Anima d'Asfalto

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L'animo di un ventenne, le fattezze di un quarantenne e un modo di approcciarsi alla vita divertente e sfacciato. Questo è Anima d'Asfalto, raccolta di racconti on the road di Magno. Ti permetterà di farsi conoscere in sella alla sua moto; durante un concerto rock; intento a sedurre qualche bella donna o, semplicemente, seduto al tavolino di un bar a fumarsi una sigaretta. Se ora Magno fosse con te, direbbe che hai tra le meni il libro giusto, visto che lo stai già leggendo. E di certo concluderebbe con un: «Il caffè lo offro io. Buon viaggio».

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IL LIBRO IN VERSIONE INTEGRALE in vendita su www.okbook.itIN FORMATO E-BOOK

Progetto editoriale: Absolutely Free sas Grafica e impaginazione: Nicoletta Azzolini Grafica di copertina: Francesco Callegher © Copyright, 2010Editrice Absolutely Free via Roccaporena, 44 - 00191 Roma E-mail: [email protected]

È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche a uso interno o didattico, non autorizzata

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Magno

ANIMA D’ASFALTO La vera libertà è nell’uomo che riesce a ridere di tutto

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La notiziona è che se hai un momento economico infelice, ti staccano la corrente elettrica.

Ok.

Un mese di cene romantiche a base di scatolette alla luce di candele cinesi e tremolanti.Niente TV. Niente pc. Niente frigo, tanto era già vuoto e dimenticato da tempo.A letto con le galline.

Fantastico!

Alla fine del mese per un colpo di fortuna, racimolo la cifra della bolletta non pagata e telefono bello come un girasole al numero verde dedicato ai riallacciamenti.

Pronto Enel?Sì sono Mario operatore numero ecc ecc, in cosa posso esserLe utile?Salve, sono Magno... Il mio numero cliente è ecc ecc. Telefono per

riattivare la linea in via ecc ecc...Sig. Magno, vedo che il suo contratto é chiuso per morosità...

Pronto Enel?

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Appunto, (ma va’?) Sig. Mario, le telefono per avere i dettagli dei consumi e pagare!Bene Sig. Magno, mi dia un minuto.

Musichetta d’attesa.

Sig. Magno? Questi sono i costi non evasi: la bolletta numero... E poi la bolletta numero.. e poi gli interessi di mora e infine anche la bolletta numero… Per un totale di NOVECENTOSETTANTA euro. Come? Ma a me risulta una sola bolletta non pagata. L’ultima.Allora Sig. Magno, se mi lascia un recapito telefonico, la faccio

richiamare dall’ufficio amministrativo, così potrà rateizzare ecc ecc.Sig. Mario, c’è un errore.Sig. Magno, a me risulta questo. Posso solo passarle l’ufficio

amministrativo...

Metto giù sennò lo mangio per traverso.

Ricontrollo i bollettini disseminati per il bilocale.Le cose stanno come dico io. Manca solo l’ultima!

Un quarto d’ora di mumble mumble...

Richiamo il numero verde. Mi risponde una tipa gentile e non mestruata.

Pronto Enel?Sì? Sono Carla, operatrice ecc ecc. In cosa posso aiutarLa?Haem... Sono “mio babbo” (morto) Chiamo per un nuovo allacciamento

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in via...Signor “Babbo di Magno” (morto)vedo che la fornitura è cessata per

morosità dal precedente inquilino...Non ne so nulla, (come no?) Signorina Carla.Va bene. Mi darebbe il suo codice fiscale?Aspetti che mi metto gli occhiali... Sa signorina... Alla mia età...Certo si figuri...!

E le snocciolo tutti i dati, compreso il codice fiscale di “Babbo Magno” (morto).

Bene Signor “Babbo di Magno” (morto) La fornitura inizierà entro cinque giorni lavorativi e bla bla bla.Grazie Signorina Carla... Lei è davvero gentilissima. La saluto.

Dopo ventiquattrore avevo il bilocale illuminato come una moschea e il frigo ballava di freddo rinnovato.

Una vera morale della storia non c’è, se calcoliamo che non mi metteranno in galera per questo, e se anche fosse, in gattabuia la luce è gratis e quindi, almeno non dovrò preoccuparmi di tenere il conto dei consumi.

A presto, Magno.

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Esco di casa dopo cena , pedalando verso qualcosa che non ho mai fatto prima, ovvero andare alla presentazione di poeti ferraresi emergenti.

Perché io, quello rock con il giubbotto di pelle e gli stivali squinternati decido una cosa così lontana dal mio stile? C’è un’autrice argentana e vorrei capire cosa scrive. Semplice come il pane.

Parcheggio la bici Chopper customizzata dall’usura degli anni.

Entro.Mi siedo e aspetto.

L’ ambiente è bello e caldo. Una vecchia chiesa restaurata e adibita a sala per concerti rigorosamente classici e presentazioni varie, come quella di stasera. Tra la sessantina di persone noto un paio di facce conosciute. Qualcuno mi si avvicina e mi chiede quando presenterò il mio libro e rispondo cordialmente che spero presto etc etc.Poi il mio sguardo cade su un bellissimo metallofono in fondo al coro e

Quella volta della poetessa bionda

2010 d. C. circa...

Storia vera di Magno

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un amplificatore Fender acceso, scalpitante come un bambino prima del giro in giostra e mi tranquillizzo. Stasera suonano anche! Dev’essere bella ‘sta presentazione. Penso.

In prima fila scorgo l’autrice di mio interesse con i capelli biondi piastrati per le grandi occasioni, vestita di un nero attillato che la snellisce, la intellettualizza e la splitta direttamente dalla mia retina gongolante di piacere ai miei boxer nascosti dai “gins”.

Grazie cara di essere così bella. Fingerò che ti sia preparata per me e sarò più felice. Se ora potessi allungare la mano, avvertiresti immediatamente con quanto calore ti penso.

Comunque.

Le luci si spengono.Poi si riaccendono.Si rispengono.Poi si riaccendono.

La bionda addetta alle luci e probabilmente a tutto l’ambaradan spinge bottoni insubordinati e collerici.

Le luci si spengono.Poi si riaccendono per diverse altre volte. Prima penso che sia un effetto voluto, poi capisco che la tipa sta

semplicemente litigando con il quadro elettrico anarcoinsurrezionalista

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sicuramente di sinistra.

Alla fine trovano un accordo senza sindacato e la serata inizia con una bella luce soffusa e musica da film anni settanta “Gionni-Dorellico”.

Mi piace.

Alla fine del pezzo l’applauso apre la scena a un donnino tipo preside del liceo che parla con eloquenza pastorale in un microfono spento e nessuno sente niente, ma va bene lo stesso. Noi argentani facciamo finta spesso di capire.

La tipa bionda che si picchiava con il quadro elettrico, ora cerca invano di accendere le casse in sala e mi chiedo come mai non ci abbia pensato prima.

Comunque.

La “preside” passa dalla presentazione dell’associazione all’autoelogio mentre nessuno capisce una parola e dopo interminabili minuti di sbrodoloso e dovuto presenzialismo appella il primo autore che si chiama “Boh come ha detto?” e viene da “Non ho capito”.

Il poeta è alto un metro e ottanta di grigiore assoluto e l’asta del microfono è troppo bassa per lui, così aggrotta le spalle, chinandosi su se stesso in completa costrizione gutturale e con grande coraggio legge una poesia che arriva a tratti. Le parole che percepisco a fatica sono “AUTUNNO” “FARI DELLE AUTO IN CITTA’” “I COLORI DELL’AUTUNNO” E “NON M’ACCORGO DELL’AUTUNNO”

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Per fortuna, penso, non sono uno sprovveduto e tra le risonanze cacofoniche di un microfono spento e uno stomaco compresso delineo un’efficace figura nel ragazzo che cerca spazio, scrivendo parole, e applaudo comunque, contento di averlo incontrato.

Di nuovo la preside “e che cazzo vuole ancora questa?” estasiandosi come un’attrice “bell’epòc” sfarfalla frasi ancora incomprensibili a un pubblico con le orecchie lunghe come una gabbia di conigli.Lo so che tra poco il più stronzo urlerà “ Voceeee!!” Capita in tutti i paesi

Doncamillico-Pepponici emiliani, figurati se non quì!

Ma gli Argentani sono signori anche nella stalla e aspettano sempre di capire, prima di farsi riconoscere e la preside ancora sta lì con quei fogli in mano a snocciolare un nulla con molti ascoltatori.

La seconda poetessa si chiama “Mah” e viene da “Forse” e non è quella bella con i capelli piastrati vestita di nero che aspetta solo di essere strappato e posseduto, ma una personcina bassa e triste, vestita di tristezza, con gli occhiali tristi, la sottanina triste e le scarpette da catechista triste.

Lo sapevate che le scarpe delle donne dicono più di ogni sguardo?

Comunque.

La catechista sta al microfono come il fagiolo sta al girasole, e nessuno glielo posiziona correttamente. Non sanno accendere le casse, figurati modificare un’asta audio, ma con invidiabile determinazione inizia a leggere, allungando il collo.Qualcosa arriva sul pubblico. Sono parole prese qua e là: “C’è una

soffitta polverosa” e bla bla bla. Poi ancora “c’è una soffitta polverosa”

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e ancora “sta cazzo di soffitta polverosa”, ma la gente non sente e non recepisce la profonda introspezione della catechista e si limita a battere le mani a ogni pausa, pensando che il borbottio sia finito, mentre la poetessa riprende guardando incarognita “siete un branco di stronzi ignoranti” etc etc…Specialmente quello lì con gli stivali squinternati...

Hai ragione. Perfettamente ragione. Io compreso, che alla seconda “soffitta polverosa” ho pensato alle

ragnatele nelle tue mutande, ma abbi pazienza, sembriamo in un refettorio parrocchiale, perdonami.

Torna la preside stracciacazzi come la pubblicità durante il film e dopo quel qualcosa che dice al microfono ancora perfettamente spento, introduce un intermezzo musicale e vengo rapito letteralmente dalla grazia con cui il mettallofono viene percosso e accarezzato per quei pochi minuti di gloria sonora.

Ovviamente, subito dopo, la preside presenta un altro autore che si chiama “Mi sembra” viene da “Dove?” ed ha scritto due libri dal titolo “Aspetta che non ho capito” e “ Potrebbe ripetere mi scusi?”.

Il personaggio che si alza in piedi ha il microfono che gli amplifica i maroni, così, da vero sgamato del palco in sacrestia decide di staccarlo dall’asta, ma il cavo è attorcigliato al treppiede come il serpente all’albero del paradiso terrestre e non c’è verso di appropriarsene, allora con calma giapponese solleva tutto il pacchetto “la montagna non ne vuol sapere di andare a Maometto” e parla con voce forte, chiara e allegra.Racconta in pochi versi di come si sente un autore quando il pc s’incaglia,

rovinando un lavoro quasi finito. descrive lo scambio di sguardi tra lui e Camilla la sua cagna amica notturna e un po’ puttana basta che la accarezzi. Scrive di se stesso con la naturalezza delle acque nel fiume e godo come Santoro con Travaglio, mangiandomi a manate le parole di

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quel ragazzo mentre il mio cuore batte un marziale silenzio d’emozioni.

La gente stavolta ha capito e applaude sinceramente toccata.

Insomma ha fatto un figurone.

Arriva la preside (Oh, finalmente! È da un pezzo che non ti si vede!)

Attacca ancora una manfrina senza microfono che nessuno capisce ma recepisco qualche frase del tipo che il libro costa “un po’” di euro, che lo posso trovare “Là” etc etc.

Ma scusa, mi chiedo... Ma se stasera presentate il libro, quale miglior occasione se non venderlo qui? Perché “Là?”Mah... Credo che mi sia sfuggito qualcosa, poi la preside continua con

asserzioni ancora troppo reverberate dall’ambiente per arrivare nitide e dice: Non trovate che stiamo facendo una cosa bellissima? Certo! Ho anche male alle orecchie!E di nuovo: Ma avete notato che non siete davanti alla TV?Come?Certo che l’ho notato, son mica scemo!

Mi alzo, me ne vado e andate affanculo tutti.

Giuro che se mi capiterà di presentare un mio libro, vi leggerò qualcosa di qualcun altro, magari famoso e mi godrò i vostri applausi inconsapevoli col culo che ride di nascosto!

Peccato per quell’autrice interessante, ma come capita spesso di

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andare alla Coop solo per il sale e uscire con un carrello pieno di tutto tranne il sale, anche io torno a casa senza la sua poesia.

Non contento, la mattina dopo vado al centro multimediale per trovare il libro, del resto se non ho apprezzato la cornice della presentazione, posso almeno comprarlo e godermelo d’un fiato senza preside rompicoglioni e microfoni spenti.

Buongiorno!Buongiorno mi dice la bimba carina dietro il bancone. Desidera?Ieri sera sono andato a una presentazione di un libro di autori

emergenti...Ah Sì! Quello con gli autori: “Boh Come ha detto?”, “Mah”, “Mi sembra”

e quella bionda che ti scompiscia i boxer?Esattamente.Non ce l’ho!Come? Sì, non ce l’ho!Scusa bimba carina, fammi capire: questi autori si son sbattuti un sacco

per scrivere e pubblicare un libro, poi hanno fatto una presentazione che nemmeno Rita dalla Chiesa avrebbe apprezzato e vengo qui comunque a cercarlo e non c’è?Saremo mica ad Argenta? Devo fare domanda all’Urp per averlo?

Una raccomandata con ricevuta di ritorno? Iscrivermi all’Avis e donare sangue prima di riceverlo?La bimba sorride... Forse mi capisce, forse mi compatisce e telefona

alla biblioteca.

Pronto biblioteca? Sei quella che ieri sera non sapeva nemmeno spegnere le luci alla presentazione?

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Sì.Evvai!Ti chiamo per quel libro... Sai ci sarebbero richieste... Come non sai

dove si compra?Posso ordinarlo almeno?Ne hai ordinato solo una copia per la biblioteca? Cazz’è, la bibbia di

“Gutemberg”? (Già immagino la fila di argentani per leggere il libro...)Vabbè... Dice la bimba bella e brava, Se vuole quel libro, glielo procurerò

io...Grazie, lei è gentilissima.Nel frattempo, può visitare la mostra del liutaio appena allestita. Si

entra da lì. Prego si accomodi.Va bene.

Quindi, mia cara autrice argentana bionda che mi sconfifferi i boxer, per comprare e leggere finalmente le tue poesie mi son sorbito la presentazione, mi sono alzato presto di sabato mattina, ho rotto i maroni con telefonate, ho visitato la mostra di violini e truccioli ben preparata al centro multimediale.. Cosa devo fare di più?Mi offrirai mai almeno il tuo sorriso?A presto e inboccallupo poetessa bellissima. Stammi bene. Un bacio,

Magno

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