da Brescia a Quirra

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Da Brescia a Quirra: pulire le coscienze per pulire l'Italia "Puliamo l'Italia". Questo è il titolo, carico di buoni propositi, della puntata di Presa Diretta andata in onda domenica 31 marzo, che ha cercato di far luce su un'inquietante emergenza ambientale individuata nella zona a Sud di Brescia. Il disastro in questione mi ha ricordato per certi versi un altro controverso caso che ha come protagonista la mia regione, quello riguardante il cosiddetto "Salto di Quirra", una piccola zona della Sardegna centro- orientale ben nascosta agli occhi della gente comune che ha ospitato per lungo tempo sperimentazioni belliche con sostanziose emissioni di scorie radioattive. A Brescia la struttura incriminata è la Caffaro, una fabbrica che fino agli anni Ottanta ha prodotto migliaia di tonnellate del pericoloso cancerogeno Pcb, rilasciandone grandi quantità nell'ambiente circostante. Nella zona di Quirra non si riesce più a star dietro all'incremento esponenziale dei casi di tumore, si esaminano le mostruose deformazioni degli animali da pascolo e le malformazioni sui neonati, si riesumano i cadaveri dei pastori venuti a mancare in circostanze sospette. E mentre la gente si nasconde dietro un velo di omertoso silenzio, forse per paura di ritorsioni o per chissà quale altra ragione, il capo della procura di Lanusei Fiordalisi cerca di illuminare e portare alla ribalta una questione lasciata nell'ombra per lungo tempo. Nella recente inchiesta di Marco Corrias "I veleni di Quirra", non si può fare a meno di provare orrore, sgomento e irritazione perché ancora una volta le istituzioni hanno taciuto su un problema che non è solo relativo a quella zona, ma diventa problema di tutta l'umanità se traslato sul futuro delle prossime generazioni. A Brescia la situazione è non meno drammatica. Riccardo Iacona dal piccolo schermo ci racconta di un'emergenza sanitaria che coinvolge la bellezza di 25mila persone: è sconvolgente pensare che il Pcb, in 50 anni di continua immissione nell'ambiente, sia entrato comodamente a far parte della catena alimentare anche attraverso il latte materno. In questo scenario surreale, i bambini non hanno la possibilità di giocare nel verde delle scuole da loro frequentate e devono stare a debita distanza dal giardino di casa. E mentre illustri studiosi, con dati alla mano, ci spiegano in che modo il Pcb possa provocare varie tipologie di tumori (soprattutto seno, sangue e fegato) e sia collegato allo sviluppo del diabete, a deficit cerebrali e a un generale malfunzionamento del sistema immunitario, la Asl di zona controbatte incolpando il programma di aver presentato i dati in modo parziale e allarmistico, parlando di monitoraggi con appositi programmi epidemiologici e di non correlazione tra Pcb e insorgenza di determinate forme tumorali. Nord italia ed estremo Sud: la situazione è comunque la stessa. Nascondersi dietro un dito o puntarlo contro il famoso Capro Espiatorio alla Benjamin Malaussène, tirarsi fuori dalle situazioni alzando le mani con atteggiamento distante, dare la colpa alle amministrazioni precedenti, come sempre più spesso accade (anzi, sembra proprio essere diventata una comunissima prassi per la classe politica tutta), non serve di sicuro a risolvere il problema e a garantire il benessere del cittadino comune. In Italia, purtroppo, c'è l'abitudine di nascondere la polvere sotto il tappeto fin quando l'esasperazione generale, la stanchezza di chi si trova a combattere gravi malattie e a vedersi stravolta la vita di punto in bianco, fanno esplodere il caso. Come è accaduto per Quirra, come sta accadendo con Brescia. Per pulire l'Italia dovremmo non solo sentire l'urgenza di garantire ai nostri figli e nipoti un mondo migliore, ma anche pulire le nostre coscienze, forse ormai oscurate da una patina oscura di menefreghismo e snobismo: l'orticello non è più solo il nostro ma rappresenta, in proiezione, il mondo materiale e sociale in cui viviamo.

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Pulire le coscienze per pulire l'Italia

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Da Brescia a Quirra: pulire le coscienze per pulire l'Italia

"Puliamo l'Italia". Questo è il titolo, carico di buoni propositi, della puntata di Presa Diretta andata in onda

domenica 31 marzo, che ha cercato di far luce su un'inquietante emergenza ambientale individuata nella zona

a Sud di Brescia.

Il disastro in questione mi ha ricordato per certi versi un altro controverso caso che ha come protagonista la

mia regione, quello riguardante il cosiddetto "Salto di Quirra", una piccola zona della Sardegna centro-

orientale ben nascosta agli occhi della gente comune che ha ospitato per lungo tempo sperimentazioni

belliche con sostanziose emissioni di scorie radioattive. A Brescia la struttura incriminata è la Caffaro, una

fabbrica che fino agli anni Ottanta ha prodotto migliaia di tonnellate del pericoloso cancerogeno

Pcb, rilasciandone grandi quantità nell'ambiente circostante.

Nella zona di Quirra non si riesce più a star dietro all'incremento esponenziale dei casi di tumore, si

esaminano le mostruose deformazioni degli animali da pascolo e le malformazioni sui neonati, si riesumano i

cadaveri dei pastori venuti a mancare in circostanze sospette. E mentre la gente si nasconde dietro un velo di

omertoso silenzio, forse per paura di ritorsioni o per chissà quale altra ragione, il capo della procura di

Lanusei Fiordalisi cerca di illuminare e portare alla ribalta una questione lasciata nell'ombra per lungo

tempo.

Nella recente inchiesta di Marco Corrias "I veleni di Quirra", non si può fare a meno di provare orrore,

sgomento e irritazione perché ancora una volta le istituzioni hanno taciuto su un problema che non è solo

relativo a quella zona, ma diventa problema di tutta l'umanità se traslato sul futuro delle prossime

generazioni.

A Brescia la situazione è non meno drammatica. Riccardo Iacona dal piccolo schermo ci racconta di

un'emergenza sanitaria che coinvolge la bellezza di 25mila persone: è sconvolgente pensare che il Pcb, in 50

anni di continua immissione nell'ambiente, sia entrato comodamente a far parte della catena alimentare

anche attraverso il latte materno. In questo scenario surreale, i bambini non hanno la possibilità di giocare

nel verde delle scuole da loro frequentate e devono stare a debita distanza dal giardino di casa.

E mentre illustri studiosi, con dati alla mano, ci spiegano in che modo il Pcb possa provocare varie tipologie

di tumori (soprattutto seno, sangue e fegato) e sia collegato allo sviluppo del diabete, a deficit cerebrali e a un

generale malfunzionamento del sistema immunitario, la Asl di zona controbatte incolpando il programma di

aver presentato i dati in modo parziale e allarmistico, parlando di monitoraggi con appositi programmi

epidemiologici e di non correlazione tra Pcb e insorgenza di determinate forme tumorali.

Nord italia ed estremo Sud: la situazione è comunque la stessa. Nascondersi dietro un dito o puntarlo contro

il famoso Capro Espiatorio alla Benjamin Malaussène, tirarsi fuori dalle situazioni alzando le mani con

atteggiamento distante, dare la colpa alle amministrazioni precedenti, come sempre più spesso accade (anzi,

sembra proprio essere diventata una comunissima prassi per la classe politica tutta), non serve di sicuro a

risolvere il problema e a garantire il benessere del cittadino comune.

In Italia, purtroppo, c'è l'abitudine di nascondere la polvere sotto il tappeto fin quando l'esasperazione

generale, la stanchezza di chi si trova a combattere gravi malattie e a vedersi stravolta la vita di punto in

bianco, fanno esplodere il caso. Come è accaduto per Quirra, come sta accadendo con Brescia. Per pulire

l'Italia dovremmo non solo sentire l'urgenza di garantire ai nostri figli e nipoti un mondo migliore, ma anche

pulire le nostre coscienze, forse ormai oscurate da una patina oscura di menefreghismo e snobismo:

l'orticello non è più solo il nostro ma rappresenta, in proiezione, il mondo materiale e sociale in cui viviamo.

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