Dalla vecchia Reggio al mondo nuovo

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Amleto Ragazzi DALLA VECCHIA REGGIO AL MONDO NUOVO STATI DI LUOGO DIABASIS 18,00 A cura di Alberto Ferraboschi e Olga Ragazzi AMLETO RAGAZZI STATI DI LUOGO DIABASIS Amleto Ragazzi ha sempre vissuto con il culto per la sua Reggio Emilia. Nato fra i disagi economici del suo tempo, ha dovuto lottare, fin dall’infanzia, per aiutare la sua famiglia a sopravvivere, e durante tutta la sua esistenza ha poi contribuito con passione alla lotta per il raggiungimento di dignitose condizioni di vita dei suoi concittadini, soprattutto di quelli più pove- ri. Animato da spirito altruistico, ha dedicato tutta la sua vita agli altri, prodigandosi in una intensa e con- tinua attività sindacale, cooperativistica e politica. Questa forte sensibilità sociale ed etica lo ha portato a ricerche analitiche rigorose sulle condizioni di vita dei reggiani. Il lavoro che qui si propone è dunque una oggettiva, rigorosa e critica esposizione di dati e di fatti e disegna, con umana partecipazione, un qua- dro sociale ed economico di Reggio di fine Ottocento ai limiti della sopravvivenza. Nella seconda parte viene esaminata invece la situa- zione politica della città con significativi riferimenti anche alla politica nazionale. Amleto Ragazzi era un socialista che credeva nella lotta per affermare il diritto dei lavoratori a una vita dignitosa, al lavoro sicuro e onestamente retribu- ito e alla libertà. Il suo impegno concreto, appas- sionato e costante si volse soprattutto alle Società di Mutuo Soccorso, alla Cooperazione e anche alla collaborazione assidua con il quotidiano dei socia- listi «La Giustizia». (o.r.) Amleto Ragazzi (Reggio Emilia 1886-1972) iniziò a lavorare bambino come garzone presso diversi artigiani finché divenne, a quattordici anni, pittore, decoratore, stuccatore. Fu in quel periodo che diventò attivista del partito socialista, propagandista della Camera del Lavoro, sostenitore del movimento cooperativo, fautore e promotore delle Società di Mutuo Soccorso, assumendo in tutti i settori varie cariche importanti. Allo scoppio della prima guerra mondiale fu tra i milioni di uomini coscritti. Al ritorno dalla guerra riprese la sua attività di pittore dedicandosi anche a un’intensa vita politica e collaborando con riviste e giornali fra cui «La Giustizia» dell’amico Camillo Prampolini. Nei vent’anni del regime fascista fu un sorvegliato spe- ciale. Aderì alla Resistenza. Nel secondo dopoguerra ri- coprì diversi incarichi fra cui la presidenza della colonia «Luigi Roversi», della Croce Verde, del Consorzio Coo- perative Ferrovie Reggiane e fu assessore e consigliere comunale nel capoluogo. DALLA VECCHIA REGGIO AL MONDO NUOVO ECONOMIA, SOCIETÀ E PRIMO SOCIALISMO A REGGIO EMILIA 1886-1901 REGGIO EMILIA COP_AmletoOK11mm.indd 1 COP_AmletoOK11mm.indd 1 30-03-2010 17:52:35 30-03-2010 17:52:35

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Amleto Ragazzi, un socialista che credeva nella lotta per affermare il diritto dei lavoratori a una vita dignitosa, al lavoro sicuro e onestamente retribuito e alla libertà, dedicò il suo impegno concreto, appassionato e costante soprattutto alle Società di Mutuo Soccorso, alla Cooperazione e anche alla collaborazione assidua con il quotidiano dei socialisti «La Giustizia». Questa forte sensibilità sociale ed etica lo portò a ricerche analitiche rigorose sulle condizioni di vita dei reggiani. Il libro propone una oggettiva, rigorosa e critica esposizione di dati e di fatti, una sorta di fotografia di Reggio Emilia, un quadro sociale ed economico di Reggio di fine Ottocento.

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€ 18,00

A cura diAlberto Ferraboschi e Olga Ragazzi

AMLETO RAGAZZI

STATI DI LUOGO DIABASIS

Amleto Ragazzi ha sempre vissuto con il culto per la sua Reggio Emilia. Nato fra i disagi economici del suo tempo, ha dovuto lottare, fi n dall’infanzia, per aiutare la sua famiglia a sopravvivere, e durante tutta la sua esistenza ha poi contribuito con passione alla lotta per il raggiungimento di dignitose condizioni di vita dei suoi concittadini, soprattutto di quelli più pove-ri. Animato da spirito altruistico, ha dedicato tutta la sua vita agli altri, prodigandosi in una intensa e con-tinua attività sindacale, cooperativistica e politica. Questa forte sensibilità sociale ed etica lo ha portato a ricerche analitiche rigorose sulle condizioni di vita dei reggiani. Il lavoro che qui si propone è dunque una oggettiva, rigorosa e critica esposizione di dati e di fatti e disegna, con umana partecipazione, un qua-dro sociale ed economico di Reggio di fi ne Ottocento ai limiti della sopravvivenza.Nella seconda parte viene esaminata invece la situa-zione politica della città con signifi cativi riferimenti anche alla politica nazionale.Amleto Ragazzi era un socialista che credeva nella lotta per affermare il diritto dei lavoratori a una vita dignitosa, al lavoro sicuro e onestamente retribu-ito e alla libertà. Il suo impegno concreto, appas-sionato e costante si volse soprattutto alle Società di Mutuo Soccorso, alla Cooperazione e anche alla collaborazione assidua con il quotidiano dei socia-listi «La Giustizia». (o.r.)

Amleto Ragazzi (Reggio Emilia 1886-1972) iniziò a lavorare bambino come garzone presso diversi artigiani fi nché divenne, a quattordici anni, pittore, decoratore, stuccatore. Fu in quel periodo che diventò attivista del partito socialista, propagandista della Camera del Lavoro, sostenitore del movimento cooperativo, fautore e promotore delle Società di Mutuo Soccorso, assumendo in tutti i settori varie cariche importanti. Allo scoppio della prima guerra mondiale fu tra i milioni di uomini coscritti. Al ritorno dalla guerra riprese la sua attività di pittore dedicandosi anche a un’intensa vita politica e collaborando con riviste e giornali fra cui «La Giustizia» dell’amico Camillo Prampolini. Nei vent’anni del regime fascista fu un sorvegliato spe-ciale. Aderì alla Resistenza. Nel secondo dopoguerra ri-coprì diversi incarichi fra cui la presidenza della colonia «Luigi Roversi», della Croce Verde, del Consorzio Coo-perative Ferrovie Reggiane e fu assessore e consigliere comunale nel capoluogo.

DALLA VECCHIA REGGIOAL MONDO NUOVO

ECONOMIA, SOCIETÀ E PRIMO SOCIALISMOA REGGIO EMILIA 1886-1901

REGGIO EMILIA

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Le note sono a cura di Alberto Ferraboschi e Olga Ragazzi. Le immagini sono tratte dalla fototeca della Biblioteca “Antonio Panizzi” di Reggio Emilia, che si ringrazia per l’autorizzazione alla pub-blicazione. Le immagini di Amleto Ragazzi provengono dall’Archivio di Olga Ragazzi. Si ringrazia Marco Marzi per la collaborazione all’editing del volume.

Coordinamento editorialeGiuliana Manfredi

EditingGlauco Bertani

RedazioneSara Vighi

Progetto grafi co, impaginazione e copertinaPietro Mussini

In copertinaAmleto Ragazzi, Mercuri, Magni e Arturo Bellelli in una fotografi a degli anni Venti

ISBN 978-88-8103-683-7

© 2010 Edizioni Diabasisvia Emilia S. Stefano 54 I-42100 Reggio Emilia Italia

telefono 0039.0522.432727 fax 0039.0522.434047www.diabasis.it [email protected]

Il volume è realizzato in collaborazione con

Circoscrizione Sud

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Dalla vecchia Reggio al mondo nuovoEconomia, società e primo socialismo a Reggio Emilia

1886-1901

A cura di Alberto Ferraboschi e Olga Ragazzi

STATI DI LUOGO DIABASIS

Amleto Ragazzi

REGGIO EMILIA

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Amleto Ragazzi nel 1922.

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Amleto RagazziDalla vecchia Reggio al mondo nuovoEconomia, società e primo socialismo a Reggio Emilia1886-1901

Il «sì» della Circoscrizione, Giordano Biancolini, Elvira Lusenti, Gianni PratiPrefazione, Natalia MaramottiPresentazione, Olga Ragazzi Introduzione, Alberto Ferraboschi

Premessa, Amleto Ragazzi

Prima parte ATTIVITÀ COMMERCIALI, INDUSTRIALI, ARTIGIANE NELLA VECCHIA REGGIO E NEL SUO SUBURBIO. 1886-1901

Cenni demografi ciAttività industriali e commerciali in sede alimentare

Cereali e legumi Macinazione cereali Pastifi ci, panifi ci e forni, pasticcerie e simili Macellazione di carne bovina Lavorazione delle carni suine Allevamenti e commercio di ovini e animali da cortile Prodotti caseari e olio Ortaggi e frutta PesceVinoDrogherie e bottegai

Attività di ristorazione e alloggioCaffè Alberghi, locande, trattorie, friggitorie, osterie

Condizioni di vita operaia. 1886-1901 Categorie operaie soggette a disoccupazione stagionale Prospetto del costo della vita (anni 1886 e 1901) Valore calorico di una razione alimentare Costo medio giornaliero alimentare per alcune categorie di operai

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Mercati, piazze e vie adiacenti Attività industriale, commerciale e artigiana nei pressi del mercato della verduraMercato della legna Piazze e mercati Mercato bestiame bovino (foro boario) Mercato suini, equini, bozzoli

Industrie agricole e piccole aziende industriali e artigiane Industria agricola Aziende industriali Industria edile, fabbrica laterizi e mattonelleIndustria di acqua gassataAziende artigiane

Esercizi commerciali Traffi co e mezzi di trasporto Offi cina gas, servizio illuminazione cittadina Acquedotto «Ulderico Levi» Scuole

Scuole elementari e asilo Scuola di disegno Scuole musicali

Opere di caritàRicovero di mendicità Opera pia della carità Istituto ArtigianelliOrfanotrofi o maschile Istituto regionale «Garibaldi» per ciechi

Luoghi di culto in città e suburbio Chiese cattoliche Cimiteri cattolici Culto ebraico Culto protestante

Pulizia urbana e spazzini Pompieri Norme di igiene e polizia mortuaria Norme di igiene Polizia mortuaria

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Viabilità, edilizia, abitazioni Viabilità Edilizia Abitazioni

L’abitato Ville signorili Palazzi Palazzotti Case signoriliCasette, casupole, topaie

Il suburbio Reggio Emilia e i suoi giornali

Seconda parte DALL’ALBA DEL SOCIALISMO ALLA NASCITA DELLA CAMERA DEL LAVORO. 1886-1901

Cooperazione di lavoro Le società di mutuo soccorso Ospedale Santa Maria Nuova Uno sciopero signifi cativo Periodo elettorale Restrizioni della libertà, leggi restrittive e leggi eccezionali Statuto della Camera del Lavoro Conclusioni Note

AppendicePercorsi di ricerca, a cura di Alberto Ferraboschi

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Amleto Ragazzi: onestà, altruismo, lavoroQuando devo parlare di mio nonno (1886-1972), le prime parole che mi vengo-no in mente sono: onestà, altruismo e lavoro.

La sua attività lavorativa, cominciata all’età di sei anni, lo vide garzone pres-so diversi artigiani fi nché, a quattordici anni, divenne apprendista imbianchino (attività che poi ha perfezionato diventando di professione pittore, decoratore, stuccatore, prima come dipendente poi come artigiano in proprio. Attività che continuerà a svolgere fi nché non gli sarà impedita da un infortunio sul lavoro).

Fu in quel periodo che cominciò ad ascoltare con attenzione e ad assimilare come problema sociale i discorsi di disagio economico ed esistenziale dei suoi colleghi di lavoro, che rispecchiavano la sua stessa situazione familiare.

Questa nuova consapevolezza lo avviò verso quella intensa attività sociale e politica che lo guidò poi per tutta la vita. Gli sembrarono validi il pensiero socia-lista, quello sindacale e quello socioassistenziale. Per questi ideali diventò attivista del partito socialista, propagandista della Camera del Lavoro, sostenitore del movi-mento cooperativo, fautore e promotore delle società di mutuo soccorso, alle quali dedicò molto impegno, assumendo in tutti i settori varie cariche importanti.

L’impegno prima del fascismoDal 1912 divenne volontario della p.a. Croce verde, poi presidente della Società di mutuo soccorso fra i volontari della Croce verde di Reggio Emilia, stilandone il primo statuto1.

• Per la Circoscrizione provinciale di Reggio, Parma e Modena, fu vicepresi-dente del comitato direttivo della Cassa nazionale per le assicurazioni sociali.

• Segretario della «Federazione provinciale Società di Mutuo Soccorso» e delle «Casse di Previdenza e della Mutua Assistenza Sanitaria».

• Membro della Federazione nazionale della mutualità e della previdenza, organismo aderente alla Confederazione generale del lavoro.

• Promotore e segretario della Mutua assistenza sanitaria aderente alla Fede-razione mutue e casse di previdenza.

PresentazioneOlga Ragazzi

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• Amministratore delle seguenti Casse di previdenza e resistenza aderenti alla Camera del Lavoro: Magazzino sociale addetti ai lavori; Ozola; Sindacato operai chimici; Sindacato calzettaie; Arte bianca; Spazzettaie; Edili.

• Membro esecutivo della Camera del Lavoro.• Segretario del Sindacato provinciale pittori e affi ni e della Federazione

provinciale edile.• Direttore dell’uffi cio di collocamento.• Gerente della Cooperativa diffusione stampa socialista.• Segretario del circolo educativo «E. De Amicis».• Assessore comunale.

La vita personalePer quanto riguarda la sua vita personale, si può dire che le continue diffi coltà eco-nomiche lo maturarono precocemente e lo resero indipendente. Anche se saltua-riamente, riuscì a frequentare la scuola elementare poi, conscio dell’importanza dell’istruzione in un periodo in cui la maggior parte della popolazione era analfabe-ta, frequentò alcuni corsi serali di disegno e contabilità, che gli sarebbero serviti per la sua attività di pittore e di amministratore.

Si sposò all’età di diciott’anni ed ebbe quattro fi gli, due dei quali morti a pochi mesi per miseria e carenze alimentari. In seguito a questi due tragici avvenimenti, maturò lo spirito per lottare in campo assistenziale e del mutuo soccorso.

Durante la guerra del 1915-18, fu costretto al servizio militare. A questo pro-posito, credo che mio nonno sia stato fra i primi obiettori di coscienza nella realtà del suo tempo. Infatti, ci teneva a fare sapere di non avere mai ucciso o sparato a nessuno. Affermava che il cosiddetto nemico – lui non lo conosceva – non gli aveva mai fatto niente di male, perciò non capiva perché avrebbe dovuto sparar-gli per ucciderlo. La guerra non l’aveva voluta, lui che era un autentico pacifi sta. Suggeriva che in guerra avrebbero dovuto andarci coloro che l’avevano dichiarata e voluta. Al ritorno dalla guerra riprese la sua attività di pittore dedicandosi anche a una intensa vita politica.

Fra i suoi amici c’erano Camillo Prampolini, Nino Prandi, Luigi Roversi, Arturo Bellelli, Manlio Bonaccioli, col quale scrisse un libro sulla cooperazione reggiana, e tante altre personalità.

Si dedicò anche ad altre pubblicazioni, in particolare sui problemi della mutua-lità, cooperazione, uffi cio di collocamento; fu collaboratore di riviste e giornali fra cui «La Giustizia» di Camillo Prampolini.

Con l’avvento del fascismo, l’attività politica di Amleto fu fortemente con-trastata. Il suo deciso rifi uto a iscriversi al partito fascista (rifi uto caparbiamente sostenuto per tutto il ventennio) aveva messo in serio pericolo la sua vita e quella della sua famiglia. Era costantemente controllato e perseguitato, costretto sovente a

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nascondersi per evitare pestaggi, rappresaglie e anche il carcere. Per farlo uscire allo scoperto, una volta, al suo posto i fascisti arrestarono suo fi glio diciassettenne.

Distrussero anche l’orto della madre fi orista, in via Porta Brennone, presso il quale, insieme a Prampolini, si incontrava con altri compagni per le loro riunioni clandestine.

Il lavoro gli era impedito, considerato che era vietato fare lavorare chi non era iscritto al fascismo. Per questo la situazione economica della sua famiglia subì un grosso tracollo che la riportò a uno stato di povertà che riteneva ormai in parte superato.

Per la sopravvivenza della sua famiglia si vide costretto a rallentare i suoi movi-menti, a rinunciare ai comizi che teneva in provincia, ad agire con cautela nelle ini-ziative di protesta e sollecitazione. Durante la seconda guerra mondiale, fece parte degli organismi del CLN che operava clandestinamente.

Il secondo dopoguerraFinalmente, dopo la Liberazione, poté riprendere apertamente l’attività politica che aveva dovuto soffocare e perseguire di nascosto per tanto tempo.

Da questo momento, i suoi incarichi si succedettero e intersecarono in varie direzioni:

• Vicepresidente e poi presidente della o.p. «Luigi Roversi» (colonia climatica per bambini)2.

• Dal 1946, in tempi successivi fi no al 1972, fu consigliere, vicepresidente, presidente, presidente onorario della p.a. Croce verde.

• Assessore e consigliere comunale.• Reggente della direzione dell’INAM di Reggio Emilia.• Presidente del Consorzio cooperative ferrovie reggiane e poi della Cassa

soccorso dello stesso.• Vicepresidente della cooperativa unifi cata «A. Strozzi» di Rivalta.Nonostante la sua intensa lotta rivolta al benessere dei lavoratori e alla loro

copertura assistenziale e previdenziale, non percepì mai alcuna pensione di vecchiaia.

La sua vita e la sua attività furono sempre ispirate dal pensiero dettato dai primi socialisti della storia, dispiacendosi per quelle ideologie che se ne allontanavano in cerca di variazioni o ammodernamenti più o meno attinenti al modello iniziale. Per lui, il socialismo era proteggere i poveri, senza nulla chiedere in cambio.

La «sua» Reggio EmiliaAmleto Ragazzi ha sempre vissuto con il culto per la sua Reggio Emilia. Nato fra i disagi economici del suo tempo, dovette lottare, fi n dall’infanzia, per aiutare la sua famiglia a sopravvivere, e durante tutta la sua esistenza contribuì poi con

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passione alla lotta per il raggiungimento di dignitose condizioni di vita dei suoi concittadini, soprattutto di quelli più poveri.

Animato da spirito altruistico, non solo vedeva e capiva i disagi dei poveri, ma volle costantemente tentare di porvi rimedio; dedicò così tutta la sua vita agli altri, prodigandosi in un’intensa e continua attività sindacale, cooperativistica e politica. Questa forte sensibilità sociale ed etica lo portò a ricerche analitiche rigorose sulle condizioni di vita dei reggiani, primo fra tutti l’aspetto economico: i prezzi dei beni di consumo, i salari inadeguati dei lavoratori, il confronto dei redditi delle diverse categorie sociali.

Il lavoro che qui si propone non è dunque una patetica rassegna delle condi-zioni di indigenza dei lavoratori e dei derelitti, ma una oggettiva, rigorosa e critica esposizione di dati e di fatti, che non si risolve però in fredde note statistiche di dati e numeri: soprattutto la prima parte disegna con umana partecipazione un quadro sociale ed economico di Reggio ai limiti della sopravvivenza.

Nella seconda parte viene esaminata la situazione politica della città con signi-fi cativi riferimenti anche alla politica nazionale.

Amleto Ragazzi era un socialista che credeva intensamente in quel socialismo il cui primario ideale era la tutela dei lavoratori, credeva nella lotta per affermare il loro diritto a una vita dignitosa, al lavoro sicuro e onestamente retribuito, e alla libertà, che navigava in quel periodo in acque assai precarie.

Il suo impegno concreto, appassionato e costante si volse soprattutto alle società di mutuo soccorso, alla cooperazione e anche alla collaborazione assidua con il quotidiano dei socialisti «La Giustizia».

Come nipote ne sono orgogliosa, come cittadina reggiana lo ringrazio di tanta dedizione alla sua e alla mia città.

Note1. L’impegno alla Croce verde lo appassionò sempre molto. Fino dall’idea iniziale, nel 1912, dell’al-

lora sindaco Luigi Roversi, si interessò al problema di questo importante servizio e, nel 1914, quando il sodalizio fu costituito e uffi cialmente presentato alla popolazione, entrò a fare parte dei militi volontari. In linea con il suo pensiero, il 21 luglio 1917, collaborò per costituire la Società di mutuo soccorso tra militi volontari della Croce verde, diventandone presidente e predisponendo il primo statuto mutuali-stico della categoria.

2. Alla colonia «Luigi Roversi» dedicò molto del suo impegno, al fi ne di creare una struttura moder-na e accogliente, sia pure temporanea, per bambini bisognosi di un periodo di benessere, per alleviare le diffi coltà economiche del dopoguerra. Anche l’aspetto ricreativo dei bambini era per lui molto impor-tante. Nel piccolo teatro della colonia i bambini recitavano commedie e operette che lui stesso adattava per loro. In seguito cominciò a scrivere lui stesso commedie e operette che il maestro di musica Alfredo Mamoli musicava.

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Prima parte

ATTIVITÀ COMMERCIALI, INDUSTRIALI, ARTIGIANENELLA VECCHIA REGGIO E NEL SUO SUBURBIO

1886-1901

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Cereali e legumi I centri di contrattazione dei cereali erano, di consuetudine, in Via Farini e nella Piazzetta della Frumentaria.

In tale piazzetta esisteva un’apposita costruzione, ampia e servita da un co-modo piano caricatore e da un vasto locale, utile come deposito dei cereali e dei legumi.

I contratti più importanti si concludevano nel Caffè della Borsa, sito in Via Farini. Era il recapito di non pochi mediatori qualifi cati.

Da segnalare i fratelli Berti, i fratelli Baracchi, Salvatore Landini. L’ingerenza dei mediatori rappresentava un inutile balzello, una specie di tri-

buto o pedaggio sul costo dei cereali e specialmente del frumento e frumentone. Funzionava anche un grande magazzino di granaglie in Via Due Gobbi ge-

stito da un certo signor Levi. L’attività di quel magazzino era notevolissima, lo si notava per il continuo

movimento di carico e scarico. I prezzi medi praticati al minuto erano i seguenti:

Legumi prezzo al kg.

Genere Anno Prezzo in lire Anno Prezzo in lirefagioli 1886 0,20 1901 0,24ceci 1886 0,25 1901 0,26fave 1886 0,21 1901 0,20

Cereali prezzo al q.

Genere Anno Prezzo in lire Anno Prezzo in lirefrumento 1886 22,59 1901 26,06farina di frumento 1886 26,79 1901 29,51frumentone 1886 16,30 1901 15,39farina di frumentone 1886 20,92 1901 20,03riso 1886 39,00 1901 42,50

Attività industriali e commerciali in sede alimentare

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Macinazione cereali 1

Mulino Nave Mancasale: Forti; mulino Santa Caterina (Santo Stefano); mulino della Rosta: Morini.

La macinazione dei cereali avveniva non troppo regolarmente. Tale industria non era abbastanza sviluppata. I mulini privati erano azionati

da forza idrica e a palmenti2 ed erano situati nel suburbio.Si ricordano i mulini della Rosta, di San Claudio, della Veza, il mulino di Forti

e un mulino fuori porta Santo Stefano, ecc. Comunque si difendevano alla meno peggio anche perché fornivano il mezzo di trasporto dei cereali.

Oltre che dell’industria molitoria, si occupavano dell’estrazione dell’olio di vinaccioli3 e della lavorazione dei pannelli e delle formelle da ardere4 (mulino Morini, Via Santa Liberata).

Il mulino della Veza (1920).

Costo farina al mulino al q.

Genere Anno Prezzo in lire Anno Prezzo in lirefarina frumento di 1a qualità 1886 26,79 1901 29,51farina frumento di 2a qualità 1886 20,20 1901 20,03

Costo del riso al q.

Qualità Anno Prezzo in lire Anno Prezzo in liredi 1a qualità 1886 43,00 1901 49,21di 2a qualità 1886 39,00 1901 42,50

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Il mulino della Rosta (1960).

Pastifi ci, panifi ci e forni, pasticcerie e similiLe fabbriche di pasta alimentare erano poche, ma abbastanza ben attrezzate e molto apprezzate. La più quotata era il pastifi cio Marconi, fondato nel 1887 e già in grado di produrre pasta raffi nata e altri tipi ben qualifi cati. La fabbrica aveva sede in Via del Torrazzo nei pressi di Via Ponte Besolario.

Il pastifi cio Marconi vendeva anche una piccola ciambella a base di farina di frumento molto leggera e quindi di buona digestione. Ne vendeva in quantità assai notevole.

Costava da cinque a dieci centesimi, secondo grossezza. Altro pastifi cio in via di sviluppo era sito in Piazza del Mercato Ortofrutticolo5, ed era gestito da Corradini.

Non è escluso che esistessero altri piccoli pastifi ci, ma di poca rinomanza.

Prezzi medi pasta al kg.

Anno Prezzo in lire1886 0,341901 0,40

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Panifi ci e forniI panifi ci non erano molti e i forni in numero suffi ciente al bisogno. Era costume molto diffuso, specialmente alla periferia della città, di panifi care in casa. Ci si serviva del fornaio solo per la cottura. Serviva bene la farina acquistata a tempo debito, anche per garantirsi della sua genuinità. Premeva molto anche la giusta lievitazione. Il pane, specialmente per la povera gente, era la base dell’alimenta-zione. Anche i proprietari di poderi, residenti in città o nel suburbio, si avvalevano per la fornitura del pane dei loro contadini, magari a giorni alternati, per le stesse considerazioni. Dopo tutto, il pane ben confezionato si mangiava bene anche un giorno o due dopo la cottura. Si mangia male quando è troppo acquoso, mal lievitato ecc. I panifi ci esistenti e quotati, oltre al pane, vendevano anche pasta, riso e simili ed erano i seguenti: Coscelli in Via del Torrazzo, angolo Via Toschi; Ficarelli (detto «Bugìn») in Piazza San Prospero; panifi cio San Carlo in Via San Carlo; panifi cio del Torrazzo in Via Ponte Besolario; L’Assenzia in Via Toschi, angolo Via Fontanelli; Forno della Vite, in Via della Vite; Forno di Via Berti. Altri ottimi panifi ci esistevano in Via Santa Croce, San Pietro e Santo Stefano, dei quali non mi sono noti i nomi. I forni, come detto, erano parecchi. Uno in ogni piccola frazione. Poca vendita di pane, ma un discreto lavoro per cottura di pane e altro.

Cito le località periferiche: Porta Castello (Domenico Manzini); San Pellegri-no; Mancasale (Follo); Ospizio; Buco del Signore; Roncina; Delizie, ecc.

Prezzo medio pane di farina di frumento

Anno Prezzo in lire1886 0,341901 0,40

Pasticcerie e similiL’industria dolciaria a Reggio Emilia, in quel tempo, non era molto sviluppata. Esistevano solo due pasticcerie di una certa entità: la pasticceria Nazzani, che aveva sede in Via Emilia San Pietro, nello stabile che fa angolo con Via Vittorio Veneto. Era un ambiente lussuoso frequentato da una clientela di benestanti, quindi i costi erano molto elevati6. La pasticceria Benevelli, situata in Via Blasmatorti, vendeva poco al minuto. Forniva i suoi ottimi prodotti a quasi tutti i caffè, ai venditori am-bulanti della città e ai privati in occasione di matrimoni, feste familiari, ecc. I prezzi erano miti. Da cinque a dieci centesimi per ogni pasta. La ditta fabbricava anche, in notevole quantità, savoiardi buonissimi, una specie di biscotti molto leggeri, a base di farina, uova e zucchero.

Esercitavano l’industria dolciaria nuclei familiari specializzati in ottimi prodotti di facile smercio e minimo costo. Le «chizze», ad esempio, si vendevano in quan-tità considerevole. Erano di tale bontà da essere ben giudicate anche da forestieri.

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La pasticceria Nazzani (1900).

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Erano a base di farina di frumento, burro, zucchero e forse un po’ di formaggio. Costo dieci centesimi. Erano una specialità della famiglia Salamini, con sede in Via dell’Aquila7. Altro buon prodotto dolciario era la ciambella di «Piupéin», un’auten-tica specialità che i vecchi chiamavano bussilàn. Era composta di farina di frumento, zucchero, uova e burro. Si vendeva a peso. I «bastonetti» venduti dalla famiglia Alai trovavano credito facile nelle osterie, perché ottimi inzuppati nel vino. Era-no composti di farina di frumento e un po’ zuccherati. Costo: cinque centesimi l’uno. «Frutti canditi» (mandorle, prugne, fettine di limone, marroni, ecc.) rivestiti di zucchero cotto e fuso. Costo: cinque centesimi. «Polentine» a base di farina di granoturco, zucchero e burro. Ottime. Costo: cinque centesimi. I «croccantini» erano la gioia dei bambini. Erano di forma varia, fabbricati a base di zucchero fuso e colorato. Costo: da uno a due centesimi.

Macellazione di carne bovina Le macellerie di carne bovina erano funzionanti in buon numero e dislocate in modo da servire bene i quattro quartieri della città e dell’immediata periferia. Alcu-ne macellerie situate in centro storico macellavano, a loro dire, unicamente buoi, di modo che la carne era più quotata. Comunque, non vi era una regolare classifi -cazione in categorie da parte degli uffi ci competenti, per cui la preferenza derivava solamente dalle simpatie. La bontà della carne consiste, così parlavano gli esperti, non dal sesso, ma dall’età del bovino, dal suo stato di salute e di nutrizione. Contri-buisce anche la capacità di macellare, dai mezzi di conservazione della carne e dal modo di saperla dividere in pezzi. Serve, dicevano, di ogni pezzo fi ssarne il valore e

Il macello municipale (1900).

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Prezzo medio carne bovina kg.

Anno Prezzo in lire1886 1,301901 1,35

Lavorazione delle carni suineAttività industrialmente quasi nulla. Solo la ditta Arduini, fondata nel 1890, co-minciava ad esercitare una discreta attività a carattere industriale. In parte, la lavorazione delle carni suine insaccate avveniva per conto di alcune salumerie ben quotate, e fra queste si ricordano:

la ditta Bonezzi in Piazza Piccola, Lasagni in Piazza Grande9, Arduini Gio-vanni nei pressi della chiesa di San Prospero, Bondavalli ai Portici di San Pietro. Il fabbisogno della città e suburbio veniva colmato dall’apporto delle lavorazioni di carne suina effettuate da contadini, piccoli bottegai, casanti, giornalieri di campa-gna, i quali allevavano i maiali per utilizzarne il grasso e vendevano la carne rossa da insaccare, o già insaccata, a bottegai, a raccoglitori e stagionatori. La lavora-zione casalinga veniva effettuata da macellai ben qualifi cati e le carni (cotechini, fi orentini, coppe, ecc.) erano molto ricercate anche da privati consumatori.

I prosciutti, di diffi cile stagionatura, venivano ceduti a chi era in grado di effettuarla, magari fuori provincia. Un fabbricato utilizzato per la stagionatura dei salumi, mi sembra fosse quello dove aveva sede la locanda Roma, (fratelli Barani?), situata a Porta San Pietro.

saperne ben suggerire l’impiego in cucina. È certo che anche i macellai di quell’epo-ca erano tutti uomini capaci e ne davano buona prova. Provvedere a conservare la carne nei mesi più caldi era compito faticoso e diffi cile. La ghiacciaia era scomoda e inadeguata, e serviva anche per la conservazione di altre derrate. Tale ghiacciaia consisteva in una montagnola, probabilmente ultimo resto di un bastione di forti-fi cazione, nella quale esisteva una specie di sotterraneo a volta. Sulla montagnola vegetavano arbusti sempreverdi. Si può anche pensare che si trattasse di un’appo-sita costruzione rivestita da un alto spessore di terra come isolante. In quella «tana», i macellai dovevano ogni giorno, col carretto, ritirare e riportare la carne invenduta. Ritirarla nelle prime ore del giorno e riportarla prima di mezzogiorno. La ghiacciaia era ubicata in un angolo dei giardini pubblici. Il macello comunale (in Via Bergomi? In Via del Vescovado?) non era suffi ciente né igienicamente adatto.

Le macellerie quotate erano le seguenti:

Ferretti in Piazza Piccola8, Bergomi in Via Emilia Santo Stefano, Govi in Via San Carlo, Benelli in Via Emilia San Pietro, Salvarani in Via del Torrazzo, Galloni Strada maestra Santa Croce, Forghieri a San Pellegrino.

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Allevamenti e commercio di ovini e animali da cortilePecoreLa vendita di carne di pecora a Reggio, e anche in periferia, era pressoché nulla.

Qualche minimo quantitativo importato dall’alta montagna o da zone della collina non trovava facile smercio. Il prezzo al chilogrammo praticato per la carne di pecora lo dimostra:

Anno Prezzo in lire Anno Prezzo in lire1886 0,35 1901 0,43

Produttori e venditori «Gigét al briccàr» (Gigetto il pecoraio); «Bagnétt» (Bagnetti); Motta; Carlo Ar-duini.

Agnelli da latteGli agnelli da latte, invece, riuscivano ben accetti nel periodo pasquale sia per sentimento religioso sia per abitudine. In quell’occasione il prezzo della carne d’agnello saliva a prezzi elevati, giudicati tali dai cittadini.

Galline L’allevamento delle galline avveniva molto empiricamente da parte di contadini, casanti, giornalieri di campagna e anche di cittadini domiciliati alla periferia della città e in diverse vie della città più povere d’abitato. A raccogliere le galline, e tutti gli animali da cortile, provvedevano alcuni pollaioli grossisti, i quali li fornivano ai dettaglianti che sostavano in discreto numero in Piazza Piccola o in negozietti situati nei diversi quartieri della città.

Non era consuetudine vendere carne di animali da cortile nelle macellerie e nei negozi di vendita di generi alimentari vari. Si ricorda la ditta Motti.

Prezzo carne suina

Anno Prezzo in lire Anno Prezzo in lire1886 1,49 1901 1,55

Prezzo medio salumi

Anno Prezzo in lire Anno Prezzo in lire1886 2,13 1901 2,28

Prezzo dei grassi suini

Anno Prezzo in lire Anno Prezzo in lirelardo 1886 1,45 1901 1,45strutto 1886 1,14 1901 1,20

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Venditore ambulante di pollame.

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Le galline si vendevano comunemente a numero. Il prezzo variava secondo il periodo dell’anno e secondo l’attività di mercato. Il cliente aveva la possibilità di contrattare.

Un pollo da spiedo o d’arrosto lo si pagava da lire 0,75 a lire 0,90.Una gallina da brodo costava da lire 1,50 a lire 1,75.

ConigliIl prezzo dei conigli era unico. Si vendevano a numero. Lire 0,70, piccoli o grossi che fossero. I più grossi erano i meno graditi, perché meno teneri di carne. Ad accostarsi ai più grossi erano, naturalmente, i clienti più poveri, perché… di dentatura più robusta.

Anche per i conigli, si ricorda la ditta Motti.

Oche, anitre, faraone, tacchini, piccioniAllevamenti in misura minima, per questi animali da cortile, la cui carne era gra-dita poco o non conveniente per essere portata al mercato. Chi allevava le oche, lo faceva per ingrassarle col barbaro sistema d’impinguamento con l’imbuto per ottenere molto grasso ad uso di condimento. Era un genere di grasso poco pia-cevole che non poteva essere smerciato sulle piazze di Reggio. Anche le anitre erano poco richieste per l’eccessiva quantità di grasso che contenevano e, quindi, utilizzabili solo come carne da arrostire.

FaraoneIl prezzo delle faraone era un po’ alto e i raccoglitori stentavano a procurarle.

TacchiniAnimali di peso molto sproporzionato al fabbisogno di una famiglia, erano uti-lizzati per confezionare salami e quindi poco ricercati sul mercato cittadino. Il tacchino trovava buon impiego solo presso alcune ditte specializzate nella con-fezione di tale genere di salumi.

PiccioniAllevamento discreto per il piccione da carne. Non facile reperire piccioni di razze pregiate che erano ricercare per attività sportive e gare di orientamento10.Sul mercato non era diffi cile trovare piccioni vittime delle gare di tiro al volo.

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Scuole elementari e asiloLe scuole elementari gestite dall’amministrazione del Comune di Reggio

Emilia, negli anni 1886-1901, erano tre fra città e suburbio. La più spaziosa delle tre era la scuola maschile ubicata in Via Guasco. La costruzione era capace di far posto a un buon numero di aule, tutte ben illuminate e arieggiate. Le aule erano, in complesso, ben attrezzate, anche se banchi, cattedra, lavagna, pallottoliere, ecc. accusavano visibilmente non poco senso di stretta economia.

Un vasto cortile, con porticato, serviva per la ricreazione degli alunni, i quali usufruivano anche di un bel salone attrezzato ad uso palestra. Ne era direttore il maestro Fulloni.

La scuola comunale femminile occupava i locali già goduti dai Padri minori osservanti. L’ingresso della scuola era in Corso Garibaldi. Locali vasti e anche discretamente illuminati e attrezzati. Alla direzione provvedeva la maestra.

La terza scuola, gestita dal Comune, in città, era situata in Via Farini, e più precisamente, nello stabile annesso alla chiesa di San Giorgio. Si trattava di poche aule, non troppo arieggiate. La scuola godeva di un piccolo cortile per la ricrea-zione degli scolari. Era diretta dal maestro Chilloni.

Come funzionavano tali scuole comunali? Tutte abbastanza bene. Tutte estendevano l’insegnamento fi no alla quinta classe. Erano in gran parte frequen-tate da fi gli di impiegati, commercianti, artigiani e piccoli proprietari. Pochi, po-chissimi erano i fi gli di operai poveri. I fi gli di operai si notavano molto facilmen-te; mal vestiti, spesso mancanti dei libri più costosi e il loro cartoccio di alimenti per la colazione era assai povero.

Mancava la refezione scolastica, la sola atta a correggere certe grossolane differenze sociali, specialmente fra bimbi.

La refezione scolastica la godevano i fanciulli che frequentavano l’asilo Ma-nodori, asilo-scuola fondato da Pietro Manodori nel 185928. Il fondatore dell’asilo era presidente del Monte di pietà. Morì nel 1877. La proprietà e l’onere della spesa dell’asilo furono così assunti dalla Cassa di risparmio.

Scuole

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Quella ben ordinata scuola era frequentata unicamente da fi gli di poveri operai.I ricchi accompagnavano i fi glioli alle poche scuole private o si procuravano

un maestro per lezioni in famiglia.Un’altra buona scuola (scuola serale) era la «Ferrari Bonini». Essa usufruiva di

alcuni locali offerti gratuitamente dall’amministrazione dell’Opera pia Istituto Artigianelli. L’ingresso della scuola era in Via dell’Abate ed era diretta dal mae-stro Baroni.

A fi ne corso, gli alunni meritevoli venivano pubblicamente premiati e con-seguivano un diploma di frequenza equivalente a un certifi cato di prosciogli-

L’asilo-scuola Manodori (1910).

mento della quinta elementare. La scuola era molto utile a volenterosi giovani apprendisti.

Sostanzialmente le scuole elementari erano cinque. Gli analfabeti erano molti. Il suburbio era pressoché privo di scuole e alla povera gente, ai paria, manca-

va anche il pane. I fi gli erano, in gran numero, costretti a procurarselo lavorando. Non avevano che sei o sette anni di età.

Le scuole funzionanti nelle frazioni del Comune erano site in case private, anche umide, anguste, senza luce e malsane. Erano molto scomode, per distanza, a scolari e a insegnanti.

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Seconda parte

DALL’ALBA DEL SOCIALISMO ALLA NASCITA DELLA CAMERA DEL LAVORO

1886-1901

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Le cooperative di lavoro, costituitesi nel Comune di Reggio Emilia nel periodo 1886-1901, erano tredici:

1. La più vecchia, costituitasi nel 1886, risulta la Muratori e manovali. Ne fu il primo presidente il signor Paterlini, il quale venne sostituito nel 1888 da L. Corradini, a sua volta sostituito, nel 1890, da Giovanni Morini, che restò in carica fi no al 1900, nel quale anno assunse la presidenza Giovanni Bolo-gnesi. Nel 1886, si era costituita di fatto, ma la costituzione legale fu ritar-data fi no all’8 dicembre 1889. Il numero dei soci era di n. 896, tra muratori e manovali. Bolognesi ebbe come effi cace collaboratore Enrico Gandolfi , dal 1888 in poi.

2. Cooperativa Braccianti (comunale), tale cooperativa si costituì il 17 novem-bre 1889, con n. 935 soci. Manteneva ottimi rapporti con la cooperativa Muratori, specialmente per il collocamento della mano d’opera. Dovendo però limitare la sua attività al solo collocamento della mano d’opera, con contratti di lavoro poco remunerativi, non arrivava che stentatamente a chiudere bilanci in pareggio. I proventi dei contratti delle pubbliche am-ministrazioni erano compilati sulla base dei prezzi unitari e quindi non lasciavano un margine sempre suffi ciente. Ne fu per molti anni ottimo presidente Valentino Pozzi.

3. Cooperativa Birocciai, costituitasi legalmente il 19 gennaio 1890, con 92 soci. Chiudeva costantemente la gestione con buoni profi tti. Ne era presidente Rinaldi Domenico.

4. Cooperativa Carrozzai, si costituì legalmente nel 1900, in settembre, con l’ade-sione di quindici soci. Presidente era Carlo Grassi.

5. Cooperativa Pittori, la sua data di nascita: 5 novembre 1890, aveva 31 soci. Ebbe, fi n dall’inizio della sua gloriosa attività, come presidente un valoroso artista: Luigi Belpoliti. Ebbe tra i suoi soci uno dei più chiari artisti italiani: Augusto Mussini, che fu premiato con diploma d’onore a Parigi, nel 1900. Ebbe come direttore artistico il prof. Cirillo Manicardi.

Cooperazione di lavoro

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6. Cooperativa Marmisti, statuto omologato il 4 marzo 1890; soci n. tredici. Ne fu presidente Learco Vezzani.

7. Cooperativa Falegnami, si costituì legalmente il 29 marzo 1890, con 53 soci. Primo presidente della cooperativa fu Giuseppe Valli. Seguirono Arturo Bel-lelli, Sante Iori, Pasquale Meglioli, Giacomo Vezzani.

8. Cooperativa Sarti e Sarte, numero sedici tra sarti e sarte. Si costituirono in coo-perativa in data 22 ottobre 1889. Ne fu presidente Pietro Bedogni.

9. Cooperativa Fabbri Ferrai, si costituì in cooperativa il 4 febbraio 1900. Vi aderi-rono 41 soci. Ne fu presidente Guglielmo Baldi.

10. Cooperativa Tipografi , la cooperativa fra lavoranti tipografi ed esercenti arti affi ni di Reggio Emilia venne legalmente costituita il 16 dicembre 1900, con rogito dottor Carlo Predelli. Vi aderirono 28 soci. Della Coop. fu fondatore, presidente e direttore Alfredo Pinotti.

11. Cooperativa Decoratori e riquadratori in Cemento, fu costituita il 26 dicembre 1901. Vi aderirono n. 26 soci. Ne fu presidente Claudio Gatti.

12. Cooperativa fra Lavoranti Lattonieri, si costituì il 12 gennaio 1901. Legalmente, nel 1902. Soci n. quindici. Presidente Ercole Sassi.

13. Cooperativa Selciatori, fu omologata nel maggio del 1901. Vi aderirono diciotto soci. Presidente Virgilio Verzelloni.

Operai della Cooperativa Fabbri Ferrai (1910).

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Anche in altri Comuni della provincia di Reggio erano sorte cooperative di lavoro nel periodo 1886-1901 e più precisamente:

1. Muratori di Bagnolo in Piano 2. Birocciai di Bagnolo 3. Muratori di Bibbiano 4. Braccianti di Cadelbosco Sopra 5. Muratori di Cavriago 6. Braccianti di Cadelbosco Sotto 7. Braccianti di Correggio 8. Muratori di Guastalla 9. Muratori di Gualtieri 10. Muratori di Novellara

Evidentemente la cooperazione di lavoro era la forma di organizzazione più effi cace per risolvere, almeno in parte, il grande contrasto di natura sociale tra operai evoluti e artigianato. Si trattava di due sistemi inconciliabili.L’artigianato, una forma di lavoro esercitata dai singoli a suo esclusivo vantaggio o a vantaggio familiare, la cooperazione, basata sulla collaborazione e il profi tto per tutti i soci. Per gli artigiani, una forma di individualismo, per i cooperatori, una aspirazione al meglio, e ciò a vantaggio della comunità.

Per la cooperazione era però necessario che la coscienza dei soci non si orientasse in norme di gretto egoismo corporativo. Alla prova dei fatti, in qual-che piccola cooperativa, qualche fatterello si verifi cò.

Si cercava di limitare troppo il numero degli apprendisti. Si chiedevano di-versi anni di garzonaggio non coperto da adeguato guadagno. Era fi ssato da re-golamento il numero degli anni di apprendistato. Era anche necessario sostenere un esame per essere assunti in qualità di soci. Tali limitazioni furono seriamente osteggiate dai giovani e dalle cooperative di lavoro più numerose e anziane. Si reclamò e si impose a tutte le cooperative il dovere delle «porte aperte» a tutti gli aspiranti, anche se ciò cagionava qualche turno di lavoro.

Tutto ciò era anche necessario per indebolire il movimento artigiano e per evitare, ostacolare agli artigiani più evoluti ed economicamente capaci di abban-donare la loro qualifi ca per assumere quella di «impresari» e agire in base alla libera concorrenza, nelle gare promosse specialmente dalle amministrazioni.

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Amicodi PrampoliniPrandi Roversi

Bellelli e Bonaccioliprotagonista e frutto

di quel socialismo padanoche seppe costruire le magnifi che

municipalità solidali– il mondo nuovo

gli operosi uomini nuovidi una feconda generatività sociale –

e mai iscrittoal Partito Nazionale Fascista

Amleto Ragazzici ha lasciato

una memoria viva e ragionatadella sua città

dal 1881 al 1906letta con la sensibilità

del quotidiano che mutaora stampata

nel carattere Simoncini Garamond su carta Arcoprint delle Cartiere Fedrigoni

dalla tipografi a SAGI di Reggio Emiliaper conto di Diabasisnel marzo dell’anno

duemiladieci