Dall'elettronica analogica all'elettronica digitale
Transcript of Dall'elettronica analogica all'elettronica digitale
Dipartimento Interateneo di Fisica �Michelangelo Merlin�
Corso di Laurea Triennale in Fisica
Elaborato per la prova �nale
Dall'elettronica analogica
all'elettronica digitale
Laureanda:
Laura Maria Serino
Anno Accademico 2017-18
1 Introduzione
Uno degli scopi dell'elettronica è quello di prelevare informazioni dal mondo esterno,
tradurle in un segnale ed analizzarle. Ad esempio, si può voler registrare la tempera-
tura o la pressione di un sistema, o la risposta di un rivelatore di particelle, o ancora
trasmettere un suono a lunga distanza. Si dice segnale, in elettronica, un set di infor-
mazioni contenute nella dipendenza dal tempo di una quantità, generalmente tensione o
corrente. I dispositivi elettronici sono progettati per e�ettuare operazioni su due ampie
categorie di segnali: analogici e digitali. I segnali analogici, essendo caratterizzati da un
range continuo di valori, sono adatti ad interagire con il mondo �sico, prelevando e for-
nendo informazioni. I segnali digitali, al contrario, possono assumere unicamente valori
discreti, per cui risultano più e�cienti ed a�dabili nell'elaborazione dei dati mediante
vari tipi di operazioni.
2 Segnali analogici
Consideriamo in particolare segnali periodici illimitati nel tempo, che quindi soddisfano
la condizione
f(t) = f(t+ T ) ∀t (1)
dove T è il periodo del segnale, e ν = 1/T la frequenza.
Per il Teorema di Fourier, qualunque segnale periodico di frequenza ν può essere
scomposto come somma di A0, che ne rappresenta il valore medio in un periodo, e
in�nite sinusoidi di frequenza multipla di ω = 2πν:
f(t) = A0 +∞∑k=1
(ak cos kωt+ bk sin kωt) (2)
Le componenti sinusoidali della serie di Fourier forniscono lo spettro delle frequen-
ze del segnale. Tali frequenze possono essere facilmente individuate utilizzando la
trasformata di Fourier, de�nita come
F (ω) =
∫ +∞
−∞f(t)e−jωtdt (3)
Viceversa, nota la trasformata, si può tornare alla funzione originaria mediante l'antitrasformata
di Fourier
f(t) =1
2π
∫ +∞
−∞F (ω)ejωtdω (4)
Ad esclusione di alcuni casi particolari (ad esempio l'onda quadra), la trasformata di
Fourier di un segnale periodico restituisce uno spettro discreto, composto da una succes-
1
t
V
(a)
ω
I
(b)
Figura 1: Esempio di segnale periodico (1a) e relativa trasformata di Fourier (1b).
sione di delta di Dirac corrispondenti alle frequenze che caratterizzano il segnale (�g. 1).
Le frequenze negative derivano dalle proprietà di simmetria delle funzioni sinusoidali.
È possibile calcolare la trasformata di Fourier anche per funzioni non periodiche del
tempo, che possono essere viste come funzioni periodiche di periodo in�nito. In questo
caso, lo spettro delle frequenze è una funzione continua, che in generale può contenere
qualunque frequenza.
Si può concludere a�ermando che un segnale può essere rappresentato sia dalla
funzione f(t) nel dominio del tempo, sia dalla funzione F (ω) nel dominio delle frequenze;
nota una delle due rappresentazioni, è possibile ottenere l'altra mediante la trasformata
o l'antitrasformata di Fourier.
2.1 Elaborazione del segnale: ampli�catori operazionali
Per elaborare le informazioni contenute nei segnali analogici, si utilizzano appositi cir-
cuiti elettronici che ne modi�cano l'ampiezza, la fase e la frequenza. Un tipico esempio è
dato dall'ampli�catore operazionale. Si tratta di un ampli�catore con ingresso di�eren-
ziale e uscita single-ended ad alto guadagno, controllata da una rete di feedback. La sua
struttura si basa su una cascata di ampli�catori di�erenziali che rispondono al segnale
in tensione applicato tra i terminali di ingresso - (invertente) e + (non-invertente).
Esso è disponibile commercialmente come circuito integrato e, data la sua versatilità,
permette di svolgere una grande varietà di operazioni, applicate soprattutto a segnali
analogici; per questo motivo, è anche noto come basic analog integrated circuit [5].
Un ampli�catore operazionale ideale presenta le seguenti caratteristiche:
1. resistenza in ingresso Ri → +∞;
2. resistenza in uscita Ro = 0;
3. guadagno in tensione Av → −∞;
4. banda passante in�nita;
2
−
+vovi
−Vcc
+Vcc
vs
Zs
Zf
(a)
vi vo
vs
Zs is
Zf/1+|Av |
if
ii
Ri −|Av|vi
Ro
Zf/1+|Av |−1
(b)
Figura 2: Schema di reazione tipico per un ampli�catore operazionale (2a) e modelloquadrupolare equivalente (2b), dove all'impedenza Zf è stato applicato il teorema di Miller.
5. uscita nulla quando tra i due terminali di ingresso è applicata la stessa tensione.
La con�gurazione generale è rappresentata in �gura 2a: in serie al generatore di
tensione è presente un'impedenza Zs, mentre l'ingresso e l'uscita dell'ampli�catore sono
collegati tramite una rete di reazione rappresentata dall'impedenza Zf ; le impedenze Zs
e Zf possono essere singoli elementi di circuito o anche reti complesse. L'ampli�catore è
alimentato dai due ingressi positivo e negativo dalla tensione continua ±Vcc. Il circuitopuò essere rappresentato dallo schema equivalente in �gura 2b, dove all'ampli�catore
è stato sostituito il modello quadrupolare caratterizzato da resistenza di ingresso Ri,
resistenza di uscita Ro e guadagno in tensione −|Av|, e all'impedenza di Zf è stato
applicato il teorema di Miller [6].
Supponendo che l'ampli�catore operazionale sia ideale, si può assumere
|Av|−1 � 1 Ro � |Zf | Ri �|Zf |
1 + |Av|(5)
e di conseguenza il circuito può essere sempli�cato come in �gura 3.
Con queste sempli�cazioni risulta
vo = −|Av|vi = −|Av|vs
Zf1 + |Av|
Zs +Zf
1 + |Av|
= −|Av|vsZf
Zf + Zs(1 + |Av|)(6)
3
vo
vs
Zs is vi
Zf/1+|Av |
if
|Av|vi
Ro
Zf
Figura 3: Schema equivalente sempli�cato per un ampli�catore operazionale ideale.
da cui
Avf = −vovs
= −|Av|Zf/Zs
1 + |Av|+ Zf/Zs(7)
che, ricordando |Av| → ∞, diventa semplicemente
Avf = −ZfZs
(8)
Una prima caratteristica dell'ampli�catore operazionale è quindi data dal fatto che,
in una rete del tipo di �gura 2a, il guadagno in tensione dipende essenzialmente dalle
componenti esterne e non dall'ampli�catore medesimo.
Tornando allo schema in �gura 3, si osserva inoltre che l'ipotesi di guadagno in�nito
implica che l'impedenza Zf/(1 + |Av|) sia praticamente nulla e quindi assorba tutta la
corrente is: risulta, in sostanza
is = if ii = 0 (9)
che implica caduta di potenziale nulla su Ri e quindi
v+ = v− (10)
Questa condizione si dice di cortocircuito virtuale all'ingresso ed è un'ipotesi essenziale
nello studio delle reti che includono un ampli�catore operazionale.
2.1.1 Ampli�catore invertente
Un esempio di applicazione di ampli�catore operazionale è l'ampli�catore invertente,
rappresentato in �gura 4. Si tratta di un circuito semplice, in quanto per la rete di
feedback sono necessari solamente due resistori. Osserviamo che, poiché v+ = 0, per il
cortocircuito virtuale risulta v− = 0. Ne consegue che
i1 =vs − v−R1
=vsR1
(11)
4
−
+vo
−Vcc
+Vcc
R2
vsR1
Figura 4: Schema circuitale di un ampli�catore invertente.
i2 =v− − voR2
= − voR2
(12)
e, ricordando che per un ampli�catore operazionale ideale i1 = i2 = i, si ottiene il
guadagno in tensione
Avf =vovs
= −R2
R1(13)
2.1.2 Limitazioni degli ampli�catori operazionali
Gli ampli�catori operazionali permettono facilmente di e�ettuare operazioni quali som-
ma, sottrazione, moltiplicazione, integrazione, etc. Tuttavia, per eseguire operazioni
particolarmente complesse, può essere necessario un apparato circuitale eccessivamente
so�sticato e di conseguenza costoso; inoltre, una tale quantità di componenti potrebbe
indurre un'incertezza non trascurabile sul segnale in uscita.
In realtà, anche un ampli�catore operazionale lineare non conserva perfettamente
la forma del segnale. Nel paragrafo seguente mostreremo, infatti, che non è possibile
realizzare un sistema �sico lineare ideale.
2.2 Distorsione nei sistemi lineari
Un sistema lineare ideale deve essere non distorcente, ovvero deve restituire in uscita una
replica indistorta del segnale in ingresso, al più variata in ampiezza di un fattore costante
A e ritardata di un tempo costante t0. Detto x(t) il segnale in ingresso, all'uscita si
avrà
y(t) = Ax(t− t0) (14)
Passando alla trasformata di Fourier:
Y (ω) = AX(ω)e−jωt0 (15)
5
t
V
(a)
t0
t
V
(b)
Figura 5: Esempio di ritardo nella risposta di un ampli�catore reale: il segnale in viola (5a)è composto dalle due sinusoidi blu (di frequenza ω) e rosso (di frequenza 2ω). Dopo il ritardot0, esse subiscono uno sfasamento rispettivamente di π e π/2 (5b).
Detta H(jω) = |H(jω)|e−jΦ(ω) la funzione di trasferimento del sistema, è nota la
relazione
Y (ω) = X(ω)H(jω) (16)
Dal confronto tra le ultime due equazioni, si ottiene
H(jω) = Ae−jωt0 (17)
che descrive la risposta in frequenza di un sistema lineare non distorcente. Le condizioni
a�nché un sistema lineare sia non distorcente, dunque, sono
|H(jω)| = A (18a) Φ(ω) = −ωt0 (18b)
La (18b) è intuitiva: se, ad esempio, la componente di frequenza ω ritardata di un
tempo t0 subisce uno sfasamento Φ, la componente di frequenza 2ω subirà uno sfa-
samento 2Φ, come illustrato in �gura 5. La (18a), invece, implica che un sistema non
distorcente dovrebbe ampli�care segnali di qualunque frequenza con lo stesso guadagno,
ma ciò è �sicamente irrealizzabile. Gli elementi di circuito reali, infatti, si discostano
dal comportamento ideale presentando e�etti resistivi, capacitivi o induttivi che so-
no generalmente trascurabili �no ad alte frequenze, ma oltre un determinato valore
alterano la risposta del circuito. In aggiunta, per stabilizzare il punto di lavoro, si in-
seriscono dei condensatori di disaccoppiamento, che comportano un abbassamento del
guadagno a basse frequenze. Detto A il guadagno massimo dell'ampli�catore, l'inter-
vallo di frequenze il cui guadagno è maggiore di A/√
2 costituisce la banda passante del
dispositivo.
6
t
V
(a)
t
V
(b)
t
V
(c)
ω
I
(d)
ω
I
(e)
ω
I
(f)
Figura 6: Esempio di segnale periodico x(t) (6a) osservato in una �nestra di tempo ω(t) (6b)e segnale risultante (6c); in basso, le corrispondenti trasformate (rispettivamente 6d, 6e e 6f).
Si potrebbe pensare che, dato un ampli�catore con banda passante nota, un segnale
composto esclusivamente da frequenze interne ad essa possa essere ampli�cato rima-
nendo inalterato. In linea di principio ciò è possibile, ma non esiste un segnale reale
che soddis� tale condizione. Nella realtà, infatti, un segnale è osservato per un periodo
di tempo limitato, quindi può essere rappresentato come il prodotto tra una funzione
periodica x(t) e una funzione rettangolo w(t) (�gg. 6a, 6b e 6c). Il suo spettro sarà
quindi la convoluzione degli spettri di x(t) (�g. 6d) e w(t) (�g. 6e), e di conseguenza
sarà composto da un range illimitato di frequenze (�g. 6f).
3 Dall'analogico al digitale
Una maniera alternativa di rappresentare le informazioni contenute in un segnale ana-
logico è data dal segnale digitale, composto sostanzialmente da una sequenza di numeri,
ognuno dei quali rappresenta l'intensità del segnale in un determinato istante di tempo.
Come si vedrà nel paragrafo 4, il digitale rappresenta la soluzione alle problematiche ca-
ratteristiche dell'analogico. Convertire un segnale analogico in formato digitale, inoltre,
permette di memorizzare facilmente le informazioni in esso contenute, assicurandone
la riproducibilità senza deformazione. Si presenta quindi il problema di e�ettuare la
conversione nella maniera più precisa possibile.
Per convertire un segnale analogico in un segnale digitale, si e�ettua un campiona-
mento, che consiste nel misurare l'ampiezza del segnale ad intervalli regolari, determinati
7
t
V
(a)
t
V
(b)
t
V
(c)
Figura 7: Esempio di campionamento: il segnale analogico (7a) viene campionato medianteuna serie di impulsi (7b) ottenendo i punti in �gura 7c.
dalla frequenza di campionamento νs. Dal punto di vista matematico, questo processo
equivale a moltiplicare il segnale per una successione di impulsi δ(t−n/νs) equispaziatidi Ts = 1/νs. Si ottiene una nuova successione di impulsi, di ampiezza proporzionale al
valore del segnale originario in quel punto, come illustrato in �gura 7.
Il segnale campionato può, in seguito, essere inviato ad un altro dispositivo che
dovrà e�ettuare la ricostruzione del segnale analogico. Il problema ora consiste nell'in-
dividuare le condizioni di campionamento che permettono una perfetta ricostruzione del
segnale originario.
3.1 Teorema del campionamento
Nyquist trovò una soluzione nel 1928, e Shannon pubblicò la relativa dimostrazione ma-
tematica nel 1949 [1]. La risposta prende forma nel teorema del campionamento (chia-
mato anche teorema di Nyquist-Shannon). Il teorema asserisce che, se nello sviluppo
in serie di Fourier del segnale originale x(t) compaiono solo frequenze che non superino
una certa frequenza νm, esso può essere ricostruito perfettamente se viene campionato
con una frequenza di campionamento νs che sia almeno il doppio di νm:
νs ≥ 2νm (19)
Il valore νN = 2νm è detto frequenza di Nyquist.
3.1.1 Aliasing
Il limite superiore imposto da νm è strettamente necessario, in quanto permette l'appli-
cazione di un �ltro che elimini gli errori inevitabili prodotti dal campionamento, senza
però distorcere il segnale.
Consideriamo ad esempio il campionamento della funzione xνm(t) = sinc(πνmt)2
(�g. 8a). Per comodità, nel calcolare la trasformata di Fourier ci poniamo nel dominio
delle frequenze ν; la trasformata di xνm(t) ha quindi la forma di un triangolo centrato
8
t
V
(a)
t
V
(b)
t
V
(c)
−νm νm ν
I
(d)
−νs νs ν
I
(e)
−νs −νm νm νs
νf
ν
I
(f)
Figura 8: Esempio di segnale xνm(t), in �gura 8a, campionato mediante la sequenza di impulsi8b, ottenendo 8c; in basso, le corrispondenti trasformate di Fourier.
nell'origine con base 2νm (�g. 8d), per cui xνm(t) soddisfa le ipotesi del teorema. La
trasformata della sequenza di impulsi di campionamento δ(t− n/νs) (�g. 8b) è ancorauna sequenza di impulsi δ(ν − nνs), questa volta equispaziati di νs (�g. 8e). Come già
detto, la trasformata del segnale campionato sarà la convoluzione delle trasformate dei
prodotti, per cui otterremo una rappresentazione nello spazio delle frequenze della forma
mostrata in �gura 8f. Trascurando le frequenze negative, si nota che per ν ∈ [0; νm],
cioè nella banda originaria di frequenze, si ha esattamente la trasformata di xνm(t),
mentre per frequenze maggiori di νm si ha una serie in�nita di copie (o alias) della
stessa forma, centrate in corrispondenza delle δ(ν − nνs): tale e�etto prende il nome di
aliasing. Un �ltro passa-basso che tagli le frequenze al di sopra di νm può eliminare tali
alias.
Osservando in particolare il range [0; νs], si nota una simmetria rispetto alla frequen-
za centrale νf = νs/2, detta appunto folding frequency. Ne consegue che, se νm > νf
(cioè νs < 2νm: l'ipotesi del teorema non è soddisfatta), una parte dello spettro origi-
nario si trova oltre la folding frequency, e quindi viene �ri�essa� a sinistra, riapparendo
come frequenza più bassa, come si può osservare in �gura 9. Le componenti ri�esse,
avendo frequenza minore di νm, non vengono eliminate dal �ltro, e sono quindi presenti
nel segnale ricostruito.
9
t
V
(a)
−νs−νm νm νs
νf
ν
I
(b)
Figura 9: Esempio di sottocampionamento (9a) che causa e�etti di aliasing nelle bassefrequenze (9b).
3.1.2 Esempio di campionamento
Utilizzando il programma Wolfram Mathematica, è stato possibile simulare il campio-
namento del segnale
x(t) = 2 sin(2πν1t) + 5 sin(2πν2t) + 3 sin(2πν3t)
composto dalle frequenze ν1 = 2 kHz, ν2 = 3 kHz e ν3 = 5 kHz = νm (�gg. 10a e
10b), e osservare il cambiamento nel segnale ricostruito al variare della frequenza di
campionamento νs. La frequenza di Nyquist in questo caso è νN = 2νm = 10 kHz, per
cui ci aspettiamo una buona ricostruzione del segnale per νs ≥ 10 kHz. Va puntualizzato
che un campionamento ideale richiederebbe un tempo in�nito, in quanto la funzione,
essendo periodica, si estende illimitatamente nel tempo. Per rendere la simulazione il
più possibile ideale, il segnale è stato campionato per 500 periodi, così da restringere i
picchi della trasformata di Fourier rendendoli più vicini alle δ(ν) del caso ideale. Per
νs = 3.5 kHz (�gg. 10c e 10d) e νs = 8.5 kHz (�gg. 10e e 10f) si ha sottocampionamento,
per cui il segnale ricostruito appare distorto. Per νs = 12 kHz (�gg. 10g e 10h), al
contrario, si ha sovracampionamento, e il segnale ricostruito coincide perfettamente con
l'originale, come da previsioni.
3.1.3 Di�coltà nella ricostruzione del segnale
Nel simulare il campionamento di un segnale, abbiamo supposto che il segnale originario
fosse periodico. Tuttavia, come già notato nel paragrafo 2.2, i segnali reali sono osser-
vati per un intervallo di tempo limitato, e di conseguenza sono composti da un range
illimitato di frequenze; questa proprietà fa in modo che un segnale reale non soddis�
mai le condizioni richieste dal teorema del campionamento. Per limitare il più possibile
10
0.0002 0.0004 0.0006 0.0008 0.0010t(s)
-15
-10
-5
0
5
10
15
V
(a)
0 2000 4000 6000 8000 10000 12000ν(Hz)
20
40
60
80
100
I
(b)
0.0002 0.0004 0.0006 0.0008 0.0010t(s)
-15
-10
-5
0
5
10
15
V(V)
s= 3500Hz
(c)
0 2000 4000 6000 8000 10000 12000ν(Hz)0
5
10
15
20
25
30
35
(d)
0.0002 0.0004 0.0006 0.0008 0.0010t(s)
-15
-10
-5
0
5
10
15
V(V)
s= 8500Hz
(e)
0 2000 4000 6000 8000 10000 12000ν(Hz)0
10
20
30
40
50
(f)
0.0002 0.0004 0.0006 0.0008 0.0010t(s)
-15
-10
-5
0
5
10
15
V(V)
s= 12000Hz
(g)
0 2000 4000 6000 8000 10000 12000ν(Hz)0
10
20
30
40
50
60
(h)
Figura 10: Esempi di campionamento a diverse frequenze νs di un segnale periodico. Ilcampionamento è stato e�ettuato su 500 periodi, di cui solo il primo è rappresentato. Le�gure 10a e 10b mostrano il segnale originale (rappresentato in blu anche nei gra�ci successivi)e le frequenze che lo compongono. La linea tratteggiata corrisponde a νm: le frequenze asinistra superano il �ltro passa-basso e vengono utilizzate per ricostruire il segnale. La funzionein arancione nei gra�ci a sinistra rappresenta il segnale ricostruito a partire dalle frequenzerilevate dal campionamento, mostrate a destra. Le �gure 10c e 10d mostrano un caso di estremosottocampionamento. Nelle �gure 10e e 10f la frequenza di campionamento è più vicina allafrequenza di Nyquist, ma è comunque inferiore, per cui è ancora presente distorsione. Le �gure10g e 10h rappresentano un caso di sovracampionamento, che permette la perfetta ricostruzionedel segnale.
11
C
vsS
−
+vo
−Vcc
+Vcc
Figura 11: Schema circuitale di un sample-and-hold.
la distorsione, quindi evitare l'aliasing, è possibile applicare un �ltro passa-basso con
frequenza di taglio νs/2, così che il segnale da campionare non contenga sequenze che
possano essere �ri�esse�. Un �ltro con questo scopo è noto come �ltro antialiasing.
3.2 Sample-and-hold
Uno strumento utilizzato per il campionamento di un segnale analogico x(t) è il sample-
and-hold (S & H ), riportato in �gura 11, che campiona (sample) il segnale a intervalli
regolari e ne trattiene (hold) il valore, così da permettere al circuito successivo di �leg-
gerlo� e registrarlo. Il suo funzionamento si basa su un interruttore che si apre e si
chiude ad intervalli regolari; un dispositivo di questo tipo può essere ottenuto ad esem-
pio inviando un'onda quadra al gate di un MOSFET posto all'ingresso del circuito, così
da regolare l'apertura del canale. Quando l'interruttore è chiuso, il condensatore C
si carica �no a raggiungere vs, valore assunto in quell'istante da x(t). Dopo un breve
intervallo di tempo, l'interruttore si riapre, impedendo al condensatore di scaricarsi;
ricordiamo, infatti, che una delle caratteristiche di un ampli�catore operazionale è una
resistenza in ingresso molto elevata. La tensione così rilevata viene riportata in usci-
ta dall'operazionale, così da raggiungere il dispositivo di conversione. Alla successiva
chiusura dell'interruttore, la tensione su C viene aggiornata, e di conseguenza anche vo.
3.3 Errore di quantizzazione
Un segnale analogico, dopo essere stato campionato, viene quantizzato da un ADC
(Analog-to-Digital Converter) per completare la conversione in digitale. Dovendo tra-
sformare un segnale continuo in uno discreto, si avrà necessariamente un errore di
risoluzione, detto errore di quantizzazione. Se ad esempio supponiamo di avere un ADC
basato su valori multipli di 1 V, esso assocerà alla tensione letta l'intero più vicino.
Possiamo rappresentare la sua risposta in funzione della tensione in ingresso come in
�gura 12a. La scala ideale, che annullerebbe l'errore, è ovviamente lineare. L'errore
12
1 2 3 4 5 6 7 8
1
2
3
4
5
6
7
8
Vi
Vo
(a)
2 4 6 8
−0.5
0.5
V
∆V
(b)
Figura 12: In �g. 12a, la risposta di un ADC in funzione della tensione in ingresso (in blul'andamento reale, in rosso l'andamento ideale). In �g. 12b, l'errore di quantizzazione calcolatocome discostamento della risposta reale dall'idealità.
di quantizzazione, calcolato come discostamento dall'idealità, è rappresentato in �gura
12b.
4 Segnale digitale
L'utilizzo del segnale digitale fornisce una soluzione alle problematiche individuate nel
paragrafo 2.2. Di seguito sono elencati alcuni dei principali vantaggi [4].
1. La trasmissione di un segnale digitale è più precisa rispetto a quella di un segnale
continuo in quanto il primo, entro certi limiti, ha maggiore resistenza al rumore
e alla distorsione: trattandosi di valori discreti, è facile individuare il livello di
riferimento, ammesso che il discostamento non sia tale da raggiungere un livello
di�erente.
2. Se il segnale deve percorrere lunghe distanze, è possibile installare lungo il percorso
dei ripetitori che lo �puliscano� e lo riemettano prima che esso venga completa-
mente coperto dal rumore.
3. I sistemi digitali sono più �essibili, permettendo l'utilizzo di microprocessori,
switch digitali e circuiti integrati di larga scala.
4. È relativamente facile memorizzare segnali digitali.
5. La riproduzione di segnali digitali non ne diminuisce la qualità.
6. Il costo della tecnologia digitale continua a decrescere, e la qualità diventa sempre
migliore.
4.1 Segnale digitale binario
Di particolare interesse è il segnale digitale binario, che assume esclusivamente i valori 0
e 1. I due stati possono corrispondere ad esempio a tensione nulla e tensione negativa, o
13
OR
Input Output
A B Y
0 0 00 1 11 0 11 1 1
AND
Input Output
A B Y
0 0 00 1 01 0 01 1 1
Tabella 1: Tavole di verità per le operazioni OR e AND ; A e B rappresentano i segnali iningresso e Y il segnale in uscita.
tensione negativa e positiva. Così, utilizzando il sistema binario, la tensione campionata
dal S & H può essere convertita in una stringa di cifre che ne rappresenta l'intensità. Per
la semplicità di costruzione dei circuiti digitali binari, essi sono alla base della moderna
tecnologia.
Le porte logiche sono esempi di circuiti digitali costituiti da pochi elementi, prin-
cipalmente diodi e resistori. Negli esempi che seguono, che rappresentano due tra le
principali porte logiche, consideriamo un sistema binario a logica negativa, in cui lo 0 è
rappresentato da tensione nulla (V (0) = 0) e l'1 da tensione negativa (V (1) < 0).
4.1.1 Porta OR
La porta OR ha due o più input e un singolo output, che assume valore:
• 1 se uno o più degli input ha valore 1;
• 0 se tutti gli input hanno valore 0.
Per un sistema con due soli input, possiamo sintetizzare la risposta nella tavola di
verità 1. Un circuito con questo tipo di risposta è mostrato in �gura 13a. Se entrambi
gli ingressi A e B sono a potenziale V (0), la di�erenza di potenziale ai capi dei diodi
è nulla, quindi essi non conducono, e si ha vo = V (0). Se invece uno solo tra A e B
passa a potenziale V (1) (negativo), il corrispondente diodo è polarizzato direttamente
e comincia a condurre, portando la stessa tensione in uscita, per cui vo = V (1).
4.1.2 Porta AND
La porta AND ha due o più input e un singolo output, che assume valore:
• 1 se tutti gli input hanno valore 1;
• 0 se almeno uno degli input ha valore 0.
14
D2Rs
vB
D1Rs
vA
vo
R
VR[= V (0)]
B
A
Y
(a)
vBRs
D2
vARs
D1
vo
R
VR[= V (1)]
B
A
Y
(b)
Figura 13: Rappresentazione circuitale delle porte logiche OR (13a) e AND(13b) per unsegnale a logica negativa.
La risposta di un sistema con due input è sintetizzata in tabella 1. Un esempio di
porta AND è quella di �gura 13b. Se uno tra gli ingressi A e B si trova a potenziale
V (0), il corrispondente diodo è polarizzato direttamente e conduce, portando l'uscita
alla stessa tensione, per cui si ha vo = V (0). Se invece entrambi gli ingressi si trovano
a potenziale V (1), tutti i diodi sono interdetti, quindi il potenziale di uscita diventa
quello di riferimento, cioè vo = V (1). Questo tipo di porta, che emette un segnale solo
se tutti gli ingressi hanno valore 1, è noto anche come circuito di coincidenza [5].
5 Conclusione
Per concludere, riassumiamo il processo di elaborazione delle informazioni da parte
di un dispositivo elettronico. Innanzitutto, un circuito analogico si interfaccia con il
mondo �sico e ne preleva dati, sotto forma di tensione o corrente. Questo passaggio
è strettamente necessario, in quanto il digitale, a causa della sua natura discreta, non
è utilizzabile per comunicare con il mondo �sico, che al contrario si comporta quasi
esclusivamente in maniera continua. Il digitale è invece particolarmente adatto ad essere
memorizzato, a percorrere lunghe distanze e ad essere utilizzato per eseguire operazioni
senza subire deformazioni; quindi, il segnale prelevato viene campionato e trasformato
in digitale mediante un convertitore. Il segnale digitale ottenuto dall'elaborazione viene
in�ne ritradotto in segnale analogico per poter nuovamente interagire con il mondo
�sico.
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Riferimenti bibliogra�ci
[1] Dell'Orso R., Falchini E. e Flaminio V., Introduzione all'Elettronica. Parte 2:
Elettronica Analogica, Pisa, Edizioni ETS, 2005.
[2] Jaeger R. C. e Blalock T. N., Microelectronic Circuit Design, 4. ed., New York,
McGraw-Hill, 2011 (ed. or. 1997).
[3] Knoll G. F., Radiation detection and measurement, 4. ed., New York, Wiley, 2010
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[4] Lathi B. P., Signal Processing & Linear Systems, Carmichael, Berkeley-Cambridge
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[5] Millman J. e Halkias C. C., Integrated Electronics: Analog and Digital Circuits and
Systems, International Student Edition, Tokyo, McGraw-Hill, 1972.
[6] Sedra A. S. e Smith K. C.,Microelectronic Circuits, 5. ed., Oxford, Oxford University
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