Dalla Teoria dell'Informazione al concetto di Anima -
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Dalla Teoria dell’Informazione al Concetto di Anima
di Fausto Intilla
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“Il modo in cui lo spirito è unito al corpo
non può essere compreso dall'uomo,
e tuttavia in questa unione consiste l'uomo”.
Sant'Agostino
Uno dei concetti più fondamentali, nel mondo della fisica, scaturì
dalla mente di Albert Einstein agli inizi del secolo scorso; tale
concetto, che emerse dalla legge della Relatività Ristretta (esposta
in un celebre articolo del 1905), dichiarava semplicemente quella
che sarebbe presto divenuta la dicotomia più famosa al mondo,
ovvero: l’equivalenza di massa ed energia (espressa con
l’indimenticabile formula “E=mc2” ).
Ciò che si arrivò a comprendere quindi, indubbiamente non con
poche difficoltà a livello di “pura intuizione”, fu appunto questa
sostanziale uguaglianza tra il concetto di massa e quello di energia.
La massa, andava quindi considerata solo ed esclusivamente come
una forma complessa di energia.
Di certo non fu facile per i fisici di un tempo, familiarizzarsi subito
con questa nuova e straordinaria visione della realtà; di fatto
occorsero parecchi anni, affinché gradualmente nel mondo
accademico venisse pienamente accettata questa nuova “corrente di
pensiero”. Una svolta decisiva a favore di questo nuovo paradigma,
la diedero indubbiamente i due scienziati tedeschi Otto Hahn e Fritz
Strassmann, quando nel dicembre del 1938, scoprirono la fissione
nucleare. Bombardando l’Uranio con neutroni, scoprirono fra i
prodotti di reazione alcuni elementi di numero di massa intermedio,
come il Bario radioattivo, la cui presenza inizialmente era
inspiegabile. Nel 1939, Lise Meitner e Otto Frisch, annunciarono la
soluzione di questo enigma. Queste scoperte diedero quindi ad
Einstein la conferma dell’equivalenza di massa ed energia, ben 34
anni dopo che egli l’ebbe prevista!
Sono trascorsi circa settant’anni, a partire da quel lontano 1939, e
da allora sino ad oggi si può dire che la nostra visione della realtà,
poggi ancora saldamente le sue basi sulla famosa equazione di
Einstein (“E=mc2”) e su ciò che sostanzialmente essa ci porta a
considerare, ovvero: massa ed energia sono la stessa e identica
cosa, ma con aspetti diversi e quindi, per ragioni di praticità,
definite con nomi diversi.
In questi ultimi anni, grazie anche alle innumerevoli nuove scoperte
nel campo della computazione quantistica, molti fisici hanno però
iniziato a porsi anche la seguente domanda: Ma se la massa non è
nient’altro che una forma complessa di energia, volendo andare
oltre, in ultima analisi, quale sarebbe il “costituente fondamentale”
dell’energia?
Ebbene una risposta a questa domanda, potrebbe essere la seguente:
L’Energia non è nient’altro che una forma complessa di
Informazione; per cui il costituente fondamentale dell’Energia,
altro non è che Informazione nel suo stato fondamentale.
Ma cerchiamo di capire i motivi che mi hanno spinto a formulare
questa affermazione, e soprattutto di individuare le basi su cui
poggia tale ipotesi.
Verso gli inizi degli anni cinquanta, l’ingegnere e matematico
americano Claude Elwood Shannon, gettò le basi teoriche di quella
che sarebbe stata entro pochi anni riconosciuta come la: Teoria
dell’Informazione. Uno degli aspetti più curiosi ed interessanti che
emerse da tale teoria, fu la stretta correlazione tra l’entropia
termodinamica e quella invece relativa all’Informazione di un
sistema dato. In parole povere, ciò che in ultima analisi si arrivò a
comprendere, è che per qualsiasi aumento di entropia
termodinamica, corrisponde una perdita di Informazione su un dato
sistema, e viceversa.
L’unità di misura di una determinata quantità di Informazione, è
espressa con il termine bit. Ora, per fare un esempio, se noi
portiamo un dato sistema ad una temperatura prossima allo zero
assoluto, la sua entropia diminuirà sino a valori pressoché nulli, e di
conseguenza il suo “livello” di Informazione tenderà al massimo
consentito.
A questo punto, compiendo alcuni semplici ragionamenti analogici,
viene da porsi le seguenti domande: Ma se con l’aumentare
dell’entropia di un sistema, è riscontrabile contemporaneamente
anche una perdita della quantità di energia (calore) di tale sistema,
ed oltre a ciò abbiamo parallelamente anche una perdita di
Informazione sempre riferita al sistema in questione, quest’ultima,
non potrebbe essere associata-legata alla quantità di energia (calore)
che si disperde nell’ambiente circostante a causa del secondo
principio della termodinamica? E se così fosse, in che modo
sarebbe ad essa legata? Qual’è la sottile linea di confine tra un bit di
Informazione e un elettronvolt di energia? Ma stiamo parlando di
due cose differenti (bit ed elettronvolt), oppure della stessa identica
cosa, ma con aspetti differenti (come nel caso dell’equivalenza di
massa ed energia)? E se alla fine scoprissimo che bit ed elettronvolt
rappresentano semplicemente due tipi di unità di misura, con cui
possiamo definire il concetto fondamentale di Energia? Bè, allora
sarebbe lecito chiedersi: Ma quante migliaia, milioni oppure
miliardi di bit occorrono per costituire un singolo elettronvolt (o
Joule) di energia?
Non dimentichiamoci del fatto che nell'Equazione di Schrödinger la
funzione d'onda descrive un'ampiezza di probabilità, e nessuno ci
impedisce di sostituire/ridefinire tale ampiezza con una determinata
quantità di Informazione!
Ecco quindi in sostanza da dove nasce la mia ipotesi di considerare
l’Informazione, come una sorta di costituente fondamentale
dell’Energia.
Giustamente a questo punto qualcuno potrebbe chiedersi:
Ma come, una perdita di energia (calore) comporta un AUMENTO
dell'informazione e non una diminuzione.
Veniamo quindi alla risoluzione di tale paradosso.
Si consideri un corpo qualsiasi dotato di una certa massa; se noi
aumentiamo la temperatura (T) di tale corpo, avremmo un flusso di
energia (E) che dal corpo in questione si sposta nell’ambiente ad
esso circostante. Il corpo quindi giustamente perderà una
determinata quantità di Informazione (I) e ci apparirà come un
sistema dotato di una notevole entropia; l’informazione che il corpo
perderà però, si sposterà semplicemente nell’ambiente ad esso
circostante, aumentandone l’Informazione.
Ecco perché noi non potremo mai misurare-osservare tale
Informazione; per il fatto che essa rimarrebbe sempre fuori da
qualsiasi corpo o sistema entropico termodinamico. Non è da
escludersi quindi che tale "informazione in eccesso", possa andare a
confluire in una o più dimensioni nascoste, previste nella Teoria
delle Stringhe.
Contrariamente invece, nel caso in cui diminuissimo la temperatura
(T) di tale corpo, andremmo a rallentare il flusso di energia (E) che
dal corpo si sposta nell’ambiente ad esso circostante.
A temperature prossime allo zero assoluto, il flusso di energia
sarebbe pressoché nullo; in questo caso l’Informazione(I) non
avrebbe alcun modo di passare dal corpo in questione all’ambiente
ad esso circostante. Il corpo quindi disporrebbe della quantità
massima consentita di Informazione.
Riflettiamo un attimino su questa domanda: Nel momento in cui un
sistema perde una determinata quantità di Informazione, questo
cosa comporterebbe, forse che tale informazione, essendo legata
all’energia (calore) durante il processo entropico, debba anch’essa
disperdersi nell’ambiente circostante sino a “dissolversi”
completamente?
Se così fosse avremmo a che fare con due “campi di informazione
dinamica” della stessa intensità, in grado di interagire tra loro, di
fondersi l’uno con l’altro, e infine di “dissolversi” nell’ambiente
circostante al sistema considerato. Ma così non è, fortunatamente.
Un “campo di Informazione dinamica”, costituito da una
determinata quantità di bit di Informazione, entro certi limiti di
intensità, non potrà mai andare a costituire un singolo elettronvolt o
Joule di energia. Ragion per cui, esso stesso (non potendo interagire
con il resto dell’energia del sistema, molto più intensa e misurabile
con strumenti fisici poiché in grado di interagire con i diversi campi
elettromagnetici del sistema in questione), rimane sempre
indipendente da qualsiasi processo entropico termodinamico.
La cosa più importante che possiamo dedurre da queste ultime
considerazioni, è che un “campo di informazione dinamica” che
rientri entro certi limiti di intensità, non è vincolato da alcun tipo di
processo entropico termodinamico. Ne segue a volte l’andamento,
ma non è soggetto ad alcuna interferenza di campo. Esso è quindi in
grado di auto-organizzarsi, ossia di mantenere costante e regolare la
sua struttura nel tempo, senza alcuna interferenza da parte dei
comuni campi di energia che vanno a costituire l’ambiente del
sistema considerato. Inoltre, esso sarà in grado di fondersi con altri
campi di informazione dinamica della stessa intensità, e quindi di
accrescere la sua estensione nello spazio, ma non necessariamente il
suo livello di intensità.
Ed ora andiamo a scoprire cosa ha a che fare tutto ciò che vi ho
esposto sinora, con il concetto di Anima.
La mente umana, come ben sappiamo, produce un determinato
campo magnetico nell'ordine delle decine di femtoTesla (1 fT =
10^–15 T).
Questo campo, lo dobbiamo semplicemente alla nostra attività
cerebrale.
Già allo stato fetale, ossia pochi mesi prima della nostra nascita, il
nostro cervello, grazie alla sua costante attività, produce un campo
di informazione dinamica che dal momento in cui veniamo al
mondo, continua negli anni a farsi sempre più intenso, sino a
raggiungere un determinato limite. Ora è assolutamente necessario
che vi sia ben chiara una cosa: il campo di informazione dinamica
prodotto dall’attività cerebrale e quello magnetico (più intenso, che
potremmo definire “di scarto”,poiché non è nient’altro che il
risultato del lavoro che compie il nostro cervello in attività, per
produrre i nostri “pensieri”, i quali in ultima analisi vanno a
costituire il nostro campo di informazione dinamica), sono due cose
ben diverse e non interagiscono l’una con l’altra!
Se proprio vogliamo, possiamo identificare il campo di
informazione dinamica del nostro cervello, come una sorta di
“risonanza” del campo magnetico dovuto all’attività cerebrale (più
intenso e quindi misurabile con strumenti fisici).
Su scale prossime alla lunghezza di Planck,spazio e tempo perdono
qualsiasi significato fisico;per tale ragione anche il concetto stesso
di energia risente di tale condizione (non dimentichiamoci che in
natura non può esistere alcuno spazio "vuoto di campo",ossia di
energia; tanto è vero che persino il vuoto quantistico,sia esso il
falso o il vero vuoto,è in ogni caso colmo di particelle virtuali
(Feynman docet). Un campo di Informazione dinamica, va quindi a
definire-costituire quella parte della realtà del tutto imponderabile e
inosservabile con strumenti fisici, poiché al di sotto di quel limite
definito dalla lunghezza di Planck. Per questo motivo quindi,
qualsiasi tipo di "risonanza" che prendesse forma o scaturisca da
determinate onde cerebrali, ponendosi al di sotto della soglia di
Planck, sarebbe indipendente da qualsiasi forma di interazione con
il mondo sub-nucleare (formato da quark, gluoni e via dicendo).
Come abbiamo precedentemente visto, un campo di informazione
dinamica è in grado di auto-organizzarsi, ossia di mantenere
costante e regolare la sua struttura nel tempo, senza alcuna
interferenza da parte dei comuni campi di energia che vanno a
costituire l’ambiente del sistema considerato (in questo caso: mente
umana – ambiente ad essa circostante).
Ecco quindi in quali termini potremmo intendere il concetto di
Anima; ovvero, essa è da considerarsi un particolare tipo di campo
di informazione dinamica, in grado di dissociarsi dal corpo fisico
che lo “ospita”, nel momento in cui non vi sono più i presupposti
per poter rimanere legato alla propria sorgente magnetica (attività
cerebrale).
Affermare quindi che l’Anima non “muore” mai, è quindi in linea
di principio del tutto corretto. Affermare che gli animali (oltre alla
specie umana) hanno un’Anima, anche in questo caso è in linea di
principio corretto.
Tutte queste ipotesi e considerazioni, sono a mio avviso totalmente
in accordo e “affini” alla teoria di Rupert Sheldrake sui campi
morfogenetici, a quella di Richard Dawkins sulla Trasmissione dei
Memi (memetica), e infine a quella di Carl Gustav Jung
sull’Inconscio collettivo.
Nella "scienza ortodossa", tutto il discorso sull'interazione tra
Entropia termodinamica e Informazione, risulta valido solo ed
esclusivamente su sistemi isolati (chiusi e aperti) in cui è presente
un osservatore in grado di interagire con il sistema considerato e
quindi di rilevare-calcolare tutto ciò che accade all’interno del
sistema stesso (di cui egli fa parte). Questa condizione è quindi
l’unica che ci è consentito di conoscere, sulla base della quale
siamo in grado di misurare-calcolare ogni passaggio di stato
dell’energia, con rispettivi livelli di entropia (termodinamica e
dell’Informazione) e quantità di Informazione.Da questo assunto, si
arriva quindi alla seguente conclusione:Per qualsiasi osservatore
che si trovi all’interno di un sistema termodinamico, è
assolutamente impossibile misurare-calcolare un’eventuale quantità
di Informazione che si sposti o si trovi al di fuori del proprio
sistema di riferimento.Nell’ipotesi a Molti Mondi di Everett, tutte
queste mie considerazioni trovano sicuramente terreno fertile. Non
ho comunque intenzione in questa sede di spingermi oltre verso una
tale direzione,poichè vista la complessità dell'argomento, non credo
proprio sia il caso.
Le parole che riporterò qui di seguito, sono del fisico Frank
J.Tipler, non le mie:
„(…)tutte le entità presenti nell’Universo attuale,codificano una
quantità di informazione di gran lunga inferiore alla quantità
permessa dalla teoria quantistica dei campi. Per esempio,se un
atomo di idrogeno dovesse codificare tutta l’informazione che gli è
consentita dal limite di Bekenstein,potrebbe codificare circa 4 x
10^6 bit di informazione (…)Quindi un atomo di idrogeno potrebbe
codificare all’incirca un megabyte di informazione,mentre di
norma codifica molto meno di un bit.La massa dell’idrogeno non
viene di certo utilizzata in modo efficiente!Se si assume che il
raggio sia quello di un protone (R= 10^-13 cm),la quantità di
informazione codificabile nel protone è costituita da soli 44
bit!Questo valore è davvero piccolo rispetto alla complessità del
protone - tre quark valenza,innumerevoli quark e gluoni virtuali-
che è di fatto tanto complesso che non siamo ancora riusciti a
calcolarne lo stato di base dai principi fondamentali utilizzando il
Modello Standard, anche utilizzando i supercomputer più
avanzati!“
Bene, ora io mi chiedo:
In che modo vogliamo cercare di risolvere questo,chiamiamolo:
"Enigma dell'Informazione mancante"? Rimanendo saldamente
ancorati allo spazio-tempo di Minkowski, oppure cercando di
andare un attimino oltre a questo concetto di realtà,abbracciando
magari l'idea di un Universo a più dimensioni (vedasi teorie delle
stringhe) e non da ultima,anche l'ipotesi a Molti Mondi di Everett?
Fintantoché continueremo a relegare tali teorie nel mondo della
matematica,dubitando fortemente di un loro potenziale
coinvolgimento nella realtà fisica a noi nota, difficilmente
riusciremo a fare qualche passo avanti nella comprensione di tutto
ciò che attualmente accantoniamo nel mondo della fantascienza e
del paranormale.
La cosa che mi fa più rabbia, è che Schrödinger l'ha già dimostrato
più di mezzo secolo fa che in definitiva noi non siamo nient'altro
che onde di probabilità ...ma nessuno sembra ancora volerlo capire.
Fausto Intilla, 31 agosto 2009