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Dalla Teoria dell’Informazione al Concetto di Anima di Fausto Intilla WWW.OLOSCIENCE.COM “Il modo in cui lo spirito è unito al corpo non può essere compreso dall'uomo, e tuttavia in questa unione consiste l'uomo”. Sant'Agostino Uno dei concetti più fondamentali, nel mondo della fisica, scaturì dalla mente di Albert Einstein agli inizi del secolo scorso; tale concetto, che emerse dalla legge della Relatività Ristretta (esposta in un celebre articolo del 1905), dichiarava semplicemente quella che sarebbe presto divenuta la dicotomia più famosa al mondo, ovvero: l’equivalenza di massa ed energia (espressa con l’indimenticabile formula “E=mc 2 ” ). Ciò che si arrivò a comprendere quindi, indubbiamente non con poche difficoltà a livello di “pura intuizione”, fu appunto questa sostanziale uguaglianza tra il concetto di massa e quello di energia. La massa, andava quindi considerata solo ed esclusivamente come una forma complessa di energia. Di certo non fu facile per i fisici di un tempo, familiarizzarsi subito con questa nuova e straordinaria visione della realtà; di fatto occorsero parecchi anni, affinché gradualmente nel mondo accademico venisse pienamente accettata questa nuova “corrente di pensiero”. Una svolta decisiva a favore di questo nuovo paradigma, la diedero indubbiamente i due scienziati tedeschi Otto Hahn e Fritz

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Dalla Teoria dell’Informazione al Concetto di Anima

di Fausto Intilla

WWW.OLOSCIENCE.COM

“Il modo in cui lo spirito è unito al corpo

non può essere compreso dall'uomo,

e tuttavia in questa unione consiste l'uomo”.

Sant'Agostino

Uno dei concetti più fondamentali, nel mondo della fisica, scaturì

dalla mente di Albert Einstein agli inizi del secolo scorso; tale

concetto, che emerse dalla legge della Relatività Ristretta (esposta

in un celebre articolo del 1905), dichiarava semplicemente quella

che sarebbe presto divenuta la dicotomia più famosa al mondo,

ovvero: l’equivalenza di massa ed energia (espressa con

l’indimenticabile formula “E=mc2” ).

Ciò che si arrivò a comprendere quindi, indubbiamente non con

poche difficoltà a livello di “pura intuizione”, fu appunto questa

sostanziale uguaglianza tra il concetto di massa e quello di energia.

La massa, andava quindi considerata solo ed esclusivamente come

una forma complessa di energia.

Di certo non fu facile per i fisici di un tempo, familiarizzarsi subito

con questa nuova e straordinaria visione della realtà; di fatto

occorsero parecchi anni, affinché gradualmente nel mondo

accademico venisse pienamente accettata questa nuova “corrente di

pensiero”. Una svolta decisiva a favore di questo nuovo paradigma,

la diedero indubbiamente i due scienziati tedeschi Otto Hahn e Fritz

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Strassmann, quando nel dicembre del 1938, scoprirono la fissione

nucleare. Bombardando l’Uranio con neutroni, scoprirono fra i

prodotti di reazione alcuni elementi di numero di massa intermedio,

come il Bario radioattivo, la cui presenza inizialmente era

inspiegabile. Nel 1939, Lise Meitner e Otto Frisch, annunciarono la

soluzione di questo enigma. Queste scoperte diedero quindi ad

Einstein la conferma dell’equivalenza di massa ed energia, ben 34

anni dopo che egli l’ebbe prevista!

Sono trascorsi circa settant’anni, a partire da quel lontano 1939, e

da allora sino ad oggi si può dire che la nostra visione della realtà,

poggi ancora saldamente le sue basi sulla famosa equazione di

Einstein (“E=mc2”) e su ciò che sostanzialmente essa ci porta a

considerare, ovvero: massa ed energia sono la stessa e identica

cosa, ma con aspetti diversi e quindi, per ragioni di praticità,

definite con nomi diversi.

In questi ultimi anni, grazie anche alle innumerevoli nuove scoperte

nel campo della computazione quantistica, molti fisici hanno però

iniziato a porsi anche la seguente domanda: Ma se la massa non è

nient’altro che una forma complessa di energia, volendo andare

oltre, in ultima analisi, quale sarebbe il “costituente fondamentale”

dell’energia?

Ebbene una risposta a questa domanda, potrebbe essere la seguente:

L’Energia non è nient’altro che una forma complessa di

Informazione; per cui il costituente fondamentale dell’Energia,

altro non è che Informazione nel suo stato fondamentale.

Ma cerchiamo di capire i motivi che mi hanno spinto a formulare

questa affermazione, e soprattutto di individuare le basi su cui

poggia tale ipotesi.

Verso gli inizi degli anni cinquanta, l’ingegnere e matematico

americano Claude Elwood Shannon, gettò le basi teoriche di quella

che sarebbe stata entro pochi anni riconosciuta come la: Teoria

dell’Informazione. Uno degli aspetti più curiosi ed interessanti che

emerse da tale teoria, fu la stretta correlazione tra l’entropia

termodinamica e quella invece relativa all’Informazione di un

sistema dato. In parole povere, ciò che in ultima analisi si arrivò a

comprendere, è che per qualsiasi aumento di entropia

termodinamica, corrisponde una perdita di Informazione su un dato

sistema, e viceversa.

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L’unità di misura di una determinata quantità di Informazione, è

espressa con il termine bit. Ora, per fare un esempio, se noi

portiamo un dato sistema ad una temperatura prossima allo zero

assoluto, la sua entropia diminuirà sino a valori pressoché nulli, e di

conseguenza il suo “livello” di Informazione tenderà al massimo

consentito.

A questo punto, compiendo alcuni semplici ragionamenti analogici,

viene da porsi le seguenti domande: Ma se con l’aumentare

dell’entropia di un sistema, è riscontrabile contemporaneamente

anche una perdita della quantità di energia (calore) di tale sistema,

ed oltre a ciò abbiamo parallelamente anche una perdita di

Informazione sempre riferita al sistema in questione, quest’ultima,

non potrebbe essere associata-legata alla quantità di energia (calore)

che si disperde nell’ambiente circostante a causa del secondo

principio della termodinamica? E se così fosse, in che modo

sarebbe ad essa legata? Qual’è la sottile linea di confine tra un bit di

Informazione e un elettronvolt di energia? Ma stiamo parlando di

due cose differenti (bit ed elettronvolt), oppure della stessa identica

cosa, ma con aspetti differenti (come nel caso dell’equivalenza di

massa ed energia)? E se alla fine scoprissimo che bit ed elettronvolt

rappresentano semplicemente due tipi di unità di misura, con cui

possiamo definire il concetto fondamentale di Energia? Bè, allora

sarebbe lecito chiedersi: Ma quante migliaia, milioni oppure

miliardi di bit occorrono per costituire un singolo elettronvolt (o

Joule) di energia?

Non dimentichiamoci del fatto che nell'Equazione di Schrödinger la

funzione d'onda descrive un'ampiezza di probabilità, e nessuno ci

impedisce di sostituire/ridefinire tale ampiezza con una determinata

quantità di Informazione!

Ecco quindi in sostanza da dove nasce la mia ipotesi di considerare

l’Informazione, come una sorta di costituente fondamentale

dell’Energia.

Giustamente a questo punto qualcuno potrebbe chiedersi:

Ma come, una perdita di energia (calore) comporta un AUMENTO

dell'informazione e non una diminuzione.

Veniamo quindi alla risoluzione di tale paradosso.

Si consideri un corpo qualsiasi dotato di una certa massa; se noi

aumentiamo la temperatura (T) di tale corpo, avremmo un flusso di

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energia (E) che dal corpo in questione si sposta nell’ambiente ad

esso circostante. Il corpo quindi giustamente perderà una

determinata quantità di Informazione (I) e ci apparirà come un

sistema dotato di una notevole entropia; l’informazione che il corpo

perderà però, si sposterà semplicemente nell’ambiente ad esso

circostante, aumentandone l’Informazione.

Ecco perché noi non potremo mai misurare-osservare tale

Informazione; per il fatto che essa rimarrebbe sempre fuori da

qualsiasi corpo o sistema entropico termodinamico. Non è da

escludersi quindi che tale "informazione in eccesso", possa andare a

confluire in una o più dimensioni nascoste, previste nella Teoria

delle Stringhe.

Contrariamente invece, nel caso in cui diminuissimo la temperatura

(T) di tale corpo, andremmo a rallentare il flusso di energia (E) che

dal corpo si sposta nell’ambiente ad esso circostante.

A temperature prossime allo zero assoluto, il flusso di energia

sarebbe pressoché nullo; in questo caso l’Informazione(I) non

avrebbe alcun modo di passare dal corpo in questione all’ambiente

ad esso circostante. Il corpo quindi disporrebbe della quantità

massima consentita di Informazione.

Riflettiamo un attimino su questa domanda: Nel momento in cui un

sistema perde una determinata quantità di Informazione, questo

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cosa comporterebbe, forse che tale informazione, essendo legata

all’energia (calore) durante il processo entropico, debba anch’essa

disperdersi nell’ambiente circostante sino a “dissolversi”

completamente?

Se così fosse avremmo a che fare con due “campi di informazione

dinamica” della stessa intensità, in grado di interagire tra loro, di

fondersi l’uno con l’altro, e infine di “dissolversi” nell’ambiente

circostante al sistema considerato. Ma così non è, fortunatamente.

Un “campo di Informazione dinamica”, costituito da una

determinata quantità di bit di Informazione, entro certi limiti di

intensità, non potrà mai andare a costituire un singolo elettronvolt o

Joule di energia. Ragion per cui, esso stesso (non potendo interagire

con il resto dell’energia del sistema, molto più intensa e misurabile

con strumenti fisici poiché in grado di interagire con i diversi campi

elettromagnetici del sistema in questione), rimane sempre

indipendente da qualsiasi processo entropico termodinamico.

La cosa più importante che possiamo dedurre da queste ultime

considerazioni, è che un “campo di informazione dinamica” che

rientri entro certi limiti di intensità, non è vincolato da alcun tipo di

processo entropico termodinamico. Ne segue a volte l’andamento,

ma non è soggetto ad alcuna interferenza di campo. Esso è quindi in

grado di auto-organizzarsi, ossia di mantenere costante e regolare la

sua struttura nel tempo, senza alcuna interferenza da parte dei

comuni campi di energia che vanno a costituire l’ambiente del

sistema considerato. Inoltre, esso sarà in grado di fondersi con altri

campi di informazione dinamica della stessa intensità, e quindi di

accrescere la sua estensione nello spazio, ma non necessariamente il

suo livello di intensità.

Ed ora andiamo a scoprire cosa ha a che fare tutto ciò che vi ho

esposto sinora, con il concetto di Anima.

La mente umana, come ben sappiamo, produce un determinato

campo magnetico nell'ordine delle decine di femtoTesla (1 fT =

10^–15 T).

Questo campo, lo dobbiamo semplicemente alla nostra attività

cerebrale.

Già allo stato fetale, ossia pochi mesi prima della nostra nascita, il

nostro cervello, grazie alla sua costante attività, produce un campo

di informazione dinamica che dal momento in cui veniamo al

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mondo, continua negli anni a farsi sempre più intenso, sino a

raggiungere un determinato limite. Ora è assolutamente necessario

che vi sia ben chiara una cosa: il campo di informazione dinamica

prodotto dall’attività cerebrale e quello magnetico (più intenso, che

potremmo definire “di scarto”,poiché non è nient’altro che il

risultato del lavoro che compie il nostro cervello in attività, per

produrre i nostri “pensieri”, i quali in ultima analisi vanno a

costituire il nostro campo di informazione dinamica), sono due cose

ben diverse e non interagiscono l’una con l’altra!

Se proprio vogliamo, possiamo identificare il campo di

informazione dinamica del nostro cervello, come una sorta di

“risonanza” del campo magnetico dovuto all’attività cerebrale (più

intenso e quindi misurabile con strumenti fisici).

Su scale prossime alla lunghezza di Planck,spazio e tempo perdono

qualsiasi significato fisico;per tale ragione anche il concetto stesso

di energia risente di tale condizione (non dimentichiamoci che in

natura non può esistere alcuno spazio "vuoto di campo",ossia di

energia; tanto è vero che persino il vuoto quantistico,sia esso il

falso o il vero vuoto,è in ogni caso colmo di particelle virtuali

(Feynman docet). Un campo di Informazione dinamica, va quindi a

definire-costituire quella parte della realtà del tutto imponderabile e

inosservabile con strumenti fisici, poiché al di sotto di quel limite

definito dalla lunghezza di Planck. Per questo motivo quindi,

qualsiasi tipo di "risonanza" che prendesse forma o scaturisca da

determinate onde cerebrali, ponendosi al di sotto della soglia di

Planck, sarebbe indipendente da qualsiasi forma di interazione con

il mondo sub-nucleare (formato da quark, gluoni e via dicendo).

Come abbiamo precedentemente visto, un campo di informazione

dinamica è in grado di auto-organizzarsi, ossia di mantenere

costante e regolare la sua struttura nel tempo, senza alcuna

interferenza da parte dei comuni campi di energia che vanno a

costituire l’ambiente del sistema considerato (in questo caso: mente

umana – ambiente ad essa circostante).

Ecco quindi in quali termini potremmo intendere il concetto di

Anima; ovvero, essa è da considerarsi un particolare tipo di campo

di informazione dinamica, in grado di dissociarsi dal corpo fisico

che lo “ospita”, nel momento in cui non vi sono più i presupposti

per poter rimanere legato alla propria sorgente magnetica (attività

cerebrale).

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Affermare quindi che l’Anima non “muore” mai, è quindi in linea

di principio del tutto corretto. Affermare che gli animali (oltre alla

specie umana) hanno un’Anima, anche in questo caso è in linea di

principio corretto.

Tutte queste ipotesi e considerazioni, sono a mio avviso totalmente

in accordo e “affini” alla teoria di Rupert Sheldrake sui campi

morfogenetici, a quella di Richard Dawkins sulla Trasmissione dei

Memi (memetica), e infine a quella di Carl Gustav Jung

sull’Inconscio collettivo.

Nella "scienza ortodossa", tutto il discorso sull'interazione tra

Entropia termodinamica e Informazione, risulta valido solo ed

esclusivamente su sistemi isolati (chiusi e aperti) in cui è presente

un osservatore in grado di interagire con il sistema considerato e

quindi di rilevare-calcolare tutto ciò che accade all’interno del

sistema stesso (di cui egli fa parte). Questa condizione è quindi

l’unica che ci è consentito di conoscere, sulla base della quale

siamo in grado di misurare-calcolare ogni passaggio di stato

dell’energia, con rispettivi livelli di entropia (termodinamica e

dell’Informazione) e quantità di Informazione.Da questo assunto, si

arriva quindi alla seguente conclusione:Per qualsiasi osservatore

che si trovi all’interno di un sistema termodinamico, è

assolutamente impossibile misurare-calcolare un’eventuale quantità

di Informazione che si sposti o si trovi al di fuori del proprio

sistema di riferimento.Nell’ipotesi a Molti Mondi di Everett, tutte

queste mie considerazioni trovano sicuramente terreno fertile. Non

ho comunque intenzione in questa sede di spingermi oltre verso una

tale direzione,poichè vista la complessità dell'argomento, non credo

proprio sia il caso.

Le parole che riporterò qui di seguito, sono del fisico Frank

J.Tipler, non le mie:

„(…)tutte le entità presenti nell’Universo attuale,codificano una

quantità di informazione di gran lunga inferiore alla quantità

permessa dalla teoria quantistica dei campi. Per esempio,se un

atomo di idrogeno dovesse codificare tutta l’informazione che gli è

consentita dal limite di Bekenstein,potrebbe codificare circa 4 x

10^6 bit di informazione (…)Quindi un atomo di idrogeno potrebbe

codificare all’incirca un megabyte di informazione,mentre di

norma codifica molto meno di un bit.La massa dell’idrogeno non

viene di certo utilizzata in modo efficiente!Se si assume che il

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raggio sia quello di un protone (R= 10^-13 cm),la quantità di

informazione codificabile nel protone è costituita da soli 44

bit!Questo valore è davvero piccolo rispetto alla complessità del

protone - tre quark valenza,innumerevoli quark e gluoni virtuali-

che è di fatto tanto complesso che non siamo ancora riusciti a

calcolarne lo stato di base dai principi fondamentali utilizzando il

Modello Standard, anche utilizzando i supercomputer più

avanzati!“

Bene, ora io mi chiedo:

In che modo vogliamo cercare di risolvere questo,chiamiamolo:

"Enigma dell'Informazione mancante"? Rimanendo saldamente

ancorati allo spazio-tempo di Minkowski, oppure cercando di

andare un attimino oltre a questo concetto di realtà,abbracciando

magari l'idea di un Universo a più dimensioni (vedasi teorie delle

stringhe) e non da ultima,anche l'ipotesi a Molti Mondi di Everett?

Fintantoché continueremo a relegare tali teorie nel mondo della

matematica,dubitando fortemente di un loro potenziale

coinvolgimento nella realtà fisica a noi nota, difficilmente

riusciremo a fare qualche passo avanti nella comprensione di tutto

ciò che attualmente accantoniamo nel mondo della fantascienza e

del paranormale.

La cosa che mi fa più rabbia, è che Schrödinger l'ha già dimostrato

più di mezzo secolo fa che in definitiva noi non siamo nient'altro

che onde di probabilità ...ma nessuno sembra ancora volerlo capire.

Fausto Intilla, 31 agosto 2009