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Da archivi segreti a laboratori per la storia

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Da archivi segreti a laboratori per la storia

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DIPLOMATICA E FINALITÀ ERUDITE

Nel corso del Settecento, nell’ambito degli enti religiosi siintensifica lo studio della documentazione, con intenti eruditinon più legati alle dispute religiose.

Nella seconda metà del XVIII secolo aumenta l’interesse delleautorità politiche verso lo studio della diplomatica e per una“valorizzazione” in chiave erudita della documentazione piùantica.antica.

A Milano negli anni Settanta la scuola del monastero diSant’Ambrogio, sino ad allora destinata ai monaci cistercensi,viene aperta al pubblico.

La possibilità di consultare la documentazione rimane tuttavialimitata: permane ancora una netta differenza tra gli archivicomunali (ai quali è più facile accedere) e gli archivi segreti(normalmente chiusi al pubblico).

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L’ETÀ NAPOLEONICA E GLI ARCHIVI

Con gli eventi rivoluzionari e la successiva età napoleonica il valore degliarchivi prodotti sino ad allora muta.

La netta cesura con il passato e la definizione di norme certe, rende ormaiinutili, dal punto di vista pratico amministrativo, numerosi archivi.

L’atteggiamento verso gli archivi va da un totale disinteresse, che spessoporta alla distruzione delle scritture, a un aumento dell’interesse verso ilporta alla distruzione delle scritture, a un aumento dell’interesse verso illoro studio.

Gli archivi sono testimonianze di un passato ormai concluso, che si vuolestudiare e conoscere in contrapposizione alla “modernità”.

La soppressione di numerosi enti religiosi tra la fine del Settecento e i primianni dell’Ottocento segna un grave colpo per lo studio della diplomatica.

Con i beni appartenuti agli enti soppressi, lo Stato entra in possesso dei loroarchivi, particolarmente ricchi di materiale pergamenaceo.

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L’ARCHIVIO DIPLOMATICO DI MILANO

A Milano si assiste a un atteggiamento mutevole verso la documentazione delpassato. Dopo un iniziale disinteresse (1796-1799), gli archivisti milanesi,sostenuti dal vicepresidente della Repubblica Italiana, Francesco Melzi d’Eril,raccolgono il materiale pergamenaceo conservato negli archivi degli entireligiosi soppressi.

L’Archivio Diplomatico di Milano (istituito nel 1807) raccogliedocumentazione proveniente da tutti i dipartimento della Repubblica Italianae poi del Regno d’Italia. Giuseppe Viglezzi, direttore generale degli archivi dideposito governativi lombardi (relazione del 1838):deposito governativi lombardi (relazione del 1838):

«Fioriva nello scorso secolo in Lombardia la benemerita Congregazione dei padri cistercensi che fragli altri studi a cui nel pacifico ritiro del chiostro dedicavasi quella pur coltivava della diplomatica edelle analoghe scienze […] Se non che, piombato dalle Alpi sul nostro paese quel turbine memorandoper cui rovinarono tante venerabili istituzioni degli avi, cadde anche la cistercense società, ecessarono per alcun tempo fra noi le erudite discipline, non pur mancati i mezzi a coltivarle, maavvilite dal disprezzo sotto cui le conculcava una boriosa superficialità che ebbe nome di spiritofilosofico. Rinsavite sotto migliori auspici le menti, si conobbe un'altra volta che non vi ha vera storiasenza la critica discussione, né discussione critica senza esame delle fonti originali. Di qui l'amoreche ridestossi più vivo alle obbliate archeologiche indagini, di qui nel vicino Piemonte e in più luoghid'Italia, e da noi fino alla Scandinavia, l'affrettarsi a trar dagli archivi e dalle biblioteche pubbliche, osignorile, cronache e manoscritti d'ogni età, d'ogni genere, d'ogni lingua, e papiri e diplomi; di qui laperseveranza de' poliglotti e de' ricercatori di palinsesti».

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La “scuola toscana” e la diffusione del metodo di ordinamento storico

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PRINCIPIO DI PROVENIENZA E METODO DI ORDINAMENTO “STORICO”

Il metodo di ordinamento storico, a livello generale, si basa su tre principi traloro strettamente legati:

- I documenti provenienti da diversi fondi non devono essere mescolati tra loro(rispetto dei fondi).

- La documentazione all’interno del fondo deve mantenere lo stesso ordine- La documentazione all’interno del fondo deve mantenere lo stesso ordinedato ai documenti dal soggetto produttore.

- Nel caso in cui l’ordine originario sia stato manomesso, l’archivista deveripristinarlo.

Ciascuno di questi tre principi era stato seguito, in maniera più o menoconsapevole, in molti archivi sia nel Medioevo sia nell’età moderna.

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FRANCESCO BONAINI

LO STUDIOSO1806 - Nasce a Livorno.

1825 - Avviato alla carriera ecclesiastica, si laurea all’università di Pisa in diritto(1825) e teologia (1826).

1826 - Insegna diritto canonico a Pisa (cattedra nel 1827), dando al propriocorso un taglio storico, basato sullo studio della documentazione d’archivio.corso un taglio storico, basato sullo studio della documentazione d’archivio.

1840 - Abbandona l’abito ecclesiastico e assume l’insegnamento di storia deldiritto italiano (dal 1843 è anche bibliotecario dell’Università).

1848 - Partecipa alla guerra in Lombardia (in seguito è ricoverato al manicomiodi Perugia).

1848/1851 - Studia la documentazione degli archivi fiorentini, constatandone ildisordine

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FRANCESCO BONAINI

L’ARCHIVISTA1852 - Sollecita la creazione di una Commissione per il riordino degli archivi diFirenze (1852).

1855 - Viene nominato soprintendente dell’Archivio Centrale di Firenze,inaugurato il 20 giugno 1855 (palazzo degli Uffizi).

Anni ’50/’60 - Soprintendente agli archivi toscani: Lucca e Siena (1856), PisaAnni ’50/’60 - Soprintendente agli archivi toscani: Lucca e Siena (1856), Pisa(1860).

Gli ultimi anni di carriera di Bonaini furono condizionati dalle precariecondizioni di salute (nel 1870 non riuscì a partecipare ai lavori dellaCommissione Cibrario).

1874: muore a Colgigliato (Pistoia).

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FRANCESCO BONAINI E IL METODO DI ORDINAMENTO STORICO - 1

Bonaini espone il suo metodo in una relazione sul riordino dell’Archivio diStato di Venezia, inviata al ministro dell’istruzione pubblica nel 1869:

«Dal pensare come gli archivi si sono venuti formando e accrescendo nel corsodei secoli, emerge il più sicuro criterio per il loro ordinamento […]. Latestimonianza dei fatti, la successione delle vicende, rimane nei documenti; itestimonianza dei fatti, la successione delle vicende, rimane nei documenti; iquali, più o meno bene, ebbero un ordine, una denominazione. Prima regoladunque: rispettare il fatto; seconda: ristabilirlo, ove si trovasse alterato».

Bonaini vede la documentazione soprattutto come fonte storica, ma chiama“storico” il suo metodo di ordinamento non «perché fosse fatto per servire egiovare alla storia, ma perché aveva il suo fondamento nella storia e a questa siispirava» (Antonio Panella).

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FRANCESCO BONAINI E IL METODO DI ORDINAMENTO STORICO - 2

Bonaini applica il metodo di ordinamento storico all’Archivio Centrale diFirenze.

Bonaini non è un teorico dell’archivistica, disciplina che si va definendo comescienza autonoma nei primi decenni del XX secolo.

Nel 1865 pubblica alcune lettere dello storico Böhmer, morto nel 1863,sostenendo che era stato proprio lo studioso tedesco a dargli alcunisuggerimenti sul metodo da utilizzare per ordinare gli archivi (Opuscoli di G.F. Böhmer circa all’ordinare gli archivi e specialmente gli Archivi di Firenze).

In realtà Böhmer nelle lettere al Bonaini sostiene un metodo di ordinamentodel tutto diverso: cronologico per gli atti ufficiali, per materia per il resto delladocumentazione.

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LA SCUOLA ARCHIVISTICA TOSCANASALVATORE BONGI (1825 - 1899)

Il suo Inventario dell’Archivio di Stato di Lucca in quattro volumi (1872 - 1888;in realtà si tratta di una guida ai fondi) rappresenta il più rilevante esempio diapplicazione del metodo storico.

Continuità istituzionale delle magistrature lucchesi favorisce l’opera di Bongi.

La descrizione di ogni fondo è introdotta da un’ampia storia del soggettoproduttore. Bongi dedica a ciascuna serie archivistica spazi tra loro moltodiversi, a seconda della maggior o minor omogeneità della documentazione:poche righe per una serie di registri; più pagine per un volume miscellaneo didocumenti.

Nel 1875 il regolamento degli archivi recepisce il metodo storico; nel 1881 ilMinistero dell’interno emana una circolare nella quale gli archivisti sonoinvitati a prendere esempio dall’Inventario del Bongi.

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Gli archivi italiani dopo l’Unità: teorie, prassi e normativa

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ARCHIVI STATALI

Al momento dell’Unità d’Italia emerge l’esigenza di giungere a una normativaomogenea in materia di archivi.

Gli archivi statali dipendono da quattro Ministeri e sono gestiti secondo normee prassi differenti a seconda delle diverse soluzioni seguite negli Statipreunitari:

- Ministero dell’Interno: Archivi di Milano, Cagliari, Torino, Genova, Brescia,Palermo, Modena, Parma.

- Ministero della Pubblica Istruzione: Archivi di Napoli, Firenze, Lucca, Siena,Pisa. Nel 1866 si aggiungono Mantova e Venezia.

- Ministero delle Finanze: Archivi finanziari di Milano e Torino.

- Ministero di Grazia e Giustizia: Atti giudiziari (ad esempio Lucca) e Atti civilie criminali (Bologna).

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COMMISSIONE CIBRARIO (1870) - 1

Tutte le questioni emerse negli anni Sessanta vengono discusse da un’appositaCommissione, denominata Cibrario dal nome del suo presidente, istituita nelmarzo del 1870 per iniziativa del Ministero dell’Interno e del Ministero dellaPubblica Istruzione.

Ne fanno parte:

- Il ministro e storico Giovanni Cibrario.

- I senatori Michelangelo Castelli e Diodato Pallieri.

- Il soprintendente generale degli archivi toscani Francesco Bonaini (nonparteciperà).

- Il direttore del Grande Archivio di Napoli Francesco Trinchera.

- Il direttore dell’Archivio Generale di Venezia Tommaso Gar.

- Il direttore dell’Archivio Governativo di Milano Luigi Osio.

- Il bibliotecario della Biblioteca Nazionale di Firenze Giuseppe Canestrini.

- Il capo sezione nell’Archivio di Stato di Firenze Cesare Guasti.

- Il segretario dell’Archivio di Stato di Parma Amadio Ronchini.

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COMMISSIONE CIBRARIO (1870) - 2La Commissione è chiamata a rispondere a 14 quesiti:

1. È utile riunire tutti gli archivi di Stato alle dipendenze di un solo ministero?2. Gli archivi storici devono essere divisi da quelli amministrativi?3. Da quale ministero dovrebbero dipendere gli archivi storici e quelli amministrativi?4. Quali regolamenti servono per gli archivi provinciali?5. In che modo lo Stato può vigilare sugli archivi comunali, provinciali, e di altri entimorali?6. Il personale deve essere diviso in base alle mansioni e all’istruzione?7. Quale gerarchia dovrebbe esserci tra gli ufficiali d’archivio?8. Alcuni archivi potrebbero essere uniti? Quali?8. Alcuni archivi potrebbero essere uniti? Quali?9. Devono essere stabilite per tutti gli archivi regolamenti uniformi?10. Quali regole stabilire per pubblicazione, lettura e copia dei documenti?11. Quali tasse dovrebbero essere previste per la lettura, copia o estratto dei documenti aduso non di studio?12. Sono necessari provvedimenti transitori per la cessazione degli attuali archivi notarili,che uno schema di legge ha previsto?13. Norme per lo scarto.14. Norme per esportazione dei documenti.

Si veda relazione finale (allegata)

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PROVVEDIMENTO NORMATIVI 1871-1874

Le proposte della Commissione Cibrario vengono in larga parte recepite dallasuccessiva normativa.

1871 - Istituzione dell’Archivio del Regno, per gli organi centrali dello Stato. Sinoal 1953 è una sezione separata dell’Archivio di Stato di Roma.

1874 - Il ministro dell’Interno Cantelli, anche ministro dell’Istruzione ad interim,promuove un Regio Decreto (5 marzo 1874, n. 1852) che pone tutti gli Archivi diStato alle dipendenze del Ministero dell’Interno.

1874 - Un secondo Regio Decreto (26 marzo 1874, n. 1861) istituisce il Consiglio1874 - Un secondo Regio Decreto (26 marzo 1874, n. 1861) istituisce il Consiglioper gli Archivi, formato da esperti nominati su proposta dei ministri dell’Internoe dell’Istruzione tra personalità esterne agli archivi. Il Consiglio ha diversecompetenze: indica le nomine dei direttori; decide ispezioni; gestisce ilpersonale; decide la segretezza degli inventari; propone le norme per gli archivipubblici: raccolta e conservazione degli atti, svolgimento del servizio, attivitàdidattica.

1874 - Con lo stesso decreto: vengono istituite 10 Soprintendenze, destinate adirigere l’attività degli Archivi di Stato della rispettiva circoscrizione (sarannosoppresse nel 1891); si stabilisce che il personale possa essere trasferito soloall’interno della stessa Soprintendenza.

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IL REGOLAMENTO PER L’ORDINAMENTO DEGLI ARCHIVI DI STATO DEL 1875

Con il Regolamento del 1875 (Regio Decreto 27 maggio 1875, n. 2552) sistabilisce:

- L’unico metodo di ordinamento ammesso è quello storico.

- I fondi archivistici vengono divisi in sezioni, secondo la provenienza.

- Sono vietati scarti non approvati dal Consiglio per gli Archivi.

- Regole per la conservazione degli archivi correnti.- Regole per la conservazione degli archivi correnti.

- Obbligo ai prefetti di far trasferire negli archivi gli atti di proprietà dello Statoche si trovino presso magistrati o funzionari al momento della loro morte.

- Istituzione di nuove scuole di paleografia nei principali archivi, obbligatorieper gli alunni archivisti e aperte a chi abbia compiuto gli studi liceali.

- Nessun documento può essere estratto dagli archivi se non temporaneamentee per necessità di servizio.

- Ricerche gratuite per motivi storico scientifici.

- Redazione di inventari di tutte le carte costituenti l’archivio.

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I NUOVI REGOLAMENTI GENERALI PER GLI ARCHIVI DI STATO DEL 1902 e 1911

Nel 1902 e 1911 si apportano alcune modifiche al Regolamento del 1875:

1902 - Regolamento generale per gli Archivi di Stato (Regio Decreto 9 settembre1902, n. 445). Tra le altre novità si stabilisce: l’istituzione di un Archivio in ogniprovincia, su richiesta di Comuni o Province; l’eventuale trasformazione degliArchivi Provinciali meridionali in Archivi di Stato; l’istituzione di una Giuntaall’interno del Consiglio per gli Archivi, con competenze tecnico-scientifiche esul personale; l’istituzione di 10 scuole di paleografia.sul personale; l’istituzione di 10 scuole di paleografia.

1911 - Regolamento per gli Archivi di Stato (Regio Decreto 2 novembre 1911, n.1163). Tra le altre novità si stabilisce: la vigilanza del Ministero dell’Interno sugliArchivi Provinciali meridionali; il regolamento per le scuole di paleografia edottrina archivistica (ancor oggi in vigore); istituzioni di nuove scuole dipaleografia e dottrina archivistica; la divisione della documentazione degliarchivi in sezioni (atti giudiziari, amministrativi, notarili, sezioni speciali peraltre tipologie); definizione dei compiti, della composizione e delle proceduredelle commissioni di scarto; norme per il funzionamento delle sale studio e dellebiblioteche annesse agli archivi.

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L’affermazione dell’archivistica come disciplina autonoma

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IPPOLITO MALAGUZZI VALERI (1857-1905)

Ippolito Malaguzzi Valeri è direttore dell’Archivio di Stato di Modena dal1888 al 1899.

Assegna un ruolo preminente alla disciplina archivistica nella formazionedegli archivisti. La loro formazione deve prevedere «in proporzionatamisura» principi teorici ed «esercizi pratici precipuamente archivistici»,considerando «gli accessori studi paleografici, diplomatici e di criticaconsiderando «gli accessori studi paleografici, diplomatici e di criticastorica non come essenza, ma come istromento e mezzo dell’esercizioarchivistico» (1891).

Nel 1899 è nominato direttore dell’Archivio di Stato di Milano. La sua brevedirezione, conclusasi nel 1905, anno della morte, porta al definitivoabbandono del metodo peroniano e del collezionismo.

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LA SCUOLA ARCHIVISTICA MILANESE - 1

Malaguzzi Valeri è conscio del fatto che sia pericoloso, se non dannoso,tentare di ripristinare l’ordine originario di buona parte dei fondi milanesi,ma, come ricordò Giovanni Vittani, egli «ferreamente voleva laconservazione dei documenti nella originaria disposizione, o laricostituzione in essa» e «già pensava alla reintegrazione di numerose serieminori».

I progetti di Malaguzzi Valeri vengono realizzati, almeno in parte, dai suoisuccessori e dagli impiegati dell’Archivio di Stato di Milano: Luigi Fumi(direttore dal 1906 al 1920), Giovanni Vittani (direttore dal 1920 al 1938),Giuseppe Bonelli, Cesare Manaresi, Nicola Ferorelli.

Vittani e Bonelli traduco, integrandolo, il manuale degli archivisti olandesi(1908), fornendo agli archivisti italiani un testo di “scienza archivistica”ben superiore ai due manuali pubblicati in Italia in quegli anni da PietroTaddei (1906) e Pio Pecchiai (1911).

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LA SCUOLA ARCHIVISTICA MILANESE - 2

L’attività archivistica della scuola milanese si concentra in particolare sulVisconteo-Sforzesco, portando alla pubblicazione degli Inventari e regestidel Regio Archivio di Stato in Milano: I registri viscontei (1915); Gli atticancellereschi viscontei (2 voll., 1920); I registri dell’Ufficio degli statuti(1920).

«Scomporre serie e raccolte artificiali, ricomporre archivi, ecco […] il«Scomporre serie e raccolte artificiali, ricomporre archivi, ecco […] illavoro più grave che qui si compie […]. Si viene cioè applicando nel fatto ilprincipio che l’archivio è assolutamente diverso da qualsiasi raccoltastorica o museo» (Giovanni Vittani).

Per undici anni (1911-1919) viene pubblicato l’Annuario del Regio Archiviodi Stato in Milano, considerato la prima rivista interamente archivisticaitaliana, pur trattando di archivi in un ambito strettamente locale.L’Annuario dà conto dell’attività degli archivisti milanesi e degli studiosiche frequentano l’Archivio.

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EUGENIO CASANOVA (1867-1951)

Eugenio Casanova è il principale esponente della “scuolaarchivistica romana”. Attivo tra la fine XIX secolo e la primametà del XX. Nato a Torino, presta servizio in numerosiarchivi: Firenze (1886), Siena (1889), Torino (1903), Napoli(direttore dal 1907), Roma (direttore dal 1916).

Contribuisce in maniera decisiva al progresso della disciplinaarchivistica in Italia e al suo inserimento nel contestointernazionale.

Introduce all’Archivio di Stato di Napoli una rigidaosservanza del principio di provenienza del quale è convintosostenitore.

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EUGENIO CASANOVAATTIVITÀ INTERNAZIONALE

Partecipa al I Congresso internazionale degli archivisti e deibibliotecari di Bruxelles (1910) in rappresentanza dell’Italia.

Ottiene per l’Italia l’organizzazione del secondo congresso,previsto nel 1915 a Milano, ma a causa dello scoppio dellaprevisto nel 1915 a Milano, ma a causa dello scoppio dellaguerra il congresso viene rinviato.

Nel 1933 Casanova è eletto presidente della primaorganizzazione internazionale attiva nel settore degli archivi,che avrebbe dovuto riunirsi in congresso a Roma nel 1935 o1936. L’improvviso collocamento a riposo di Casanova fatramontare l’idea. Il congresso si svolge a Parigi nel 1950.

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EUGENIO CASANOVA ATTIVITÀ EDITORIALE

Nel 1910 pubblica una prima parziale guida degli archiviitaliani, intitolata L’ordinamento delle carte degli Archividi Stato italiani.

In vista del congresso di Milano, dà vita alla rivista GliArchivi italiani (1914-1919): prima rivista specialisticaArchivi italiani (1914-1919): prima rivista specialisticaitaliana; ampia libertà d’opinione, con posizioni spessocontrarie a quanto sosteneva Casanova.

Cerca di creare la prima associazione degli archivistiitaliani. L’associazione doveva rappresentare un luogo didiscussione, ma il progetto fallisce per l’opposizione delGoverno.

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EUGENIO CASANOVA INSEGNAMENTO UNIVERSITARIO

Nel 1925 riesce a far inserire l’insegnamento dell’archivisticanella facoltà di scienze politiche dell’Università degli Studi diRoma.

Frutto del corso tenuto da Casanova è il famoso manualeArchivistica, pubblicato nel 1928, nel quale l’autore trattaArchivistica, pubblicato nel 1928, nel quale l’autore trattastoria dell’archivistica, legislazione e aspetti pratici dellaprofessione, tentando una «cosa a nostra conoscenza maisperimentata, vale a dire l’affermazione di una nuovascienza».

Nel manuale Casanova difende il metodo storico: «L’archiviodeve essere e rimanere quale fu costituito dall’ente che lo creòe al quale servì; non può essere disorganizzato, nel suoinsieme e neppure nelle sue parti».

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BIBLIOGRAFIA

E. LODOLINI, Storia dell’archivistica italiana, 2001, Capitoli 13 - 14 - 15 –18 - 19.

21/11/2017 Archivistica 2017/2018 - Lezione 04

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BIBLIOGRAFIA

OBBLIGATORIA

E. LODOLINI, Storia dell’archivistica italiana, 2001, Capitoli 15 - 16 (nonva né letto né studiato) - 17 (solo da leggere) - 18 (da studiare) - 19 (dastudiare) - 20 (da studiare) - 21 (non va né letto né studiato) - 22 (non va néletto né studiato).

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