Daude de Pradas - CN 2011

32
Daude de Pradas trovatore, canonico e maestro (… 1191-1242 …) Aux deux Joseph qui me furent pépé et papa È notorio che l’attività del filologo esige la raccolta e la interpre- tazione delle fonti, lo studio minuzioso delle impronte che una propizia serie di circostanze ha consentito che giungessero a noi e quindi l’uti- lizzo delle tessere sopravanzate per comporre un quadro complessivo della materia oggetto di riflessione. Ebbene, uno tra i poeti in lingua d’oc che ha lasciato orme di sé ancora ben visibili è Daude de Pradas il quale tuttavia risulta annove- rato tra i trovatori poco o affatto conosciuti, troppo sovente negletti da investigatori forse frenati dai segnali contraddittori provenienti da una mole di documenti apparentemente refrattari a fornire risposte chiare ed univoche, o forse solo sgomenti di fronte ad inchieste che richiedo- no scandagli non ordinari per sciogliere le aporie originate dalle lacu- ne nei materiali reperiti, dalle omissioni nelle informazioni che essi ci forniscono, dalla equivoca e ambigua terminologia che vi si riscontra, dal vocabolario impiegato, polivalente e semanticamente dinamico 1 . Nel corso degli anni l’attenzione degli studiosi si è certo soffermata, anche con una certa insistenza, sul canzoniere lirico del verseggiatore (che possiamo leggere in una edizione ormai vecchia mentre una più moderna ed affidabile è in preparazione da tempo 2 ), sul suo Romans * Ringrazio Silvio Melani, profondo conoscitore del trovatore e della sua opera, Sa- verio Guida e Paolo Gresti per la loro inesauribile disponibilità a colloquiare con me su più punti del presente contributo, nonché Marzia Marangon e François Pic per la cortesia che mi hanno usato nel farmi pervenire materiali di difficile consultazione. 1 Su ciò, ad esempio, si legga quanto dice A. L. BUDRIESI TROMBETTI, Prime ricerche sul vocabolario feudale italiano, in «Atti della Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bo- logna, Cl. Scienze Morali, Rendiconti», LXII (1974), pp. 277-401, pp. 396 sgg. 2 A. H. SCHUTZ, Poésies de Daude de Pradas, Toulouse-Paris 1933; S. Melani lavora ad una nuova edizione delle poesie del ruteno: cf. ID., «Per sen de trobar»: l’opera lirica del

Transcript of Daude de Pradas - CN 2011

Page 1: Daude de Pradas - CN 2011

Daude de Pradas trovatore,canonico e maestro (… 1191-1242 …)

Aux deux Josephqui me furent pépé et papa

È notorio che l’attività del filologo esige la raccolta e la interpre-tazione delle fonti, lo studio minuzioso delle impronte che una propizia serie di circostanze ha consentito che giungessero a noi e quindi l’uti-lizzo delle tessere sopravanzate per comporre un quadro complessivo della materia oggetto di riflessione.

Ebbene, uno tra i poeti in lingua d’oc che ha lasciato orme di sé ancora ben visibili è Daude de Pradas il quale tuttavia risulta annove-rato tra i trovatori poco o affatto conosciuti, troppo sovente negletti da investigatori forse frenati dai segnali contraddittori provenienti da una mole di documenti apparentemente refrattari a fornire risposte chiare ed univoche, o forse solo sgomenti di fronte ad inchieste che richiedo-no scandagli non ordinari per sciogliere le aporie originate dalle lacu-ne nei materiali reperiti, dalle omissioni nelle informazioni che essi ci forniscono, dalla equivoca e ambigua terminologia che vi si riscontra, dal vocabolario impiegato, polivalente e semanticamente dinamico 1. Nel corso degli anni l’attenzione degli studiosi si è certo soffermata, anche con una certa insistenza, sul canzoniere lirico del verseggiatore (che possiamo leggere in una edizione ormai vecchia mentre una più moderna ed affidabile è in preparazione da tempo 2), sul suo Romans

* Ringrazio Silvio Melani, profondo conoscitore del trovatore e della sua opera, Sa-verio Guida e Paolo Gresti per la loro inesauribile disponibilità a colloquiare con me su più punti del presente contributo, nonché Marzia Marangon e François Pic per la cortesia che mi hanno usato nel farmi pervenire materiali di difficile consultazione.

1 Su ciò, ad esempio, si legga quanto dice A. L. BUDRIESI TROMBETTI, Prime ricerche sul vocabolario feudale italiano, in «Atti della Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bo-logna, Cl. Scienze Morali, Rendiconti», LXII (1974), pp. 277-401, pp. 396 sgg.

2 A. H. SCHUTZ, Poésies de Daude de Pradas, Toulouse-Paris 1933; S. Melani lavora ad una nuova edizione delle poesie del ruteno: cf. ID., «Per sen de trobar»: l’opera lirica del

Page 2: Daude de Pradas - CN 2011

GERARDO LARGHI24

dels Auzels Cassadors o infine sull’altra sua opera in versi, il romanzo sulle Quattro Virtù Cardinali Honestatz es e cortesia, ma tali indagini, benché abbiano perfezionato le nostre conoscenze in merito alla pro-duzione dell’artista, non hanno contribuito a far luce sulle ampie zone di oscurità che ancora ne avvolgono il profilo biografico 3.

Così H. Schutz, G. Bertoni, J. Boutière, M. de Riquer e Ch. Rostaing, fondandosi su una serie di documenti a loro giudi-zio tutti riferibili al nostro artista 4, identificarono il trovatore con un canonico di Rodez attivo tra 1214 e 1282 5. Di parere antiteti-co si dichiararono K. Lewent 6, E. Lyon 7, A. Jeanroy 8, C. Mattioli 9,

trovatore Daude de Pradas, tesi di dottorato, Univ. di Firenze 1991-1992. Quanto alle altre opere del verseggiatore, cf. A. STICKNEY, The Romance of Daude de Pradas on the four car-dinal virtues, Florence 1878; A. H. SCHUTZ, The Romance of Daude de Pradas called Dels auzels cassadors, Columbus 1945; F. CAPACCIONI, Lavoro preliminare alla edizione critica del trattato “Dels auzels cassadors” di Daude de Pradas, tesi di laurea, Perugia, Università de-gli Studi di Perugia, a. a. 1999-2000; P. T. RICKETTS, Le roman de Daude de Pradas sur les quatre vertus cardinales, in «France Latine», 134 (2002), pp. 131-183.

3 Per una panoramica cf. E. LYON, Daude de Prades et la croisade albigeoise, in Mé-langes de linguistique et de littérature offerts à M. Alfred Jeanroy par ses élèves et ses amis, Paris 1928, pp. 387-402; A. H. SCHUTZ, The Localization of Daude de Pradas, in «Specu-lum», 15 (1940), pp. 478-479; J. L. DELMAS, Daude de Prades, troubadour, in «Vivre en Rouergue», 74 (1991), pp. 48-49; J.-L. LEMAÎTRE, Les troubadours et l’Eglise, Ussel 2001; B. COLRAT DE MONTROZIER, Le Gourdon du troubadours Bertrand de Paris de Rouergue, in «Re-vue du Rouergue», 67 (2001), pp. 323-356; G. BRUNETTI, Stanze, echi, donne lontane: per l’interpretazione di alcuni luoghi trobadorici, in Studi di Filologia romanza offerti a Vale-ria Bertolucci Pizzorusso, a c. di P. G. Beltrami, M. G. Capusso, F. Cigni, S. Vatteroni, Pisa 2006, pp. 348-377; S. THIOLIER-MÉJEAN, L’archet et le lutrin. Enseignement et foi dans la poésie médiévale d’Oc, Paris 2009, pp. 54-56; S. ASPERTI, Testi e frammenti recuperati per il corpus della lirica trobadorica, in «Medioevo romanzo» 33 (2009), pp. 264-294.

4 SCHUTZ, Les poésies de Daude cit., passim; M. DE RIQUER, Los trovadores. Historia li-teraria y textos, Barcelona 1975, p. 1545; CH. ROSTAING, Les troubadours rouergats, in «Re-vue du Rouergue», 29 (1975), pp. 129-142, a p. 133.

5 SCHUTZ, Les poésies de Daude cit., p. XXII. Cf. anche le recensioni di G. BERTONI, in «Archivum Romanicum», 18 (1934), p. 479 e di J. BOUTIÈRE, Rec. a SCHULTZ, Les poésies, in «Romania», 60 (1935), p. 254.

6 K. LEWENT, Rec. a Schutz, Les poésies, in «Archiv fur das Studium der Neueren Sprache», 177 (1937), p. 194.

7 LYON, Daude de Pradas cit., p. 390.8 A. JEANROY, La poésie lyrique des troubadours, Toulouse-Paris 1934, vol. I, pp.

359-360.9 C. MATTIOLI, Sulla datazione del Guillaume de Dole, in «Cultura Neolatina», XXV

(1965), pp. 91-112, a p. 106, n. 39.

Page 3: Daude de Pradas - CN 2011

Daude de Pradas trovatore, canonico e maestro 25

M. Desachy 10 e C. Brunel 11, a giudizio dei quali non tutte le testimo-nianze sarebbero riferibili ad un medesimo personaggio. Secondo S. Melani è credibile che «almeno buona parte dell’attività letteraria del nostro poeta si sia svolta entro i limiti dei primi tre decenni del secolo XIII, se non addirittura ben prima» 12; S. Asperti ha congetturato che il verseggiatore visse tra la fine del XII secolo e gli inizi del XIII 13; a giudizio di F. Zinelli infine, Daude deve essere collocato nella secon-da metà del XIII secolo 14. Non vi è concordia tra gli studiosi neppure sul limite oltre il quale le tracce del canonico-trovatore si perderebbe-ro: Lyon pone questo termine nel 1277, Schutz nel 1282, Rostaing nel 1283, Jeanroy nel 1291, Bousquet nel 1292 15.

Torneremo sul problema ma fin da ora appare evidente che in-quadrare la vicenda umana e poetica del rimatore tra il 1214 e il 1292 significherebbe ammettere che egli sia vissuto per quasi un secolo e che, ampiamente ultra ottuagenario, abbia ancora avuto la forza e le energie necessarie per ricoprire ruoli amministrativi e pastorali di grande responsabilità nel capitolo cattedrale 16.

Sorte diversa ha avuto l’affermazione della vida che lo dice ori-ginario della città di Pradas distante quattro leghe da Rodez 17: tale as-serzione, che ci garantisce che l’artista nacque nella attuale Prades-

10 M. DESACHY, Cité des Hommes. Le chapitre cathédrale de Rodez (1215-1562), Ro-dez 2005, pp. 442-443; cf. inoltre J. BOUSQUET, Le Rouergue au premier Moyen Age (vers 800-vers 1250) - Les pouvoirs, leurs rapports et leurs domaines, Rodez 1994, p. 239, n. 126.

11 C. BRUNEL, Rec. a Schutz, Les poésies, in «Revue Critique», 101 (1934), pp. 206-207.

12 MELANI, «Per sen de trobar» cit., p. 9.13 S. ASPERTI, Carlo I d’Angiò e i trovatori. Componenti «provenzali» e angioine nel-

la tradizione manoscritta della lirica trobadorica, Ravenna 1995, p. 152, n. 57 con il rinvio ad alcuni tra i documenti di cui si dirà ultra.

14 F. ZINELLI, Initiation à l’ancien occitan, Annuaire de l’École pratique des hautes études (EPHE), Section des sciences historiques et philologiques, 140 (2009), all’indirizzo http://ashp.revues.org/index705.html; cf. anche COLRAT DE MONTROZIER, Le Gourdon du trou-badours cit., pp. 323-356.

15 LYON, Daude de Prades cit., p. 390; SCHUTZ, Les poésies cit., p. XVII; ROSTAING, Les troubadours cit., passim; JEANROY, Les troubadours cit., p. 359; BOUSQUET, Le Rouergue au premier Moyen Age cit., p. 239, n. 126.

16 Secondo SCHUTZ, Les poésies cit., p. XVII, invece «il est naturel que le même per-sonnage, d’abord chanoine en 1214, soit devenu magister, ensuite officialis, puis vicaire gé-néral et juge subdélégué de l’évêque».

17 In effetti il borgo di Prades dista una ventina di chilometri dal centro di Rodez.

Page 4: Daude de Pradas - CN 2011

GERARDO LARGHI26

Salars, ha raccolto, infatti, il consenso unanime dei filologi. Proprio la scrupolosa precisione con cui è determinato il tratto che separa Pradas e Rodez ci induce inoltre a sospettare che l’estensore del lacerto pro-sastico dovesse possedere una certa familiarità con il territorio rute-no, e conferma l’opinione di coloro i quali riconoscono che in generale questi brevi profili sono piuttosto affidabili nell’indicarci le regioni di provenienza dei trovatori 18.

Ad oggi, insomma, storici e filologi sembrano concordare solo sulla origine geografica del poeta e sulla posizione sociale occupata, mentre vi sono opinioni sostanzialmente difformi riguardo alla sua cro-nologia.

Per delineare compiutamente il profilo di questo personaggio, è fondamentale anzitutto determinare quanti siano stati i Daude de Pra-das canonici di Rodez nei secoli XII e XIII. Un decisivo aiuto ci vie-ne dalle copie dell’Obituaire della comunità capitolare di Rodez, una fonte storica di primario rilievo: non solo, infatti, i rotuli mortuorum canonicorum in più punti rievocano il nome di Deodatus de Pratis, ma arricchiscono tali reminiscenze di qualche rapida e preziosissima nota. I libri liturgici ci informano, invero, che un omonimo del trova-tore, qualificato semplicemente come canonicus, ed il cui obitus era il 29 luglio, defunse il terzo giorno avanti le idi di agosto di un anno im-precisato del Duecento, e che il suo ricordo fu affidato alla pietas dei confratelli ogni 13 agosto. I rotuli parlano poi di un secondo chierico che era stato presbiter, canonicus et operarius istius ecclesie, che morì il quarto giorno avanti le idi di dicembre e che era commemorato nel-le funzioni religiose del 4 gennaio: le differenti date di decesso certi-ficano così che nel Duecento ben due canonici di nome Daude de Pra-das furono membri del capitolo cattedrale di Rodez 19.

Inoltre, secondo la testimonianza offerta dai medesimi libri me-moriali i due religiosi erano legati da vincoli parentali: il più giova-ne era, precisamente, nipote del più anziano, come garantiscono tanto la annotazione con cui egli stesso «in festo sancti Johannis Baptiste» del 1263 fondò l’anniversario «avunculi sui» affidandone la memo-

18 Si vedano al riguardo anche le recenti puntualizzazioni di L. ROSSI, Cercamon. Oeuvre poétique, Paris 2009, pp. 98-101.

19 J.-L. LEMAÎTRE, Les Obituaires du Chapitre Cathédral de Rodez, Paris 1995, pp. 135-136, 174, 187, 243 e 279.

Page 5: Daude de Pradas - CN 2011

Daude de Pradas trovatore, canonico e maestro 27

ria alle preghiere dei confratelli tonsurati 20, quanto la affettuosa chio-sa con cui nella copia cinquecentesca dei libri mortuorum conserva-ta nel codice Archives Départementales de l’Aveyron 3 E 14152, furono sollecitate le preghiere per colui che, nel ricordo del suo discendente, era stato pater et mater D. de Pratis operarii istius ecclesiae 21. L’ultima postilla è per noi di inestimabile rilevanza in quanto solo il più tardo Deodatus ricoprì l’ambita carica di operarius: è perciò definitivamente comprovato che il canonico Daude de Pradas, deceduto sicuramente prima del 1263, provvide alla educazione, e forse anche alla carriera ecclesiastica, di un omonimo nipote e che questi ne conservò cara la figura, tramandando il nome del suo benefattore ed affidandone l’ani-ma alla preghiera di tutti i chierici della cattedrale di Rodez.

Prima di indagare se uno dei suddetti religiosi possa essere sta-to il trovatore è opportuno a questo punto scavare nelle opere di Dau-de alla ricerca di sicure coordinate cronologiche.

Una prima fonte di ragguagli per la nostra ricerca è rappresenta-ta dalla vida di Daude 22:

Daude de Pradas si fo de Rosergue, d’un borc que a nom Pradas, pres de la ciutat de Rodes quatre legas, e fo canorgues de Magalona. Savis hom fo molt de letras e de sen natural e de trobar. E saup mout la natura dels ausels pren-dedors; e fez cansos per sen de trobar, mas no movian d’amor, per que non avian sabor entre la gen, ni no foron cantadas.

Il redattore della prosa sembra piuttosto informato sull’esistenza del lirico per quanto non sembri averne avuto una opinione lusinghie-ra, come mostrano le affermazioni secondo cui Daude avrebbe com-posto canzoni ma esse non avrebbero tratto ispirazione dall’amore, né avrebbero avuto sabor presso il pubblico né sarebbero state cantate: i critici hanno però sostenuto che tali affermazioni potrebbero essere

20 L. BION DE MARLEVAGNE, Histoire de la Cathédrale de Rodez, avec pièces justifica-tives et de nombreux documents sur les églises et les anciens artistes du Rouergue, Rodez-Pa-ris 1875, p. 24; BnF, ms. Doat 132, ff. 289-291; Archives Départementales de l’Aveyron 3 G 312, raccolta AO, f. 14v; nonché LEMAÎTRE, Les Obituaires cit., pp. 54-57.

21 LEMAÎTRE, Les Obituaires cit., pp. 135-136.22 J. BOUTIÈRE − A. H. SCHUTZ, Biographies des troubadours. Textes provençaux des

XIIIe et XIVe siècles, Paris 1973, p. 233. La prosa ci è trasmessa dai mss. A (c. 122r), B (c. 109r), I (c. 111v), K (c. 96v) ed i codici presentano tra loro solo minime divergenze.

Page 6: Daude de Pradas - CN 2011

GERARDO LARGHI28

state tratte direttamente dal canzoniere di Daude e da una lettura ‘in-genua’ di alcuni passi dei suoi esercizi letterari 23. Dato incontestabile è in ogni caso che l’autore del ritratto conoscesse il trattato cinegetico Roman dels auzels cassadors.

Un manifesto ancoraggio temporale ci è offerto dal lamento fu-nebre Ben deu esser solatz marritz (BdT 124,4), trasmessoci dai testi-moni AD: nei suoi versi il lirico ruteno si dolse per la morte del col-lega e conterraneo Uc Brunenc. Uc, come hanno appurato definiti-vamente recenti indagini storico filologiche, visse a cavallo tra la se-conda metà del XII secolo e l’inizio della centuria successiva: il più antico documento che lo riguarda risale al 1168 e dopo il 1208 di lui non si hanno più notizie. L’estremo limite biografico di Uc potrebbe però essere spostato al 1211 se si dovesse accogliere la proposta di immedesimare il verseggiatore con il testimone che si firmò Brunenc in un diploma steso quell’anno a Vertaizon alla presenza tra gli al-tri di Pons de Chapteuil, ma la congettura non si fonda su prove ir-refutabili 24.

Daude potrebbe aver indirizzato ad Uc anche la canzone Trop ben m’estera si.s tolgues (BdT 124, 18), celandone il nome dietro il senhal Bels Sirventes 25. I due prodotti letterari non solo consolidano l’ipotesi dell’origine rutena dell’artista di Pradas, ma sono altresì un prezioso indizio circa il contesto cronologico e sociale in cui il ver-seggiatore visse. Benché l’estensore della vida parli di Uc come di un chierico colto e coltivato che avrebbe deciso di farsi giullare, le te-stimonianze coeve ne fanno, infatti, un possidente terriero, legato ai conti di Rodez, al cui fianco compare in occasione di transazioni e do-nazioni. Riscontri di ciò sono offerti anche dal suo canzoniere attra-verso il quale apprendiamo che dopo il 1196 Uc indirizzò Puois l’a-drechs temps (BdT 450,7) al conte Guilhem de Rodez e ad un senher

23 SCHUTZ, Les poésies cit., p. VIII, nonché MELANI, «Per sen de trobar» cit., p. 1 e n. 3, ed il suo rinvio a J. JANNSEN, Sur l’origine des qualifications dépréciatives dans les “vidas”, in «Cultura Neolatina», XLIV (1984), pp. 49-83, alle pp. 57-58.

24 P. A. VERLAGUET, Cartulaire de l’abbaye de Bonnecombe, Rodez 1918-1925, c. 289; in merito al documento del 1211, cf. J. PERREL, Le troubadour Pons, seigneur de Chap-teuil et de Vertaizon, son temps, sa vie, son oeuvre, in «Revue d’Auvergne» 90 (1976), pp. 89-199, a p. 121 e n. 24.

25 P. GRESTI, Il trovatore Uc Brunenc, Tübingen 2001, p. XXVII.

Page 7: Daude de Pradas - CN 2011

Daude de Pradas trovatore, canonico e maestro 29

d’Anduza 26, forse quel Bernart VII d’Anduza cui pare alludere la sua vida 27.

Sulla base di ciò, si può pertanto porre la composizione del planh di Daude genericamente oltre il limite cronologico del 1208, ma a non grande distanza da questo termine, soprattutto in considerazione del fatto che la più antica attestazione dello scomparso letterato ruteno ri-sale ad un quarantennio prima 28.

Un’ulteriore informazione ci è offerta da En un sonet guay e leu-gier (BdT 124,10), nella quale il lirico di Pradas assunse il senhal di Fols Conselhs, e che inviò al trovatore Gui d’Ussel, i cui estremi bio-grafici sono compresi tra 1195 e 1209.

È ipotizzabile che a questo stesso trovatore sia stata indirizzata anche la canzone No cugei mai ses comjat far chanson (124, 11), che fu spedita a un corrispondente nascosto sotto lo pseudonimo di Fol Con-selh 29.

Gui appartenne alla schiatta dei signori di Ussel-sur Sarzonne, capoluogo della Corrèze. Secondo la sua vida, egli sarebbe divenuto canonico nei capitoli alverniati di Brioude e Montferrand. Due docu-menti ci consentono però forse di situare più precisamente i legami tra Gui e Daude attorno al biennio 1195-1196, allorquando il poeta limo-sino potrebbe essersi recato in Rouergue e aver presenziato a donazio-ni in favore della abbazia cistercense di Bonneval deliberate da Uc ve-scovo di Rodez. Questo il testo degli atti notarili:

Anno Dominice incarnationis M. C. XC. VI., ego Ugo, Dei gratia Ruthenen-sis episcopus, consensu et voluntate Ruthenensis capituli, concedo tibi Phi-lippo, abbati Bonevallis et successoribus tuis, fratribusque ejusdem loci pre-sentibus et futuris in perpetuum donationem territorii de La Vaisseira, quam W. de La Barreira in presentia nostra fecit vobis. Insuper etiam dono vobis et trado consilio ejusdem capituli nostri, allodium et quidquid juris habeo in prescripto territorio; pro qua donatione et concessione recepi e predicto W.

26 S. GUIDA, Il trovatore Bermon “Rascas”, in Miscellanea di studi romanzi offerta a G. Gasca Queirazza, Torino 1988, pp. 369-403, p. 381, n. 53; ID., Trovatori minori, Modena 2002, alle pp. 281-298; ID., Rechercher dans les archives en Pays d’Oc, in Ab nou cor et ab nou talen. Nouvelles tendances de la recherche médiévale occitane. Actes du Colloque AIEO (L’Aquila, 5-7 juillet 2001), a c. di A. Ferrari e S. Romualdi, Modena 2004, pp. 51-86.

27 GRESTI, Il trovatore cit., pp. XXIX-XXX.28 GUIDA, Il trovatore Bermon “Rascas” cit., pp. 381, n. 53, e 398.29 MELANI, «Per sen de trobar» cit., p. 12.

Page 8: Daude de Pradas - CN 2011

GERARDO LARGHI30

de La Barreira medietatem decimationis quam tenebat in parrochia Sanc-ti Maximi. Hujus donationis testes sunt: W. l’arquediagues, W. de Broet, lo Marques, P. Guillelms, P. Alafres, G. Tropelz, Ademars de Brocinnac, Gui Ussers, Bertranz de Paders, Henrix, Aldebertz lo capellas, P. Clergues, P. Bonecis, B. Gauzbertz, Jordas de la Barreira, W. sos neps, Galabrus, Espe-ros, D. Malamosca, Morrailla, D. de Conchas, Talairanz, Bonafos, Bonifacis, P. Fabre Lanbertz, Uc Verneira.

Anno ab incarnacione Domini M. C. XC. V., ego Ugo, divina dignacione Ruthenensis episcopus, consilio W. Ruthenensis archidiaconi et Ruthenen-sis Capituli, dono tibi Philippo, abbati Bonevallis et successoribus tuis, fra-tribusque ejusdem loci presentibus et futuris, in puram et perpetuam hele-mosinam ecclesiam Beati Petri de Cureiras cum omnibus pertinenciis suis, retentis nobis in ipsa ecclesia solummodo XXti solidis annuatim in festo Sancti Andree persolvendis, ex quibus debet habere terciam partem archi-diaconus et libra incensi albi annuatim altari Beate Marie Ruthenensis, ipso festo Sancti Andree persolvenda. Hujus donationis testes sunt: W. de Broet, lo Marques, P. Guillelms, P. Alafres, G. Tropelz, Ademars de Brocinnac, Gui Ussers, Bertranz de Paders, Henrix, P. Clergues, Aldebertz lo capellas, P. Bonecis, B. Gauzbertz, Jordas della Barreira, W. sos neps, Galabrus, Espe-ros, D. Malamosca, Morrailla, D. de Conchas, Talairanz, Bonafos, Bonifacis, P. Fabre Lanbertz, Uc Verneira. 30

Anche ad un primo sguardo appare evidente che gli attori di que-sti rogiti furono per la gran parte esponenti del mondo religioso rute-no: W. (cioè “Guilhem”), infatti, fu un arcidiacono che poi nel 1201 fu prevosto del capitolo rodense 31; suo confratello fu Ademar de Broci-nhac, che fu dapprima canonico e poi prevosto; P. Guillem, abbrevia-zione da sciogliersi in “Peire Guilhem”, fu un canonico di Rodez del quale seguiamo le tracce nel 1193 e 1195 32 e che fu zio di Uc Guilhem che ritroveremo più avanti; lo Marques, fu un arcidiacono attestato fi-nora solo nel 1201 33; W. de Broet fu un monaco e priore Bonnevallis che compare in numerosi atti stipulati nell’ultimo decennio del XII se-colo 34. Siffatta circostanza induce ad ammettere che pure il Gui Ussers

30 P. A. VERLAGUET − J. L. RIGAL, Cartulaire de l’abbaye de Bonneval en Rouergue, Rodez 1958, cc. 97 e 98.

31 Cf. DESACHY, Cité des Hommes cit., p. 406.32 Ibidem, p. 405 e il rinvio ai documenti editi in C. BRUNEL, Les plus anciennes

chartes en langue provençale, Paris 1926, pp. 268 e 280.33 BOUSQUET, Le Rouergue au premier cit., I, p. 238.34 VERLAGUET − RIGAL, Cartulaire de Bonneval cit., index s. v. Broet.

Page 9: Daude de Pradas - CN 2011

Daude de Pradas trovatore, canonico e maestro 31

fideiussore fosse un religioso e facesse parte della corte di tonsurati che accompagnava il vescovo di Rodez.

La presenza del signum di Gui Ussers tra questi nomi e la posi-zione di rilievo ivi rivestita, costituiscono indizi inequivocabili che il personaggio lì convenuto godesse di una certa considerazione socia-le. È dunque del tutto naturale che Daude possa aver reso omaggio ad una simile personalità, di nobile estrazione e che come lui (ed insie-me a lui?), oltre a coltivare passioni letterarie, frequentava l’episcopio del Rouergue. Non contrasta con questa asserzione la grafia del nome dell’illustre signore limosino: la rotacizzazione della liquida davanti a consonante rientra tra gli usi attestati della variante rutena dell’occi-tanico 35.

Il suo canzoniere mostra inoltre che il lirico di Pradas fu uno dei clientes della corte degli Anduza, come attestano i vv. 42-45 di Ab lo dous temps que renovela (BdT 124,1) nei quali evocò le nobili qualità del lignaggio: Lai on es proeza certana, / vas Salve, t’en vai e no·t trics, / chansons; gli stichi successivi (que·l Seinner t’er abrics / contra la fola gent vilana, / e·ls dos fraires de Rocafueil, / en qui preç e jovenç s’acueil) mostrano inoltre che il poeta doveva conoscere anche Raimon II de Roquefolh e il suo germano cadetto Arnaut I.

Figli di Raimon I e di sua moglie Guilhelma (nota anche come Marchisia), Raimon II nacque intorno al 1180 e decedette nel 1227, mentre Arnaut I, venne alla luce intorno al 1185 e morì attorno al 1241 circa. La loro schiatta ostentava vincoli politici ma anche di consan-guineità con i signori di Montpellier al punto che Raimon nel 1202 fu nominato nel testamento di Guilhem VIII con il titolo affettuoso di ne-potem meum 36 evidentemente allusivo al rapporto familiare che li lega-va, giacché la madre di Raimon era Guilhelmeta de Montpellier, figlia del signore montepessulano Guilhem VII; Maria di Montpellier inve-ce nel suo lascito affidò le proprie sostanze a Raimundum de Rocafolio nel caso di decesso di suo figlio Giacomo 37.

35 L. CONSTANS, Essai sur l’histoire du sous-dialecte du Rouergue, Montpellier-Paris 1880, pp. 55-57.

36 A. GERMAIN, Liber Instrumentorum memorialium. Cartulaire des Guillems de Mont-pellier, Montpellier 1884, c. 99 del 4 novembre 1202 e c. 200 redatta nel 1200.

37 M. ALVIRA CABRER, Pedro el Católico, Rey de Aragón y Conde de Barcelona (1196-1213). Documentos, Testimonios y Memoria Histórica, Zaragoza 2010, c. 929, pp. 999-1002.

Page 10: Daude de Pradas - CN 2011

GERARDO LARGHI32

Anche Uc Brunenc celebrò gli Anduza, come mostra la canzone BdT 450,7, e non sembra quindi per nulla casuale che Daude abbia in-viato proprio vas Salva il suo scritto in memoria di Uc, come palesano i vv. 41-44 di Ben deu esser solatz marritz: Vas Salva ten ta via, / Plans, car lai trametia / chanssos e vers e sirventes / cel cui deu ben plaigner Rodes.

Salva però è lettura del solo manoscritto D, mentre A, l’altro codice latore della lirica, conserva la variante Salas. Carl Appel accolse a testo quest’ulti-mo nome che “viellaicht ist Salles-Comtaux gemeint” pur soggiungendo che «das in den Charten von Rodez nicht selten genannt wird» 38. A nostro avviso è invece da recepire il suggerimento di Silvio Melani, il quale notando che «il corpus lirico conservatosi di Uc Brunet non contiene envois “Vas Salas”», congetturò per primo che la variante di A possa essere derivata da una cor-ruttela e che pertanto sia da adottare la lezione Salve giacché essa «era una località del dipartimento del Gard, arrondissement del Vigan, dove signoreg-giava un ramo degli Anduze-Roquefeuil» 39.

Anduza e Roquefoilh erano imparentati oltre che stretti alleati, e furono ripetutamente coinvolti in donazioni in favore degli insedia-menti cistercensi, in particolare quello di Bonneval 40. Il dominio fami-liare degli Anduza si estendeva tra il massiccio del Saint-Guiral, l’al-topiano dell’Aigoual, nelle Dourbies, e cioè esso comprendeva territori siti nell’attuale dipartimento del Gard e nel Gevaudan, lungo la strada

38 C. APPEL, Der Trobador Uc Brunec (oder Brunenc), in Abhandlungen Herrn Prof. Dr. Adolf Tobler zur Feier seiner fünfundzwanzigjährigen Thätigkeit als ordentlicher Profes-sor an der Universität Berlin dargebracht, Halle 1895, pp. 45-78, a p. 62.

39 MELANI, «Per sen de trobar» cit., pp. 131-132. Sul problema non si pronuncia GRESTI, Il trovatore cit., pp. 123-129 che però a testo accoglie la lezione di A.

40 E. GUILHOT, La famille Roquefeuil des origines jusqu’au XIIIe siècle, Mémoire de maîtrise, Université de Toulouse II-Le Mirail, 1996 ha raccolto tutti i materiali relativi alla storia di questa famiglia fino al XIII secolo, ricostruendone le vicende umane e politiche. Cf. inoltre J. VINCKE, Der Eheprozess Peters von Aragón (1206-1213). Mit Veröffentlichung der Prozessakten, in «Gesammelte Aufsätze zur Kulturgeschichte Spaniens. Spanische», 5 (1935), pp. 108-189, alle pp. 155-156; E. GRAHAM-LEIGHT, The southern French nobility and the Albigensian Crusade, Woodbridge 2005, pp. 126-128. Quanto alla attività finanziaria del lignaggio, cf. il recente contributo di M.-C. BAILLY-MAÎTRE, Mines et monnaies. Les sources du pouvoir dans le Languedoc occidental, in En Languedoc au XIIe siècle. Le temps du sac de Béziers, a c. di M. Bourin, Perpignan 2010, pp. 125-142 e la bibliografia lì citata. In un atto sottoscritto l’11 agosto 1249 a Beaucaire, tra i testimoni, accanto a Pons de Montlaur e Dra-gonet de Montdragon, si rinvengono Bertran d’Anduza (marito di Raimonda de Roquefoilh) e Peyra Cardinalis miles (ed. A. PHILIPPE, La baronnie du Tournel, Mende 1905, pp. 12-20).

Page 11: Daude de Pradas - CN 2011

Daude de Pradas trovatore, canonico e maestro 33

che da Nîmes conduceva a Millau 41; il lignaggio poteva esibire ben at-testate relazioni con il contesto sociale ruteno. I vasti possedimenti dei Roquefoilh spaziavano invece tra le diocesi di Mende, Nîmes, Rodez.

Nel 1226 Raimon II d’Anduza sposò Delfina, figlia di Boson III de Turenna: la coppia ebbe una sola erede, Isabella d’Anduza, signora di Roquefoilh e coniugata nel 1230 con Uc IV conte di Rodez. A sua volta Arnaut de Roque-foilh-Anduza, dominus di Algues e comtor di Nant, si sposò il 15 novembre 1228 con Beatrix d’Anduza. Il casato che dominava su larga parte del pays cevenolle si era pertanto garantito una solida presenza e stretti legami con gli ambienti nobiliari del Rouergue 42 e non è dunque singolare che Daude ne abbia ricercato l’amicizia e la protezione.

Uc Brunenc e Daude non furono peraltro i soli trovatori ospiti della aristocratica famiglia linguadociana, la quale alloggiò e protesse anche il limosino Gaucelm Faidit (che fu certamente in contatto con Dalfin d’Alvernha e con Elias d’Ussel, a sua volta cugino di quel Gui d’Ussel corrispondente del poeta di Pradas), il vivariense Guilhem de Balaun, l’alverniate Pons de Chapteuil, di cui si vedranno più avanti le relazioni intrattenute con il dedicatario del Roman dels auzels cassa-dors di Daude; oltre al quercinois Uc de Saint Circ, devoto fedele d’a-more di Clara d’Anduza 43.

41 Notizie in merito a questa schiatta in R. MICHEL, L’administration royale dans la sénéchaussée de Beaucaire au temps de Saint Louis, Paris 1910, passim; A. SOUTOU, Notes de Toponymie occitane, I - Le Nom de lieu gascon La Hillère, II - La Hierle, nom de l’ancien évêché d’Arisitum, III - A propos du nom de Mont-Aigoual, in «Annales. Faculté des Lettres et Sciences Humaines de Toulouse», 3 (1967), pp. 47-64; L. MALBOS, Etude sur la famille féodale d’Anduze et Sauve du milieu du Xe siècle au milieu du XIIIe siècle, in «Mémoires de l’Académie de Nîmes» 60 (1977), pp. 202-229; A. SOUTOU, Le testament du seigneur de Cay-lus en 1182, in «Revue du Rouergue», 25 (1978), pp. 29-37; ID., Localisation du “castrum exunatis”, chef-lieu de la viguerie d’Arisitum du IXe au XIIe siècle, in «Annales du Midi», 96 (1984), pp. 199-209, alle pp. 208-209; A. CARCENAC, Les Templiers du Larzac. La comman-derie du temple de Sainte-Eulalie de Larzac, Nîmes 1994, pp. 230-232.

42 Sulla politica seguita da questo importante ceppo nobiliare linguadociano cf. J. BOUSQUET, Le traité d’alliance entre Hugues, Comte de Rodez, et les Consuls de Millau (6 juin 1223), in «Annales du Midi», 72 (1960), pp. 25-42. Si aggiunga che Arnaut parrebbe essere stato rammemorato dall’autore del romanzo in lingua d’oc Flamenca ai vv. 1724-1725 Ben feir’[ait]al le sener d’Alga / si tan ben faire o pogues (cf. l’edizione a cura di R. MANETTI, Fla-menca. Romanzo occitano del XIII secolo, Modena 2009, e le osservazioni alle pp. 35-37).

43 Cf. S. GUIDA, Uc de Saint Circ e Clara d’Anduza, in «Messana», 4 (1990), pp. 169-194.

Page 12: Daude de Pradas - CN 2011

GERARDO LARGHI34

L’artista di Thegra, soggiornò nel Rouergue prima del giugno 1212 e fu ospite di Enric I de Rodez, con il quale interloquì nei parti-mens Seigner en Coms cum poria suffrir (BdT 457,33a = BdT 185,2a) e Seign’en coms, no.us cal esmajar (BdT 457,33 = BdT 185,3) 44, e che nella sua autobiografia definì mout adreigz et mout valens. È quasi cer-to poi che il futuro protetto di Alberico da Romano, mentre era ospi-te degli Anduza, abbia raccolto una parte del materiale che in seguito avrebbe utilizzato per assemblare le vidas.

Gli elementi interni al corpus poetico di Daude spingono dunque ad identificare il poeta con un personaggio che agì tra la fine del Cento e i primi decenni del secolo successivo, che potrebbe aver avuto con-tatti con la curia della sua diocesi ed essere stato uno dei companhs dei conti di Rodez oltre che corrispondente dei due fratelli Roquefoilh attivi tra 1180 e 1241 circa: tutte queste indicazioni invitano altresì a identificare il poeta con il primo in ordine cronologico dei due canoni-ci suoi omonimi attivi nella città comitale del Rouergue, ed è su costui che si dovranno pertanto concentrare le ricerche.

Nel corso del XII e XIII secolo l’ideale di vita comune del clero ricevette un notevole impulso, ed esso innervò modelli di vita religiosa tanto nume-rosi quanto tra loro dissimili dal punto di vista teologico, pastorale e giuri-dico. Una di queste conformazioni, particolarmente rilevante sia per la sua diffusione sia per l’influsso che essa esercitò, fu quella dei capitoli canoni-cali. Sostenuti dalla vigorosa corrente riformatrice gregoriana, canonici re-golari e ordini religiosi come quello dei Premonstratensi furono inesauribi-li fucine di intellettuali, luoghi di vivacissima elaborazione culturale ed in-sieme rilevanti laboratori di vita parrocchiale 45. È appena il caso di ricor-

44 Nel cui testo fu citato Martìn Algal morto in quell’anno nella battaglia de Las Na-vas de Tolosa (cf. C. ALVAR, La poesia trovadoresca en España y Portugal, Madrid 1977, pp. 156-163). Agli Algai alluse, tra gli altri, anche Eble d’Ussel nel suo dibattito con Gui d’Us-sel, Gui e·us part mon esciens (BdT 129,3 = BdT 194,10).

45 Al riguardo cf. almeno A. CARRIER, Coutumier du XI siècle de l’ordre de Saint-Ruf: (chanoines réguliers de Saint-Augustin) en usage à la cathédrale de Maguelone, Sher-brooke 1950; J. BECQUET, Le istituzioni ecclesiastiche della “societas christiana” dei secoli XI-XII. Diocesi, pievi e parrocchie, Atti della Settimana internazionale di studio, Milano 1-7 settembre 1974, Milano 1977, pp. 199-222. Quanto alle comunità canonicali si rinvia per uno sguardo d’insieme a ID., La vie canoniale en France, Xe-XIIe siècle, London 1985. Postu-lato essenziale è il primato delle strutture politiche sulla fondazione dei capitoli, elemento sottolineato con vigore da J. FR. LEMARIGNIER, Aspects politiques des fondations de collégia-les dans le royaume de France, in La vita comune del clero nei secoli XI e XII, Milano 1962,

Page 13: Daude de Pradas - CN 2011

Daude de Pradas trovatore, canonico e maestro 35

dare il ruolo dei canonici valentinesi di Saint Ruf nella diffusione del dirit-to romano, ovvero gli strettissimi legami tra questa fondazione religiosa e il canonicato di Maguelone: la schiera di legisti di origine provenzale e lin-guadociana si caratterizzò proprio per la nutrita presenza al suo interno di aderenti all’ordo canonicorum 46. Una indagine ha rivelato che nel XII seco-lo quasi la metà dei circa settanta causidici e legisti la cui attività si svol-se nel Meridione della Francia furono ecclesiastici 47. Più in generale sono noti i legami che intercorsero tra la formazione giuridica e la passione per le lettere 48 e da tempo gli studiosi hanno sottolineato l’ampiezza dei rappor-ti tra i trovatori e gli ambienti religiosi coevi: le ricerche condotte al riguar-do hanno palesato come tali affinità riguardarono tanto molti fondamenti ideologici di quel complesso edificio che si definisce ‘amor cortese’, quanto gli strumenti poetici cui gli artisti in lingua d’oc ricorsero nella stesura del-le loro opere 49. Non stupisce perciò che una decina di pastori della Chiesa di Roma abbiano affiancato alla salmodia ed alla cura animarum la passio-ne per il chant courtois: tra essi si annoverano Peire Roger, e Gui d’Ussel mentre in un momento o l’altro della loro esistenza anche Uc de Saint Circ e Peire Cardenal furono indirizzati dalle loro famiglie verso i (ben remune-rati) cori dei capitoli 50.

pp. 19-40. La più recente messa a punto sul tema si rinviene negli atti del 6° colloquio in-ternazionale del C.E.R.C.O.R., Les Chanoines réguliers: Émergence et expansion (XIe-XIIIe siècles), a c. di M. Parisse, Saint-Etienne 2009; sull’influsso di queste comunità clericali nel Sud dell’Occitania si rinvia invece a J. BECQUET, L’évolution des chapitres cathédraux: régularisations et sécularisations, pp. 19-39, in Cahiers de Fanjeaux, 24 (1989) ed agli al-tri contributi lì raccolti. Infine per quanto attiene al rapporto tra cultura e classe nobilia-re si veda M. AURELL, Le chevalier lettré. Savoir et conduite de l’aristocratie aux XIIème et XIIIème siècles, Paris 2011.

46 J. VERGER, Moines, chanoines et collèges réguliers dans les universités du Midi au Moyen Age, in Naissance et fonctionnement des réseaux monastiques et canoniaux, Actes du premier colloque international du C.E.R.C.O.M., Saint-Etienne, 16-18 septembre 1985, Saint-Etienne 1991, pp. 511-549; ID., Les écoles cathédrales méridionales. État de la ques-tion, in «Cahiers de Fanjeaux», 30 (1995), pp. 245-268.

47 J.-P. POLY, Les légistes provençaux et la diffusion du droit romain dans le Midi, in «Recueil de droit écrit», 9 (1974), pp. 613-635.

48 A. GOURON, L’enseignement du droit civil au XIIe siècle: de la coutume à la règle, in Manuels, programmes de cours et techniques d’enseignement dans les universités médié-vales. Actes du Colloque international de Louvain-la-Neuve (9-11 septembre 1993), a c. di J. Hamesse, Louvain 1994, pp. 183-199 p. 193.

49 Al riguardo esiste una abbondantissima letteratura. Si vedano almeno i volumi di S. GUIDA, Religione e letterature romanze, Soveria Mannelli 1996; LEMAÎTRE, Les Trouba-dours et l’Église cit.

50 Cf. THIOLIER-MÉJEAN, L’archet et le lutrin cit., pp. 50-57.

Page 14: Daude de Pradas - CN 2011

GERARDO LARGHI36

Fino ad oggi, manuali e repertori biografici hanno potuto reperi-re tracce documentarie del canonico-poeta solo a partire dal 1214 51. Spigolando però tra i rogiti conservati nei cartolari del XII e XIII se-colo si rinviene una cedola pergamenacea del 1183 attestante la lar-gizione da parte di Petronilla Lagirade del feudo del manso di Fréja-mayoux alla casa religiosa di Bonnecombe: tra i fideiussori figurano «Poncius Maldiras, sacerdos de Pradas, et Stephanus Maldiradas, pa-ter ejus» e soprattutto «Bernardus Gaucelini et Deodatus de Bosquet, ambo de Pradas» 52. Non siamo certi di essere di fronte al futuro cano-nico ed anzi il dato onomastico rende improbabile l’immedesimazione tra il Deodatus fideiussore e il religioso, mentre non è escluso che qui si abbia a che fare con un suo parente. In ogni caso è rilevante che in quel medesimo contesto crono-topico il poeta Uc Brunenc e sua mo-glie Alda abbiano deliberato regalìe in favore dei monaci claravallen-si, e che lì abbia agito lo scriba comitale Bernart de Venzac 53.

Nel 1191 Raimon de Taurines e sua moglie Aibeline cedettero a Bonnecombe diversi diritti sulla parrocchie di Saint-Hilaire: in quel-la occasione il notaio che rogitò il diploma certificò che la transazione avvenne alla presenza di

Bonefonsus, presbiter de Cums, Deodatus Prades, Stephanus de Valle, Deo-datus de Bollarargas, Deodatus della Roca clericus et Bernardus Austris et Bernardus Ugonis monachi supradicte domus, qui donum hoc susceperant.

La posizione rivestita nell’atto del 1191, nonché l’identità dei personaggi presenti alle sottoscrizioni, rivelano i rapporti intercorsi tra questo Deodatus Prades e la casa dei signori ruteni 54; è dunque possibi-le che tale individuo si sovrapponga al trovatore, ed a confermarci in si-mile convinzione concorre una pergamena stesa in quel medesimo anno e ancora relativa a Bonnecombe, con la quale Guilhem de Coms regalò

51 Si vedano i profili biografici del verseggiatore tracciati da SCHUTZ, Poésies cit., passim; ID., The Romance cit., passim; MELANI, «Per sen de trobar» cit., passim.

52 Al diploma si riferiscono M. P. SIMONELLI, Lirica moralistica nell’Occitania del XII secolo: Bernart de Venzac, Modena 1974, p. 38 n. 51; S. ASPERTI, Il trovatore Raimon Jordan, Modena 1990, p. 50 n. 75; MELANI, «Per sen de trobar» cit., p. 9.

53 Si veda la cedola raccolta in VERLAGUET, Cartulaire cit., c. 264; sulla figura di Bernart de Venzac cf. GUIDA, Rechercher cit., passim.

54 Come mostra il raffronto con gli elenchi dei testi presenti agli atti reperibili in VERLAGUET, Cartulaire cit., cc. 267, 271, 273, 303.

Page 15: Daude de Pradas - CN 2011

Daude de Pradas trovatore, canonico e maestro 37

al monastero numerosi diritti sulle parrocchie di Coms e di St.-Hilaire, convalidando nel contempo le precedenti donazioni. Tra i testi che ap-provarono quelle liberalità si annoverarono infatti «Bonefonsus, sacer-dos de Cums et Deodatus clericus, nepos illius, Deodatus Prades» 55. In-fine, non è per nulla irrilevante ai fini della nostra ricerca, che quest’ul-timo diploma sia stato compilato al cospetto di Uc conte di Rodez e so-prattutto che tra i fideiussori si annoveri anche Uc Brunenc 56.

Simili atti di devozione si inserirono in un più cospicuo grup-po di donazioni, la cui sequenzialità unita alla coesione sociale della schiera di offerenti e al contesto culturale entro cui le cessioni avven-nero, spinge a credere che le regalìe rientrassero in un più comples-sivo disegno politico, elaborato in un ambiente unanimemente dispo-sto a sostenere l’espansione territoriale della casa religiosa dei figli di san Bernardo 57. Le pergamene in questione, ed i rapporti intercorsi tra Uc Brunenc e Daude garantiscono dunque della immedesimazione tra il testimone e il trovatore di Pradas, confermano inequivocabilmente che i due rimatori furono congiunti da legami esistenziali, offrono allo storico la prova irrefutabile che entrambi i verseggiatori furono clien-tes della famiglia comitale, e infine certificano che i due poeti occupa-rono un posto di rilievo tra i notabili della regione.

Le relazioni tra Daude e l’ambiente clericale ruteno persistettero negli anni successivi: in una carta del 1208 relativa ad una regalìa di Rainal Derrinac in favore di Bonneval si leggono infatti i nomi di «W. Berengarius de Cambolaz, Deodatus de Pradas, frater Poncius Bara-teirs, Poncius de Pebrac, Bertrandus de Novacella, Petrus Ozembles monachi ejusdem domus» 58.

Per quanto il dettato del documento si possa prestare a qualche confusione, l’assenza di ogni indicazione dopo il nome di Deodatus de Pradas esclude che costui fosse membro della comunità monastica.

Tracciando un bilancio, di necessità provvisorio, di quanto fin qui raccolto, possiamo dunque assimilare il trovatore con il sottoscrit-tore dei diplomi rogati tra 1191 e 1208; è inoltre credibile che egli ab-bia mosso i primi passi intessendo rapporti sia con la casa comitale,

55 Ibidem, c. 271.56 GUIDA, Rechercher cit., passim.57 Cf. VERLAGUET, Cartulaire cit., cc. 278, 283, 285.58 VERLAGUET, Cartulaire cit., c. 290.

Page 16: Daude de Pradas - CN 2011

GERARDO LARGHI38

sia con i lignaggi ad essa legati, sia infine con il potente mondo cister-cense.

Non abbiamo notizie sulla vita del trovatore negli anni in cui at-torno a lui infuriava la ‘prima crociata albigese’, ma il passaggio dei crucesignati in Rouergue coincise sicuramente con una rivoluzione dei rapporti di potere tra i vertici del mondo ecclesiale e di quello laico.

Nel 1211 Papa Innocenzo III aveva personalmente ordinato la deposizione del vescovo Uc de Rodez, fratello del conte ruteno; non è qui il luogo per indagare le ragioni di una simile decisione, ma essa produsse un profondo rivolgimento nei bilanciamenti interni alla Chie-sa locale portando a capo della diocesi Peire de la Treille, già arcidia-cono della cattedrale di Rodez e politicamente vicino al re di Francia. Le trasformazioni non si limitarono però all’avvicendamento tra i due prelati, ma coinvolsero il capitolo della cattedrale di Rodez nel quale comunque fin dalla fine del XII secolo si era registrato un incremento della presenza di esponenti della borghesia a scapito dei nobili, di cui i seggi del coro erano tradizionale appannaggio 59. Nel 1213 Ademar de Brocinhac ripristinò il titolo di prevosto della cattedrale, in tal modo sigillando un ritorno alla struttura originaria del collegio.

La documentazione a nostra disposizione testimonia dell’intensa relazione che intercorse tra il Daude fideiussore nei diplomi rogati tra 1191 e 1208 e Ademar de Brocinhac che fu successivamente tonsura-to, arciprete, tramite tra la curia comitale e gli ambienti monastici ru-teni, in particolare la fondazione cistercense di Bonnecombe e, come si vedrà ultra, firmatario di altri atti insieme al poeta 60.

Nel 1214 il numero dei religiosi fu accresciuto da 14 a 16 e non è difficile leggere in tale scelta il desiderio di rendere meno influenti i membri dell’istituzione e di allinearne gli orientamenti politici al varia-re dei tempi, così che i canorgues fossero meglio controllabili dal po-tere episcopale e, possiamo desumere, più stretti alleati della crociata. Infine il 7 luglio 1215 il capitolo fu trasformato da regolare in secolare, mettendo dunque fine all’esperienza di vita comune degli ecclesiastici.

59 Cf. BOUSQUET, Le Rouergue au premier Moyen Age cit., passim. 60 Cf. VERLAGUET, Cartulaire cit., cc. 2 (1192), 4 (1194), 6 (1203), 7 (senza data ma

da assegnare, sulla base della cronologia relativa agli altri testimoni, agli anni tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo), 8 (1221), 9 (1225); una succinta notizia su Ademar si rinvie-ne in DESACHY, Cité des Hommes cit., s. v. nel Regesto dei canonici.

Page 17: Daude de Pradas - CN 2011

Daude de Pradas trovatore, canonico e maestro 39

Si può ragionevolmente supporre che l’insieme di tali cambia-menti abbia favorito l’entrata nella comunità di Rodez di Daude, il quale, pur provenendo da una famiglia estranea ai tradizionali circuiti di reclutamento dei canonici, negli anni aveva stretto significative re-lazioni con la corte comitale e con quella parte del mondo religioso che nel Rouergue più direttamente intervenne a sostegno della politica di Innocenzo III. Simili prerogative potrebbero aver attirato sulla sua fi-gura l’attenzione e l’interesse di quei prelati e religiosi che appoggia-vano l’azione papale contro gli albigesi. All’improvvisa ascesa sociale del canonico-poeta potrebbe però aver contribuito anche il lignaggio dei Roquefoilh, che si era in più occasioni distinto per donazioni in fa-vore del capitolo di Rodez 61.

Non è nota con precisione la data in cui Daude ricevette la ton-sura, ma possiamo collocare l’evento negli ultimi mesi del 1214. Nel luglio di quell’anno, in effetti, l’artista comparve in penultima posizio-ne tra coloro che, nel pieno della guerra contro gli albigesi e duran-te l’assedio di Casseneuil, sottoscrissero la convenzione tra il vescovo di Rodez e Simon de Montfort 62. Pochi mesi più tardi, il 7 novembre 1214, Daude, accompagnato però dal titolo di canonicus, figurò tra i mallevadori che assistettero alla cerimonia di infeudazione a Simon de Montfort dei domini del conte di Rodez, e tra coloro che il successivo 16 novembre 1214 presenziarono, a Sévérac, alla cessione di due ca-stra al capo della crociata in compensazione delle spese da lui soste-nute nella guerra contro i catari 63.

Non è indifferente per noi che le prime testimonianze della ca-norguia di Daude si registrino proprio tra le truppe crociate che sta-vano assediando il castello di Sévérac e che il 21 novembre costrin-sero la fortezza alla resa: tanto più che lì il verseggiatore ebbe modo di imbattersi in Daude de Caylus, signore e autore di alcuni esercizi letterari in lingua d’oc, che era stato accusato di aver compiuto azio-ni di brigantaggio alla testa di mercenari e che era stato convocato per

61 Cf. l’atto delle Archives Départementales de l’Aveyron Rés., G 623 redatto nel 1193. Cf. inoltre F. DE GOURNAY, Le Rouergue au tournant de l’an mil. De l’ordre carolin-gien à l’ordre féodal, IXe-XIIe siècle, Rodez-Toulouse, 2004, alle pp. 246-247, 297 e n. 173.

62 Archives Départementales de l’Aveyron, G 934. Atto segnalato da MELANI, «Per sen de trobar» cit., p. 4.

63 C. DEVIC − J. VAISSÈTE, Histoire générale du Languedoc, Toulouse 1879, VIII, coll. 653-658.

Page 18: Daude de Pradas - CN 2011

GERARDO LARGHI40

rendere omaggio a Simon 64. La posizione di rilievo occupata dal can-tore originario di Pradas nel novero dei fideiussori e il suo essere sta-to citato immediatamente dopo il cancelliere del conte di Monfort e un ignoto magister, verosimilmente un giurisperito che aveva supervisio-nato i contenuti del diploma, testimoniano inoltre del credito che in lui aveva riposto il partito filofrancese e forniscono una decisiva con-ferma circa le affinità politiche e religiose tra il poeta e gli ambienti crociati. Tale rapporto fiduciario trova un riscontro aggiuntivo nell’at-to con cui, quell’anno stesso, il canonico fu nominato arbitro di una di-sputa tra il vescovo e il priore di Saint-Léons, insieme all’arcidiacono Guilhem Duran e a Guilhem de Malvas (membro della più antica fa-miglia di Montjaux) 65.

Nel luglio 1215, come già detto, il vescovo rinnovò completa-mente il capitolo di Rodez, eliminò la regolarità dei canonici, ristrut-turò i benefici di cui i chierici godevano e rivide l’organizzazione ge-rarchica della comunità 66: ad ogni ecclesiastico furono assegnate una prebenda e, come possiamo leggere nel documento che ci informa di questa decisione, una casa «torn de la gleiza». Al chierico Deodatus, non altrimenti designato ma che, anche alla luce degli altri documen-ti capitolari coevi, possiamo senza dubbio identificare con il trovato-re, fu allora conferita la metà della casa di Aimeric (forse Aimeric de Rodez, il prevosto della cattedrale che fu testimone in numerose carte delle abbazie di Bonneval e Bonnecombe 67), e una rendita sui benefici della chiesa di Lassouts e sul feudo da essa dipendente 68.

Lassouts faceva parte delle disponibilità capitolari fin dalla Bol-la papale di Eugenio II dell’ottobre 1147, insieme ad altre 19 chiese;

64 Per maggiori dettagli cf. L. D’ADHEMAR DE PANAT, Note sur les seigneurs de Saint Af-frique aux XIIe et XIIIe siècles. Les Combret sous divers patronymes, in «Revue du Rouergue», 27 (1973), pp. 33-43, alle pp. 34-36; L. ALBARET, Le siège de Sévérac par Simon de Montfort en 1214, in «Heresis», 24 (1995), pp. 53-66, passim.

65 BOUSQUET, Le Rouergue au premier Moyen Age cit., p. 239 n. 123.66 Il numero degli arcidiaconi fu fissato in quattro, furono creati gli uffici di sacresta-

no, cantore e operarius, e fu definito in nove il numero dei canonici ordinari.67 Su di lui cf. DESACHY, Cité des hommes cit., pp. 158-159.68 Cf. il testo dell’atto in LEMAÎTRE, Les obituaires cit., pp. 19-21; annotazioni sulla

pergamena si leggono anche in J. BOUSQUET, Le Rouergue aux XIe et XIIe s.; les pouvoirs, leurs rapports et leurs domaines, Thèse de doct., Univ. Toulouse Le Mirail, s.d., I, parte II, p. 60; ID., Le Rouergue au premier Moyen Age cit., p. 239.

Page 19: Daude de Pradas - CN 2011

Daude de Pradas trovatore, canonico e maestro 41

Daude, pur rivestendo un ruolo non secondario, figura agli ultimi posti dell’elenco, probabilmente in quanto entrato da poco tempo nella co-munità agostiniana 69.

L’assegnazione al poeta di un reddito sui Monti di Lacaune su-scita curiosità, giacché lì fin dal 1146 si erano insediati i cistercensi di Sylvanès 70: non è escluso perciò che la coincidenza sia da imputare al rapporto che nel tempo il poeta aveva stretto con i figli di san Ber-nardo di Chiaravalle. In tal caso il verseggiatore sarebbe dunque stato una pedina, e non delle minori, nel complesso gioco politico messo in atto allora da quella parte del clero più apertamente impegnata ad af-fermare il predominio politico ed amministrativo, oltre che spirituale, del vescovo su Rodez.

Da tempo è stato sottolineato il ruolo centrale dell’ordine cister-cense nella vita religiosa e politica del Rouergue a cavallo tra XII e XIII secolo: non è mancato, anzi, chi ha indicato proprio nei legami in-tessuti dai monaci bianchi con le famiglie aristocratiche l’origine pri-ma della mancata propagazione del catarismo nella regione 71.

Il nostro canonico-poeta raggiunse ben presto una posizione di rilievo nella sua comunità: così il 3 settembre 1219 con la qualifica di magister assistette alla stipula della intesa tra il vescovo di Agde e il conte di Monfort. Il diploma fu rogato

69 Cf. i diplomi Archives Départementales de l’Aveyron 3 G 20 C; Archives Dépar-tementales de l’Aveyron 3 G 20 G; Archives Départementales de l’Aveyron 3 G 303 BM; nonché W. WIEDERHOLD, Papsturkunden in Frankreich 7: Gascogne, Guyenne und Langue-doc, in «Nachrichten von der Gesellschaft der Wissenschaften zu Göttingen. Philologisch-Historische Klasse», 1913, pp. 1-202, doc. n. 34.

70 La signoria su Lassouts, situata nell’attuale comune di Margnès-de-Brassac (Tarn), era del monastero di Sylvanès che la aveva ricevuta da Ermengau de Combret, Er-mengau de Vintron, Daude de Lassouts (cf. P. A. VERLAGUET, Cartulaire de l’abbaye de Syl-vanès, Rodez 1910, cc. 431-448 e 429, 449, 477). In generale sulla presenza cistercense nelle Cévennes si veda C. H. BERMAN, Medieval agriculture, the Southern French country-side, and the early Cistercians, Philadelphia 1986, p. 76. Anche la famiglia dei signori di Caylus vantava strettissimi rapporti con la fondazione cistercense: cf. D’ADHEMAR DE PANAT, Note sur les seigneurs de St-Affrique cit., pp. 35-36.

71 A. DOUZOU, Les cisterciens, agents des pouvoirs centralisateurs? L’exemple du Rouergue, du début du XIIe siècle à 1215, in «Revue du Rouergue», 65 (2001), pp. 69-85; G. BOURGEOIS − A. DOUZOU, Une aventure spirituelle dans le Rouergue méridional au Moyen Âge. Ermites et cisterciens à Silvanès (1120-1477), Paris 1999.

Page 20: Daude de Pradas - CN 2011

GERARDO LARGHI42

apud Castrumnovum de Lauriacensi, in claustro […] venerabilis patris do-mini B., tituli Sanctorum Johannis et Pauli presbiteri cardinalis, Aposto-lice sedis legati, et domini G., episcopi Carcassonensis, et magistri Ugo-nis de Miramar, canonici Arelatensis, clerici dicti domini cardinalis, et do-mini P. abbatis Sancti Affrodisii Biterrensis, et Bernardi Caprasii, canonici Agathensis, et magistri Deodati canonici Rutenensis, et Geraldi de Pis, dia-coni, et domini comitis Guidonis de Monteforti, domini Lamberti de Tureyo, domini de Lombers, et domini Clarini, cancellarii sepedicti domini comitis et Rainaldi de Raissi 72.

Pur essendo il nome incompleto, possiamo identificare il magi-ster con il lirico d’oc, giacché nell’elenco dei dignitari che allora occu-pavano gli stalli del coro della cattedrale rutena non è dato rinvenire alcun altro personaggio denominato Deodatus 73. Il contesto storico-so-ciale ed il fatto che protagonista dell’intesa sia ancora una volta il capo della crociata depongono anch’essi in favore di una assimilazione del canonicus con il trovatore.

Da dove venne a Daude il titolo magistrale? Allo stato attuale della documentazione non siamo in grado di sapere se il poeta e ton-surato abbia conseguito una licentia docendi presso qualche centro universitario, ovvero se Daude abbia fequentato la schola episcopale rutena. Alla stregua di una consistente parte degli altri capitoli però, anche a Rodez i chierici diocesani avevano coltivato l’insegnamento: già nel 1215 all’interno della comunità si trovava il canonico mestre Martin e a partire dal 1217/1218 la confraternita ecclesiale annove-rò tra i propri membri un giurista incaricato di emettere sentenze in luogo del vescovo 74. È perciò verosimile che pure Daude avesse ac-cumulato competenze di natura retorica e teologica e non è forse ca-suale che proprio negli anni Venti il poeta si sia consacrato alla vol-garizzazione di un testo latino largamente utilizzato nelle scholae ca-

72 DEVIC − VAISSÈTE, Histoire cit., VIII, coll. 725-728; ed. H. DELABORDE, Layettes du Trésor des Chartes, Paris 1909, I, n. 1362, V, n. 84; A. MOLINIER, Catalogue des actes de Si-mon et Amaury de Montfort, in «Bibliothèque de l’Ecole des Chartes», 39 (1873), pp. 153-203, 445-501, n. 174.

73 DESACHY, Cité des Hommes cit., s. v. nel Regesto dei canonici.74 Si tratta di mestre Guilhem, magister ex artis (DESACHY, Cité des Hommes cit., s. v.

Mestre nel Regesto dei canonici). Cf. inoltre i diplomi conservati presso le Archives Dépar-tementales de l’Aveyron 3 G 552; 3 G 567; 3 G 673; 2 H Bonnecombe, Moncan; ne esiste una copia nella raccolta BnF Doat 138, f. 268.

Page 21: Daude de Pradas - CN 2011

Daude de Pradas trovatore, canonico e maestro 43

nonicali ed universitarie quale la pseudo-senechiana Formula Vitae Honestae 75.

Questo volgarizzamento si inserisce agevolmente nel clima culturale coevo. Tra 1200 e 1250 il tema delle Virtù Cardinali, del loro numero, della loro na-tura e qualità, fu al centro della riflessione di numerosi intellettuali. Si ricor-di infatti che John Blund, uno dei più antichi lettori di Aristotele, tra 1200 e 1210 compose un trattato sull’anima; Jean de la Rochelle attorno al 1233 redasse un Tractatus de divisione multiplici potentiarum animae 76; Alber-to il Grande poco prima del 1245 pubblicò la Summa de Bono; Odo Rigaud tra 1245 e 1248 mise per iscritto a Parigi le sue riflessioni sulle virtù; San Bonaventura da Bagnoregio infine ideò attorno al 1250-1252 i Commenta-ria in quatuor libros Sententiarum. È ipotizzabile così che il volgarizzamento di Daude non abbia avuto origine solo da un interesse personale dell’autore, bensì che debba essere inquadrato, sia pure collateralmente e in forma certo meno influente rispetto agli elaborati sopra citati, nella discussione colta dei primi decenni del secolo 77.

Nell’opera, che divulga il testo latino della Formula, Daude se-guì la struttura dell’originale ma senza rinunciare a glossare le lezio-ni ricorrendo ad exempla. Essa fu dedicata a Esteve III de Chalençon, vescovo di Puy en Velay dal 1220 fino al 1231: se questo fatto ci con-sente di situare agevolmente i limiti cronologici entro cui Daude ste-

75 Si veda l’edizione del testo in C. W. BARLOW, Martini episcopi Bracarensis: opera omnia, New Haven 1950, alle pp. 236-250; per altre informazioni si rinvia a RICKETTS, Le roman cit., p. 131. Utili considerazioni si trovano anche nella precedente edizione STICKNEY, Firenze 1879 e nelle recensioni a quest’ultimo lavoro di C. CHABANEAU, in «Revue des Lan-gues Romanes», 16 (1879), pp. 67-68 e K. BARTSCH, in «Zeitschrift fur Romanische Philo-logie», 3 (1879), pp. 427-432.

76 Sulla figura di questo maestro si vedano almeno I. BRADY, Jean de la Rochelle, in Dictionnaire de Spiritualité, VIII, Paris 1974, coll. 599-602; J. G. BOUGEROL OFM, John de la Rochelle: Les oeuvres et les manuscrits, in «Archivum Franciscanum Historicum», 97 (1994), pp. 205-215; O. LOTTIN, Les traités sur l’âme et les vertus de Jean de la Rochelle, in «Revue néo-scholastique de philosophie», 25 (1930), pp. 5-32; Jean de La Rochelle, Trac-tatus de divisione multiplici potentarium animae, ed. a c. P. Michaud-Quantin, Paris 1964; Jean de La Rochelle, Somme de l’âme, ed. a c. di J.-M. VERNIER, Paris 2001.

77 Per una ricostruzione delle differenti fasi del dibattito si rinvia a R. E. HOUSER, The Cardinal Virtues: Aquinas, Albert, and Philip the Chancellor, Toronto 2004, ove si rin-verrà anche la bibliografia precedente. Sull’argomento si vedano inoltre I. P. BEJCZY − R. G. NEWHAUSER, Virtues and ethics in the Twefth century, Leiden 2005 e gli studi raccolti nel vo-lume collettivo Virtue Ethics in the Middle Ages: Commentaries on Aristotle’s Nicomachean Ethics, 1200-1500, a c. di I. P. Bejczy, Leiden-Boston 2008.

Page 22: Daude de Pradas - CN 2011

GERARDO LARGHI44

se i couplets e di definire il contesto culturale nel quale il suo lavoro si inserì, meno agevole invece è determinare la natura dei rapporti inter-corsi tra il verseggiatore e il destinatario dell’esercizio letterario. Ab-biamo scarne informazioni sulla biografia di Esteve prima del conferi-mento del pallium, ma è certo che egli fu un consanguineo di Bertran de Chalençon, uno dei suoi immediati predecessori.

Subentrato ad Odilon de Mercoeur, Bertran fu vescovo podiense dal 1202 (se-condo altre fonti dal 1198) e ricoprì tale incarico fino al 21 dicembre 1213, data del suo decesso 78. Gli successe l’abate di Saint-Pierre-Latour, Brocard de Rochebaron, mentre una fazione favorevole al re francese designò Ro-bert de Mehun. Uno dei protagonisti della vita politica della regione era al-lora il trovatore e nobile alverniate Pons de Chapteuil, il quale si affrettò a rendere omaggio a Brocard de Rochebaron per i castelli di Chapteuil, Mon-tusclat, Montvert, Mézères, Beaulieu, Artias e Lardeyrol 79. Il 28 settembre 1214 con un atto notarile Pons donò poi all’abate di Mazan alcuni pascoli siti presso Montusclat 80. La liberalità fu rinnovata il 9 ottobre e il 7 novembre di quell’anno e le donazioni furono poi confermate dai figli del verseggiatore, Peire de Fay e Gerentone 81. Tra i mallevadori che intervennero alla cerimo-nia figurò anche il monaco B. d’Anduza, figlio di Bernart VII signore di An-duza, parente dunque di quella N’Azalais de Mercuor, moiller de N’Oisil de Mercuor, que fo filla d’En Bernart d’Andusa, che secondo la biografia occita-nica ispirò i canti del poeta di Chapteuil 82, e che fu esponente del lignaggio al quale si legarono sia Uc Brunenc sia Daude de Pradas sia Uc de Saint Circ. Nel febbraio 1215 il vescovo Brocard morì, e nel marzo dello stesso anno Fi-lippo Augusto donò a Robert de Mehun i diritti su Chalencon, Rochebaron, Chapteuil e Glavenas 83. Il 15 febbraio 1217 una insurrezione dei cittadini di Puy-en-Velay costrinse però l’ormai unico responsabile diocesano alla fuga 84:

78 Cf. Gallia Christiana in provincias ecclesiasticas distributa, Paris 1715-1785, II, coll. 780-783.

79 Cf. A. LASCOMBE, Répertoire général des hommages de l’évêché du Puy, 1154-1741, Le Puy 1888, pp. 5 e 136; A. JACOTIN, Preuves de la Maison de Polignac, Paris 1898-1905, IV, pp. 5-6; J. PERREL, Le troubadour Pons, seigneur de Chapteuil et de Vertaizon, son temps, sa vie, son oeuvre, in «Revue d’Auvergne», 90 (1976), pp. 89-199, a p. 124.

80 PERREL, Le troubadour Pons cit., a p. 125.81 J. L. LEMAÎTRE, Cartulaire de la Chartreuse de Bonnefoy, Paris 1990, c. 180.82 PERREL, Le troubadour Pons cit., pp. 101-102; H. H. LUCAS, Pons de Capduelh and

Azalais de Mercuor: A Study of the “planh”, in «Nottingham Medieval Studies», 2 (1958), pp. 119-131, passim; GUIDA, Uc de Saint Circ cit., pp. 169-194.

83 PERREL, Le troubadour Pons cit., p. 125.84 Ibidem.

Page 23: Daude de Pradas - CN 2011

Daude de Pradas trovatore, canonico e maestro 45

immediatamente il feudatario di Chapteuil e Pons de Montlaur si posero alla testa nel Velay di una vera e propria lega per sostenere il vescovo Brocard; al loro fianco si distinsero i feudatari di Chalencon, di Rochebaron, di Glavenas. Tali avvenimenti furono rievocati da Peire Cardenal in alcune sue poesie 85. Robert de Mehun fu ucciso il 21 dicembre 1219 ed al suo posto fu eletto ap-punto Esteve de Chalençon 86.

Oltre che con Daude de Pradas, Esteve intrattenne rapporti con i trovatori Pons de Chapteuil (il quale nell’agosto del 1220 gli rin-novò l’omaggio feudale che in precedenza aveva reso a Brocard de Rochebaron) 87, Pons de Montlaur (che gli si oppose in un lungo con-flitto), Ademar II de Poitiers (il quale nel maggio 1229 ne riconobbe la signoria sui feudi di Fay, Monte-regalis e Queyrières). L’episcopo vel-lavo ebbe relazioni anche con la famiglia Anduza, giacché nel 1222 Vierna, domina di Luc e moglie di Bernart VIII d’Anduza, gli prestò omaggio ligio per Luc e Pradelles 88. Nel 1229 il vescovo cedette per 6000 soldi alla universitas di Saint-Mayol alcuni diritti sulla chiesa cattedrale del Puy 89. Esteve de Chalençon fu un sicuro e fedele alleato di Onorio III nella lotta contro le eresie 90 e, come tutti i pastori dioce-sani che tra 1202 e 1231 si successero a Puy-en-Velay, fu direttamen-te implicato negli avvenimenti legati alla crociata albigese.

Infatti, tra 1209 e 1212 Bertran I de Chalençon affiancò con proprie milizie Simon de Montfort; il suo successore Robert de Mehun, così intimo di Filip-

85 F. ROCHE, Les seigneurs de Chapteuil: entre gloire et déboire, in «Bulletin histo-rique de la Société académique du Puy-en-Velay et de la Haute-Loire», 82 (2006), pp. 115-127, p. 121.

86 Alcune informazioni in merito al lignaggio cui appartenne il capo della dioce-si aniciense si rinvengono nello studio di E. PERROY, Les familles nobles du Forez au XIIIe siècle, Saint-Etienne 1977, I, p. 178, ma l’autore, certamente il maggior storico del Forez duecentesco, rinuncia a tracciare una genealogia dettagliata della famiglia. Sulla carriera dell’ecclesiastico si vedano inoltre le rapide note di L. PASCAL, Bibliographie du Velay et de la Haute-Loire, in «Mémoires et procés verbaux de la Société agricole et scientifique de la Haute Loire», 11 (1901), pp. 678-680; e P. CUBIZOLLES, Le diocèse du Puy-en-Velay des ori-gines à nos jours, Nonette 2005, p. 208.

87 LASCOMBE, Répertoire général cit., p. 136; PERREL, Le troubadour Pons cit., p. 126; J. RÉGNÉ, Regeste Vivarois, 863-1500, Privas 1991, pp. 14-15.

88 Gallia christiana cit., II, col. 712.89 Atto conservato nelle Archives Départementales de la Haute-Loire G 213.90 Gallia christiana cit., II, coll. 711-713.

Page 24: Daude de Pradas - CN 2011

GERARDO LARGHI46

po Augusto da essere designato da costui quale consanguineus noster, dopo aver partecipato al Concilio Laterano nel 1215, finì ucciso, come detto, in una rivolta dei borghesi del Puy nel dicembre 1219.

Non ci sono noti documenti nei quali compaiano abbinati i nomi di Daude e di Esteve de Chalençon, mentre sono ben attestati i rappor-ti tra la diocesi rutena e quella vellava: nel 1228 il vescovo di Rodez fu addirittura inviato dal Pontefice Gregorio VIII a Puy-en-Velay per risolvere una lite e non è escluso che l’incontro di Esteve con il trova-tore vada inquadrato proprio entro tale cornice 91.

Diversi indizi ci hanno fin qui suggerito che attorno al vescovo Peire, si sia organizzato un reticolo di castelli solidali con il nuovo po-tere civile e religioso nato dalla crociata albigese, e che anche Daude sia stato coinvolto in questa operazione. Tale convinzione è rafforzata dal contenuto della cedola con cui nel 1227 Guillaume de Flavin ce-dette il maso di Veyrac al responsabile della diocesi di Rodez: primo fra i fideiussori fu Magr. D. de Prad., e dopo di lui firmarono A. de Bro-cinhac e Uc Guilhem «canonici Ruth[enenses]» 92, quest’ultimo nipote del P. Guilhem che comparve accanto a Gui d’Ussel negli atti del 1196.

Nell’agosto del 1232 il trovatore Daude de Caylus dominus de Séverac, Gui de Sevérac, suo figlio, e l’Ospedale di Aubrac 93 sottoscrissero un’intesa. Nell’escatocollo dopo l’elenco dei testi che assistettero alla cessione si rin-vengono i nomi di coloro che redassero materialmente l’atto fornendo sicu-ramente nell’occasione anche una consulenza di ordine giuridico: si tratta di «magister Deodatus Franciae, canonicus, jam dicti B. archidiaconi Ruthene qui hoc instrumentum composuit». Nei diplomi della cattedrale non vi è però traccia di alcun canonico denominato Daude de Fransa, e dovremo pensa-re dunque che nel documento si abbia a che fare con un soprannome ovvero

91 Cf. J. SICARD, Rutena Christiana sive series et istoria episcoporum Rutenensium, a c. di N. Maisonable, in «Mémoires de la Société des lettres, sciences et arts de l’Aveyron», 14 (1893), pp. 331-447, a p. 385.

92 MELANI, «Per sen de trobar» cit., p. 5; la carta è conservata nelle Archives Dépar-tementales de l’Aveyron, cart. Rodez G. 9 (registro del sec. XIV), f. 54. Su Uc cf. DESACHY, Cité des Hommes cit., p. 406.

93 J. L. RIGAL − P. A. VERLAGUET, Documents sur l’ancien hôpital d’Aubrac, Rodez 1913-1917, c. 24; sulla storia di questa fondazione fino al 1260 si vedano le utili considera-zioni di J. BOUSQUET, Les débuts du Monastère-Hôpital d’Aubrac, in «Revue du Rouergue», 39 (1985), pp. 99-116; gli studi raccolti in L. FAU, Les Monts d’Aubrac au Moyen Âge: Genèse d’un monde agropastoral, Paris 1985; G. PRADALIÉ, Aux origines de l’hôpital d’Aubrac, in Les socié-tés méridionales à l’age féodal. Hommage a Pierre Bonnassié, Toulouse 1999, pp. 265-268.

Page 25: Daude de Pradas - CN 2011

Daude de Pradas trovatore, canonico e maestro 47

che si sia di fronte ad un errore paleografico. Un incrocio dei dati prosopo-grafici disponibili per questi anni rende ipotizzabile che esso sia da ricono-scere in Daude de Pradas 94. Ad appoggio della congettura si consideri che la casa dei militi ospedalieri ostentava diritti proprio sulla villa e sulla grangia di Pradas, circostanza che potrebbe agevolmente giustificare l’interesse che il poeta portò verso questo accordo 95.

Più certo è invece che il lirico sia da ravvisare nel personaggio che nel 1234 patrocinò la stesura di una quietanza del priore di Notre Dame de Millau per quattro soldi di canone e quattro sestieri di vino 96.

Tra le informazioni forniteci dalla sua vida, vi è anche la notizia che Daude fu canorgue a Magalona, cioè nella linguadociana Mague-lonne: la circostanza non stupisce giacché i canonici potevano riceve-re benefici al di fuori della loro diocesi 97. Paul Meyer, infatti, propose di accogliere questa indicazione identificando il poeta con il Deodatus ca-nonicus magalonis estensore nel 1225 di un documento e dunque vero-similmente dotato di competenze giuridiche e diplomatiche 98: nonostan-te l’indiscussa autorità del maestro chartiste, la assenza del patronimico del chierico linguadociano, suggerisce però di respingere tale ipotesi.

L’attribuzione a Daude di una prebenda canonicale a Maguelon-ne, potrebbe facilmente essere dipesa da una lieve confusione del bio-grafo il quale, informato del fatto che il trovatore era stato canonicus e che il lirico aveva anche assunto un ruolo nella accademia di Montpel-

94 Compulsando l’elenco dei membri del capitolo allegato a DESACHY, Cité des Hom-mes cit., si rinviene comunque traccia di Deodatus Fabri, che fu hebdomadarius dal 1217 al 1220 ma canonicus solo nel 1244. Lo scambio Fabri/Fransa non appare paleograficamente impossibile così come quello Pradas/Franciae.

95 RIGAL − VERLAGUET, Documents cit., passim.96 Magister D. de Pradas è il terzo fideiussore; prima di lui compaiono da B. de To-

rundels, «major capellanus» e Willelmus Borzés, «presbiter» del priorato di Millau (ed. RI-GAL − VERLAGUET, Documents cit., c. 25. L’esistenza di tale atto è segnalata alla attenzione degli studiosi da MELANI, «Per sen de trobar» cit., p. 5).

97 Su questo punto si rinvia a A. GERMAIN, Étude historique sur les comtes de Ma-guelone, de Substantion et de Melgueil, in «Mémoires de la Société archéologique de Mont-pellier», 3 (1850), pp. 524-640; L’évêché de Maguelone au Moyen Âge. Actes de la journée d’étude du 13 décembre 2001, a c. di D. Le Blévec, T. Granier, Montpellier 2005; G. CHOLVY, Le diocèse de Montpellier, Paris 1976.

98 P. MEYER, Rec. a A. GERMAIN, Maguelone sous ses évêques et ses chanoines, Mont-pellier 1869, in «Revue des sociétés savantes de la France et de l’étranger», 5 (1873), pp. 410-418, a p. 414 (il testo del diploma è edito in A. GERMAIN, Maguelone cit., p. 286).

Page 26: Daude de Pradas - CN 2011

GERARDO LARGHI48

lier, combinò così le due circostanze. A conferma di quanto si legge nella biografia occitanica si possono, infatti, invocare alcuni elementi. Anzitutto il dato per cui la famiglia degli Anduza, con la quale Dau-de vantava amicali e consolidati vincoli, allungava la sua influenza fin nella diocesi Montepessulani 99 e lo stesso può dirsi per i Rocafoilh, cui nel 1217 Raimon VII de Tolosa infeudò i castelli di Breissac e Ganges siti nella circoscrizione vescovile magalonense 100. Inoltre, ed il riscon-tro appare decisivo, la cedola pergamenacea con cui nel 1242 Jean II de Montlaur, pastore episcopale di Maguelone, approvò gli Statuti del-la Facoltà delle Arti fu

datum apud Montempessulanetum, in domo episcopali, in aula subtus ca-pellam, anno Dominice Incarnacionis Millesimo CC XLII, videlicet VI ka-lendas aprilis, presentibus et specialiter vocatis et rogatis ad hoc testibus in-frascriptis, magistro Bertrando Voltos, decano, magistro Germano, rectore dicte Universitatis, magistro Deodato de Pratis, Berengario Arnaudi archi-presbitero, Poncio de Vicenobrio, priore Sancti Marcelli, Hugone de Gila-briaco, priore Sancti Vincenciani, Poncio de Soregio, conresario, Guiraudo Petri, canonicorum Magalonensium, Raymundo de Ulmo bajulo et officiali predicti domini 101.

L’omonimia tra il trovatore e il magister sottoscrittore del diploma episcopale, il fatto che il verseggiatore anche in altri diplomi era stato insignito del titolo magistrale, le circostanze generali e il contenuto del-la carta in esame sono altrettanti elementi che inducono ad ammettere che il firmatario della pergamena possa essere il lirico ruteno.

La Facoltà delle artes di Montpellier fu voluta e sostenuta dal ve-scovo di Maguelone, il quale intendeva così opporsi alla sempre mag-

99 Cf. gli atti editi in GERMAIN, Liber Instrumentorum memorialium cit., che risalgono agli ultimi decenni del XII secolo (quando agì il genitore dell’aristocratico protettore del poeta di Pradas: cf. i documenti pp. 200, 344, 745 redatti rispettivamente nel 1187, 1200 e 1202), mentre il nome di Raimon II de Roquefoilh, oltre che nelle donazioni effettuate alla chiesa cattedrale di Nîmes (E. GERMER-DURAND, Cartulaire du chapitre de l’Église cathédrale Notre Dame de Nîmes, Nîmes 1874, cc. 26, 32-33, 56), e alla abbazia di Conques (editi dagli abati E. MEYNIAL − L. CASSAN, Cartulaires des abbayes d’Aniane et de Gellone [2] Cartulaire d’Ania-ne, Montpellier 1900), si rinviene in numerosi atti relativi alla fondazione religiosa di Mague-lone (J. ROQUETTE − A. VILLEMAGNE, Cartulaire de Maguelone, Montpellier 1912, cc. 65 et all.).

100 Cf. H. DE BARRAU, Documents historiques et généalogiques sur les familles et les hommes remarquables du Rouergue, Rodez 1855, I, p. 677.

101 ROQUETTE − VILLEMAGNE, Cartulaire cit., pp. 573-576, c. 706.

Page 27: Daude de Pradas - CN 2011

Daude de Pradas trovatore, canonico e maestro 49

giore autonomia di cui godevano i ‘laici’ corsi di Medicina e Giuri-sprudenza, almeno in origine più legati al potere temporale di Montpel-lier 102: purtuttavia essa condivise con Medicina la nomina del retto-re, secondo una consuetudine che sembra essere stata importata dal-la Sorbona 103.

I primi decenni del XIII secolo furono decisivi per lo sviluppo dell’Ateneo linguadociano e in particolare dello Studium di Medicina che nel 1220 fu oggetto di una importante bulla di Onorio III, mentre nel 1239 furono posti stretti vincoli allo svolgimento della professione di clinico 104 e come si è det-to nel 1242 fu fondata la Facoltà delle Arti. Uc de Saint Circ, nella sua au-tobiografia sostiene che i suoi fratelli, volendone fare un clerc lo inviarono a la scola a Monpeslier: egli perciò si formò nella città del Languedoc, forse al-lievo della scuola capitolare.

Concorre a confermare il soggiorno di Daude sulle rive del Me-diterraneo anche il Roman dels auzels cassadors, la cui stesura potreb-be essere dipesa tanto da un interesse personale del trovatore quan-to da un suo impegno magistrale: in ogni caso nell’esercizio lettera-

102 Su questo punto cf. gli approfonditi rilievi di A. GOURON, Deux universités pour une ville, in Histoire de Montpellier, a c. di G. Cholvy, Toulouse 1984, pp. 103-125 (poi in ID., Études sur la diffusion des doctrines juridiques médiévales, London 1987).

103 Cf. J. VERGER, Remarques sur l’enseignement des arts dans les universités du Midi à la fin du Moyen Age, in «Annales du Midi», 91 (1979), pp. 355-381; ID., Locus Montispessulani, aptus valde pro studio. Montpellier parmi les universités médiévales, in Septième Centenaire des Universités de l’Académie de Montpellier, 1289-1989, Montpellier 1992, pp. 21-25 [ried. in L’université de Montpellier, ses maîtres et ses étudiants depuis sept siècles, 1289-1989. Actes du 61e Congrès de la Fédération historique du Languedoc méditerranéen et du Roussillon (Montpellier, 23 et 24 octobre 1989), Montpellier 1995, pp. 27-36]; C. DARRICAU-LUGAT, Regards sur la profession médicale en France médiévale (XIIe-XVe), in «Cahiers de recherches médiévales et humanistes», 6 (1999), all’indirizzo http://crm.revues.org/index939.html.

104 ROQUETTE − VILLEMAGNE, Cartulaire cit., pp. 185-186, segnalato in LL. CIFUENTES, Université et vernacularisation au Bas Moyen Âge: Montpellier et les traductions catalanes médiévales de traités de médicine, in L’Université de médecine de Montpellier et son rayon-nement (XIIIe-XVe siècles). Actes du colloque intérnational de Montpellier, organisé par le Centre historique de récherches et d’études médiévales sur la Méditerranée occidentale (Université Paul-Valéry - Montpellier III), 17-19 mai 2001, a c. di D. Le Blévec, T. Gra-nier, Turnhout 2004, pp. 273-290. LL. CIFUENTES, La ciència en catalá a l’Edat Mitjana i el Renaixement, Barcelona 2002 sottolinea gli stretti rapporti esistenti tra il mondo accademi-co montepessulano e gli ambienti scientifici catalani.

Page 28: Daude de Pradas - CN 2011

GERARDO LARGHI50

rio il cantore esibisce una non comune cultura in materia di scienze naturali 105.

Ulteriori indizi circa i legami stabiliti dal verseggiatore ruteno con la regione linguadociana si rinvengono poi nella tradizione mano-scritta di entrambi i trattati attribuiti alla penna di Deodatus. Il Roman dels auzels cassadors è tramandato infatti da tre testimoni: il codice li-rico trobadorico b2, il ms. Paris BN n. a. f. fr. 4506, ed infine il perga-menaceo conservato nella biblioteca del capitolo cattedrale di Vic. Il primo manoscritto, come noto, è la copia frammentaria cinquecente-sca del codice nel quale Giovanni Maria Barbieri collazionò il ‘Libro di Michele’, assemblato da Miquel de la Tor a Montpellier, ed il can-zoniere provenzale M. Studi recenti hanno dimostrato inconfutabil-mente che il sistema grafico del Roman è coerente con quello attestato nelle poesie trascritte dall’erudito duecentesco 106: il copista alvernia-te, mentre si trovava nell’attuale capoluogo dell’Hérault, ebbe dunque modo di avere tra le mani una copia dell’opera cinegetica del poeta ru-teno. Un altro ramo della tradizione manoscritta del Roman denuncia invece una origine (o quanto meno una diffusione) catalana: il mano-

105 Edizione in SCHUTZ, The Romance cit. Su quest’opera oltre agli studi sopra citati, si vedano anche i contributi di G. TILANDER, Sources inédites des Auzels Cassadors de Daude de Pradas: Grisofus medicus, Alexander medicus. Deux traités latins de fauconnerie du XIIe siècle publiés avec des traductions en vieil italien de Grisofus et une traduction en vieux fran-çais d’Alexander, Lund 1964; ID., Dancus Rex, Guillelmus Falconarius, Gerardus Falcona-rius: les plus anciens traités de fauconnerie de l’Occident publiés d’après tous les manuscrits connus, Stockholm 1963; F. CAPACCIONI – A. SMETS, «Aucunas medecinaz per l’esparvier». Édition de quelques recettes vétérinaires en ancien occitan et en franco-provençal, in «Roma-nia», 125 (2007), pp. 229-238. Utili considerazioni si rinvengono anche in A. SMETS, “Poux, vers et vermine”. Étude sémantique sur les parasites des rapaces dans les traductions cynégé-tiques françaises, in «Médiévales», 51 (2006), pp. 97-118.

106 F. ZUFFEREY, Récherches linguistiques sur les chansonniers provençaux, Genève 1987, pp. 161-162. Sul canzoniere assemblato a Nîmes si vedano anche M. CARERI, I sir-ventesi di Guillem de Durfort de Caors in un apografo sconosciuto del “Libre” di Miquel de la Tor, in «Vox Romanica», 48 (1989), pp. 77-84; G. BRUNETTI, Intorno al Liederbuch di Peire Cardenal, in Actes du XX Congrès international de Linguistique et philologie romane. Uni-versité de Zurich (6-11 avril 1992), a c. di G. Hilty, Tübingen 1993, V, pp. 59-71; M. CA-RERI, Per la ricostruzione del “Libre” di Miquel de la Tor. Studio e presentazione delle fonti, in «Cultura Neolatina», LVI (1996), pp. 251-408, alle pp. 257, 278; S. VATTERONI, Per lo studio dei Liederbücher trobadorici: I. Peire Cardenal; II. Gaucelm Faidit, in «Cultura Neo-latina», LVIII (1998), pp. 7-89, alle pp. 40-42; G. BRUNETTI, Il frammento inedito «Resplen-diente stella de albur» di Giacomino Pugliese e la poesia italiana delle origini, Tübingen 2000, pp. 217-219.

Page 29: Daude de Pradas - CN 2011

Daude de Pradas trovatore, canonico e maestro 51

scritto conservato a Vic e catalogato come Episcopal 200, infatti, fu prodotto in Catalogna nel XIV secolo ed appartenne a Gulhem Raimon de Cruilles, signore di Caldes de Malavella 107. Abitualmente la critica ha associato alla regione barcellonese anche la sezione V3 del manu-fatto depositato alla Marciana, ove è trascritta l’altra opera di Daude, il Roman des vertuts, ma tale convinzione è oggi oggetto di ripensamenti e revisioni 108. Comunque sia di ciò, è credibile che al trattato cinege-tico sia stata riservata una accoglienza favorevole presso i circoli bar-cellonesi ed appare a questo punto logico porre tale trattamento anche sul conto dello stretto rapporto esistente tra la Montpellier universita-ria e gli ambienti intellettuali catalani 109.

Spingono a riconoscere nella capitale del basso Languedoc la città da cui prese le mosse il (relativo) successo del Roman sugli accipitri, anche la nota presenza a Montpellier di Brunetto Latini ed il fatto che il trattato del poeta di Pradas sia da considerarsi tra le fonti cui il fiorentino ricorse per i capito-li intorno a La nature des animaus del suo Tresor 110.

Vi sono dunque sufficienti motivi per concludere che Daude, for-se dopo essere stato inserito nei ranghi della comunità di Maguelone, abbia svolto attività di docente universitario assumendo finanche un ruolo di rilievo nella neonata istituzione accademica.

107 J. GUDIOL, Catàleg dels Llibres Manuscrits anteriors al segle XVIII del Museu Epi-scopal de Vich, in «Butlletí de la Biblioteca de Catalunya», 6 (1920-1922), pp. 50-97; 7 (1923-1927), pp. 59-154; 8 (1928-1932), pp. 46-120, e poi in edizione separata Barcelo-na 1934 con una postfazione di E. JUNYENT. Il codice è segnalato in A. SMETS − B. VAN DEN ABEELE, Manuscrits et traités de chasse français du Moyen Âge. Recensement et perspectives de recherche, in «Romania», 116 (1998), pp. 316-367, a p. 334.

108 Sul codice si vedano ora i contributi di I. ZAMUNER, Le fonti della sezione V2 del canzoniere provenzale marciano, in Le rayonnement de la civilisation occitane à l’aube d’un nouveau millénaire, 6e Congrès International de l’AIEO (Vienne, 12-19 septembre 1999), a c. di G. Kremnitz, B. Czernilofsky, P. Cichon, R. Tanzmeister, Wien 2001, pp. 278-297; EAD., «Intavulare». Tavole di canzonieri romanzi (serie coordinata da A. Ferrari). I. Canzo-nieri provenzali, 3. Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, V (Str. App. 11 = 278), Mode-na 2003, da integrare con la messa a punto di A. ALBERNI, El cançoner occitá V: un estat de la questió, in «Cultura Neolatina», LXV (2005), pp. 155-180, la quale sulla base di convin-centi ragioni revoca in dubbio la catalanità del copista del Roman.

109 Cf. CIFUENTES, La ciència en catalá cit., pp. 154-155.110 Cf. l’edizione di Brunetto Latini, Tresor, a c. di P. G. BELTRAMI, P. SQUILLACIOTI, P.

TORRI, S. VATTERONI, Torino 2007.

Page 30: Daude de Pradas - CN 2011

GERARDO LARGHI52

Anche in altre pergamene notarili del XII e XIII secolo redatte nelle plaghe meridionali della Linguadoca è dato rinvenire il nome di Deodatus de Pra-tis, ma l’epoca e il contesto storico nel quale si inseriscono queste carte sem-brano escludere categoricamente che fra quei testimoni si annoveri il nostro canonico e poeta 111.

L’insieme degli elementi fin qui addotti convalida perciò il rag-guaglio complessivo offertoci dalla vida suggerendo che Daude, dotato di scienza e conoscenza, sufficientemente esperto dei meccanismi cu-riali, frequentatore delle famiglie più in vista del suo nativo Rouergue e protagonista della vita politica regionale, tra gli anni Trenta e Quaran-ta del XIII secolo inserì nel fecondo e stimolante contesto socio-cultu-rale di Montpellier e divenne uno dei fondatori di una nuova Facoltà.

Se è certo che Daude nel 1242 era ancora nel pieno della sua attività, egli doveva però sicuramente essere già morto nel 1244. Quell’anno infatti Uc de Deu fece dono alla fondazione ospedaliera di Creissels di due sestieri di frumento «per amor de Deu e de la soa arma e de la arma de mestre D. de Pradas». La fondazione caritati-va di assistenza ai pellegrini era sorta nel XII secolo e essa ricadeva nel dominio feudale dei Roquefoilh 112. La liberalità fu effettuata se-condo il ben noto costume delle «charités» di cui danno ampia atte-stazione le carte del Rouergue e più in generale di tutto il Sud-Ovest dell’Occitania 113.

Lo Schutz, che aveva già segnalato il documento, si era chiesto se si fosse di fronte ad un omonimo del trovatore e se il Daude de Pra-das in questione fosse da considerare morto o vivo: quanto al primo di-lemma è improbabile che due Daude de Pradas magistri e coevi van-tassero relazioni con i Roquefoilh; in merito alla seconda questione il dettato della liberalità chiarisce inequivocabilmente che si è di fronte ad una donatio in memoria.

111 Si veda GERMAIN, Liber Instrumentorum memorialium cit., c. 174 redatta nell’a-prile 1152 nella quale tra i testi si trova un Deodatus de Pradas.

112 RIGAL − VERLAGUET, Documents cit., c. 25. L’atto era stato citato per primo da H. AFFRE, Biographie aveyronnaise, Rodez 1881, p. 158; ad esso si riferisce anche DESACHY, Cité des Hommes cit., p. 442.

113 Cf. P. OURLIAC, Note sur les actes rouergats du XII siècle, in «Recueil des Mé-moires et Travaux de la société d’histoire du droit et des institutions des anciens pays de droit écrit» 1967, pp. 13-16 (e poi in ID., Etudes d’histoire du droit médiéval, Paris 1979, pp. 177-184, p. 180, da cui si cita).

Page 31: Daude de Pradas - CN 2011

Daude de Pradas trovatore, canonico e maestro 53

In conclusione a nostro avviso l’itinerario biografico di Daude de Pradas si svolse principalmente nel nativo Rouergue ove il poeta, sul finire del XII secolo, ebbe modo di stringere rapporti con i lignaggi aristocratici della regione oltre che con alcuni trovatori come Uc Bru-nenc e Gui d’Ussel. Egli fu un prezioso collaboratore del vescovo di Rodez dal quale nel 1214 potrebbe essere dipesa la nomina a canoni-co del Capitolo e che di certo lo impiegò successivamente in delica-te operazioni politico-ecclesiastiche. Fiancheggiatore del partito cro-ciato, Daude potrebbe aver compiuto studi universitari: in ogni caso a partire dalla fine del secondo decennio del XIII secolo esibì il titolo magistrale. Tra 1220 e 1231 volgarizzò un testo medio-latino. In un’e-poca non precisabile ma comunque da situare attorno al quarto decen-nio del XIII secolo, il trovatore si recò a Montpellier, entrò a far par-te del capitolo di Maguelone e lì nel 1242 potrebbe essere stato tra i fondatori della facoltà delle Arti dell’Accademia montispessulani. Morì prima del 1244.

Il verseggiatore di Pradas protesse e crebbe un suo omonimo ni-pote, il quale salì il cursus honorum divenendo dapprima canonico di Rodez (1256-1277), poi ufficiale (1260-1269), quindi vicarius genera-le (1266-1268), e infine operarius (1277-1285) del Capitolo: in tale ve-ste ebbe modo di seguire lo sviluppo dei lavori di ristrutturazione dello splendido edificio gotico della Cattedrale ancor oggi ammirabile nella capitale del Rouergue.

L’identificazione, a nostro avviso innegabile, del trovatore con il canonico e il maestro universitario vissuto tra la fine del XII secolo e i primi cinque de-cenni della centuria successiva rafforza perciò l’ipotesi di Silvio Melani 114 circa la paternità daudiana di Bela m’es la votz autana (BdT 124,5), la can-zone citata nel romanzo in lingua d’oïl Guillaume de Dole come chançon au-vrignace (v. 4649) ed attribuita al trovatore di Rodez dal testimone C ma ano-nima in W.

L’analisi dei reperti storici, suggerisce di conseguenza che Dau-de non sia stato solo un semplice verseggiatore e un oscuro canonico, ma che abbia avuto parte in una vasta operazione culturale e politi-ca che si sviluppò nel Rouergue tra la fine del XII e l’inizio del seco-

114 MELANI, «Per sen de trobar» cit., p. 16.

Page 32: Daude de Pradas - CN 2011

GERARDO LARGHI54

lo successivo e che si inserì attivamente nel dibattito intellettuale del primo Duecento. Né appare eccessivo attribuire al poeta tonsurato la statura dell’intellettuale medievale dei decenni che precedettero l’av-vento di Tommaso d’Aquino. Nella sua carriera l’artista ruteno colti-vò, accanto alla musa melica, indagini a cavallo tra la filosofia e le pro-spezioni veterinario-biologiche, esplorazioni che ben si addicono alle competenze culturali di un dotto canonico, appassionato delle artes ma anche attento alle novità provenienti dai più famosi centri accademici e dotato di una propria originale autonomia 115. Formatosi forse in qual-che centro universitario il trovatore occitano non ebbe certo il profilo, alto e rivoluzionario, di un Alberto il Grande, ma come questi presu-mibilmente si abbeverò alla fonte della filosofia pretomista e fu prossi-mo alla antica cultura, tutta impregnata di agostinianesimo, piuttosto che dal nascente e rivoluzionario aristotelismo.

Non è poi da sottovalutare neppure il fatto che proprio al poeta di Rodez risalga il più antico esempio occitanico di volgarizzamento del sapere delle discipline tecniche: la sua traduzione in lingua d’oc di antichi trattati di falconeria aprì la strada ad un indirizzo culturale destinato ad una notevole diffusione 116.

115 Cf. F. CAPACCIONI, Le fonti del Roman dels auzels cassadors di Daude de Pradas: ricerche e prospettive, in La caza en la edad media, a c. di J. M. Fradejas Rueda, Tordesillas 2002, pp. 25-37, a p. 34 (da integrare con l’importante recensione di B. VAN DEN ABEELE, in «Scriptorium», 59, 2005, pp. 24*-25*).

116 Una presentazione comparata di questo processo di vernacolarizzazione si rin-viene in LL. CIFUENTES, La volgarizzazione delle scienze alla fine del Medioevo: un modello interpretativo a partire dal caso del catalano, in Filosofia in volgare nel medioevo. Atti del convegno della Società italiana per lo studio del pensiero medievale (S. I. S. P. M.), Lecce 27-29 settembre 2002, a c. di N. Bray, Louvain-la-Neuve 2003, pp. 247-263; ID., La ciència en catalá cit. Per quanto riguarda i volgarizzamenti in occitanico si rinvia invece a R. LA-FONT, Lenga d’oc e umanisme scientific, in «Amiras», 5 (1983), pp. 33-37 e al preannunciato Repertorio Informatizzato dei manoscritti di Astrologia, Medicina e Alchimia in provenzale (RIAMA) a c. di I. Zamuner, F. Gambino, S. Rapisarda, G. Vinciguerra; notizie su singole opere si spigolano in J. GRIMAUD − R. LAFONT, La chirurgie d’Albucasis (ou Albucasim), texte occitan du XIVe siècle, Montpellier 1985 e M. S. CORRADINI BOZZI, Ricettari medico-farma-ceutici medievali nella Francia meridionale, Firenze 1997.

GERARDO [email protected]