Datteri di antiche varietà delle oasi di Al Jufrah Protocollo di produzione
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DATTERI DI ANTICHE VARIETA’ DELLE OASI DI AL JUFRAH
[Protocollo di produzione]
DATTERI DI ANTICHE VARIETA’ DELLE OASI DI AL JUFRAH
[Protocollo di produzione]
ART. 1
DENOMINAZIONE E TIPOLOGIA DEL PRODOTTO
La denominazione del prodotto oggetto del presente protocollo è Datteri di antiche
varietà delle Oasi di Al Jufrah, in Libia.
La Palma da dattero appartiene alla specie Phoenix dactilifera L. che è riconosciuta
per la sua unicità quanto a capacità di vegetare, produrre e accumulare un’elevata
quantità di metaboliti importanti in condizioni colturali decisamente limitanti per
temperatura e aridità. La specie si adatta bene alle condizioni paradesertiche e
rappresenta una fondamentale risorsa economica ed alimentare in aree poco o per
nulla ospitali per altre specie vegetali essendo invece in grado di determinare un
microclima idoneo anche ad altre specie vegetali.
Dal punto di vista strettamente biologico, la Palma da dattero è una specie dioica,
ovvero caratterizzata da piante che portano fiori di sesso femminile e piante che
portano fiori di sesso maschile, queste ultime utili essenzialmente come porta-
polline. L’albero, in considerazione delle condizioni colturali e della densità di
piantagione ma anche della varietà, può raggiungere altezza ragguardevole; è
generalmente pollonifera e i polloni sono preferibilmente utilizzati quale materiale
di propagazione vegetativa per evitare la variabilità espressa dalle piante
provenienti da seme. In alcuni casi è possibile utilizzare la micropropagazione.
La coltivazione è spesso promiscua in consociazione con altri alberi da frutto, specie
erbacee e/o ortive annuali.
Il prodotto principale è rappresentato dal frutto che può essere consumato fresco o
essiccato, anche dopo opportuna conservazione in condizioni refrigerate. La qualità
del prodotto e la predisposizione alla conservazione e successiva essiccazione sono
condizioni estremamente legate alla tipologia varietale. Altri usi sono legati
all’alimentazione animale e allo sfruttamento delle diverse parti di pianta in caso di
morte o abbattimento (fusto, foglie, etc.).
ART. 2
ZONA GEOGRAFICA DI PRODUZIONE
Le Oasi di Al Jufrah, sono ubicate in una regione posta al centro-nord della Libia; la
composizione del suolo e il clima specifico hanno determinato una perfetta
adattabilità della Palma da dattero e delle specifiche varietà oggi considerate
qualitativamente superiori.
Il termine ‘Jufrah’ indica la presenza di una conca depressiva che è circondata da
aree a maggiori altitudini rappresentate a sud dal Jebel Soda (Montagne Nere, di
origine vulcanica e costituite da rocce basaltiche nere), a nordovest dalle erose e
degradate pendici del Jebel Machrigh, a nord-est dal Jebel Waddan (Montagne di
Waddan) e a est dai Monti Harugie. La conca ospita diverse zone abitative limitrofe
alle oasi.
Nelle Oasi di Al Jufrah l’acqua non rappresenta un fattore limitante. L’elemento
caratterizzante di questa area produttiva è rappresentato dall’Oasi che interrompe
interminabili distese di sabbia desertica con ambienti di straordinaria diversità
biologica e vegetale in perfetto equilibrio con gli uomini che la abitano e coltivano.
La disponibilità irrigua e la rinnovata fertilità del suolo sabbioso fa sì che si crei un
ambiente di grande sostenibilità agronomica e idoneo alla coltivazione di molte
specie temperate e subtropicali che riescono a tollerare temperature elevate,
escursioni termiche ed intensità luminose di rilievo.
ART. 3
RIFERIMENTI STORICI
Le varietà di palma da dattero coltivate oggi in Libia sono le stesse descritte dagli
Italiani tra il 1926 e il 1930: segno che l’imponente patrimonio genetico locale non si
è perduto nel tempo, ma anzi è stato sapientemente mantenuto e rigenerato. Il
governo libico ha avviato negli ultimi anni una vasta opera per la diffusione, il
miglioramento e la valorizzazione della produzione del dattero, realizzando nuovi
impianti di palme in varie regioni desertiche e sub-desertiche del paese,
potenziando gli istituti di ricerca del settore e favorendo gli scambi tecnico-
scientifici, finalizzati al miglioramento genetico, colturale e biologico delle
coltivazioni in ambienti aridi.
ART. 4
CARATTERISTICHE PEDOLOGICHE DELL’AREA DI PRODUZIONE
L’area di produzione è caratteristica delle zone oasistiche i cui terreni colturali sono
a prevalente matrice sabbiosa, quindi ad altissima permeabilità, la cui fertilità è
fortemente condizionata dalla disponibilità irrigua. L’acqua viene attinta dalle falde
con variabile profondità attraverso pozzi e distribuita con sistemi innovativi o
tradizionali a seconda dell’età degli impianti.
ART. 5
MATERIALE VEGETALE
Le varietà maggiormente diffuse e con più rilevante interesse agronomico sono di
seguito riportate insieme alle principali caratteristiche carpologiche.
Kathari: molto apprezzata, sebbene leggermente astringente; rimane morbida per
tutto l’anno; ha un frutto giallo-verdastro, ovale, tozzo, con buccia spessa e dura e
polpa molle.
Tagiat: ha frutto marrone scuro, ovale allungato, con buccia liscia, spessa e dura e
polpa molle; si conserva piuttosto bene. Un vecchio detto popolare recita che i cani
da caccia corrono veloci perché mangiano Tagiat.
Abel: secca, facile da conservare e trasportare; ha frutto ovale, giallo con pezzature
marrone, buccia liscia coriacea, spessa, polpa dura, sapore dolce ma allappante.
Halima: considerata una rara prelibatezza, rappresenta l’eccellenza in fatto di
datteri. I frutti sono più grossi della media delle altre varietà, sono piacevolmente
dolci senza cadere nello stucchevole e hanno una consistenza molto morbida.
Saiedi: di antica origine egiziana, ma ormai considerata una delle varietà di punta
della Libia, ha frutto marrone scuro, translucido, ovale allungato, con buccia sottile,
tenera, e polpa molle sciropposa. Le palme si adattano all’irrigazione con acque
salmastre, resistono bene alle avversità parassitarie, sono molto produttive e hanno
una produzione costante tutti gli anni. I frutti sono apprezzati per il sapore
gradevole e la buona conservabilità.
Bestian: ha una bassa percentuale di zucchero, per cui è la varietà più indicata per
chi soffre di diabete.molto morbida.
Hamria: molto abbondante ad Al Jufrah, è ottima per il lagbi, il succo estratto dal
tronco della palma.
ART. 6
TECNICA COLTURALE
IMPIANTO
L’impianto viene realizzato attraverso l’impiego di polloni naturalmente emessi dalle
piante adulte purché opportunamente curate agronomicamente. Un pollone utile
per un nuovo impianto deve avere, al momento del taglio dalla pianta madre, un
diametro basale minimo di 20-25 cm e non superiore a 35 cm. Il taglio per la
moltiplicazione viene effettuato nei mesi di marzo-maggio; all’impianto, per favorire
la formazione delle radici senza determinare un indebolimento della pianta, la
superficie fogliare deve essere ampiamente ridotta e coperta in modo da limitare
l’azione dei raggi solari e la perdita di acqua per traspirazione. In questo periodo
sarà necessario mantenere il terreno sempre umido per garantire l’assorbimento sin
dalla prima formazione del nuovo apparato radicale. Il periodo improduttivo, dopo
l’impianto, è di circa 5 anni, la prima produzione significativa è raggiunta dopo
almeno 8 anni, la piena maturità produttiva dopo circa 20-25 anni. Il nuovo
impianto, in condizioni specializzate, viene realizzato con sesti in quadro e distanze
da un minimo di 6 x 6 ad un massimo di 8 x 8.
CURE COLTURALI
Durante la stagione invernale si effettuano le lavorazioni che hanno per obiettivo
l’eliminazione di flora spontanea e, contestualmente, il ripristino, laddove
necessario, del sistema di conduzione e contenimento dell’acqua costituito da solchi
e conche. La potatura viene effettuata nel periodo invernale solitamente con
cadenza biennale al fine di favorire comunque l’ingrossamento dell’apice ed
evitarne l’indebolimento. L’operazione è totalmente manuale e prevede
l’eliminazione di 2 o 3 palchi di foglie dal basso. La concimazione non prevede alcun
uso di prodotti di sintesi. In considerazione della presenza abbastanza generalizzata
di bestiame (bovini e ovini) in azienda, è diffusa la concimazione organica.
Nei nuovi impianti si utilizza l'irrigazione a goccia; dopo circa 2-3 anni, si utilizza
l'irrigazione per scorrimento con l’ausilio di solchi e conche per il trasporto
dell’acqua e la sua distribuzione alle piante. L’irrigazione viene effettuata tutto
l’anno con turni di circa 15 giorni.
Gli impianti sono quasi esclusivamente consociati. La consociazione più diffusa è
quella con alberi da frutto di specie diverse; in alcuni casi c’è una consociazione
stagionale realizzata con essenze erbacee e/o ortive di grande diffusione e uso nella
cucina locale.
La fioritura si presenta nel mese di febbraio-marzo. I fiori delle palme non sono
molto attraenti per gli insetti pronubi e, anche a causa dell’orientamento
dell’infiorescenza verso il basso, il vento non è assolutamente utile per garantire una
sufficiente impollinazione. Per queste ragioni l’impollinazione è agevolata
manualmente; vengono raccolte le infiorescenze maschili (solitamente da piante
selezionate sul territorio per la capacità di produrre grande quantità di polline) che
vengono poi posizionate in mezzo al rachide della pianta femminile. La slegatura
avviene ad allegazione completata, quando i frutticini sono già visibili.
RACCOLTA
La raccolta viene effettuata a mano. Pur essendo evidenti alcune differenze in
funzione della varietà e della scalarità di maturazione, solitamente si sale sulle
piante tre volte: le prime due consentono raccolte ‘puntuali’, ovvero su singoli frutti
che via via maturano; con la terza si procede al taglio dell’intera infruttescenza che
viene poi depositata al suolo per il prelievo dei frutti. Una pianta in piena
produzione può produrre fino a 100-120 kg di datteri per stagione.
DIFESA
La difesa non prevede uso di prodotti antiparassitari particolari grazie anche alle
condizioni climatiche sfavorevoli allo sviluppo delle diverse generazioni di
entomofagi e al proliferare dei funghi. Durante l’inverno può essere effettuato,
laddove necessario, un trattamento antifungino con prodotti naturali a base di
rame; è possibile utilizzare parassitoidi naturali per la lotta biologica contro
entomofagi che intervengono soprattutto a carico dei frutti durante la fase di
maturazione.
GESTIONE DEL SUOLO
E’ rarissimo l’uso di mezzi meccanici per le lavorazioni. Esse consistono
esclusivamente nell’eliminazione della flora spontanea e hanno lo scopo di
ripristinare i solchi e le conche realizzate per l’irrigazione. Gli interventi di scerbatura
vengono realizzati manualmente, orientativamente nei mesi di gennaio e febbraio,
prima della fioritura.
La fertilizzazione avviene con prodotti naturali. All’impianto viene utilizzato letame
autoprodotto, preferibilmente ben maturo, per concimare i terreni in cui si deve
realizzare il nuovo palmeto. E’ diffuso l’uso del cumulo: tutti i residui vegetali
aziendali vengono disposti in un fossato, stratificato con il terreno e frequentemente
irrigato in modo da favorire i processi di mineralizzazione e decomposizione. Il
residuo compostato viene quindi distribuito nel terreno.
ART. 7
GESTIONE POSTRACCOLTA
La commercializzazione dei datteri delle antiche varietà dell’oasi di Jufrah avviene
prevalentemente allo stato fresco e deve seguire specifiche procedure tecniche al
fine di garantire il mantenimento della qualità e della salubrità del prodotto.
I datteri, alla raccolta, devono essere sottoposti a rigorosa cernita al fine di eliminare
impurità e/o prodotto difettoso o comunque non idoneo alla commercializzazione.
L’operazione deve avvenire in luogo igienico in modo da evitare qualsiasi
contaminazione da agenti patogeni presenti in zone poco idonee alla gestione di
prodotti alimentari. In nessun caso è ammessa la lavorazione al suolo.
Per la destinazione al consumo fresco i datteri devono essere successivamente
lavorati per il confezionamento ed avviati alla refrigerazione. Le confezioni vanno
mantenute in refrigerazione fino alla fase di commercializzazione che per potere
essere garantita all’interno del Paese o all’estero deve necessariamente essere
assistita da continua catena del freddo.
I datteri possono essere anche sottoposti ad essiccazione, anche denocciolati,
attraverso esposizione in forno caldo dopo opportuno lavaggio con acqua potabile.
Anche in questo caso il prodotto fresco, prima della lavorazione, deve essere
mantenuto in refrigerazione per il mantenimento delle condizioni di qualità e
salubrità.
E’ altresì prevista la preparazione di paste pressate di datteri denocciolati per uso
prevalente nell’industria dolciaria.
ART. 8
CONFEZIONAMENTO
Per il consumo diretto il confezionamento è realizzato in scatole di cartone con
disposti in strati, preferibilmente in numero non superiore a tre. Il confezionamento
deve essere effettuato in condizioni igieniche idonee, in ambienti opportunamente
predisposti al fine di evitare qualsiasi contaminazione. Possono essere anche previsti
confezionamenti di maggiore dimensione per la distribuzione presso la ristorazione
nazionale.