Da Arper a Venchi, ecco i candidati allo shopping dei …...Biga, managing partner di Icm Advisors:...
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Lunedì 17 Novembre 2014 IL GIORNALE DELL'ECONOMIA REALE www.ilsole24ore.com
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M&A. Medie aziende della moda, dell’arredamento o del food di fascia alta: il 30% di loro potrebbe essere acquisito nei prossimi cinque anni
I 50 marchi più appettibili all’esteroDa Arper a Venchi, ecco i candidati allo shopping dei fondi e degli investitori internazionali
Micaela Cappellini
pC’è il marchio storico della cioccolateria piemontese Venchi. C’è un campione della sartoria maschile come Kiton. Un nome che ha fatto scuola nel designcome Kartell. Una firma giovane, ma che cresce in fretta, comequella di Fabiana Filippi. In totale, ce ne sono 50: tutte medie aziende (con un fatturato tra i 30e i 300 milioni di euro), tutte distribuite tra la moda, il food e l’arredamento; tutte rigorosamentemade in Italy, tutte ad alto tasso di export, tutte con un marchio forte da spendere sul mercato. Quale sarà la prossima preda deifondi e degli investitori esteri?
«Mi aspetto che nel giro di cinque anni il 3040% di questi marchi finirà in mani straniere o di un fondo di investimento italiano» azzarda, ma con una certa
cognizione di causa, Pierangelo Biga, managing partner di Icm Advisors: a produrre la lista delle“magnifiche 50” è stata la Icm Research, che fa capo allo stessogruppo internazionale. I nomi sono tutti nella tabella.
La mappa è di quelle preziose.Dall’inizio della crisi a oggi, i marchi del made in Italy volati all’estero sono andati progressivamente aumentando. Le acquisizioni di Versace, Loro Piana o Valentino sono tra gli annunci che hanno avuto più risonanza nel campo della moda. Ma hannofatto storia anche il passaggio in mano straniera di campioni dell’arredamento come Poltrona Frau, o di gemme del gusto comela pasticceria Cova o la cantina Casanova a Greve in Chianti. L’ultimo shopping, in ordine di tempo, lo hanno fatto i soliti cinesi, che il mese scorso si sono portati a casa l’olio Berio: e tutti noi a chiederci sui giornali chi sarà il prossimo. Forse, proprio in
questa lista, c’è la risposta. L’analisi che è stata commis
sionata da Legalcommunity.it eche verrà presentata giovedì aMilano durante l’evento “Fashion Food Furniture – Savethe Brand” si basa sul calcolodel valore del portafoglio marchi di queste imprese, sul lorotasso di crescita medio e sullaloro redditività operativa. Alcune sono aziende emergenti con brand vitali, altre sono società mature che hanno saputoinnovare. Qualcuno è già statoacquisito, come Acetum permano di Clessidra. Qualcun altro, come Liu Jo, ha già addossogli occhi dei fondi.
In prima fila si trovano i marchi della moda: «Nell’area uomo sostiene Biga ci sono le societàpiù interessanti. Penso a marchi come Kiton, o come Corneliani. Ma anche a un brand giovane dell’abbigliamento femminilecome Fabiana Filippi, uno deimigliori in termini di performance economiche fra quellianalizzati». Nel settore alimentare, invece, i più appetibili sonoi marchi del segmento lussogourmet: società non grandi, ma che si muovono bene sullo scenario internazionale, magari perché hanno saputo conquistarsi gli scaffali di Harrods o deimagazzini Lafayette. Il pensiero va ad aziende come Venchi, o Caffè Vergnano. «Quanto al settore dell’arredamento aggiunge Biga che ha accusato di più lacrisi, davanti agli investitori avràun vantaggio chi è più technologydriven». Sul modello di Kartell, Flos, Minotti.
Tra le “magnifiche 50” sonorappresentate tanto le società per azioni, quanto le aziende cosiddette di famiglia. Chi ha le chance maggiori di attirare i capitali internazionali? «Al momento spiega Biga la mia società sta gestendo diversi progetti che riguardano le aziende di famiglia, e questo significa che, nonostante risultino più deboli nei processi di internazionalizzazione, sanno essere comunque appetibili. A patto però che non siano alle prese con problemi di passaggio generazionale».
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Competitività. Siamo solo al 18esimo posto nella classifica che misura la percezione complessiva dell’immagine di un Paese nel mondo
Ma il brand Italia perde terrenopSe i marchi italiani vannoforte nel mondo, l’Italia comemarchio continua a perdereposizione. Per l’edizione20142015 del Country BrandIndex la classifica firmata daFutureBrand che misural’immagine di un Paese nelmondo siamo soltanto al18esimo posto. E quel che piùconta, continuiamo a scendere: eravamo decimi nel 2011, siamo diventati 15esimi nel20122013 e ora scivoliamo addirittura al 18esimo gradino.
Certo non è un buon viatico, per un Paese che guardaall’estero per esportare e cercare di attrarre nuovi investi
menti per il proprio rilancio.Per fortuna i nostri marchi più blasonati non ne risentono troppo: «Direi piuttostoche sono proprio i grandimarchi ad aiutare il brand Italia nel suo complesso sostiene Silvia Barbieri, head ofstrategy di FutureBrand i capitali stranieri sanno coglierebenissimo dove esiste il valore vero, lì investono e continueranno a farlo. La debolezza sistemica dell’Italia appesantisce invece l’emergeredel “nuovo” perché certamente esiste un grado importante di diffidenza a scommettere sull’Italia. Comprar
si Valentino invece non è unascommessa, è un’assolutacertezza».
Cosa appanna dunquel’immagine dell’Italia nelmondo? Non le voci tradizione, cultura e turismo, quantopiuttosto le (scarse) possibiltà di business e una qualitàdella vita in peggioramento.All’Italia è ancora riconosciuto un ruolo di leadershipnella moda, nel cibo, nel lussoe nell’industria automobilistica, ma in quanto a servizifinanziari, internet, media,tecnologia, energia, trasportie retail la nostra expertise ègiudicata decisamente più
bassa. A sorpresa, la percezione del nostro Made inItaly reca con sé alcuni dubbisull’autenticità dei nostriprodotti (sono fatti realmente in Italia?), nonché sulla loro alta qualità.
Per un’Italia che scende, c’èinvece la (solita) Germaniache guadagna posizioni: terza in classifica, è sempre piùriconosciuta nel mondo come sinonimo di prodotti diqualità. Al primo posto quest’anno è arrivato il Giappone, che ha scalzato la Svizzeradal gradino più alto; meritodel potenziale di businessche offre, ma anche della ca
pacità di avere un “made in” tecnologico universalmente riconosciuto. Anche altri duePaesi dell’Estremo oriente,Singapore e la Corea del Sud rispettivamente 14esima e20esima in classifica sono riconosciute come poli avanzati della tecnologia, a conferma di quanto l’Asia stia attirando oggi l’attenzione degli investitori.
Tra i Paesi che invece sembrano destinati a muoversipiù rapidamente nei prossimitre anni gli intervistati di FutureBrand hanno indicato Cina, Emirati Arabi, Israele, Qatar e ancora la Corea. Mentrele città più influenti al mondovengono considerate NewYork, Londra e Pechino.
Mi.Ca.© RIPRODUZIONE RISERVATA
La mappa dei 50 marchi più appetibili per gli investitori stranieri
BRAND DI FAMIGLIANel mirino ci possono essereanche le imprese familiaripurché abbiano risolto i problemi internidi passaggio generazionale
Valore economico del portafoglio marchi. Dati in milioni di euro
Betty Blue42,6
Arcadia (Dondup)
BBB (Boggi e Brian & Barry)
Braccialini
Crivelli
Essedi (Antony Morato)
Fabiana Filippi
Giorgio Fedon & Figli
Harmont & Blaine
Primadonna
25,5
32,8
29,5
25,2
26,6
22,0
22,7
29,3
25,6
FASHION
Liu-Jo111,8
44,7Ciro Paone (Kiton)
46,8
47,4
50,4
51,2
65,8
66,7
96,2
96,6
106,2
Baldinini
Canali
Capri (Alcott)
Corneliani
Furla
Imap Export (Original Marines)
Imperial
Roberto Cavalli
Vitale Barberis Canonico
Fonte: ICM Research e Legalcommunity.it
ARREDAMENTO E DESIGN
Arper
Cassina
Flos
Iguzzini illuminazione
Kartell
Minotti
Molteni
Novamobili
Pedrali
17,1
32,9
42,4
57,6
29,8
23,0
60,7
11,2
20,3
FOOD
29,5
Balocco industria dolciaria
Birra Castello
Casa vinicola Zonin
F. Divella
Fonti di Vinadio
Galbusera
Illva Saronno (Disaronno)
Mutti
Rummo
Valsoia
46,2
35,1
52,7
94,3
42,3
45,7
39,2
61,1
32,5
Acetum25,4
10,1
Casa del caffé Vergnano
Farnese vini
Intertonno (Sardonelli)
Masi Agricola
Molini Bongiovanni
Morato Pane
Rigoni di Asiago
Valdigrano di Flavio Pagani
23,8
13,2
20,5
11,6
17,7
21,9
22,8
14,9Venchi
ENERGIA E IMPRESE
Per la prima volta gli oneri di sistemasuperano il prezzo della generazioneNetti upagina 19
TECNOLOGIE
Resta elevatoil divariodigitaleNord-SudCherchi upagina 20
CONGIUNTURA
Calcestruzzo,non si fermala cadutadei volumiupagina 22
Backtowork24
A Milanoil forumper rilanciarele Pmi
L a piccola e media impresa rappresenta
in Italia una percentuale notevole del tessuto produttivo e una leva determinante per il rilancio dell’intero sistema economico. Il 18 novembre a Milano presso la sede del Sole 24 Ore e in occasione di BACKtoWORK24 EXPO l’evento di incontro tra imprese e start up con investitori istituzionali Il Sole 24 ORE Eventi organizza il Forum Pmi, in collaborazione con Credem. Il convegno costituirà l’occasione per un confronto costruttivo tra gli imprenditori delle piccole e medie imprese italiane e istituzioni, investitori e manager. Sul tema del rilancio delle Pmi in Italia e all’estero discuteranno sul palco a partire dalle ore 9.45 Giuseppe Tripoli, Dg del ministero dello Sviluppo Economico, Alberto Baban, Presidente Piccola Industria di Confindustria, Luciano Brandoni, Presidente di Federexport, e Alberto Caprari, vicepresidente di Anima. Con loro in tavola rotonda anche Bruno Panieri, direttore delle Politiche economiche di Confartigianato Imprese, Cino Ripani, res ponsabile del progetto RAID della Regione Lombardia e Carlo Bassi, Ad di BacktoWork24.
Seguirà l’intervento di Lorenzo Alberti, area manager di Credem sulle opportunità finanziarie per lo sviluppo delle Pmi e la mattinata di lavoro si chiuderà con la tavola rotonda “Sviluppo della piccola impresa e rientro sul mercato dei manager: casestudy di successo”, in cui i protagonisti saranno i manager e i piccoli imprenditori. Per informazioni e iscrizioni www.forumpmi.ilsole24ore.com
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