Daniela Mannucci, "Antidoti Verbali", Stefano Termanini Editore

28

description

Ci sono parole che inquinano la nostra vita. Ci sono parole “velenose”. Usarle, nelle frasi di tutti i giorni, sul lavoro, nelle relazioni interpersonali, fa male alla nostra serenità; ci porta a vedere le cose in maniera non neutra. Anzi, carica su di noi un peso di negatività che si riverbera, influenzandola negativa-mente, su tutta la nostra vita. Non riesco, vorrei/desidero, non, perché, provare/cercare, verità, ma, dovrei, sempre/mai, dubito, o/oppure, coincidenza, è/sono, no, problema: sono queste le “parole velenose” a cui Daniela Mannucci dedica capitoli indipendenti. Daniela Mannucci, psicologa, Master in Counselling, International College of Eclectic Therapies, Londra, attiva nel campo della “mind-body medicine” e presso il Centro Risorse Mediche Ceder (Genova), ambulatorio privato per “The Institute of Mind Body Medicine for the Advancement and Harmonious Development of Man”, porta per la prima volta in Italia, in esclusiva, una tecnica già nota in Inghilterra.

Transcript of Daniela Mannucci, "Antidoti Verbali", Stefano Termanini Editore

impaginato_definitivo6.pdf 124impaginato_definitivo6.pdf 124 19/03/2010 12.43.3819/03/2010 12.43.38

A Lyndy, Georges e Robert � tre persone fondamentali che mi hanno fornito gli strumenti, l�amore e la conoscenza

per trasformare la mia vita. Vi ringrazio per avermi portato fuori dal buio del passato, verso la persona

che sono oggi e verso tutto ciò che ancora potrò diventare.

E a Marco, il mio principe. Grazie per essere arrivato.

impaginato_definitivo6.pdf 1impaginato_definitivo6.pdf 1 19/03/2010 12.43.1719/03/2010 12.43.17

© 2010 Stefano Termanini Editore Serel International s.r.l. http://www.eeditrice.com • email: [email protected] via D. Fiasella, 3/14 16121 Genova tel. 010.585155 fax 010.5531119 ISBN: 978-8895472-09-6

Progetto grafico, impaginazione e pre-press a cura di Serel International s.r.l. Videoimpaginazione e redazione: Mara Ferrando In copertina: © Mikael Damkier � Winter path (fotolia.com) © 2010 Disegni di Cinzia Morcaldo Finito di stampare nel marzo 2010 Stampa Tipolitografia Me.Ca., Recco (Ge)

impaginato_definitivo6.pdf 2impaginato_definitivo6.pdf 2 19/03/2010 12.43.1819/03/2010 12.43.18

Daniela Mannucci

Antidoti verbali Cambiare linguaggio

per cambiare vita

con illustrazioni di Cinzia Morcaldo

Stefano Termanini Editore 2010

impaginato_definitivo6.pdf 3impaginato_definitivo6.pdf 3 19/03/2010 12.43.1819/03/2010 12.43.18

impaginato_definitivo6.pdf 4impaginato_definitivo6.pdf 4 19/03/2010 12.43.1819/03/2010 12.43.18

Nello scrivere questa breve premessa mi ricordo le parole di un altro libro che ho scritto riguardo alle convinzioni: «le parole che io uso significano più di ciò che io voglio significare usandole».

Una delle difficoltà che riguardano la comunicazione è la mancanza di comprensione e di valutazione degli effetti causati sulla nostra mente e sulla mente degli altri. Tali effetti dipendono da una non fedele espres-sione dei nostri bisogni e voleri.

In questo libro Daniela Mannucci ha voluto svilup-pare ancora più l�originale «verbal antidotes» in uno splendido lavoro che aiuterà molti: da un lato a ridurre al minimo i danni che possono essere causati dalla cat-tiva comunicazione, dall�altro ad aiutare le persone a meglio soddisfare i propri bisogni con molta minore conflittualità.

L�adattamento di Daniela tiene conto delle peculiari-tà culturali dell�italiano e in questo modo rende gli ef-fetti del libro ancor più incisivi. Leggendo questo libro non soltanto avrete dei benefici, ma avrete anche un punto di partenza nell�aiutare gli altri a purificare la loro lingua per mezzo di parole che producano un risul-tato migliore.

In breve, un libro necessario per tutti quelli che cer-cano di ridurre le proprie frustrazioni e cercano risul-tati più positivi. Buona lettura

Georges Philips The Institute of Analytical and Creative Thinking

impaginato_definitivo6.pdf 5impaginato_definitivo6.pdf 5 19/03/2010 12.43.1819/03/2010 12.43.18

impaginato_definitivo6.pdf 6impaginato_definitivo6.pdf 6 19/03/2010 12.43.1819/03/2010 12.43.18

PREMESSA

Questo libro è stato trasformato e rivisto dall�inglese per soddisfare le esigenze del pubblico e della lingua italiana con la benedizione degli autori originali, Georges Phi-lips, il mio maestro e Tony Jennings.

Ci sono molti libri che mi hanno influenzato pro-fondamente, ma quest�opera in particolare ha letteral-mente trasformato la mia vita e la vita di coloro con cui ho lavorato, da atleti professionisti a pazienti in terapia, da personaggi del mondo dello spettacolo a grandi direttori d�azienda. La sua influenza deriva in gran parte dalla sua praticità d�uso nella vita di tutti i giorni. È questo che mi ha spinto a scrivere questa piccola ma utilissima guida: per aiutarvi a trasformare anche la vostra vita.

La società odierna ci fa credere che il sentiero per raggiungere ciò che desideriamo è arduo e tortuoso ma, se volgiamo lo sguardo ai grandi pensatori del passato, dalle Antiche Scritture a Socrate, da Marco Aurelio a Sant�Agostino, da Lao Tzu a Shakespeare, vediamo che l�insegnamento alla base di tutto è sem-pre lo stesso ed è molto semplice: «conosci te stesso». E a questo io aggiungo: «conosci la vera persona che sei, non quella che ti hanno fatto credere di essere».

Attraverso l�auto-conoscenza possiamo riprogram-mare il nostro modo di pensare e dunque il nostro modo di essere e il primo passo per fare ciò è prende-re coscienza della forza del nostro linguaggio.

Vi offro questo libro, piccolo ma pieno di saggezza, per assistervi nel vostro percorso verso voi stessi.

Buona lettura.

Daniela Mannucci

impaginato_definitivo6.pdf 7impaginato_definitivo6.pdf 7 19/03/2010 12.43.1819/03/2010 12.43.18

impaginato_definitivo6.pdf 8impaginato_definitivo6.pdf 8 19/03/2010 12.43.1919/03/2010 12.43.19

9

INTRODUZIONE

Chissà quante volte vi sarete chiesti se esiste davvero la fortuna? Quante volte di fronte al successo di una persona vi siete posti la domanda se ciò potesse di-pendere da un evento fortunato oppure, al contrario, al cospetto di una persona alla quale vanno tutte storte avete esclamato: «Poveretto, com�è sfortunato!». Il povero Paperino e il fortunato Gastone non sono solo personaggi di Walt Disney. Loro vivono realmente tra di noi e dentro di noi e spesso li possiamo riconoscere tra le persone che frequentiamo.

Ma cosa sono davvero la fortuna e la sfortuna? Dav-

vero possono condizionare la vita di un individuo e determinarne il successo o al contrario, il fallimento? O sono solo un�illusione creata dall�umanità nel tem-po? La fortuna e la sfortuna sono solo il giudizio posi-tivo o negativo che diamo a una serie di eventi casuali che ci possono favorire o danneggiare. Per il mondo fisico, fortuna e sfortuna altro non sono che il risultato di eventi casuali indipendenti dalla nostra volontà. Quante volte vi siete chiesti: «Perché ci sono persone che conducono una vita piena di successi e altre che devono fare i conti con continui fallimenti?». Noi pen-siamo di sapere il perché e vi suggeriremo il modo per superare gli ostacoli che incontrerete nella vostra vita.

Le regole imposte dalla società ci riempiono di con-vinzioni e nascondono la verità in un posto dove non penseremmo mai di andare a cercarla: «dentro di noi». Molto dipende dalla nostra mente: la convinzione in merito a ciò che pensiamo di essere sta alla base della nostra illusoria realtà. Questa realtà illusoria si chiama «Ego». È una realtà soggettiva che comincia a prende-

impaginato_definitivo6.pdf 9impaginato_definitivo6.pdf 9 19/03/2010 12.43.1919/03/2010 12.43.19

10

re forma fin dai primi anni di vita, quando apprendia-mo dall�ambiente che ci circonda: la famiglia, gli inse-gnanti, la religione, tutti coloro con cui entriamo in contatto da bambini. Durante l�infanzia assorbiamo continuamente informazioni su come dovremmo essere piuttosto che su chi siamo realmente: questo avviene fin dalle nostre prime interazioni con il mondo ester-no, dapprima attraverso i sensi.

Pensiamo per un momento a un neonato che è ap-

pena uscito dal ventre materno e che si affaccia per la prima volta alla vita. Possiamo dire che egli è come un foglio bianco, è «Pura Essenza». Da un certo punto di vista, la principale attività di questa nuova creatura è scoprire l�ambiente che lo circonda. Questo significa rispondere a domande come «sono al sicuro?», «i miei bisogni primari saranno soddisfatti?». Consideriamo anche in che misura un neonato dipende dalla mamma o, comunque, da chi se ne prende cura. Il neonato co-glie tutti i segnali che gli vengono inviati, non solo tramite le azioni, ma anche tramite il tono della voce, l�espressione del volto, lo sguardo, il tatto. I segnali da lui percepiti e recepiti segnano l�inizio della «creazione di schemi e modelli» memorizzati dal suo delicato si-stema nervoso e «incisi» profondamente negli archivi della sua memoria. Una parte di ciò che viene conser-vato in questi archivi rappresenterà per lui quello che egli «crede» di «essere», come egli «crede» di doversi «comportare». Questi modelli si oppongono a ciò che egli realmente è con se stesso e con gli altri, portando-lo ad allontanarsi sempre più dal suo vero Sé, dalla sua «Pura Essenza» e avvicinandolo invece alle esigenze del proprio Ego, agli insegnamenti del mondo. L�Ego, quindi, è un falso Sé che costruisce la nostra realtà illu-soria, una realtà soggettiva che influenza a un livello

impaginato_definitivo6.pdf 10impaginato_definitivo6.pdf 10 19/03/2010 12.43.1919/03/2010 12.43.19

11

profondissimo le nostre scelte, le nostre azioni e, quin-di, i nostri risultati. Si tratta dell�applicazione pratica dell�antico detto latino «quisque faber fortunae suae», ovvero «ciascuno è artefice della propria sorte». E co-me potrebbe essere altrimenti?

Così come possiamo a volte consentire a questa real-tà soggettiva di minare il nostro universo interiore, allo stesso modo possiamo anche consentirle di compro-mettere la maniera in cui parliamo a noi stessi, e di conseguenza il nostro modo di esternare e comunicare con il mondo. Attraverso le parole che decidiamo di utilizzare, noi creiamo il nostro mondo: esse sono co-me dei semi piantati nella nostra mente. I frutti che raccoglieremo corrisponderanno ai semi che abbiamo piantato, indipendentemente dalla nostra volontà.

Ogni volta che diciamo qualcosa, a noi stessi o ad al-tri, attingiamo dal grande archivio della nostra mente. Non dimentichiamo che essa contiene ogni esperienza e insegnamento della nostra vita, giudicata positiva-mente o negativamente dal nostro Ego. Sono pochi i momenti di veglia in cui non siamo occupati a parlare, ad ascoltare gli altri o a parlare internamente con noi stessi. La condizione umana è imbevuta di linguaggio. Il nostro linguaggio è guidato dalla soggettività in base alle nostre convinzioni e queste sono controllate dal nostro Ego. Le nostre convinzioni hanno un effetto profondo sul modo di percepire ciò che succede in un dato momento; agiscono come i filtri su una macchina fotografica: permettono di modificare la fotografia in un dato modo anziché riprodurre l�immagine reale. È da qui, allora, che inizieremo il nostro viaggio, il viag-gio nell�Autocoscienza. Modificheremo ciò che ab-biamo appreso durante il corso della nostra vita per creare e sviluppare ciò che abbiamo sempre voluto attraverso il linguaggio. Dobbiamo pertanto «ripulire il

impaginato_definitivo6.pdf 11impaginato_definitivo6.pdf 11 19/03/2010 12.43.1919/03/2010 12.43.19

12

linguaggio». Ci sono «parole velenose» e ci sono antidoti, che ci

mostrano come uscire dal «programma dell�Ego» che la vita ha installato nel nostro inconscio.

Negli scaffali delle librerie, nel settore «Psicologia fai-da-te», troviamo migliaia di libri che spiegano come «ac-centuare il positivo». La cosiddetta «legge dell�attrazione», secondo cui vale la regola «desiderare credere ed otte-nere» per realizzare i nostri progetti, ha trovato ampi consensi tra il grande pubblico. Ma non si è data la stessa importanza all�idea che bisogna anche eliminare il negativo prima di poter accentuare il positivo. Sap-piamo, ad esempio, che ripetere senza tregua dei man-tra o determinate affermazioni con lo scopo di farle penetrare sempre più profondamente nelle nostre menti ci può portare ad avere un approccio positivo e riuscire a realizzare ciò che ci siamo prefissi. E se al-cune parole che diciamo ogni giorno, talvolta anche decine di volte, avessero, invece, un effetto negativo su di noi? se stessero, giorno dopo giorno, instillando negatività nella nostra mente?

La cosa più importante che raccomandiamo è di eli-minare le «tossine verbali» prima ancora di sostituirle con frasi positive.

Se tutti i giorni infarciamo il nostro linguaggio con parole negative, distruggiamo ogni effetto positivo che potremmo invece ottenere con le nostre affermazioni. Condizioneremo la nostra mente in modo così negati-vo da avere ripercussioni anche sul sistema neuro-endocrino.

In questo libro abbiamo selezionato un numero di parole e abbiamo spiegato l�effetto negativo che esse hanno sulla mente quando vengono pronunciate e pensate. Definiamo queste parole «velenose» perché pensiamo siano veleno per la mente. Proponiamo,

impaginato_definitivo6.pdf 12impaginato_definitivo6.pdf 12 19/03/2010 12.43.1919/03/2010 12.43.19

13

quindi, degli antidoti per ciascuna di esse. Dei modi, cioè, in cui possiamo evitare di avvelenare la nostra mente. I rimedi proposti si possono raggruppare in tre categorie: evitare l�uso della parola «velenosa», sosti-tuirla con una più utile, e fare attenzione a come e quando la parola «velenosa» viene impiegata.

Durante la lettura delle pagine che seguono, com-prenderemo in che modo la mente ha imparato a «di-storcere» e «cancellare», «generalizzare» e quindi im-magazzinare un�informazione per adattarla a ciò che l�Ego ha programmato. Il messaggio che vogliamo trasmettere è che scegliamo il nostro modo di essere senza nemmeno saperlo, poiché la nostra maniera di pensare e parlare è diventata del tutto automatica. Senza tale consapevolezza, difficilmente possiamo da-re a noi stessi la possibilità di creare qualcosa di stra-ordinario, per noi stessi e per i nostri cari.

Nel momento in cui cominceremo a cambiare il no-stro modo di comunicare e a ripulire il nostro linguag-gio, noteremo un effetto immediato sul nostro modo di pensare e percepire. Ci accorgeremo, infatti, di aver ac-quisito potere e ci sentiremo padroni della nostra vita.

Se avete bisogno di una prova che questo libro vale la piccola somma che vi si richiede per acquistarlo, andate subito al capitolo su non riesco, che segue imme-diatamente a questa introduzione. Leggetelo e speri-mentate l�antidoto su una cosa che siete convinti di non riuscire a fare. Osservate, quindi, il cambiamento introdotto nel nostro modo di pensare e gli effetti che questo ha sul vostro corpo.

Vi auguro di poter dare alla vostra vita quella svolta necessaria per conseguire i cambiamenti profondi che vi condurranno al successo che meritate.

impaginato_definitivo6.pdf 13impaginato_definitivo6.pdf 13 19/03/2010 12.43.1919/03/2010 12.43.19

15

1. NON RIESCO

L�uso delle parole non riesco dice alla mente di non af-fannarsi neanche a trovare l�energia necessaria per fare quello che comunque non riuscirebbe a fare. La mente riceve la precisa istruzione che non ha la capacità o il potere di fare niente in una data situazione. Accetterà quest�istruzione perché è per natura molto efficiente e cercherà sempre di eseguire ogni compito con il mi-nimo sforzo possibile. Il fare niente, naturalmente, richiede il minimo sforzo possibile. Le parole non riesco tolgono potere a chi le dice.

«Non riesco a far fronte alla pressione sul lavoro».

Quest�affermazione ordina alla mente di non essere in grado di far fronte alla pressione sul lavoro. Conferma anche alla mente che il lavoro è pressione.

Non riesco a perdere peso Non riesco a trovare un lavoro Non riesco a risparmiare denaro Non riesco a farmi capire da lui/lei In tutti questi esempi, si ordina alla mente di non

cercare soluzioni perché non ce ne sono. Ciò che stiamo dicendo a noi stessi, sia pure in modo implici-to, è che «non vogliamo» trovare una soluzione.

1.1 Antidoto

Ci sono diversi modi per superare questa parola de-bilitante. Un modo semplice e molto efficace è quello di cambiare la formulazione della frase secondo l�esempio seguente:

impaginato_definitivo6.pdf 15impaginato_definitivo6.pdf 15 19/03/2010 12.43.2019/03/2010 12.43.20

16

«Non riesco a perdere peso» diventa «Riesco a non perdere peso».

Si tratta solo di spostare la negazione. Suonerà strano quando lo dite. Sicuramente vi sentirete strani. Ma proverete la benefica sensazione di essere tornati alla guida della vostra vita.

Un altro modo per sentirci capaci di ritrovare il con-trollo in ogni momento della giornata sulle situazioni che ci riguardano è quello di sostituire le parole non riesco con le parole non voglio. Questo blocca immedia-tamente il «depotenziamento» e, anzi, offre alla mente il potere della scelta. Ora immagino che starete pen-sando che «non è che non volete, ma che non riuscite». Quando ripetete la frase, provate solo per un momento a usare le parole «non voglio»:

Non riesco a smettere di mangiare cioccolato Non voglio smettere di mangiare cioccolato La prima frase implica che non si ha nessun potere, nes-

sun modo o nessuna capacità di ottenere ciò che si vuole. La seconda frase ha tutto un significato e un�intenzione

diversa. «Non voglio smettere di mangiare» dice alla mente

che tu hai una scelta e che hai «deciso» di non smettere di mangiare. Quando usate le parole «non voglio» compite il primo passo per riprendere il controllo della vostra vita.

1.2. Punti essenziali

Quando dite alla mente che non riesce a fare qualco-sa, la mente si convince che va bene così.

Si ordina alla mente di non perdere tempo a cercare una soluzione dal momento che non esiste.

impaginato_definitivo6.pdf 16impaginato_definitivo6.pdf 16 19/03/2010 12.43.2019/03/2010 12.43.20

17

1.3 Parole e frasi correlate

Non ce la faccio. Non posso. Non è possibile. È impossibile. 1.4. Uso velenoso di «non riesco»

Sofia si dirige con calma verso l�ufficio del suo capo e aspetta pazientemente che la porta si apra. Controlla che la giacca sia abbottonata e cerca di convincersi di essere abbastanza presentabile nonostante tutti i chili messi su di recente. La porta si apre, la segretaria esce col taccuino in mano e fa cenno a Sofia di entrare.

«Ehi, buongiorno, Sofia, accomodati», le dice il capo, indicando una sedia di fronte alla sua scrivania.

«Buon giorno, Stefano». «Lidia mi ha detto che avevi bisogno urgente di par-

larmi. Tutto bene con il nuovo incarico?». «In effetti − dice Sofia esitante −, avrei bisogno di

parlarti perché proprio non ce la faccio a gestire tutta la mole di lavoro. Da quando il ruolo di Milena è stato soppresso, io lavoro il doppio. I colleghi non riescono ad aiutarmi perché hanno già il loro da fare e io sono so-vraccarica di responsabilità. Il team che lavora sotto di me è tutto fuorché un team. Qualsiasi cosa faccio, pro-prio non riesco a cavarne nulla. Non riesco a non sentirmi sovraccarica perché mi sembra che sia tutto sulle mie spalle e non riesco a farmi ascoltare dagli altri, per cui finisco per fare tutto io. Era più semplice quando la-voravo nella filiale più piccola dove le persone coope-ravano con me anziché contro di me. Credo che di-penda dalla grande città. Non mi trovo bene qui. Non riesco a legare con le persone. Hanno tutti un atteggia-

impaginato_definitivo6.pdf 17impaginato_definitivo6.pdf 17 19/03/2010 12.43.2019/03/2010 12.43.20

18

mento un po� aggressivo. Mi capisci?». Sofia pare quasi disperata.

«Beh − le dice Stefano − sapevamo che questo sa-rebbe stato un grosso passo per te per molti motivi. Betty e io speravamo che ti facesse bene spostarti dalla campagna alla città. Ci sono così tante possibilità che quella piccola filiale non ti poteva offrire� Non pen-savamo che la cosa ti avrebbe creato difficoltà. Anzi, proprio l�altra sera, Betty e io parlavamo della nuova posizione che è stata creata e di come tu sia la persona perfetta per questo ruolo. Hai pensato a qualche stra-tegia da adottare con il team? Come insegnare loro a lavorare insieme anziché mettersi uno contro l�altro? Potrei intervenire io, ma non vorrei minare la tua au-torità».

«Non riesco a trovare una strategia quando hanno sempre tutti qualcosa da ridire su come andrebbero fatte le cose», dice Sofia. «Non riesco neanche ad arri-varci». Sospira. «Io, in realtà, sono venuta a chiederti di essere ritrasferita nella mia vecchia filiale di provincia dove sono responsabile solo di me stessa. Non ce la faccio a stare in una compagnia e in una città dove tutto sembra remare contro di me. Nonostante l�aumento di stipendio non riesco a risparmiare nemmeno un soldo e in questi ultimi mesi ho messo su molto peso. Non riesco a mangiare bene e ad andare in palestra. Non è possibile trovare una via di uscita a questa spirale nega-tiva. Che ne dici? Sei disposto a trasferirmi di nuovo dov�ero prima. Credo che soltanto così potrò rimette-re in sesto la mia vita».

«Vuoi venire a cena con me e Betty una di queste se-re? Magari noi che siamo tuoi amici possiamo aiutarti a trovare una soluzione», dice Stefano. «Non sono si-curo che sia solo una questione organizzativa. Forse hai lasciato un posto stupendo per venire in una città

impaginato_definitivo6.pdf 18impaginato_definitivo6.pdf 18 19/03/2010 12.43.2019/03/2010 12.43.20

19

dove le persone si comportano in maniera diversa e non ti sei ancora abituata. Se ti va, ci potremmo vede-re stasera».

«Mi piacerebbe molto». «Chiamo subito Betty e ti faccio sapere se stasera

siamo liberi», conclude Stefano. 1.5 Situazione positiva

«Stefano? Ciao, buon giorno. Posso entrare?», Sofia di-ce a Sonia, un po� esitante. La segretaria esce dall�ufficio e fa segno a Sofia di entrare.

«Buongiorno, Sofia, accomodati, ti prego, salvo que-sto file e sono subito da te». Nel giro di pochi minuti si volta e guarda Sofia che ha l�aria un po� imbarazzata. Le chiede allegramente: «Allora, come stai? Come va la nuova posizione?».

Sofia fa un profondo respiro: «Stefano, ci credi se ti di-co che sto davvero faticando molto a inserirmi qui?».

«Mi dispiace sentirti dire questo». «Allora partiamo dall�inizio, così è più facile. Innan-

zitutto voglio ringraziarti per aver creato questa posi-zione per me perché so che ci sono possibilità di car-riera. Ma da quando il ruolo di Milena è stato soppres-so, io mi sono ritrovata a sbrigare tutto il suo lavoro e non ho neanche il tempo per respirare. Non scherzo quando ti dico che non trovo il tempo per bere una tazza di tè! La mole di lavoro è tanta e il team è tutto tranne che una squadra. Hanno tutti sempre qualcosa da obiettare. Il loro atteggiamento è aggressivo. Non solo: ci sono dei forti attriti che si manifestano pun-tualmente a ogni riunione. Stefano, a me piace molto il mio lavoro, non fraintendermi. Credo però di aver sopravvalutato le mie capacità. Io vengo da una picco-la filiale dove tutto è più semplice. I miei colleghi mi

impaginato_definitivo6.pdf 19impaginato_definitivo6.pdf 19 19/03/2010 12.43.2019/03/2010 12.43.20

20

aiutavano anziché mettermi i bastoni fra le ruote, e riuscivo a concludere moltissime cose. La mia vita pri-vata qui lascia davvero molto a desiderare. Tutt�a un tratto mi ritrovo in una grande città, senza amici.... tu sai che nel finesettimana torno in campagna e questo mi fa piacere. Ma durante la settimana sono qui da sola, e passo tutto il tempo a sgranocchiare dolci. Ho messo su parecchi chili perché sono a casa da sola e non ho niente da fare. Per questo sono venuta a chie-dere se pensi che sarebbe possibile trasferirmi di nuo-vo nella mia vecchia filiale e nella mia vecchia posizio-ne. Ma − Sofia esita un istante − se invece questo non fosse possibile, saresti disposto ad aiutarmi a trovare una strategia vincente, in modo da non dover affron-tare tutto da sola?».

«Sofia, Betty e io stavamo giusto discutendo ieri di quanto tu sia perfetta per questa nuova posizione. Ascol-ta, se sei davvero infelice qui in città, per me puoi torna-re alla tua vecchia filiale. Ma se è solo una questione di organizzazione e di personale, allora farò di tutto per aiutarti. Questa è la mia società e non mi dimentico che di certe cose devo occuparmi personalmente. In più, io sono molto competitivo, e sono un osso duro, per cui se sento che qualcuno non coopera e non fa gioco di squadra, per me è fuori. Punto e basta».

«Ok, Stefano, anche io la penso così. Il lavoro è la-voro e sono felice di essere venuta a parlare con te. Ero un po� nervosa perché non sapevo come l�avresti presa».

«Non pensare mai che io non abbia tempo per i miei dipendenti. C�è sempre tempo. Credo che io e te do-vremmo sederci un attimo con Edoardo e ridiscutere il quantitativo di lavoro. Credo anche che dovremmo fissare una riunione con il tuo team per trovare una soluzione ai problemi interpersonali di cui mi hai det-

impaginato_definitivo6.pdf 20impaginato_definitivo6.pdf 20 19/03/2010 12.43.2019/03/2010 12.43.20

21

to. Potremo chiamare un consulente esterno che lavori proprio su questo, perché potrebbe essere troppo complesso tener conto di tutte le dinamiche personali. Ricordati: c�è una soluzione a tutto. Ricordatelo sem-pre».

«Farò del mio meglio per rimettere tutto in sesto − dice Sofia − una volta che avrò più tempo tra un pro-getto e l�altro. Sono venuta stamattina perché anche io credo che si debbano trovare delle soluzioni».

«Allora, posso stare tranquillo?», sorride Stefano, «non scapperai di nuovo in campagna? Abbiamo biso-gno di te qui, e per quanto riguarda la tua vita privata, Betty ed io ti aiuteremo a conoscere persone interes-santi. Magari potresti iscriverti alla palestra che fre-quenta Betty e lavorare con una delle dietiste lì, per rimetterti in forma. Sono sicuro che non dev�essere facile per te adattarti alla vita di una città caotica, tu che hai sempre vissuto nel verde e nel silenzio. Vieni a trovarci una di queste sere. Ci farà piacere trascorrere una serata insieme».

«Grazie, Stefano, apprezzo molto l�aiuto che mi offri. Ascolta, adesso scappo perché devo andare alla riu-nione settimanale con il mio team», alza gli occhi al cie-lo, «ho promesso che ci sarei stata. Grazie per avermi ascoltato, darò un colpo di telefono a Betty nei pros-simi giorni».

«Bene, oggi a pranzo parlerò con Edoardo. Ti chia-miamo oggi pomeriggio per organizzare un incontro. Buona giornata� spero che la riunione andrà bene! Buon lavoro».

impaginato_definitivo6.pdf 21impaginato_definitivo6.pdf 21 19/03/2010 12.43.2119/03/2010 12.43.21

RINGRAZIAMENTI A tutti coloro che mi hanno assistito e appoggiato

nella traduzione e correzione di questo libro. Grazie per la vostra professionalità e amicizia. Luisella Lucini Marina Petruzzi Marco Scala

e Stefano Termanini che con pazienza, conoscenza e comprensione è riuscito a conciliare armoniosamente il mondo anglosassone con quello italiano. Grazie.

impaginato_definitivo6.pdf 121impaginato_definitivo6.pdf 121 19/03/2010 12.43.3819/03/2010 12.43.38

INDICE Saluto di Georges Philips p. 5Introduzione p. 7Premessa p. 9

1. Non riesco p. 152. Vorrei/desidero p. 233. Non p. 314. Perchè p. 375. Provare/cercare p. 436. Verità p. 497. Ma p. 558. Dovrei p. 639. Sempre e mai p. 69

10. Dubito p. 7711. O/oppure p. 8312. Coincidenza p. 8913. È/sono p. 9514. No p. 10315. Problema p. 107

Ringraziamenti p. 120

impaginato_definitivo6.pdf 123impaginato_definitivo6.pdf 123 19/03/2010 12.43.3819/03/2010 12.43.38

impaginato_definitivo6.pdf 124impaginato_definitivo6.pdf 124 19/03/2010 12.43.3819/03/2010 12.43.38