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Dante Ghezzi - Centro TIAMA – Firenze, 19 marzo 2015 1 L’affidamento familiare dei bambini piccolissimi. Attaccamento, relazioni primarie e sviluppo della personalità.

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L’affidamento familiare dei bambini piccolissimi.

Attaccamento, relazioni primarie e sviluppo della personalità.

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• Il bambino è un figlio, nasce con questa qualità fondante e originaria. Ha quindi diritto primario a essere trattato come figlio.

• Il diritto non viene mai meno e va applicato tutte le volte in cui è possibile, usando pienamente le forze e le competenze disponibili

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• Se un bambino piccolissimo, anche neonato, viene collocato fuori dalla famiglia di origine e lontano dal caregiver naturale, ciò avviene perché osservatori privilegiati ritengono che là non possano per lui essere garantite le cure minime adatte a produrre una crescita sufficientemente armonica.

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• Ciò significa che i genitori naturali, oggi, non vogliono o non sanno/possono crescere il loro bambino in condizioni tutelanti, anche quando lo affermano.

• Situazioni: madri single a rischio, vita gravemente disordinata, uso di sostanze, turbe psichiche, emarginazione sociale, mancanza di rete parentale/amicale, figli precedentemente allontanati,…

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• I bambini hanno bisogno di cure primarie che si qualificano come accoglienza, accudimento, protezione.

• Siccome crescono in fretta queste cure vanno date presto, anzi subito.

• La qualità delle cure per i bambini piccoli è connessa col tempo della loro somministrazione (inizio e durata).

• Ma per un attaccamento sicuro occorre la presenza di un legame privilegiato.

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Le cure primarie.

• Le cure primarie al bambino le fornisce la figura che lo pensa, gli sorride, lo stringe, lo scalda, lo coccola, lo nutre, lo ascolta, lo consola se piange, ride con lui, lo incoraggia se inizia a parlare o camminare, lo accoglie dopo i capricci ….

• Chi dà le cure fa crescere. Le cure vanno date: da vicino e con costanza e stabilità.

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• La scelta della comunità madre bambino in cui inserire una madre col suo bambino “per provare a vedere, supportando, se la madre ce la fa” è un grave errore.

• Se la scelta è per “ provare”, troppe volte la madre abbandonerà il suo bambino che potrà restare anche a lungo in un luogo inidoneo: senza la madre e tra adulti turnanti che non garantiscono presenza costante di un caregiver privilegiante.

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• La comunità madre bambino è idonea nei casi in cui si prevede che “quella madre” abbia alte possibilità di superare la “prova” e di fruire dell’aiuto che la struttura le fornisce.

• Perché non si tratta di una vera prova: infatti si sta già in un progetto credibile di crescita e consolidamento del rapporto tra madre e piccolo.

• Il caso di Luisella.

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Saper pensare il proprio bambino.

• Mara Selvini consigliava agli operatori: chiedetevi se quei genitori con cui parlate “hanno in testa i loro bambini”.

• Non solo sono capaci di gestirli educativamente nella quotidianità, ma li pensano, cercano di capire perché quel capriccio, perché quella aggressività, perché quella timidezza, perché quel sentimento di rabbia o di paura, per quel silenzio, per quel comportamento insolito.

• Se i bambini sono pensati sono più facilmente capiti e correttamente curati e non cresceranno a caso. E’ meno importante non fare errori; è più importante pensare i figli.

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• Mentalizzare è l’operazione di ”tenere dentro di sé” la mente propria e altrui, cioè riuscire a rappresentarsi gli stati mentali (cognitivi ed emozionali) propri e altrui; averne consapevolezza.

• Nella famiglia che funziona ciò avviene.

• Nell’affidamento familiare ben progettato e condotto ciò avviene: anche negli affidi-ponte, temporanei e propedeutici alle decisioni per il futuro del bambino

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• E’ scorretto lasciare un bambino che non dispone di caregiver sicuri in un limbo di attesa fino a che non si potrà definire un progetto per lui.

• Una comunità per bambini piccolissimi è troppo simile a un limbo, se non è un luogo vuoto è un luogo troppo poco pieno di rapporti stretti.

• Sono i rapporti e le relazioni che fanno crescere. E per piccoli ancor di più.

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• Da subito un bambino ha bisogno di rapporti stretti, di essere pensato, di creare legami di attaccamento attraverso un buon accudimento.

• Prima lo curiamo con rapporti di accoglienza e meglio sta.

• Quindi se non può stare con la sua famiglia occorre che abbia, per il tempo necessario, dei genitori sostitutivi.

• L’affido-ponte dei bambini piccolissimi è quindi una importante risorsa.

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Creare legame• Se c’è un rapporto vicino e profondo si

costituisce un legame.• Un legame primario e nutritivo non è

impedimento a future relazioni, anzi crea ricchezza di base che le favorisce e promuove.

• I legami originari di attaccamento dunque permettono lo sviluppo di altre possibilità di vicinanza, di altri legami.

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attaccamento• La relazione di attaccamento si crea per tappe.• 0-2 mesi: il bambino si segnala e avvicina senza

differenziare, senza discriminare, con pianto, sorriso, vocalizzazioni.

• 2-6/8 mesi: il bambino sceglie contatti con chi gli elargisce cure e ha ansia se viene lasciato solo in condizioni di bisogno.

• 6/8 mesi-due anni: mantenimento di contatto con la/le persone discriminate. Ansia di separazione, paura dell’estraneo agli 8 mesi, locomozione, creazione di figure di attaccamento come base sicura .

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• Tutta la tematica riguardante i tipi di attaccamento, in particolare l’attaccamento sicuro, è attinente al tema della buona crescita dei bambini piccolissimi.

• La vita in famiglia è la via normale perché si realizzi statisticamente l’occasione per lo sviluppo di un attaccamento sicuro, perché i caregiver sono certi.

• La collocazione in buon affidamento familiare è la condizione più vicina alla vita nella propria famiglia, i caregiver sono garantiti. L’affido è ok per la crescita.

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• In passato si è considerato il caregiver madre come l’unico abilitato alla buona crescita del bambino nei primi tre anni di vita e specie nel primo, strutturante le basi della personalità.

• Oggi si è convinti che i caregiver possono essere rappresentati da diverse figure accudenti , seppure con intensità differenziate. Madre, padre, spesso nonni, a volte tata possono essere abilitati e competenti .

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• E possibile che queste figure possano sostituirsi o scambiarsi in caso di assenze forzate (malattie, lontananza per lavoro,…) con poco o nullo danno per il bambino.

• Un buon caregiver non può invece essere incarnato da figure turnanti e solo parzialmente presenti, seppure soggettivamente dedite e professionalmente competenti.

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Può cambiare chi dà le cure?• Passare da un caregiver a un altro non è una

questione da poco.

• Quando occorre farlo bisogna definire un periodo di transizione in cui, senza fretta, ci sia compresenza tra chi arriva e chi si appresta a uscire, così che il bambino possa applicare la sicurezza dell’attaccamento formato o in formazione alla nuova persona. E’ un’operazione delicata ma non impossibile perché il bambino mantiene nella mente, negli affetti e nel corpo la sicurezza appresa.

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Stabilità, continuità.• L’obiezione è: se il bambino ha creato rapporti stretti

soffrirà per il distacco.

• Non pensiamo applicando categorie adulte: con i bambini la staffetta è possibile.

• Il bambino è più nutrito dal rapporto che da quel rapporto; anche se la relazione si esprime in quel rapporto. Noi da grandi scegliamo il nostro partner, ma da piccoli, come il bambino di oggi, ci siamo presi i genitori che la vita ci ha dato ed è il fatto di avere una relazione accuditiva che ci ha nutrito e cresciuto.

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Supplenze, staffette

• D’altra parte la vita ci insegna che se c’è rete parentale affettiva il bambino sopporta con un danno relativo e contenuto che la mamma sia ospedalizzata per del tempo o che il papà sia via per lavoro: perché l’altro genitore supplirà o i nonni faranno la loro parte accuditiva e accogliente con l’intendimento di fare restare sicuro il bambino.

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• “Non solo la madre e’ in grado di mettersi in relazione col suo neonato, ma anche una figura materna sostitutiva può essere validissima purchè riesca a far risuonare le corde dell’inconscio e porsi in sintonia con il piccolo attraverso il corpo, la fantasia, le emozioni, gli affetti.

• lo scambio che avviene e’ così determinante da influenzare i futuri rapporti con se stesso e con gli altri, la costruzione della sua identità. (segue)

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• Di fronte alla separazione dell’oggetto si possono attivare diversi meccanismi di difesa tra cui lo spostamento: il bambino si può rivolgere ad un altro adulto che prende il posto dell’oggetto; più l’oggetto sostitutivo e’ familiare e conosciuto, più adatta gli sembrerà la persona allo scopo della sostituzione o per operare un transfert”.

Bruno Bettelheim.

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Precauzioni e procedure. 1

• A questo punto, se si decide di affidare a una famiglia un bambino piccolissimo, dobbiamo sostenere che la cosa più importante perché la delicata operazione riesca, è una sequenza di procedure corretta e puntuale.

• Non ci fermeremo mai abbastanza su metodo e procedure.

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Precauzioni e procedure. 2

• -scegliere la famiglia idonea ad un bambino piccolissimo, a quel bambino piccolissimo (esperta di allevamento di piccoli, senza mire adottive o appropriative, disposta e essere seguita, …)

• -monitorare l’affido: bambino, affidatari, madre se si impegna a provare a fare la madre

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Precauzioni e procedure.3

• -non lasciare comunque il caregiver naturale senza stimoli: per il diritto del bambino, per il diritto e dovere della madre.

• -quando é progettualmente sensato è bene promuovere i rapporti caregiver naturale- bambino.

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Precauzioni e procedure. 4.

• -se si prevede, via via, che si prospetti l’opportunità di un buon ritorno dal caregiver naturale, occorre incoraggiare i contatti (fino a garantire la doppia presenza affettiva)

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Precauzioni e procedure. 5.

• -se si arriva invece a prevedere l’adozione occorre preparare il passaggio con un periodo di doppia presenza per cui gli adottivi si affiancano agli affidatari (contro la prassi del taglio netto, insensata e antiecologica praticata crudelmente da alcuni TM e giustificata con l’ideologia della “nuova vita” e negando la continuità della vita )

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Precauzioni e procedure. 6.

• -curare i tempi!

• Preventivo progetto sui tempi, monitoraggio dei tempi, rispetto dei tempi previsti.

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