DALA CONCEZIONE TRAGICA E FILOSOFIA - Progetto...

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NIETZSCHE DA ,A 11 rifiuto del classicismo L'influenza di Schopenhauer letterata; j di Goethe E FILOSOFIA: LA CONCEZIONE TRAGICA NIETZSCHE, SCHOPEIMHAUER, WAGNER Quando Friedrich Nietzsche muore, il 25 agosto del 1900, ha alle spalle dodici anni di silenzio. In qualche momento tra gli ultimi giorni di dicembre del 1888 e i primi di gennaio dell'anno se- guente la sua personalità era scivolata nel buio della follia presentita e ternuj^ f -v La riflessione nietzscheana aveva avuto inizio nei primi anni Settanta^ con la pubblicazione della sua prima grande opera: la Nascita della tragedia dallo spirito della musica, del dicembre del 1871. Frutto degli studi di filologia esercitatnn qualità di docente presso l'università di Ba- silea, la Nascita della tragedia ha tuttavia un contenuta spiccatamente__filosofìco. segnato dal- l'influenza del pensiero di Schopenhauer. Già nella prolusione universitaria del 1869 su Ome- ro e la filologia classica Nietzsche aveva, ^rifiutato ja_ filologia accademica, in nome della filoso- fìa^ Incapace diOTiardare_a1passato in mr "1^ ^^ativo e vivo. la filologìa tradisce lo spirito più autentico della classicità, che nduce a puro repertorio ossificato di oggetti di studio. ^Jrt^P ,S- " ^^7* ^ -1~V- «AA-.Q- |lW^r^»/^v^_~ Nietzsche contesta, in particolare, 1 Immagine /Jej*re< diimpronta filologica classicista, secondo la qualej_greci crearono opere armoniose, misurate, serene perché il loro stesso spi- rito si caratterizzava come armonioso, misurato, sereno. Questa immagine è sbagliata sia per- ché privilegia un_certo genere di arte - la scultura e l'arcWtettura^sia perché fissa l'antichità nel momento della sua decadenza, quando lo spiritojreco ha ormai smarritojej^radicj vitali" che ne contraddistinguevano le origini; radici di cui rimane invece/traccia, a parere^di Ni_etz- sche, soprattutto nella musica e nella religione popolare greche. y. * •'"' '---'• ' Alterna della vita, che è il tema-chiave delle sue opere giovanili, Nietzsche è guidato dalla fi- losofia di Schopenhauer, sotto il cui segno può essere iscritta l'intera riflessione contenuta nel- la Nascita della tragedia. Nietzsche ha letto"II mondo di Schopenhauer fin dal 1865. «Ogni sua riga - scrive in una lettera di~qu^n7arinó"proclamava lalripuada, la negazione, la rassegna- zione; vi scorgevo uno specchio in cui apparivano spaventosamente ingranditi il mondo, la vi- ta, l'animo mio [...]. \^_scorgevp malattia e guarigione, esilio e asilo, inferno e paradiso».jDa Schopenhauer Nietzsche raccoglie l'immagine di un mondo governato dal principio del doló- re, rispetto al quale l'esistenza umana, priva di un senso trascendente^che sappia darne una spiegazione, non è che un istante transeunte destinato alla morte. 'Alla noluntas schopenhaueriana, Nietzsche oppone tuttavia un principio diversb, cHe accoglie la coraggiosa accettazione del dolore quale viene testimoniata dagli eroUIella tragedia gre- ca. Egli riprende dunque la concezione schopenr^uenanajerVm^ielJragigg viene in lucejl «lato terrificante» dell'esistenza,-majla conduce "aesiti Diversi dalla disperazione e dalla rasse- gnazione. La rinuncia a ogni sojuzione consolatoria, di ordine metafisico o religioso, nonpuÒ ai suoi occhi che comportare l'acccttazione dell'irrazjonaUtà^de^gsJstenza, l'amore «per le co- se problematiche e terribili» d\cui èfatta lavitaj'amore, in definitlya,per la vita stessa. La lèTnlrTcrteT^ietzsche compie della tragedia greca incontra così i temi delvijalìsrho roman- tico: attraverso una nuova e ardita interpretazione della tragedia, egli ^^raj^^s^o^^'^ Sdróp^rtÉgwe'?; sulla base della concezione romantica della vita mette radicalmente in discus- sione la visione della grecita di stampo neoclassico. dal cui na- 'kotì1 Nietzschejrova conferma delle sue idee^sulTesistenza nella letteratura di turaUsrno raccoglie gli accenti paganeggianti e anticristiani^Di Goethe egli sottolinea il moti- vo deUa^celebrazione positiva della vita e la concezione dell'uomo come misura di tutte le cose, che ap7èl]Tproprio_.spazio interiore al massimo di sofferenza e al massimo di felicità. La vita è volontà, e la volontà è forza espansiva infinita. Anche se la vita distrugge pjStiò che pro- duce e impone all'uomo dolore e crudeltà, questo non deve spingerci a rinunciare alla vita, a volere il nulla: di fronte alla crudeltà della vita bisogna essere più crudeli, occorrerìsppndere con "più vita". 33S

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NIETZSCHE

DA

,A

11 rifiuto

del classicismo

L'influenza di

Schopenhauer

letterata; j

di Goethe

E FILOSOFIA:LA CONCEZIONE TRAGICA

NIETZSCHE, SCHOPEIMHAUER, WAGNER

Quando Friedrich Nietzsche muore, il 25 agosto del 1900, ha alle spalle dodici anni di silenzio.In qualche momento tra gli ultimi giorni di dicembre del 1888 e i primi di gennaio dell'anno se-guente la sua personalità era scivolata nel buio della follia presentita e ternuj^ f -vLa riflessione nietzscheana aveva avuto inizio nei primi anni Settanta^ con la pubblicazionedella sua prima grande opera: la Nascita della tragedia dallo spirito della musica, del dicembredel 1871. Frutto degli studi di filologia esercitatnn qualità di docente presso l'università di Ba-silea, la Nascita della tragedia ha tuttavia un contenuta spiccatamente__filosofìco. segnato dal-l'influenza del pensiero di Schopenhauer. Già nella prolusione universitaria del 1869 su Ome-ro e la filologia classica Nietzsche aveva, rifiutato ja_ filologia accademica, in nome della filoso-fìa^ Incapace di OTiardare_a1 passato in mr"1^ ^^ativo e vivo. la filologìa tradisce lo spirito piùautentico della classicità, che nduce a puro repertorio ossificato di oggetti di studio.

^Jrt^P ,S- " ^7* -1~V- «AA-.Q- |lW^r^»/^v^_~

Nietzsche contesta, in particolare, 1 Immagine / J e j* re< diimpronta filologica classicista,secondo la qualej_greci crearono opere armoniose, misurate, serene perché il loro stesso spi-rito si caratterizzava come armonioso, misurato, sereno. Questa immagine è sbagliata sia per-ché privilegia un_certo genere di arte - la scultura e l'arcWtettura^sia perché fissa l'antichitànel momento della sua decadenza, quando lo spiritojreco ha ormai smarritojej^radicj vitali"che ne contraddistinguevano le origini; radici di cui rimane invece/traccia, a parere^di Ni_etz-sche, soprattutto nella musica e nella religione popolare greche.

y. * •'"' '---'• 'Alterna della vita, che è il tema-chiave delle sue opere giovanili, Nietzsche è guidato dalla fi-losofia di Schopenhauer, sotto il cui segno può essere iscritta l'intera riflessione contenuta nel-la Nascita della tragedia. Nietzsche ha letto"II mondo di Schopenhauer fin dal 1865. «Ogni suariga - scrive in una lettera di~qu^n7arinó"proclamava lalripuada, la negazione, la rassegna-zione; vi scorgevo uno specchio in cui apparivano spaventosamente ingranditi il mondo, la vi-ta, l'animo mio [...]. \^_scorgevp malattia e guarigione, esilio e asilo, inferno e paradiso».jDaSchopenhauer Nietzsche raccoglie l'immagine di un mondo governato dal principio del doló-re, rispetto al quale l'esistenza umana, priva di un senso trascendente^che sappia darne unaspiegazione, non è che un istante transeunte destinato alla morte.'Alla noluntas schopenhaueriana, Nietzsche oppone tuttavia un principio diversb, cHe accogliela coraggiosa accettazione del dolore quale viene testimoniata dagli eroUIella tragedia gre-ca. Egli riprende dunque la concezione schopenr^uenanajerVm^ielJragigg viene in lucejl«lato terrificante» dell'esistenza,-majla conduce "aesiti Diversi dalla disperazione e dalla rasse-gnazione. La rinuncia a ogni sojuzione consolatoria, di ordine metafisico o religioso, nonpuÒai suoi occhi che comportare l'acccttazione dell'irrazjonaUtà^de^gsJstenza, l'amore «per le co-se problematiche e terribili» d\cui èfatta lavitaj'amore, in definitlya,per la vita stessa.La lèTnlrTcrteT^ietzsche compie della tragedia greca incontra così i temi delvijalìsrho roman-tico: attraverso una nuova e ardita interpretazione della tragedia, egli ^^raj^^s^o^^'^Sdróp^rtÉgwe'?; sulla base della concezione romantica della vita mette radicalmente in discus-sione la visione della grecita di stampo neoclassico.

dal cui na-

'kotì1

Nietzschejrova conferma delle sue idee^sulTesistenza nella letteratura dituraUsrno raccoglie gli accenti paganeggianti e anticristiani^Di Goethe egli sottolinea il moti-vo deUa^celebrazione positiva della vita e la concezione dell'uomo come misura di tutte lecose, che ap7èl]Tproprio_.spazio interiore al massimo di sofferenza e al massimo di felicità. Lavita è volontà, e la volontà è forza espansiva infinita. Anche se la vita distrugge pjStiò che pro-duce e impone all'uomo dolore e crudeltà, questo non deve spingerci a rinunciare alla vita, avolere il nulla: di fronte alla crudeltà della vita bisogna essere più crudeli, occorrerìsppnderecon "più vita".

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FILOSOFIA E CIVILTÀ DEL PROGRESSO

• Friedrich Nietzsche

Nietzsche nasce il 15 ottobre 1844 a Ròcken, non

lontano da Lipsia, figlio del pastore Karl Ludwig e di Fran-

ziska Oehler. Nel 1846 nasce la sorella Elisabeth; due an-

ni dopo, in seguito a una grave malattia al sistema nervo-

so, muore il padre, per il quale Nietzsche provava una

profonda venerazione. Nietzsche cresce affidato alle cure

della madre. Trasferitosi nel 1850 a Naumburg, riceve i pri-

mi insegnamenti di religione, latino e greco e impara a

suonare il pianoforte. Nel 1858 entra, con una borsa dì

studio, nella prestigiosa scuola di Pforta, la cui dura disci-

plina lo educa allo sforzo intellettuale e alla capacità di

concentrazione. Al buon livello dei corsi umanistici della

scuola egli dovrà la sua abilità letteraria; superficiali sono

invece gli studi scientifici. In questi anni, il giovane Frie-

drich dimostra scarsi interessi per le arti figurative; assai

vivo, al contrario, è il suo senso musicale: fin dai primi an-

ni sessanta prende contatto con la musica di Wagner. Nel

1861 viene "confermato" secondo il rito luterano: il suo

legame con il cristianesimo è tuttavia assai debole.

11 periodo di BasileaNel 1864, si iscrive all'università di Bonn, dove

aderisce all'associazione studentesca "Franconia". Gli

studi di filologia classica con il professor Ritschl lo spin-

gono ad abbandonare la teologia e a dedicarsi alla filolo-

gia. La rottura con il cristianesimo da luogo a profondi

contrasti con la madre la quale, delusa nelle sue speran-

ze di vedere il figlio abbracciare la carriera ecclesiastica,

chiede a Nietzsche il silenzio assoluto sull'argomento re-

ligioso. Nel 1865 si trasferisce a Lipsia per studiare filo-

logia classica. In questo anno avviene il suo incontro con

l'opera di Schopenhauer. Soffre, in questo periodo, di do-

lori di testa e di nausea. A Lipsia stringe amicizia con il

futuro filologo Erwin Rohde. Studia Teognide, Eschilo,

Diogene Laerzio; tiene le prime conferenze per le quali ot-

tiene ampi riconoscimenti. I suoi interessi volgono sem-

pre più alla filosofia: studia i presocratici e la filosofia kan-

tiana. Nel 1868 interrompe il servizio militare, che aveva

avviato in un reggimento di artiglieria, per una caduta da

cavallo in cui si ferisce gravemente al petto. La sera dell'8

novembre 1868 incontra per la prima volta Richard Wa-

gner: la grande impressione che ne ricava rafforza la sua

passione musicale e filosofica, indebolendo i suoi inte-

ressi filologici. Nel 1869, grazie all'appoggio di Ritschl,

ottiene la cattedra di lingua e letteratura greca presso l'u-

niversità di Basilea. La nomina significa per Nietzsche il

prestigio e la sicurezza di una vita stabile. Mentre la fa-

miglia esulta, egli manifesta però profondi dubbi circa

sua vocazione accademica. In ossequio alla legge

zera, rinuncia alla cittadinanza prussiana, senza tut

chiedere quella svizzera. Morirà così apolide. A Basilea

entra in un rapporto di grande rispetto con Jacob

Burckhardt. Si reca spesso a Tribschen, dove vivono Ri-

chard e Cosìma Wagner, per la quale prova una vera e'

propria venerazione. Accolto cordialmente dai colleghi e

dalla borghesia di Basilea, Nietzsche si stanca tuttavia

ben presto della vita mondana. Durante la guerra franco-

prussiana del 1870 chiede un congedo per arruolarsi co-

me infermiere; colpito però dalla difterite, ritorna a Basi-

iea, gravemente indebolito.

li filosofo della solitudineL'uscita della Nascita delia tragedia danneggia ir-

reparabilmente la carriera di Nietzsche: l'accademia lo

attacca; solo Rohde e Wagner prendono le sue difese.

Nietzsche vorrebbe lasciare l'insegnamento per dedicar-

si unicamente alla propaganda wagneriana. A partire

dall'anno seguente il suo stato di salute peggiora: a

trentanni Nietzsche è già un uomo seriamente malato,

con una situazione affettiva precaria. Indebolitesi le

amicizie giovanili, egli stringe nuove relazioni: con

Malwida von Meysenburg, con Paul Rèe, con il musici-

sta Peter Cast. Il desiderio di un'esistenza stabile lo spin-

ge a coltivare fantasiosi progetti matrimoniali. Nel 1876

ottiene un anno di congedo per motivi di salute, perio-

do che trascorre in Italia, a Sorrento, insieme con Rèe.

All'estate del 1878 risale la rottura con Wagner. Ne!

maggio dell'anno seguente Nietzsche presenta le dimis-

sioni per ragioni di salute all'università, che gli concede

una pensione annua di 30 mila franchi. Nietzsche ha ora

davanti a sé una vita errabonda, segnata dalla solitudine

e dagli attacchi del suo male, un'infezione prcgressiva di

probabile origine luetica. Vive prima a St. Moritz, in En-

gadina, poi a Venezia e a Marienbad, infine a^'enova.

Nell'estate del 1881, raggiunge per la prima volta Sils-

Maria, in Engadina, dove trascorrerà, di qui in poi, tutte

le estati. Deluso dalla musica wagneriana, si entusiasma

a Genova per la Carmen di Bizet. Di ritorno da un breve

soggiorno a Messina - dove compone alcuni idilli ~ si

ferma a Roma, ospite di Malwida von Meysenburg. Qui,

nella primavera del 1882, conosce una giovane russa,

Lou von Salomé, che vorrebbe sposare. 1 complicati rap-

porti sentimentali che si vengono a creare tra Nietzsche

e Lou e tra Lou e Rèe danno luogo a una vicenda con-

fusa, aggravata dall'ostilità che la sorella Elisabeth prova

[\NETZSCHE

'ìované russa. Alla fine Lou e Rèe rompono il so-

'arTìjcale a tre che Nietzsche intendeva creare e il

^precipita in una sofferta solitudine. Guastati i

Iti con la famiglia, egli vede ora peggiorare il suo

salute. Ai difficili rapporti con gli editori si uni-

io il fallimento di un tentativo di rientrare nel mon-

•xademico, a Lipsia, e la preoccupazione per il ma-

Snìo della sorella con l'agitatore antisemita Bernhard

siter, che è intenzionato a fondare in Paraguay una

tedesca sulla base di princìpi razzisti. Apprende

lo nell'inverno del 1883 della morte di Wagner.

'anni fino al 1888 sono occupati da un'intensa atti-

"di scrittura e da peregrinazioni sempre più sofferte.

'1887 la notizia del fidanzamento di Lou con il dot-

Sr Andreas gli provoca una grande depressione.

Gli anni della malattiaNell'aprile del 1888, da Nizza raggiunge Torino, di

li riporta un'impressione molto positiva. Qui attende

alle sue ultime opere. In questa città, il 3 gennaio del

1889 Nietzsche da gravi segni di squilibrio; scrive lettere

esaltate agli amici e mette per iscritto sconnesse osser-

vazioni a sfondo politico. Il destinatario di una delle sue

lettere, Burckhardt, allarmato, awerte l'amico Overbeck il

quale, recatosi a Torino, scopre l'amico nella più com-

pieta follìa. Ricoverato a Jena, in una clinica per malattie

nervose, Nietzsche soprawiverà per undici anni, prigio-

niero della pazzia, Nel 1897. dopo la morte della madre,

viene portato a Weimar dalla sorella, che nel 1890 era

rientrata dal Paraguay dopo un fallimento finanziario che

si era concluso con il suicidio del marito. Nel i 894 essa

aveva fondato a Weimar il Nietzsche-Archiv destinato a

occuparsi dell'edizione completa delle opere dei filosofo.

In questi anni le condizioni di Nietzsche peggiorano ra-

pidamente: nel 1892 già non è più in grado di riconoscere

gli amici, che spesso riceve in preda all'ira; a partire dal

1894, smette di parlare e alterna a momenti di serenità

urla sconnesse. Muore il 25 agosto del 1900.

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La musica Al tema della vita Nietzsche perviene grazie anche all'influenza della concezione musicale didi Wagner Richard Wagner. Convertitosi a Schopenhauer, dopo un inizio dì segno feùèrbachiano, Wagner

vede nella musica l'arte dell'interiorità per eccellenza. Essa è la lingua dell'inesprimibile, del-l'immediato. Specchio della vita elementare dei sensi, la musica è nella sua essenza la formad'arte più lontana dal concetto. Il concetto blocca la_vita nella rappresentazione; la musicaspe^zaj^yincolì della ragione e restituisce all'uomo l'esistenza nella sua originaria dimensioneproduttjya, creativa. Solo nell'arte musicale e, di conseguenza, in una vita vissuta in modo ar-tistico, l'uòmo può ricercare la possibilità del riscatto e della salvezza. L'adesione^entusiasta al-le tesi estetiche wagneriane_spinge il giovane Nietzsche a vedere nel musicista tedesco il mo-dello diarUsta tragico destinato a rinnovare la cultura del secolo. Con Wagner, a partire dalf1^6^^i5zschejtabUisce_un intenso cruartfefcojUraddittorio sodalizio che si concluderOiecianni dopo con una rottura drammatica. ' (/<#?£

L'APOLLINEO E IL DIONISIACO NELLA TRAGEDIA

La filosofia nietzscheana viene dunque formulata per la prima volta attraverso categorie este-tiche. Seguendo una concezione tipicamente romantica, Nietzsche afferma che l'arte è in gra-1 0 di spiegare l'essenza della vita, di vedere il mondo dietro al velo delle apparenze; la rifles-sione filosofica viene così interpretata con l'ottica dell'artista e l'arte con l'ottica della vita. Con-

V^^ceZione artistica, filosofia della vita e interpretazione dello spirito greco si saldano in un tut-^=> ^,^-to, in cui la categoria del tragico viene a costituirsi come dimensione caratteristica della realtà,

.Interpretando tragicamente l'essenza del mondo, Nietzsche scopre nella tragedia., fri' quantoopera d'arte, la chiave per la comprensione dell'essere: attraverso il tragico si possono inter-rogare gli enigmi del mondo.

Il contrasto

degli opposti

Per esprimere la propria concezione estetica Nietzsche ricorre alle fi^ute-deTmito greco. 1 gre-ci hanno reso comprensibile la propria concezione dell'arte «non in concetti, ma nelle figureenergiche e chiare del mofido dei loro dei». La tesi di Nietzsche è la seguente: la tragedia è lamassima espressione culturale della civiltà ellenica perché in essa si incontrano le due gran-di forze che-animano lo spirito greco, l'apollineo e il dionisiaco. Lo sviluppò dell'arte greca èlegato al dualismo di questi due elementi come la procreazione dipende dalla duplicità dei ses-

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FILOSOFIA E CIVILTÀ DEL PROGRESSO

si. In essi acquista visibilità il contrasto primigenio degli opposti (caos e ordine, nascita e mor-te, generazione e corruzione) che è il fondamento della vita.

/r~"La duplicità dell'istinto artistico greco si mostra attraverso le maschere di Apollo e Dioniso. Amiloè il dio della luce e della chiarezza, della misura e della forma: l'apollineo simboleggia llnclinazio-

Apollo e Dioniso

L'origine

dionisiaca

della tragedia

La tragicitàdella condizione

umana

Socrate,

Euripidee la tragedia

Dall'uomo

tragico all'uomo

teoretico^

33B

ne plastica, la tensione alla forma perfetta, che,trova espressìone_nella scultura e nell'architettura.e dell'ebbrezza, del caotico e dello smisurato: il dionisiaco simbo-

, l'eccesso, il furore. Esso è impulso di liberazione e di abbandono,- lasua forma espressiva è la musica, non_giàJiiìtayia la musica rigorosa e frenata - dominio delplastico Apollo - ma la musica chej^enera la passione. Nella tragedia, che per questo esprimeil momento più alto della cultura ellenica, apollineo e dionisiaco si fondono nella perfetta sin-tesi costituita dal c^nto e dalla danza del coro e dall'azione drammatica.

All'immagine della grecai dipinta dal classicista, fondata sull'esaltazione dell'armonia e dellcoinjjostezza, Nietzsche contrattone un^cgncezione radicalmente diversa, in cui questi ele-mentLapolline[ sono subordinati alla dimensione caotica e irrazionale deljjionj^iaco. Il dioni-siaco, infatti, nell'interpretazione nìetzscheana viene ad assumere un ruolo prevalente. L'originedella tragedia è tutta nel segno di Dioniso: la tragedia nasce dal coro dei seguaci mascherati deldio; l'eroe tragico non è che una maschera del dio, del quale ripete le sofferenze; nella morte del-l'eroe è Dioniso stesso che muore, per poi nuovamente rinascere. L'importanza di questa inter-pretazione, assai discussa sul piano filologico, è di carattere soprattutto filosofico. La tesi incon-trò da parte dei filologi classici una forte opposizione: celebre fu la stroncatura di Wilamowitz-Moellendorf. Ma questa ostilità fu generata da un malinteso provocato da Nietzsche: lasciò in-tendere che la Nascita della tragedia fosse un vero e proprio libro di filologia mentre era il primo,e non ancora compiuto, tentativo di esporre una concezione filosofica del mondo.

La sensibilità greca, per Nietzsche, avverte con profondità mai più raggiunta la tragicità della con-dizione umana: la limitatezza e la finitudine dell'esistenza individuale, il suo essere momentodi un ciclo di vita e di morte sul quale l'uomo non ha alcun potere. Il gioco dialettico di apollineoe dionisiaco esprime il sistema di forze e di impulsi che agisce all'interno di ogni singolo uomo.L'apollineo è l'illusione, il sogno che rende sopportabile la vita racchiudendola in forme sta-_bUi-e-armoniche. Nej_dionisiaco, invece, si rivela all'uomo tutto l'abisso della sua condizione:la vita erompe qual è, gioco crudele di nascita e di morte. Il dionisiaco è l'esperienza del caos,il perdersi nel flusso ambiguo della vita. Esso esprime, dunque, il senso del dolore, ma, nellostesso tempo, anche quello della gioia, perché Dioniso è forza generatrice, vita che si affermacontinuamente al di là della morte. Nel dionisiaco, l'uomo infrange i divieti e le barriere impo-sti dalla cultura e «dice sì alla vita»: si libera cioè dalle illusioni e si accorda con la sua natura,che è forza, vitalità. Nell'esperienza artistica della tragedia, di conseguenza, lo spettatore nonvive, come voleva Aristotele, una "catarsi", una purificazione delle passioni, ma si abbandonaal flusso dix dolore e, di gioia che lajragedia fa vivere sulla sceng^^^

Nietzsche interpreta come de^denzajl'intera storia dell'Occidente, a partire dalla vittoriajdello spi-rito razionate-socratico sullo spmfomusicale-dionisiaco della tragedia greca. La tragedia muore,secondo Nietzsche, nel momento in cui il pensiero greco, con Socrate, pretende di racchiudere inconcetti l'esistenza, imponendo così alla vita il primato della ragione. «La tragedia muore suicida»per mano di Euripide, maschera che non rivela più né Apollo né Dioniso, ma un nuovo demone,Socrate. Euripide, portando lo spettatore sulla scena, trasforma l'azione drammatica in azione ra-zionale, riproduce nell'arte la mediocrità dell'esistenza quotidiana abbandonando la profonditàreligiosa del mito. Con Euripide la tragedia sopravvive così nella sua «forma degenerata», nellaquale il mito tragico decade a pura narrazione realistica di vicende razionalmente concatenate.

11 realismo euripideo è tuttavia solo una conseguenza dell'ottimismo razionalistico socratico; ciòche risulta messo in scena non è più la «tensione epica», ma la struttura razionale della realtà.Rovesciando la tesi storiografica tradizionale, che vedeva nei presocratici una sorta di prepara- >zione al sorgere dellajrande filosofia socratico-platonica, NieTzsche interpreta dunque l'età di*Eungidé^^Scoate~cÒrne un'età di Oecadenza, in cui la cultura ellenica, che aveva espresso con

\\^^-^° — ——

'NIETZSCHE

La concezionetragica

in Wagner

Eraclito ed Eschilo una straordinaria capacità di cogliere la tragicità dell' essere ,so -vitale con il mondo del mito e con la r.nmunità della polis. Si chiude, con Socrate, l'epoca diDioniso e il dionisiaco stesso viene espulso dall'orizzonte della cultura occidentale.All'uomo tragìctTsi "sòstituisceTùomo teoretico , che con la potenza della ragione e della scien-za si dedica a costruire un imponente mondo di apparenze per affermare il suo dominio sulla vi-ta. Sospinto da un bisogno di rassicurazione, dall'esigenza di rendere tollerabile il disordine del-la vita, egli aderisce alla mentalità socratica per cui «al giusto non può accadere niente di male».

Se la tragedia greca è morta con Euripide, il -valico rimane tuttavia la ^im^uriione hieiimina-DU--Ì c^c. ,;.ta. La.concezione tragica^ secondo Nietzsche, resiste e sopravvive al tentativo,compiuto neU'ambito_del pensiero occidentale a partire da Doc^i:; e dal cnsiianesinu. , di co-struirejìlosofìe "antitragiche^', finalizzate a occultare il tragico_ch£è nelle cose, tramitej'otti-mistica pretesa di imporrerai mondo un ^u^ur: iai.KH^e o Tne*.aits.ìco . Il fallimento di questapretesaci cui Nietzsche scorge i primi sintomi nella cuUul¥del£uolgmpo, può aprire la via aun ritorno della tragedia: una possibilità che il filosofo tedesco, in questa prima fase del suopensiero, vede rappresentata dal drajrTma musicale di Wagner. L'"QperaJotale" wagneriana,jrt__quanto riunisce gesto, parola e musica, è l'_ ,, all'altezza della tragediaantica. Nell'arte, e in particolare nella musica, la tragicità dell'esistenza non solo può trovareespressione adeguata, ma può anche venire trasformata in esperienza vitale, ossia nella riap-propriazione della gioia e del dolore che la vita esprime. «Solo come esperienza estetica - af-ferma Nietzsche - l'esistenza e il mondo appaiono giustificati»,

':/! i

Quale immagine dell'arte e della cultura classiche Nietzsche contesta?

Come definisce Nietzsche i due elementi, dionisiaco e apollineo, che vede alla base della tragedia?

Come valuta la figura di Socrate e la svolta da lui impressa alla riflessione fìlosofica greca?

ILa periodizzazione degli scritti nietzscheani

L'opera di Nietzscheè caratterizzata da una gran-de produttività: in meno di ventanni, tra il 1871

e il 1888. il filosofo tedescojà_ajla luce una compositamesse di scritti, alcuni dei quali appariranno postumi. J-p^schema oggi accettato dalla, maggioranza degli studiosidivide le sue opere irvtre periodi: •»I."Tg.opere giovanili derperiodo di Basilea. la cui pubbli-cazione è curata dallo stesso autore: La nascita della tra-gedia dallo spirito della musica (Die Qefaurt der Trage-die aus dem Qeist der Musik, 1871); le quattro Consi-deraz/onijnatfugfi (Unzeitgemà&e Betrachtungen,1873-76); a questa fase appartengono anche gli abboz-zi postumi del Libro del filosofo:

2. gli jcrittijella "fase i l luminis ta": Umano troppo uma-r taUn libro per spiriti libe!T(Menscriliches7'Allzumen-schliches. fin Buch fùr freie Qeister, (878); Aurora. Pen-_sieri sui pregiudizi morali (Morgenrothe. Qedanken ilberdie moralischen Vorurteile,(\j&n, La gaia scienza (Diefróhiiche Wissenseha/t,(j^82)?)3. la filosofia deir'eternÒTtfórno", contenuta in Così

parlò^mthustra.JJn libro per tutti e per nessuno (71 (sosprach Zarathustra. Ein Buch fùr Alle und Keinen,(\j&3;

(85) e negli scritti successivi fino alla follia: Al dijà del be-ne e del male. Preludio di una filosofia dell'avvenire (Jen-seits von Qut uncf Bóse. Vorspiel e'mer Philosophie derZukunft, (JJ86)/ (genealogia della morale. Uno scritto po-lemico (Zur genealogie der Moral. Fine Streitscririft,(f887j)// caso Wagner (ì 888)) Crepuscolo degli idoli, ov-V^_ _^**^ — M | _!••!_ ^H ._ _-****^ __^ -I

vero: come si filosofa col martello (Qòtzen-Dàmmemng.oder W/e man mit dem Hammer philisophierC^SSJ),

fFanTicristo. Maledizione del cristianesimo (Der Anttchri-I sCnùcrTauf das Christentum], Ecce homo. Come si di-

venta ciò che stJJEcce homo. Vie rnan wird, was man. Nietzsche contro Wagner (postumi).''

La massa dei Frammenti postumi non è superflua:essi svolgono temi di grande ricchezza e forni-

scono spesso la chiave per comprendere le opere pub-blicate in vita. DuejTiutazioni segnano i tre periodi: dadiscejjpjo di_Wagner e Schopejihauerafspirito Ii5érò^ daspmtpjjbero^maestro dell'eterno ritorno. (

FILOSOFIA E CIVILTÀ DEL PROGRESSO

L PROSPETTIVISMO E LACONCEZIONE DELLA STORIA

DIVENIRE DELL'ESSERE E LA VERITÀ

II primo periodo della riflessione nietzscheana è determinato in modo essenziale dal rapporto conla filosofia greca. Nietzsche si occupa ripetutamente del pensiero antico, in particolare dei (pre-socratici e di Piatone. Tra il 1872 e il 1875 egli scrive diversi abbozzi di un Libro del filosofo, traiquali il più notevole è un saggio del 1873, pubblicato postumo, La filosofia nell'età tragica dei Gre-ci In continuità con le tesi della Nascita della tragedia, in questo scritto Nietzsche postula una frat-tura tra i presocratici e Socrate e Piatone. Nel pensiero dei primi vibra, a suo parere, la com-prensione, tragica del mondo. Come dunque la tragedia morì nel "socratismo" di Eurirflée, così lafilosofia tragica delle^^rigini si spense nella dialettica socratico-platonica: al pessimismo eroi-co del pensiero tragico si sostituì l'ottimismo morale della ragione, all'intuizione visionaria e

. artìstica il meccanismo sterile della dialettica delle idee. Nietzsche vede nei primi filosofi i grandiuomini, le personalità di stampo eccezionale, capaci di rendere manifeste l'ideale di una vita fi-losofica perfino nei gestf-e nel modo di vestire. Nelle loro dottrine egli scorge l'atto creativo delsapienteyche applica il suo^ sómmo diritto a dare le leggi di ogni cosa. Essi sono i guaritori e i pu-rificatori della cultura greca. In Eraclito, soprattutto, Nietzsche individua la radice del suo stessopensiero; il primato del divenire sull'essere; il flusso del tempo come dimensione veritiera dellarealtà, l'unità degli opposti sono i motivi eraclitei nei quali egli vede anticipata la propria conce-

eA^zione dell'unità conflittuale di apollineo e dionisiaco. Nel frammento del pensatore greco che di-ce «II tempo è un fanciullo che gioca a dadi con il mondo» egli ritrova la sua stessa intuizionedell'«innocenza del divenire» e vede, così, confermata la propria concezione estetica della vita.

La natura Dell'estate del 1873 è lo scritto, anch'esso postumo, Su verità e menzogna in senso extramorale,convenzionale nel quale Nietzsche sviluppa una critica al concetto positivistico di verità, che anticipa con

s ndel linguaggio grande" originalità alcuni temi della filosofia del Novecento.[ j Nietzsche afferma che il linguaggio è una convenzione. Lungi dal rappresentare in modo uni-

e oggettivo la natura delle cose, esso è un sistema di metafore, liberamente prodot-1 tojÉietzsche si muove qui sul terreno indicato dagli antichi sofisti: da Protagora, secondo il

quarc l'uomo è misura di tutte le cose, a Gorgia, per cui U reale non è altro èhe-il proliferare diimmagini che il linguaggio produce a scopo persuasivo ./piò che^hiamiamo verità e solo un"gioco di dadi\concettuale, una delle infinite interpretazioni del mondo prodotte dall'intellet-to ifrnano. Essa è s/3lo il provvisorio configurarsi di determinate opinioni e concezioni, risulta-to del prevalere a livello individuale e collettivo di particolari criteri, interessi, rapporti di for-za. Come già nella Nascita della tragedia, all'uomo "teoretico", il quale crede che i concetti sia-no l'essenza delle cose, Nietzsche contrappone anche qui l'artista creatore e forgiatore di im-magini, che non è guidato «dai concetti, ma dalle intuizioni».

La concezione Emerge così uno dei temi decisivi del pensiero nietzscheano, il tema del prospettivismo. Si trattaprospettica di una concezione che riceverà una trattazione matura nelle opere deH'ultimo periodo; esso co-delia verità stituisce tuttavia uno dei motivi conduttori di tutta la riflessione del filosofo tedesco. Contro il mi-

to positivistico della scienza obiettiva in quanto scienza di fatti, il prospettivismo afferma che «nonci sono fatti, bensì solo interpretazioni». Non esistono né verità, né falsità, ma solo prospettive dif-ferenti sulla realtà. Il conoscere, di conseguenza, è un conoscere prospettico «al di là del vero edel falso», in cui tutte le "verità" prodotte si equivalgono, giacché nessun criterio oggettivo può es-sere invocato per preferirne una o un'altra. Il mondo, polimorfo e mutevole, è solo il risultato deigiochi prospettici che vi operano; la vi£a stessa non è altro che gioco e scontro di forze e di pro-spettiva (quelle che il Nietzsche maturo chiamerà le «volontà di potenza»). Non esiste dunque co-noscenza al di_fupri della pluralità dei punti di vista che gli uomini aprono sul mondo: /r^nosce-re significa sempre valutare, ossia organizzare la realtà secondo il prospettivismo dei valori attra-verso i quali ciascun uomo esprime la singolarità della propria esistenza. Sono i valori^ stabilire

34O

NJETZSCHE

La critica del

soggetto e

de||a coscienza

Una critica

della cultura

L'elogio

del genio

ciò che «viene tenuto per vero»; e dal momento che il principio del valore è "Uutiiità per la vita", ilconcetto di verità ha un fondamento che è^yjiajjsticp e pragmatico insieme, j

~~r^^ * ^—\e così a mettere radicalmente in questione i tradizionali concetti di(soggetto)e

di oóscienzfe. Interno al gioco delle interpretazioni, il soggetto è esso stesso una posizionepfósp5SJÌa_tra le altre/urT^^ di quei caratteri di unità e stabilità che lafilosofia ci ha trasmesso, da Cartesio a Kant«»Riprendendo un tema già spinoziano e leibniziano, Nietzsche sottolinea che ogni rappresenta- g£zione del soggetto deriva da un conatus o appetitus dì quest'ultimo nei confronti dell'oggetto. Poi-ché, tuttavia, questo tendere si radica in ultima analisi nella stessa^biologia del soggetto, la rap-presentazione non è necessariamente accompagnata dalla coscienza, la quale è anzi un suo ac- . .cidens, una concomitanza non necessaria. Il soggetto, di conseguenza, non è un io autocoscientee trasparente, come vuole la tradizione razionalìstica e idealistica, ma un complesso conflittua-le di «centri di forza» senzienti e attivi secondo una loro propria istintualità. L'io autocosciente èuna «piccola ragione» di fronte alla «grande ragione» del .corpo, che è l'origine di una multiformeattività di rappresentazione di cui la coscienza non percepisce che una minima parte.

CRITICA DELLA DECADENZA OCCIDENTALEs • " .,.•--—•& ,- ""li -."

I temi che emergono nella Nascita della trasedia si arricchiscono di nuove suggestioni, tra il 1873 ^e il' 1876 con la^pubbìicazìone delle quattro Consideraziomm&&w®li.

\ - n "NjT-^'t U" v ' '

II progètto di una rinascita deUa cultura tragica,;auspicatQJi£LSUOÌ scritti giovanili, spinge^Nietz-sche verso lamica della civiltà e della cultura occidentali. L'obiettivo del filosofo tedesco,non è tut-tavia guellojella fondazione dì una cultura.diversa Egli, non delinea .affatto un progetto di civiltcual-temativo,cfeagÈyra^ nietzscheana è quella di fare appel-lo alle forze sanee c^th^dejlactìtura, le quali, dentro la civiltà, devono saper interpretare un mo-mento potentemente critico. Nella Nascita della tragedia Nietzsche aveva enunciato la sua conce-zione dehriondo, descrivendo la grecita dèH"'età tragica" con il st^fendamentoMta, la sua-emr-giarcreativa, la totalità del suo stile-artiStte^per come era rappresentata nell'opera d'arte tragica; oraquesta concezione diventa l'unità di misura per una diagnosi radicale della cultura del suo tempo.

L'«artista wagneriano» e il «filoso|ojdìggeitouenano» sono, per Nietzsche, i protagonisti del-la rinascita della-cujtura^tragica nel mondo attuale, Schopenhauer è la fig]^a_es^mp]are__dimaestro ed educatore, chejia perseguito un ideale dijìlospfia come denuncia ddcpnfonnismoe come ricerca della libertà. Wagner incarna la figura de] "redentore", colui che sa jndicare_al-ruomo la via della sola .Yentà_gossibile, quella che rinasce dalle ceneri della catastrofe, comeindica la grandiosa parabola epico-musicale dell'Anelo de! Nibdungo. $, K^ •-• '' ° v

Nietzsche vagheggia ora fun progetto di rinascita dell'umanità che ha per protagonista la fi-gj^a ascetico-erqica del'§0niòrn qualel'devpto ricercatore;dell^tute; la stià'saggezza assume lajprma di uirta <<grande illuminazione sull'esistenza». Egli sisforza di conoscere tutto, per un doloroso amore per il vero che lo costringe anche a sacrifica-re se stesso. Il genio, in quanto artista che inventa e produce cultura, è investito^una^mis-sione cosmica j^ln^determina U.destino. Consacrato alla yerità,_pssia alljntuizione dell'es-senza tragica della vita, egli è strumento di una fyaaì^soyrumana, è esscrstessn la manife-stazione del destino. Nella "divinizzazione" del renio e) nell'elogio del "grande uoìno"mo1 U primo abbozzo della fondamentale concezione-fuetzscheana del supè^raonTo^

LA MALATTIA STORICA DELLA CULTLJRA EUROPEA

La più importante tra le Considerazioni inattuali è la gecon^^u/njg^'Cà e // danno della storia ,pef la vitali 1874. «Inattualeè quesU considerazione - scrive il filosofo tedesco - perché cfefc^

dell'epoca qualcosa di cui l'epoca va a buon di-'enunciazione della tesi dell'opera-. «Solo in quan-

co djjfì-tegÉgre (pfecome dannirkte.freFayla sua formazione storicà^TDi qtto la storia serva la vita vogliamo servire la storia: ma c'è un modo di coltivare la-storia e una

34 T

FILOSOFIA E CIVILTÀ DEL PROGRESSO

valutazione di essa, in cui la vita intristisce e degenera^ Nietzsche prende qui a Bersaglio u

dei tratti dominanti della cultura ottocentesca^lo/^é'rfcfsmc. L'Ottocento soffre di una «inalai-tia storica», i cui sintomi sono l'eccessivo legame con il passato e l'atrofizzazione di ogni eimento creativoeattiyo. L'ec^éTsso di senso storico è il segno della decadenza: gli uomini si nducono a vivere solo nel gassato, senza più stimoli a creare «nuova storia» ', spettatori rassegnati del corso inarrestabile degli eventi. Quando un uomo, un popolo, una civiltà sono dominati dalla mentalità storicistica insorge in essi la~corìVÌRzione-<:h'éSielttedi paiovo possa maiaccadere e_che tutto sia già,stato deciso: viene meno la convinzione che abbia senso impegnarsi per il futuro, in quanto tutto è destinato a scomparire nel fluire delle cose. Costituito daì-la sua relazione con il passato, l'uomo, cessadi essere protagonista del presente.

Il danno Questa "saturazione di storia" è pericolosa per la vita. La personalità dell'uomo ne risulta infattidella storia indebolita^ L'enorme^svìluppq di conoscenze storiche che sTFreali^zatp nel XIX secolo ha da-per la vita to all'individuo piìf cultura di quanta egli riesca a digerire; trasformati in «enciclopedie ambu-

lanti» riempite di_«epoche, costumi, arti, filosofie, religioni», noi uefmhì>ìQ'derr^flQn caviamoniente da noi stessi», perdiamo il contatto con la nostra interiorità, indossiamo Labito logoredelle convenzioni e deìl-'-imftazionè, abbracciamo una cultura,sok> riproduttiva. Qui sta la deca-denza dell'uomo occidentale, ridotto dal suo eccesso di storicismo a passivo spettatore deglieventi. L'uomo moderno - scrive Nietzsche, lucido premonitore della società di massa del XX se-colo - «si fa preparare dai suoi artisti della storia la festa di un'esposizione universale [...]. An-cora non è finita la guerra, e già essa è convertita in carta stampata in centomila copie, già vie-ne presentata come nuovissimo stimolante al palato estenuato dei bramosi di storia».

La vita

ha bisogno

dell'oblio

Per Nietzsche. invece, bisogna vivere e ['agire in mo^<<£ori_storico>>.

llìM3ì°.dÉY£ imParariS «l'arte del dimenticare», così da poter agire^ secondo quelcerto grado diinjGQjscienza, senza il quale non c'è felicità, ma solo paura. Il motivo è romanticol«chi non sa fis-sarsi sulla soglia dell'attimo dimenticando tutto il passato non saprà mai che cosa sia lajelicità» JAncora una volta, Nietzsche fa appello all'iute come a ciò che è in grado di. guarire la civiltà dal-la decadenza, orientandola verso l'eterno. Ciò non significajuttavia che la conoscenza del pas-sato non abbia alcuna utilità per la vita è che non sia^pssibilejristaurare unjapgorto vitale e pro-duttivo con il proprio passato. Anzi, «ciò che non è storico e ciò che è storico sono ugualmentenecessari per la salute di un individuo, di un popolo e di una civiltà», purché la storia sia al ser-vizio della vita e non si erga, al contrario, come scienza pura, avida solo di sapere.

LA CRITICA DELLA STORIOGRAFIA

Nietzsche distingue tre modi fondamentali 22*±L?I!.u.n raPPOTl9 ". P dannoso con lajstoria^iqualLdanno luogqjjre forme positive dijtpriografia: la storiografia^mSumSntale, quella

i e quella-jpritiea) Ognuna di queste forme presenta dei limiti e dei rischi, che tuttaviaforme rimanenti.

La storiografìa

monumentale

La storiografia

antiquaria

34S

La storiografia monumentale corrisponde airatte£giamento_di chi è ajfi^Q ha aspirazioni e siproietta nel fiituro. Di essa si serve l'individuo che combatte pranHì hattaaiìe. che ha.blsogriodi modelli e di maestri e che non può trovarli nel presente. La^gMldi costui è la felicità pro-pria e dell'um^nitàjntera, per la quale non lo attende nessuna ricompensa se non la ffjpjja- Aquest'uomo la storia serve come mezzo contro la rassegnazione: dai grandi momenti dellastoria passata egli deduce che «la grandezza fu comunque una volta possibile e perciò anchesarà .possibile up'altm_volta_>^Jl rjjRgte^Tal quale soggiace la storiografia monumentale è tutta-via quello di falsare il passato, di mitizzarlo per renderlo degno di imitazione. Essa, in questocaso, inganna e seduce, eccitando il coraggioso alla temerarietà e l'entusiasta al fanatismo.

Se l'uomo che vuoi creare cose grandi si impossessa del passato per mezzo della storiografia mo-numentale, chi invece ama~perseverare nella tradizione coltiva il passato come uno storico anti-quario. La storiografia antiquaria appartiene a una specie umana conservatrice, che ha cura del-le propne_onginLe assume temutela.della tradizione come compito. Vij^, per gli uomini di questotipo, memoria _eJedeltìL Guardando oltre la propria caduca esistenza individuale, essi ritrovano

ILLUMINISTICA

DALL'ARTE ALLA SCIENZATraj^lgfé e iì 1879^1 manifestarsi in forme sempre più acute ^èfemaiàttia che Importerà al-la follia cosTringejNietzsche ad abbandonare l'insegnamento a Basilea, Vivendo^diuria mode-sta pension-er O!°sol° da ora inizio a quelle incessanti e sempre più sofferte .peregrinazioni •attraverso I'ltaiiaLlaj^i^ra francese e le valli syizzere che segneranno la sua esistenza,_di^quiin aj^aj^Jmo allo spegnersi della suamente nelle drammatiche giornate torinesi del Natale del

•0<:Qjì88.JWEtzsche in questi anni lavora a una nuova opera che uscirà nel 1878 con iì titolo à\Uma-.'" no 9PR9.^^E9.'^^^^^L^J^^P.€I^P}H^ Uberi. A partire da quest'opera egli nauta il cor- ;

so della propria riflessione^ cambia l'orizzonte dei propri interessi. Significativamente, si tra-; sforma anche il linguaggio attraverso cui da corso alle proprie riflessioni: alle forme tradizio-

nali debsaggio e della^issertazione subentraja^cpittura

II distacco daSchopenhauer

e da Wagner

tata dell'aforisma. Lo stilemi fa più aggressivo e polemico; il toncrè spesso qudlo deU'invetti-e tagliente. La scrittura aforistica si caratterizza per l'ambiguità delle formulazioni,

l'inquietudine degli interrogativi. Essa stimola iì lettore alla libertà di pensiero, scoraggia le fa-cili certezze.- è come una semina del linguaggio, che porta a piccoli "grani di verità".

Siamo di fronte a uà-cambiamento radicale, a un secondo perioda del filosofo, oppure si trat-ta di un'evoluzione di motivi e di interessi? II periodo che Nietzsche inaugura con Umano trop-po umano è senza dubbio segnato dalla rottura con gli eroi della propria giovinezza: Scho-penhauer e Wagner. Nietzsche rinnega degli idoli in nome dei quali aveva fin qui pensato escritto. Si libera dalla metafisica schopenhaueriana e dall'arte wagneriana, cerca una nuova e

343

FILOSOFIA E CIVILTÀ .DEL PROGRESSO

più personale espressione. In realtà, come si è detto, già nella Nascita della tragedianon aveva condiviso il pessimismo di Schopenhauer.L'esperienza non del tutto riuscita del teatro di Bayreuth, che Wagner realizza nel 1876 comecentro di diffusione della propria opera, convince Nietzsche dell'irrealizzabilità di un progettodi rinascita della cultura tragica fondata sul dramma musicale wagneriano. L'anno seguentequando Nietzsche viene^aconoscenza del progettowagneriano del Pars/firt-l'opera ispirata a^la leggenda del santo Graal, il calice deirultima_cena,_in cui V^w

L'arte comeillusione

?9H lL£r°spettiya cristiana della redenzione - l'incontro di Wagner con ilcristianesimo gli appare come un tradimento, un; segno di debolezza. Il distacco dal musicistaassume tuttavia un significato filosofico: Nietzsche hzcsmesso'dr pensare che il rinnovamènlodella cultura possa avvenire sul pianb^èsteticòy mettendo al centro l'arte:Decisiyejrvel determinare i nuovi orientamenti, sono le intense letture cui Nietzsche si dedica,spinto dal desiderio di formarsi una cultura scientifica (che tuttavia non riuscirà mai ad averein modo compiuto): trattati di fisica, di antropologia, di psicologia, di cttimìca; ma anche i gran-di moralisti francesi: Montaigne, La Rochefoucauld, Pascal, Fontenelle. La quantità di riflessio-ni suscitata da queste letture sfocerà nella mole enorme di frammenti e di aforismi raccolti nel-le opere di questi anni: Umano troppo umano (187'8), Aurora (1881), La gaia scienza (1882).

All'arte_subentra ora, come via per la comprensione del mondo, la scienza. È l'arte stessa, an-zi, a essere chiamata in giudizioVcome^na illusione che la critica scientifica^ deve smaschera-

__re._Essa fon viejie più vista come la forza che può fare uscire la civiltà moderna dalla sua de-cadenza, ma come una forma di educazione superata. Al contrario dello scienziato, Kartistaesprime «unajnoralità debole» nei riguardi della conoscenza e della verità. Egli agisce sugli ani-mi solo in forza di un richiamo alle emozioni, riferendosi artificialmente aj_ mondo del passa-to, ossia a un mondo che non è più il nostro. La,sua dunque è una concezione puramente mi-tica. A fronte della quale sta invece la spiritualità più matura espressa dalla cultura scientifica.

La scienza Per scienza, tuttavia, Nietzsche tfostìntende né le scienze positive, ossia rinsien^jde^e disci-come esercizio plinej?pe^alistkh^ @il razionalismo proprio del pensiero occidentale, da Sociale

del dubbio a HegeL Egli continua ad annoverare questa scienza, calcolistìca e oggettivistica, tra i «nemicidella cultura». Scienza è invece, per Nietzsche, analisi critica, esercizio^del dubbio^metodo

i I del sospetto. Da essa non dobbiamo aspettarci un'immagine del mondo più vera di quella of-y ferta dall'arte, quanto un modello di pensiero più spregiudicato e più-HBeró. Cìcfche rende la

1 scienza diversa'daìì'arte non è dunque la sua maggiore oggettivifà. La scienzajiuò_aiutarci arischiarare il mondo delle nostre rappresentazioni, nonostante tutti gli'forori di cui la sua sto-ria, come la storia intera degli uomini, è costellata. La consapevolezza deU'ineliminabilità de-gli errori cui soggiace la scienza segna la distanza tra la concezione nietzscheana e quella po-sitivistica, e fa di Nietzsche un antìcipatore dell'epistemologia dérNovecentór'

In analogia con quello dello scienziato, il metodo^ del buon filpsofo è critico e storìcgl Critjtco perché egli assume il sospet^^c%etlo^d^analisi anche delle veritàjnu^eVte; storiereisenso che egli non crede a realtà eterne, a verità assolute, ma concepisce l'uomo come un ri-sultato delle circostanze storiche. Nietzsche diventatosiIllumin^^ Voltai-re - «uno dei^.m^randi liberatori dello spirito» - la prima edizione di Umano troppo umano.Della filosofia settecentesca egli apprezza l'elemento deLdjsincanto e la riduzjpne delle formedi vita alle loro foa,si sensistiche, più di tutte al piacere (tratto che ritrova in uno dei suoi poe-ti preferiti, Leopardi); rifiuta invece l'enciclopedismo, che prepara l'aborrito sistema positivi-_sljca_Si fa ora avanti in Nietzsche l'interesse per l'antropologia: tutti gli interrogativi si con-centrarlo sull'uomo. Muta, di conseguenza, anche la concezione della vita: non più la vita uni-versale del cosmo, ma la vita dell'uomo, evento biologico di questo mondo.

Nietzsche

illuminista

DELLA METAFÌSICA E CELLA MORALE

Nietzsche rivolge un violento attacco al concetto di trascendenza: cattiva filosofia è quella cheduplica il mondo, immaginando idealisticamente una realtà in sé, dietro ai fenomeni. Tutto è

344

NIETZSCHE

invece apparenza; e nulla, neanche la scienza, può condurci alla cosa in sé, di cui sognavaSchopenhauer, che «è degna di un'omerica risata». Il cosiddetto «sovrumano» è solo un'illu-siqne «tropr>c^urnana^ls credenza in una cosa Jn sé, aldi là della realtà .fenomenica, .è .un er-rore della ragione, che non può avere pretese di verità, ^ ,,.^^^

Le ipotesi metafisiche, così come quelle religiose,:._spnojl_fruttp di uiì inganno cui l'u vo-lontariamente soggiace. Bugia cui l'uomo si appella per tollerare la propna1^a4ucità_e debo-lezza per vagheggiare un significato infinito della propria esistenza, la metafisica è «l'errorefondamentale dell'uomo». Giustificabile fcn^gjiello stato d'animo romantico ti^co^deiretà gio-vanile che allevia Io scontento di sé riconoscendosi nel "mistero del mondo", essa ha un va-lore puramente consolatorìcyI grandi mpjieJÌLaijmrja]^^ da questo punto di vista, npn_sonp altro che «raffila^

metafisica

come errore

Uà vita come

lotta persopravvivenza

imbrogli», che testimoniano lo stato di malattia della cultura moderna: il romanticismo, per-ché espressione di uno spirito pessimista, estetizzante e decadente; l'idealismo, perché pre-tende assurdamente di realizzare una comprensione totalizzante e definitiva della realtà; il po-sitivismo infine, in quanto ingenuo ottimismo che riduce la scienza a calcolose sistema*

Nietzsche condanna anche la rr^rale perché assoggetta la vita a valori che afferma essere tra -scendenti ment^^-Hwece si radicano nella vita stessa. La vita è creazione continua di forme,mal valóri morali blocc^nc^eji^tenza, subordinandola alla trascendenza, quindi negartoja^vi-ta Ciò di cui vi è bisogno, non è .la moraTe,..ma^una nuova «chimica delle..idee_e.,àel;s.ejitimen-

"tó^come suona il titolo del primo aforisma di Umano tropfwjimano. Occorre ricondurre la_fi-Iosofia7alìa stessa forma, interrogativa di duemila anni fa», quando i filosofi greci delle origini,prima dell'avvento della metafisica, chiedendosi come può nascere una cosa dal suo contra-rio, cercavano gli elementi semplici della vita. [&•'La metafisica affermatasi nella tradizione occidentale ha negato che le cose siano il prodottodel divenire come lot-ta^cojTie dialettica dei contrari {Eraclito: «il conflitto è padre di fùftelecose^H^affermato invece che le idee e i valori del mondo hanno un'origine superiore, ossiaprovengono "dàìT'altó';rda Dio, dallo Spirito o da una misteriosa "cosa in sé".Nietzsche al contrario vuole smascherare come illusioni i grandi sentimenti dell'umanitàye

"r,7r_. ^.^^ --- «-- -*-»,&&

Eo

riafférpiarne laradicejion alta e trascendente/ma im^^ve-voi VedeteTeTósei Ideali, io vedoTóse umane, troppo umane». Dietro a ogni ideale si scoprecosì il suo oppòsto-, l'altruismo maschera l'egoismo, la verità l'impulso alla falsificazione, la san- ;tità ìTbr^qsTa^^ per procurarsi irpiacere ed evitare: "il dolore. Anche la volontà di sapere che lo anima, lungi dall'essere purae di- "sinteressata, ha dietro di sé la vita stessa,-che è per essenza scontro di forze, lotta per la so-/prawivenza. Di qui nascono le morali, con tutti i loro pregiudizi, le loro astuzie, le loro finzioni.

LA GAIA SCIENZA , ^a e

È possibile, tuttavia, inumanità libera dal L1 .51!0™' in cui l'uomo abbia la forza di vivere inmodo autentico? Nietzsche risponde di sì. Protagonista di questa riforma morale non è più ilgenio artistico, bensì lospirìto libero (Fre/gasf). Lo spiritojiberp non crede ciecamente alla ra-gione, ma djffìda.e poneTnterro'gativi,Egli è il[grande scettico: non ha soggezione né rispettoverso tutto ciò che gli «spiriti vincolati» accettano e venerano; ha la gaiezza e *'audacia:di_chi

tra^ulla; è^tìa^aee4a delia veritàrma senza illusionir ha la gelida fred-dez"za deì pensiero radicale che «penetra nelle carni della vita».

Lo spirito II suo è un mondo organizzato sul principio della «gaia scienza», libero dail'ignorarvza-e dallalibero paura; La sua è l'etica del coraggio e della responsabilità, che appartiene agli uomini artefici

del proprio destino, i quali, come Cristoforo Colombo, sanno dire addioàilyéccru'^cgntinen-te e farsTìargo nelnupvplmare. Spiriti liberi sono stati i grandi retori dell'età.sofistica, gli uo-mini fo7ti den^maneslmo e del Rinascimento, i «costruttori_~d_i_storia>>_Cpme Napoleone^! loroavversali sono gli inventori delle grandi ipocrisie moralistiche : Socrate, Rousseau, gli uominiasserviti alle società massificate moderne, come Bismarck.

345

FILOSOFIA E CIVILTÀ DEL PROGRESSO

Attraverso la figura dello spirito libero, Nietzsche mette a fuoco uno dei temi chiave della suafilosofia, la grandezza dell'esistenza: la vita dell'uomo ha valore per i grandi progetti che è ca-pace di esprimere. Tuttavia il Freigeist è solo una figuraceli passaggio, un viandante verso unameta_non ancora chiarita. Leggiamo m Aurora: «E dove dunque vogliamo arrivare? Al di là delmare? [...] Perché proprio in quella direzione, laggiù dove sono fino a oggi tramontati tutti i so-li dell'umanità? Un giorno si dirà forse di noi che, volgendo la prua a occidente, anche noi spe-ravamo di raggiungere un'India, ma che fu il nostro destino naufragare nell'infinito "^Viandan-te e piritojibero egli stesso, Nietzsche è ancora alla ricerca di un pensiero definitivo, alla ri-cerca di una nuova filosofia del mattino.

La filosofìa

del mattino

e la gaia scienza

Con l'immagine della filosofia del mattino non abbiamo a che fare con una vera e propria dot-trina. Nelle opere del periodo illuministico, più ancora che nelle successive, la scrittura afori-stica nietzscheana accumula in maniera disordinata materiali e spunti che non si lasciano coor-dinare in un contenuto sistematico.Nei mesi del 1882 in cui compone La gaia scienza, Nietzsche, forse per l'ultima volta, attraver-sa un momento di serenità interiore. Egli ora vagheggia una «umanità a venire» caratterizzatadal.<<buon temperamento», da quello stato di convalescenza interiore che è proprjojii uno spi-ritocte taj^sis^ dellafede nuovamente ridesta, del presentireJ'awe_nire, con nuove avventure, nuovi mari aperti».Sottratto al dominio della religione, della morale, della metafisica, lo spintojibero_può inten-dereja viu come esperimento. Se l'uomo occidentale si è perduto, perché ha posto la sua vi-ta al servizio della morale, della metafisica, di Dio, lo spirito libero conquista invece la propriaesistenza, inventa con coraggio la propria condotta, gioca con il rischio e l'incertezza. Non piùin ginocchio e sottomessa sotto «enormi pesi», la sua vita diventa libera.La sua scienza è "gaia" perché non ha la solenne serietà del concetto; e il suo stato d^animo, co-me quello dì un uomo consapevole all'improvviso della propria libertà, si abbandona all'ebbrez-za, alla danza dionisiaca, al gioco^ Diffidando delle spiegazioni generali del mondo, lo spirito li-bero vive alla superficie del mondo, volontariamente orfano di ogni metafisica. Egli non smarri-sce, tuttavia, [[«senso storico». Al contrario, nella sua spiritualità, egli esprime l'intera storia del-l'umanità assunta «come la propria storia». Avere la forza di portare con sé il passato, sentendo-si erede delle conquiste e delle vittorie così come delle perdite e delle sconfitte, del dolore dell'u-manità così come della sua gioia: questa è la felicità che l'uomo finora non ha mai conosciuto.

Per fa verifica4. Qua! è il concetto di scienza che Nietzsche fa proprio nella fase "illuministica" del suo pensiero?

b. In base a quali argomenti egli contesta la morale e la metafisica?

e. Quale atteggiamento caratterizza, secondo Nietzsche, lo "spirito libero"?

BLE PAROLE CHIAVEDELLA FILOSOFIA DI NlETZSCHE

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34G

LA MORTE DI DIO

Nell'aforisma 125 della Gaia scienza l'«uomo folle» annuncia una verità tremenda: la morte diDio. «Dove se ne è andato Dio? - gridò - ve lo voglio dire! Siamo stati noi a ucciderlo. [...] Dioè morto!». Che cosa significa che Dio è morto? E che senso ha annunciare agli uomini la suamorte? Il concettojTpn ha, per Nietzsche, alcun significato psicologico: non significa dunqueche gli uomini non credono più in Dio; né rappresenta una tesi metafisica circa la non esi-stenza di Dio. Es_sq ha piuttosto il valore di una constatazione: non c'è più alcun Dio. cfiè cipuò salvare; oltre gli uomini sta solo il nulla. Si tratta dunque dell'annuncio di un evento cer-tamente terribile, ma^di cui occorre prendere atto. Perché Dio muore? Muore perché il mondo

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NIETZSCHE

moderno è investito da una crisi mortale, che ha sprofondato l'umanità nell'angoscia e nel-l'assurdo. Proclamando la morte di Dio, Nietzsche intende dunqu€~riassumere in una formularadicale il fatto che il mondo moderno è dominato dal nichìlisnk^pssia il fatto che gli ideali ei valori su cui, grazie al cristianesimo, la civiltà europea ha costruito per secoli, la propria rego-la di comportamento hanno rivelato il nulla che ne era il fondamento nascosto. Agli occhi diun'umanità che non crede più ai suoi fini e ai suoi valori, così come essi si sono storicamen-te affermati nell'occidente cristiano, anche il Valore supremo si svalorizza: «Dio stesso si rive-la come la nostra più lunga menzogna». La morte di Dio è dunque il segno della tragicità deltempo. Con essa la Terra si snatura e rumanità^orfana> priva del fondamento, corre verso ladecadenza. Se Dio è morto non ha più senso parlare di morale, di bene e di male, di giusto edi ingiusto. Non ha più senso domandarsi dove l'uomo stia andando e da dove sia venuto. «Non-

j, W^'estTaun et-ern@-preeipitee? - si chiede l'uomo folle --Non stiamo forse~ Non a]ita-su=di noi lo spazio vuoto?».

II nichilismo

come perdita

del senso

attivo, di cui.è protagonista un uomo superiore, il quale non si accontenta di assistere alla ro-vina degli antichi ideali, ma se ne fa personalmente il promotore, preparando così, in modo di-struttivo, l'avvento di una nuova umanità, lo schiudersi di una nuova storia. Si esaurisce, conquesto motivo, la fase illuminista della ricerca nietzscheana. Il terreno è seminato per la filo-sofia di Zarathustra.

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La categoria .chiave è ora quella di nichilismo. In prima istanza il termine svolge una funzionediagnostica: designa la condizióne pessimistica, e, passivaci un'umanità per la quale nulla hapiù senso. Nell'epoca della crisi dei valori, l'uomo riconosce l'insensatezza del mondo e svi-luppa un sentimento di perdita e di dolore, di risentimento e di odio nei. confronti della vita. Laposizione di Nietzsche è ontologica e storica al contempo: nel corso della civilizzazione uma-na la metafisica e la morale hanno perduto la loro necessità; dunque l'essere stesso si avvici-na al nulla . Se questa è la vita - si chiede Nietzsche - quale compito rimane ancora all'uomo, iquale senso ha il suo abitare la Terra? Ne La gaia sciengL eglJ si domanda: /Non dobbiamo noi ^^

èi, per apparire almeno degni di essa?i È il primo accenno a un nichilismo

^NichilismoI! termine "nichilismp";deriva dajja-tino.m'M, nulla, e: designa. in_urj,$en-so generico, l'atteggiamento o la dot-trina voltò a negare in modo radicaleun determinato.sistema di valori.In NJ&zsetie ta parola designale?

erisi he ha investito lav* Nichilismo è, in

questa accezione, la svahitazkmeuniversale dei -valori; la quale - co-me scrive Jean Granier - «TFsprofqn-dare rumani^neirangoscla dell'as-surdpL imponendole Ja certezza di-sperata che nulla ha più senso». PerNietzsche il nichilismo è un feno-meno di decadenza. La decadenza èla malattia da cui è affetto il mondomoderno; i suoi sintomi sono il di-sgregarsi delle personalità, la perditadelle capacità, la debilitazione dellevolontà: invece di agire, di vivere, i!

décadent rimugina in perpetuo i ri-cordi dolorosi e accumula risenti-mento verso di sé, verso gli altri, ver-so la vita. La sua volontà è volontàdi vendetta. Fondamento ontologi-co del nichilismo è la "morte diDio", la quale rivela il nulla che do-mina il mondo. L'angoscia modernaè dunque l'angoscia di fronte a unavita privata di fini. «Nichilismo:manca il fine - scrive Nietzsche -;manca la risposta al "perché"; che

_ cosa significa nichilismo? - che i va-lori supremi si svalorizzano».11 nichilismo si manifesta all'iniziocome pessimismo, miscuglio di no-stalgia e disgusto, il quale trova lasua espressione nello spleen roman-tico e la sua giustificazione filosofi-ca nel pensiero di Schopenhàùer. Sitratta di un nichilismo passivo, chesi limita a prendere atto della deca-

denza dei valori. Esso si manifestacon la rinuncia e la fuga,, oppure conla sostituzióne di Dio con idoli falsie illusori, sfociando così nel fanati-smo, nel settarismo. Il nichilismopassivo è tuttavia, per Nietzsche,solo un momento di transizione.Egli auspica infatti una «trasvaluta-zione di tutti i valori» che sia in gra-do dì mettere al posto dell'umanitàdecadente un nuovo protagonista: ilsuperuomo. 11 nichilismo attivo -che viene così vagheggiato - non èsegnato dalla capitolazione di fron-te al nulla, ma esprime la speranzade! superamento della decadenza.Esso non si accontenta di assisterealla rovina dei falsi ideali, ma se nefa in prima persona promotore.Smascherando i valori della tradizio-ne, il nichilismo attivo annuncial'avvento di nuovi valori.

347

FILOSOFIA E CIVILTÀ DEL PROGRESSO

L'oltreuomo

IL SUPERUOMO

Annunciata ne La gaia scienza, la filosofia di Così parlò Zarathustra comincia là dove si conclude la filosofia del mattino. Cpn quest'opera il pensiero di Nietzsche ha il suo compimento, giun

gè al suo «grande meriggio», Nietzsche trova i! linguaggio per i propri pensieri più radicali. ] treinsegnamentiTondàméntali che Zarathustra intende donare agli uomini, la dottrina del su-peruomo, quella dell'etera ritorno dell'uguale, la volontà di ootenza, non giungono tuttaviainaspettati. Nello Zaratói/sfragermogliano quei pensieri che erano stati seminati in Aurora e inGaia scienza, gli scritti del «vomere»: lo spirito libero era l'uomo della vita libera e coraggiosadel rischio e dell'esperimento; il superuomo (l'uomo dell'eterno ritorno e della volontà di po-tenza) è la realizzazione estrema dello spirito libero.

Alla folla raccolta sulla piazza del mercato Zarathustra dice: «Io vi insegno il superuomo. L'uomoè qualcosa che deve essere superato. [...] Tutti gli esseri hanno creato qualcosa al di sopra di sé:e voi volete [...] retrocedere alla bestia piuttosto che superare l'uomo?[...] L'uomo è un cavo tesotra la bestia e il superuomo». Il superuomo nietzscheano, dunque, sta al di là dell'uomo del pre-sente, come quest'ultimo sta al di là della scimmia. L'uomo superiore è la tappa successiva chel'umanità deve compiere dopo essersi lasciata alle spalle la condizione animale. Queste formule''^vojuzipjiistighe'' hanno fatto lungamente discutere. Esse hanno dato luogo, soprattutto nei pri-mi decenni del Novecento, a interpretazioni fuorvianti e semplicistiche che hanno trasformato ilsuperuomo in una sorta di superarne darwinianorXHiesta lettura, awiata.dalla sorella di Nietz-sche, Elisabeth, e poi ripresa dal nazismo, interessato a fare del filosofo tedesco un anticipatoredella dottrina del primato della razza ariana, è oggi per Io più abbandonata. Si fraintenderebbedunque il significato del concetto di superuomo se lo si prendesse come il cardine di una conce-zione scientifica di tipo evoluzionistico. Allo scopo di fugare queste errate interpretazioni, il filo-sofo Gianni Vattimo ha proposto di tradurre il termine tedesco Ubenrtensch (in cui il prefisso ùbersignifica sia "sopra" sia "oltre") con "oltreuomo", neologismo che consente di indicare con net-tezza la differenza tra il tipo di umanità nuova vagheggiata da Nietzsche e una concezione dellamedesima come-puro-e-semplice soggetto di potenza e di forza.

II passaggio dall'uomo al superuomo non è dunque da intendere come un'evoluzione in cui dal-Vhomo.sapiens si sviluppa una nuova razza di individui superiori. Ciò trova una conferma nelle aspreobiezioni che Nietzsche muove àfr'eyoluzionismo, -inficiato, a suo parere, da una concezione delprogresso ingenua. Innanzitutto, obietta. Nietzsche, sono spesso i deboli, più che i forti, a prevalerenella lotta per la vita. In secondo luogo, nella società umana, non si è affatto costituita una élite checostituisca un progresso rispetto alla massa: anzi l'umanità oggi sembra aver subito un processo diregressione, se la si confronta con gli uomini del Rinascimento o con gli antichi greci. Responsabi-le di questa ingiustificata fede nel progresso non è tuttavia solo la scienza, ma anche il cristianesi-mo, con la sua nefasta concezione di provvidenza, e l'idealismo, specie quello hegeliano, la cui ido-latria della storia porta erroneamente a concepire la storia stessa come lo sviluppo vittorioso dei va-lori considerati moralmente migliori, come la realizzazione razionale del bene e del giusto.Nietzsche osserva, al contrario, che ciò che è forte e nobile deve spesso aprirsi un passaggio for-zoso nelle maglie della storia. Pur preoccupato di trovare nel passato i precursori individuali o col-lettivi del superuomo (il popolo greco, l'aristocrazia antico-indiana; Napoleone) Nietzsche non in-tende dunque il superuomo come il risultato di una presunta "logica immanente" alla storia.

Chi è dunque il superuomo? Nello Zarathustra e nelle opere successive, la figura del superuo-mo oscilla tra quella della "bella individualità" di origine umanistica (gli spiriti forti e liberi) equella dell'avventuriero, che è spinto da un impulso più distruttivo che costruttivo. Il superuo-mo è figura "luminosa": è l'uomo che «dona la virtù», che redime. Egli è I'«eroe affermatele»per eccellenza: c'è in lui una disposizione dionisiaca verso la vita che lo pone al centro delmondo, animato da un «fatalismo» gioioso e fiducioso; disposizione che è tuttavia temperatada una sorta di pessimismo coraggioso che lo mette in grado di assumere su di sé il peso del-le contraddizioni della vita e di non chiudere gli occhi di fronte alle verità più orribili.Il superuomo è tuttavia anche colui che pecca di hybrìs, che ha la tracotanza, l'indifferenza di

Le criticheall'evoluzionismo,

al cristianesimo

e all'idealismo

Dioniso controil crocifisso

348

IMIETZSCHE

La fedeltàalla terra

La critica dellaconcezione

linearedel tempo

La concezioneciclica

del tempo

chi è al di là del bene e del male. È l'uomo del grande amore e del grande disprezzo, spiritocreatore, uomo della «grande decisione» che salverà l'umanità dal nichilismo. Del bar-bare con-serva il vigore e l'intensità degli istinti, che integra tuttavia in un ordine superiore che è risul-tato dell'educazione greca alla libertà.Il superuomo, dunque, è senza nioral«, in quanto «precristiano»: contrapposto al crocifisso(simbolo di sconfitta e di rassegnazione) sta «Dioniso» che rappresenta l'energia tumultuosache tutto tramuta in affermazione. Nietzsche è consapevole che il superuomo verrà tacciato diimmoralismo; non dubita che «i buoni e i giusti chiamerebbero diavolo il superuomo». Essi so-no tuttavia incapaci di capire: all'uomo superiore possono essere concesse la malvagità e l'a-zione terribile se servono a fare del deserto della vita una contrada ubertosa e fertile.

Il superuomo è una rigira mitica, un archetipo del pensiero «per tutti e per nessuno», come re-cita il sottotitolo dello Zarathustra. Nietzsche stesso esita a identificarlo in questo e quel perso-naggio del passato o del presente perché ha più il tratto del protagonista cosmico-storico del-la letteratura romantica, che i caratteri individuati dell'uomo concretamente possibile.Tratto fondamentale del superuomo è tuttavia la sua «fedeltà alla terra». Poiché Dio è morto,

• " è oraJaj£uasn^ ... Alla terra, dunque, occorre fare ritorno ed essere fedeli, "ri-fiutando-l'illusione in una speranza sovraterrena: non essendoci più Dio, infatti, non esiste piùun «mondo dietro il mondo» in cui trovare consolazione al pensiero della morte. Consapevoledella perdita dell'aldilà, il superuomo si volge alla terra con quel fervore e con quel senso di ap-partenenza che l'uomo riservava in precedenza al mondo divino. Il ne n a temi, nel-l'età del nichilismo, è la grande occasione di guarigione; nella terra, la Grande Madre da cui eb-bero origine tutte le cose, l'uomo ritrova la sua • : . Non dunque il superuomo,al posto di Dio, bensì la terra. Dove per l'umanità imprigionata dalla sua alienazione stava Dio,sta ora la terra; «Un tempo il sacrilegio contro Dio era il massimo sacrilegio - dice Zarathustra- peccare contro la terra, questa è oggi la cosa più orribile». Il superuomo è dunque uomo diquesto mondo: egli sa dire di sì alla vita, sapendo che non c'è nulla al di là di essa. Ritorna ilmotivo dionisiaco della filosofia nietzscheana: la grandezza del superuomo sta nel saper ac-cettare la vita come «transizione e tramonto».

Non si può comprendere la concezione del superuomi senza riferirla alla dottrina dell'eternoritorno dell'uguale («il più abissale dei miei pensieri»). Si tratta del concetto di maggiore diffi-coltà interpretativa del pensiero nietzscheano. Nietzsche stesso vi si accostò con timore ed ec-citazione, tanto da dare all'esposizione della dottrina, qui più ancora che altrove, un caratterefortemente allusivo e allegorico, quasi iniziatico. Il primo testo in cui Nietzsche annuncia il con-cetto è l'aforisma 341 della Gaia sdenza^olo tre anni dopo tuttavia, nel terzo libro dellorathustra, Nietzsche riesce a dare della dottrina un'esposizione compiuta.

Com'è tipico del filosofare nietzscheano, il concetto,, viene presentato come il risultato di un'in-tuizione: il fójfawi &*£»*• ^iì.^oui^^Ajuiu Rantoli corso del mondo non eretto da al-cun piano provvidenziale teso a inaugurare il regno di Dio o del bene. Il tempo non procede inmodo utyit-'w^, né verso un fine trascendente (come ha preteso la tradizione ebraico-cristia-na), né verso una finalità immanente (come ha creduto lo storicismo) MJuomo della cultura oc-cidentale è dunque prigioniero di una errata uXKMwtti 4ì**W- <w *** ? secondo cui ognicosa ha un inizio e una fine, un principio e uno scopo; e tutto tende a una meta, ossia a unastabilizzazione definitiva delle forze agenti nel mondo, rispetto alla quale i momenti del pro-cesso sono iscritti in una "grande logica" che li rende transitori e quindi irrilevanti. In questa vi-sione, il passato ci condiziona in quanto irreversibile e il futuro si impone come un evento sem-pre incombente che ci impedisce di godere del presente.

A questa CJKJ*CU/<*AA okr "1 ~f*W^che intende il tempo scandito da istanti irripetibili(creazione, peccato, redenzione, fine dei tempi), Nietzsche oppone una -concezione-ciclica, ri-presa dalla tradizione antica, presocratica e orientale, secondo la quale gli eventi sono desti-

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FILOSOFIA E CIVILTÀ DEL PROGRESSO

L'eterno ritornoe il primatodell'attimo

nati eternamente a ripetersi in un tempo circolare. Il mondo risulta dominato, in questa VÌSÌQne, dalla necessità della ripetizione: «tutte le cose eternamente ritornano e noi con esse, e noifummo già eterne volte e tutte le cose con noi». Ogni istante vissuto, ogni piacere e ogni dolo-re, sono già esistiti infinite volte e infinite volte, in eterno, esisteranno. Se tutto ritorna, ogniistante non è né un passo in avanti, né uno indietro, in quanto non vi sono più direzioni pre-scritte: cade la possibilità di orientarsi nel tempo rispetto a scopi o princìpi assoluti. Si svela co-sì il fondamento ontologico fallace di ogni progetto etico, religioso o metafisico.Dobbiamo tuttavia interpretare l'eterno ritorno in un senso fatalistico? Se ogni istante è desti-nato a ripetersi, se il tempo non è altro che il fatale ricorrere degli stessi eventi, dobbiamo al-lora concludere che nella vita nulla accade di nuovo, che la vita stessa, imprigionata nella cir-colarltà del tempo, è inutile così come inutili si rivelano gli atti di volontà degli uomini, che in-fine anche l'avventò del superuomo è un'illusione priva di senso?La risposta di Nietzsche è negativa. Abbandonarsi alla ciclicità del tempo non ci sottrae al ni-chilismo e all'angoscia. Vamorfati di cui parla Nietzsche non è l'accettazione rassegnata dellecose così come esse accadono. Al contrario, l'uomo superiore è proprio colui che volontaria-mente accetta e vuole per sé quella legge universale che gli altri enti (gli animali, le piante, gliuomini inconsapevoli) si limitano a seguire ciecamente; così facendo egli trasforma il caso inuna necessità assunta e voluta: «così io volli che fu, così io voglio che sia, così io vorrò che sia».

La dottrina dell'eterno ritorno mette capo a una nuova-concezione dell'agire umano. Nella vi-sione lineare del tempo, ogni istante acquista significato solo se legato agli altri, che lo pre-cedono e lo seguono; il corso del tempo muove dunque verso un fine che trascende i singolimomenti di cui è costituito. Nella visione nietzscheana invece, ogni momento d^l tempo, edunque ogni esistenza singola in ogni suo attimo di vita, possiede tutto intero il suo senso.L'attìme^presente perciò può e merita di essere vissuto per se stesso, come se fosse eterno. Viè dunque un^primato^deli'attimo: la vita vinceva morte, poiché/non muore-in nessun morire,ma nel morire anzi eternamente torna a vivere; allo stesso modo l'attimo riassume e com-prende in sé la totalità del tempo, poiché in essa eternamente ritorna la totalità del divenire..Ecco dunque la prima massima nietzscheana: muovi sempre dall'attimo, dal presente vissutopienamente, in quanto affidato non al destino o alla casualità, ma alla decisione, al coraggio, al-la volontà. Da cui la seconda massàia: vivi questo attimo in modo tale che tu debba desideraredi riviverlo. È chiaro che solo un uomo perfettamente felice potrebbe volere l'eterna ripetizio-ne di ogni attimo della propria vita. Ed è altrettanto chiaro che solo nella cornice di una tempo-ralità ciclica è possibile una tale piena felicità. In una struttura del tempo rettilinea nessun istan-te vissuto può realmente avere in sé una pienezzavdi'sens0, in quanto tale istante ha senso so-lo in funzione degli altri istanti che lo precedono e lo seguono sulla linea del tempo. Non si trat-ta allora solo di essere capaci di costruire attimi di esistenza così intensi da meritare di esserevoluti come eterni, ma anche del fatto che attimi di questo tipo sono possibili solo se l'uomo fe-lice che ne è il protagonista, il superuomo, aderisce alla legge suprema dell'eterno ritorno.

LA VOLONTÀ DI POTENZA

Viene ora in primo piano la nozione diwojQEdtà-clLEot^za, come tratto distintivo del superuo-mo. Il termine, che appartiene soprattutto alla produzione posteriore allo Zarathustra, è.statcraJungo intejrprejgtojsulla base dei significati più immediati di cui si fa portatore, ossia nella suaaccezione di potere, di dominio, di violenza suglLajtri. Sarebbé_errato misconoscere la presen-za inT^?sSè i estr4*g^caTi. Attra^ej^^uesJXLjccuic^ tuttavia^designa an-

i-se che già nella fase illuministica aveva contrapposto allajn;ojeg.zijbajta-chera,4ipica dell'individuo mediòcre. Volontà di potenza dunque (iprtjè la semplice volontà di do-minio, pura affermazione sujljaltija, né la giustificazione di un'ideologia di potenza. Come diràMartin Heidegger, essa eia volontà che vuole se stessa. Di fronte jjjaulla-4ei4£alori, aU'assur-dità.deLrnpndo, alla realtà della sofferenza, essa è la volontà dell'individuo di affermarsi comevolontà La morte di Dio diventa la resurrezione dell'uomo responsabile e padrone del pro-prio destino, la cui volontà è ora libera di affermare se stessa. Soggetto della volontà di poten-

35O

MIETZSCBE

za, di conseguenza, è colui che ha la forza per affermare la propria prospettiva sul mondo.

Il rifiuto i'qrigineldel concetto di volontà di potenza,è-greca e si collega al tema della competizione co-I pessimismo mejjrincipio di organizzazione della vita, un tema già elaboratoTìèTsaggio giovanile del 1871

su L'agone omerico. Nietzs.che contesta l'immagine sbiadita che la tradizione accademica hadato dell'umanesimo greco. La sua .vera natura-non sta nell'ottimismo razionalistico .e virtuo-so di Sperate e Piatone. La bella umajìitji greca, da tutti ammirata, per Nietzsche è segreta alcontrariodalla crudeltà, dal gusto per Ia<distruz4onè, dalla gioia di vincere. La lezione dei gre- ?jf;ci è che non esiste vita senza un istinto alla potenza, istinto che l'uomo greco ha imparato adominare e a rendere creativo.'l^a competizione, greca, di^cuiJDmero ed Eraclito hanno fissatoil modello, èja ('spjritualizza7]pne^4ellajQtta primitiva, che nelja vita, pubblicajassumé ì^for-rae creile gare^sportiVe, dei concorsi dì trage^Lfe, dei celami oratori, delle dirute filo^ofiche.La volontà di potenza è dunque tendenza affermativa ed espansiva, impulso conTinuo a «oltre-passare se stessi». È qualcosa di più di una semplice tendenza vitalistica; né va confusa con il "vo-ler-vivere^di^Schopenhauer. Basaté^su un'interpretazione pessimistica e decadente del mondo,la volontà di SchopenhauerTìaìn^nrSga^; secondo Nietzsche, il principio del piacere, cercando il-lusoriamenteja libertà dal dolore nell'ascesi. Per evocare il protagonista della volontà di poten:"za, Nietzsche ricòrnFairimmagine dell'artista creatore che costruisce e da forma alla materia.

Per la verifica 5 OCd. Qua! è il significato dell'affermazione per cui «Dio è morto»?

b. Come concepisce Nietzsche la transizione dall'uomo al superuomo?

cr Qual è l'atteggiamento del superuomo nei confronti della vita?

d. Quali presupposti sostengono, per Nietzsche, la concezione lineare del tempo?

£, Qual è i! significato positivo della dottrina dell'eterno ritorno?

/ Come si contrappone al pessimismo di Schopenhauer la dottrina nietzscheana delia volontà di potenza?

A CRITICA DELLA MORALEE DELLA RELIGIONE

DISTRUZIONE OELS-A TRADIZIONE OCCIDENTALE

Con Zarathustra il cammino filosofico di Nietzsche è giunto alla sua metajj[_filosofo ha conse- . .gnato aj_posteri la parte "costruttiva" del suo pensiero. Nej_tre_anni che^récedono la folli^i^ 7^ ~dedica febbrilmente a svolgere la parte distruttiva. Nietzsche ora intendeiLpropriQ c_orn£ito__cp-me urja ygraepropna-rnissione epocafé. Si serite chiamato a detejminare un mutam^TgliaSi-

di.ciyilta, a,gettatrele fondamenta per il progetto di unàrmovlf umanità. Il filosofo deve es-sere un legislatore, un costruttore di valori, un edificatore di nuova storia.

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^ PKQCfliEazione_ossessiva con cui egli segue la ricezione pubblica dei suoi .scritti, la solleci-° v, tudine_jqiiasi .penosa .con la qua] e chiede pareri e recensioni, la sofferenza con cui affronta la

9^°^ solitudine in cui ormai vive: tutto ciò si spiega con la convinzione che «non basta annunciare<^£^£/? una dottrina: bisogna anche trasformare con la/ojza gli uomini, in modo che la ricevano». L'as-

sillo di dover assolvere una funzione pubblica spiega la nuova attenzione che egli ora pone aitertffi politici, a lui fìn^ui^ornrnamente estranei.Ritortrano due tematiche degli scritti giovanili: l'antistoricismo e l'utopia di un rinnovamen-to generale della civiltà. Nuova è invece la violenza distruttiva della sua critica: gè il superuomo de^ejgsere_i[ futuro dell'uomo, allora è necessaria la distruzione inesorabtje dell'umanitàfoi^atadàiìàlradizione^òccidentale. La "tiiósoìia^del martello" nietzschean^jancia^ora l'ulti-mo e"pTiù violento atto d'accusa controle «menzogne di vari millenni»: la morale, lèTreligioni.

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