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DALL’EMERGENZA AL NUOVO MODELLO DI SVILUPPO LE PROPOSTE DELLA CGIL ELABORAZIONE GRAFICA SU FOTO DI MARCO MERLINI E FREEPIK

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Supponiamo che il nostro compito sia di attraversare unfiume; non lo realizzeremo senza ponti né barche; fino aquando la questione del ponte o delle barche non sia risolta,a cosa serve parlare di attraversare il fiume?

Oggi il fiume che dobbiamo attraversare è l’emergenza sanitaria ed economicadeterminata dalla pandemia da Coronavirus. Questo passaggio impetuosodella nostra storia porterà nel mondo effetti ad oggi ancora imponderabili per

estensione e profondità. Sappiamo con evidenza che attraverseremo una fase di crisieconomica e recessione profonda, che gli effetti sugli assetti economici e produttivi sa-ranno pesanti e che alla crisi economica si potrebbe accompagnare una pesante crisisociale. Non sappiamo però né quanto sarà pesante l’impatto né per quanto tempodovremmo affrontare tutto ciò. Un elemento di scenario che non possiamo sottovalu-tare è il cambiamento delle abitudini e degli stili di vita quale effetto della pandemia.Cosa rimarrà e per quanto tempo del distanziamento sociale, della mobilità ridotta. Eancora, come si è modificata la scala di valori nella percezione delle persone sicura-mente a partire dalla centralità del sistema sanitario nazionale e il valore delle reti pub-bliche quali presidi fondamentali di cittadinanza, piuttosto che dalla necessità di unaprofonda revisione degli assetti istituzionali a partire dal ruolo delle regioni attraversouna lettura critica degli esiti della riforma del Titolo V della Costituzione, oltre che dauna necessaria ridefinizione dei livelli e rapporti di sussidiarietà tra istituzioni, avendo ariferimento le finalità di universalismo, di garanzia e di certezza dei diritti contenuti nellaCostituzione.Una rivoluzione delle priorità, nel senso proprio del termine, come cambiamento col-lettivo del punto di vista, con una forte centralità della persona e dei suoi bisogni primarie del territorio e dell’ambiente. L’altra faccia di questo cambiamento è rappresentatodalla perdita di solidità dei punti di riferimento. Il virus ha avuto come effetto la crescitadell’incertezza verso il futuro e la paura. Paura per la salute, ma anche paura di perdereil proprio lavoro. È a questa paura che si deve rispondere.Ciò significa che, a differenza del passato, occorrerà che gli interventi straordinari chesi stanno mettendo in campo abbiano come priorità la tutela del lavoro oltre che latutela della salute: non si può usare la pandemia per mettere in discussione i diritti nellavoro, non si può usare la pandemia per arretrare sul versante dei diritti. Anzi al con-trario si deve qualificare il lavoro, abbattere la precarietà, definire nuove regole per con-trastare la competizione svalutativa del lavoro. È il lavoro il grande tema di questa fasee per questo ci attendiamo risposte all’altezza dei problemi: non parole vuote ma fatticoncreti. Anche nel lavoro la pandemia lascerà profondi cambiamenti: l’utilizzo mas-

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siccio della tecnologia digitale, il distanziamento sociale imposto dalle misure di con-tenimento, la necessità ancora maggiore di determinare condizioni massime di sicu-rezza nei luoghi di lavoro, gli effetti economici che cambieranno il sistema produttivoanche con la nascita di nuovi bisogni oltre che con il perire di altri. A questo cambia-mento delle condizioni non si può rispondere con l’armamentario noto di chi ha comeunico obiettivo lo scaricare, sulle spalle dei lavoratori e delle lavoratrici, le conseguenzedi tutto ciò. Servono risposte nuove, inedite e coraggiose per non lasciare nessuno in-dietro a partire da una valutazione seria sulla possibilità di una riduzione generalizzatadegli orari e del tempo di lavoro, a parità di salario, finalizzando la redistribuzione del-l’orario a favore dell’occupazione e della sua qualità.

Nei prossimi giorni dovranno essere fatte delle scelte importanti: non riteniamo utilidiscussioni astratte sulla riapertura delle attività economiche, così come scontri tra co-munità scientifica e sistema produttivo e politico. Vanno al contrario riconosciute lepreoccupazioni sulle conseguenze che un allentamento potrebbe provocare nella di-scesa della curva del contagio. Siamo, come tutti, molto preoccupati per i rischi di te-nuta economica e finanziaria del paese. Ma va fatta un’analisi rigorosa delle condizionientro le quali risulta compatibile l’avvio della cosiddetta «fase 2»: in primo luogo il pre-valere, rispetto a qualunque altra considerazione, della tutela della salute e della sicu-rezza nei luoghi di lavoro. In questo senso vi sono, per quanto ci riguarda, due pilastri:l’accordo sulla sicurezza sottoscritto dal Governo, organizzazioni datoriali e sindacatoconfederale e dagli indispensabili accordi aziendali integrativi in sede aziendale, e leindicazioni della Comunità Scientifica. Ogni azienda deve e dovrà in prospettiva esseredotata di un protocollo di sicurezza, in cui sia chiara la scelta del «distanziamento so-ciale» attraverso una pluralità di strumenti, sia logistici che di organizzazione del lavoro:organizzazione dei turni, flessibilità e articolazione degli orari di entrata e di uscita, ral-lentamento del ciclo produttivo e dei volumi, gestione delle mense, riorganizzazionedel «layout» aziendale oltre che i necessari presidi e dispositivi di protezione individualecome definiti nel Protocollo del 14 marzo. La produzione deve essere commisurata allasicurezza e non il contrario. E ciò deve valere per tutte le imprese che operano nella fi-liera (appalti, contoterzisti ecc.), così come va ripensato e pianificato il sistema di tra-sporto pubblico-privato dei lavoratori e delle lavoratrici e in generale dei cittadiniparticolarmente nelle aree metropolitane.

L’altro grande tema è rappresentato dal fattore tempo. Siamo di fronte ad un quadrosevero non solo sul piano finanziario, ma per le incognite che troveranno le nostre im-prese alla riapertura in rapporto ai fornitori ed ai clienti, e dunque sulla capacità di ri-collocare i propri prodotti. Sarà necessario agire sulla domanda interna consapevoliperò che dalle esportazioni deriva 1/3 del PIL del paese. Significa che va fatto tuttoquello che è necessario per qualificare la domanda interna, anche in termini di «re-

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shoring», di liquidità condizionata ad investimenti pubblici e politica industriale go-vernata e indirizzata. C’è il rischio che una parte delle PMI trovino difficoltà nella ripar-tenza e sarà necessario adottare piani di diversificazione e di riconversione produttiva.Tutto ciò però ha come condizione la comprensione da parte del sistema delle impresedella sfida di cambiamento che questa situazione impone: pensare di tornare alla si-tuazione precedente come se nulla fosse accaduto. Non è concesso.I «tempi» sono dunque quelli di una accelerazione nel cambio profondo degli indirizzidi politica economica e sociale, degli investimenti, pubblici e privati, e di una diversa fi-nalizzazione degli incentivi. In un quadro di vera emergenza nazionale vanno sollecitatele grandi imprese nazionali ad intensificare gli investimenti nel paese. Dobbiamo acce-lerare sull’innovazione, sulla riconversione ecologica e sul cambio energetico propriocome condizione del rilancio. Gli investimenti e gli incentivi devono essere proiettatinon solo al consolidamento ma al cambio tecnologico ed ambientale. In via prioritariaciò deve riguardare i settori colpiti dal «lockdown»: turismo e cultura, automotive, side-rurgia, edilizia, welfare e trasporti sono i settori fermati e al tempo stesso i pilastri dellaqualità e della quantità della ripresa produttiva. Il fattore «tempo» scandirà i successi egli insuccessi del dopo pandemia: il tempo di rialzarsi, di riprendere velocità, di ricon-quistare normalità. Chiediamo e auspichiamo che il «tempo» sia il più breve possibile.

Siamo ad un bivio della storia del nostro paese. Domani saremo ciò che oggi abbiamoscelto di essere: questo significa comprendere che è necessaria una cesura e una mag-giore radicalità delle soluzioni. L’Italia deve scegliere la via alta allo sviluppo. Siamo inuna fase di straordinaria trasformazione degli assetti produttivi, del lavoro oltre che dellavita delle persone. Qualificare le scelte che si faranno adesso servirà per il futuro: centra-lità dei bisogni fondamentali della persona e del territorio, valore al lavoro e sfide globali,riconversione ecologica e ambientale e digitalizzazione. Infatti, proprio l’emergenza sa-nitaria, la transizione ecologica e digitale pongono concretamente l’esigenza di un su-peramento dell’attuale modello di sviluppo fondato solo sull’espansione quantitativadelle merci, sulla produzione e sul consumo di beni prevalentemente individuali, sullaconvinzione che la natura sia una risorsa pressoché inesauribile. Ciò significa progettaree battersi per un nuovo modello di sviluppo che metta al centro la qualità delle produ-zioni, la rivalutazione dei beni comuni e pubblici, il risparmio di energia e di materieprime, la tutela dell’ambiente e il contrasto alle disuguaglianze e ai divari territoriali. Unmodello di sviluppo, quindi, incentrato su pilastri imprescindibili quali la salute, la co-noscenza, l’ambiente e il valore del lavoro.

Per fare ciò serve un nuovo protagonismo di uno Stato che, non solo in questa fase stra-ordinaria, non può svolgere semplicemente il ruolo di regolatore del «traffico» econo-mico. Deve ergersi ad attore primario, dotarsi di strumenti come l’Agenzia per loSviluppo, una nuova IRI, che consentano di ricostruire le filiere produttive indicando le

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priorità e determinando le necessarie sinergie con il sistema della ricerca e il sistemaproduttivo. E per affrontare l’emergenza economica deve costruire le condizioni percreare anche in modo diretto il lavoro.Questo rinnovato ruolo pubblico non deve riguardare solo le politiche nazionali maanche quelle europee.È l’ultima chiamata per l’Unione Europea. O ci sono risposte all’altezza della situazioneo non c’è Europa. Non è consentito alzare la bandiera dell’austerità, non sono consentitibalbettii, ambiguità o vecchie ricette. È necessario affrontare con estrema forza e rapi-dità la situazione economica e sociale: occorrono strumenti finanziari come gli euro-bond, quale condivisione dei rischi; mutualizzazione del debito, investimenti e nessunacondizionalità e cancellazione del Fiscal Compact. Occorre essere tutti sulla stessa lineadi partenza: regole omogenee sul versante fiscale, rafforzamento del bilancio europeocon imposizione propria, investimenti in welfare e politiche industriali comuni. Non sap-piamo cosa scaturirà dalla riunione dell’Eurogruppo, ma abbiamo bisogno che emergauna scelta responsabile finalmente «europea» e non un ennesimo rinvio a responsabilitànazionali.È indispensabile non tornare indietro e non cedere alle pulsioni di chi vorrebbe appro-fittare di questa fase per mettere in campo quelle stesse politiche liberiste che sonostate la causa dell’impoverimento delle reti pubbliche di questo paese, in primis la sa-nità. Diciamo inoltre chiaramente no a tutti quegli interventi che fanno sciacallaggiodelle risorse pubbliche: no a nuovi condoni, no a cedimenti sul contrasto all’evasione fi-scale. I tanti condoni e l’inerzia del contrasto all’evasione fiscale sono i primi responsabilidei tagli lineari al sistema pubblico e alla sanità degli anni che abbiamo alle spalle. Laleva fiscale deve essere finalizzata allo sviluppo e alla qualificazione del lavoro e ai biso-gni delle persone e improntata alla progressività e all’equità. In una fase straordinariadevono essere messi in campo strumenti straordinari nel segno della solidarietà e dellacoesione nazionale. Per questo è necessario definire obbligazioni con interessi garantitidallo Stato finalizzati ad investimenti sociali (sanità e istruzione) e investimenti verdi etutti quegli interventi fiscali che riequilibrino le diseguaglianze tra le persone e colpi-scano le grandi ricchezze a partire da quelle finanziarie. Se non ora – ci chiediamo –quando?Costruire i ponti e le barche dunque, coniugando l’emergenza e il futuro. Solo cosìpotremo insieme attraversare il fiume.

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PROTEZIONE, INCLUSIONE SOCIALE E WELFARE

Ènecessario costruire un sistema organico ditutela delle persone e un nuovo sistema di

welfare universale che affronti i bisogni essen-ziali e la tutela del lavoro.Occorre non solo mantenere la copertura delleprotezioni sociali per il lavoro dipendente in-sieme alle protezioni per i lavoratori autonomie la sospensione dei licenziamenti fino alla finedell’emergenza sanitaria del paese, ma ripen-sare a un sistema maggiormente universalisticoe inclusivo di tutele.La pandemia ha reso evidente che troppe per-sone lavorano con tipologie di impiego prive diqualsiasi forma di contribuzione (vedi collabo-ratori occasionali fino a 5.000 euro, collaboratorisportivi, lavoratori della cultura, dello spettacoloecc.); per questo peraltro difficilmente censibili.Ciò è anche conseguenza della deregolamen-tazione del mercato del lavoro attuata, che haportato ad una proliferazione di tipologie, anchefunzionale alla frammentazione dei cicli pro-duttivi realizzata negli ultimi decenni. Per questo è centrale riaffermare la qualità dellavoro, la sua valorizzazione e il contrasto allaprecarietà anche attraverso i rinnovi contrattualipubblici e privati dei lavoratori e delle lavoratrici. Serve un piano straordinario di contrasto allosfruttamento nel lavoro e al lavoro nero ancherafforzando gli strumenti di prevenzione e con-trasto al lavoro irregolare (dalla legge 199/2016al DURC di congruità al potenziamento dei ser-vizi ispettivi), con un modello di collocamentopubblico per i settori più esposti (collaboratricidomestiche, logistica, agricoltura) e un piano diregolarizzazione per tutti i migranti presenti nelnostro paese.

La sanità innanzitutto dovrà essere uno dei temicruciali del cambiamento delle politiche eco-nomiche e sociali, perché è una risorsa non se-condaria per contrastare la crisi economica e dicoesione alla quale andiamo incontro. È neces-sario riconfermare il suo carattere universalistico,adeguandolo alle nuove domande di salute esostenendolo con un incremento sostanzialedelle risorse economiche. A partire dalla spesapubblica mirata a contenere l’epidemia da Co-ronavirus (acquisti diretti, investimenti pubblici,assunzioni straordinarie PA, rafforzamento delsistema dei servizi pubblici, l’implementazionea tutti i livelli di tecnologie avanzate e innovativeecc.), occorre consolidare il sistema sanitario na-zionale come scelta universalistica ripensandoil rapporto con il sistema della sanità privata ac-creditata e con la spesa intermediata e con mi-sure che lo rafforzino strutturalmente anchenella capacità funzionale di rispondere alleemergenze (Legge quadro, Sistema di prote-zione civile). L’emergenza sanitaria ha messo anudo l’indebolimento del nostro sistema di wel-fare, dalle infrastrutture sociali al sistema terri-toriale di prevenzione e cura, al sistema per l’in -fanzia, allo stesso invecchiamento attivo. Ènecessario, a questo proposito, un piano nazio-nale dedicato alla riduzione delle sperequazioniterritoriali, con particolare attenzione al rapidopotenziamento della rete delle cure primarie edelle case della salute, dei servizi socio- assisten-ziali e dell’assistenza domiciliare.Si fa urgente la costruzione di un regime orga-nico di aiuti per famiglie al fine di garantire li-quidità aggiuntiva. In questo ambito rientranoanche la sospensione dei mutui, nonché ilblocco degli sfratti e il sostegno per affitti allefamiglie con reddito medio-basso. È altresì ne-cessario qualificare il sistema di assistenza so-cio-sa ni tario con un più forte sistema di servizi

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sociali in capo ai comuni a partire dalle resi-denze sanitarie e le case di riposo e definire conurgenza una legge nazionale per la non auto-sufficienza.Il sistema dell’istruzione e della formazione èinfrastruttura di cittadinanza e democrazia oltreche strumento strategico per affrontare le sfidedello sviluppo sostenibile: l’emergenza deveconsentire al nostro paese di recuperare i divarisociali e territoriali storici nel sistema scolasticoe universitario attraverso un piano di investi-menti pubblici straordinari, rafforzare e valoriz-zare il sistema della conoscenza e risponderealle diseguaglianze che hanno ampliato la con-dizione di dalla povertà educativa che nella fasepandemica si è ulteriormente aggravata.

CREAZIONE DIRETTA DI LAVORO

Incrementare la capacità di spesa degli entilocali, oltre che per affrontare il rischio di de-pauperamento economico, anche finanziare pro-getti immediatamente cantierabili: dalle in fra -strutture viarie al recupero e decoro urbano,dalla manutenzione ordinaria e straordinariadel patrimonio edilizio pubblico, alla messa insicurezza del territorio dagli effetti del dissestoidrogeologico e sismico.Accelerazione della spesa attraverso la velociz-zazione dei processi autorizzativi pre-gara, nelrispetto prioritario della trasparenza e della le-galità e della qualità del lavoro negli appalti.Costituzione di un fondo per la progettazionein favore dei Comuni. Riduzione drastica dellestazioni appaltanti e loro qualificazione con ade-guate dotazioni di figure tecniche. Program-mare maggiori investimenti pubblici per infra-strutture (materiali e immateriali, ferroviarie,viabilità secondaria e portuali, impianti per iltrattamento dei rifiuti, energetiche e digitali) inparticolare nel Mezzogiorno. Piena utilizzazione

delle risorse finanziarie previste dagli strumentidi programmazione appostate nei relativi Fondinazionali per circa 120 mld di euro.Prevedere un Piano nazionale di edilizia pub-blica a consumo di suolo zero che coniughi pro-getti di rigenerazione urbana a interventi fina-lizzati alla riduzione del disagio abitativo, e allariqualificazione dell’edilizia scolastica e sanitariacon particolare riferimento alle aree degradatee alle periferie. Accelerare la ri co stru zione, pub-blica e privata, nei grandi canteri della ricostru-zione post sisma, con piani di sviluppo com-plessi, economici e di ricostruzione dellecomunità. Occorre riformare gli incentivi perl’edilizia privata (ecobonus, sismabonus ecc.) su-bordinandone l’erogazione a significativi ri-sparmi energetici e al rispetto dei CCNL a van-taggio di famiglie e lavoratori.Attività sociali e di pubblica utilità finalizzatial sostegno al reddito delle fasce più povere.Oltre al Reddito di emergenza, occorre un«Lavoro garantito» con lo Stato datore di la-voro di ultima istanza (capacità amministra-tiva, manutenzione territorio, patrimonio arti-stico-culturale, nuovo welfare ecc.).

FISCO E STRUMENTI FINANZIARI

L’emergenza ha anche sottolineato l’importanzadello Stato. Una Riforma fiscale organica è indi-spensabile. Abbiamo sostenuto le scelte del go-verno nel percorso della Bilancio 2020, cre-diamo che debbano essere accelerate, rese piùcogenti, estese risolvendo i superabili problemilegati alla privacy. La riforma fiscale dovrà in-crementare la progressività, e dopo aver corret-tamente redistribuito attraverso la giusta ridu-zione del cuneo fiscale ai lavoratori con redditimedi e bassi è necessario agire per incremen-tare la tassazione dei redditi più alti, anche su-perando l’attuale definizione di imponibile Irpef

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per colpire i redditi più elevati quale che sia laloro natura. Per questo obiettivo è stato più voltesottolineato quanto sia necessario un quadroeuropeo più coerente e più omogeneo.Ci si deve interrogare sulle sempre maggiori di-seguaglianze di patrimoni oltre che di redditi.Su tali grandi patrimoni concentrati nelle manidi pochi, spesso ereditati e non costruiti, spessoimproduttivi e non al servizio del virtuoso circoloinvestimento-produzione-redistribuzione biso-gna utilizzare anche la leva fiscale attraverso ladefinizione di una imposta sulle grandi ric-chezze patrimoniali e finanziarie e attuare po-litiche sociali ed economiche che colmino que-ste diseguaglianze.È chiara la necessità di accelerare la spesa pub-blica. Tuttavia, per creare liquidità ed aumentarei consumi, crediamo sia importante anche«muovere» i risparmi privati. Sebbene dal 2008i risparmi hanno integrato il calo dei redditi e lofaranno anche ora, l’Italia rimane un paese conaltissima ricchezza privata derivante da rispar-mio. Per questo sarebbe utile predisporre ob-bligazioni da offrire ai risparmiatori finalizzatead investimenti sociali (sanità e istruzione) everdi per la riconversione ecologica, con ade-guata garanzia dello Stato.Nello stesso senso è necessario connettere lepotenzialità finanziarie dei Fondi previdenzialiad un «Progetto Paese», nella definizione delquale tutti gli attori della governance collettiva,istituzioni e parti sociali in primis, dovrebberoessere chiamati a concorrere. Mettere a dispo-sizione dei fondi previdenziali veicoli d’investi-mento incardinati sul sistema CDP, per convo-gliare risorse su progetti ad alto valore strategicoper il paese, come le infrastrutture telematiche,logistiche e sociali, l’assetto idrogeologico delterritorio, la salvaguardia dell’ambiente e il re-cupero urbano.

POLITICHE INDUSTRIALI E FILIERE PRODUTTIVE

È necessario un piano straordinario di sostegnoe nuove politiche industriali e di sviluppo per leimprese, del terziario, della logistica e trasportied industriali, indicate tra le attività non essen-ziali dal decreto del DPCM 22 marzo 2020 cosìcome modificato dal decreto del Ministro delloSviluppo economico del 25 marzo. In particolare,il Sistema della mobilità era già prima della pan-demia in una fase di crisi e di profonda trasfor-mazione. L’emergenza determinata della pan-demia Covid 19 determinerà un impatto nonprevedibile sulla produzione della mobilità. Iprincipali settori dell’industria, aeronautico, nau-tico, ferroviario e automotive, saranno attraversatida cambiamenti profondi del mercato: nessunooggi può dire quali saranno gli effetti sul com-portamento delle persone rispetto all’utilizzodella mobilità collettiva o attraverso la condivi-sione, o l’utilizzo di grandi vettori per spostarsiper ragioni di lavoro o di svago. Certamente lafermata dell’automotive, ma anche una valuta-zione sugli effetti che avrà sulle commesse lacantieristica navale crocieristica o sulla domandadi aerei civili sono rilevatori di una crisi non tem-poranea ma di sistema, di società su cui è ne-cessario mettere insieme le capacità di creazionedel sistema paese, in un ambito europeo, perconiugare le nuove necessità sociali e commer-ciali con gli investimenti necessari a ripensareprodotti e processi produttivi.Lasciar fare al mercato rischia di impattare inmodo definitivo su intere filiere produttive cheoggi sono ferme o rallentate ed hanno necessitàdi liquidità ma domani senza una innovazioneradicale nel modello di impresa ripensandocompletamente il sistema complessivo dellamobilità in un’ottica di sostenibilità con ricon-versione delle produzioni verso la mobilità elet-trica e ad idrogeno, verso il trasporto collettivo

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su ferro e con piani e interventi mirati a sostegno,favorendo la nascita di consorzi, anche con inve-stimenti diretti dello Stato, che garantisca le ri-sorse necessarie all’occupazione e le compe-tenze indispensabili ad una riorganizzazione sulservizio e non solo sul prodotto. In generale lecatene globali del valore hanno mostrato tuttala loro fragilità e va quindi immaginato uno stru-mento specifico di sostegno alle imprese chescelgano di rilocalizzare produzioni o parti diesse riducendo rischi di paralisi nella catena ecreando nuova occupazione. Allo stesso tempooccorre garantire la certezza delle commessegià acquisite dalle imprese italiane che lavoranonelle filiere più integrate a livello europeo e neisettori di rilevanza strategica. In questo senso èindispensabile garantire la produzione di acciaio,tra la permanente sovracapacità produttiva ci-nese e le tensioni commerciali in atto, come set-tore strategico in sé, oltre che indispensabile allefiliere appena richiamate.il sistema dei trasporti ha allargato i propri con-fini attraverso la distribuzione online. Questofatto ha comportato un cambiamento nel si-stema della logistica. L’Italia non dispone di alcun«player» in questo sistema. È un grande tema eva affrontato come sistema paese insieme aquello di costruire, per questo mondo semprepiù frastagliato, un nuovo contratto di settoreper una nuova stagione dei diritti.Sostenere il valore del made in Italy (sistemamoda, sistema casa, agroalimentare ecc.), tenutoconto anche della ridotta dimensionalità delleimprese e più in generale le produzioni legateall’export, anche in chiave green (sostenibilitànegli approvvigionamenti, nuovi materiali ecc.).Il turismo è colpito in modo gravissimo. Rap-presenta circa 12% del PIL e dell’occupazione. Ilvalore del turismo estero ammonta a 45mld/an -no, oltre il 50% del totale. Si registrano le completecancellazioni degli arrivi dall’estero. Anche il tu-rismo interno subirà forti contraccolpi. Si rendono

necessari subito forti interventi: A) ammortizzatorisociali per tutte le figure professionali, compresistagionali e precari; B) forme di sostegno alcredito alle piccole imprese garantite dallo Stato;C) una forte accelerazione delle misure giàpreviste dal piano strategico nazionale del turismoa partire dagli investimenti infrastrutturali; D)una politica di incentivazione della domandainterna (no a bonus fiscali per le vacanze) preve-dendo anche interventi straordinari come lacompleta gratuità dell’accesso ai beni culturalie paesaggistici italiani.Cultura: la chiusura di musei, biblioteche, teatri,cinema, spettacoli colpisce un settore vitale peril nostro paese e mette a rischio il lavoro, già oggispesso precario e sottopagato, di tante persone.Per questo riteniamo necessario un piano na-zionale di investimenti che faccia della cultura,della conoscenza, il perno fondamentale di unanuova qualità dello sviluppo e del lavoro.Individuare un piano di nuova governance e diincentivazione straordinaria a sostegno delle retidi TLC in modo da potenziare e completare lacapacità di banda larga. L’Italia deve tornare adavere un ruolo strategico nel sistema europeo diTLC attraverso la presenza di Cdp e la partecipa-zione in Open Fiber rappresentano il valore ag-giunto di questo obiettivo. Alla nuova Tim va af-fidata la gestione del presidio tecnologiconazionale e della rete unica delle telecomunica-zioni superando il paradosso delle due reti in fi-bra in concorrenza tra di loro.La pandemia e le misure di distanziamento so-ciale oltre che la diffusione dello smart workinghanno dimostrato che c’è bisogno di più capa-cità di connessione; i sistemi di digitalizzazionepossono rappresentare un’importante occasionedi innovazione del sistema delle Pubbliche Am-ministrazioni. La digitalizzazione è una sfida cheva affrontata in maniera ambiziosa e governatae che comporta la soluzione di una serie di pro-blematiche delicate legate al bisogno di nuove

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competenze e formazione, alla privacy, alla ge-stione e proprietà dei Big data, alle nuove disu-guaglianze o agli effetti sul mercato del lavoro esui diritti del/sul lavoro. Va in particolare aggior-nato il patrimonio di tutele del lavoro svolto inmodalità agile e da remoto, relativamente al ri-spetto degli orari, le flessibilità, il diritto alla di-sconnessione e il controllo a distanza, addiritturapresso il proprio domicilio. A tal fine va postoanche il tema dell’evoluzione del lavoro e dellesue forme organizzative in presenza delle nuovetecnologie che, se non governate attraverso unacontrattazione più forte, rischiano al contrario diallontanare la prospettiva della riduzione deitempi di lavoro in favore di quelli di vita. La digi-talizzazione sta garantendo in questa fase l’eser-cizio di molte funzioni del paese, che attengonosia alle imprese che alle amministrazioni pub-bliche. Sono necessarie soprattutto in questoambito politiche che sostengano sia l’offerta chela domanda – dei cittadini delle imprese e dellapubblica amministrazione – e che richiede unagrande capacità di progettazione di reingegne-rizzazione di tutti i processi produttivi e di servizi.Ciò richiede alte competenze interdisciplinari einvestimenti in ricerca, sviluppo, trasferimentotecnologico, forte infrastrutturazione di rete. Ladigitalizzazione sta garantendo in questa fasel’esercizio di molte funzioni del paese, che at-tengono sia alle imprese che alle amministra-zioni pubbliche.Intendiamo segnalare con forza che è necessarioaffrontare il tema della sicurezza informaticasia per lo sviluppo di eventuali tecnologie di trac-ciamento, sia per la gestione dei dati sanitari, siaper la migrazione su piattaforme di buona partedella funzionalità della Pubblica amministra-zione. È del tutto evidente che oggi il tema dellacybersecurity diviene ancora più fondamentalesia per il sistema pubblico che per quello privato.Per questo vanno considerati i sistemi informaticidelle pubbliche amministrazioni tra i servizi e

attività non esternalizzabili a tutela del patrimo-nio di dati sensibili e che riguardano la generalitàdi cittadini, associazioni e imprese. Accelerare ilprocesso di nazionalizzazione di Alitalia già pre-visto con il decreto legge del 17/3/2020 n. 18.Bisogna riordinare il sistema degli incentivi at-traverso una loro qualificazione e una migliorefocalizzazione sugli investimenti strategici legan-doli e condizionandoli alla riconversione e allacreazione di lavoro. Si può guidare un nuovo pro-cesso di industrializzazione per convertire partedell’import delle filiere strategiche in produzionicon un ruolo forte di indirizzo e governo delloStato. Aumentare le risorse per la ricerca sia dibase che applicata, con particolare riferimentoal trasferimento delle tecnologie, e ai settori diprospettiva: la farmaceutica che deve diventareun asset strategico, digitale, energie rinnovabili,sanità ecc.Nel quadro delle misure finalizzate a dare liqui-dità alle imprese è necessario che i prestiti congaranzia dello Stato nei confronti del sistemabancario abbiano le condizionalità necessarie(no delocalizzazioni, mantenimento livelli occu-pazionali e investimenti per le aziende in parti-colare per le medio grandi) per indirizzare le ri-sorse oltre al mantenimento dei controllinecessari ad evitare che il flusso di risorse nonsia drenato dal circuito dell’economia illegale. Sitratta sostanzialmente di un immenso paraca-dute senza vere misure selettive e di indirizzo:per questo richiamiamo alla responsabilità an-che il sistema delle imprese perché oltre levapubblica si uniscano gli investimenti privati ne-cessari ad affrontare l’emergenza economica.

MODELLO DI SVILUPPO E RUOLO DELLO STATO

Lo Stato deve tornare ad occuparsi in manieradiretta e con nuovi strumenti regolatori del mer-

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cato ed è quindi necessaria una fase di rinnovatoprotagonismo. Il sistema pubblico dovrà essere,nelle funzioni strategiche del paese, il perno at-torno a cui si rafforza il posizionamento compe-titivo. Le nuove politiche industriali e di sviluppodovranno ripartire dai bisogni sociali, dai cam-biamenti climatici e riconversione ecologica edalla digitalizzazione, attraverso un ruolo cen-trale della ricerca e della conoscenza.Per questo occorre rendere immediatamenteoperativo il Piano Verde contenuto in legge dibilancio 2020 e rafforzarlo attraverso investi-menti in efficienza energetica, reti elettriche in-telligenti, rinnovabili, rigenerazione e misure perla Giusta transizione. Rendere operativo il nuovoPiano energia e clima approvato dall’UE. Perdare immediato slancio alla ripartenza all’interafiliera industriale è necessario rendere strutturaleper 10 anni consecutivi il bonus sull’efficienzaenergetica detraibile aumentandolo al 90% eprevedendo lo sconto in fattura per tutti gli in-terventi. Occorre in quest’ottica rivedere inte-gralmente il catalogo dei sussidi e procedere aduna revisione e selezione delle tax expendituresfinalizzandole e condizionandole all’occupa-zione e agli investimenti.La ridefinizione del ruolo pubblico nell’econo-mia impone di intervenire con un grande dise-gno riformatore sull’insieme dei sistemi di go-vernance, a cominciare dalle competenzeat tribuite al Ministero dello Sviluppo e dallenuove interrelazioni da creare con gli altri mini-steri in tema di tutela del lavoro, di sua riqualifi-cazione, di innovazione dei processi e dei pro-dotti, di consolidamento delle filiere produttive,di rafforzamento delle reti infrastrutturali e deiservizi, di efficientamento di rilancio ed efficien-tamento delle Pubbliche Amministrazioni e delsistema giudiziario.Inoltre, va fatto un bilancio dell’efficacia di tuttigli strumenti disponibili in tema di politiche disviluppo (dal sistema delle incentivazioni agli

strumenti territoriali, quali ZES e Aree di crisi –complessa e non; dai Contratti istituzionali disviluppo ad Industria 4.0) al fine di aggiornare imezzi ai nuovi fini del rilancio e della riqualifi-cazione dello sviluppo. Nell’immediato, si ritienenecessario il rafforzamento dell’unità di crisi alMISE per essere funzionali al massimo per leprevedibili criticità post pandemia.In questo contesto, e con queste finalità, si col-loca la proposta di creazione di una Agenziaper lo sviluppo, una struttura dedicata a coniu-gare gli obiettivi di policy pubblica indicati conl’efficace intervento finalizzato a concretizzarlinell’insieme del paese. Oggi più che mai serveal paese un nuovo strumento pubblico di go-verno delle politiche di sviluppo industriale, at-traverso la creazione di un’Agenzia per lo Svi-luppo industriale dove le scelte strategiche dellapolitica possano trovare un luogo operativo digoverno, implementazione e coordinamento etradursi in un vero e proprio programma nazio-nale di sviluppo. Un istituto capace di definirela specializzazione industriale del paese, coor-dinare ed orientare, nella loro differenza funzio-nale, l’azione dei diversi attori e strumenti delsistema e di coinvolgere anche i grandi attorieconomici cercando di incentivarne scelte coe-renti con gli obbiettivi del programma. È fon-damentale che questo soggetto sia dotato diun mandato di lungo periodo, con obiettivichiari e un’adeguata «indipendenza» dalla poli-tica, intesa principalmente come ampio mar-gine di autonomia rispetto ai cicli elettorali eagli interessi contingenti della politica nazionalee regionale. Naturalmente un’agenzia di questotipo risponde ad una esigenza nazionale, madovrebbe essere dotata di strumenti specificideclinati per il Mezzogiorno, primo fra tutti lagestione di una quota rilevante del Fondo Svi-luppo e Coesione da destinare agli interventiper l’attuazione del programma.

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DI SVILUPPOLE PROPOSTE DELLA CGIL

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EUROPA E AIUTI DI STATO

Il primo strumento di sostegno ai paesi colpitidalla crisi sanitaria ed economica è una revisionecomplessiva delle politiche europee: una crisiche ha queste proporzioni e che colpisce do-manda ed offerta non la si affronta con strumentivecchi e inadeguati o rieditando le politiche diausterity. Occorre mettere in campo con rapiditàmisure, a partire dagli eurobond, efficaci a de-terminare una risposta unitaria e continentale.Inoltre occorre prevedere misure di uniformitàfiscale, interventi europei di politica industrialee di rafforzamento dei sistemi di welfare e dellaricerca. Riteniamo utile rafforzare il sistema giu-ridico di difesa dei grandi players industriali cheoperano nei settori strategici attraverso goldenpower, anche avendo riferimento le imprese chericorrono al mercato azionario. È necessario la-vorare, in Italia e in Europa, ad un nuovo modellonormativo per salvaguardare le grandi impreseed allargarne il perimetro di salvaguardia, in-sieme ad una riforma del sistema degli aiuti diStato. Ciò è tanto più necessario nella fase ditransizione ecologica dell’economia, quando siimpongono scelte strategiche di politica indu-striale orientate alla sostenibilità ambientale ealla riconversione energetica verso le fonti rin-novabili.L’Europa è intervenuta con aiuti di Stato a soste-gno dell’economia nell’attuale emergenza Covid19 prevedendo un’iniezione di liquidità agli Statimembri, con in più un temporaneo allenta-mento delle regole comunitarie sugli aiuti diStato. Per l’Italia si tratta di risorse (pari a duemiliardi e 318 milioni di euro) disponibili in tempimolto brevi, senza attingere alle casse nazionali.Oltre a ciò si sommano gli otto miliardi e 945milioni di euro di dotazione dei fondi strutturalie di investimento europei per il ciclo 2014-2020che l’Italia non ha ancora utilizzato, che dovrannoessere impegnati e finalizzati per sostenere la

sanità, lo sviluppo e il mercato del lavoro. La CGILconsidera questa misura positiva e utile per con-trastare e lenire la grave crisi che si è innestatama non sufficiente. Occorre ricordare che è pos-sibile per tutti gli Stat elaborare ulteriori misuredi sostegno che riteniamo in questa fase di crisiopportune per far ripartire il paese, senza il coin-volgimento della Commissione su: ambiente,coesione (Mezzogiorno, Aree Interne), piccole emedie imprese, ricerca e trasferimento tecnolo-gico ecc.I contenuti del Piano Sud 2030, presentato afebbraio dal Ministro per il Sud e la coesione ter-ritoriale dovranno essere ridiscussi e aggiornatialla luce dell’emergenza epidemiologica. Tutta-via, il Piano contiene alcune indicazioni di sce-nario che rimangono valide soprattutto perquanto riguarda il nuovo ciclo dei Fondi UE 2021-2027.La CGIL, considerando essenziale la funzionedelle agenzie bancarie in questa fase, proponeuna verifica sul sistema finanziario e creditizioe assicurativo che in particolare nel Mezzo-giorno si potrebbe rivelare inadeguato alla ge-stione di questo complesso processo. La CGILricorda che a oggi la Banca per il Mezzogiornonon è stata realizzata e il sistema bancario èmolto fragile e solo una minima parte della rac-colta del risparmio viene investita al Sud. LaCGIL afferma la necessità che lo Stato centralerealizzi un sistema di monitoraggio e informa-zione per evitare storture e squilibri, a partireda quelli territoriali.

Sono questi i temi su cui intendiamo confron-tarci con i nostri interlocutori e con CISL e UIL,con le rappresentanze datoriali e con tutti i sog-getti sociali, convinti come siamo che solo ungrande sforzo congiunto di tutte le forze fon-damentali di questa società si potrà inaugurareuna nuova stagione di libertà e di diritti.

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