DALLA LEGGENDA ALLA STORIA, ANALISI DI UN MITO -...

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LA REPUBBLICA 33VENERDÌ 14 GENNAIO 2005

Ètornata l’epica, a quanto pare,e tornano miti ed eroi. Ma sec’è una differenza fra i vecchi

“peplum”, le pellicole di genere abase di tunica e spada, e i film epicidi oggi, essa deriva dal fatto che i ko-lossal contemporanei sembranoconcepiti per proiettare sull’anti-chità alcune ossessioni molto con-temporanee. Già nel predecessoredi Troye di Alexander, cioè Il gladia-tore di Ridley Scott, un’atmosferaazzurrina mostrava lo sfumare fra icombattimenti di Roma e il mondodell’Ade, con una singolare conta-minazione new age, i morti che co-municano con i vivi quasi come inun Ghost qualsiasi (sicché quandoalla fine della storia Russell Crowevira in azzurro e raggiunge nell’al-dilà i suoi cari non ci starebbero ma-le i Righteous Brothers con l’acutoepicissimo di Unchained Melody).

Nel film di Oliver Stone, le pre-messe intellettuali o sociologichesono state rese esplicite dal regista,con una naturale scioltezza, inun’intervista rilasciata di recenteall’Espresso: «Alessandro era un ra-gazzo bellissimo e conquistò ilmondo a 27 anni. Morì giovane, a32. Era un dio». Un dio: proviamo asoffermarci qui un momento. Ales-sandro come un essere sovrannatu-rale, capace di produrre una sintesipolitica estrema, forse assimilabilea una concezione assai moderna,diciamo l’esportazione su scalamondiale, entro i limiti del mondodi allora, del modello macedone, in-somma una visione che potrebbepiacere ai neoconservatori e alla lo-ro aspirazione di imporre unilate-ralmente la democrazia e i valoridell’Occidente.

Ma nell’interpretazione di Stone,per un altro verso, Alessandro ilGrande è una sintesi estetica, an-ch’essa estrema, specificata conmolta chiarezza dal richiamo del re-gista a un suo film precedente, TheDoors, del 1991. «Alessandro era co-me Jim Morrison. Era buio e luce,mascolino e femminino». Se nonbasta, Stone si accanisce: «Era unocome Russell Crowe, Mel Gibson,Brad Pitt e Colin Farrell messi insie-me: sono maschi forti, ma anchefemminili». Eccoci: vengono elen-cati tutti insieme i protagonisti delrevival epico di questi ultimi anni, sesi accetta la tesi scandalosa che an-che The Passion of the Christ figuri

SI POTREBBE pensare cheAlessandro Magno, nonostan-te i successi bellici della sua gio-

ventù, nonostante l’eccellente esercito che aveva ad-destrato, nonostante le forze dirette a cambiare il mon-do che sentiva in sé , si sia fermato sull’Ellesponto enon l’abbia mai attraversato, non già per paura, nonper indecisione, non per debolezza di volontà, ma per-ché avvertiva il peso terreno.

DIARIODI

DALLA LEGGENDA ALLA STORIA, ANALISI DI UN MITO

DI

Perché l’epica torna di modaEDMONDO BERSELLI

sotto un’etichetta di genere (e per-ché mai non si dovrebbe assimilarel’opera di Gibson, per quanto con-taminata in chiave dark o horror, aun’evoluzione di film popolari co-me Ben Hur o Quo Vadis? Solo per-ché l’autore ha detto che quella è lavera storia di Cristo, basata sui Van-geli, e alcuni cattolici molto convin-ti si sono dichiarati commossi finoalle lacrime?).

Il paragone con Jim Morrison,ovvero il talento carismatico che ac-cese il fuoco freddo dei Doors fra il1964 e il 1971, dovrebbe chiarire ilsenso ultimo della concezione diStone. Dopo l’inferno del Vietnamin Platoon, la iper-realtà di Jfk, ossiauna ricostruzione “più vera del ve-ro” del grande mistero americano, esoprattutto dopo Natural Born Kil-lers, quasi una bio-sociologia del-l’età contemporanea, ecco unaestetizzazione totale della storia.D’accordo che il protagonista, l’ir-landese ventottenne Colin Farrell,già prenotato nel 2006 per il MiamiVice di Michael Mann, ha una facciae tatuaggi da riformatorio, e soprat-tutto una chioma nerissima, chemal sopporta il passaggio coatto albiondo: sicché i capelli ossigenati ela corona di alloro gli conferisconouna certa aria da checca, piuttosto

che da bisessualealla moda.

Eppure l’esserestato scelto per latestimonianza po-stmoderna secon-do cui “gli eroi sontutti giovani e bel-li”, per dirla conl’epica popolare diFrancesco Gucci-

ni e della Locomotiva, lo identificacome un’immagine-simbolo. Nellasua reincarnazione, Alessandro-

Alexander potrebbe assomigliare aun “metrosexual”, uno di quei ma-schi modellati dal look come DavidBeckham, capaci di dare feste ec-cessive ma drammaticamentetrendy, e comunque di risvegliaredeliri divistici al solo apparire con lamoglie ex Spice Girl. Oppure po-trebbe essere assimilato a una qual-siasi persona consapevole dellacomplessità infinita del rapportonatura/cultura, e quindi propensoa restare sbalordito di fronte ai pro-digi del mondo, agli elefanti del rePoro che in India atterriscono i suoisoldati; capace di sussurrare al suocavallo, di parlare ai fiumi e agli al-beri, di intuire l’altro e l’esotico conl’immediatezza dell’emozione piùche di decidere con la chiarezza del-la ragione.

Solo che Jim Morrison, un geniodella prossemica, della gestualità,dell’occupazione degli spazi sceni-ci, muore a Parigi, nella vasca da ba-gno di un piccolo appartamento inRue de Beautreillis, la notte del 3 lu-glio 1971, dopo avere incrociato ilrock-blues con la decadenza e l’in-tossicazione. Alessandro il Mace-done, che aveva avuto come precet-tore Aristotele, muore a Babilonianel 323 avanti Cristo, dopo averesottomesso il mondo ed essere col-to da strane, tossi-che febbri. La suacontaminazione,il suo cross over, ri-guardava la possi-bile fusione di cul-tura greca e di in-telligenza asiatica:una formidabileanticipazione dimolte pulsioni pa-ra-intellettuali del nostro tempo,dopo che da ragazzini gli eroi del no-stro tempo hanno letto Siddharta e

continuano a considerarlo il librodella loro vita, e della loro “spiritua-lità”.

Giovani e belli che siano, gli “eroi”oggi sintetizzano la capacità di vive-re con la maggiore intensità possibi-le un momento di grazia, una nottein discoteca, una corsa in auto, unosballo da sballo, gli attimi di una vi-ta furiosa. Lo aveva già fissato in unpezzo celebre un altro degli esteti edei decadenti del pop internaziona-le, vale a dire un altro metrosexual,David Bowie: «Io posso essere un re,tu puoi essere una regina». Perfetto:«We can be heroes, just for one day».Nell’arco dei secoli che dividono ilnostro millennio dal mondo favolo-so di Alessandro Magno, la nostrafallibile post-democrazia dai sogniteocratici del giovane dio, la nostracultura empirica, cartesiana, dallasua fusion di Occidente e Oriente, discienza e mistero, vediamo forsecompiersi un ciclo cosmico: comese la sensibilità di massa oggi potes-se per certi aspetti essere spiegata oargomentata dalla sensibilità del-l’eroe greco, dal suo senso del desti-no, dalla sua mente proiettata in unsogno globale.

Forse, a suo tempo, Spartacus, ilfilm di Stanley Kubrick che raccon-ta la rivolta violenta e fallita dell’e-roe-schiavo, poteva sembrare unmodo per mitologizzare, e per ren-dere raccontabile epicamente, lalotta di classe, grazie anche alla qua-lità della sceneggiatura di DaltonTrumbo, uno dei proscritti di Hol-lywood ai tempi del maccartismo.Oggi i nuovi film epici sembranosuggerire una supplenza di fronte aun vuoto dell’etica. Si guarda laguerra di Troia, o la conquista dellaPersia, così come la fondazione diAlessandria e la presa di Babilonia,con la stessa speranza di trovarenella storia, cioè nella realtà, un ele-mento del mito, un alone di irrealtàsuggestiva.

«I greci hanno creduto ai loro mi-ti?», si chiedeva vent’anni fa in uncelebre saggio Paul Veyne: per con-cludere che la fede nel mito è un si-stema di convenzioni, di norme col-lettive, il galateo di una civiltà. Men-tre oggi, per rispondere alla doman-da su che cosa sia un mito, e un eroe,occorre registrare prima la presen-za di un vuoto. Nel cedimento del-l’etica, sembra che uno degli anti-doti possibili sia il ritorno all’epica.

ALESSANDROALESSANDRO

Esce il film di Oliver Stonededicato alla figura del

condottiero. Ma chi è statoveramente Alessandro?

Con lui l’antichità scoprìla forza del carismaIl mondo moderno si misuracon la sua idea di impero

ALESSANDRO

FRANZ KAFKA

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34 LA REPUBBLICA VENERDÌ 14 GENNAIO 2005D I A R I O

I LIBRI

LE TAPPE

ROBINLANE FOXAlessandroMagnoEinaudi

PIETROCITATIAlessandroMagnoAdelphi

A. B.BOSWORTHAlessandroMagno.L’uomo e ilsuo imperoRizzoli

ROGERCARATINIAlessandroMagnoNewtonCompton

CLAUDEMOSSÉAlessandroMagno. Larealtà e il mitoLaterza

GIAMPAOLOCASATIAlessandroMagno ilconquistatoreMondadori

PAULFAURELa vitaquotidianadegli esercitidi AlessandroRizzoli

GEORGESRADETAlessandro ilGrandeMondadori

VALERIOMASSIMOMANFREDIAléxandrosMondadori

MONICACENTANNI(a cura di)Alessandro ilGrandeB. Mondadori

QUINTOCURZIORUFOStorie diAlessandroMagnoUtet

PLUTARCOVite parallele.Alessandro-CesareRizzoli

Egli è stato il primo fra gliuomini; le rare bellezze equalità della sua persona,che hanno del miracoloso;un volto così giovane,rubicondo e splendente

Saggi (II libro)1580

MONTAIGNE

La grandezza diAlessandro, consistenel fatto che egli seppeaffrontare i grandispazi più ancorache il gran re

Il nodo di Gordio1953

ERNST JÜNGER

LA NASCITA (356 A. C.)Nasce a Pella da Filippo di Macedonia eOlimpiade, figlia del re dell’Epiro.Discepolo di Aristotele, a vent’anni, dopol’assassinio del padre, l’esercito loacclama re di Macedonia

DISTRUZIONE DI TEBE (335 A. C.)Assedia e rade al suolo la città di Tebe chesi era ribellata al dominio macedone.L’attacco è una carneficina: seimila tebanisono massacrati e alla fine si contano piùdi 30 mila prigionieri

IL NODO DI GORDIO (333 A. C.)A Gordio, nell’Asia Minore, taglia il nodo diun carro appartenuto al re Mida. Secondoun oracolo chi avesse sciolto il nodosarebbe diventato re di tutto il mondo.Conquista Isso, Tiro e Gaza

E GLI ASTRI FAVORIRONOLA NASCITA DEL SEMIDIO

PERCHÉ L’ANTICHITÀ TRIBUTÒ “ROMANZI” E BIOGRAFIE AL GRANDE CONDOTTIERO

MAURIZIO BETTINI

Eroi si nasce o si diventa? Difronte a una domanda del ge-nere i Greci non avrebbero

avuto dubbi: eroi si nasce. Moltospesso, infatti, erano proprio lecircostanze del concepimento edella nascita quelle che determi-navano le caratteristiche eccezio-nali di una persona. Basta pensareall’eroe greco per eccellenza, Era-cle. Già nell’Iliade, infatti, si rac-contava che Zeus aveva concepitoEracle da Alcmena, una donnamortale. Ecco perché, quando lagravidanza di Alcmena fu giunta altermine, ed Eracle stava per venireal mondo, la gelosa Era cercò intutti i modi di impedire che il par-to andasse buon fine.Fu solo al termine disofferenze inaudite - esoprattutto grazie al-l’intervento di un’astu-ta levatrice - che l’eroepoté finalmente vederela luce. A questo punto,entra in scena ancheAlessandro.

Biografi e letterati,quelli che si adoperaro-no a fare del re Macedo-ne un eroe a tutti gli ef-fetti, non mancaronoinfatti di attribuirgliuna nascita in tutto eper tutto simile a quelladi Eracle. Basta leggereciò che si narrava in pro-posito nel cosiddettoRomanzo diAlessandro, una bizzar-ra ma affascinantecompilazione che godé di un enor-me successo in tutta la tarda anti-chità.

L’autore ha già raccontato di co-me il mago Nectanebo avesse se-dotto Olimpiade, la madre di Ales-sandro, facendole credere di esse-re il dio Ammone in persona. Dopodi che la regina concepisce, e ades-so entrambi - Olimpiade e Necta-nebo - aspettano il momento in cuil’eroe nascerà. Finito il tempo del-la gravidanza, la regina si siede sul-la sedia ginecologica e comincia asentire le doglie. Nectanebo è lì adassisterla, nel ruolo - abbastanzainedito - di “levatrice maschio”.Soprattutto, però, il mago si dedi-ca a osservare nel cielo il movi-mento delle costellazioni, mentreesorta Olimpiade a non accelerareil parto. «Donna, le dice, trattieni-ti, e vinci l’impulso che ti viene dal-la natura! Perché se partorisci ora,genererai uno schiavo e un prigio-niero di guerra o un mostro imma-ne». La donna è afflitta da dogliesempre più forti, ma Nectaneboinsiste: «Sopporta ancora un poco,donna! Perché se partorisci ora,tuo figlio sarà un evirato». E men-tre continua a esortarla, insegnan-dole a chiudere con le mani la viadel parto, lui stesso trattiene le do-glie con le sue arti magiche. Final-mente, sempre osservando i cam-mini dell’universo, Nectanebo siaccorge che tutto il cielo sta inequilibrio perfetto, mentre unchiarore lo inonda, simile a quellodel sole a mezzogiorno. Allora dicea Olimpiade: «Lancia adesso il gri-do della nascita!» E mentre con uncenno del capo le fa capire checonsente al parto, esclama: «Eccopartorirai un re che sarà il signoredel mondo!» Olimpiade grida, piùforte del muggito di un bue, e ge-nera un figlio maschio, nato sottoil segno della fortuna. Non appenail bambino cade a terra, ecco cherimbombano tuoni e balenanofulmini, tanto che l’intero univer-so ne è scosso.

Così nasce Alessandro, con do-lore e fatica, proprio come Eracle.

Quando vedrai una stella sorgerein quel punto”, e qui fece segnocon la mano verso il luogo in cui lastella doveva spuntare, “sveglia-mi, che io possa unirmi a te. E tuconcepirai un figlio che vivrà finoalla fine dei tempi”.

Ora, accadde che la sorella dellamoglie stesse ascoltando questeparole. Il padre di Alessandro si ad-dormentò, mentre la sorella di suamoglie continuava a osservare lestelle. Quando la stella sorse, ladonna informò subito il propriomarito di questa faccenda ed egli siunì a lei, col risultato che ella con-cepì al-Khidr: così che al-Khidr fuil figlio della zia materna di Ales-

sandro. Egli fu anche ilsuo vizir. Quando il pa-dre di Alessandro si sve-gliò, e vide che la stellaera discesa in un segnodello zodiaco diverso daquello che stava osser-vando, rimproverò allamoglie: “Perché non mihai svegliato?”. Ed ellarispose: “Ho avuto ver-gogna”. Allora lui le dis-se: “Non sai che ho os-servato quella stella perquarant’anni? Per dio,ho sciupato la mia vitasenza alcun profitto!Ma al giusto momentoun’altra stella sorgerà,seguendo le sue orme, eallora mi unirò a te, cosìche io possa concepireun figlio che abbia i duecorni del sole”. Non ci fu

da aspettare a lungo perché la stel-la sorgesse, e in quel momento eglisi unì con la moglie e concepì Ales-sandro. In seguito Dio concesse adAlessandro saldo possesso su tuttala terra: egli conquistò territori, e lasua carriera fu quella che si sa es-sere stata».

Ecco dunque che, per un soffio,al-Khidr tolse ad Alessandro il pri-vilegio dell’immortalità. Quellodella nascita è un momento diffici-le, è allora che si gioca l’intero de-stino di un eroe. Se solo la mogliedell’astrologo non avesse avutovergogna di svegliare il marito, og-gi il vincitore di Isso e di Gaugame-la sarebbe ancora assieme a noi.

GLI AUTORIMaurizio Bettini insegnaFilologia classica all’Uni-versità di Siena. Il testo delSillabario di Franz Kafka ètratto da Aforismi di Zü-rau, Adelphi. Valerio Mas-

simo Manfredi è autore dilibri di grande successo,tra cui la trilogia Alexan-dròs. Claude Mossé ha in-segnato per molti anni sto-ria della Grecia antica al-l’Università di Parigi VIII.

LE IMMAGINIIl mito di AlessandroMagno, giovane belloe dominante sul mon-do, non poteva che es-sere una potente fon-te di ispirazione per gliartisti di tutto il mon-do e di tutte le epoche.Dall’antichità fino alXIX secolo innumere-voli sono i pittori chehanno dipinto le sce-ne della sua vita

Il mio rapporto con Alessandro è statoper anni di tipo tecnico, privo di qua-lunque coinvolgimento emotivo. Mi

ero laureato con una tesi sulla falange ma-cedone, in seguito ero tornato sull’argo-mento in vari momenti della mia carriera diricercatore, ma attirato soprattutto dallasua spedizione, dagli aspetti itinerari, geo-grafici e topografici della sua avventura.

Poi un giorno fui chiamato come consu-lente da un produttore tedesco che lavora-va a Roma, Thomas Schuhly, che aveva rea-lizzato Il nome della rosa di Umberto Eco.Il suo progetto su Alessandro Magno, percui aveva già pensato a Oliver Stone, poinon si fece. Ma io nel frattempo avevo ac-cumulato una mole impressionante di ele-menti su Alessandro che abitualmente ri-manevano in ombra nella ricerca accade-mica: quelli più propriamente dramma-

turgici, personali e caratteriali.Sei anni dopo il mio editore mi invitò a

Persepoli in occasione del lancio di un vo-lume della collezione Lorenzo Valla sul-l’immagine medievale di Alessandro ilGrande, sotto la direzione di Pietro Citati.Mentre mi aggiravo fra i giganteschi pila-stri istoriati mi venne l’idea che la narra-zione dei famosi eccessi di quella notte diorge e violenze fosse in realtà tutta unamessa in scena, che Alessandro fosse luci-dissimo e che avesse già preparato tutto damesi. Ne parlai a cena con Gianni Ferraridella Mondadori in una conversazione deltutto informale: era nata l’idea che poiavrebbe preso forma nella trilogia Alexan-dros che è stata fino a oggi pubblicata in 29lingue in 44 paesi e che mi ha cambiato lavita.

Ormai c’ero dentro fino al collo senza es-

ECCO IL MIO ALESSANDROUNA SAGA DA MILIONI DI COPIE

LA TRILOGIA “ALÉXANDROS” TRADOTTA IN 29 LINGUE

VALERIO MASSIMO MANFREDI

scita dell’eroe avrà connotati, co-me minimo, curiosi.

In un’opera intitolata Hayat-al-Hayawan, una grande enciclope-dia zoologica composta al Caironella seconda metà del XIV secolo,il grande erudito e scrittore araboad-Damiri narrava infatti quantosegue: «Il padre di Alessandro eral’uomo più dotto della terra nellascienza dell’astrologia. Nessunoaveva osservato i movimenti dellestelle come lui, e Dio aveva estesola durata della sua vita. Una notteegli disse a sua moglie: “Il bisognodi dormire mi ha quasi ucciso! La-sciami solo, che io possa riposareper un po’, e osserva il cielo per me.

Il piccolo eroe soddisfa a tutti i re-quisiti della mitologia. Man manoche le costellazioni ruotavano nelcielo, Alessandro ha rischiato diessere uno schiavo, un mostro, ad-dirittura un evirato. Per fortuna, avegliare sulla sua nascita non c’erapiù una semplice, per quanto astu-ta, levatrice, com’era avvenuto nelcaso di Eracle, ma direttamente ungrande astrologo, capace di pilota-re la nascita nell’orbita della co-stellazione più favorevole per uneroe. Si tratta di un’invenzionenarrativa di grande fascino, chenon mancherà di colpire anche gliautori delle varianti orientali dellaleggenda. Pur se questa volta la na-

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LA REPUBBLICA 35VENERDI 14 GENNAIO 2005 D I A R I O

ALEXANDERLa vita diAlessandroMagno,soprattutto icinque anniche loportarono aconquistarelarga partedel mondoalloraconosciuto.Con loscandalodellabisessualitàdell’imperatoree del suorapportod’amore conEfestione.Con ColinFarrell,AngelinaJolie,AnthonyHopkins.Di OliverStone (2005).

ALESSANDROIL GRANDEAtene, primidel ’900. Unevaso a capodi un gruppoanarchicovieneacclamatocome il nuovoAlessandro.La ribellionesaràstroncatadall’esercitonel sangue.Di TheoAngelopulos,con OmeroAntonutti, del1980.

ALESSANDROIL GRANDELa storia diAlessandrorivista inchiaveedipica.Cresciuto conil complessodel padre,troppo legatoalla madre, ilgiovane perrivalsaconquistamezzomondo.ConRichardBurton,FredricMarch, ClaireBloom. Regiadi RobertRossen(1956).

I FILM

Alessandro Magno, ilgiovane reale, investitodel supremo poteredecisionale, rappresenta ilvertice della grecità nellasua autenticità

Filosofia della storia1822-23

G. W. F. HEGEL

L’azione politica diAlessandro eradeterminata dall’idea diimpero, ossia di uno Statouniversale, che nondoveva avere limiti

Tirannide e saggezza1954

ALEXANDRE KOJÈVE

IL SOGNO INDIANO (327-326 A. L’esercito penetra il bacino dell’Indo(Pakistan) e si batte con gli Aspasi, iGangaridi e gli Assaceni. Sulle rive delfiume Idaspe sferra contro il re Poro lapiù cruenta delle sue battaglie

LA MORTE (10 GIUGNO 323 A. CAlessandro scende con l’esercitoverso Babilonia. Qui, dopo tredici annidi regno, muore dopo una febbre alta epersistente nel palazzo diNabucodonosor

PERSEPOLI (331-330 A. C.) Persepoli viene distrutta e i palazzi realimessi a fuoco. Scrive Diodoro Siculo:“Persepoli aveva superato le altre cittàquanto a prosperità, ma quel giorno lesuperò quanto a sfortuna

ARISTOTELEE L’IMPERATORE

INTERVISTA ALLA STORICA CLAUDE MOSSÉ

FABIO GAMBARO

IL NODOA sinistra,

nell’immaginegrande,

Alessandrotaglia il nodo

di Gordio.Affresco di

Perin del Vagaa Castel

Sant’Angelo(dal libro

AlessandroMagno. Dalla

Greciaall’Oriente,

Electa-Gallimard).Sopra, unamedaglia

celebrativa

Parigi

«Alessandro Magno è unpersonaggio affasci-nante e controverso,

la cui breve vita è piena di luci eombre. Su di lui scarseggiano leinformazioni certe. In compen-so, circolano molte leggende, an-che perché tutte le opere che rac-contano le sue imprese sono po-steriori di tre o quattro secoli allasua morte, senza contare chespesso si tratta di testi quasi mito-logici.» Per la storica dell’anti-chità Claude Mossé, non è faciledistinguere la verità dalla leggen-da quando si parla del celebre fi-glio di Filippo II, alle cui gesta hadedicato un vasto saggio intitola-to Alessandro Magno. La realtà e ilmito (Laterza). «L’immagine diAlessandro oggi dominante è sta-ta costruita a posteriori e nonsempre corrisponde alla realtà»,spiega la studiosa francese. «Adesempio, la leggenda ha traman-dato l’immagine di un uomo sen-sibile alla cultura e portatore diun progetto universalista. E’ l’im-magine ripresa da Oliver Stonenel suo film».

È una leggenda che non corri-

sponde al vero?

«È difficile dirlo. Probabilmen-te è l’immagine che Alessandroha voluto dare di sé, un’immagi-ne ripresa ed amplificata dai suoisuccessori. A cominciare dal piùabile tra i suoi generali, Tolomeo,che si è impadronito della memo-ria del giovane imperatore mace-done, creando un mito in cui l’a-more per la cultura svolge un ruo-lo molto importante. Lo splendo-re di Alessandria però non si devecerto ad Alessandro, il quale ri-mase nella città solo due mesi.Furono i suoi successori a co-struire la famosa biblioteca, tra-sformando la città in un impor-tante centro di cultura in concor-renza con Atene.»

Eppure il mito dell’imperato-

re colto non può essere nato dal

nulla, non trova?

«Alla base di un’immagine tan-to resistente vi sono certamentealcuni elementi di verità. Va ri-cordato però che la conquistadell’Oriente è stata un’impresa

gigantesca, realizzata in pochis-simo tempo. Durante gli anni delsuo regno, Alessandro ha dovutooccuparsi soprattutto di proble-mi militari, politici e amministra-tivi. Non credo che gli sia rimastomolto tempo per dedicarsi allacultura e all’elaborazione di unsistema di pensiero».

Ricevette però l’insegnamen-

to di Aristotele...

«La relazione tra il filosofo gre-co e il giovane macedone è indi-scutibile, anche se in seguito talerelazione è stata molto idealizza-ta. Aristotele è presente in moltidei racconti mitologici sulla vitad’Alessandro. Ad esempio, nelRomanzo d’Alessandro, elabora-to tra il primo e il terzo secolo do-po Cristo, il condottiero raccontaal filosofo i suoi viaggi attraversocontrade fantastiche, mentre

nella storia scritta da PlutarcoAlessandro è presentato quasi co-me un filosofo. Questi testi hannocontribuito a fondare l’idea diuna relazione maestro/allievo».

Fu veramente così?

«Sappiamo che Filippo II fecevenire Aristotele alla corte di Pel-la. E’ quindi molto probabile cheAlessandro abbia ricevuto il suoinsegnamento, anche se non sap-piamo esattamente con quali ri-sultati. Aristotele insegnò adAlessandro tutto quello che sape-va sulla natura, le piante, gli ani-mali e tutto ciò che in seguito èstato tramandato dalla scuola pe-ripatetica. Molto probabilmenteviene da qui l’interesse d’Ales-sandro per la scienza e la curiositànei confronti dei mondi che stavaconquistando».

Durante la spedizione in

Oriente, Alessandro si fece ac-

compagnare da molti uomini di

scienza...

«Certo, ma l’eventualità che lostesso Aristotele lo abbia seguitoin quel viaggio sembra solo unaleggenda. C’erano però naturali-sti, medici, geografi e molti altriuomini di cultura. Accanto ai mi-litari che dovevano conquistare inuovi territori, c’era insomma chiaveva il compito di trarre dallaspedizione un insegnamentoscientifico. Inoltre, quando la-sciò l’India per tornare in Meso-potamia, Alessandro inviò la flot-ta di Nearco lungo la costa percompiere dei rilevamenti scienti-fici e topografici. Va detto poi che,oltre all’interesse per la scienza,Aristotele ha probabilmente tra-smesso al futuro imperatore an-che l’amore per la cultura greca, ipoemi omerici e la tragedia. Ales-sandro apprezzava molto Achille,un eroe di cui si considerava unlontano discendente. Ecco per-ché, all’inizio della sua spedizio-ne in Oriente visitò le reliquie diTroia e la tomba dell’eroe acheo».

Alessandro segue sempre gli

insegnamenti di Aristotele?

«No, ad esempio se ne discostasul piano politico. Su questo ter-reno non è certo un suo allievo.Per Aristotele, infatti, il centrodella civiltà è la polis greca, men-tre Alessandro sogna un mondovastissimo che va molto aldilà diquesto spazio. Tra le due conce-zioni della politica c’è un fossatoincolmabile. Non a caso, nellasua Politica Aristotele non parlamai d’Alessandro. Solo una voltaaccenna all’ipotesi di riunire tut-te le città greche sotto il governodi un unico sovrano dalle qualitàeccezionali. E’ il solo passo in cuisembra evocare l’impresa del-l’imperatore macedone».

Ci sono altre divergenze?

«La diversa visione dei popoliorientali. Per Aristotele gli orien-tali erano solo barbari destinatiad essere schiavi. Era un’opinio-ne diffusa nel mondo greco, con-vinto della propria superiorità,opinione che però Alessandrosembra non condividere. Secon-do la tradizione, egli fu molto tol-lerante nei confronti delle cultu-re orientali, di cui avrebbe rispet-tato valori e costumi. Sposò unaprincipessa iraniana e affidò il go-verno di alcune province ai satra-pi iraniani. Può darsi che tale at-teggiamento nascesse solo dallanecessità di governare un regnovastissimo. Se però fosse il risul-tato di un’ideologia universalista,allora si potrebbe dire che, suquesto terreno, l’allievo Alessan-dro ha raggiunto risultati chevanno aldilà dell’insegnamentodel maestro Aristotele».

sermene reso conto.Decisi che avrei lavorato per un mese. Se

il romanzo avesse decollato avrei conti-nuato, altrimenti avrei abbandonato ilprogetto. In un mese scrissi quasi centopagine: un’esagerazione e continuai conquel ritmo. Sentivo che non dovevo fer-marmi mai, dovevo cercare di cavalcarel’emozione e rappresentare Alessandro inmaniera assolutamente istintiva, fidando-mi della mia preparazione di base e del mio

intuito. Non mi fermavo mai se non quan-do crollavo dalla stanchezza.

A mano a mano che andavo avanti il miocoinvolgimento era sempre più forte tantopiù che l’ultimo mese mi ero ritirato inmontagna in un maso dell’alta Val Seriana,una specie di rustica fortezza a milledue-cento metri di altezza, ospite di un amico.Scrivevo in totale isolamento sempre conla musica ad alto volume nelle cuffie per fa-vorire la concentrazione: ero in uno statopsichico alterato, una specie di trance, inparte per la stanchezza in parte per la par-tecipazione emotiva. Dall’una alle due delmattino di una notte limpida di inizio otto-bre scrissi l’epilogo. Quando il mio amicoentrò dovevo avere un’espressione stralu-nata, perché lui mi guardò preoccupato emi chiese: «Che cos’è successo?».

(Testo raccolto da Antonio Gnoli).

Come uno scrittore partendodagli studi sulla falangemacedone è approdato allacomplessa realtà di un eroe

‘‘

,,

MAESTRIIl rapporto di Alessandro con ilfilosofo fu molto idealizzato,

durante gli anni del regno si occupòdi problemi militari e politici