime nessuno ad

abbassare la guardia sulla que-stione della sicurezza sul la-voro, è importante edindispensabile far emergere leresponsabilità, non solo perchéepisodi del genere non accadanopiù, ma anche perché la giustizianon può essere dissociata dallaverità, d’altra parte non c’è giu-stizia senza pace e non c’è pacesenza perdono.

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ATTUALITA’

per annunciare l’inizio delnuovo anno pastorale in conco-mitanza della festività di san Ro-berto Bellarmino, patrono dellaDiocesi. Sua Eccellenza Monsi-gnor Bruno Schettino, ha apertole porte dell’Episcopio per la-sciarci un messaggio circal’anno che ci appresteremo a vi-vere.

Eccellenza, quali sono le sueaspettative per questo nuovoAnno Pastorale che ci accin-giamo a vivere?

ANNALISA PAPALE

Ecco, il suono delle campanellescolastiche, ci annuncia che unnuovo anno di lavoro è iniziato,che sia un anno di studio, che siadi lavoro fisico o intellettuale,che sia di volontariato non im-porta, quello che conta è met-tersi in gioco per migliorare sestessi ed arricchire il proprio ba-gaglio di cultura, emozioni,sconfitte, rivincite … Quasi insintonia, le campane della catte-drale di Capua hanno risuonato

“Questo nuovo Anno Pastoraleentra secondo lo schema, nel de-cennio intorno all’emergenzaeducativa. La chiesa italianavuole riflettere, pregare e porredelle iniziative concrete e prati-che intorno a questo tema che si-curamente è di grande spessoreumano, interreligioso e sociale,per cui l’aspettativa è quella direalizzare un incontro con le di-verse componenti delle realtàdiocesane nei programmi di in-tervento e di presenza educa-tiva”.

Non pensa che il Cristia-nesimo sia minacciatodalla forte espansione diimmigrazione e dall’in-fluenza multiculturale chestiamo vivendo in questoparticolare momento sto-rico, e specialmente vive,talvolta soffrendo, la no-stra terra?

“Intorno al problema degliimmigrati c’è una bugia difondo, pensare che tutti gliimmigrati siano islamici èfalso; per mia conoscenza il70% degli immigrati sonocristiani, solo il restante30% sono islamici. Nellacultura italiana, quando siparla di immigrati si alludeagli islamici, sbagliando! E’chiaro che quelli che si pro-fessano cristiani non hannouna conoscenza approfon-dita della fede, ma talvoltaprovengono da una culturatipicamente animista che èmolto vicina all’esperienzacristiana: credono in Dio,credono nella vita eterna,credono nel premio finale,credono nel castigo, e arri-

vando in Italia si son trovati inun mondo diverso culturalmentee anche con profonde ferite spi-rituali”.

Potrà mai esserci un dialogopacifico tra Islam e Cristiane-simo?

“A mio avviso, il dialogo giàc’è, si tratta soltanto di evitare ifondamentalismi e le opposi-zioni preconcettuali. Il rispetto,il dialogo, l’amicizia, il vivereinsieme già si realizzano e nonvedo alcuna difficoltà di rapportiinterpersonali tra cristiani e isla-mici, specie sul territorio Domi-zio, anzi constato, una pacificacoesistenza e un’amicizia che vaal di là del fattore religioso. Tuttiabbiamo una comune umanità,siamo persone, siamo uomini eabbiamo bisogno di rapporti re-ciproci basati sul rispetto e sullabenevolenza, al di là dell’even-tuale diversità culturale e reli-giosa”.

Si parla e si è parlato tanto disfida educativa. L’educazioneè un bene pubblico che va di-feso e tutelato, ma per qualemotivo spesso prevale unaforma di indifferenza genera-lizzata soprattutto dinanzi adepisodi d’emergenza?

“Molto spesso la realtà giova-nile, in parte è autoesclusa e inparte è stata esclusa. Nellechiese una volta esistevano leassociazioni, i gruppi, i movi-menti con la presenza rilevantedi tanti giovani, oggi, purtroppoi movimenti non aggregano piùi giovani, e questo ha determi-nato una fuga fisica dalla chiesee un rifugio in parte nelle droghe

TERESA PAGANO

Giovedì 2 settembre, le ruspesono entrate in azione nell’areadell’ex campo profughi (area exCAPS). Per saperne di più, hoincontrato il sindaco di Capua,Carmine Antropoli, al quale hochiesto il motivo per cui si è de-ciso di procedere allo sgombero,“Abbiamo deciso di porre in es-sere tale intervento per unaserie di motivi. Innanzitutto perun problema di sicurezza e or-dine pubblico. Perché numerosepersone, tra quelle che occupa-vano l’area erano dedite a atti dimicrocriminalità, come segna-lato dalle stesse forze dell’or-dine – ci ha spiegato il sindaco,che ha poi aggiunto – inoltre, èstata un’azione volta a tutelaregli stessi abusivi, in quantol’area versa in una condizionetale da costituire un rischio perla loro incolumità. Ormai lazona era diventata una vera epropria terra di nessuno, im-

mersa nel totale degrado”. In ef-fetti, dalle foto mostratemi dalsindaco, si evince che la situa-zione dell’area è davvero dram-matica. Gli stabili sono tutti arischio crollo. Inoltre nella zonasi trovano rifiuti di vario genere,che rendono la zona pericolosaper la salute degli occupanti e dicoloro che vivono nelle vici-nanze dell’area. Pensare che inquei palazzi pericolanti, inmezzo ai tanti rifiuti, alle autoincendiate, alle sterpaglie, peranni hanno vissuto tantissime fa-miglie, risulta difficile. “Merco-ledì abbiamo fatto un sopralluo-go – ha detto Antropoli – dopodi che si è deciso di procederealla bonifica. I lavori durerannocirca dieci giorni. Sono quindicianni che si cerca di porre in es-sere un’azione di riqualifica-zione dell’area ma alle parolesino ad ora non erano seguitimai i fatti. Come amministra-zione abbiamo a cuore la salutee l’incolumità dei cittadini edanche degli occupanti del-

l’area”. In effetti il problema chesi è posto dopo l’inizio dei lavoridi bonifica è proprio questo, la“sistemazione” di coloro che oc-cupavano abusivamente l’area.In merito Antropoli ha detto“Abbiamo inviato in loco gli as-sistenti sociali. molti Rom e ma-cedoni che occupavano la zonahanno deciso di spostarsi spon-taneamente, forse in zone limi-trofe alla nostra città, altri, circauna ventina di persone, ci hannochiesto un sussidio per pagare ilviaggio di ritorno nelle nazionidi provenienza. Quattro fami-glie, invece, hanno deciso di re-stare a Capua, dato che hannoun’occupazione stabile”. Perquanto riguarda l’area, il sindacoci spiega che presto sarà acqui-sita al patrimonio comunale. In-somma la situazione, all’indo-mani dell’inizio dei lavori di bo-nifica, è assai variegata. Unaparte delle famiglie che occupa-vano l’area si sono già spostatein campi di città limitrofe. Altrefamiglie hanno deciso di far ri-

torno nelle terre d’origine, e solouna minima parte, coloro cheper lavoro e rapporti socialicreatisi si erano meglio integratinel tessuto cittadino, hanno de-ciso di cercare una sistemazionealternativa, pur di restare aCapua. Nel guardare le foto mo-stratemi dal sindaco, non ho po-tuto fare a meno di pensare allivello di disperazione che deveaver spinto queste persone a vi-vere in condizioni al limitedell’umana sopravvivenza. Ep-pure, per quelle famiglie, queiruderi, immersi tra i rifiuti,erano forse l’unico punto fermoin una vita vissuta ai margini.Oggi, gran parte delle famiglieche occupavano quell’area sonoalla ricerca di una nuova zonain cui trasferirsi. Probabilmente,molti occuperanno abusiva-mente altri alloggi, altre aree ab-bandonate, in cerca di un tetto,che sebbene pericolante, possadefinirsi “casa”.

Intervista al Vescovo

Indicazioni per il nuovo Anno PastoraleIndicazioni per il nuovo Anno PastoraleMons. Schettino: “Bisogna evitare i fondamentalismi e le opposizioni preconcettuali”

Il sindaco Antropoli: “Ripristinati ordine pubblico e sicurezza”

Sgombero del Campo Profughi di CapuaSgombero del Campo Profughi di Capua

e nell’alcool e in parte inun’amicizia umana che di-venta occasione per compiereanche gesti di poco valoreespressivo e culturale. Tantigiovani passano il temponell’ozio, nella mania delpoco rispetto scambievole,cercando di realizzare qual-che prodotto di vita facendosidel male e/o provocando delmale agli altri”.

Come capo della Chiesa lo-cale di Capua, come pensadi realizzare questa sfidaeducativa?

Da parte mia, avverto la diffi-coltà, perché ho avuto perso-nalmente una ricca e validaesperienza come educatoredei giovani, negli anni in cuisono stato parroco a Nola, edanche docente di religionepresso il liceo Carducci e do-cente di filosofia al liceo delseminario. Ho avuto una pos-sibilità concreta di realizzareun valido e proficuo rapportodi amicizia e quindi educativacon la gioventù delle diocesidi Teggiano Policastro , lì, hotrovato una gioventù disorien-tata, stanca, avvilita. Tantevolte incontrare i giovani di-venta difficile per un precon-cetto culturale alla base. Io mifiguro sempre con un fattoche sembrerebbe elementarema è significativo: “Mi alzoquando i giovani vanno aletto, io vado a letto quando igiovani escono e se ne stannoper strada”; questa è unadura verità! Bisogna uscirefuori dalle sacrestie maleodo-ranti, uscire dalle chiese doveil Signore si è stancato di

ascoltare tante preghiere talvoltarecitate senza fede, dobbiamoandare incontro alle realtà chesono presenti nel mondo ed in-contrare le realtà così comesono, incontrare in modo parti-colare quelli che pongono la do-manda religiosa. Dare valore alvolontariato, dare riscontro aquelle che sono le povertà anti-che e nuove, frequentando gliambienti per renderli più umanie cristiani, parlo della scuola, delmondo del lavoro, dello sport,del tempo libero.

Alcune volte, il problema è amonte, non crede che vadanoeducati o meglio rieducati gliadulti?

E’ vero perché gli adulti vivonouna dimensione quotidiana dirapporti con le persone e moltospesso gli adulti sono cattivimaestri: legati ad interessi, alpiccolo potere e al poco rispettoad amare

Qual è il ruolo della comunitàcristiana, il nostro ruolo?

La comunità cristiana è ungrande luogo, è un grande luogoeducativo per cui è un luogo diaccoglienza dove ci si sentebene, dove ognuno ama vivere,dialogare, vivere l’esperienzadella Parola di Dio, celebrarel’Eucarestia del Signore, viverel’esperienza della carità, vivereil rapporto con Dio. Questo è ilruolo fondamentale, bisognasviluppare molto di più la comu-nione, la comunità, il desideriodi dare testimonianza inun’esperienza umana, oggi,molto frammentata”.

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SPECIAL

sede della Fondazione CentroFamiglia a S. Maria Capua Ve-tere.Accogliere un bambino in ado-zione è il gesto d’amore piùbello e importante che una cop-pia possa decidere di compiere.Nell’adozione avviene un incon-tro tra due mondi molto diversi:quello di una coppia con un suoequilibrio pre-adozione e quellodi un bambino abbandonato chesente il bisogno di sentirsi figlio. Il fine dello sportello è proprioquello di agevolare questo in-contro attraverso l’accompagna-mento e il sostegno alle coppieadottive prima, durante e dopol’adozione. E’ fondamentale chele coppie, che si apprestano acompiere questo passo, sianofino in fondo consapevoli diquello che stanno facendo e chetrovino una risposta e un soste-gno a tutte le loro domande e alloro percorso prima e dopo l’in-contro con il proprio figlio. Lo sportello adozione offrirà, inmodo completamente gratuito,informazioni relative all’iteradottivo, accompagnamento psi-cologico a tutte le coppie che nefaranno richiesta e percorsi digruppo per vivere in maniera piùserena sia il tempo dell’attesache intercorre prima di incon-trare il proprio figlio, che il postadozione. Lo sportello dunque non sarà

solo un punto che fornisce infor-mazioni riguardo all’iter buro-cratico che le coppie dovrannoaffrontare, ma anche e soprat-tutto un luogo in cui creare mo-menti di riflessione che le“provochi” e, attraverso un la-voro introspettivo, le porti a co-minciare un sano processo diindividuazione della disponibi-lità ad adottare e di elaborazionedi una tale scelta.Dopo il conferimento d’incaricoad un ente, c’è il “tempo dell’at-tesa” prima di incontrare il pro-prio figlio, un momento diulteriore riflessione, carico diemozioni, ansie, sogni e aspetta-tive difficili da gestire, un mo-mento importante che meritauna maggiore attenzione in ter-mini di supporto e accompagna-mento.L’arrivo e l’inserimento delbambino nel nucleo familiare,però, non determina assoluta-mente la fine del percorso di ac-compagnamento all’adozione:nella fase di post-adozione èfondamentale che le coppie non

ANTONELLA BIASIUCCI

Sabato 2 ottobre, presso il Se-minarium Campanum diCapua, dalle 9.30, avrà luogo ilconvegno d’apertura dello spor-tello adozione voluto dalla Fon-dazione Centro Famiglia –Consultorio familiare di ispi-razione cristiana – Onlus, incollaborazione con Ai.Bi. Amicidei Bambini, ente autorizzatoall’adozione internazionale inItalia e in 26 paesi del mondotra Est Europa, Americhe,Africa e Asia.Moderati dal giornalista LuigiDi Lauro, subito dopo il mo-mento d’apertura (ore 10.00) edi presentazione della giornata,la mattina continuerà con la co-stituzione di tre gruppi di lavoro,a cui tutti potranno dare la loroadesione secondo il proprio in-teresse, (ore 10.30) che affronte-ranno tre diversi temi: Scuola e accoglienza (coordi-nato da Lucia Ciaramella, psi-cologa Ai.Bi. Salerno);La complessità dell’affido (co-ordinato da Daniela Senneca,psicologa Centro Famiglia);Le mille sfumature dell’ado-zione (coordinato dalle famiglieD’Antonio e Pappadia).La prima parte del convegno siconcluderà con un momento dicondivisione delle riflessionimaturate all’interno di ciascun

gruppo (ore 13.00). I lavori riprenderanno nel pome-riggio con il saluto delle autorità(ore 16.30) e l’introduzione diDon Giovanni Corcione(16.45), direttore Ufficio Pasto-rale per la Famiglia e Neo Presi-dente Fondazione Centro Fami-glia, seguiti dagli interventi diDon Pietro Lagnese, presidenteuscente Fondazione Centro Fa-miglia, sul tema “L’accoglienzanella visione cristiana” (ore17.00) e di Marco Griffini,presidente Associazione Ai.Bi.Amici dei Bambini, sul tema“Accogliere nel Suo Nome:un’esperienza famigliare dal ri-lievo comunitario” e dalla testi-monianza delle famiglieD’Antonio e Pappadia (ore18.00). A seguire ci sarà l’inter-vento di Savino Compagnonereferente insieme ad AntonellaRicciardi del Servizio Affido eAdozione Centro Famiglia, perla presentazione del Salotto perl’Accoglienza delle famiglieAdottive (ore 18.30) che apriràda lunedì 4 ottobre presso la

si isolino e che siano ancora se-guite affinché sviluppino, attra-verso un percorso formativo,competenze educative e relazio-nali. Il supporto di esperti con com-petenze psicologiche e pedago-gico - educative e il confrontocon altre famiglie che vivono lamedesima esperienza costitui-scono l’arma più efficace per de-bellare il fenomeno deifallimenti adottivi.Lo sportello sarà aperto due po-meriggi a settimana presso lasede della Fondazione CentroFamiglia, in Via Galatina, 126 –Palazzo Rossetti a Santa MariaCapua Vetere e i servizi che for-nirà saranno:informazioni relative all’iteradottivo;incontri informativi sull’ado-zione internazionale: avrannouna cadenza mensile, sarannoaperti a gruppi composti da 6 a12 coppie massimo e sarannocondotti da coppie che hanno giàadottato in precedenza conAi.Bi.; colloqui di sostegno per coppieche hanno già intrapreso l’iteradottivo: saranno condotti dallapsicologa dell’Ai.Bi., esperta diadozione internazionale, per so-stenere le coppie che sentano lanecessità di un aiuto, anche unatantum, previo appuntamento daottobre;

Percorsi di accompagnamentodi gruppo durante il tempodell’attesa: ogni gruppo, com-posto da minimo 6 a massimo 9coppie, si avvarrà dell’aiuto diesperti nel campo psicologico esocio – educativo per superareansie e paure che solitamente ca-ratterizzano questo momento.Gli incontri saranno 6, avrannocadenza quindicinale e tratte-ranno temi inerenti l’arrivo delproprio figlio; le coppie interes-sate potranno iscriversi da otto-bre prossimo. Percorsi di accompagnamentopost-adozione: ogni gruppocomposto da un minimo di 6 aun massimo di 9 coppie, con lacollaborazione di esperti nelcampo psicologico e socio –educativo, lavorerà al fine di va-lorizzare le risorse dei parteci-panti e far emergere problemi edifficoltà dell’essere genitori.Gli incontri saranno 6, avrannocadenza mensile e ci si potràiscrivere da ottobre prossimo.A chiusura della giornata di con-vegno (ore 18.45) ci saranno i

saluti di S.E. Mons. BrunoSchettino, Arcivescovo diCapua che procederà poi con ilrito della Benedizione delle fa-miglie adottive e la consegnadelle idoneità alle famiglie af-fidatarie (ore 19.00) nellaChiesa di Montevergine diCapua.In alcune Chiese di rito orientale(cristiani ortodossi), il rito dellabenedizione delle adozioni è unapratica già da tempo molto dif-fusa. Ai.Bi. e i membri dell’as-sociazione “La pietra scartata”hanno pensato di introdurre epromuovere questo rito anchenella nostra tradizione culturalee religiosa, e di approfondirne ecomprenderne il suo significatoe i suoi fondamenti.Nell’adozione, mentre i due co-niugi diventano genitori nel-l’atto di accogliere, il bambinovive un’esperienza di rinascita.E’ fondamentale quindi arrivarea riconoscere e celebrare il va-lore e il senso spirituale di ungesto che di norma ne ha solouno giuridico. Non possiamoaccontentarci di considerareun’adozione come un semplicepercorso conclusosi positiva-mente, semplicemente perchénon è solo questo. L’adozione,se concepita e vissuta nel nomedi Gesù, assume oltre al valoredi fatto giuridico anche e soprat-tutto un’identità e un significato

davanti al Signore e allasua Chiesa. L’adozione èsoprattutto un atto di fedeche va confermato ognigiorno. Siamo sempre più con-vinti inoltre che l’ado-zione non è soloun’esperienza privatadella singola famiglia, maun atto che si può aprirealla testimonianza del-l’intera comunità. Pur-troppo ancora oggi risultadifficile per le famiglieadottive trovare spazi eoccasioni per esprimere econdividere la loro espe-rienza. Il rito vuole essereanche un’occasione in piùper fare comunione e dif-

fondere nelle e attraverso le co-munità parrocchiali la“bellezza” che un tale gestod’amore racchiude in sè.

Amici dei Bambini da più divent’anni lotta in Italia e 26Paesi nel mondo a fianco dei mi-lioni di bambini abbandonati erelegati negli orfanotrofi di tuttoil mondo, affinché vedano ga-rantito il diritto di essere figli eavere una famiglia. Ai.Bi. si pro-pone inoltre di promuovere e so-stenere nel tempo la culturadell’accoglienza e di sensibiliz-zare all’adozione internazionale,all’affido temporaneo e al soste-gno a distanza attraverso pro-getti di cooperazione allosviluppo e adozione internazio-nale.

La Pietra Scartata è un’asso-ciazione di fedeli costituita dallefamiglie della comunità Amicidei Bambini nel 2007 impegnatanell’annuncio della salvezza diGesù Abbandonato e Risorto a

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quanti sono o si sentono abban-donati, testimoniando la possi-bile superabilità di talicondizioni. La Pietra Scartata sipone al servizio dei fidanzati,dei coniugi, delle famiglie edelle comunità nella sensibiliz-zazione, promozione e prepara-zione all’adozione e all’affidofamiliare.

Il Centro Famiglia – Consul-torio Familiare di IspirazioneCristiana è una fondazionedell’Arcidiocesi di Capua.Espressamente voluta da S.E.Mons. Bruno Schettino, Arcive-scovo di Capua, nasce dal colle-gamento di diversi organismiche, nella sinergia, si sono residisponibili a sostenere, nell’ot-tica di un’antropologia persona-listica coerente con la visionecristiana dell’uomo e delladonna, il bene grande della co-

munità domestica. Privilegiandol’apporto delle scienze umane edelle loro metodolo-gie, il suo servizio sisviluppa in interventidi consulenza a per-sone, a coppie e a fa-miglie in circostanzedi difficoltà o in crisidi relazione, preven-zione, formazione,impegno culturale,con un’attenzione par-ticolare ai temi dellasessualità e della vita.Inoltre da due annipromuove la culturade l l ’ a ccog l i enza ,dell’affido familiare eaccompagna le coppieverso l’adozione na-zionale e internazio-nale.

Antonello Biasiucci –

stagista Ufficio Stampa Amicidei Bambini Campania

mento per la vita, Alcolisti ano-nimi ,Sportello per affido e ado-zioni internazionali, con i qualisi interagisce e l’uno è da sup-porto all’altro.Il centro si attiva per :stimolare e migliorare il dialogonella coppia attraverso colloquicon psicologi e psicoterapeutidi terapia familiare e corsi spe-cifici sulle problematiche di cop-pia; rafforzare il rapporto tra geni-tori e figli con percorsi di soste-gno alla genitorialità concounsellor e psicoterapeuti spe-cializzati del settore organizzacorsi di educazione sessuale, re-golazione naturale della ferti-lità, procreazione responsabileche mirano a migliorare la con-sapevolezza e la conoscenzadella sessualità tra gli adole-scenti, tra fidanzati, nella cop-pia, nella terza età (menopausa).Aiutiamo ad affrontare:Disagio adolescenzialeSeparazioni divorzio Disagio psicologicoProblemi sessualiIl centro offre attraverso ambu-latori medici specialistici la dia-gnostica relativa alle problemati-che sopra citate.E’ un servizio gratuito rivolto

alla comunità.Gli operatori che vi lavoranoprovengono quasi tutti da espe-

A CURA DEL “CENTRO FAMIGLIA”

Il Consultorio Familiare Dioce-sano”Centro Famiglia” sito in S.Maria Capua Vetere è nato cin-que anni fa per offrire un servi-zio completo alla famiglia,considerando che nella societàdi oggi è la realtà più fragile evessata da più parti, perchè cro-cevia di varie generazioni e varisessi e, quindi, più attaccabilesotto il bombardamento delladegradazione morale di oggi.Ci sembrava un dono particolarequesto consultorio soprattuttoper la crisi sociale ed economicain cui viviamo oggi.Vari pazienti, infatti, hannoavuto il marito licenziato negliultimi tempi o hanno perso il la-voro loro stessi. Qui non hannola preoccupazione di dover pa-gare, ma possono liberamenteusufruire dei servizi erogati.Abbiamo voluto e vogliamo cheil primo elemento a caratteriz-zare tale centro sia l’accoglienzaamorevole offerta dagli opera-tori del consultorio.Cerchiamo di guardare, al di làdel sintomo fisico e psichico, ildolore o il disagio di quel mo-mento e di condividere la soffe-renza, di trovare insieme lastrada per uscire dal buio e rag-giungere la serenità.Al Centro si appoggiano : Movi-

rienze di solidarietà, per cuihanno uno sguardo speciale so-prattutto per gli ultimi e i più fra-gili.Come politica del centro cer-chiamo, come operatori, di dareuna continuità, soprattutto, dalpunto di vista psicologico. Inoltre, da anni, nel periodo dadicembre a maggio alcuni di noioperatori svolgono, lì dove ven-gono chiamati, corsi di prepara-zione al matrimonio, cercandodi approfondire le tematichecirca la comunicazione e la ses-sualità nelle coppie ; offrono unaconoscenza scientifica con laricchezza della spiritualitàcristiana, stimolando adamare e rispettare la bel-lezza e la sacralità dellavita dal momento del con-cepimento alla morte e,ancor più, a scorgere lasolennità della sessualitàcome dono prezioso per lacoppia fino ad arrivare adintravedere il progettodell’amore di Dio sulla fa-miglia .Le famiglie che hannousufruito dei vari servizidel consultorio nell’anno2010 sono circa un mi-gliaio, varie coppie hannousufruito del consultorioper l’adozione, altrehanno seguito il corso

sulla genitorialità o hanno parte-cipato al corso per fidanzatinelle varie parrocchie tenutidagli operatori del consultorio. Ormai il consultorio è un croce-via di persone di ogni età,etnia,cultura e ceto sociale, chevengono per trovare un sollievo,una risposta alle loro domande eun aiuto alle loro necessità, mache lasciano ad ognuno di noioperatori una pienezza profondanel cuore perché come diceGesù “date e vi sarà dato in unamisura traboccante”.

LE Ai.Bi.

“ C e n t r o F a m i g l i a ”“ C e n t r o F a m i g l i a ”Il Consul tor io Famil iare Diocesano

SAVINO COMPAGNONE

Nonostante l’istituto dell'affidofamiliare giuridicamente esistada 25 anni attraverso l’emana-zione della legge 184/83, ancoraoggi l’Italia e la Regione Cam-pania in particolare non trovanouna diffusione della cultura edella pratica dell’affido fami-liare. Si pensava che il 2006 po-tesse rappresentare, con lachiusura degli istituti di acco-glienza dei minori, il vero tram-polino di lancio di un nuovomodo di fare accoglienza perminori, e invece poco o nulla.Analizzando e stando alle rileva-zioni statistiche, la Campania ri-leva la presenza di solo 776minori in affido familiare checomparato con il dato nazionale

incide per il solo 6%. Dalla let-tura di questi dati è possibileprovare a fare alcune interpreta-zioni che ci aiutino a capire. Laspiegazione di una percentualecosi bassa di famiglie affidatariedisposte ad accogliere un minoresta nel fatto che quest’ultimodovrà, prima o dopo, rientrarenel suo nucleo familiare d’ori-gine. Molte sono le famiglie chesi avvicinano all’affido con unaloro vocazione nascosta all’ado-zione e alla permanenza conti-nuativa, atteggiamento checontrasta con l’istituto dell’af-fido, in cui la temporaneità èl’elemento caratterizzate. E’chiaro ed evidente che un primogrosso investimento informativoe formativo vada fatto nella di-rezione della promozione del-

l’accoglienza e della solidarietàfamiliare, che non può essere la-sciato ai soli enti no profit ed ec-clesiali, ma necessita di un ruolodeterminante nelle istituzioni,servizio istituito sulla carta, macosì poco diffuso… Parlare dide-istituzionalizzazione signi-fica oggi parlare di promozionedell’affido familiare all’internodi una rete integrata di servizi edinterventi che non possono tenerfuori le istituzioni preposte, che,invece, spesso trovano nella col-locazione in strutture per minorila via più rapida e risolutiva. Noicome Centro Famiglia – Consul-torio Familiare da due annistiamo sostenendo un percorsodi promozione dell’affido, attra-verso campagne di sensibilizza-zione alla solidarietà familiare

all’accoglienza, attraverso laformazione di famiglie affidata-rie e la sperimentazione di per-corsi di accoglienza. Ancoraoggi, nonostante i tanti sforzi,poco proficua è la collabora-zione con le istituzioni preposte.L’ambito territoriale C5, ambitoin cui insiste territorialmente inConsultorio Familiare, dopo di-versi anni dalla sua emanazione,nel 2009 ha istituito il SAT –Servizio Affido Territoriale conil quale vorremmo provare a la-vorare per incidere in manierasignificativa su un modo diversodi fare affido. La strada è ancora lunga, mafare strada non ci spaventa.

P romuovere l ’aff ido famil iare . . .Promuovere l ’aff ido famil iare . . .. . . a n c o r a t a n t a s t r a d a d a f a r e .

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S. MARIA C.V.

Vocazione e vita consacrata

L’ io da solo non reggeL’io da solo non reggeTestimonianza di Roberta di Gennaro

SUOR MIRIAM BO

Ero come immobilizzata e allostesso tempo io non dovevo fer-marmi, dovevo studiare tanto,dovevo prendere bei voti ascuola; agli scout dovevo diven-tare capo sestiglia, poi, caposquadriglia, dovevo impegnarmicon tutta me stessa in tutto;anche nel campo dell’affettività,dovevo avere amiche che mi vo-levano bene, a casa doveva an-dare tutto bene, la mia famigliadoveva essere perfetta, ovvia-mente, però c’era sempre unacorsa al di più, al di più, io do-vevo superare i limiti. Fino ad

un certo punto ci sono riuscita,mi sembrava veramente di averesuperato me stessa, riuscivodavvero ad essere così brava daprendere 8 e 9 a scuola, riuscivobene in tutte le attività che fa-cevo, iniziavo ad essere semprepiù impegnata in Parrocchia: ilcoro dei bambini, il coro degliadulti, il catechismo, mi sentivoimportante, mi chiamavano perfare giocare i bambini o se ser-viva una qualsiasi mano in Par-rocchia. Ero sempre “io, io, io,io” che dovevo fare, “io” chedovevo fare di più, “io” che nonmi dovevo fermare, “io” che do-vevo mangiare poco perché al-

trimenti non riuscivo a studiare,“io” che dovevo essere fidan-zata, il mio ragazzo mi dovevavoler bene come dicevo io; erauna corsa contro il tempo, unacorsa impossibile perché ad uncerto punto ho scoperto di avereanche io dei limiti. All’inizio mifaceva male il non riuscire a ca-pire il motivo di tanta insoddi-sfazione, avevo tutto ma misembrava di non avere niente,eppure non mi mancava niente.Ad un certo punto ho iniziato ilcammino di discernimento; èstata dura, ci sono stati momentiin cui avevo proprio paura,paura di perdere le amicizie, di

C h i u d o n o i “ C a r i s s i m i ”C h i u d o n o i “ C a r i s s i m i ”L’Ist i tuto Vit tor ia Peccer i l lo non aprirà i bat tent i per l ’anno scolast ico 2010/2011

GAETANO CENNAME

Chiuso! Si, l’Istituto Vittoria Peccerillo,ubicato in via Tari in S. MariaCapua Vetere, non aprirà i bat-tenti per il nuovo anno scola-stico 2010/2011.Una perdita secca per la città, unfortissimo dispiacere per chiscrive, alunno delle cinque classielementari della scuola primariaparitaria, gestita dai Fratellidelle Scuole Cristiane , i mitici“carissimi”. Le esternazionisopra le righe del ministro Re-nato Brunetta che, bontà sua,parla di “ cancro etico e sociale”riferendosi alla conurbazioneNapoli-Caserta mi avevano in-dotto a scrivere qualche conside-razione; dopo tutto parla anchedi noi; siamo chiamati diretta-mente in causa e con terminitanto scioccanti quanto impie-tosi ma la tragedia dei tre operaimorti nello stabilimento dellaDSM a Capua in un incidentesul lavoro mi aveva colpito tantoda farmi cambiare idea. Anto-nio,Vincenzo e Giuseppe meri-tano il compianto ed il rispettodi noi conterranei e le famiglie –così duramente ed improvvisa-mente colpite – la nostra pienasolidarietà ed anche –per quantoè possibile – la nostra concretavicinanza. Noi tutti , come co-munità e società civile, meri-tiamo e ci aspettiamo il rigorosoaccertamento delle responsabi-lità, la punizione di eventualicolpevoli ed il giusto ristoro (sifa per dire ) alle famiglie degli

sfortunati lavoratori. Alla fine hodeciso di far vincere il sentimen-tale che è in me ed, insieme aqualche ricordo, ripercorrerò lastoria della presenza in città deiCarissimi Fratelli delle ScuoleCristiane e dell’Istituto VittoriaPeccerillo. L’istituto è intitolatoalla benestante nobildonna Vit-toria Peccerillo che, passata amiglior vita il 3 ottobre del

1919, con testamento olografo,espresse la volontà che i Fratellidelle Scuole Cristiane “ fondinouna casa in questa città per por-tare quante più possibile animea Dio; che in essa siano ammessi

tanti orfani di questa città quantine permettano le rendite, .etc.;ed a tal fine destinò le sue so-stanze. I Fratelli si dettero dafare e già due anni dopo avevanoacquistato e provvedevano al-l’adeguamento funzionale delgrande complesso immobiliaredi via Tari in S. Maria C.V. Il 10ottobre del 1922 il direttore Fr.Aventino Tornei, insieme a cin-

que confratelli, dava inizio alprimo anno scolastico dellanuova istituzione . E cominciaval’avventura che è durata –tra al-terne vicende – per ottantottoanni. Un grande portone, un

vasto atrio, uno spazioso cortilee due aree a verde, il giardino el’orto, il tutto situato nel centrostorico della città, in prossimitàdella stazione ferroviaria, del tri-bunale e degli altri edifici pub-blici di S. Maria C.V.. Un puntodi riferimento per studenti, inse-gnanti, famiglie, sportivi. E,come nei più blasonati collegeanglosassoni, una severa uni-

forme: calze lunghe nere, cal-zoni corti, berretto con su scritto“Istituto Vittoria Peccerillo” emaglia color blu elettrico. Mastamani la campanella che segnal’inizio delle lezioni non suo-

nerà; la strada non sarà animatadal vocio degli scolari ed il traf-fico risulterà più o meno rego-lare. Niente di eclatante da farsobbalzare la città; niente di pru-riginoso da alimentare il gossip,niente di pericoloso da allarmarele autorità. La città non si accor-gerà. Nel 1680 Giovanni Batti-sta de La Salle (Reims1681-Rouen 1719), sacerdote,

educatore e pedagogistafonda la congregazione re-ligiosa dei Fratelli DelleScuole Cristiane destinata adare continuità ed a metterein atto i suoi principi educa-tivi raccolti nella sua opera“la guida delle scuole” chepreannunziava una scuolanuova, moderna e creativaincentrata sull’uomo nellasua globalità, sull’alunno ela sua promozione umana.Per questa sua attività Gio-vanni Battista de La Salle,in seguito santificato, puòconsiderarsi un vero apo-stolo dell’istruzione popo-lare cristiana. Da allora,grande fortuna della sua vi-sione profetica ed oggi laCongregazione dei Fratellidelle Scuole Cristiane, hasedi in molti paesi delmondo ove continuanol’opera del fondatore circaseimila religiosi laici coa-

diuvati da settantamila docenti.Nonostante una offerta didatticadi primo piano, il numero sem-pre più esiguo di religiosi e,quindi il ricorso sempre piùesteso a docenti e personale

esterno, le spese di gestione delpatrimonio immobiliare e quelledel funzionamento hanno deter-minato la decisione, drastica edolorosa, del blocco delle atti-vità. Mi astengo dal chiedermise tutto il possibile sia stato fattoper scongiurare la sofferta deci-sione, nella speranza e nella con-vinzione che a ciò abbianoprovveduto le autorità cittadine,ma sta di fatto che oggi la cittàperde e la comunità si impoveri-sce. Le odierne concezioni divita oggi ci fanno identificare laricchezza di una comunità con iconsumi di beni materiali –cen-tri commerciali, negozi griffati,auto di ogni cilindrata –mentre ibeni immateriali sono lasciati al-l’interesse ed alla cura di unasparuta minoranza di addetti ailavori. Eppure quante genera-zioni di alunni sono passati per ibanchi dell’Istituto Vittoria Pec-cerillo; quanti, professionisti,impiegati, operai hanno portatonella propria attività, nella fami-glia e nella società i principi, ivalori e le nozioni della meto-dica lasalliana arricchendo sestessi, la nostra città e la comu-nità in genere! E’ vero – non c’èda allarmarsi – oggi non chiudeun supermercato – oggi nonviene trasferito dalla città un im-portante ufficio pubblico – ogginon viene chiuso un repartodell’ospedale, ma c’è da riflet-tere chiude un magazzino di va-lori, un forno di coscienze, unafabbrica di uomini.

perdere le persone che mi vole-vano bene, ma in realtà avevopaura di perdere me stessa, diperdere la stima che di me ave-vano gli altri.Nel 2008 sono stata un mese emezzo in Noviziato a Torino estesso lì ho deciso di entrare;adesso sta quasi per terminare ilsecondo anno di postulandato:ho avuto le mie difficoltà però laserenità che ho scoperto in No-viziato penso di non averla maiavuta, e la cosa più bella è chenon esistevo più “io”, non c’erasolo più Roberta, ma mi sentivoaccompagnata. Sr. Michela, cheè stata la mia insegnante del-l’elementari, ci faceva sempreuno schema alla lavagna, in cuimetteva davanti all’”IO” la “D”e quindi “io” diventava “Dio”,già prima di entrare ma soprat-tutto in Noviziato ho capito chequell’”IO” da solo non regge,

deve starci quella “D” davanti,altrimenti non serve a nulla es-sere primi, non serve a nulla su-perare i limiti, non serve a nullaneanche fare tante attività. In-vece con DIO ho trovato quellasoddisfazione giusta. Penso didover ringraziare prima di tuttoi miei genitori perché, sempremolto discretamente, mi hannoaccompagnata, non mi hannomai posto ostacoli enormi, néprima né dopo, mi sono sempresentita libera di farequalsiasi scelta, giusta osbagliata che fosse epenso che se miamamma, se mio padre avolte non fossero staticosì duri, a vent’anninon avrei mai avuto ilcoraggio di entrare e diprendere una decisionecosì importante, mihanno fortificato le

spalle e veramente devo ringra-ziarli. Non posso non ringraziarele suore, perché ognuna di loromi ha fatto scoprire il vero cari-sma carmelitano e questo è me-raviglioso. In ultimo, ringraziodon Elpidio che mi conosce daquando sono nata. Infine vichiedo di pregare per me e perMonìca perché tra qualche mesefaremo il passaggio in Novi-ziato. Vi ringrazio.

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CAPUA

LUCIA CASAVOLA

Ci separano solo 21 giorni dal-l’apertura della Casa della Di-vina Misericordia, e il vangelodi Matteo ci ricorda che vestiregli ignudi, pur non essendoun’opera di primaria importanza

nella gerarchia dei valori, di-venta la prima nell’urgenza. Nelpraticarla non si può pensare aisoli pantaloni e alla giacca, mac’è un mondo di cose da provve-dere che rientrano in essa: mate-rasso, lenzuola, coperte,asciugamani e tanto altro an-

cora. L’importanza di questecose la conoscevano bene per-sone come sant’Annibale MariaDi Francia o Bartolo Longo. Ve-stire gli ignudi, rientra tra le pre-occupazioni primarie della vita,come il mangiare e il bere, enon indica solo il bisogno diabiti, ma anche della dignitàumana. Il “vestiario” donato nondeve servire quale strumento diomologazione per cancellare ledifferenze, piuttosto, deve essereuna porta dischiusa sul contestosociale in cui i bisognosi si muo-vono. Cercando di delineare ilprofilo di questa opera di mise-ricordia ho nitida nella mentel’immagine delle persone chefurtive frugano tra le buste deipanni o fra i cumuli dei rifiuti in-gombranti. Spesso li ignoriamo,quasi fossero trasparenti. Non losono! Chi ha avuto la grazia diandare in Africa lo sa bene! Il bi-sogno della dignità non può es-sere ignorato di fronte alle cifredi un popolo intero. Voglio ri-cordare un episodio vissuto loscorso anno in Tanzania, nel vil-laggio di Mbweni, eravamo al-cuni della Parrocchia dei SantiFilippo e Giacomo andati a fareesperienza di missione presso il

Villaggio della Gioia. Un po-meriggio lo abbiamo dedicatoalla distribuzione di sandali in-fradito ai bambini di Mbweni.Immaginate delle capanne dipaglia, la sabbia uguale e indi-stinta ad uniformare stradine e“piazzette”, tanti bambini gio-care a piedi nudi. Siamo arri-vati con un grande sacco colmodi sandali, distribuendo qua elà caramelle. Le mamme sullasoglia delle capanne guarda-vano curiose, i bambini segui-vano festosi il nostro procedereverso uno spazio più ampio,idoneo alla distribuzione. Erauna festa di voci ed entusiasmoper il dono che ciascuno rice-veva. I bambini orgogliosi siguardavano i piedi, alcunimuovevano i passi con farebuffo, altri collaudavano lescarpe nella corsa. Improvviso,poi, il richiamo di una mammaai suoi figli: quattro di loro sisono staccati dalla ressa con lescarpe ai piedi hanno rispostoalla mamma, che ha strillato dinuovo. È stata questione di unistante, sfilati i sandali daipiedi, li hanno infilati fra le ditadelle mani e sono scappati apiedi nudi. Non so quanto e se

Verso l’apertura della Casa della Divina Misericordia

‘Ero nudo e mi avete vestito’ ‘Ero nudo e mi avete vestito’

E’ iniziato il nuovo anno scolasticoE’ iniziato il nuovo anno scolasticoParlano le insegnanti della Scuola dell’infanzia “Umberto I” del 2° Circolo di CapuaLUCIA CASAVOLA

È iniziato un nuovo anno scola-stico e come redazione abbiamopensato di fare visita alle inse-gnanti della Scuola dell’infanzia“Umberto I” 2° circolo diCapua, per carpire i loro propo-siti e le loro aspettative. La no-stra scelta ricade su di loropoiché attraverso loro possiamoguardare ai bambini come ad uninvestimento certo per il futuro.Entro nell’edificio: porte colo-rate, aule spaziose a vivaci dise-gni, giochi, tavoli, sedie, cucina!Tutto “piccolo”! Mi sento un po’come Gulliver a Lilliput. I bam-bini non ci sono ancora. Lascuola, comunque, non è de-serta, trovo le maestre intente apreparare l’accoglienza per ipiccoli. Hanno volti sereni e gio-iosi, le vacanze estive hannoportato il meritato riposo ed orasono pronte a ricominciare. Io,curiosa, decido di carpire i loro“segreti” per catturare i bambininella magia della scuola. Neiloro occhi c’è la luce della spe-ranza, gli sguardi vanno lontano,raggiungono l’orizzonte delle

aspettative di chi sta crescendo.Decido allora di chiedere cosa siaspettano e che proporranno aibimbi: “Vorremmo chel’anno che sta ini-ziando venissevissuto all’insegnadell’armonia e delbuon umore. Ciimpegneremo in-vestendo forze,volontà e allegria.Chiederemo l’in-tervento delle fa-miglie per duemotivi: rendere irapporti più co-struttivi, consen-tire ai piccoli divivere l’opera for-mativa senza con-t r a p p o s i z i o n i .Anche quest’anno,come nel passato,la nostra program-mazione ha unosfondo integra-tore: “Il castello,vita e giochi di-menticati”. I gio-chi saranno un

forte momento relazionale tra ibambini, tra questi e i docenti,tra la comunità scolastica e le fa-

miglie. L’ampliamento dell’atti-vità formativa, infatti, prevede ilcoinvolgimento delle figure pa-

rentali che dovranno essere parteattiva nella condivisione dei cri-teri educativi. Tale lavoro sarà

accompagnatoda un progettodi lingua in-glese, intesocome primoapproccio allaseconda lin-gua. La linguaitaliana restachiaramente ilcardine delleattività lingui-stiche, conpoesie, canti,racconti, in-venzioni distorie fantasti-che e schededi pre-scritturae pre-lettura;non viene,però, dimenti-cato il dialettonapo le tano ,specchio dellenostre origini.Come di con-suetudine a ri-dosso delle

vacanze natalizie, realizzeremoil presepe vivente, confidandonella disponibilità di don Gianni.Speriamo, infatti, che metta anostra disposizione gli spazi delcentro parrocchiale. Lui ben saquanto le finanze della scuolasiano scarse ed è stato sempresensibile alle nostre richiestemosse per gratificare i piccoli.” Riguardo a questo punto, sulledifficoltà della scuola, chiedo illoro parere sulla riforma Gel-mini: “La riforma ha imposto li-miti a tutti i livelli di scuola. Lacosa è risaputa e combattutaquotidianamente nelle alte sfere.I tagli sono stati forti e non sonofiniti. Questo, però, non ci impe-dirà di donare gioia, allegria eformazione ai nostri bambini,anche se dovremo fare ricorsoalle nostre sostanze personaliper affrontare imprevisti non co-perti da finanziamenti.”Sulle note amare dei limiti dellascuola italiana, decido di conge-darmi. Ringrazio, a nome diKairos, loro tutte, augurando unfruttuoso anno scolastico.

Tempo di StudiTempo di StudiDa lunedì 20 a mercoledì 22, dalle ore 18:30, sisvolgeranno presso la Parrocchia Santi Filippo

e Giacomo tre giorni di studio e approfondimentosul “Documento Base” della Chiesa Cattolica.Don Luciano Meddi, uno dei più importanti pa-storalisti della Chiesa italiana, darà inizio agli in-contri con una riflessione, sui capitoli IV e V delDocumento Base, dal tema: ‘L’identità cri-

stiana’, perchè all’inizio di un nuovo decennio de-dicato ‘All’emergenza educativa’, èfondamentale che sia chiaro chi sono i ‘soggetti’di tale educazione.

cammineranno con quei sandali,tuttavia, le loro madri li incorag-giavano a calzare le scarpe. Da noi la situazione è diversa, lescarpe non sono una novità daportare a casa come trofeo digioco, ma qui come a Mbwenisono un segno che incoraggia lasicurezza del passo verso unmondo dove ognuno ha l’oppor-tunità di vivere in modo degno. Dobbiamo riflettere sul fatto chequanto più evoluta si fa la vita,tanto più le situazioni materialiin cui bisogna praticare la caritàassumono aspetti ed esigenze

nuove. Essere attenti, ad esem-pio, perché ai fratelli non man-chi il lavoro è indubbiamentecome dar loro da mangiare, dabere, da vestire; è come aiutarliad essere inseriti nella società incui si muovono. Si deve, quindi,trovare l’impegno per far sì cheogni persona abbia il propriospazio vitale, eliminando l’egoi-smo di chi ha troppo. Ognunopensa egoisticamente a sé senzariflettere, senza considerare cheil suo star meglio può essere pa-gato da qualcuno col suo starpeggio.

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cora stata scoperta).Ricetta del Gulyàs:Rosolare a fuoco basso in unapentola larga 100 gr di lardoungherese, quindi aggiungeremezza cipolla tagliata a fettesottilissime facendole imbion-dire, aggiungere ancora un cuc-chiaino di paprika e togliereimmediatamente dal fuoco.Aggiungere 600cl di acqua e ri-mettere sul fuoco. Al primobollore, aggiungere 1kg e ¼ dicarne di vitello tagliata a lista-relle, tre cucchiaini di prezze-molo tritato e un cucchiaino dicumino. Quando la carne iniziaa diventare tenera, aggiungere½ kg di patate tagliate a ron-delle sottili. Infine, quandocarne e patate sono cotte, as-saggiare e aggiustare di sale senecessario.

NICOLA CARACCIOLO

Qualche giorno fa, volando daRoma a Parigi su un aereo dibandiera spagnola, ho letto inuna rivista inglese un articolosulla cucina ungherese. Tantainternazionalità ben si addiceall’Ungheria, considerata finoa 200 anni fa punto di congiun-zione fra Asia e Europa (al-meno così pensava il principedi Metternich quando, po-nendo fine all’era napoleonica,ridisegnò i confini, ponendoBudapest sulla nuova linea difrontiera fra Europa e Asia).Non per nulla nella cucina un-gherese troviamo le spezie tur-che, gli gnocchi italiani, l’ocafrancese, le verdure asiatiche,la pasticceria austriaca. Tutta-via, a dispetto di questa com-plessità geografica, il padredella moderna gastronomiaungherese, Karoly Gundel, af-ferma che riprodurre i saporidella cucina tradizionale un-gherese è sufficiente utilizzarelardo ungherese, paprika verdee rossa (la parola paprika in-dica rispettivamente, a se-conda del colore, il peperone ola spezia), oltre che pomodorie cipolle … ungheresi!Come conseguenza della posi-

zione di frontiera fra Asia ed Eu-ropa da un lato, e dell’isola-mento dell’Europa dell’Est finoa pochi decenni fa dall’altro lato,la cucina ungherese è rimasta alungo sconosciuta al mondo oc-cidentale. Il piatto più celebratodella cucina ungherese è il Gu-lyàs, da noi noto come Gulash,di cui si parla ormai in qualun-que ricettario occidentale: è altempo stesso stufato, ragù epiatto di carne. Senza dubbio èuna zuppa, con pezzi di carnema pur sempre una zuppa : cioèun primo piatto che si prendecon il cucchiaio e si cucina inpentola sul fuoco. Il suo nome fariferimento ai mandriani e alludealla carne che contiene; è unpiatto popolare, che risale al me-dioevo (ovviamente a queltempo non si utilizzavano le pa-tate, l’America non essendo an-

Gulyas o Gulash?Gulyas o Gulash?

EDITOREA.C.L.I. Progetto San MarcelloCorso Gran Priorato di Malta,22 - 81043 Capua (CE)P.iva: 03234650616Reg. Trib di Santa Maria C.V.n. 764 del 22 Giugno 2010www.kairos.itper contatti:[email protected] RESPONSABILE:Antonio CasaleCAPOREDATTOREGiovanna Di BenedettoGRAFICOGiuseppe RoccoREDAZIONE CAPUAAntonella RicciardiAssunta MerolaFrancesco GaribaldiLucia CasavolaMarco BocciaNicola CaraccioloOrsola TreppiccioneRaffaella BocciaTeresa MassaroTeresa PaganoUmberto PappadiaREDAZIONE GRAZZANISEIvana BertoneREDAZIONE SANTA MARIA C.V.Annalisa PapaleGaetano CennameLuigi SantonastasoMaria BenedettoSuor Miriam Bo

Stampato presso la Tipografia“Grafiche Boccia”

A.A.A.A.A.A.Cercasi Volontar iCercasi Volontar iLa Casa della Divina Miseri-cordia si prefigge di dare unarisposta concreta al disagio dei“nostri poveri”. Seguendo leOpere di Misericordia Corpo-rale, è stata progettata per darepronta accoglienza: alloggiarei senza fissa dimora; dar damangiare agli affamati; vestiregli ignudi; soccorrere gli in-fermi.Nel cammino che sta per avereinizio siamo tutti invitati aspendere gratuitamente le no-stre forze dando aiuto nella cu-cina, altrimenti collaborandonella distribuzione degli ali-menti o del vestiario; se ab-

biamo competenze mediche oinfermieristiche, donare assi-stenza ai “nostri pellegrini” bi-sognosi di cure; aiutare nellasorveglianza notturna del dor-mitorio maschile e femminile;oppure, anche e semplice-mente, essere disposti adascoltare ed accompagnarelungo questo tratto di stradadella Speranza. Siamo tutti in-vitati a gioire della Grazia delServizio, chi si sentisse prontoad essere con noi “viandantedella Carità” può contattareDon Gianni presso la Parroc-chia Santi Filippo e Giacomo.

AVVISO DONAZIONI AVIS

DOMENICA 19 SETTEMBRE

SI EFFETTUERA’ LA RACCOLTA DI SANGUE

PRESSO LA SEDE AVIS DI CAPUA SITA IN

VIA ROMA, 5

DALLE 8:30 ALLE 12:30

FRANCESCO GARIBALDI

“Vorrei che la scuola non esi-stesse. Vorrei che il mondofosse soltanto un gioco, cosìla vita sarebbe uno scherzo.”Questa è solo una delleespressioni poetiche conte-nute in questo libro vero epoetico al tempo stesso. AnnaMaria Francesca Conteduca,che mi onoro di conoscerecol più familiare Annafranca,è un insegnante nel senso piùbello e edificante del termine.E’ una “professionista” del-l’educare, del “tirar fuori” nelsenso più vero.Nel corso della sua espe-rienza d’insegnamento e divita nel rione Toiano di Poz-zuoli dal 1988 ha avuto curadi non “riempire di sapere” isuoi bambini come spessofanno molti insegnanti, ma halavorato a far emergere ledoti intellettive, affettive ed

emotive presenti nei bambini, intutti i bambini in qualsiasi latitu-dine vivano. Da questo lavoro ènato “Vorrei che la scuola nonesistesse…” un libro scritto daibambini e, soprattutto, scrittonell’interesse di questi bambini.E’ un libro di rara poesia e deli-catezza, di bambini che descri-vono la loro vita ed il lorosentire rispetto anche alla spe-ranza del futuro. Questo libro non è stato scrittoper speculare sulla vita di questibambini facendo ridere il pub-blico di qualche trasmissione te-levisiva con “macchiette” esiparietti“ trasformando i bam-bini i personaggi. Qui i bambiniesprimono loro stessi, i loro sen-timenti e le loro visioni di cuisono divenuti consapevoli.Alcuni estratti dal libro su varitemi: A te Papà “Papà, ognijuorno ca passa te voglio sem-pre bbene e je spero can un tescuorde maje ‘e me”. L’Amore

“Tu sei dolce, intenso e pro-fondo come il mare. Trafiggicome una lancia, ma seieterno…” Autunno – Aria di Ot-tobre “Sei limpida e fresca eanche se ti addormenti diventipiù viva. L’autunno sta arri-vando, con gli alberi spogli e lefoglie di mille colori. E il ventole disperde lontano, nell’aria”Novembre “Dolce vento, tra-sporti l’odore del mare… Ventopotente sfiori gli alberi… Vento,vento di novembre” Sole “Perme sei stato un orizzonte lon-tano, ora sei il sole vicino, lamia stella della sera, il tormentodel cuore” Mamma “Mamma,parola stupenda di donna, coleiche ti ama e ti ha messo almondo, la donna che ti ha do-nato tutto il suo amore. Donna,che sia triste che contenta pro-fuma di vita sì, perché lamamma nei nostri cuori è comela primavera” E per finire Pace“La pace è travolgente : E’

come un fiume penetrante.Unisce le persone, ci aiuta asognare, vince il male, costrui-sce vite nuove”.Leggendo queste e le altretante poesie contenute in que-sto libro prezioso ci risco-priamo analfabeti dell’Amore.

Abbiamo letto per voi...

‘Vorrei che la scuola non esistesse...’‘Vorrei che la scuola non esistesse...’Il mondo poetico dei bambini del rione Toiano di Pozzuoli

MARCO BOCCIA

Mai come quest’anno la mostrainternazionale del cinema di Ve-nezia, giunta alla sua sessanta-settesima edizione, ha decretatoil suo vincitore senza troppi pa-temi e con largo consenso. In-fatti, Somewhere, di SofiaCoppola ha messo subito in sin-tonia l’intera giuria guidata e ge-stita da Quentin Tarantino che,la cronaca rosa ha attribuito nelpassato come fidanzato dellaCoppola. La regista statunitensepuò già di diritto essere annove-rata, a soli 39 anni, tra i registi

cult della storia del cinema, gra-zie a pellicole mai semplicisti-che. Va detto però che il filmvincitore del Leone d’Oro forsenon era il migliore in assoluto,certamente avrà pesato anche ilcognome ingombrante cheporta, che per i cinefili è sino-nimo di grande cinema, la gio-vane Sofia, per chi non losapesse, è figlia dell’acclamatoregista di Apocalypse Now,Francis Ford Coppola e, a volte,basta questo per essere conside-rati al di sopra delle proprie ca-pacità. Oltre all’annunciatovincitore gli altri premi fanno a

Si è concluso il 67° Festival del Cinema di VeneziaSi è concluso il 67° Festival del Cinema di VeneziaSofia Coppola, figlia d’arte, sbaraglia tutti

cazzotti con le analisi dei critici,infatti Tarantino sembra aver vo-luto premiare, caparbiamente,tutti quei film dai più definitiscarsi come Balada triste detrompeta di Alex de la Iglesia,sulla breccia da 50 anni, nonsolo con il Leone d’Argento perla miglior regia, ma anche conl’Osella per la miglior sceneg-giatura. La mostra appena terminata sisegnala anche per il largo stra-scico di critiche intorno ad unfilm in particolare, Vallanzascagli angeli del male, diretto conmano sapiente da Michele Pla-

cido che, tratteggia la Milano dabere anni settanta attraverso losguardo deciso e perturbante diuno degli scheletri peggio na-scosti della nostra storia, Vallan-zasca appunto, capo in queglianni di una banda di ladri vio-lenti e sanguinari. Il film è statoattaccato da tutte le parti perchèritrae uno spietato assassinocome un uomo normale che hascelto di vivere la propria vitadistruggendone altre. Alla fineforse se fosse stato in concorso,visto l’amore che Tarantino haper certo cinema, il Vallanzascadi Placido interpretato da Kim

Rossi Stuart, avrebbe vinto unodei premi tanto ambiti, certa-mente innescando un vespaio dipolemiche che purtroppo solo inItalia si aprono intorno a certepellicole, denunciando un pro-vincialismo culturale che fa sor-ridere quando non fa piangere.Altra questione molto contro-versa è quella intorno alla sceltadi Marco Muller, direttore delfestival, di affidare la presidenzaa Tarantino che spesso critica ilnostro cinema moderno, amandoinvece moltissimo il poliziotte-sco anni settanta. Tuttavia il pa-triottismo non sempre èragionevole, anche se spesso aVenezia si è riusciti a premiareattori e registi italiani non sem-pre meritevoli. C’è poco da farequando il nostro cinema,

odierno, si confronta con quellodi altri paesi, i suoi limiti ven-gono a galla senza pietà; i nostrifilm sono spesso o divertenti, ocarini, o complessi, ma sempreprivi di quel qualcosa in più chetrasforma un film piacevole inun capolavoro. Ovviamenteogni festival che si rispetti portacon se polemiche e critiche piùo meno costruttive e certo a que-sto assunto non si può sottrarreil festival più importante d’Ita-lia, che fin dalla sua nascita, illontano 1932, non si è maisvolto senza polemiche e chiac-chiere, che non sempre fannobene al cinema ma che, certa-mente, fanno vendere più gior-nali sedando la voglia di tuttiquelli che alla sostanza preferi-scono le chiacchiere.