dai nostri clienti - PROGEO SCA · “A che serve passare dei giorni se non si ricordano?” Auguri...

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Transcript of dai nostri clienti - PROGEO SCA · “A che serve passare dei giorni se non si ricordano?” Auguri...

■ 3 L’editoriale a cura di Uber Iori Amministratore Delegato Progeo

■ 4 Auguri Progeo! a cura di Marco Pirani Presidente Progeo

■ 6 cartoline dai nostri clienti

■ 13 terremoto e ricostruzione

SOMMARIO

■ 21 Allevamento di precisione e mungitura robotizzata Allevare oggi, con la dovuta precisione...

■ 24 Aflatossine? No Grazie!

■ 26 Mangimi Progeo per vacche da latte una vasta gamma

■ 30 Novità in PILLOLE

■ l’editoriale

Nell’agroalimentare non esiste paese al mondo con le capacità e le potenzialità del nostro, risultato di una lunga e feconda cultura della terra e del cibo,

nelle sue diverse applicazioni e coniugazioni, che non ha eguali.Tutto ciò ci deriva in primo luogo dall’acume e dall’intelli-genza del nostro ceto agricolo dal quale traggono origine le generazioni di imprenditori, sia commerciali che industriali, che hanno dato vita, nella seconda metà del secolo scorso, ad un così diffuso e qualificato tessuto di imprese agroali-mentari. In Italia consumiamo e lavoriamo quasi il doppio del latte che produciamo. La stragrande prevalenza del latte prodotto dalle nostre stalle viene trasformato e quindi valorizzato in formaggi e creme di cui, a sua volta, la quota prevalente è rappresentata da alimenti compresi nei circuiti tutelati DOP – IGP.Di questi alimenti quasi un terzo viene già collocato sui mercati extra nazionali con ulteriori possibilità di crescita da esplorare e incentivare. Ce n’è abbastanza per com-prendere quali potenzialità abbiamo tra le mani, quale patrimonio di competenze e di saper fare a tutti i livelli della filiera riusciamo ad esprimere e quanto siano apprez-zati nel mondo nei segmenti più ricchi ed evoluti del mer-cato, i nostri prodotti frutto del nostro lavoro.In questo vasto panorama noi siamo una piccola, ma non per questo marginale, componente; lo siamo nella filiera del latte destinato ai formaggi a pasta dura (Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Asiago etc.), lo siamo nella filiera delle carni suine e dei salumi dal Prosciutto Parma e San Daniele agli insaccati IGP, lo siamo nelle carni bovine e in talune tipologie di carni avicole di pregio.Essere protagonisti nel mercato lattiero-caseario al fianco dei produttori significa vivere con intensità e partecipazione ogni santo giorno i problemi, le ansie e, per fortuna, anche le gioie che questo mondo sa trasmetterci.Come Progeo abbiamo il dovere di migliorarci sempre, di presentarci ad ogni appuntamento preparati e motivati per supportare i nostri clienti nella gestione dei loro casi aziendali, per trovare soluzioni adeguate ed appaganti sulle quali cementare il nostro legame.In questo momento il quesito che ci viene posto con mag-giore frequenza è quello relativo alla gestione dei costi alimentari provocata dall’ennesima impennata dei prezzi delle materie prime. Cosa è meglio fare per l’allevatore: ottimizzare e minimizzare l’impatto dell’incremento dei costi della razione rinunciando a qualche litro di latte? Oppure continuare nel percorso di crescita e salvaguardia produttiva?Ogni azienda affronta questo tema in funzione della propria visione e sensibilità imprenditoriale basando le relative scelte sui vincoli e sulle opportunità che intende seguire. Noi dobbiamo esprimere la competenza e la flessibilità idonee a favorire gli esiti di tali possibili e rispettabili approcci avendo cura di analizzare le conseguenze, in ter-mini di rischi e vantaggi che essi comportano.Ci preme sottolineare comunque che, in base alla nostra esperienza, all’allevatore non conviene quasi mai rinun-ciare a qualità e produttività della mandria soprattutto nell’allevamento bovino da latte con alta genealogia.

Il presidio anche “maniacale” dei costi va benissimo però non dovrebbe mai andare a deperimento della qualità del prodotto e soprattutto della salute e del benessere della mandria.Ci soffermiamo su questo aspetto per cercare di evidenziare la peculiarità del nostro rapporto con i nostri clienti in quanto, pur nel doveroso rispetto dei ruoli, con molti di loro non ci consideriamo dei semplici fornitori ma dei part-ner autentici impegnati in tutto e per tutto nella loro sfida imprenditoriale.Il nostro legame è molto più profondo e radicato di quanto si possa immaginare dall’esterno, non a caso nel settore bovino da latte assistiamo al migliore livello di fedeltà e di continuità nel tempo delle relazioni di fornitura e di assi-stenza. Tra allevatore ed azienda, tra allevatore e tecnico si instaura un rapporto di stima e di fiducia reciproca, ovvia-mente basato sui risultati ottenuti e sulle esperienze vissute insieme che non può essere né deluso né tanto meno tradito essendo le due entità in relazione una sorta di “insieme” che vincono o perdono insieme condividendo successi ed avversità.Fare l’allevatore oggi comporta rischi e sacrifici impor-tanti, non è una professione qualunque, richiede grande capacità di osservazione e analisi, richiede capacità di lavoro manuale e di pensiero intellettuale, richiede passione ed amore per la vita e per la natura, richiede lucidità nelle scelte tra le tante opzioni possibili ma soprattutto richiede buon senso e capacità di scegliersi i legami giusti con cui affrontare le continue lotte dell’impresa.Noi come Progeo ci sentiamo di essere le persone giuste e l’azienda giusta per aiutare chi fa questa scelta di vita a realizzare le proprie aspirazioni.

■ Uber IoriAmministratore Delegato Progeo

2anni 2anni■ Anniversario Progeo ■ Anniversario Progeo

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La copertina del primo numero di Progeo News

“A che serve passare dei giorni se non si ricordano?”

Cesare PaveseAuguri Progeo!Progeo nel 2012 compie vent’anni di vita e per celebrare

l’evento ha promosso l’edizione di un libro, “Amuleti di pietra”, proseguendo una tradizione che ci vuole impe-

gnati a custodire la storia e la cultura popolare e contadina attra-verso la pubblicazione di volumi dall’alto valore culturale. Il primo libro, “Acqua Masnada”, edito nel 1990, ebbe il pregio di raccogliere le tracce dell’esistenza dei mulini dell’Appennino reggiano e parmense attraverso una minuziosa ricerca storica, toponomastica e testimoniale, giusto in tempo per evitare che l’accelerazione di quanto definiamo “progresso” disperdesse per sempre l’eco di questi snodi della vita comune di un tempo. Son passati oltre vent’anni da allora e Progeo ancora non aveva raccolto il testimone di un continuo processo di crescita e uni-ficazione dei mulini cooperativi sorti nel dopoguerra, dapprima con accordi intercomunali, poi con l’unificazione provinciale in CPCA a Reggio Emilia, APCA a Modena e l’altra APCA a Bolo-gna. Il 1° settembre 1992 si giunse infine all’attuale compagine a valenza nazionale, la Progeo di oggi, che rappresenta la leader-ship cooperativa del settore agroalimentare e zootecnico, con le sue divisioni produttive dei mangimi, della farina di frumento, dei concimi e antiparassitari. La nostra natura costitutiva, l’impresa cooperativa, ci ha sempre orientato alla valorizzazione del mondo agricolo fatto di ambiente e persone con un forte legame con la terra, portatore di una cultura popolare che precede e non trova spazio nei luoghi istituzionali del sapere e dell’insegnamento, ma che altresì vive di tramando orale e condivisione della quotidianità all’interno dei nuclei famigliari e delle comunità locali organizzate attorno ad una latteria, ad un molino e ad una chiesa. Tante sono le espressioni uscite da questo mondo che poi hanno fecondato canali più grandi iscritti nel corso dell’arte; si pensi

alla musica, alla pittura, alla narrazione, e importantissime, all’architettura ed al suo decoro. Il maestro Stanislao Farri, decano della fotografia a Reggio Emilia, ha avuto la sensibilità ed il merito di raccogliere le testimonianze di questo mondo e della sua cultura, affiancando alla produzione professionale e a quella artistica anche un importante filone documentaristico dai connotati archeologici e antropologici che ha prodotto volumi preziosi sui caselli del Parmigiano Reggiano, sui carri agricoli, sugli spaventapasseri, sul paesaggio agricolo. Un tassello di questa sua dedizione non aveva ancora trovato la strada della pubblicazione, nonostante gli anni impiegati per costruirlo e quelli persi nell’attesa di un editore: si tratta proprio di quest’opera dedicata agli ornamenti benaugurali in pietra che campeggiano discreti sulle abitazioni rurali del nostro Appennino, tracce di un’arte antica della pietra che si intersecava con i riti propiziatori, con l’arte sacra ma anche con simbologie ancestrali tramandate nel tempo. Recuperare questo patrimonio e salvarlo dalla dispersione di quest’epoca concitata è una operazione culturale che ci onoriamo di aver contribuito a compiere, scegliendo strade meno appariscenti dell’attualità del marketing ma più durature e utili per una comunità che ha intenzione di tramandare la propria identità e la propria evoluzione fra le generazioni.

■ Marco PiraniPresidente Progeo

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Quest’anno il posto d’onore della vetrina dei clienti Progeo lo riserviamo alla Società Agricola Manzoli

Marco, Guido e Massimo di Magnacavallo, Mantova. I fratelli Manzoli sono da molti anni ai vertici della classifica produttiva dell’APA provinciale, avendo conseguito negli anni scorsi anche la prima posizione, in una provincia che a ragione è considerata fra le più produttive d’Italia. Il latte prodotto viene destinato alla caseificazione in Parmigiano Reggiano, e per questo motivo il regime alimentare non prevede l’utilizzo degli insilati tipici del territorio lombardo; ciò nonostante la produzione del

2010 era stata di 129,04 quintali per vacca. Poichè però nel 2011 essa era scesa a 119,55 qli, i Manzoli hanno deciso di cambiare, scegliendo Progeo come fornitore dei mangimi. Significativi anche gli altri parametri che misurano la buona efficienza zootecnica: 3,82% il grasso nel latte, 4,25 i kg di proteine prodotte per vacca, 141 giorni

il periodo parto/concepimento, 2,4 le inseminazioni medie, 3,1 anni l’età media delle vacche in produzione. Al 13 di settembre 2012 le 162 vacche munte sulle 186 presenti in allevamento producevano una media di 38,3 kg al giorno di latte. Le vacche sono divise in due gruppi produttivi: il gruppo delle vacche gravide o fuori montata lattea, al quale è destinato un adeguato piatto alimentare che prevede tre formulati Progeo (Protein 36, Fiber Manzoli e Nectar Gold); e il gruppo delle vacche fresche, che viene alimentato con lo stesso piatto ma con percentuali più alte di mangime, per concentrare il valore nutritivo della razione. Il box che ospita le vacche in asciutta e quelle che hanno appena partorito gode infine di una sua specifica razione alimentare. L’azienda dei fratelli Manzoli si estende su una superficie di 220 ettari, di cui 110 a foraggio ed i restanti a granaglie per uso aziendale (mais, frumento, soia). L’allevamento è costituito da tre moderni e funzionali corpi stalla riuniti fra loro, una bella sala mungitura e un ambiente complessivo molto funzionale all’operatività ed al benessere animale. A completamento dell’azienda ci sono una confortevole vitellaia, un moderno impianto di essiccazione del foraggio in balloni, un capannone per il fieno ed un hangar destinato alla preparazione del carro unifeed, che scherzosamente è stato definito “a prova di spionaggio satellitare”. Fotografie e dati produttivi dimostrano l’alto livello qualitativo di questo allevamento, livello raggiungibile solo grazie alla professionalità e all’attaccamento al lavoro che i fratelli Manzoli esprimono quotidianamente.

Az. Agr.

Manzoli Marco, Guido e Massimo - Magnacavallo ( Mn)

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az. agr. bonaretti pietro e mirco - guastalla (re)

Pietro e Mirco Bonaretti sono clienti Progeo dall’estate 2011; gestiscono una stalla con 60 vacche legate in lattazione. Il mangime Mix Bonaretti viene somministrato a mano 5 volte al giorno, con l’aggiunta di Nectar Gold mattino e sera, e fieno di medica di produzione azien-dale. Il latte prodotto viene conferito alla Latteria San Girolamo di Guastalla e lavorato a Parmigiano Reggiano; ultimo controllo: grasso 3,29, caseina 2,68, urea 28, cellule 86. La produzione media supera i 30 litri/capo/gg (35,6 a febbraio 2012, dati APA). Il veterinario Progeo è il dr. Andrea Calzolari, l’agente Enrico Vioni.

Percorrendo l’autostrada fra Reggio e Modena si può vedere una stalla con quattro silos Progeo: è quella di Franco Melli e Lorenzo Franzoni, il tipico allevamento da latte per Parmigiano Reggiano a conduzione famigliare, un centinaio di animali su 30 ettari di foraggere. La grande cura per gli animali e per la qualità del foraggio, grazie anche all’assistenza del dott. Gino Zanni, traguardano l’eccellenza: l’allevamento è fra le prime cinquanta aziende APA a Reggio, con 99 q.li per vacca e con il miglior indice parto-concepimento, 118 giorni. Ottima la qualità del latte e la longevità animale, con quasi una decina di capi che superano i 7 parti.

az. agr. franco melli e lorenzo franzoni - (re)

azienda agricola bernini pegognaga (mn)

I fratelli Bernini Andrea e Marcoallevano i loro capi con estrema passione e dedizione

insieme a papà Natale e mamma Adriana, coadiuvati dall’addetto stalla Singh Jasbir,

Assoluta innovazione, ricerca e sperimentazione sono alla base del lavoro che ha portato

l’azienda Bernini ai vertici del panorama zootecnico mantovano.

giampellegrini lino - quattro castella (re)

L’azienda è il prototipo della tradizione del Parmi-giano Reggiano, situata sulle prime colline reggiane nel comune di Quattro Castella. L’alimentazione è di tipo tradizionale e prevede l’uso di foraggi verdi, mangimi somministrati con autoalimentatori e fieno. La gestione è di tipo famigliare, i due figli seguono sia i campi che la mungitura. In stalla particolare attenzione è stata riservata al benessere animale, con l’installazione di gomma nelle pavimentazioni e ventole nel sotto tetto per creare condizioni ambientali ottimali. Attualmente la produzione è di 19,00 q.li/gg con 55 vacche in mungi-tura (equivalente vacca matura 105).

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az. agr. biologica i bernardi villa d’aiano (bo)

L’az. agr. biologica I Bernardi è situata a Villa d’Aiano, sull’Appennino al confine tra Bologna e Modena; nasce nel 1995 quando due giovani veneti decidono di cambiare completamente vita e di dedicarsi

all’agricoltura e all’allevamento biologici, trovando sull’Appennino Emiliano il luogo ideale per il loro progetto. Oggi l’allevamento conta 100 vacche di razza Bruna, di cui 40 in mungitura, e producono e commercializzano 3.000 q.li di yogurt bio ogni anno. Da anni clienti Progeo, utilizzano Bioforce 14, Bioforce 15, Bioforce Fibra e Bioforce Energy. L’assistenza Progeo è fornita dal dr. Claudio Vezzani, medico veterinario, e dall’agente Davide Zanni.

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Nel 1965 il papà Michele costruisce la prima stalla a stabulazione libera con cuccette, con 100 vacche di razza Piemontese. Nel 1975 vengono inserite le prime Frisone, animali iscritti e di buona genealogia: è da quel momento che inizia la vera storia e passione della famiglia Bertola. Oggi l’allevamento è gestito dai tre fratelli, Giuseppe, Mario e Sergio, con 140 vacche Frisone, una produzione media di 104 q.li/capo al 3,8% di grasso, 3,4% di proteine e 2,7% di caseina. Sui 140 ettari di terreno a rotazione si producono

foraggi sufficienti per il fabbisogno aziendale, fieno di medica, fieno di graminacee, mais e triticale da silo. I concentrati vengono invece acquistati sul mercato; Progeo fornisce il nucleo proteico Two Cow, e Nectar come supplemento per le vacche fresche.L’attività aziendale comprende anche un allevamento di 300 bovini da carne di razza Charolaise, a stabulazione libera su grigliato, cui Progeo fornisce un complemento proteico-energetico, il BV 900, ad integrazione del pastone di mais.

az. agr. allevamento sperina dei f.lli bertola - marene (co)

az. agr. il frascolino di macchia – fanano (mo)

Allevatore dal 1973, Enrico Macchia gestisce un allevamento di vacche da latte per la produzione di Parmigiano Reggiano a Fanano, sull’Appennino modenese. Nel 2010 realizza la nuova stalla a stabulazione libera, passando da 36 capi agli attuali 120 (60 in lattazione). In azienda oltre al titolare lavorano la moglie Cristina ed i figli Fabrizio e Nicola, diplomati in Agraria; la scelta di una alimentazione a mangime e fieno lungo, quasi tutto prodotto in azienda, si è resa necessaria a causa dei numerosi ungulati presenti in zona, che sono causa di inquinamento con terriccio ed altri corpi estranei del foraggio fresco. Il razionamento prevede l’uso di Special Lat, Neos come supplemento, ed Enerjet distribuito sul foraggio; Manza Più per la rimonta. Giuliano Zanaglia è l’agente Progeo, il dr. Claudio Vezzani il nostro alimentarista, il dr. Credi il veterinario di stalla. L’azienda conferisce il latte al caseificio Fior di Latte di Gaggio Montano (Bo).

L’azienda del grande “Rico”, amico per chi lo ha conosciuto, è gestita dalla moglie signora Lucia e dai figli. L’allevamento è costituito da circa 200 vacche in lattazione, con produzione di 99 q.li latte capo/anno dati APA, e da 200 capi da rimonta, il che consente all’azienda di vendere tutti gli anni animali da vita.Il latte prodotto di ottima qualità è venduto a un caseificio privato della zona.L’alimentazione della mandria, curata dai tecnici Progeo è a base di silomais, fieni misti, cereali e nucleo UP 35.Collaborazione, volontà, determinazione, efficacia sono le chiavi del successo di questa azienda.

az. agr. paraboschi enrico - castell’arquato (pc)

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terremoto ericostruzione

Son passati 5 mesi dall’ondata sismica iniziata il 20 maggio che ha col-pito l’Emilia e le zone limitrofe. E’ stata una ferita profonda inferta ad un territorio densamente popolato e laborioso, fittamente intrecciato da piccole e medie industrie incastonate nel cuore di una agricoltura e di una zootecnia diffusa ed importante. L’emergenza e l’attenzione sono state subito rivolte alle persone, alle vittime, ai feriti, ai senzatetto, attra-verso una macchina dei soccorsi tempestiva. Le persone non si sono mai sentite sole, nei bisogni primari come nella solidarietà che il paese ha saputo esprimere. Contemporaneamente sono stati ripristinati i ser-vizi pubblici alla cittadinanza, quelli amministrativi, sanitari, igienico-ambientali. Erano la base per riprendere. Con la paura nel cuore si è tornati a ripartire, a ripristinare il bene fondamentale di una comunità: il lavoro. Si doveva provvedere allo sgombero dalle macerie, alla messa in sicurezza delle strutture, alla ripresa dell’attività. Un impegno enorme che è stato affrontato con determinazione e che ha portato (e porterà ancora a lungo) ad allontanarsi dallo stato di precarietà per rientrare nella normalità. Questa è la magia dell’uomo: saper dare il meglio di sé in un impegno congiunto, al di là della durezza della prova. Son passati cinque mesi, dicevamo, e i risultati già si vedono, ben delineati, concreti, inco-raggianti per proseguire e completare l’opera. C’è bisogno che il lavoro delle persone non venga interrotto lasciandolo senza quel carburante che da alcuni anni è diventato più importante del lavoro stesso: i soldi. C’è bisogno che gli stanziamenti previsti ed i contributi raccolti arrivino a destinazione. Per il resto, anche da eventi nefasti come i terremoti, l’uomo sa trarre insegnamenti per progredire e così è stato nel ripensare, in fretta, a come ricostruire con nuovi sistemi antisismici. A ricordo di questa pagina nera e ad emblema del riscatto di queste nostre terre, terre dove Progeo è nato e si è radicato, vogliamo portare l’esempio di uno dei

numerosi caseifici colpiti dal sisma, Albalat di Albareto, fra Modena e Novi, che assieme a tanti altri caseifici ha subito i danni del movimento tellurico con la caduta a terra del formaggio. Questa giovane cooperativa nata lo scorso anno dallo scorporo dell’atti-vità dal gruppo Granterre, è rimasta colpita già alla prima scossa del 20 maggio con il crollo delle scalere in 4 dei 5 ambienti che costituivano il magazzino, che in quel momento ospitava 120 mila forme. Ci son voluti due mesi e il lavoro di quaranta persone per estrarre il formag-gio caduto e poi inviare quello integro in altri magazzini (60%), quello parzialmente danneggiato alla porzionatura in GranTerre (20%), quello irrecuperabile alla distruzione (20%). Nel frattempo il formaggio fresco appena uscito dalla salamoia veniva posto su lunghe file di bancali di legno nei magazzini che venivano via via vuotati. Contemporaneamente sono stati fatti i necessari irrobustimenti della struttura del capannone e si è cercata una soluzione decisamente più resistente per le nuove scaffa-lature, prendendo contatti con ditte che operano nei settori industriali per realizzare un nuovo tipo di scalera in grado di sopportare le varie forme di sollecitazione.Queste nuove scalere sono state realizzate e montate a tempo di record e quindi si è provveduto a riportare in sede il formaggio distribuito in oltre dieci magazzini.Il 7 dicembre, a sei mesi di distanza dal terremoto, si terrà l’assemblea di bilancio della cooperativa Albalat ospitando l’incontro nel proprio magazzino di formaggio, ricostruito e riempito, per affermare che le disgrazie vanno affrontate e vinte di slancio. Una mostra fotografica con le fotografie che qui pubblichiamo verrà alle-stita all’interno del magazzino e rimarrà come testimonianza documen-tale di quanto è successo.

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az. agr. benacchio lorenzo e enrico - cervignano (ud)

L’azienda Benacchio di Cervignano (Ud) è gestita dai cugini Lorenzo e Enrico, e dai rispettivi genitori. L’azienda conta 500 capi bovini, di cui 270 vacche in lattazione, e insiste su un podere di circa 200 ettari coltivati a seminativo e foraggere. La collaborazione con Progeo data dal 1997, e ha prodotto numerose soddisfazioni professionali e produttive.Nell’aprile 2012 le vacche in lattazione sono state trasferite in una stalla di nuova costruzione da 300 cuccette, dotata delle migliori tecnologie votate al benessere animale: le cuccette (dimensioni cm 255 x 125), di tipo tradizionale con fondo in paglia macinata, sono studiate per garantire agli animali le migliori condizioni di comfort, relax e sicurezza; il tubo educatore è posizionato a 130 cm di altezza; le corsie di alimentazione, larghe e comode, vengono pulite diverse volte al giorno da raschiatori oleodinamici, e sono dotate di una notevole quantità di abbeveratoi. L’impianto di condizionamento è composto da varie doccette e da tredici ventilatori a ventola orizzontale modello Zeffiro. La sala di mungitura, in funzione tre volte al giorno,

è del tipo a pettine da 16+16 poste, dotata delle più moderne tecnologie in materia. Inoltre grande cura ed attenzione viene giustamente rivolta alla qualità dei foraggi aziendali: a questo proposito l’azienda si è dotata di un essiccatoio aziendale. La media produttiva è attualmente di 37 litri/capo/giorno, al 3,70% di grasso e 3,40% di proteine. Le vacche in produzione sono suddivise in tre gruppi omogenei: le primipare, le fresche e quelle a bassa produzione. Infine, in un’azienda così tecnologicamente avanzata,

non poteva mancare un impianto fotovoltaico, con 100 Kw di potenza. Il trasferimento nella nuova stalla ha comportato una notevole diminuzione delle problematiche più comuni riscontrate negli anni precedenti: la fertilità e la qualità del latte sono migliorate, i problemi podali sono diminuiti.

■ terremoto e ricostruzione ■ terremoto e ricostruzione

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1. 7 dicembre 2011 Il presidente di Albalat Ivano Chezzi controlla che tutto sia in ordine per il pranzo sociale dentro il magazzino del formaggio, in occasione dell’assemblea del primo bilancio

2. 20 maggio 2012. Un terremoto devastante colpi-sce l’Emilia, con epicentro Finale e San Felice

3. Gran parte dei casolari viene danneggiato e distrutto

4. La gente ha passato la notte in automobile

5. Gli edifici storici appaiono subito compromessi

6. Anche le abitazioni del centro subiscono danni e crolli

7. Le chiese sono fra gli edifici più colpiti

8. La prima attenzione della protezione civile e degli amministratori è dedicata all’assistenza alle persone

9. Inizia un lungo calvario per le famiglie

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10. Chi non è autosufficiente viene portato in centri di assi-stenza al riparo dal terremoto

13. La torre dell’orologio di Finale diventa l’emblema di una triste ora per queste terre

15. Una nuova scossa di oltre 5 gradi Richter devasta i territori nel pomeriggio

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■ terremoto e ricostruzione ■ terremoto e ricostruzione

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20. La torre dell’orologio scompare definitivamente

24. I capannoni industriali mostrano le debolezze con cui sono stati progettati

25. Il municipio di Sant’Agostino diventa l’epicentro delle dirette televisive

26. Ancora nessuno lo sa, ma diversi magazzini del formaggio sono stati colpiti. Albalat ha all’interno 120 mila forme, solo 20 mila son rimaste in piedi

27. Il 29 maggio, mentre la gente cerca di riprendere l’attività c’è la seconda ondata di scosse che mette in ginocchio la popolazione civile e altre strutture produttive

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28. In quel momento Alba-lat aveva appena iniziato lo svuotamento del magazzino e la separazione del formaggio integro da quello danneggiato

35. Il formaggio più stagionato è quello che risente meno del trauma, quello fresco invece ha un’alta percentuale di danni gravi che arrivano fino all’inuti-lizzo alimentare

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■ terremoto e ricostruzione ■ terremoto e ricostruzione

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38. Ivano Chezzi dirige i lavori di sgombero per i quali ven-gono impiegate oltre quaranta persone, alcune prestate da altre aziende fra le quali Progeo

41. Il gruppo Granterre segue sin dall’inizio l’evolversi della vicenda affiancandosi per organizzare la lavorazione del formaggio danneggiato e per collaborare con gli enti, l’assicu-razione, il consorzio di tutela

42. Durante l’estate pro-seguono i lavori di messa in sicurezza e dove è possibile di ricostruzione

43. La solidarietà alle popola-zioni colpite trova il suo apice con la visita del Papa e del Dalai Lama

44. Il lavoro nel caseificio non è mai stato interrotto

45. Le forme uscite dalla salamoia vengono depositate su lunghe file di assi sostenute da bancali

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46. 48. Le nuove scalere proven-gono dall’esperienza di scaffala-ture industriali, completamente ripensate nei dettagli

49. Un sistema di robusti tiranti lega la struttura e ne impedisce il movimento

52. L’altezza rimane così garantita attraverso fissaggi dotati di grandi sezioni che incernierano gli scaffali in una unica gabbia

47. I magazzini sono stati svuo-tati dal formaggio e smontati, vengono irrobustiti e predispo-sti ad ospitare nuove scalere

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■ Mondo zootecnico■ terremoto e ricostruzione

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61. Torna il sorriso in chi ha subìto ed ha reagito. Un singolo nome non entrerà nei libri di storia, ma il suo impegno in scienza, coscienza ed abnegazione iscrive nella storia di questa terra una intera collettività che sa lavorare congiuntamente

55. Il formaggio torna a popolare il magazzino mentre ancora si montano le nuove scalere

60. 20 Maggio 2012, una data incisa nella vita di una comunità

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Allevamentodi precisione e mungitura robotizzataAllevare oggi, con la dovuta precisione...

Per “allevamento di precisione” (“Precision Dairy Far-ming”) si intende l’impiego di tecnologie atte a misurare sull’animale singolo indicatori fisiologici, comporta-

mentali e produttivi, allo scopo di migliorare la gestione e il reddito dell’azienda. Molte di queste tecnologie hanno già una buona diffusione presso i nostri allevamenti: registrazione giornaliera della produzione, controllo automatico dei princi-pali parametri di qualità del latte (grasso, proteine, conta cel-lulare, lattosio), rilevazione dell’attività deambulatoria, della temperatura corporea, della conducibilità del latte, dei calori, del peso corporeo, dell’assunzione di concentrato. I princi-pali obiettivi dell’allevamento di precisione consistono nel far esprimere al massimo grado il potenziale del singolo animale, nell’individuare in anticipo le patologie e nel rendere minimo l’impiego di farmaci attraverso opportune misure di preven-zione. Nel corso degli ultimi decenni l’allevamento bovino da latte si è evoluto in modo da attraversare fasi molto diverse tra loro; partendo infatti dall’azienda di pochi capi, dei quali si

conoscono i nomi ad uno ad uno, si passò all’allevamento di più grandi dimensioni che finì per adottare la tecnica unifeed e che tendeva a considerare più la mandria nel suo insieme che la singola bovina.La tendenza all’aumento continuo del numero di capi in alle-vamento e alla contrazione della manodopera fa sì che oggi ci si affidi sempre più alla tecnologia, allo scopo di tenere sotto controllo una realtà sempre più complessa e che altrimenti rischierebbe di sfuggire di mano. Si può pertanto affermare che oggi con l’allevamento di precisione si torna nuovamente a prendere in considerazione la singola bovina.► Mungitura robotizzata: i motivi di una scelta.L’impiego del robot di mungitura ha visto negli ultimi anni un aumento di diffusione, grazie ad alcune sue interessanti caratteristiche. Si tratta anzitutto di un sistema che pone al centro la bovina e mira al suo benessere, proponendo una fre-quenza di mungitura personalizzata e più vicina alle condi-zioni naturali proprie dell’allattamento del vitello. Il passaggio

dalla mungitura tradi-zionale a quella robo-tizzata implica una modificazione della routine quotidiana sia per la bovina che per l’allevatore.Si registra infatti in qualche misura una riduzione del lavoro manuale, che però deve essere rimpiaz-zato da una maggiore raccolta di dati e da una più attenta osser-vazione degli animali.

Robot di mungitura e benessere.Nella mungitura in sala le bovine devono essere condotte dal personale e mostrano

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■ Mondo zootecnico ■ Mondo zootecnico

Le foto a corredo dell’articolo sono state scattate nell’allevamento di Mauro Stancari, un giovane allevatore di Volta Mantovana che dal 26 agosto ha inaugurato la stalla nuova dotandola dei più moderni accorgimenti. Oltre al robot di mungitura, segnaliamo l’impianto di illuminazione che integra le ore di luce giornaliera assi-curandone 16 ad almeno 200 lux costanti nel reparto delle vacche da inseminare, la miscelazione con acqua calda negli abbeveratoi per portare l’acqua di bevanda alla temperatura di 22° C, recuperando il calore dai pannelli solari e dalla refrigerazione del latte.Mauro, assieme ai genitori Francesco e Luigina, ed in futuro il figlio Lorenzo, alleva 60 capi in mungitura con buoni risultati produttivi che sono destinati a salire grazie alle nuove tecnologie che migliorano il comfort animale ed il controllo dell’allevatore. Sarà molto importante portare a frutto la ricchezza di dati che il sistema fornisce, fra i quali: temperatura corporea, peso dell’animale, attività ruminale, quarto mammella con problemi, oltre alle misurazioni più consuete quali i chili di latte prodotti e il tenore di grasso e proteine.

l’esperienza di mauro stancari

La quantità e la qualità del mangime pellettato distribuito in mungitura giocano un ruolo

non secondario ai fini del raggiungimento e del mantenimento di un buon numero medio di

mungiture nell’arco della giornata.

E’ evidente che un mangime appetibile contribuisce attivamente ad elevare il numero di

mungiture e di conseguenza la produzione di latte, senza dimenticare il miglioramento

della sanità della mammella. Il sistema offerto dal robot consente di registrare per ogni

bovina il numero di mungiture giornaliere e il numero dei cosiddetti “rifiuti”; con questo

termine si indicano i casi in cui la bovina si reca alla mungitrice troppo in anticipo rispetto al

momento in cui è autorizzata ad essere munta nuovamente. Numero di mungiture e numero

di “rifiuti” sono due parametri oggettivi, che in quanto tali risultano utili anche per valutare

il “potere attirante” di un mangime o di un aroma di cui il concentrato è dotato.

Robot Milk è il prodotto che Progeo propone per realizzare il maggior numero di

accessi in mungitura; la sua formula comprende materie prime dotate di grande appetibilità,

mentre la sua composizione analitica si adatta con facilità alla maggior parte dei raziona-

menti. Per la sua appetibilità nettamente al di sopra della media, si consiglia di impiegare il

prodotto soprattutto nei casi in cui si intenda aumentare il numero medio di mungiture,

oppure qualora il mangime finora impiegato non si dimostri all’altezza della situazione.

il ruolo del mangimereazioni legate allo stress, spe-cialmente qualora non siano trat-tate con le dovute attenzioni. Inoltre in sala di attesa la distanza tra un animale e l’altro è molto ravvicinata, pertanto i soggetti di rango inferiore non hanno la pos-sibilità di tenersi a distanza da quelli dominanti. Al contrario, quando accede al robot la bovina ha molto spazio a disposi-zione e riesce così

ad evitare la maggior parte dei conflitti. Rispetto alla mun-gitura tradizionale i capezzoli non vengono puliti contem-poraneamente, ma uno ad uno; tale metodo induce un eccellente effetto di stimolazione dei capezzoli, da cui la produzione di una quantità di ossitocina sufficiente ad indurre l’eiezione del latte.

Il robot di mungitura visto dai nostri allevatori► Quali sono i principali vantaggi?Essere svincolati dalla gestione di una sala di mungitura

comporta un risparmio di manodopera, l’entità del quale non è semplice da definire, in quanto varia da un’azienda all’altra. Un vantaggio di carattere fisiologico (e che investe anche il tema del benessere animale) consiste nel fatto che la bovina può adattare il numero di mungiture giornaliere al proprio livello di produzione. Se ad esempio le mun-giture sono in media 2,5 al giorno, significa che alcune bovine sono munte più di tre volte, mentre altre lo sono meno di due volte. Questo rappresenta un notevole van-taggio per le più produttive, che possono farsi mungere in media tra 4 e 5 volte al giorno. Per quanto riguarda i pro-cessi infiammatori a carico della mammella, la mungitura ripetuta più volte al giorno rappresenta di per sé un mezzo di prevenzione ed un sussidio alla terapia. Alcuni allevatori segnalano poi che in molti casi una mastite di lieve entità può risolversi solo grazie alla mungitura più frequente e senza l’impiego di farmaci.► E gli svantaggi?Secondo gli allevatori il principale inconveniente della mungitura con robot consiste nel fatto che la macchina può andare incontro ad un guasto o ad un malfunziona-mento in qualunque momento. Per l’allevatore ne deriva quindi la necessità di disporre in azienda di una serie di pezzi di ricambio e di un gruppo elettrogeno. Un altro “difetto” della mungitura robotizzata è la necessità di più tempo nello svolgimento di alcuni compiti. Se la mungi-tura è effettuata in sala, la messa in asciutta e le terapie contro la mastite si attuano durante i normali orari di mungitura, mentre col robot anche il caso gioca un ruolo. Se infatti la bovina da trattare è stata munta da poco tempo si può procedere subito, mentre se lo è stata alcune ore

prima, dovrà essere munta nuovamente.Vi è inoltre da ricordare che alcune bovine non sono adatte alla mungitura con robot; se ad esempio i capezzoli posteriori sono troppo ravvicinati, il laser non riesce a distinguerli e l’attacco del gruppo risulta difficoltoso. Anche i capezzoli troppo corti possono rappresentare un ostacolo al corretto attacco del gruppo di mungitura.

Un altro possibile svantaggio è dato da un calo di produzione. Il passaggio dalle consuete due mun-gitura giornaliere in sala alle 2,5 mun-giture del robot determina di solito un aumento di produzione, ma se si parte da tre mungiture giornaliere in sala, affi-dando gli animali al robot si può avere qualche delusione in termini produttivi.

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■ L’ alimentazione

farina, fiocchi, farinetta, glutine, semola glutinata, distillers. Infine i mangimi contenenti mais.A questa situazione gli allevatori stanno cercando di porre rimedio in tanti modi diversi, spesso sommandoli fra loro:- uso di captanti, - riduzione o eliminazione del mais

nella razione attraverso la sosti-tuzione con sorgo, orzo, fru-mento, farinaccio,

- ricerca sul mercato di mais e mangimi sicuri.

Il primo caso, l’uso dei captanti, ottiene spesso risultati contro-versi e fortemente influenzati dalla quantità di aflatossine con-tenute nel piatto. Il secondo caso, la riduzione del mais impiegato, è efficace solo con la eliminazione totale del mais in razione, poiché anche una presenza ridotta può dar luogo a forti escur-sioni fuori norma. Ma la riduzione o l’eliminazione del mais in razione ha un alto costo in termini economici (valore del punto di amido) ed in termini produttivo-sani-tari, essendo il mais molto impor-tante e peculiare nella dieta, grazie al suo alto valore di amido e alla lenta degradabilità dello stesso. La sua sostituzione con amidi fer-mentescibili o farinacci anch’essi fermentescibili oltre a modifi-care la ruminazione e ad alzare il rischio di acidosi, riduce il conte-nuto energetico della razione. Per compensare questa riduzione o si aumentano le dosi o si aggiun-gono grassi, comunque a scapito dell’economia della razione e della quota foraggera (la meno costosa) che spesso è già al limite.La ricerca del mais sicuro è quindi la soluzione da preferire, anche se appare improba in anni come questi. Più praticabile è l’utilizzo di mangimi a base mais controllati dall’industria mangimistica.Ma attenzione: con il mais attuale per un mangimificio è praticamente impossibile fornire mangimi all’interno dei limiti di legge se non attua una gestione straordinaria. Progeo è ormai 10 anni, dal lontano anno 2003, che segrega il mais nazionale desti-nandolo alle formulazioni di

Il 2012 verrà ricordato come anno orribile per il raccolto nazionale di mais, sia per le minori rese per ettaro, ma

anche e soprattutto per la contaminazione generalizzata di aflatossine.L’intera Pianura Padana è stata danneggiata da questo evento così come altre zone da sempre conosciute come sicure hanno registrato il fenomeno, fra esse anche i territori esteri quali le pianure ungheresi e non solo.L’elevata siccità, l’attacco dei parassiti, l’irrigazione a getto sono stati i fattori scatenanti di questa problematica vastis-sima e ad alta intensità.La soglia di legge che fissa in 20 ppb la presenza massima della tossina nel mais per la sua commercializzazione ed impiego alimentare, è stata spesso superata con valori che vanno dal più modesto raddoppio fino alla decuplicazione ed oltre; inoltre si sono registrati valori di contaminazione importanti anche nel pastone, nel trinciato fresco e addirit-tura in altre specie vegetali quali il sorgo.

L’aflatossina rappresenta un serio problema per la salute pubblica, da tempo sono noti i suoi effetti cancerogeni sul fegato. L’uomo può arrivare ad assumere aflatossine ciban-dosi di alimenti contaminati in forma diretta, come nel caso di derrate alimentari provenienti dai raccolti, oppure in forma indiretta, come nel caso del latte, attraverso il quale l’organismo animale che è entrato in contatto con la tossina poi la espelle rielaborata.La normativa italiana prevede valori soglia molto contenuti per il latte, 50 ppt.Inoltre stabilisce valori soglia per gli alimenti animali: 5 ppb nel mangime per vacche da latte (3 ppb per il Consorzio del Parmigiano Reggiano), da 10 a 20 ppb per i mangimi di altre specie animali, 20 ppb per il mais tal quale.Da agosto si è assistito al superamento dei valori soglia del latte spesso in forma eclatante. Con il raccolto di quest’anno è comprensibile che errori sulla qualità possano accadere; gli stessi sistemi di controllo sanitario predisposti dalle autorità

prevedono prima una fase di allerta e successivamente una fase di riverifica che, se poi conferma una situazione non a norma, prevede pesanti san-zioni (fino al penale se con recidiva) e la distruzione del latte, oltre al sequestro e suc-cessiva distruzione del formag-gio in caseificio, nel caso di persistenza della tossina. Molteplici sono le possibili fonti di ingresso di aflatos-sine all’interno della razione da latte, anzitutto le derrate alimentari autoprodotte in azienda: silomais e pastoni contaminati, mais in granella. Poi ci sono le fonti acquistate all’esterno: mais in grano o

mangimi per specie animali non a rischio. Per le formula-zioni da bovine da latte Progeo dedica solo mais sicuro,

controllato, conservato e lavorato in modo sepa-rato. Solo così Progeo può fornire la sicu-

rezza del rispetto dei limiti di legge e la sicurezza della qualità senza com-

promessi dei propri mangimi, inserendo le quote di amido da mais che il mangime prevede. Tramite questa impostazione del proprio processo indu-striale, Progeo può fornire mangimi sicuri che vanno dai semplici mangimi di linea con tenori variabili dal 30 al 48%

di amido, fino allo Starch Gold / Top Corn in farina o in pellet,

ovvero mangimi composti dal 95% di mais e 5% di orzo e sali tam-

pone, con un valore di amido del 60%. E’ questa la strada maestra che Progeo per-

segue con convinzione, al fine di fornire SOLU-ZIONI certe ai propri clienti ed evitare di rispondere ai loro problemi con altri problemi.

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Progeo è anche un OP cerealicolo raccogliendo dai propri soci i cereali che loro coltivano.Quest’anno il mais conferito è stato di 250 mila quintali, purtroppo di qualità non idonea all’alimentazione delle vacche da latte, ma a volte anche per altre specie animali. Tutto il mais conferito è stato analizzato e catalogato, la sua valorizzazione di mercato sarà decisa solo quando si conosceranno gli esiti della sua destinazione. Una parte è già stata destinata alla distruzione attraverso l’uso negli impianti di fermentazione per il biogas. Altre parti verranno lavorate attraverso nuovi sistemi di depurazione che prevedono la separazione dei singoli grani intaccati dal resto della partita. Si è visto che rilavorando con due passaggi il mais si otten-gono benefici con l’abbattimento di aflatossine fino all’ottanta percento. Per far ciò Progeo si è dotata di una speciale macchina precedentemente pensata per altri cereali e già in uso nel nostro molino di Ganaceto per il frumento. La funzionalità di tale macchina consiste nel pas-saggio della granaglia a velocità sostenuta (120 q.li/ora) sotto un lettore ottico che individua i grani rotti e quelli anomali per colore. I grani individuati vengono espulsi dal flusso attraverso lo sparo di un microgetto ad aria compressa che lo colpisce. Lo scarto complessivo medio può arrivare al 10%. Questo intervento serve solo per depurare e rendere a norma il mais destinato ai mangimi per altre specie animali, non viene impiegato per le vacche da latte. Per le vacche da latte Progeo usa solo mais sicuro: dal 2003 non impiega più il mais raccolto nella Pianura Padana ma acquista solo mais proveniente da zone più affidabili quali l’alto Veneto, il Friuli, l’Austria, la Germania, l’Ungheria. Quest’anno non possono bastare i normali controlli di routine perché si è dimostrato che anche da quelle zone possono arrivare partite contaminate. Per questo motivo il mais viene analizzato camion per camion, sia con la lampada UV che con l’analisi rapida quantitativa (strip lateral flow), poi viene classificato per contenuto di tossina e stoccato in celle apposite, dedicate alla lavorazione specifica per vacche da latte.Tutto questo comporta un alto impegno di uomini, dotazioni tecnologiche e costi, ma produce un importante servizio di garanzia per i nostri clienti, i quali non vengono lasciati soli neanche nell’eventualità che il sistema dovesse riscontrare problemi: con una semplice telefonata di allerta ci si attiva per un rapido controllo del campione prelevato in uscita dallo stabilimento si predispone il ritiro immediato della merce non conforme.

il sistema Progeo per la sicurezza del mangime da latte

Aflatossine?No Grazie!

Mangimi Progeo per vacche da latteUna vasta gamma

Esiste un momento nella lattazione della bovina che richiede più attenzione degli altri.

Dopo il parto e fino al concepimento la bovina non si risparmia per dare il meglio di sè:

è in questa fase che dobbiamo avere più cura di lei.

Lino, Carnitina, Vitamina PP, alto tenore proteico e lipidico

sono il supplemento energetico pensato da Progeo per mantenere accese le tue vacche.

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Legenda:Mix Alta Convenienza: ottimo rapporto qualità prezzoMix Focus Tecnico: con alcune specifiche formulistiche personalizzateMix Alta Performance: la massima concentrazione nutritiva

Total PoolIl coltellino svizzero per la vacca da latte

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✓ Fibra digeribile

Mangimi Progeo per vacche da latteper una soluzione personalizzata

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ovità in PILLOLEN

a cura di

■ Claudio Vezzani - Medico Veterinario Progeo

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Vantaggi nello spostare le manze di sera rispetto al mattino

Lo spostamento delle manze nel gruppo delle vacche effettuato dopo la mungitura della sera rispetto alla mungitura del mattino ha prodotto meno competizioni, maggiore ingestione e superiore tempo di riposo. E’ interessante valutare gli effetti dell’orario di scarico del carro unifeed sul comportamento degli animali.A.R. Boyle, C.P. Ferris, N.E. O’Connell, “Are there benefits in introducing dairy heifers to the main dairy herd in the evening rather than the morning?”

Parametri metabolici in transizione che predicono l’eliminazione precoce delle vacche

Per valutare i livelli di NEFA (acidi grassi non esterificati), BHBA (betaidrossibutirrato) e calcio che sono in relazione al rischio di eliminazione delle vacche nei primi 60 giorni dopo il parto sono state sottoposte a triplice prelievo di sangue (−1, +1, e +2 setti-mane rispetto al parto) 5.979 vacche. Qui di seguito è riportato il rischio rispetto ad animali sani per ogni fase e ogni componente.NEFA ≥ 0.4mmol/L -1 (OR=1.8) BHBA ≥ 0.7mmol/L −1 (OR=1.8) calcium ≤ 2.3mmol/L −1 (OR=1.6 )NEFA ≥ 0.8mmol/L +1 (OR=2.0) BHBA ≥ 1.2mmol/L +1 (OR=1.8) calcium ≤ 2.2mmol/L +1 (OR=1.5)NEFA ≥ 0.8mmol/L +2 (OR=4.2) BHBA ≥ 1.6mmol/L +2 (OR=3.2) calcium ≤ 2.3mmol/L +2 (OR=2.3) I valori più attendibili (se considerati congiuntamente) sono stati NEFA -1 e +1 dal parto e calcio -1OR = Odds Ratio, numero di probabilità di eliminazione rispetto al controllo. T. Roberts, N. Chapinal, S.J. LeBlanc, D.F. Kelton, J. Dubuc, T.F. Duffield, “Metabolic parameters in transition cows as indicators for early-lactation culling risk”

Performance e benessere di vacche ad alta produzione raffrescate 8 volte rispetto a 5 volte in climi caldi e umidi

Sono stati valutati gli effetti dell’aumento da 5 a 8 dei cicli di raffrescamento nella stagione calda. I cicli erano di 45 minuti e compren-devano ripetizioni di 30 secondi di aspersione con acqua e 4,5 minuti di ventilazione Gli animali del gruppo con 8 cicli hanno fatto registrare una temperatura rettale più bassa di 0,16°C al mattino e di 1,08°C al pomeriggio. Il numero di atti respiratori al minuto del gruppo di prova e di quello di controllo è stato pari rispettivamente a 49,1 e 54,6 al mattino e a 50,0 e 83,0 al pomeriggio. Grazie al maggiore raffrescamento l’ingestione e la produzione di latte hanno fatto registrare un aumento pari rispettivamente a 9.3% e 9.6% (27,0 contro 24.7 kg di sostanza secca e 40,1contro 36,6 kg/d). L’attività di ruminazione dei soggetti del gruppo con 8 cicli è stata maggiore del 7,4% (440,1 contro 409,6 minuti al giorno), mentre i minuti di riposo sono stati 9,9 in più (484,4 contro 474,5).H. Honig, J. Miron, H. Lehrer, S. Jackoby, M. Zachut, A. Zinou, Y. Portnick, U. Moallem, “Performance and welfare of high-yielding dairy cows subjected to 5 or 8 cooling sessions daily under hot and humid climate”

Mastiti e perdite economiche

In uno studio irlandese gli allevamenti sono stati suddivisi in 5 diverse classi secondo il valore medio di conta cellulare: fino a 100.000, 100.001–200.000, 200.001–300.000, 300.001–400.000 e oltre 400.000 cellule/ml. Il guadagno netto scende da 31.252 €/anno per 100 000 cellule fino a 11.748€/anno sopra le 400.000. I costi aumentano da 161.085 € a 177.343 € per quanto riguarda trattamenti e latte scartato, mentre i costi di rimonta salgono del 17%.U. Geary, N. Lopez-Villalobos, N. Begley, F. McCoy, B. O’Brien, L. O’Grady, L. Shalloo, “Estimating the effect of mastitis on the profitability of Irish dairy farms”

Costi sanitari di vacche Holstein di grandi dimensioni rispetto a quelle piccole.

In uno studio condotto su 1.035 lattazioni di 486 bovine (di cui 199 di grande taglia e 287 di piccola taglia) i costi sanitari nel corso della prima lattazione sono stati 62,41 $ per le grandi e 41,41$ per le piccole, mentre nel complesso delle prime tre lattazioni sono stati rispettivamente 54,15 % e 38,09 $. La patologia che ha inciso di più e che ha determinato la differenza è stata la dislocazione dell’abomaso, seguita dai problemi locomotori.J.C. Becker, B.J. Heins, L.B. Hansen, “Costs for health care of Holstein cows selected for large versus small body size”

I fattori associati ad aborto

Su 8,5 milioni di lattazioni (si noti l’imponenza di questo lavoro!) la frequenza di aborti (interruzioni di gravidanza oltre i 151 giorni) è stata pari a 1,3%. La percentuale si riduce man mano che si avanza nella lattazione: 4,38%, 3,27%, 1,19%, e 0,59% rispettivamente per 152 /175, 176 / 200, 201 / 225 e 226 /250 giorni di gravidanza. Il tasso più alto è stato registrato sulle primipare (1,4% ) e durante il periodo Maggio-Agosto e si è rivelato superiore per la Holstein rispetto ad altre razze. E’ stata inoltre valutata l’influenza dei geni recessivi letali sull’insorgenza di aborti: l’80% si è verificato nei primi 60 giorni di gestazione. L’associazione della presenza di geni recessivi con gli aborti è stata calcolata in 0,0% per le Jersey in 2,4% per le Holstein.H.D. Norman, R.H. Miller, J.R. Wright, J.L. Hutchison, K.M. Olson, “Factors associated with frequency of abortions recorded through Dairy Herd Improve-ment test plans”.

Tutti gli articoli qui citati sono stati pubblicati nel 2012 dalla rivista “Journal of Dairy Science”.

Dimensione delle particelle e fermentescibilità della farina e del pastone di mais.

Il grado di finezza della macinazione (granulometria) non è il solo fattore che condiziona la fermentescibilità del mais. Per stimare con precisione quest’ultimo aspetto è infatti necessario analizzare anche il contenuto di prolamine (zeina) nella granella di mais e il contenuto di azoto ammoniacale nel pastone.P.C. Hoffman, D.R. Mertens, J. Larson, W.K. Coblentz, R.D. Shaver, “A query for effective mean particle size in dry and high-moisture corns”

Analisi della zeina del mais

La zeina è una proteina che incapsula i granuli di amido, ostacolandone di conseguenza la digestione. Un test di recente acqui-sizione (metodo turbidimetrico) consente l’identificazione e la quantificazione della zeina nella farina di mais, nel silomais e nel pastone di granella, fornendo così un dato di fondamentale importanza sulla digeribilità dell’amido del cereale.G. Giuberti, A. Gallo, F. Masoero, “Technical note: Quantification of zeins from corn, high-moisture corn, and corn silage using a turbidimetric method: Comparative efficiencies of isopropyl and tert-butyl alcohols”

Mobilizzazione di muscolo e grasso corporeo nella vacca in transizione e relazione con la chetosi

La mobilizzazione delle proteine del muscolo a fini energetici inizia prima del parto e continua fino a 4 settimane dopo, a diffe-renza della mobilizzazione del grasso, che inizia generalmente solo subito dopo il parto. Le vacche che mobilizzavano una minore quantità di proteine muscolari erano quelle con i più alti livelli di corpi chetonici nel latte. Nella fase di transizione appare pertanto interessante il ruolo dei supplementi proteici, allo scopo di aiutare l’animale a prevenire la chetosi.S.G.A. van der Drift, M. Houweling, J.T. Schonewille, A.G.M. Tielens, R. Jorritsma, “Protein and fat mobilization and associations with serum β-hydroxybutyrate concentrations in dairy cows”

Impiego di glicerolo o glicole nelle prime fasi di lattazione: effetti su produzione e metabolismo.

In uno studio svedese a 673 bovine di 12 allevamenti sono stati somministrati in aggiunta alla razione 450 g di glicerolo o 300 g di glicole propilenico, oppure niente (gruppo di controllo), in 2 volte al giorno nei primi 21 giorni di lattazione. Le vacche che assumevano glicerolo avevano meno insulina nel sangue nei primi 60 giorni di lattazione e producevano più latte nei primi 90 giorni. Nessuna variazione significativa dei parametri metabolici e riproduttivi.H. Lomander, J. Frössling, K.L. Ingvartsen, H. Gustafsson, C. Svensson, “Supplemental feeding with glycerol or propylene glycol of dairy cows in early lactation. Effects on metabolic status, body condition, and milk yield”

L’impiego di progesterone aumenta la fertilità delle vacche in estate.

190 vacche con produzione media di 42,3 kg sono state inseminate dopo la rilevazione del calore. La temperatura massima e l’umidità durante la prova erano in media rispettivamente 30,2°C e 86%. Le vacche sono state trattate con un dispositivo intravaginale per il rilascio controllato di progesterone a partire da 5 giorni dopo l’inseminazione e per i 13 giorni seguenti, mentre la conferma di gravidanza è stata fatta a 45 giorni. Il trattamento ha aumentato il tasso di concepimento in vacche con basso punteggio di condizione corporea rispetto al controllo (53% contro 27%) o in vacche che avevano presentato problemi riproduttivi (58% contro 14%). E. Friedman, Z. Roth, H. Voet, Y. Lavon, D. Wolfenson, “Progesterone supplementation postinsemination improves fertility of cooled dairy cows during the summer”

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