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è fondamentale per la messa a punto di una corretta ed efficiente routine di mungitura. Anatomia della mammella L’apparato mammario della vacca da latte è costituito da quattro strutture ghiandolari, ciascuna terminante con un capezzolo. Le ghiandole sono forma- te da complesse ramificazioni di alveoli, costituiti da cellule secernenti avvolte da cellule mioepiteliali che, contraendosi in seguito al riflesso di eiezione lattea, permettono al latte di defluire dai corti dotti alveolari ai più grandi dotti galat- tofori, fino a raggiungere la cisterna del latte per poi incanalarsi in essa e infine nel canale del capezzolo. Vi sono interessanti differenze anato- miche specie-specifiche soprattutto nella grandezza della cisterna del latte: nella vacca da latte, infatti, essa ha un volu- me tale da ospitare solamente il 20% di tutto il latte prodotto, che rimane per il restante 80% all’interno degli alveoli fino Tutte le indicazioni per una corretta mungitura • DAI PIÙ RECENTI CONVEGNI DEL NATIONAL MASTITIS COUNCIL N el mutevole scenario agricolo e zootecnico del nostro Pae- se, appare sempre più chiaro come gli allevatori debbano puntare ad acquisire conoscenze sem- pre più corrette su ogni aspetto del loro lavoro. In questo modo possono essere sviluppati protocolli operativi applicabili con successo in azienda, così da garan- tire con la minima spesa una produzio- ne di massimo livello e qualità, tale da permettere la sopravvivenza dei nostri allevamenti. Per favorire e stimolare questo proces- so, il Mastitis council Italia, associazione tecnico-scientifica affiliata all’omonima organizzazione americana (National ma- stitis council), propone una sintesi delle informazioni tecniche presentate nei più recenti convegni del National mastitis council negli Usa. Nel presente lavoro vengono riassun- te le fondamentali informazioni sull’eie- zione lattea grazie alle quali impostare correttamente la routine di mungitura e valutare, quindi, l’importanza che la macchina mungitrice ha sull’insorgenza delle mastiti e sulla qualità del latte. Meccanismi fisiologici dell’eiezione lattea La comprensione del meccanismo fi- siologico alla base dell’eiezione lattea al momento della loro spremitura da par- te delle cellule mioepiteliali. Nella capra, invece, la cisterna ospita il 75% del lat- te prodotto, mentre nella pecora la per- centuale varia da un 50% delle razze ad attitudine lattifera a un 30% delle razze da carne. Per quanto riguarda la bufala, invece, il 95% del latte viene stoccato ne- gli alveoli, in attesa del riflesso mediato dall’ossitocina. Ruolo dell’ossitocina Il principale responsabile del riflesso dell’eiezione lattea è l’ossitocina, prodot- ta a livello del sistema nervoso centrale nell’ipotalamo. In conseguenza dell’ecci- tazione di appositi recettori che si trova- no nel capezzolo, si diparte un impulso nervoso che raggiunge l’ipotalamo e fa sì che l’ossitocina venga rilasciata nel cir- colo sanguigno per raggiungere in circa un minuto la mammella, dove si lega a specifici recettori delle cellule mioepite- liali causandone la contrazione e quindi la fuoriuscita del latte. Dalla stimolazione della mammella prima dell’attacco dei gruppi alla disinfezione dei capezzoli in post-mungitura e attraverso l’utilizzo corretto della mungitrice, ogni fase della mungitura deve essere gestita nei modi e tempi corretti per avere animali sani e latte di qualità Le vacche sono animali abitudinari, pertanto prediligono una mungitura ordinata, calma, con tempi e modalità costanti T TECNICA ZOOTECNIA 2 18/2006 L’Informatore Agrario •

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Page 1: DAI PIÙ RECENTI CONVEGNI DEL NATIONAL MASTITIS · PDF fileUn altro importante fattore da tenere in considerazione è il condizionamen-to del riflesso. Per una corretta ed effi-ciente

è fondamentale per la messa a punto di una corretta ed efficiente routine di mungitura.

Anatomia della mammella

L’apparato mammario della vacca da latte è costituito da quattro strutture ghiandolari, ciascuna terminante con un capezzolo. Le ghiandole sono forma-te da complesse ramificazioni di alveoli, costituiti da cellule secernenti avvolte da cellule mioepiteliali che, contraendosi in seguito al riflesso di eiezione lattea, permettono al latte di defluire dai corti dotti alveolari ai più grandi dotti galat-tofori, fino a raggiungere la cisterna del latte per poi incanalarsi in essa e infine nel canale del capezzolo.

Vi sono interessanti differenze anato-miche specie-specifiche soprattutto nella grandezza della cisterna del latte: nella vacca da latte, infatti, essa ha un volu-me tale da ospitare solamente il 20% di tutto il latte prodotto, che rimane per il restante 80% all’interno degli alveoli fino

Tutte le indicazioniper una corretta mungitura

• DA I P I Ù R E C E N T I C ON V E G N I DE L N AT ION A L M A S T I T I S C OU NC I L

N el mutevole scenario agricolo e zootecnico del nostro Pae-se, appare sempre più chiaro come gli allevatori debbano

puntare ad acquisire conoscenze sem-pre più corrette su ogni aspetto del loro lavoro. In questo modo possono essere sviluppati protocolli operativi applicabili con successo in azienda, così da garan-tire con la minima spesa una produzio-ne di massimo livello e qualità, tale da permettere la sopravvivenza dei nostri allevamenti.

Per favorire e stimolare questo proces-so, il Mastitis council Italia, associazione tecnico-scientifica affiliata all’omonima organizzazione americana (National ma-stitis council), propone una sintesi delle informazioni tecniche presentate nei più recenti convegni del National mastitis council negli Usa.

Nel presente lavoro vengono riassun-te le fondamentali informazioni sull’eie-zione lattea grazie alle quali impostare correttamente la routine di mungitura e valutare, quindi, l’importanza che la macchina mungitrice ha sull’insorgenza delle mastiti e sulla qualità del latte.

Meccanismi fisiologicidell’eiezione lattea

La comprensione del meccanismo fi-siologico alla base dell’eiezione lattea

al momento della loro spremitura da par-te delle cellule mioepiteliali. Nella capra, invece, la cisterna ospita il 75% del lat-te prodotto, mentre nella pecora la per-centuale varia da un 50% delle razze ad attitudine lattifera a un 30% delle razze da carne. Per quanto riguarda la bufala, invece, il 95% del latte viene stoccato ne-gli alveoli, in attesa del riflesso mediato dall’ossitocina.

Ruolo dell’ossitocina

Il principale responsabile del riflesso dell’eiezione lattea è l’ossitocina, prodot-ta a livello del sistema nervoso centrale nell’ipotalamo. In conseguenza dell’ecci-tazione di appositi recettori che si trova-no nel capezzolo, si diparte un impulso nervoso che raggiunge l’ipotalamo e fa sì che l’ossitocina venga rilasciata nel cir-colo sanguigno per raggiungere in circa un minuto la mammella, dove si lega a specifici recettori delle cellule mioepite-liali causandone la contrazione e quindi la fuoriuscita del latte.

▪Dalla stimolazione della

mammella prima dell’attacco dei gruppi alla disinfezione dei

capezzoli in post-mungitura e attraverso l’utilizzo corretto

della mungitrice, ogni fase della mungitura deve essere gestita nei

modi e tempi corretti per avere animali sani e latte di qualità

Le vacche sono animali abitudinari, pertanto prediligono una mungitura ordinata, calma, con tempi e modalità costanti

T T E C N I C AZ O O T E C N I A

2 18/2006L’Informatore Agrario •

Page 2: DAI PIÙ RECENTI CONVEGNI DEL NATIONAL MASTITIS · PDF fileUn altro importante fattore da tenere in considerazione è il condizionamen-to del riflesso. Per una corretta ed effi-ciente

Un altro importante fattore da tenere in considerazione è il condizionamen-to del riflesso. Per una corretta ed effi-ciente emissione di latte la bovina deve trovarsi in un ambiente confortevole e tranquillo. Nelle vacche da latte il ri-flesso può essere condizionato da di-versi fattori, come la stimolazione del capezzolo, la presenza del vitello o il rumore dell’attivazione della macchina mungitrice. Da numerosi studi è stato ipotizzato che, per le specie in cui una grande quantità di latte si raccoglie in cisterna, il riflesso sia condizionato dal-la stimolazione di altri sensi oltre alla stimolazione tattile, mentre nelle specie che hanno una ridotta cisterna del latte il riflesso appare legato solo alla stimo-lazione del capezzolo.

Gli altri ormoni della mungitura

In seguito alla stimolazione del capez-zolo vengono rilasciati nel circolo san-guigno della bovina anche gli ormoni prolattina e cortisolo. Si è dimostrato che la prolattina può inf luenzare la sintesi del latte e insieme al GH (growth hormo-ne, ormone della crescita) potrebbe esercitare un ruo-lo attivo nel man-tenimento della secrezione lattea.

Il cortisolo, invece, è un ormone cata-bolico che rende disponibili aminoaci-di e acidi grassi saturi per la produzio-ne di latte.

Si può dunque ipotizzare che la stimo-

lazione del capezzolo esercitata in mun-gitura sia in grado di attivare un riflesso vagale che prepara l’animale all’assunzio-ne di cibo e favorisce il metabolismo du-rante la lattazione. Inoltre è stato dimo-strato che lo stato nutrizionale influenza il rilascio di ossitocina; per questo moti-vo sembra che nutrire le vacche un’ora e mezza prima della mungitura causi un aumento nella produzione di ossitocina rispetto ad animali alimentati un’ora e mezzo dopo la mungitura.

Si può dunque ipotizzare che l’alimen-tazione in mungitura (così come avviene con il robot di mungitura) possa avere una positiva influenza sui parametri di mungitura come: tempo di mungitura, flusso di latte e quota di latte residuale.

Inibizione dell’eiezione lattea

Una corretta ed efficiente mungitura inizia con lo scatenarsi di un adeguato riflesso di eiezione lattea e può prosegui-re solamente se il riflesso si mantiene co-stante durante l’intera mungitura.

Quest’ultimo però può essere inibito a livello centrale o periferico. L’inibi-zione periferica è caratterizzata da un rilascio ipofi-sario di ossitoci-na, ma quest’ul-tima non agisce correttamente a

livello mammario. Questo evento può avvenire in risposta alle catecolamine o come risultato del blocco dei recettori dell’ossitocina.

In particolare, le catecolamine stimo-lano appositi recettori che causano una

contrazione nell’area del capezzolo e della cisterna, inibendo così il passag-gio del secreto dagli alveoli alla cister-na sottostante.

L’inibizione di origine centrale, invece, è caratterizzata da una mancanza del ri-lascio di ossitocina in risposta agli stimo-li di mungitura. Il disturbo nel riflesso di eiezione lattea è un evento che si verifica spesso negli animali primipari, nel perio-do immediatamente successivo al parto, durante l’estro e, soprattutto, se la mun-gitura causa dolore come conseguenza di mastite o di impianti non idonei.

Routine di mungituraL’operatore deve comprendere che

le vacche amano la routine che favori-sce un’elevata produzione e un eleva-to standard qualitativo, a differenza di una mungitura disordinata, incoerente e casuale, in cui gli animali si trovano inevitabilmente in condizioni di stress. L’obiettivo della gestione della mungitura è di assicurarsi che le tettarelle siano ap-plicate a vacche calme, con capezzoli ben puliti, che il latte venga raccolto in mo-do più rapido ed efficiente possibile, che i gruppi di mungitura vengano rimossi in modo adeguato al termine del flusso del latte e, da ultimo, che i capezzoli del-l’animale vengano adeguatamente disin-fettati prima dell’uscita dalla sala.

I principi su cui impostare una corretta routine di mungitura sono i seguenti:• le vacche devono essere calme prima dell’inizio della mungitura;• l’ordine di mungitura non è casuale, ma deriva dallo stato sanitario dell’ani-male (in un allevamento con problemi di mastiti da contagiosi occorre dividere gli

Nelle bovine la cisterna della mammella contiene il 20% del latte, il restante 80% resta

negli alveoli fino alla spremitura da parte delle cellule mioepiteliali

L’ossitocina liberata dall’ipofisi posteriore raggiunge attraverso il flusso sanguigno le cellule mioepiteliali che si contraggono «spremendo» gli alveoli che contengono fino a oltre l’80% del latte munto.

FIGURA 2 - Struttura anatomica dell’alveolo mammarioFonte: Knobil, Neil 1998.

Cellule muscolomioepiteliale

Cellule epitelialiCapillari sanguigni

Cavità alveolare

Sangue arterioso

Dotto del latte

Gli stimoli tattili alla mammella vengono trasmessi per via nervosa all’ipotalamo che libera l’ossitocina la quale raggiunge, tramite il flusso sanguigno, la mammella.

FIGURA 1 - Il riflesso neuroendocrinino che porta all’eiezione del latte

Verso l’ipotalamo

Ossitocina

Via neurale

Cuore

Stimoli tattili- vitello- mano- mungitrice

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animali in tre gruppi e mungere prima il gruppo sano, quindi il gruppo inter-medio e infine il gruppo infetto);• l’eliminazione dei primi getti dai ca-pezzoli ben puliti e asciutti;• un adeguato e tempestivo attacco dei gruppi;• la rimozione corretta dei gruppi alla fine della mungitura;• la disinfezione post-mungitura.

Fasi della pre-mungitura

Lo scopo da raggiungere in questa deli-cata fase è triplice: garanzia di igiene del processo di mungitura, identificazione degli animali clinici e stimolazione del riflesso di eiezione lattea.Pulizia del capezzolo. Va effettuata con detergenti e/o carta monouso o con fazzoletti imbevuti di disinfettante, men-tre non è corretto utilizzare un getto d’ac-qua; il capezzolo deve infatti essere perfet-tamente asciutto al momento dell’attacco del gruppo poiché anche solo poche gocce di acqua presenti sulla sua punta possono, in sede di mungitura, divenire responsa-bili di infezioni mammarie.

Si possono utilizzare anche tovaglioli in stoffa che hanno il vantaggio di essere più assorbenti della carta, ma dopo ogni mungitura devono essere lavati ad alta

temperatura, disinfettati e asciugati.Per i produttori di latte la mungitura

veloce è un obiettivo a breve termine, ma la chiave del successo a lungo termine risiede nella qualità del latte. Oggi il te-ma più importante su cui riflettere è la sanità dell’alimento, la cui garanzia non può che passare dal controllo dei pato-geni che possono inquinarlo.

La presenza di un’elevata carica batte-rica aumenta la concentrazione di enzimi proteolitici e di attivatori del plasmino-geno, componente del latte che, in pre-senza di attivatori, si trasforma in plasmi-na che degrada le ca-seine del latte e con-tinua la sua attività durante la refrigera-zione sopravvivendo alle alte temperature e alterandone la con-servabilità. Per questo motivo, secondo il Dairy pratics council, la carica batte-rica dovrebbe rimanere al di sotto delle 25.000 ufc/mL.Eliminazione dei primi getti di latte. Va effettuata subito dopo la pulizia del capezzolo, ma è sottovalutata in mol-te aziende; in realtà risulta fondamentale per l’identificazione tempestiva ed efficace degli animali affetti da mastite.

L’operatore deve eliminare i primi getti sul pavimento, valutando l’eventuale pre-senza di frustoli di fibrina, precoci spie dell’insorgenza di un processo infiamma-torio. Inoltre il latte presente in cisterna è la frazione che contiene la più elevata con-centrazione di batteri, dunque è ragione-volmente conveniente eliminarlo.Stimolazione della mammella. Dall’inizio della preparazione del capez-zolo all’attacco dei gruppi occorre lasciar passare tra i 60 e i 90 s; in questo modo la velocità del flusso di latte viene ottimiz-

zata, la produttività aumenta e le perfor-mance di mungitu-ra migliorano. Qua-lora gli intervalli tra le mungiture siano brevi (poiché rimane poco latte in cisterna e il flusso subisce una

brusca interruzione nel passaggio dal lat-te cisternale al latte alveolare), e in tarda lattazione, risulta particolarmente im-portante la pre-stimolazione.

Questo è il motivo per cui il range di tempo da dedicare alla stimolazione ma-nuale del capezzolo dovrebbe essere tra i 10 e i 20 s e andrebbe calibrato sul singo-lo animale, tenendo conto anche del mo-mento funzionale in cui esso si trova.

La maggior parte degli studi effettua-ti su questo tema hanno dimostrato che la pre-stimolazione ha effetti positivi sul flusso di latte e sul tempo di mungitu-ra, ma studi più recenti hanno messo in luce un’influenza positiva anche sulla produzione di latte.

Mungitura bilanciata

Perché si abbia una completa rimo-zione del latte presente nella mammel-la la quota di ossitocina circolante de-ve raggiungere un livello ottimale e ri-manere costante per tutto il corso della mungitura.

Questo può essere garantito solamente qualora il gruppo venga attaccato corret-tamente, distribuendo in modo adeguato il peso sui quattro capezzoli e avendo cu-ra che nessun fattore stressante disturbi le bovine e che la macchina mungitrice funzioni in modo adeguato.

Mammella da disinfettare nel post-mungitura

Lo stacco del gruppo deve avvenire nel momento appropriato, scongiurando così il pericolo della sovramungitura.

Al momento dello stacco occorre pro-

Le bovine alimentate un’ora e mezza prima della mungitura

producono più ossitocina, molecola responsabile

dell’’eiezione lattea

La migliore pulizia del capezzolo è quella effettuata con tovaglioli in stoffa umidi

Il Mastitis Council Italia (Mci) è un’as-sociazione senza fini di lucro affiliata all’omonima e prestigiosa organizzazio-ne americana, National Mastitis Coun-cil (Nmc), aperta a tutti coloro che ope-rano nel settore lattiero-caseario (alle-vatori, tecnici e veterinari).

Il Mci si propone di promuovere la ri-cerca, di fornire istruzione e aggiorna-menti, di definire metodologie comuni e di fornire un forum per la discussio-ne, l’approfondimento, la valutazione dei temi di attualità e di interesse per il comparto della produzione di latte e derivati.

Per ulteriori informazioni visitate il sito www.mastitalia.org. Potete richie-dere la newsletter elettronica gratuita o contattarci al seguente indirizzo: Ma-stitis Council Italia - c/o Dipartimen-to di patologia animale, via Celoria 10, 20133 Milano.

Tel. 02.58358069 - Fax 02.58358079; [email protected]. •

ASSOCIAZIONE SENZA FINI DI LUCRO

Cos’è il Mastitis Council

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cedere con la disinfezione post-mungitu-ra. Questo momento è fondamentale in un’ottica di prevenzione delle infezioni mammarie: l’apposizione di un disin-fettante adeguato sull’intera superficie del capezzolo è il metodo più efficien-te per abbattere la carica batterica sulla sua cute e ridurre l’entrata di patogeni in mammella attraverso l’orificio che rima-ne aperto per almeno mezz’ora dopo la mungitura. Questo lasso di tempo è una vera occasione per i batteri ambientali di superare con successo le difese aspecifi-che mammarie e causare l’insorgenza di un processo infiammatorio.

La mungitricepuò favorire le infezioni

Gli effetti della mungitrice sull’insor-genza di nuove infezioni sono sicura-mente meno importanti e quantitativa-mente meno ingenti rispetto a quelli le-gati al management di mungitura e di allevamento. La loro influenza sulle nuo-ve infezioni, infatti, si stima oscilli tra il 6 e il 20%. Pertanto è bene chiarire quali siano i rischi correlati alla funzionalità dell’impianto di mungitura.

Già nel 1987 l’International dairy fede-

ration (Idf) propose 5 meccanismi fon-damentali attraverso cui la mungitrice può influenzare l’insorgenza di nuove infezioni:• attraverso l’aumento del numero di batteri sul capezzolo e intorno all’orifi-cio del capezzolo;• con l’indebolimento della resistenza del canale del capezzolo all’invasione batterica;• tramite l’esercizio di forze meccani-che in grado di ridurre la capacità del capezzolo di resistere alle infezioni bat-teriche;• favorendo la diffusione dei batteri nella ghiandola mammaria;• agendo sulla frequenza e il grado di svuotamento mammario.

Il rischio di contaminazione tra animali

Come affermò Dodd già nel 1987, la fre-quenza di nuove infezioni aumenta con l’aumentare del livello di esposizione al patogeno. In quest’ottica, il malfunzio-namento della macchina mungitrice non può che favorire un’elevata concentrazio-ne batterica sulla superficie del capezzolo e intorno alla punta dello stesso. Il rischio maggiore consiste nella cross-contamina-zione che può avvenire soprattutto trami-te le guaine, che entrano in contatto con diversi animali.

Una pulsazione ottimale garantisce capezzoli pulitiLa via principale con cui la macchina

mungitrice influenza il livello di esposi-zione è il suo effetto diretto sull’integrità del dotto del capezzolo e sulla cute.

Il primo fattore su cui influisce la mun-gitrice è la cheratina, che rappresenta un importante elemento di difesa aspecifica all’interno del canale del capezzolo. Du-rante una corretta apertura e chiusu-ra delle tettarelle è essenziale garanti-re la rottura e l’al-lontanamento de-gli strati di cherati-na più superficiali. A ogni mungitura, la rimozione di uno strato di cheratina sufficiente (40%) allon-tana i batteri intrappolati in essa o aderen-ti alle sue pieghe superficiali. Ma se la ri-mozione di cheratina si eleva fino all’80% (come nel caso di una mungitura senza pulsazione), rimangono scoperte le cellu-le immature che si trovano sotto lo strato di cheratina, le quali non sono in grado di

intrappolare efficacemente i batteri. D’al-tro canto, se vi è un ricambio insufficiente (10-20%) significa che non viene eliminato adeguatamente lo strato di cheratina che intrappola i batteri penetrati fino a questo livello, riducendo il fisiologico turn over di cheratina e permettendo così la prolifera-zione batterica.

Per controllare questo fattore è impor-tante dedicare una cura particolare alla scelta della pulsazione da usare, tenendo presente che una pulsazione ottimale si ottiene quando l’azione combinata del pulsatore e della guaina garantisce un flusso di latte ottimale e minime varia-zioni al tessuto del capezzolo, evidenzia-bili a fine mungitura mediante una sua attenta valutazione.

La pulsazione risulta infatti inefficiente qualora non vi sia un collasso completo della guaina sotto il capezzolo, nel ca-so di guaine troppo corte rispetto alla

lunghezza di que-st’ultimo e qualo-ra i capezzoli siano troppo corti per essere compressi dalla guaina col-lassata. Molti studi hanno dimostrato

che, se il pulsatore e le guaine sono ade-guate, la percentuale di nuove infezioni rimane bassa.

Lo scivolamento delle guaine favorisce le mastiti

Nel 1987 O’Callaghan e O’Shea dimo-strarono che lo scivolamento delle guaine

L’intervallo ottimale tra l’inizio della preparazione del capezzolo

e l’attacco dei gruppi di mungitura è di 60-90 s

1. l’ambiente di mungitura deve essere calmo e ordinato;2. i capezzoli devono essere ben puli-ti e asciutti;3. vanno munti prima gli animali sani, poi quelli sospetti, infine gli infetti;4. i primi getti di latte vanno elimina-ti;5. dall’inizio della preparazione del ca-pezzolo all’attacco dei gruppi devono passare almeno 60-90 s;6. l’attacco e la rimozione dei gruppi devono essere tempestivi;7. i capezzoli vanno disinfettati in post-mungitura;8. la mungitrice deve essere perfetta-mente regolata e tarata. •

ROUTINE DI MUNGITURA

Le otto regole fondamentali sono:

Foto 1 - Capezzoli caratterizzati da anello calloso dovuto al malfunzionamento della guaina. Foto 2 - Guaina malfunzionante che consente l’aspirazione dell’aria atmosferica: soffio

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causa un’improvvisa entrata di aria at-mosferica nel collettore, provocando la repentina risalita di gocce di latte nella tettarella adiacente, aumentando così il rischio di insorgenza di mastite.

In particolare, lo scivolamento delle guaine è un problema diffuso negli al-levamenti e l’incidenza sembra aumen-tare col ridursi del livello di vuoto, con un errato allineamento dei gruppi, con l’ineguale distribuzione del peso di un gruppo tra un quarto e l’altro e, non da ultimo, in presenza di condizioni non soddisfacenti delle guaine in uso.

Dispersione dei batteri nella mammella

Prima che inizi la fase di mungitura, nel seno del capezzolo si trova fisiologi-camente una quota di latte. Al momento della chiusura della guaina, 1/3 di questo latte viene spinto ver-so la cisterna. Qualora il secreto sia contami-nato da batteri, questi vengono portati diret-tamente nella mammella, favorendo l’in-staurarsi di un’infezione mammaria. Uno studio radiografico nel 2003 ha dimostra-to come alla chiusura della guaina con-segua la chiusura del canale del capezzo-lo circa tra la metà e un terzo della sua altezza. Questo dimostra come vi debba essere un’ottimale sinergia tra pulsatore e guaina, per minimizzare la movimenta-zione di eventuali patogeni dall’apice del capezzolo alla cisterna del latte.

Segnali di sovramungitura

Un altro fattore da tenere presente nel-l’analisi di un impianto di mungitura è la sovramungitura. Questa ha inizio quando il flusso di latte che arriva alla cisterna del capezzolo dagli alveoli è minore di quello

che esce dal canale del capezzolo.Durante la fase del collasso della guai-

na vi è una piccola sovrapressione in se-de cisternale, mentre il vuoto generato durante la fase di apertura della guaina può raggiungere un valore pari al 90% di quello all’apice del capezzolo. Se il valore del vuoto presente nella cisterna del ca-pezzolo raggiunge, anche se per un breve momento, concentrazioni maggiori del vuoto sottostante l’apice del capezzolo, si genera un gradiente di pressione inverso che può veicolare i batteri nella cisterna. Questo gradiente si genera solo nella fa-se di sovramungitura, quando vengono munti capezzoli vuoti.

Un fattore predisponente la formazione di questo gradiente è dato da una scarsa preparazione dell’animale e da un lun-go lasso di tempo fra l’inizio della sti-

molazione e l’attacco del gruppo.

La sovramungitu-ra può essere efficace-mente valutata attra-verso l’osservazione e l’assegnazione di un punteggio ai capezzo-li mammari.

I parametri da osservare sono:• il colore (normale, scolorito);• la presenza di un anello alla base del capezzolo (assente, visibile);• la consistenza al tatto del capezzolo stesso (normale, indurito).

Insieme a una precisa valutazione dei capezzoli si può fare attenzione anche al comportamento degli animali al momento della mungitura (se le vacche si presenta-no irrequiete e calciano verso la fine della mungitura, se le primipare sono nervose all’entrata in sala) e all’eventuale frequente presenza di tubi collettori vuoti.

In questi casi occorre controllare tem-pestivamente lo stacco dei gruppi che di norma deve avvenire quando il flusso di latte emesso scende al di sotto di 200-300 g/min, verificando che il posizionamento

dei gruppi sia corretto e che il peso venga uniformemente distribuito sui quattro quarti. D’altra parte, perché la produzio-ne sia ottimale, bisogna anche fare atten-zione che la percentuale di animali che presentano una quota di latte residuale elevata non oltrepassi il 10%.

Una buona preparazione dell’animale, un giusto intervallo di tempo tra questa e l’attacco dei gruppi e il benessere delle vacche in sala sono il prerequisito fon-damentale per poter effettuare lo stacco a una velocità del flusso ancora elevata: gli animali risponderanno con un tempo di mungitura breve, eccellenti condizioni dei capezzoli e ottimale eiezione lattea.

Mungitura, momento chiavedi una gestione corretta

Il momento più delicato da gestire per un allevatore di vacche da latte è quello della mungitura, ove ciascun evento deve essere studiato dettagliatamente e inquadrato in una solida e precisa routine, unica garanzia di una vantaggiosa produttività.

La conoscenza dettagliata e completa dei meccanismi anatomici e fisiologici che sottendono all’evocazione e all’inibizio-ne del riflesso di eiezione lattea è il punto di partenza fondamentale per l’allevatore che voglia mettere a punto una routine di mungitura corretta, che rispetti l’animale e ottimizzi tempi, produttività e qualità dei suoi animali. Quindi, per un corret-to operare, non si può prescindere dal-la standardizzazione delle procedure da effettuarsi in sala di mungitura, fino al conseguimento di una routine che deter-mina un risparmio di tempo, di denaro e un aumento della qualità. •

A cura del Mastitis council Italiarecapito

La bibliografia sarà consultabile sul sito Internet all’indirizzo: www.informatoreagrario.it/bancadati

La sovramungitura si valuta osservando il colore del

capezzolo, la sua consistenza al tatto e la presenza di un

anello alla base

Capezzolo visto al microscopio: sano a sinistra; lesionato a causa della sovramungitura a destra

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