Schick, C. - Il concetto dell´anima presso gli indoeuropei attraverso la terminologia greca

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-5 T UD I E RICERCHE IL CONCETTO DELL'ANIMA PRESSO _ GLI INDO·EUROPEI ATTRAVERSO LA TERMINOLOGIA GRECA 1. - Se ii concetto assume la sua forma attraverso la parola, che lo esprime, la storia del significato della parola rispecchia la storia del concetto, o meglio si identifica con essa, illuminando la infinita vicenda di elaborazioni soggettive e di influssi storici, attra. verso 131 quale il concetto si è formato ed evoluto. Di qui l'impor- tanza, anche dal punto di vista della storia della cultura" di quell&i indagine semantica cui i glottologi si sòno dedicati con novità di metodi e di intenti negli ultimi decenni (l). Assai vaste e vario è il campo di tal genere di ricerche, diversi i punti di vista dai quali si può operare e gli--scopi che si possono perseguire: la testimonianza della lingua, in se stessa mcerta per serie di motivi che non è qui il caso di analizzare - primo fra tutti il valore prettamente soggettivo del linguaggio -, si accompagna! e siI integra con considerazioni di vario genere che, coordinate e or- ganizzate, permettono di ricostruire con attendibile rigore metodico, insieme con la storia dei 'termini che esprimono una idea, la storia dell'idea stessa (2). (1) V. hilil. nelle voci Semantica di B. A. TEIIlUCINI e Onomasiologia di V. BERTOLDI nel'la Enc. lt. Treccani. (2) H. SCHUCHARDT Pel" il primo e con lui, particolarmente in campo indo-eu· ropeo, gli studiosi che facevano Qpo alla rivista Worter und Sadten pubblicata a Heidelberg dal 1909 sotto ia direzione di R. Meringer e H. Meyer Liihke, banno dimostrato come la ricerca eernantica nOlO possa essere compiuta a priori, astrattamente, ma diebba proporsi lo studio di tutte le voci analoghe e che si aggruppino intorno a un concetto del quale si debba seguire la storia e che siano legati fra loro da trapassi di significato, da incroci fonetici ecc. realmente e concretamente dimostrabili. (v. Sc1mchCITdt.Brevier, zusammenge- stellt, von Leo Spitzer, n ed. Balle, 1928, pagg. ,108·135; 32,8.333) Qualche anno più tardi J. GILLIERON nei suoi studi di. interpretazione deU'Atlas linguistique de la France, da quello sulla tenninofugia d611a falce messoria, ano studio dei nomi dell'ape (Généalogie des mats qui 'i/Jesignent l'abeille, Paris, 1918), si è posto con· cretamente una serie di problemi ana'loghi a quelli d.el!.Jb Schuchardt e li ha svilup· pati con metodica originale, tentando di giungere a una ri.co&truzion6 stratigrafì.ca dej vocaboli 8uccedutisi su un'area storica determinata, prospettando la causa della loro seomlNU'sa e sostituzione e utilizzando largamente a questo fine lo fltUdio dei Inezzi ai quali la lingua ri::.orre per (v. K. JABERG, SprachuJissen schaftliche Forschungen und Erlebnisse, Paris, 1937). Dall'una e dall'altra oorrentt1 le nUOVe esigenze alle quali rispondono per es. i bellissimi articoli dd voeabolario del von WARTBURG, Etrm. W orterbuch -iJJer franzosische Sprache, Bonn. e che hanno indirizzato i numerosi stud& di lessioografia greca, di onomasio· og18 e di semanti'Ca oompiuti iD questi ultimi anni dal Bertoldi, dallo Spitzer, ecc. l

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Schick, C. (1948). "Il concetto dell´anima presso gli indoeuropei attraverso la terminologia greca." Rivista di storia della filosofia 3: 213-236.

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-5 T UD I E RICERCHE

IL CONCETTO DELL'ANIMA

PRESSO _ GLI INDO·EUROPEI

ATTRAVERSO LA TERMINOLOGIA GRECA

1. - Se ii concetto assume la sua forma attraverso la parola, che lo esprime, la storia del significato della parola rispecchia la storia del concetto, o meglio si identifica con essa, illuminando la infinita vicenda di elaborazioni soggettive e di influssi storici, attra. verso 131 quale il concetto si è formato ed evoluto. Di qui l'impor­tanza, anche dal punto di vista della storia della cultura" di quell&i indagine semantica cui i glottologi si sòno dedicati con novità di metodi e di intenti negli ultimi decenni (l).

Assai vaste e vario è il campo di tal genere di ricerche, diversi i punti di vista dai quali si può operare e gli--scopi che si possono perseguire: la testimonianza della lingua, in se stessa mcerta per un~ serie di motivi che non è qui il caso di analizzare - primo fra tutti il valore prettamente soggettivo del linguaggio -, si accompagna! e siI integra con considerazioni di vario genere che, coordinate e or­ganizzate, permettono di ricostruire con attendibile rigore metodico, insieme con la storia dei 'termini che esprimono una idea, la storia dell'idea stessa (2).

(1) V. hilil. nelle voci Semantica di B. A. TEIIlUCINI e Onomasiologia di V. BERTOLDI nel'la Enc. lt. Treccani.

(2) H. SCHUCHARDT Pel" il primo e con lui, particolarmente in campo indo-eu· ropeo, gli studiosi che facevano Qpo alla rivista Worter und Sadten pubblicata a Heidelberg dal 1909 sotto ia direzione di R. Meringer e H. Meyer Liihke, banno dimostrato come la ricerca eernantica nOlO possa essere compiuta a priori, astrattamente, ma diebba proporsi lo studio di tutte le voci analoghe perse~ e ~ignifìcato, che si aggruppino intorno a un concetto del quale si debba seguire la storia e che siano legati fra loro da trapassi di significato, da incroci fonetici ecc. realmente e concretamente dimostrabili. (v. Sc1mchCITdt.Brevier, zusammenge­stellt, von Leo Spitzer, n ed. Balle, 1928, pagg. ,108·135; 32,8.333) Qualche anno più tardi J. GILLIERON nei suoi studi di. interpretazione deU'Atlas linguistique de la France, da quello sulla tenninofugia d611a falce messoria, ano studio dei nomi dell'ape (Généalogie des mats qui 'i/Jesignent l'abeille, Paris, 1918), si è posto con· cretamente una serie di problemi ana'loghi a quelli d.el!.Jb Schuchardt e li ha svilup· pati con metodica originale, tentando di giungere a una ri.co&truzion6 stratigrafì.ca dej vocaboli 8uccedutisi su un'area storica determinata, prospettando la causa della loro seomlNU'sa e sostituzione e utilizzando largamente a questo fine lo fltUdio dei Inezzi ai quali la lingua ri::.orre per ~'innovazione (v. K. JABERG, SprachuJissen schaftliche Forschungen und Erlebnisse, Paris, 1937). Dall'una e dall'altra oorrentt1 ~gono le nUOVe esigenze alle quali rispondono per es. i bellissimi articoli dd voeabolario del von WARTBURG, Etrm. W orterbuch -iJJer franzosische Sprache, Bonn. t92~ e che hanno indirizzato i numerosi stud& di lessioografia greca, di onomasio· og18 e di semanti'Ca oompiuti iD questi ultimi anni dal Bertoldi, dallo Spitzer, ecc.

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216 STUDI E RICERCHE DI STORIA DELLA FILOSOFIA

zioni nelle quali entra in Omero, confermano il suo più antico valore «soffio, alito »; per esempio in una comparazione come 'F' 101 41)x~ ~è Xot't'li )'. .9-o'l6ç, iJihe Xot7t'l6ç, cilx, e't'o n't'pL"(ui:ot, 41)x,~ significa « ani. ma» ma la comparazione con Xot7t'l6~ è forse favorita dall'antico si-gnificato della parola ed indica ad· ogni modo la natura essenziaI .. mente corporea del principio vitale omerico. Solo presupponendo tale significato materiale, si spiega del resto l'uso assar frequente di ljiuX,~ quale soggetto di verbi come Àe€1CCù, cX.1C01CÉ't'O(lOCL, OiX,O(lotL, ~o(('IW (À 221). C~ncettualmente questo stadio del significato di 41)x.~

è superato in Omero e la parola indica più epes'80 lo spirito vitale come principio animale della vita dell'uomo ed anche delle bestie (v. ~ 426); la 4ux,"I\ ha sede nel corpo, ma Unchè l'uomo è in vita,

non! è principio attivo, non ha iniziativa se non è unita' al (lÉ'IOç; con la morte si separa dal corpo, ne esce per una ferita o per 1ai bocca, per anda·re a trascorrere nell'Ade una vita ètema, ma senza possibilità di azione (5). Espressioni come 4ux,'hv è~otp6&LV o &qJO(Lpe~v dimostrano avvenuta, nel concetto dello scrittore, l'identifica· zione del principio vitale con lo spirito che sopravvive ',al corpo Il

segnano a loro volta: il passa'ggio all'uso di 4ux,n con il valore 'di « vita» in senso ass'oluto: X 161 nepl ljiu)'.'ilç .9-éov "Ex't'opoç !'II~O~&(lOLO ecc. Comunque in Omero la 4ux,n non è mai l'anima com,ie centro delle sensazioni, degli affetti, del pensiero: l'unico punto che iI si­gnificato della parola presenta in comune con quello di « anima» nel senso moderno, è il concetto deUa sua sopravvivenza alla morte del corpo, ed è questo che permetterà e favorirà l'uso del vocabolo con la pienezza di significato che le nuove concezioni filosofiche \e reli· giose gli attribuiranno più tardi.

L'uso omerico di 4ux,"h mostra dunque in atto l'evoluzione ael significato del vocabolo e ci perm'ette di risalire a un concetto ar­

caico di «anima» ben diverso da quello del greco classicb; ~I)Xn però non è vocabolo antico: le etimologie indo-europee che per esSO

sono state proposte (6), non sono convincenti; il su:ffisso -)'.0- non è in~o. europeo, nel greco stesso il vocabolo sembrai originario della lama, regione nella quale è particolarmente viva l'azione del sostrato. Non solo dunque 4ux.-n. isolato nel greco, è vocabolo relativamente recente, ma eSso sembra innovazione greca, di origine pre-indoeuropea.

Anche il latino presenta, per indicare l'anima, un vocabolo del

(5) U. v. WIL,'MOWITZ.MoLLENDORF, Vie Helmkehr des Odysseu&, Berlin, 1927,

p. 189 seg. " . (6) É. BOISACQ, Dictiomuzire étymol. de la" langue grecque, Parls, 1923', s. .,

BENVENISTE, Op. w.

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· IL CONCETTO DELL' ANIMA PRESSO GLI INOO-EUROPEI 217

tutto isolato in questo Bignificato, benchè etimologicamente connesso con vocaboli antichi: in animus troviamo infatti, già nelle prime at­testazioni, il valore spirituale di « anima» come centro delle facoltà senzienti e pensanti: il significato materiale di « soffio», si riconosce nel derivato più tardo anima (femminile, probabilmente per influsso di 4u;("h), e nei termini che contengono la stessa radice, ampiamente

diffusi su tutta l"area i. e., dal celtico al sanscrito e all'avestico (7): l'innovazione dal senso materiale a quello spirituale, è dunque pro­pria del latino, come è confermato dall'esistenza, in questa lingua, di Uilla serie di vocaboli - spiritus, halitus, flatl1f5 - che trovano consonanze solo vaghe ed incerte nelle altre lingue i. e. (8) ed è pos­sihile siano stati introdotti per sostituire un termine antico che, per un processo innovativo, era venuto a perdere il significalo di « soffio ». Il latino è pure l'unica fra le lingue i. e. che formi rla animus l'.n

sostantivo animaI per indicare un essere animato; vedremo come que­sta formazione sia il calco di altra più antica e non limitata al h.tino.

\ . . . 3. - L'anima come sede di sentimenti e passioni, più <,he come

vita, spirito animatore esistente anche separato dal corpo (9), è in­dicata in greco con la parola .9-ufL6c;; in Orn. essa indica il principio della vita nmana, centro e sede delle passioni e si: distingue in ori­gine da 4ux,n appunto come facoltà attiva, motrice dell'attività spi­rituale; è molto spesso pensato in relazione con un organo corporeo (più frequentemente i'PP~"e~ lo O''t''ìj.9-o; oppure più genericamente

òcrTioc Y 406 o !J.éÀ'I), nel quale ha sede e insiemel al quale perisce; si associa con verbi significanti « soffiare» « spirare .», tanto per: de­signare materialmente l'emissione del respiro (E 698, A. 524), che per esprimere il moto intimo delle passioni (<I> 386); può poi passare a indica-re obbieuivamente l'ira: B 196 .9-ufLò, ~~ fLéyocc; èO''t'l 3LO't'pO­ql~oc; ~OCO'LÀ 1I0c; oppure la fermezza, la baldanza: A 228 't'i't'À "IllelXç .9-ufLiì>; sentito vicino a 4ux,n da una parte e a ~pi"eç -< insieme) al quale costituisce la formula, frequentissima leoc't'~ ~pé"oc leoci leo['t'~ .9-ufLò" -dall'altra, entra negli stessi sintagmi di questi vocaboli (v. per eS. Y 386 À('/'è' oO'Téoc .9-u!J.6c;, II 469 &1t'Ò ~' t'/'è't'OCTO .9-ufL6c; ecc,; IX 323 .9-.xfL­~'t)O'e~ XIltT~ .9-ufL6" P 90 ecc.) e ne prende il significato, in modo che

(7) a. irl. anal «spiritus »dopo il cristianesimo; eimbr. anaill « respiro », got, UI.anam «espirlU'e », a. a. t. annil « respiro », più tardi « anima», 8. &1. Ilonja « odore », gr. &\le:(J.O~, eer. aniti « soffia », anilah « soffio» ecc.

(8) v. WALDE-POKORNY, Vergl. Worterb. der indago Sprachen, Berlin, 1927, II, 11; I, 56; ERNOUT.MEILLET, Diction. étym. de la langue latine, Paris. 1932; W ALBE. Lat. et. Wb. sii" VV.

(9) Farse una sOla volta troviamo lo .&u(J.6ç nell' Ade, in analogia n ljIuxi).

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può venire usato con molta larghezza e varietà, per indicare come abbiamo visto, il principio vitale attivo, animatore all'azione (N 73 .9-ulLò~ &'Jt cr".".9-ecrO'L ... t~OPlLa"OtL) o, quasi materialmente, la sede delle passioni (O( 323 cit.). Connesso etimologicamente con il verbo .9-06) « infurio», la parola era legata a un senso di movimento agitato, che ritroveremo in altri vocaboli dello stesso gruppo semantico e che, sopr~ffatto nel corso della storia del vocabolo in greco, dal signifi. cato « soffio» implicito in eSso come nel vicinissimo 4ux"', ha però favorito il passaggio al senso di ifa (v. ser. kupyati « é irato» ku·

paya « irrequieto », gr. XOC1tU~ « anima .», xoc1tu6ç «fumo »). In campo i. e., :.9-ulLò~ fa parte del tipo dd lat. fumus, ben attestato su tutta l'area (lO): solo in greco la parola ha assunto un valore spirituale ed! alcuni (ll), per questo suo diverso significato, pensano che essa sia da staccare dal gruppo di fumus: ma la connessione, fonetica· mente e morfologicamente esatta (12), dal punto di vista' semantico può essere confermata· dal significato dei verbi .9-o/J) « sacrifico» (fa. cendo salire il fumo agli dei), .9-UILLcX/J) «brucio profumi» ecc., dallo sviluppo opposto del significato di xO(1t'v6ç che ha sostituito .9-u!L6ç nel senso di «fumo» e deriva dalla stessa radice di rX1CUç « anima », dall' equazione parallela anim'Us - &velLoç e infine dalla storia perfettamente analoga di altre due parole greche che indicano l'ani·

ma, ~ux'" e 1I:'JeillLot. Le parole del gruppo di .9-u[.L6ç. si presentano regolarmente di·

stribuite, con forma e significati perfettamente analoghi -i se si fa eccezione dell'innovazione del greco -, in tutte le lingue i.e.: si tratta dunque di tel'IIÙni antichi, perchè comuni a tutta l'area, ma relativamente più recenti di altri dello stesso gruppo! semantico che prelìentano, sempre in campo Le., sviluppi varii di significato o

aspetti morfologici singolari (13). In particolare il gruppo di .9-u!L0ç sem~ bra più recente di qulello del gr. XcX1t'Uç che studieremo fra poco, cui potrebbe essersi sostituito, proprio in seguito .1 duplice significato

(IO) lit. dUmai « (umo », n. a. t. toum cc vapore», lat. furmr.s, sI. dyrrw « (umo », gr. &tI(J.6~, 3cr. dhuma (C fumo ».

(11) ERNOUT-MEILLET V. fUlRUS; CHANTBAINE, Op. Cit., pago 134. (12) Trattandosi per il greco, oome per le altre lingue, cii. parole derivate eoD

lo stesso suffisso • mo • da una stessa radice. (13) Nello atndio della strati grafia i.e., mi SODO basata contemporaneamllntq

6ui criteri morfologid del Meillet e della ma 8èno18 (v. particolarmente A. MEIL' LET, lntroduction à fétude comparative de, lItm.gues inJlo.européetUJ!!S, VII ed., Parigi. 1934; E. BENVENISTE, Originesde la formoticm dea rwrm eri. indo·eu!o, péen, Parigi, 1935) e IIU queN:i areali del BUTOLI (ripresi ultimamente in Paleon• ,~logia. li1iguUtica nello luce deUe rwrme spt:8wi, Atti deIae R. Ace. deBet Scienze id" Tonno, voI. 80, 1944-45, ~. 3 segg.), del PISANI (Geolingu.istica e lndoeuropeo, Roma, 1940; Le linpe indo·europee, Milano, 1944 ecc.) del BoNFANTm.

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IL CONCETTO DELL' ANIMA PRESSO GLi iN'DO·EUROPEI 219 \ I ;: r

materiale e spirituale che le parole del tipo )(.cXmJ~ avevano assun-to. Con allargamenti e suffissi varii, si trovano poi in tutte le lingue i. e. altre forme della steSSa radice di .9'u!L0ç; quella allar­gata in -s presenta una grande varietà di significati, che è il caso di esaminare particolareggiatamente. II gallico, forse il latino, il go­tico (14), hanno concordemente un sostantivo nel significato di ({ he­stia feroce l). « demone l), vicino al quale nel gotico è' conservato un vocabolo nel senso materiale di « polvere l); le lingue baltiche pre­sentano varie forme della radice con il significato materiale di « re­spirare », « essere ansimante .», « sospiro », nel gruppo germ'anico vi­cino a un verbo che significa « spegnere» nell'anglo-Mssone, e a un m.a.t. « distruggere» (15), si trova un nome con il significato di « be­stia feroce », affine a quelli gallici e latini già citati. Infine si ricon­nettono allo stesso gruppo il lat. luro «agitarsi», particolarmente detto dell'uomo, in senso materiale e spirituale (v. Prop. III, 5, 40 Tisiphones atro si furit angue capu·t) e solo poeticamente (v. Virg., En. VIII. 404) dell'acqua c del vento, e il greco .9-u(r) (16) «infurio 11.

~U\cXç, .9-utllt« baccante», .9-ua.9-À~ « tirsi ». Sempre nel latino infine si connette forse a questo gruppo (17) l'aggettivo feralis, che dà nome alle feste dei morti Feralia (18); nelle lingue slave troviamo molti derivati (19) nel senso di « soffio», « respiro », poi «spirito»: la pre­senza costante del significato materiale accanto a quello spirituale fa pensare che quest'ultimo si sia sviluppato\ tardi, probabilmente per influsso del gr~co. Anche le forme allargate in - s della radice di .9-u1L6ç si trovand dunque diffuse su tutta l'area indo-europea, ma a diffe­renza del gruppo di .9'uII-6ç, che solo il greco ha innovato nel signi­ficato, hanno valori molto varii e disparate forme morfologichc (20).

-,--(14) G.al.l. dwios « demone»; lat. bestia Feralia, furo; goto dius « bestia fe­

roce », dust « polve~ D .. La appartenenza a ~esto gruppo del lat. bestia, _i di­;cUsso, è spiegata foneticamente dal WALDE (100. Forsch. XIX, pago 106) e con· ermata, mii pare, semanticamente da derivazioni pamllele, oome quella dti /uriae da

Iuro, MCXLVMI~ da (.till<Jç, arUrrl(Jl da anirrI(J. (15) Ags. ·mvae.toon « spegnere D, m. a. t. tossen, flCl'. dwtm1S6ti « rovina », a.

a. t. tior, ags. deor « bestia feroce D.

(16) Da dhus .io .come &UL~, &utor; da dhusia attestato in Es. A ' (l?) V. SCHRADER.NEHRING, cit., I, 37; WALDE, Lat. et. Wb.; MULLEa !zN.

ltltalisches Wb., ~ttinga, 1926, 513. (18) Con lo stesso suffisso di animal da 4nÌrrI(J. (19) Dalila radlice a grado zero dhus.

• (20) Dalla stessa radice troviamo, pÙre regolannente diffusi eu tutta l'area ~e .. allargamenti in .1, con il senso prevalente di « polvere, filmo D e una inno­wiZlO~ dd medio irlandese nel 8eOSO di « desiderio» (Iit. dlilis «fiaccola », m •

. duil « desiderio », lat. luligo, gl'. &uÀio(.tcu, ser. tlhuU, « polvere.D) e in -n, ~"fi sf ( h Slgnl cato « odore, fumo» (a. isl. daum « odore»; goto dauns « odore », • r'" . ulg.) duno « soffiare », albo (tosk.) den « purificare oo~ fumo », gr. &UllCa) « in· lU'io », &CI'. dlmnott « si muove ».

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220 STUDI E RICERCHE DI STORIA DEUA FILOSOFIA.

Se mettiamo ora a confronto i varii gruppi di vocaboli che ab­biamo finora passato in rassegna, notiamo subito come le innovazioni tipo .9-u,.,.6<; e animus 'siano isolate nelle singole lingue, mentre le parole derivate rispettivamente dJllla stessa loro radice hanno, nel senso materiale, una diffusione regolare ed uniforme; più complesso è il caso dell'allargamento in -s della radice di .9-ul-'o<; che pre<;enta, su tutta l'area i.e. occidentale (gallico-latino, gotico e probabilmente greco (21» una innovazione comune nel senso di «demone» (( essere agitato », che appare dunque anteriore alle innovazioni isolate già citate, anzi. come vedremo, ne è uno dei presupposti.

4. - Nel senso di (( fumo », il greco ,9-uI-'6<; è stato sostituito ds XClt'lrV 0<; , parola che si connette a un XcX1tu<; attestato in una glossa di Esichio col significato « soffio, anima» (22), certamente antico e per la sua forma (23) e perchè la sua esistenza è presupposta dal deno· minale cX1tOXClt'lrUW, usato da Omero nel senso di « esalare », non lon· tano da un valore spirituale: X 467 . &'7t'Ò 3è 4u:x.~v ixcX7tUa'Il'E. Nelle altre lingue i.e., troviamo, con modifiche varie e significati a prima vista molto disparati; numerosi vocaboli contenenti la stessa radice. Il significato spirituale che, nei casi di .9-ul-'o<; e animus, è isolato in lingue singole, e nei derivati da dhves è limitato ad una parte del· l'area i.e., qui coesiste ovunque con quello materiale, mentre le steSo se irregolarità fonetiche e morfologiche che questi vocaboli presen· tano, sembrano attestare il lavoro che su essi è stato compiuto nel lungo volgere dei tempi (24). Vicino al significato concreto di « neb­bia, vapore ». antico perchè conservato in aree laterali dal sanscrito e dal lit., troviamo, come nel caso di .9-UII), un verbo· con il senso di (( ondeggiare, essere agitato », che assume nel sanscr., nel lat. €I

nel greco, un significato spirituale (25): in sanscrito il significato

(21) Il sostantivo vero e proprio in greco è scomparso, ma il verbo .&O~ ( infurio» ne ha assorbito il signifi.cato, mentre derivati come &UC1TcX8tC;;' BIi"

"CXI Es.; &ua&Àcx « tirsi », conservano traccia della sua esistenza. (22) Es. XCX7t'UC;; • 7t'VCUILCX; xcinoc;;' ljIux~, nveuILcx. (23) Esso apImrtiene intatti al tipo dei temi in - u. chehanoo avuto un al·

largamento secondario in r/n e poi sono paesati a tipi più regolari: XcX7tUP, XIX-

7t'V~, xci nu~. V. BENVENISTE, l. cito (24) Nel lituano troviamo così affiancati kviipas « fumo» e kupuoti « esse~~

affannato»; nel gruppo gennanioo troviamo l'a. pros. kupsins « nebbia» e I

goto .afhvapjan « esalare»; in latino vapor e capro, in slavo vediamo kyplja « ~n' de,gglare », albo kapitem « essere affannato », in gr. xli nll4;; e xcx nv6c;, in scr. abbia

ma i'l vet"bo kupyati « è irato» e l'agg. kapila « O6C1ll'O ». . (25) Il lat. cupio, che ha sostituito l'antico venus, venor nel senso di « deSi'

d~3l'e ».' si è alilontanato più del! &cr. kupyati « è adirato» ( v. l'agg. kupaya o: IrrequIeto ») dal significato più antico ma la sua trasformazione potrebbe esserei Wl calco di quella del gr. inl&uILéCt,) da &*6<;, nella quale la pt'eposizione rende

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IL CONCETl'O DELL' ANIMA PRESSO GLI INDO·EUROPEI 221

« adirarsi », è ancora più vicino a quello materiale di « essere agi­tato », attestato nell'aggettivo « irrequieto»: uno sviluppo parallela troviamo nel greco qua,ndo .9-ulJ.6ç assume il senso specifico di «ira». Più radicale è l'innovazione del greco, che dal nome de~ soffio crea una parola che indica l'anima; in latino, essendo il verho cupio da­nominale e' presentando esso uno sviluppo semantico ricalcato su quel. lo di È?ç'L.9-U!Léeù da .9-ufL6/;, potrebbe essere esistito un sostantivo -sopraffatto poi dall'innovazione animus - analogo al gr. xci1t'u~: tro. veremmo così in questi due termini il precedente comune al greco e al latino, delle innovazioni posteriori del1e due lingue, che creano

COn lo stesso suffisso da due parole diverse di significato analogo, i ter­

mini per indicare l'anima, .9-u1l-6~ e ammuso Il suffisso - E-t0~' molto frequente in greco, è poco diffuso in latino (26); il gruppo di .9-u/L6ç è più antico che non quello di animus, in epoca storica e preistorica (v. il caso di è1t'L.9-U lJ.él!) • ClI'pio) è assai forte l'inflUBSO del greco sul latino: tutto fa ritenere che il valore spirituale si sia affermato nel greco .9-u!J.oç e quindi analogicamente si sia trasformato il significato­di animus: altra traccia della fase più arcaica dell'irraggiare della grecità sul Lazio (27).

5. - In greco, oltre a quelli che abbiamo studiato particolareg­giatamente, esistono pure altri termini che indicarono prima il soffio, iI respiro, poi l'anima (28), e così nelle altre lingue i.e. (29): si tratta

m{1glio comprensibile lo sviluppo del significato: avremmo così qui un' ailtra traccia dei molti legami che debbono aver unito le paro~e dei gruppi di xot'lt'll6ç; e .&0-

. v.6; in epoca preistoriea. (26) V. MEILLET-VENDRYES, Traité de grammaire comparée des langues classi­

ques, Paris, 1924, pago 354. (27) v. G. PASQUALI, Preistoria del~ poesia rQma1UJ, Firenza, 1936. Satumio

e sostTato, « Studi ital. dij fil. cl. », N. S. XIV, I.f137 , G. DEVOTO, l primi grecismi nella lingua latina, « Mélanges E. Boisacq», Bruxelles, 1937, p. 327·32.

(28) Lo sviluppo di 1NeufLot al significato epirituale è recente e ci può servìr& tutt'al più analogicamente di conferma a fatti preistorici; altri vocaOOli sono molto pooo diffusi, come ~o~ . 'ltWU ILot attestato in una glossa di Esidlio, d.erivato dal tema di &'1/ILI, e &n'/L6'11 • TÒ 'It'lleu!J.OC, & n'ILot' !p).6~. Il sostantivo 'lté(J.cpt~ (v. NEIIRING, Die Seele als Wasserblaoo, IF 40), usato due voIlte da Licofrone (Al., 1106 e 686) e spiegato da Es. 'It~!L !pt~ • 1N6'1/, tjloX+', xcd o[ TO\) 'ijÀ(oo &XT(W~ si connette con 'ltO fL 'P(~ « soffio»; le spiegazioni etimologiche che sono state tentate, non appaiooo soddisfacenti: il suffisso, prettamente mediterraneo, fa pensare no~ si tratti di voce indo.europea.

(29) V. l'amumo anjn «anima» cui corrisponde in svedese la parola che si· gnifica « nebbia», hog, opP'. ogi « fumo ll, sunc « fumo» ( respiro» « anima ll, connesso a un gruppo Le. col significato Il respirare II «~re affannato ll: lit. sv· tznksti «respirare », a. isl. hvoesa «essere affannato », Ber. çvOsiti «respira»: v. ~idén Huschardzau 885, Meillet MSL X 278, PedeI1sen KZ XXXVIII, 158; Wa'de­rokorny I, 474.

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222 STUDI E RICERCHE DI STORIA DELLA FILOSOFIA

però sempre di fenomeni isolati, quindi relativamente recenti, ulteriori testimonianze dello sviluppo studiato, che non aggi'Ungono però eleo menti nuovi alla dimostrazione. Più notevole è invece una consonanza che ciport.a in aree diverse da quelle esaminate sinora, legate da al· tre importanti coincidenze, l'indo·iranico e il germanico (30). Al ger­manico Geist, che conserva ancora in qualche dialetto e nelle attesta:· zioni più antiche un significato materiale (31) e viene poi a significare « soffio vitale» « spirito» e anche « spettro» (ingl-ghost) corrisponde in sanscrito un verbo « adirarsi», il sostantivo « ira» e una formai vicina hinoti « si mUOve velocemente» (32): troviamo cioè, su area diversa, lo sviluppo identico a quello delle parole del gruppo di ~OCiJ, .~uIL6ç fumus e xli1tuç, x~7t'V6t;, kupiati.

Un altro termine con lo stesso sviluppo semantico è attestato poi sulla stessa. area: S{!r. iitman, a. a. t. atum: il significato antico « sof· fio» rimane in entrambe le lingue, nel ted. mod·emo ha anzi avuto il sopravvento sul significato spirituale. Il scr. atman nell'antichissimo periodo vedico indica, come prana, un principio vitale molto simile .all'aria e solo più tardi diviene l'anima individuale, sede e centro del pensiero e della volontà (33). Si è pensato (34) che queste due parole, conservate in aree geograficamente lontane, siano i relitti di un ter· mine Le., che già nell'epoca dell'unità avesse sviluppato da quello di « soffio.» il valore di « anima»; ma troppo bene attestato è ancora in entrambe le lingue il valore materiale, perchè questo si possa af· -fermare con sicurezza. Nel caso di atman-atum i significati del scr. e del germanico sono più limitati e fra loro molto più vicini che non in quello di Geist-hedah; in questi termini invece è ancora evi· dente il senso di movimento che vedremo proprio di una concezioM più antica: quella di atman·atum sembrerebbe dunque un 'innova­zione sovrappostasi in età molto antica all'altro termine attestato in Geist e hedah, che ha acquistato a sua volta significati più partico' lari, innovazione perfettamente paraIlela a quella che si verifica, in occidente, con la sovrapposizione dei tipi &U\L~ • animus a quello di

-xIi1'Cuc;: e &OCJ). Anche in queste lingue esistono infine termini isolati che indi.

(30) v. per queste A. MEILLET, Les dialect$ indo-euTopéennes, Paris, 1922, pago 132. . .

(31) V. GRIMM, Worterbuch 8. v.: nel nord, nella lingua dei marinai sign~fica « vento violento »; nella Bibbia di Lutero traduce spiritus anche in senso materiale.

(32) aV' .. Zaesa « orribile », scr. hed « adirarsi », kinoti « ei muove». (33) BOHME, Die Seele und das 'eh Un Homerischen Epos, Leipzig, 192.9, Ap'

tJeDdice. (34) ScHRADER-NEHRING, « Reallex », I, 640.

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iIL CONCETTO DELL' .\NlMA PRESSO GLI INDO-EUROPEI 223

callO l'anima e ancora conservano traccia di un più antico significato materiale, come li abbiamo notati nel greco e nel latino (35); com­parativamente, ci interessano le attestazioni del sanscrito, che risal­gono a un'età molto antica. Già i Brahmanas e soprattutto le Upa­nishad designano (36) il principio spirituale eome un soffio vitale che presieda alle varie funzioni: al significato di prana - sostantivo derivato dal verbo aniti «respira» (37) - si è già accennato; un81 altra designazione antica dell'anima, asu, indica il soflib vitale ed è da alcuni (38) connesso con asti «è », risalente a sua volta a un si­gnificato « respirare»; da questo vocabolo prendono nome gli Asurah. demoni buoni o malvagi, il cui nome compare anche in composti come Ahura-Muzda. .

6. ---' Esaminato così il inateriale di cui disponiamo, vedia­mo quali conclusioni se ne possano ricavare: le parole più antiche che indicano l'anima, sono connesse con un'idea di movimento veloce, agitato e passano facilmente o al senso di « ira» « furore », o a quello di « fumo », « nebbia» « vapore»: lo spirito vitale, cioè, non è con­cepito come una entità astratta. sepa-rata dal corpo, ma come un fluido dotato di grande mobilità che lo agita dall'interno ed è d! natura m'ateriale, benchè più leggera del corpo: ce lo dimostrano' i gruppi di l«(b~ e di ,o.,sCa), i più antichi ai quali possiamo risalire, nei quali il senso di « soffiare, esalare.D appare in un secondo tempo e del tedesco Geist, scr. hinoti « si muove D. Agitandosi nelle cose, dunque, lo spirito vitale dà loro vita e movimento: nelle cose, dico, perchè lo spirito vitale - non è ancora. il caso di parlare di anima. - non è esclusivamente proprio dell'uomo, ma comune a tutti glJ esseri e personificato in demoni: linguisticamente questo è attestato dal nome sanscrito dei demoni, gli Asurah, derivato da asu, dal Gal. lico DUlSius, citato da S. Agostino (De civ. dei, XV, 23: « quosdam daemones quos dusios Galli nuncupant ... »), connesso col tema di &~Ca).

(35) L'etimologia del ted. SeeZe, ingl. soul, soVl'appostisi, con pieno valore ~irituale, a GeÌ8t. ghost, che hanno conservato a preferenza il significato di « spio rIto », «spettro» (come il goto dius, germ. fior corrispondenti a &\)!t~) e ad al· Inen è oscura. V. Falk Torp. II, 974, 1540; Kluge Wb. v. Seele; M. Breal, L'alle. mand {( Die &ele» M.S.L. XVI: il significato materiale sarebbe attestato in Ulfila nei verbi gtJS-seljan « animare », un.Yeli « inanimato»; una nuova etimologia pro­Pone J. WEISWEILER, Indi. Foischl., LVII, 1939, p. 25 segg.

(36) v. OLDEMBERG, La Religion du Veda, trad. Hoory, Paris, 1903, p. 447 es.; iMAssoN OURSEL, Esqui3se d'une histoire de la Philosophie lmJì.enne, Pari s, 1923, p. 56 segg.; BOHME, citJ.

(37) Apiina è l'ispirazione, Vriina è il mantenimento d,elb vita durante le momentanee intemIzioni delila respirazione.

(38) Uhlemheok voce asu.

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224 STUDI E RICERCHE DI STORIA DIU.LA FILOSOFIA

dai termini latini bestia e animai, dall'inglese ghO$t, Il spettro ». legato al tedesco Geist, dana ~nnessione (39) che non ho an­cora avuto occasione di citare, ma che è significativa - fra il gr. lL~vtç «ira', furore» e il lat. Manes «spiriti dei morti». Ricono· sciamo del resto in questo stadio - antico perchè attestato, se non su tutta l'area i.e., 80 una vasta area ad occidente - qualche cosa di simile alla concezione detta animistica (40), comune ancora oggi presso i popoli di civiltà primitiva e che vivono più vicini allo stato di na­tura. Nel nostro caso, le tracCe di tali concezioni sono conservate, 01. tre che nella lingua che ci presenta le testimonianze più antiche, in altre che, poco progredite dal punto di vista culturale, hanno subitO in misura molto minore le trasformazioni imposte dalle nUOve esi­genze del pen'siero. Per quel che riguarda l'uomo, lo spirito vitale non è connesso, nell'epoca più antica, con le manifestazioni spirituali del pensiero, delle sensazioni, della volontà; è esclus.i.vamente ciò che, agitandosi dentro di lui, gli dà vita e moto; prima che con l'anima dell'uomo vivo, modernamente concepita come centro ddle attività spirituali, esso si identifica con lo spirito dei morti, del tutto distinto da quella: lo dimbstrano, se è esatta la conne8ione dello Schrader, l'identità del tema nei termini latini bestia e Feralia, riflessi diversi di

UoD.a unica parola e il dualismo già superato, forse, concett'lla~nte, al tem.p,o delle nostre attestazioni, ma ancora chiaro nelle parole che li indicano, fra l'anima come sede delle passioni e lo spirito dei morti. Cosi il scr. pUr'U/la è nel Rig-Veda a preferenza lo spirito dei xm>rti, e solo più tardi si nsa ìndifferentemente al posto di asw e atman (41); il greco !jI0x1) indica ancora, in Omero, lo spirito vitale e l'anima dei m:orti, non l'anima come sede di sentimenti e di im'Pulsi; il la­tino anima contrapposto ad animus conserva, forse di riflesso, la traccia CIi questa distinzione. La connessione dei nomi dell'anima con le parole che indicano il respiro --< con l'ultimo respiro si esal~ appunto, liberandolo dal corpo, lo spirito vitale - costante e lar~ gamente attestata nelle lingue differenziate, e particolarmente nel gre­co, è basata su una concezione materialistica e implicitamleDte pre­suppone l'identificazione dell'anima con lo spirito dei morti. Nei ter­mini più antichi. abbiamo visto prevalere, su quello di «soffio », il

(39) V. WACKERNAGEL, Vorlel§ungen, Uber Synta~, Basel, 1926i , I, 86 . . :lì) Dal TYLOB, Primitive culture, London, 1903 e dai BUoi &eguaci, ma nort

propnamente. v. R. Ono, Das Heilige, Gotha, 1929, p. 158 88. J. DE V.IES, Altger' maniache ReligionsgelChichte, Berlin 1935 I 281 n 348'.

( " , , 'h 41) V. ABBMANN, Zur primitiNen Seeknvorstellung rnit besonderer Riic1csiC t aul Irr&a, CI: Le monde orientai D, XX, 1926, XXI, 1927.

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IL CONCE'l'TO DELL' ANIMA PRESSO GU lNDO-EUROPEI 225

concetto di Cl movimento»: poi a poco a poco questo scompare e il primo si afferma esclusivaDUlnte. Non ahhiamo prove che l'identi­ficazione dell'anima col respiro fosse già avvenuta nello sladio indo­europeo più antico: e888 è infatti generale, ma attestata in termini! diversi nelle lingue singole ,o, tutt'al più, nelle varie aree dialettali. CosÌ il greco e il latino appaiono strettamente legati in innovazioni come quelle di .&u,,~ e animllll e in sviluppi particolari come quelli di bL'&U!d(a) e cupio, il germanico e il sanscnto nei casi di hedah. Geist, atman e atum. •

Compiuta l'identificazione dello spirito vitale con il respiro, del­lo spirito dei morti con l'anÌmla dei vivi, si giunge infine, almeno nelllll lingua più elevata, al concetto dell'anima come principio astratto e spirituale, che la filosofia greca ha trasmesso al cristianesimo e il cristianesimo ha diffuso nel mondo. Quest'ultimo stadio, in atto nella storia, è frutto della più progredita speculazione filosofica e si veri· fica attraverso una serie di trasformazioni che (anno perdere ai ter­mini che indicano l'anin$ il loro valore etimologico materiale; lo ri­specchia fedelmente in greco e in sanscrito ~ le lingue delle civiltà più progredite - la storia delle parole che indicano l'anima nei varo autori; nelle altre lingue la trasformazione del significato dei varii vo­caboli è attestata· nei suoi risultati, più che nei suoi sviluppi, e per mancanza di documenti e sopra tutto perchè avvenne in seguito a pre­stiti e a costruzioni analogiche. più che per svilu.ppi graduali e spon­tanei. Così in latino il 8010 termine animus, si può dire. Ca riscontro alla ricca sinonimia del greco, e lingue come il gallico, il germanico, lo' slavo, piuttosto che testimoniare i nuovi bisogni delle concezioni filosofiche astratte, ci conservano più fedelmente di altre che presen­tano testimonianze di gran lunga più antiche, l'attestazione di conce-zioni preistoriche. .

7. - Passerò ora breve~nte' in rassegna i termini appartenenti al secondo dei gruppi in cui lo Schrader ha distinto i nomi dell'ani­ma, quelli che designavano in origine un organo corporeo. In greco il più diffUISo fra questi termini è fpiv~, che già nella lingua omenca si trova usato per lo più con il valore del tutto spirituale di « mente », « ragione », prevalente nel denomina.]e !pt)ovl(a) e nei suoi derivati. La: funzione sintattica più frequente del vocaholo però, --' usato per lo più al plurale e 8pe8sissimo in determinazioni locative: al dativo con o senza la preposizione è'tl, all'accusativo retto da XI.It'rti, o in accusa­tivi di relazione, - e il suo Uso quale soggetto di verbi come 'rpol'é6> (v. Kl0 'rpo!loéov1'O 3é 01 <ppé'l,ç i'l'roç e in espressioni come N 394

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226 STUDI E RICERCHE DI STORIA DELLA ·FILOSOFIA

ix aé o! ~~[oxoç 7tÀ~)'ll ippé~1Xç dimostrano indiscutibilmente che ippé~eç indicava un organo, considerato poi a sua volta sede degli affetti e dei sentimenti e infine anche centro attivo delle percezioni. Non è però ben chiaro di quale organo veramjente si trattasse e su questo punto le opinioni sono disparate (42): in realtà, dato che essa corri· e.ponde alle esigenze del testo, che è confermata dall'uso analogo d~ altri vocaboli e che altre volte, nelle credenze popolari, il diaframma è centro e sede delle sensazioni e della vita stessa, non mi pare vi sia: ragione di negare l'interpretazione degli antichi IPpinc; • 3L~ipporYflIX, confermata dall'uso che nel V sec. faceva del vocabolo il Corpus Hip. pocraticum. Quanto alla forma, IPp-n'l è un vocabolo di tipo arcaico (43); la su.a etimologia è molto discussa (44): prescindendo dal senso più antico « avvolgere» che l'autore vuole individuare, la più convincente è forse la connessione del Wiedemlann (45) con un termine germanico che si può far risalire a Un significato « petto» (46) a (avore della quale militano la semplicità fonetica e l'area, che è quella di altre congruenze (47). Comunque, ci interessa mettere in rilievo che cppé~e; presenta nel greco un valore spirituale, ma si connette etimologica. mente la nomi che nelle altre lingue i.e. indicavano parti del corpo, il petto o il diaframma, e che in nessun caso hanno modificato il loro significato come il greco c:ppf,~.

Lo stesso processo innovativo si riconosce in atto nel greco O''r~&o~, che, oltre al valore materiale di « petto », l'unico attestato nelle al. tre lingue nei vocaboli che contengono lo stesso tema (48) tende ad iassumere, se pure vagamente, un valore più spirituale, in quanto è

(42) Second!o il KiiRNER cito in BOHME, l. cit., p.3. c:ppéve:~, indica H peri, 'C3rdio; secondo 'lo JUSTESEN, Les prindpes psychologiques d'Homère, Kopena· ghen, ]928, i polmoni'; secondo il WUNDT, Vol1rerp5Ychologie, IV, 1910, pag. 92, tutti gli organi appoggiati sul diafrllmma e particolarmente il fegato. .

(43) È una delle poche sopravvivenze nel greco di un tipo di sostantivi costi· tuiti dalla sola radice senza suffisso che doveva essere frequente nelle iJ.ingue Le., ma è stato poi eliminato a profitto' di formazioni derivate 'la cui struttura era più chiara e la flessione più facile. v. CHANTRAINE, op. cit.: l'ago 1.

(44) v. Bohacq. 8. v.Walde.Pokorny I, 699, II, 155, L. Siitterlin, I. F. XLI, pago 307.

(45) BB. XXVII, p. 241. (46) goto brunjo « corazza », a. a. t. Brunia, a. nord. brynia, eoc.

. (47) A. MEIL~ET, Les dialects indo·européens cit., p. 128·29. Allo stesso gruppO SI potrebbe allaCCIare - come cercherò di dimostrare altrove _ un allargamento de:ctale dell.a ,stessa radice, esi verrebbe così a collegare. con c:p p~v un tenni/ne gr o che CI e noto solo col valore spiritualle di « orgoglio >'> P.pév&o~ (v. p.pe:v.&ue-

O'&CXL • IL À ~ ) 't-' t-'. . d' . eycx o IPpove:~v, ma che, e8E{;ndo connesso con una serie di vocaboli I.e. lO Icanh anche ,Parti .del ~corpo, potrebbe rientrare nel gruppo in esame.

(48) gr. O'T7)VLOV O'T7)&~ Es., armo stin; av. 'stana cc petto femminile»; ser. lltanah c( petto ».

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.IL CONCET!'O DELL' ANIMA PRESSO GLI INDO·EUBOPEI 227

concepito come sede di passioni (p. es. A 83 lX,!' )(6~o'li'l! ~&tO'O'LV}

e anche del pensiero: v. r 63 &c; (Jot M (JT~.CO'(Jl'I !dp~8TO( v60( Inl. CosI ~1ip'lO", che in Om. ha valore esclusivamente materiale; diviene poi gradualmente sede di passioni e. soprattutto della mente e della: memoria (v. Esch. Coef. 747; Sof. Ant. 639) fino ad assumere anche il vialore del tutto spirituale comprovato dalla glossa di Es. -aTip"ov. tpptveç, a\ci'lO\cx. Comparativamente, O'Tip"ov rientra in un gruppo nel quale prevale il senso di « fronte, alIa'rgamento» (49): è dunque. nel senso di Cl petto» una innovazione greca, - così come è esclusivO' del greco il passaggio al senso spirituale - resa necessaria dal ra­pido mutamento di significato avvenuto in altri vocaboli che indica­vano il petto (IPPive< - "Tii&ot;) Fra i termini i.e. designanti il « pet­to », tutti isolati o limitati a gruppi di lingue geograficamente vi­cine (50), solo il lat. pectus (51) indica, per sviluppo spontaneo o per calco dal greco, prima la sede dell'anim:a e dell'intelligenza, poi di· rettamente il cuore, l'anima. Il greco 7rpem!8ct;, usato in Orn. solo al plurale e quasi sem'pre nelle stesse formule, ha un significato e una storia del tutto :analoga a cPpÉ'ltt; (52). Indica,' oltre il diaframma e in generale, in modo un po' vago, gli organi intorno al cuore, la sede dei sentimenti e va assumendo un valore spirituale, messo in rilievo in .Q 514 dalla contrapposizione a YU(')'01 : )(cx( ot clreò repOt re! 8(,)v ~À.&' f tLC­

poç fj8' cl7rò yu(,)v. Caratteristico è poi l'uso di 7rpot re(8tç. sempre ac· compagnato, in questo caso, dall'agg. 1Bulal, come sede delle facoltà intelIèttive, uso che permette il passaggio al senso di « mente» « peno siero », che troviamo in Pindaro e nei tragici (53). L'etimologia del vocabolo è molto discussa: L. Havet (54) per il primo lo ha connesso con un gruppo Le., nel quiale il significato più antico sembra essere quello di «corpo» conservato in area laterale dal lat., dal scr., -che presenta già nel periodo vedico la trasformazione dal senso di « fi­gura» a quello poi prevalen.te di « aspetto» « bellezza» -, forse dal germanico. Il greco ha innovato il senso del vocabolo, attribuendogli prima il senso di «diaframma» -I e in questo si accorda col germa-_._--

(49) a. a. t. stirna «fronte»; lat. sterno; albo strin « allargo»; gr. " .. 6p'olutL~ « allargo », a-ré pvov; 8V. star « sternere »; scr. s!rnati « spal'gn ».

(50) v. SCHRADER·NEHRING, S. v. Kiirperteile. (51) v. ERNOUT.MEILLET, s. v. (52) v. Es. repotre(8e:c;' cppéve:C; ~ o -r6reoc; I$reou rxl tppèvtt; (53) v. Pind., Pyth, V, 90; 01., XI, lO; Esch., Ag., 380, 802. (54) M.S.L. VI, 18; foneticamente e morf&logicamente l~ connessione è possi:

bile, rieultando il vocabolo formato col suf!. . id· che è proprio del gr. e S1

trova in altri nomi indicanti partì d:el corpo (v. CHANTRAINE, cit., p. 337) dallo stesso tema del lat. corpus, SCI'. krpa « bellezza», a gEI. mid-/(h)riff, a. friso mid·ref {( diaframma», a,. pruss. kermens « corpo ».

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228 STUDI E BICEBCHEDI STORIA DELLA FILOSOFIA

nico, dove però il nuovo significato è ancora precisato dalla presenza della preposizione (55) - quindi quello più spirituale di sede dei seno timenti; infine il valore esclusivamente astratto di « anima" », « senno »,

{( pensiero». Questo sviluppo ha C;vorito la trasfonnazione analoga del lat. prrecordia che oltre al « diafran.ma », i « visceri.», il « corpo », può indicare poeticamente la sede dei sentimenti e i sentimenti stessi (v. Or. Sat. 1.4,89; Ov. Ber. XII, 183); nelle altre lingue Le., l'unico che si possa assomigliare a questi, è lo sviluppo del gotico Pwaihei dal significato « diaframma» ad« ira ». Il sostantivo 1j-:rop in Omero si trova già con il valore del tutto astratto di « vita»: v. per es. fI) 114 't"ou

,a'ot\hou ÀO't"o yOOVot't"ot )(ccl cp(Àov ~'t"op. E 250 ecc.: il significato di « cuo· re», è attestato dalla sll'a associazione con verbi come KÀ'flO'O'6>, ~&ÀÀ(o)

1Ccc't"ccO''t"pécp6>, e particolarmente KciÀÀO!LCX' (X 452 Iv Bé /1-0' ••• ",!iÀÀt't"Q(L

-Y)'t"op cXv&: G't"6 !l-cc) e dal suo uso in determinazioni locative (56); per lo più però, piuttosto che il cuore conre organo, anche quando non è

usato in senso translato, ~'t"op indica il cuore come sede del corag' gio, della costanza. della fermezza e dei varii sentimenti. TI signifi· cato materiale di ~'t"op è infine dimostrato dall'esistenza di un deri­vato, attestato più tardi, ma essenziale per ricostruire il signifi­cato più antico della parola, JjTPOV, definito dal lex. Sud. TÒ ò",b 't"òv

1l!J.cpccÀbv !J.épOt; e analogamente da Pollo il, 170. Grammatrealmente, --ljTOP è UiIlO dei pochi esempi di un tipo arcaico di declinazione ind.­euro (57); i termini ai quali esso ~i connette etimologicamente, dif­fusi - ma in forme morfologicamente variate - su tutta l'area· i.e. -occidentale (58), presentano cOme significato più antico quello di! « ventre»; il germanico presenta una innovazione nel senso di « ve­na» (59); il greco presenta isolata la trasformazione al senso di (C cUO' re» e da qui al valore astratto. Il termine che più propriamente in­dica il « cuore l), xijp e il suo derivato xccp8(cc, -. - adoperati, il primo già in Om. per indicare più che il « cuore» come organo, la eede delle passioni, della volontà, dell'intelletto, dei sentimenti, il secon'

(55) L'ilJDQvazione trov:a confenna nel fatto che proprio & elesse due Hngue .'Presentano tennini isolati, quindi recenti, nel senso di «corpO», gr. O'c, ","cc, geJ1ll· Leib.

(56) Ace. di relazione, percbè già in Om. ~TOp ha solo i casj retti. , (57) E. BENVENJSTE OriginN de la lormntion dea 11,01118 evi indo.européffi.

Paris, 1935, pago 1.22; i84.187. . . . • (58) a,. irl. inathar « intestini»; a. a. t. lId'ara « vena»; inn-adiri « inteSum l''

'8. bulg. jadra « seno »; sI. jUdro « ventre»; gr. ~TOp. ~'rpov o: ventre D.

(59) Necessaria per la mancanza di un tennine antico per esprimere tale cw.Jl'

cetto; il pa.ssaggio di significato non è isolato, ma 8i. trova per es. nel! i&tt. hll'a ~ vena D, gl'. 'Coplti) {( intestino» eec.

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IL CONCETI'O DELL' ANIMA PRESSO GLI INDO-EUROPEI 229

do più spesso usato in senso proprio, ma destinato a seguire assai fa­cilmente, per analogia, lo stesso sviluppo di xijj) - f.a parte invece di un gruppo di Le. molto antico che, in forme diverse, si è mante­nuto in tutte le lingue (60); anche in lat. il senso translato è molto diffuso, anzi più frequente presso gli scrittori più antichi; in scr. comel in gr.iÌa forma non. allargata hrd, indica il cuore più particolarmente come sede di sentimenti, o anche i sentimenti s-tes.si, mentre hrdaya mantiene a preferenza il significato fisico di « cuore ,», o tutt'al più fissa in questo la sede di sentim'enti. Dei vari i allargamenti che la pa­rola ha subito e dei derivati (diminutivi ecc.) che si sono formati nu­merosi, si può ricostruire, almeno a l'arghissime linee, una succes­sione cronologica con l'aiuto della grammatica comparata, ma è im­possibile individuare o attribuire a forme particblari i sin,goli signi­ficati che la parola ha assunto.

Comune a tutte le lingue è il primo stadio dello sviluppo del significato, quello nel quale « cuore» indica la sede della forza e del coraggio, tanto che nel ser. il vocabolo può indicare astrattamente il coraggio stesso, con la confusione, caratteristica della mentalità primi­tiva, fra soggetto e oggetto, fra chi prova una sensazione e la sensa­zione stessa, fra ente pensante e cosa pensata. Particolarmente avan­zato nel greco e nel latino lo sviluppo verso il significato metaforico, ma con la tendenza a indicare piuttos,to la forza vitale, l'individuo in genere, che non una sua sin go l,a passione.

Il termine X6Àol,;, infine, significa in Om. «ira) e «fiele» e non esiste, come presso gli scrittori posteriori, la distinzione fra' x6Àoc; e

XQ),~. Mentre però sono pochissimi i casi nei quaIi X6Àoc; indica il fiele (n 203), si può notare come il X6Àoc; non sia sempre proprio degli stessi organi (J 646 ot3livt~CXL xpcx8lTj x6ÀCj):, 1436 X6Àoc; !(L1t'tae: &U!L(ji)

e eOIDe il sostantivo che lo indica si trovi unito a verbi di significato generico che, mentre ben si adattano ad essere associati a un termine indicante una passione violenta, ,che agisce sugli organi, ma è da. essi indipendente, non indicano, soprattu.tto usati con una certa va­rietà, l'azione diretta di un organo: A 387 'A~pe:lw'VCX 8' hEL~CX X6ÀoC;

~&~EV; 6. 23 x6Àot; 8~ (LW 4ypLOC; ~peL; 1436 cito ecc. Il valore «ira» e Inoltre presu.pposto dalla formazione, già antica, del denominale

XOÀ6(,) (61) lDlito liberamente a &u!L~, x'iip. 'Pp!VEC;, ~~op, mentre il jo.-

l!rztd'(~O) a. irt cride; 'lat. cor; rito sirdis; a. a. t. herza; ~r. x'iiP, XlXp a,cx; a. si. ICI; anno sin; itt. kardi «cuore»; SCf. ht-d « eocaggio ». hardi- hrdaya {( cuore».

11 (61) TI preso che è eausativo, ed è l'uni~a Canna che potrebbe far pensare a d: senso bilem movere, è posteri()l'e all'aor. IxoÀ6l&'r)v e al perlo XEXOÀW\UXL e hanno ilaignificato rin_ivo «adlirarsi»: v. MEILLET-Vli:NDRYES, op. cit., p. 233.

2

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230 STUDI E RICERCHE DI STORIA DELLA FILOSOFIA

significato «:fiele» è certo !!Comparso in una comparazione come I 107: ~ fpl~ b 'rE: h<;;" fl( -r;0 civ&ptr)1t6l" d.lt6Àol-r;0 xcxl x6ÀOt;; •• ' IX;: d.v3poov ~v (!~~

&eacslV d.é;eTIXI -ljU't'E l(1X7tV~. X6ÀOt;; indica dunque in Om. l'ira molto più che non l'organo che ne è considerato il centro e la causa: tanta che, per precisare il valore « :fiele », si è ricorsi a una nuova forma· zione dalla stessa radice, xoÀij che rimane il termine tecnico usatl1 in tale signi:ficato dagli scrittori di medicina; prCS60 i poeti, invece, anch'esso entrerà ben presto negli stessi sintagmi di x6ÀOt;;, di cui riai. ferma a sua volta il valore etimologico. La trasformazione del signifi. cato, giil cosi progredita in Orn. da aver fatto perdere quasi compie' tamente al vocabolo il suo valore più antico, è esclusivamente gnca:

mentre infatti su tutta l'area i.e. troviamo parole corrispondenti a

x6ÀOt;; per indicar~ il fiele e iI suo colore giallastro (62), iI passag· gio al valore di «ira» che si riscontra in qualche lingua è avvenuto tardi e solo per influsso del greco. CosÌ il lat. ,ei solo nella lingll11 poetica si trova in senso translato (64); bilis (65) presenta bensì il passaggio al significato spirituale « ira », ma esso avviene tardi e solo dopo Plinio si può dire compiuto. Cosi pure nelle lingue germaniche e slave (66) (russo zelci « bile» « irritazione») il signi:ficato translato

si sviluppa solo molto tardi e per influsso del greco e del. latino. Oltre ai vocaboli esaminati, si trovano altre parole che indicanO

un organo, poi hanno acquistato un valore spirituale: la parola i.e. che indica il fegato, per esempio (gr. -1j'/tlXp, lat. iecur ecc.) viene a

designare la sede delle passioni in greco e in latino, probabilmente per influsso del greco (v. Teocr., 13, 71; Sof. Ai., 937; Or. Ep., 1,

18, 72), ma questo significato è alquanto tardo e limitato alla lingua poetica. Una delle parole greche per indicare il sangue, che fa p,arte di Un gruppo i.e. antico (67), è glossata da Esichio: flXp' ot!!i-IX K61\'pLOL;

7jIXP' IX! 1-t1X, ljIux~. CosÌ il termine (17':À&."("I. ,,/x. nel gr. classico indica tal· volta i visceri anche come sede delle passioni e particolarmente de!· l'ira; nel greco della Bibhia, traducendo la parola ebraica « visceri.)) che indica anche gli affetti, può a sua volta designare gli affetti stesSl•

(62) . à. isl. gali!. <efiele »; gulr cc gialFo »; l8t. feI, bilis, helvus; lit. zeliù « verdegglare»; tulzis « fiele»; a. sI. :z:lici « fiele », zliti c( giallo»; gr. X6Ào~· XÀ6lp6~; avo zàra « fiele », zaray « gi.al~) »; scr. hari c( giallo ».. f.

(64) La trasformazione del significato, otlre che da1l!'inllu8S0 del greCO e a. vorita dal valore di cc amaro» cc velerw» (!he un sostantivo indicante il fiele P"? facihnente aSoSumere, e dall'opposizione a mel che iruli(!a inveoce tulto quanto e dolce e piacevole: v. Pl. Caso 223 ecc. 279

( 65) Per 1'alternanza iniziale f /b. v. TERRACINI, C( Studi etruschi », III, l ~g.; BARTOLl, Silloge Ascoli, Torino, 1929, p. 63 segg., « Riv. di fil. e ietr. c. », LVI, p. lll.

(66) v. Grimm, IV, l, A 1184; Falk Torp., I. 2005. . (67) Tac. vsaro S(!r. asrk, itt. eshar, armo ar.iwn, lat. assaratum, )'it. asJTI5.

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'IL CONCETTO DELL' ANIMA PRESSO GLI. INDO-EUROPEI 231

8. - L'esame dei vocaboli ora considerati, ci permette prima di' tutto di affermare con una certa sicurezza che presso i popoli i.e. il concetto dell'anima e delle sue passioni non era legato a quello di or­gani particolari: i casi che possono sembrare analoghi a quelli del gr't limitati in fondo al scr. hrd e tutt'al più al lat. fel, bilis, presen­tano solo il primo e più facile stadio dello sviluppo del significato, in quanto agli organi considerati sede di un sentimento o di una p~ sione viene attribuita, per cosÌ dire, una capacità recettiva, poi, per metonimia, essi vengono a designare la passione singola di cui. sono sede. I Greci, invece, staccandosi nettamente dagli altri popoli te., localizzano in organi corporei non solo singole passioni, ma il centro stesso della vita e delle facoltà spirituali. La trasformazione avvenuta: nel significato di vocaboli come cppéve:c;;, 7tpO(7t(8e:c;; ii-rop, con un pro­cesso ancora riconoscihile in epoca storica, - prima l'organo è COD­

siderato sede del sentimento o della passione, poi il senso materiale si perde o diviene secondario, e il nome dell'organo viene a indicare il sentimento stesso, o, quel che più ci interessa, l'anima in generale e la facoltà spirituale - presuppone e rivela una concezione nuova, in quanto nell'organo corporeo - particolarmente nel diaframma e nei visceri in genere -, viene localizzata una facoltà attiva, con cm esso finisce con identificarsi, sÌ da poter indicare l'anima stessa. Que­sta non è più considerata, come nei' casi esaminati sul ~ipo di ~ux1j un fluido materiale, di natura corporea, ma indipendente dal corpq e comun~ a tutti gli esseri, ma è concepita come una entità attiva'. astratta, propria dell'uomo, legata al corpo, ma non di natura corpo­rea, centro operante delle facoltà ~piritU'ali dell'individuo. La nuova! concezione si affenna con tanto vigore, da modificare il significato del nomi dell'anima che parevano più legati alla precedente concezione lDaterialistica i.e.: cosÌ quando il termine .9-u(.L6C; per analogia con cppévsc;, può entrare in formule come xo('t'&: .&u(.Lov, èv .9-u(.Lij}, (mò .9-u!-,ou, ed indicare liberamente le facoltà spirituali dell'anima, e~o ha per­duto completamente il suo significato etimologico e fornisce la testi­lDonianza più palese della evoluzione che il concetto dell'animill ha: subito nel pensiero dei Greci, in confronto a quello dei loro proge-nitori indo-europei. .

La trasformazione del 'Significato dei vocaboli esaminati è in parte ancora in atto in epoca storica (v. O''t'~&Oc;;, O''t'éPvOV - dove non è com­piuta _ (I7tÀ&y-x.wJ.) e i varii termini l'hanno indubbiamente subitO! l'uno in analogia all'altro; però nei casi, che sono i più notevoli, di. qJpéve:c;;, 7tplX.7tL8e:c;, -}j't'op, - vocaboli formalmente antichissimi, ma pro­fondamente modificati nel significato nel momento più antico al quale risalgono le nostre testimonianze - esso appare compiuto già alle

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232 STUDI E RICERCHE DI STORIA DELLA FILOSOFIA

,prime radici della grecità: più che il risultato di un processo gra· duale, eSso sembra avvenuto per soddisfare alle esigenze di conce· zioni del tutto nuove, apprese dall'esterno; il greco solo infatti, iso· lato rispetto alle lingue 'Sorelle, presenta l'innovazione, e - se vo· gliamo tener calcolo di un fatto analogo più tardo, ma: notevole - la trasformazione del significato di (JTtÀocyzvrx avvenuto in epoca elleni· stica, richiede ancora, per compiersi, un impulso esterno, quale il si· gnificato della parola ebraica che traduce. Si presenta dunque spon· tanea l'ipotesi che si debba riconoscere nel fenomeno esaminato UUBi

delle tracce dell'influsso che i popoli pre-ellenici della Grecia e del. l'Asia minore hanno esercitato sulla cultura dei Greci sopravvenuti, e in particolare su quella degli abitanti della Ionia, che ci hanno tra­mandato le prime attestazioni della cultura ellenica; l'ipotesi è avva' lorata da un'altra attestazione linguistica: almeno per l'assiro ii Guiard rilevò parecchi termini che indicavano prima orga~i o parti del corpo, poi l'anima o funzioni spirituali (68). Resterebbe da stabilire ---' e forse non sarebbe impossibile attraVerso l'esame approfondito dei ter· mini' semitici corrispon.denti a quelli Le. studiati, - se ci troviamo dinnanzi alla testimonianza linguistica di un influsso del pensiero c della cultura orientale. sui popoli greci, o se si tratti di elementi che i Greci hanno derivato da popoli pre-ellenici che li avevano a loro voha: trasmessi agli Assiro-Babilonesi, o li avevano con essi in comune. Comunque sia, è chiaro che lo spirito greco ha esercitato una attività particolarmente intensa anche nelI' assimilare ed elaborare concetti spirituali del tutto estranei ai popoli i.e., dei quali, sulla base della ricerca semantica, possiamo individuare le tracce nella più lontana! preistoria.

9. - Ci rimane ora da considerare, prima di riassumere le. con· clusioni del nostro studio, un gruppo antico di vocaboli, molto riccO di derivati e ampliam.enti con varii significati, qu;ello cui appartiene il greco {Joé'Jot;;. In Om. /l-évoç indica la forza che "pinge all'azione (v. K 479 eX).), '&ye ~~, ?Cp6cpepe: xpoc't'e:pòv /l-évoç in questo senso si trova unito a Xdpe:c;, eXÀx-r., &ocpaoç, vocabolo dal quale si distingue secondo lo Scoli asta (69), perchè &ocpaoç è proprio dell'anima, fLivoç del cOf '

po. È vicino tanto nel significato che etimologicamente ai verbi tJ-&:ù), !J.É/l-OVIlt, fLs:ve:ot(vCù ; non è attribuito solo a uomini, ma anche agIi

(68) Karas « ventre », J1Qi « anima» « spirito» « attenzione» ; ka batthu, « fegato », libbu « cuore », surru stomaco» passano tutti da quello coneteto, al significato astratto di « spirito ». V. S. GVIAIID, Sur quelques tenns assyrienS' M.S.L. IV, 206.

(69) Seol. ALBV ad E 2.

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'IL CONCETTO DELL' ANIMA PRl:SSO .GU INDO-EUROPEI 233

animali: Y 172 ÀéCùv )"À~uxt6Cùv 3 'i.&ùç <pépE:'t'tl L p.ÉVE:t; P 476 innCùv &.&IX"OC't'CùV, tx~p.E:V 3(Lljaév 't'e: (LE:VO~ 't'e: e ad elementi naturali (vento; fuoco, fiumi; Z 182 nupòç (Livo~: può poi particolarmente indicare singoli moti dell'anima, come l'ira, il furore, la brama: A 103 l'-~­

veoç 8e: p.~"(tl (j)Ftveç,.. 7tL(L'It'ÀtlV't"; A 207 ~ ).&0'1 tyw 7t'l1.oao\lO'(l 't'ò aòv !lé'loC;. Ne sono sede a-rii.&o~, (j)F~ve:ç, .&ufLoç: il ~voç sembra dunque concepito come energia che spinge all'azione, intesa spiritualmente, benchè sempre legata a un senso di movimento e privo di nna sua esistenza separata; in questo appunto consiste la differenza fra (L~voç.

~uX~, l'anima come principio vitale, .&u(L6~, lo spirito in quanto agitato da intime lotte (70). Usato però in unione con questi due vo­caholi, si avvicina molto al loro significato e può essere usato al loro posto ad indicare la forza vitale (P 298 ).6&1) (L~Oç; 294 tX7tÒ )"1Ìf>

p.f/oç e:iÀe't'o XIXÀx6ç) o trovarsi, accompagnato da un genitivo, in pc­rifr.a~i per indicare « persona}): A 268 fJ-~VOC; , A't'pd8IXO, ecc. (71). In campo Le., a p.évoç corrisponde esattamente il scr. manah che già nel Rig-Veda (72) è usato molto largamente per indicare lo spirito degli antenati, lo spirito vitale, e anche l'anima contrapposta al cor­po; nelle Cosmogonie è lo spirito personificato e attribuito agli ·dei; può, inoltre, indicare l'anima come organ.o o sede dell'attività spiri­tuale, dei senti~nti, del pensiero, o deUa volontà (73); è il princi­pio che coordina ed interpreta le sensazioni (74) e dal quale dipende la vita; è ins1tmma (75) l'unica denominazione della vita' spirituale, poichè atman, purusa ecC., indicano l'anima, ma non come centro 6 sede dei sentimenti. Fra gli ampliamenti della stes~a ra·dice è note-

(0) La differenza fra .&u",6c; e (.té~ si rispecchia in quella fra i dine deri­Vati &u(.toijO'&cx~ e !Uveoetve~v, dei quali il primo, medio, indica, come già ab­hiamo .veduto, ragita,rsi intimo dell'anima in preda lill'i'ra O' la passioni violente, !J,eveoetvew, attivo, è detto piuttosto dell'ira in quanto spinge all'azione, o a stento è oontenuta o simili. v. O 60.

(71) Il carattere prettamente spirituale d!e1J significato del vocabolo, del re6to chiaramente rneSISo in rilievo dalla glossa di Es. (.tévoc; • tcsxul,;, 8uvIX (.t~. òpy~ 1:ò).­

!J,cc, ~tcx, .s-u!J.~, ì..'ìj(.toe. vo~, ljIux~, appare in Orn. dal faUo .che (LtVOC; si trova lPiIù spesso in 4:ornplementi diretti oche oomunque specifichino la qualità, la misura dell'energia, la sua presenza o la sua mancanza" mai, per es., in determinazioni locadve, o precisate da preposizioni; così (Ltvoc; entra in oomposizione con av­verbi o particeHe che indicano un suo mono di essere (8\l0'!J.e:v~, eÒ(LEV~ç, Ò1tSP!Le:v~t;) non con Il'"eposizioni 4:orne iv, XIX'I'!X ecc. (i(.t(j)pov~(j) eoe.) e iD nomi propri (Mév'l'«, MeveMot; ecc.).

(72) v. Grassman 993. (73) v. OLDEMBERG, cit., p. 447 e segg.; MASSON OURSEL, cit., pago 156;

BELLONI.FILIPPI, cit., p. 5. ( 74) DORME, cit., appendice. (75) Y. ARBMANN, l. c.

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234 STUDI E RICERCHE DI STORIA DELLA FILOSOFIA

vole quello in -tei, antico perchè diffuso su tutta l'area i.e. (76), con il significato dì «anima» «pensiero», sviluppato in lat. a quello di: « mente» (77), e una innovazione nella zona centrale nel senso d~ (( ricordo»; pure le altre forme di questa radice presentano per lo più il significato « pensare» (78), ma le lingue che conservano le attesta· zioni più antiche, il greco e il san.scrito, hanno entrambe, nei derivati, oltre al senso intellettivo, quello di « anima» (gr. V-évoC; V-tv-v~(jì(6lj scr. manah e matih). TI significato di V-évoC;, e manah, insieme alla! esistenza in gr. del verbo V-év-o'.IiY. « sono agitato, desidero» e al senso di moto, di attività costantemente implicito in P.évoç, aVVlCllla que· sti vocaboli a quelli del gruppo thw- con allargamento in -s, con­nessi con un 'Senso di movimento e permette, mi pare, di conc~u'dere che il significato « anima» conservato nel gr. f.tévoç e nel scr. manah, sia il più antico al quale si po!ssa' risalire per i termini con radice "'men: da esso, in età m'olto antica, si è sviluppato il senso « pen­sare » che, nelle lingue nelle quali rimane an~he il significato « ani­ma », si conserva più vicino a questo (scr. munih « personaggio ispi­rato»; gr. MévT(ùp), nelle altre passa tanto più facilmente ad indicare il pensiero e la mente, perchè pare mancaSsero nell'Le. antichissimo termini di questo significato (v. VOUC;; l,at. mens ec~. isolati nelle singole lingue almeno nel significato).

lO. - Il termine p.évoç fornisce, mi pare, uba attestazione im­portante per ricostruire forse il momento più antico al qua,le possiamo risalire nella storia del concetto dell'anima presso i popoli i.e.; siJ tratta di un termine arcaico, in quanto è diffuso su tuiUa l'area ind.­euro (79), il cui significato è per lo più trasformato, ma nel quale, come suole accadere, non sono perdu:te del tutto le tracce dello s,tadio precedente, attestato in qU'esto caso dal g~eco in un termine poetico e in sanscrito: anche qui non si tratta dell'anima nel seniso completo della parola, ma di una forza attiVa ancora, distinta dallo spirito de~

(76) Lit. mintis. «ricordo»; goto minds « ricordo »; ~at. mens; a. sI. meti «ri· eordo», scr. matm.

(77) Pare non esistesse, nelile lingue i.e. più antiche, ii ooncetto della me~te oom" centro attivo, sede e principio delle facoltà intellettive, poicoo ie varie lin­gue si erano create indipendentemente per indicado, voci che l'~solamento· geo­grafico chiaramente dimostra recenti: ( gr. voi) t;;, lat. ratio ecc.).

(78) acro mantar «per!satore»; gr.MbJ"t'CI>p, lat. mentor; scr. matah «pén.siero ll,

avo mato, Ht. mintas, lat. mantus, forse gr. cxÒ't'o.lLcx't'o~ ser. munì" « personag­gio» ispirato», goto muns «pensiero» ecc.

(79) Forse la sua fonna grammaticale è la regola,rizzazione di un'alltra ancora più antica: V. CHANTBAINE, Grec /.f.evecx!vCl>. Melanges JOOe11seIl, Kopenaghen, 1937, pagg. 205 segg.

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IL CONCETTO DELL' ANIMA PRESSO GLI INDC-EUROPEI 235

morti (l'identificazione con questo è solo del sanscrito, qUiindi più tarda, ed avviene del resto più facilmente nei termini significanti «sof­fio »), una di quelle forze che, secondo le concezioni di tutti i popoli; primitivi, animanu l'uumo e tutti gli eS'seri del mondo. La parola ~he la indica è connessa a un senso di muvimento, ma. non ancora a quello di « soffi;o» ed è furse per questo che a un certu momentu essa si è trasfonnata nel significatu, sopraffatta dai termini più adatti alle nuu­ve esigenze (v. pago 12 e segg.).

Comunque possiamu concludere che presS() i popoli indo-europei non 'esi{!teva ancora il concetto dell'anima propria dell'uomo, centro delle su,e facoltà spirituali, nè era ben chiara la ,distinzione fra anim31 e corpo, fra vita fisica e morale e tanto meno la separazione fra le diverse funzioni dello spirito, coIIlie forme diverse dell'attività uma­na. Non trov!amo infatti, per esprimere questi concetti, un patrimo-' nio lessi<!ale comune alle varie lingue i.e., mentre in quelle <!he più ~i sono conservate fedeli alle tradizioni più antiche, tali distinzionil non sono segnate che in modo assai incerto dal vocabolario. I Greci di­mostrano di aver esercitato anche in questo campo, già in epoca anti­chissima, una attività speculativa molto più intensa che non gli altri popoli di lingum i.e.: essi hanno prima di tutto valorizzato in modo più ampio e completo gli elem:enti derivati dalla più antica civiltà comune, come dimostra la ricca gamma di sinonimieche la loru lingua! presenta in confronto alle altre, per indicare l'anima secondo le con­i)ezioni più antiche (~uX~, &u!J.6ç, x&7t'uc;, 7t'~e;:;wx, ecc.), ed hanno introdotto concezioni nuove, ben presto profondamente assimilate, per eSSere nuovamente irradiate presso altri popoli meno progrediti. I Gre­'c~ sono così i primi e gli unici fra i popoli Le. che, indicand'o l'anima COn termini che designavano organi corporei, abbianu mO'strato d~

'Concepirla come propria dell'uomo e considerarla sede e centro delle SU.e facoltà spiritu.ali. I Latini, in epOCa storica, hanno introdotto lai 'Scienza e la filosofia: greche e sotto l'influsso di queste si sono creati tutto il vocabolario a'stratto indispensabile alle nuove esigenze: per ii nOmi dell'anima in particolare, formati sul modello di termini greci 'Che già avevano accentrato in sè i valori di'stribuiti in epoca più ano tica fra varii vocaboli, dato che l'anima era concepita ormiai COIIOO

l'unica sede delle facoltà spirituali, non si presenta la necessità di lUolti sinonimi, ma il solo animus basta ad indicare il concetto di « anima» in tutte le sue sfumature. Lo sviluppu semanticu di animus ~alcato su quello di '&u!L0C;, è poi il più notevole di una serie dì fattiì (per es. l'equazione cUpiO-È7CL&UtLÉCù) che sembrano attestare un in­flusso preistorico della civiltà greca su quella latina (80), - influsso ---(80) V. PASQUALI e DEVOTO, app. citt.

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236 STUDI E RI€ERCHE DI STORIA DELLA FILOSOl·'IA

di cui quello dell'età storica, non sarebbe che la continuazione () che potrebbero anche essere la traccia del cOIlllUne ambiente pre· indo.europeo, al quale Greci e Latini si sono sovrapposti. Le innova­zioni e gli sviluppi del greco sono però sempre di gran lunga più nu· merosi c radicalì (v. pago 21 e seg.), che non quelli attestati nel la· tino: se i più stretti legami che uniscono fra loro queste due lingue in confronto alle altre indo.europee, furono dovuti o anche solo raf· forzati dal fatto che i due popoli immigrati si stanziarono in terri· tori che avevano uno stesso tipo di civiltà, si dovrebbe supporre che la maggior forza di irradiazione che la cultura dell'oriente mediter. raneo conservò per lungo tempo, in epoca storica, in confronto III

quella del Mediterraneo occidentale, avesse le SU,e origini fin nella più lontana preistoria.

CARLA SCHICK