Dalla musica al sociale: ecco la sagra di san Gaetano

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Tempio, museo e giardino dei Giusti sono ormai elementi chiave dell’identità di Terranegra. Sono già 3.000gli studenti ad averli visitati nel 2012.

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LA DIFESA DEL POPOLO29 LUGLIO 2012

IDENTITÀ Aperture straordinarie durante la sagra

La cittadella della memoria

� La parrocchia di Terranegra ospi-ta fin dal 1997 la missione africa-

na diocesana: qui in particolare si ten-gono le funzioni della comunità franco-fona. Dal 20 al 22 luglio però anche icattolici africani anglofoni – che nor-malmente si riuniscono nella parroc-chia di San Pio X, vicino a piazzaleStanga – sono stati ospitati nell’orato-rio di San Gaetano.

Per tre giorni i fedeli hanno vissutoe pregato insieme, riflettendo sul temadel “Ristabilimento del figlio dell’alle-anza” (Is 43,16-19), il tutto con un’im-pronta carismatica tipicamente africa-na, una grande cura per l’aspetto co-munitario e per quello musicale, conl’intervento del coro e di un complessodi musica cristiana.

«Abbiamo celebrato la messa,

pregato per gli ammalati e le personein difficoltà e infine adorato il Santissi-mo Sacramento – spiega padre Benja-min Okon, punto di riferimento per gliafricani anglofoni di Pa-dova – Un’esperienzabellissima: siamo statiinsieme come una fami-glia». Un modo di viverela fede prettamente afri-cano: «Qui però la no-stra comunità rischia dispezzare i legami. Inparticolare i bambini nonhanno la nazionalità ita-liana, ma allo stesso tempo rischianodi perdere i contatti con la loro identitàafricana e di non essere insomma néitaliani né africani. Per questo è impor-tante, oltre a celebrare la messa ogni

domenica, trovare il tempo per stareinsieme, cercando di adorare Dio alnostro modo». Incontrarsi serve anchea trovare appoggio e sicurezza. In par-

ticolare per la comunitànigeriana, che costitui-sce la maggioranza deicattolici anglofoni, non èun periodo facile: allacrisi infatti si aggiungonole notizie che arrivanodalla Nigeria, dove le po-polazioni cristiane sonocostantemente oggettodi attacco da parte dei

fondamentalisti musulmani. «Per que-sto è importante pregare – concludepadre Okon – la risposta non può es-sere solo politica, ma anzitutto spiri-tuale. Solo Dio ci può salvare».

� Si terrà da giovedì 2 a martedì 7 agosto la sagradella parrocchia di San Gaetano in Terranegra(Padova), una festa molto sentita nel quartiere.

Anche quest’anno il programma è ricco, con la possi-bilità di scegliere tra due diverse proposte musicali:ogni sera infatti si potrà optare per il liscio, nel piazza-le antistante la chiesa e il patronato, oppure per unamusica più giovane, nel parcheggio attiguo al giardinodei Giusti. Senza dimenticare i manicaretti degli standgastronomici.

Questo ovviamente non significa che conti solo di-vertirsi: ci sarà infatti spazio per le associazioni e leiniziative parrocchiali, come lo stand missionario equello riservato alla missione africana francofona, che

ha sede proprio nella parrocchia. Andrea Bedin, ad esempio, si occuperà anche que-

st’anno dello spazio dedicato agli stili di vita: «Tuttigli anni cerchiamo di spiegare alcune abitudini da rac-comandare per l’età moderna: dal risparmio energeticoall’ecologia, dall’uso corretto dell’acqua all’attività fi-sica». Presso lo stand saranno disponibili anche i testidi don Adriano Sella, della rete interdiocesana per inuovi stili di vita. La parrocchia è in prima linea nelsociale: qui si tengono anche gli appuntamenti delcentro di ascolto vicariale della Caritas. Un momentoinsomma per festeggiare ma anche per incontrarsi, rin-saldando i legami con la comunità e con il resto dellacittà.

Anche quest’anno l’evento si reggerà sull’impegnodei volontari e il ricavato andrà interamente alle opereparrocchiali; le spese sono molte e, come per altre par-rocchie, la sagra è ormai un capitolo importante perautofinanziarsi: si va dall’asilo alle recenti ristruttura-zioni che hanno interessato la chiesa e il patronato,senza dimenticare il sostegno alle famiglie in difficol-tà. Matteo Soranzo, del comitato sagra, segue in parti-colare la lotteria: «Come ogni anno abbiamo allestito

una piccola “ruota della fortuna”. Ogni sera assegnia-mo una bicicletta; per l’estrazione finale poi ci sonoricchi premi: viaggi, una bicicletta elettrica e un televi-sore». Soranzo è della vecchia guardia: «Partecipo al-l’organizzazione della sagra fin da quando ero ragazzi-no. Fare comunità significa anche mettere insieme 120volontari per lavorare fianco a fianco». Per non perde-re però una dimensione più intima in un altro periododell’anno si è iniziato a organizzare una festa del pa-tronato, dalle dimensioni più contenute. D’altro cantoè bello anche aprirsi agli altri.

Anche Paolo Masiero da più di trent’anni dedica leproprie ferie alla festa parrocchiale: «La sagra è l’oc-casione per ritrovarsi tutti: tornano gli amici che si so-no trasferiti altrove ma anche tanti nuovi vicini, chemagari ancora non conoscono nessuno». Da diversianni Masiero si occupa orgogliosamente dello standgastronomico: «Da noi si mangia davvero bene: ognianno ce lo dicono e questo ci fa molto piacere. Del re-sto vengono da tutti gli angoli della città, arriviamoanche a mille coperti a sera. Significa che si trovanobene, no?»

�servizio di Daniele Mont D’Arpizio

�A Terranegra nel corso degli anni siè formata una vera e propria cittadel-

la della memoria, composta dal tempionazionale dell’Internato ignoto, che fungeanche da chiesa parrocchiale, dal museodell’internamento e dal giardino dei Giustidel mondo, inaugurato nel 2008(www.museodellinternamento.it).

Un’eredità che derivainnanzitutto dall’esperienzaumana di don GiovanniFortin (1909-1985) già in-ternato nel lager di Dachauper aver aiutato, dopo l’ar-mistizio dell’8 settembre1943, dodici militari del-l’esercito inglese ricercatidai soldati tedeschi.

Durante la prigioniadon Fortin concepì l’idea di erigere, qua-lora fosse riuscito a tornare a casa, unachiesa in ricordo degli internati morti neicampi di concentramento: è questa l’ori-gine del tempio che, consacrato nel1955, è oggi un monumento nazionale al-la sofferenza di milioni di deportati. Nelportico sono custodite le spoglie di un in-ternato ignoto, insignito della medagliad’oro al valor militare, assieme a quelle di

don Giovanni Fortin e di alcuni internatipadovani.

Nell’attiguo museo, retto attualmentedall’Anei (Associazione nazionale ex inter-nati), presta servizio come guida, assiemead altri volontari, anche Luisa Rampazzo:«Quest’anno sono già venuti in visita piùdi 3 mila ragazzi dei diversi istituti scola-

stici, a cui si aggiungono di-versi visitatori, soprattuttostranieri. Paradossalmentequesta realtà è poco cono-sciuta proprio qui a Pado-va».

Il percorso museale ri-percorre la cronologia dellefasi dello sterminio, mentrein una seconda sala sonoesposte foto e cimeli della

Shoah. Uno spazio è riservato agli Imi, gliinternati militari italiani: oltre 600 mila trasoldati e ufficiali dell’esercito italiano chefurono fatti prigionieri dopo la firma del-l’armistizio dell’8 settembre 1943, suben-do un trattamento disumano per aver det-to no alla richiesta di passare tra le filadei nazifascisti. All’esterno del museo èinfine esposto anche un vagone ferrovia-rio utilizzato per il trasporto degli internati.

«Nell’accogliere e nel guidare i visita-tori cerchiamo sempre di porre l’attenzio-ne sulla responsabilità individuale, sullanecessità di fare una scelta», continuaRampazzo. E non è un caso che negli ulti-mi anni sia sorto, di fronte alla chiesa e almuseo, il giardino dei Giusti del mondo,voluto dall’amministrazione comunale perricordare le persone che si sono opposte,con la sola forza dei loro valori e delle loroconvinzioni, ai quattro grandi genocididello scorso secolo: oltre alla Shoah quelliarmeno, bosniaco e ruandese.

Ogni Giusto – fino ad ora sono statiscelti cittadini bosniaci, francesi, italiani,polacchi, rwandesi, senegalesi, statuni-tensi, svizzeri, tedeschi e turchi – è ono-rato con un albero da frutto e una steleche porta il suo nome, per tenere vivi etrasmetterne la memoria e i valori. Sul

muro campeggia grande la scritta: «Sipuò sempre dire un sì o un no» (HannahArendt). Un comitato scientifico, una sortadi “tribunale del bene”, propone poi ognianno la piantumazione di dieci nuovi albe-ri per onorare nuovi Giusti. Il giardino neospiterà 36, poi inizierà un “Cammino deiGiusti” in direzione del mare Adriatico.

Oggi il tempio e l’attigua cittadellahanno un posto di rilievo nell’identità dellaparrocchia di Terranegra, che si rinsaldapersino in un’occasione come la sagra:durante tutte le serate ci saranno delleaperture straordinarie del museo, con lapossibilità di compiere delle visite dalle19.30 alle 22.30. Un modo di più per ri-cordare che anche una festa parrocchialepuò essere un’occasione di conoscenza edi riflessione, persino sugli aspetti piùdrammatici della nostra storia.

MISSIONE AFRICANA Terranegra è sede abituale per i cattolici africani di lingua francese

Tre giorni di preghiera e condivisione per gli anglofoni

Sopra,il tempio

dell’Internatoignoto

di Terranegrache funge

anche da chiesa

parrocchiale.

Sopra, il giardino dei Giustia Terranegra.In basso,un momentodellecelebrazioni dellacomunitàafricanaanglofona,gli scorsi 21 e 22 luglio.

Dalla musica al sociale:ecco la sagra di san Gaetano

TERRANEGRA Si parte giovedì 2 agosto, domenica 5 la solennità

Tempio, museo e giardino dei Giustisono ormai elementichiave dell’identità

di Terranegra.Sono già 3.000

gli studenti ad averlivisitati nel 2012

Stando insieme si coltivano la fede

e l’identità.Per i numerosi nigerianiè importante sostenersiin questa delicata fase

in cui i cristianisono sotto attacco