Dal carbone alle rinnovabili: la necessità di un nuovo paradigma energetico (Massimiliano Varriale...

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Dal carbone alle rinnovabili: la necessità di un nuovo paradigma energetico Brindisi, 16 dicembre 2014 Massimiliano Varriale Consulente energetico WWF Ricerche e Progetti

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Dal carbone alle rinnovabili:

la necessità di un nuovo paradigma

energetico

Brindisi, 16 dicembre 2014

Massimiliano Varriale

Consulente energetico WWF Ricerche e Progetti

Proviamo a inquadrare la questione:

le dimensioni del problema

energetico - ambientale

"UN PIANETA IN AFFANNO"

Acqua, Cibo, Energia.

La Terra mostra

gli inequivocabili segni di un’insostenibile

impronta umana.

Cosa dice la comunità scientifica:

il “Millennium Ecosystem Assessment”

Vivere al di sopra dei nostri mezzi…Patrimonio naturale e benessere umano

sono a rischio!

- Il numero delle specie presenti sul pianeta è in declino.

L’intervento umano ha causato un incremento del tasso di

estinzione delle specie fino a 1.000 volte superiore al naturale

tasso di estinzione.

- Dal 1960 al 2000 la domanda per i servizi degli ecosistemi si

è accresciuta significativamente perché la popolazione umana è

passata dai 3 a oltre 6 miliardi e l’economia globale è

incrementata di sei volte.

1. popolazione umana

•Oggi, secondo il Population Reference Bureau

(http://www.prb.org/), abbiamo già superato i 7,2 miliardi.

• demografi delle Nazioni Unite 9,6 miliardi nel 2050 11

miliardi nel 2100

2. popolazione urbana

• 2008: la popolazione urbana ha sorpassato, per la prima volta

nella nostra storia, quella rurale (da 732 milioni di abitanti nel 1950

a 3,15 miliardi nel 2005). Nel 2014 la popolazione che vive in aree

urbane ha superato i 3.8 miliardi .

Tutto ciò a fronte di una continua crescita di:

Tutto ciò a fronte di una continua crescita di:

3. prodotto lordo globale (a fronte di grandi disuguaglianze nel PIL pro

capite)

• 1990 di 38 miliardi di dollari

• 2006 di 65 miliardi di dollari

Andare oltre il PIL

il PIL è un indicatore economico mal impiegato e totalmente

inadeguato a rappresentare il reale livello di benessere di un

Paese. Da anni è in atto un importante sforzo a livello

internazionale nel valutare i nuovi indicatori di benessere, di

performance economica, di progresso sociale e di sostenibilità.

Tutto ciò a fronte di una continua crescita di:

4. flussi di materia (biomassa, minerali, metalli e combustibili fossili)

• estrazione globale di risorse dagli ecosistemi

• 1980: 40 miliardi di tonnellate

• 2008: circa 60 miliardi di tonnellate (pari al peso di più di

41.000 edifici delle dimensioni dell’Empire State Building di

NY, ossia oltre 112 grattacieli ogni giorno!!!)

Oltre a questi 60 miliardi di tonnellate annue, impiegate nelle attività umane,

altri 40 miliardi di tonnellate di materiali sono estratti e rimossi dalla superficie

del suolo ma non sono direttamente usati nei processi produttivi. Quindi,

annualmente, le nostre società mobilitano 100 miliardi di tonnellate di risorse

naturali e materie prime.

Tutto ciò a fronte di una continua crescita di:

5. livelli di consumo

1,7-2,2 miliardi di persone stile di vita “consumistico”

A fronte di questa crescita del consumismo sussiste una consistente porzione

della popolazione mondiale che vive in condizioni di totale indigenza: oltre 2,8

miliardi di persone combattono per la sopravvivenza quotidiana avendo meno

dell’equivalente di 2 dollari al giorno, mentre, circa 1 miliardo di persone sono

ancora malnutrite e soffrono la fame.

Crescerenon è sempre un bene…

La Terra ha dimensioni fisiche e risorse

“finite”: NON PUO’ SOSTENERE UNA

CRESCITA ILLIMITATA

della popolazione, dei consumi, dell’inquinamento

P x A x T = Impact

Population

Affluence (Consumption)

Technology

Nel 2014 il WWF ha

presentato il suo biennale

bilancio sullo stato di salute

del pianeta denunziando,

tra le altre cose, il ritmo

impressionate con cui si

stanno degradando gli

ecosistemi naturali, un

ritmo senza precedenti

nella storia della specie

umana.

Attualmente, la nostra impronta ecologica globale supera la

capacità rigenerativa del Pianeta di oltre il 50%...

Il carbonio oggi pesa per il 53% dell’impronta totale!

L’indice del Pianeta Vivente mostra un declino del 52% dal 1970 al

2010. In altre parole, il numero di vertebrati nel mondo in media si

è dimezzato negli ultimi 40 anni.

Se la nostra domanda di risorse sul Pianeta continuerà a crescere

alla stessa velocità, entro il 2050, avremo bisogno dell’equivalente

di “3 Pianeti” per mantenere i nostri attuali stili di vita.

Se tutti gli abitanti della Terra avessero lo stesso tenore

di vita del cittadino medio europeo già oggi l’umanità

avrebbe bisogno di 2,6 pianti per sostenersi.

Ma abbiamo un solo Pianeta.

La sua capacità di

sostenere un’immensa diversità di specie, fra

cui quella umana, è grande, ma comunque limitata.

Un modo diverso per descrivere

la piramide della sostenibilità.

Anthropogenic Perturbation of the Global Carbon Cycle

Perturbation of the global carbon cycle caused by anthropogenic activities,

averaged globally for the decade 2004–2013 (GtCO2/yr)

Data: CDIAC/NOAA-ESRL/GCP

Concentrazione dei

gas serra dall’anno

1000 al 2000.

Le emissioni di carbonio, dovute all’utilizzo di combustibili fossili, sono passate dai

circa 2 miliardi di tonnellate annue nel 1955 a 7,9 miliardi del 2005, pari ad oltre 28,9

miliardi ti tonnellate di CO2

Nel 2013 le emissioni di carbonio hanno raggiunto 9,9 miliardi di

tonnellate, circa 36 miliardi di tonnellate di CO2.

Nel 2014 la concentrazione di CO2 ha superato 397 ppm,

oltre il 43% in più del livello preindustriale.

L’attuale concentrazione di CO2 è la più alta degli ultimi 800.000 anni

e probabilmente degli ultimi 2 milioni di anni!

Dal 1880 al 2012 le temperature medie planetarie sono

aumentate di 0,85° C e se non si cambierà rotta potrebbero

arrivare a crescere tra i 2,6 e i 4,8°C entro la fine del secolo.

Il livello dei mari potrebbe arrivare ad alzarsi fino a 0,82

metri.

Il Climate and Energy Outlook

2014 del prestigioso

Massachussets Institute of

Technology fotografa

l’inadeguatezza delle politiche

finora messe in campo

contrastare il riscaldamento

globale.

E arriva a sostenere che se i

negoziati della COP 21 di Parigi

(nel 2015) non otterranno

risultati veramente adeguati si

andrà verso il disastro climatico:

entro il 2100 le temperature

planetarie potranno crescere dai

3,3 °C ai 5,6 °C. Altro che

obiettivo 2 °C

COSA FARE?

• MITIGAZIONE

Entro il 2020 ridurre le

emissioni di Anidride

Carbonica (CO2) del 25-40

e entro il 2050 di oltre

80%.

• ADATTAMENTO

• Garantire e aumentare

resistenza e resilienza degli

ecosistemi naturali

• Prevenire (in modo

sostenibile) gli impatti sulle

attività, sulla salute e sulle

vite umane.

ENERGIA:

Qualche numero

Da “Population and Environment: A Journal of Interdisciplinary Studies”, Volume 16, Numero 4, Marzo

1995, pp. 301-19, 1995 Human Sciences Press, Inc.

Energia disponibile pro-capite 1860-2000

(mondo)

Sempre secondo i dati della

IEA, nel 2012 la produzione

idroelettrica ammontava a

3.756 miliardi di kWh (3.756

TWh) contro i 2.461 del

nucleare.

Quindi assai meno del 2% di

tutta l’energia (primaria)

usata.

I combustibili fossili: il grande problema...

- Cambiamento climatico

- Esaurimento delle risorse

Picchi di produzione di petrolio e gas

•Aumento del prezzo

•Crisi economica

•Instabilità politica

•Guerre per ottenerlo

Petrolio “facile” Petrolio “difficile”

Anni del piccoPessimisti: 2005-2010

Ottimisti: 2035-2040

Proseguendo con un aumento annuo del 2% nel consumo dienergia, prima del 2050 avremo esaurito tutte le risorse energetiche non rinnovabili (petrolio, gas, carbone e uranio)Figura tratta dalla presentazione del Professor Vincenzo Balzani del Dipartimento di Chimica dell’Università di Bolgna

Il “picco” di Hubbert

Energy Watch Group - March 2007

Dimensione dei giacimenti petroliferi scoperti 1930-2000:

Un inesorabile declino!

Fonte:C. Campbell,

ASPO

“…I PROBLEMI NON POSSONO ESSERE RISOLTI

DALLO STESSO ATTEGGIAMENTO MENTALE CHE

LI HA CREATI…”

Albert Einstein

Vere e finte soluzioni al

problema energetico e climatico

Sicuramente tra le finte soluzioni c’è

quella nucleare…

Non serve a migliorare la sicurezza energetica

Non è utile nella lotta ai cambiamenti climatici

Non è una risorsa illimitata

Non è economica

Non è sicura

Non ha mai risolto il problema della gestione delle scorie

Non facilita la transizione a un differente modello energetico

Non semplifica il processo di disarmo e pacificazione

Sources: IAEA-PRIS, MSC, 2014

Sources: IAEA-PRIS, MSC, 2014

Occorre puntare su vere soluzioni al

problema energetico e climatico:

risparmio, efficienza e fonti

rinnovabili

Cosa fare seriamente:

Il risparmio innanzi tutto!

Ma per risparmiare energia occorre conoscerla …

L’energia è in tutte le cose che ci circondano e che usiamo

quotidianamente, l’energia è consumata in tutte le nostre attività, il

più delle volte senza neanche rendercene conto.

E anche quando sappiamo che stiamo consumando energia,

raramente ne conosciamo le sue caratteristiche quali - quantitative e

le implicazioni ambientali e socio-sanitarie …

Ad esempio sapevate che per mandare avanti la Rete (ossia il Web)

era stato stimato si generasse il 2% delle emissioni globali o che,

secondo un studio di Ademe (Agence de l’environnement et de la

maitrise de l’energie), per inviare una semplice mail mediamente si

emettono circa 19 g di CO2 ?

Oppure che in Europa gli standby delle apparecchiature elettriche -

elettroniche rappresenta circa il 6% della domanda complessiva di

elettricità, pari alla metà dell’intero consumo per l’illuminazione ?

E ancora che per costruire un’automobile di media cilindrata si

consumano circa 20.000 kWh di energia, prevalentemente di origine

fossili o nucleare ?

E che prima che la nuova auto abbia percorso 1 solo km avrà già

emesso circa 9 tonnellate di CO2 . . .

E quanti sanno che per produrre una tonnellata di carta occorrono

circa 0,8 tep e per una tonnellata di plastica ci possono volere anche

3 tep ?

Cosa fare seriamente:

L’efficienza energetica

Eliminare le molte inefficienze del sistema energetico (italiano)

Cosa fare seriamente:

L’efficienza energetica

Le nostre abitazioni

Costruire (o ricostruire) e ristrutturare in modo efficiente.

Una abitazione realizzata senza standard di efficienza energetica

consuma anche oltre 150 kWh per metro quadro all’anno, una

realizzata secondo i più avanzati criteri di efficienza ha consumi

intorno ai 15 kWh m2 anno. Una “casa passiva” non consuma

niente.

Tipo di superficie (parete, tetto, ecc.) U

W/m2 K

Tradizionale (senza coibentazione) 1,0 – 1,3

Coibentata con isolamento esterno a cappotto 0,1 – 0,4

Trasmittanza superfici opache esterne

Trasmittanza superfici vetrate

Tipo di vetro U

W/m2 K

Semplice 5,8

Isolante doppio vetro tradizionale 2,5 - 3,0

Isolante con deposito basso-emissivo 1,6

Isolante con deposito basso-emissivo e gas 0,9 - 1,2

Italia

Italia

Il PROBLEMA DELL’OVER CAPACITY ITALIANAIn termini di potenza installata, nel 2013 la potenza efficiente netta di

generazione ha raggiunto i 124.750 MW.

La punta massima di domanda del 2013 si è registrata il 26 luglio alle ore 12,

quando il carico toccò quota 53.942 MW, -0,3% rispetto alla punta del 2012

(54.113 MW) e inferiore al record assoluto di 56.822 MW raggiunto il 12

dicembre 2007.

Cosa fare seriamente:

La Risorsa Efficienza

Nel rapporto ANPA “La Risorsa Efficienza” elaborato da Florentin Krause, Direttore

dell’International Project for Sustainable Energy Paths (IPSEP, California, “La Risorsa

Efficienza” ANPA, doc 11/1999) si rilevava che con un completo spostamento di tutti gli

investimenti per gli usi finali di apparecchiature, stabilimenti ed edifici verso le tecnologie

più efficienti attualmente disponibili sul mercato, il nostro Paese avrebbe potuto

risparmiare il 46% della domanda di elettricità prevista in un periodo di 15-20 anni.

Ciò equivaleva ad una “risorsa di efficienza sul lato della domanda” (demand side resource)

di 153 TWh.

Cosa fare seriamente:

Co-generazione e tri-generazione

I piccoli impianti

che non sprecano il calore prodotto

Efficienze superiori all’80%

Cosa fare seriamente:

Le fonti rinnovabili

Solare termico

Dalla tabella si vede come circa 1/3 di tutta l’energia consumata serve a riscaldare

l’acqua a bassa temperatura, un compito che potrebbe essere assolto, per il 60%

ricorrendo ai collettori solari.

Si risparmierebbero 30 Mtep!

USI FINALI INDUSTRIA

COMMERCIO E

SERVIZI

USI

DOMESTICI AGRICOLTURA TRASPORTI

TOT

USI FINALI

ALTA

TEMPERATURA 52,4 % 17,4 %

MEDIA

TEMPERATURA 11,8 % 3,7 % 6.9 % 6,0 %

BASSA

TEMPERATURA 8,5 % 65,8 % 85,0 % 23,1 % 30,8 %

ELETTRICITÀ 25,3 % 30,5 % 8,1 % 11,5 % 1,7 % 13,8 %

CARBURANTI 2 % 65,4 % 98,3 % 32,0 %

% SETTORE

SUL TOTALE 33,2 % 8,2 % 26,0 % 2,6 % 30,0 % 100

L’energia solare è la fonte energetica più abbondante di cui

disponiamo: in meno di un’ora la Terra riceve dal Sole una

quantità di energia pari all’intero consumo mondiale di un

anno.

Ogni metro quadro di superficie terrestre riceve in un anno

mediamente 2.059 kWh.

Tutto il fabbisogno di energia elettrica dell’Italia potrebbe

essere ricavato da una superficie dai 2.500 ai 5.000 kmq, dallo

0,8 all’1,6% del territorio nazionale.

energia prodotta inun anno da un modulo

fotovoltaico di 1 kWp

Basterebbe coprire di pannelli fotovoltaici lo 0.8% del territorio per soddisfare tutti i consumi nazionali di elettricità.

In Italia centro meri-dionale il fotovoltaico è già competitivo con le centrali turbogas usate per coprire i picchi di consumo.

Potenziale fotovoltaico in Italia

Eolico

Le biomasse

Le biomasse dovrebbero essere soprattutto usate per laproduzione combinata di calore ed elettricità (co-tri-generazione) in moderni impianti di piccole dimensioni, taratisulle reali disponibilità della risorsa in loco, secondo un concettodi filiera corta: la movimentazione eccessiva delle biomasse non solone aumenta i costi ma soprattutto rende negativi i loro bilancienergetici e ambientali. Altrettanto positivo può essere l’impiego dellebiomasse in moderne caldaie per riscaldamento.

Tipo di pianta Produttività

annuale

materia

vegetale secca

(t/ha)

Resa in energia

termica lorda1

(GJ/ha)

Resa

energetica

netta2

(GJ/ha)

Resa netta in

energia olio-

equivalente3

(tep/ha)

Pioppo 1520 251335 241325 5.87.8

Eucalipto 1520 251335 241325 5.87.8

Robinia 1015 167251 157241 3.77.8

Salice 1525 251419 241409 5.89.8

Canna comune 1525 251419 241409 5.89.8

Bosco ceduo 67 100117 95112 2.32.7

Fonte dei dati: (8.6, ITABIA-EC 1995), (8.7, Laurent et al. 1994a), (8.8, Demeyer et al 1981a), (8.9, W.Palz et al. 1980)

1Si è considerato un potere calorifico inferiore della biomassa pari in media a 4000 kcal/kg

2Si è considerata una spesa energetica annuale di 10 GJ/ha (5 GJ/ha per il bosco ceduo)

3Si è usata l’equivalenza 1 tep = 41.868 GJ

Tipo di pianta Resa energetica

lorda

(GJ/ha)

Resa energetica

netta1

(GJ/ha)

Fattore guadagno

energetico

EY = O/I

Amilacee:

Orzo

Avena

Grano tenero

Segala

Mais

Etanolo:

2046

1824

2243

1735

4988

Etanolo:

026

04

223

015

2968

1.02.3

0.91.2

1.12.1

0.81.7

2.44.4

Oleaginose:

Soia

Colza

Girasole

Lino da olio

MTBE:

928

1965

1553

1332

MTBE:

06

043

031

010

0.41.3

0.92.9

0.72.4

0.61.4

Saccarifere:

Barbabietola da

zucchero

Topinambur

Sorgo zucch.

Etanolo:

7186

5776

99148

Etanolo:

5169

3756

79128

3.54.4

2.83.8

4.97.4

Fattore di guadagno energetico per le diverse colture

P. Frankl – L’impatto del bio. Biocombustibili. Analisi de ciclo di vita e sostenibilità su larga scala.

Qualenergia Anno V – N.3 MAGGIO-GIUGNO 2007

P. Frankl – L’impatto del bio. Biocombustibili. Analisi de ciclo di vita e sostenibilità su larga scala.

Qualenergia Anno V – N.3 MAGGIO-GIUGNO 2007

Energia,

consumi alimentari

ed effetto serra

Un indicatore del livello di insostenibilità del

sistema alimentare contemporaneo è

1910 (società pre-industriali) IS 1

1970 IS 9

Oggi IS >100

Es.: Insalata import in UK in aereo da USA: IS 127

Asparagi importati dal Cile: IS 97

Carote importate dal Sud Africa IS 66

(Church, 2005)

stesso alimentodell' energetico Apporto

alimento un preparare per consumata EnergiaIS

Qualsiasi alimento noi consumiamo, comprese frutta e verdura,

implica costi ambientali occulti: trasporti, refrigerazione e

combustibili, oltre che emissioni di metano vegetali e animali,

contribuiscono alla produzione di gas serra.

Ad esempio per ogni kg di frutta prodotta in Cile che

troviamo sui banchi dei nostri supermercati vengono emessi

circa 16 kg di CO2, soprattutto a causa dei trasporti.

patate

Totale Fertilizzant

e

Produzione

piantine

Risc.

serra

elettricità N2O

diretta

GWP kg

CO2 eqv.

3,46 0,038 0,046 3,13 0,22 0,031

% 100 1.1 1,3 90,9 6,4 0,9

Pomodori in serra

Totale Fertilizzante

N

Fertlizzante

P

Diesel N2O

diretta

GWP kg

CO2 eqv.

0,049 0,0198 0,005 0,004 0,018

% 100 40 10 8 36,7

Pomodori in campo produzione industriale

I costi e l'inquinamento dei prodotti a lunga distanza

PRODOTTOPROVENIENZA km (*)

Consumo petrolio

in kg

EMISSIONE CO2 in

kg (**)

Kiwi Nuova Zelanda 18.000 7,9 24,7

Meloni Brasile 11.000 5 15

Ciliegie/ mele Cile 13.000 5,8 18,3

Uva / prugne Sud Africa 8.000 4,35 13,2

Pesche/Limoni Argentina 12.00 5,4 16,2

Fagiolini Egitto 2.100 1 3,4

Peperoni Spagna 1.500 0,85 2,7

Dati: Coldiretti

(*) La distanza è calcolata dalla capitale dello Stato esportatore, fino a Roma

(**) per l'emissione di CO2 è stato considerato il viaggio aereo tra le capitali, per il peso di un chilogrammo di prodotto

EMISSIONS BY TRANSPORT IN AGRICULTURE

Ma questo è poca cosa se confrontato con le emissioni

associate all’allevamento e consumo di carne, soprattutto

quella bovina.

La produzione di 250 grammi di carne bovina determina il

rilascio in atmosfera una quantità di gas serra pari a quella

emessa da un’automobile che pesa 1.500 kg e che viaggia

per circa 15 km…

Secondo un importante rapporto della FAO (2006) il livelli

attuali di produzione di carne sono responsabili di una

percentuale compresa tra 14 e 22% dei circa 36 miliardi di

tonnellate di CO2 equivalente generate ogni anno.

________________________________________________

-Produzione energetica 21%

- Produzione zootecnica 18%

- Trasporti 14%

- Recupero combustibili fossili 12%

- Agricoltura 12%

- Residenziale 10%

- Manifatturiero 7%

- Uso del suolo 4%

- Smaltimento e trattamento rifiuti 3%

http://www.fao.org/

Consumo di cibo pro-capite Taiwan, 1940-92

Period Riso Grano

Patata

dolce Carne Pesce Frutta

(kilograms per capita per year)

1940-44 109 0 91 11 10 27

1949-51 133 7 66 13 12 16

1959-61 137 22 62 16 23 20

1969-71 136 25 24 25 33 43

1979-81 105 24 4 40 38 72

1989-91 68 29 2 62 45 108

1992 64 29 2 66 42 100

Source: Taiwan, Council for Agricultural Planning and Development, various years

Impatto ambientale della produzione zootecnica di maiali, bovini e polli da agricoltura convenzionale, riferito ai cancelli della fattoria (www.lcafood.dk).

Impatto ambientale della produzione agricola

convenzionale o biologica di 1 kg di alcuni prodotti vegetali

(www.lcafood.dk).

Bilancio complessivo delle emissioni del comparto

agro-alimentare italiano

Settore Mt CO2 eq

Produzione agricola[1],[2] 47,1

Fermentazione enterica 11,6

Letame e reflui[3] 6,86

Trasporti 19,84

Trasformazione industriale[4] 5,487

Packaging 13,1

TOTALE 103,987

[1] Con il termine emissioni della produzione agricola si intendono tutte le emissioni di gas serra in seguito alle

lavorazioni, irrigazione, concimazioni etc. fino al confine dell’azienda (Farm gate)[2] Escluse foraggere[3] Dato elaborato da NIR (ISPRA, 2009)[4] Dato elaborato da NIR (ISPRA, 2009)

ISMEA 2009, Rapporto AGRICARBON

“Il valore totale delle emissioni è pari a circa 104 Mt CO2 eq,

ovvero il 19% delle emissioni di gas serra su scala nazionale.”

“Per quanto riguarda le emissioni del consumatore si può

quindi stimare che il cittadino italiano per le sue necessità

agro-alimentari è gravato da un consumo pari a 1778 Kg

CO2eq/ anno.”

“Il contributo del settore agro-alimentare italiano alle emissioni di gas serra”: sintesi

Simona Castaldi, Marcello Fidaleo, Mauro Moresi, Riccardo Valentini

Mangiare può diventare un gesto ecologico.

Ecco alcuni suggerimenti per una spesa con minore impronta:

Acquista prodotti locali

Mangia prodotti “di stagione”

Diminuisci i consumi di carne

Evita di acquistare pesce che proviene dall’altra parte del mondo,

fuori taglia e appartenente a specie sovrasfruttate

Non acquistare prodotti con troppi imballaggi

Privilegia i prodotti biologici

Il problema rifiuti

o

Il rifiuto del problema?

Un altro modo per sprecare

energia e materia …

I rifiuti non sono un male inevitabile ma

rappresentano un difetto del nostro

sistema economico e produttivo.

Costituiscono un indice di inefficienza

delle società umane.

Giaci-

menti

fossili

econosfera

TMR TMO

TMR = Total Material Requirement, sono i materiali richiesti dal sistema

(inclusi ossigeno, acqua e CO2)

TMO = Total Material Output, sono i materiali scaricati nell’ambiente come

scarti (inclusi ossigeno, acqua e CO2)

bio

de

gra

da

zio

ne

biosfera

risorse rifiuti

I rifiuti urbani nel 2013 sono stati 29.594.665 di

tonnellate (*).

Simbolicamente tale volume equivarrebbe a un grattacielo con base

delle dimensioni di un campo di calcio standard e altezza pari a

quella Monte Bianco (4.810,9 m)!

In Italia

(*) ISPRA – Rapporto Rifiuti Urbani 2014

Produzione di rifiuti di imballaggio

anno 2013:

11.298.000 tonnellate.

Buste di plastica

In Italia ogni anno si consumano quasi 24

miliardi di buste di plastica, quasi 400 a

testa… Un poco invidiabile primato a livello

europeo.

milioni di anni

incenerimento

plastica

molecole

disperse

CO2

discarica

Energia per la

produzione

dei materiali

Energia per la

realizzazione

dell’oggetto

Potere

calorifico

ince

ner

imen

to

Energia utile

Potere

calorifico

combustibile

Ogni kg di plastica richiede mediamente 58,6 MJ/kg (circa

14.000 kcal/kg) di energia per essere prodotto e quando noi

lo andiamo a bruciare in un inceneritore con recupero

energetico recuperiamo solo una parte dell’energia in esso

contenuta: in pratica, ammettendo (ottimisticamente) un

rendimento elettrico del 25%, considerato un potere

calorifico inferiore (pci) medio delle plastiche di circa 33

MJ/kg, si recupereranno soltanto meno di 8,2 MJ/kg (<

2.000 kcal/kg) dei 58,6 originariamente spesi . . .

Tramite il riciclaggio, finalizzato al recupero di materia,

sarebbe invece possibile un vantaggio energetico 5 volte

superiore rispetto all’incenerimento: nelle operazioni di

riciclaggio si consumano solo 8,4MJ/kg e, quindi, si

recuperano (risparmiano) circa 50,2 MJ/kg.

ogni tonnellata di alluminio riciclato consente una riduzione di 11,9 t CO2 eq

ogni tonnellata di acciaio riciclato consente una riduzione di 1,4 t CO2 eq

ogni tonnellata di vetro riciclata consente una riduzione di 0,4 t CO2 eq

ogni tonnellata di plastica HDPE riciclata consente una riduzione di 1,3 t CO2 eq

ogni tonnellata di plastica PET riciclata consente una riduzione di 1,78 t CO2 eq

ogni tonnellata di plastica PVC riciclata consente una riduzione di 1,74 t CO2 eq

ogni tonnellata di carta riciclata consente una riduzione 1,2 t CO2 eq

ogni tonnellata di cartone riciclata consente una riduzione di 0,97 t CO2 eq

ogni tonnellata di legno (pannelli MDF) riciclata consente una riduzione di 0,64 t CO2 eq

ogni tonnellata di tessili (lana) riciclata consente una riduzione di 1,75 t CO2 eq

ogni tonnellata di pneumatici riciclata consente una riduzione di 1,7 t CO2 eq

I presenti dati sono i valori medi tratti dal volume: “Il riciclo ecoefficiente” a cura di Duccio Bianchi/Ambiente Italia

Duccio Bianchi, Ambiente Italia srl – Riciclo ecoefficiente

Il problema rifiuti non è impiantistico ma gestionale!

Non si tratta di cercare nuove tecnologie

“miracolose”…

Occorre non perdere di vista cosa ci insegna la fisica

sulla conservazione della materia e dell’energia . . .

La problematica dei rifiuti deve essere

prioritariamente affrontata in un’ottica di

prevenzione, attraverso politiche e azioni volte alla

loro riduzione. Posto, quindi, che “il miglior rifiuto

è quello che non si produce”, occorre far sì che il

rifiuto stesso (di cui non è ancora possibile evitarne

la produzione) torni a essere una risorsa

riutilizzabile attraverso il riciclaggio e il recupero

di materia.

Le 4R del WWF (Ridurre, Riutilizzare, Riparare, Riciclare) e quindi il fare rotta

verso una società a RIFIUTI ZERO, costituiscono mete imprescindibili anche per ridurre i consumi di energia, oltre che di materia.