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Direttore aRTURO DiaCOnaLE Mercoledì 3 Febbraio 2016 Fondato nel 1847 - anno XXi n. 21 - Euro 1,00 DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1 DCB - Roma / Tariffa ROC poste italiane Spa Spedizione in abb. postale QUOTIDIANO LIbERALE PER LE gARANzIE, LE RIFORmE ED I DIRITTI UmANI In televisione profughi e complessi di colpa di PAOLO PILLITTERI C hi si fosse sintonizzato su tutti i telegiornali dell’altra sera, sa- rebbe stato colpito al cuore, proprio al cuore, da un profondo, insondabile e incontenibile senso di colpa. Imma- gine dopo immagine, commento dopo commento, naufragio dopo naufragio (con la quota a parte di bambini annegati), il cuore e la mente dello spettatore venivano avvolti da una nube di dolore che, ancorché in- diretto, andava a collocarsi nel lato oscuro di ciascuno, costituendo le premesse di un malessere destinato poco dopo a tramutarsi in una sensa- zione di sconforto a sua volta sfo- ciante in un vero e proprio senso di colpa. In uno di questi tg, non ricordo più quale, benché fossero risparmiate le emozionanti sequenze del piccolo di CRISTOFARO SOLA V olete sapere quanto è tollerante la sinistra? Leggete la sequela d’in- sulti a Giorgia Meloni apparsa sui so- cial. La leader di Fratelli d’Italia ha avuto il torto di annunciare pubblica- mente la sua gravidanza e apriti cielo! L’accusa più civile che le è stata ri- volta è d’incoerenza: lei che aspetta un figlio pur essendo nubile proprio mentre inneggia alla sacralità della fa- miglia tradizionale. Per la canea dei “politicamente corretti” il peccato originale che condanna alla danna- zione perpetua la Meloni non è l’es- sere donna del nostro tempo, ma esserlo professando idee di destra. Permane nella visione del mondo della sinistra militante una difficoltà, che si fa barriera insormontabile, a ri- conoscere pari dignità all’avversario politico. C’è uno scarto antropologico di cui l’ideologia post-marxista, inner- vata dalle correnti di pensiero pseu- doliberali, non riesce a fare a meno. Continua a pagina 2 Negli insulti a Meloni teorie gender e diritto all’odio Continua a pagina 2 delle Libertà annegato e poi preso in braccio e mo- strato al mondo crudele e insensibile - donde l’indignazione della Cancel- liera Angela Merkel - il commento citava una dichiarazione di Amnesty International secondo cui non soc- correre i profughi costituisce ... Per essa, sopravvive l’odio verso il nemico al quale è attribuita una natura inferiore che ne giustifiche- rebbe la durezza di trattamento. Alla faccia dello spirito egualitario che avrebbe dovuto ereditare dal- l’età dei Lumi: c’è razzismo in que- sta sinistra molto più di quanto si immagini. A volte sembra che il di- ritto all’odio: odio di classe, odio so- ciale, odio razziale, che fu un leitmotiv delle ideologie totalitarie del novecento sia approdato inco- di ARTURO DIACONALE Renzi isolato in Europa Il Ppe parte all’attacco del Premier sostenendo che la sua richiesta di maggiore flessibilità va respinta in quanto il nostro Paese ha già usufruito dell’allentamento dei vincoli. Ma dall’Africa Renzi polemizza con l’Unione L’inutile polemica anti-Ue di Renzi N essuno discute che i tre miliardi dell’Unione europea alla Tur- chia servano ad impedire che i pro- fughi siriani si incamminino in massa per la via balcanica con l’obiettivo di arrivare in Germania ed in tutti gli altri Paesi dell’Europa del Nord. Questo pedaggio agli inte- ressi delle nazioni dell’area germa- nica costa all’Italia 280 milioni. Ma l’Ue ha annunciato fin dal dicembre scorso che questa cifra non verrà cal- colata quando si tratterà di verificare se il nostro paese è riuscito a non su- perare la barriera del tre per cento del deficit. E di fronte a questa co- municazione non si riesce a com- prendere perché mai il Presidente del Consiglio Matteo Renzi conti- nui a polemizzare con il vertice del- l’Unione europea parlando di “provocazioni” provenienti dalla Commissione guidata da Juncker e proclamando che “noi non pren- diamo ordini dai palazzi di Bruxel- les”. Che a Renzi piaccia cavalcare a fini elettorali il risentimento antieu- ropeo serpeggiante lungo lo stivale è fuor di dubbio. Le amministrative si avvicinano e mettersi al vento degli umori popolari per chi è al governo e non ha troppi meriti concreti... Continua a pagina 2 POLITICA CAPONE A PAGINA 2 Torna lo spettro della Tasi sulla prima casa POLITICA MELLINI A PAGINA 2 La “moda” del rimpasto renziano APOLIDI NESPOLI A PAGINA 3 La triste condizione dell’essere “invisibili” TURCHIA E ISRAELE Nuovi assetti e alleanze in Medio Oriente DIONISI a pagina 3 lume in questo secolo grazie ai ca- scami del razionalismo progressista che è sopravvissuto alla modernità alimentandosi dei comportamenti perbenisti di quella piccola borghesia miope e bigotta, solo in apparenza combattuta nel passato. L’etica selet- tiva dei figli del ‘68, di quelli che l’hanno fatto e di quelli che erano barricati a presidiare le sezioni del Pci, è stata la vera palla al piede della so- cietà italiana: in tutti i sensi. Per anni la politica si è piegata al mito, evocato da Enrico Berlinguer, della pretesa superiorità morale della sinistra che aveva fatto la Resistenza, la Repubblica, la democrazia e l’Ita- lia migliore: un falso storico colossale. I comunisti erano peggiori degli altri ma hanno convinto il mondo del con- trario. Di cosa meravigliarsi? Giorgia Me- loni è antropologicamente inferiore, come lo è il barbaro Matteo Salvini e come lo è stato per una vita ...

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Direttore aRTURO DiaCOnaLE Mercoledì 3 Febbraio 2016Fondato nel 1847 - anno XXi n. 21 - Euro 1,00

DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1

DCB - Roma / Tariffa ROC poste italiane Spa Spedizione in abb. postale QUOTIDIANO LIbERALE PER LE gARANzIE, LE RIFORmE ED I DIRITTI UmANI

In televisione profughi e complessi di colpadi PAOLO PILLITTERI

Chi si fosse sintonizzato su tutti itelegiornali dell’altra sera, sa-

rebbe stato colpito al cuore, proprioal cuore, da un profondo, insondabilee incontenibile senso di colpa. Imma-gine dopo immagine, commentodopo commento, naufragio doponaufragio (con la quota a parte dibambini annegati), il cuore e la mentedello spettatore venivano avvolti dauna nube di dolore che, ancorché in-diretto, andava a collocarsi nel latooscuro di ciascuno, costituendo lepremesse di un malessere destinatopoco dopo a tramutarsi in una sensa-zione di sconforto a sua volta sfo-ciante in un vero e proprio senso dicolpa.

In uno di questi tg, non ricordopiù quale, benché fossero risparmiatele emozionanti sequenze del piccolo

di CRISTOFARO SOLA

Volete sapere quanto è tollerante lasinistra? Leggete la sequela d’in-

sulti a Giorgia Meloni apparsa sui so-cial. La leader di Fratelli d’Italia haavuto il torto di annunciare pubblica-mente la sua gravidanza e apriti cielo!L’accusa più civile che le è stata ri-volta è d’incoerenza: lei che aspettaun figlio pur essendo nubile propriomentre inneggia alla sacralità della fa-miglia tradizionale. Per la canea dei“politicamente corretti” il peccatooriginale che condanna alla danna-zione perpetua la Meloni non è l’es-sere donna del nostro tempo, maesserlo professando idee di destra.Permane nella visione del mondodella sinistra militante una difficoltà,che si fa barriera insormontabile, a ri-conoscere pari dignità all’avversariopolitico.

C’è uno scarto antropologico dicui l’ideologia post-marxista, inner-vata dalle correnti di pensiero pseu-doliberali, non riesce a fare a meno.Continua a pagina 2

Negli insulti a Meloni teorie gender e diritto all’odio

Continua a pagina 2

delle Libertà

annegato e poi preso in braccio e mo-strato al mondo crudele e insensibile- donde l’indignazione della Cancel-liera Angela Merkel - il commentocitava una dichiarazione di AmnestyInternational secondo cui non soc-correre i profughi costituisce ...

Per essa, sopravvive l’odio versoil nemico al quale è attribuita unanatura inferiore che ne giustifiche-rebbe la durezza di trattamento.Alla faccia dello spirito egualitarioche avrebbe dovuto ereditare dal-l’età dei Lumi: c’è razzismo in que-sta sinistra molto più di quanto siimmagini. A volte sembra che il di-ritto all’odio: odio di classe, odio so-ciale, odio razziale, che fu unleitmotiv delle ideologie totalitariedel novecento sia approdato inco-

di ARTURO DIACONALE

Renzi isolato in EuropaIl Ppe parte all’attacco del Premier sostenendo che la sua richiestadi maggiore flessibilità va respinta in quanto

il nostro Paese ha già usufruito dell’allentamento dei vincoli. Ma dall’Africa Renzi polemizza con l’Unione

L’inutile polemica anti-Ue di Renzi

Nessuno discute che i tre miliardidell’Unione europea alla Tur-

chia servano ad impedire che i pro-fughi siriani si incamminino inmassa per la via balcanica conl’obiettivo di arrivare in Germaniaed in tutti gli altri Paesi dell’Europadel Nord. Questo pedaggio agli inte-ressi delle nazioni dell’area germa-nica costa all’Italia 280 milioni. Mal’Ue ha annunciato fin dal dicembrescorso che questa cifra non verrà cal-colata quando si tratterà di verificarese il nostro paese è riuscito a non su-perare la barriera del tre per centodel deficit. E di fronte a questa co-municazione non si riesce a com-prendere perché mai il Presidentedel Consiglio Matteo Renzi conti-nui a polemizzare con il vertice del-l’Unione europea parlando di“provocazioni” provenienti dallaCommissione guidata da Juncker eproclamando che “noi non pren-diamo ordini dai palazzi di Bruxel-les”.

Che a Renzi piaccia cavalcare afini elettorali il risentimento antieu-ropeo serpeggiante lungo lo stivale èfuor di dubbio. Le amministrative siavvicinano e mettersi al vento degliumori popolari per chi è al governoe non ha troppi meriti concreti...

Continua a pagina 2

POLITICA

CAPONE A PAGINA 2

Torna lo spettrodella Tasi

sulla prima casa

POLITICA

MELLINI A PAGINA 2

La “moda” del rimpasto

renziano

APOLIDI

NESPOLI A PAGINA 3

La triste condizionedell’essere“invisibili”

TURCHIA E ISRAELE

Nuovi assetti e alleanze

in Medio OrienteDIONISI

a pagina 3

lume in questo secolo grazie ai ca-scami del razionalismo progressistache è sopravvissuto alla modernitàalimentandosi dei comportamentiperbenisti di quella piccola borghesiamiope e bigotta, solo in apparenzacombattuta nel passato. L’etica selet-tiva dei figli del ‘68, di quelli chel’hanno fatto e di quelli che eranobarricati a presidiare le sezioni del Pci,è stata la vera palla al piede della so-cietà italiana: in tutti i sensi.

Per anni la politica si è piegata almito, evocato da Enrico Berlinguer,della pretesa superiorità morale dellasinistra che aveva fatto la Resistenza,la Repubblica, la democrazia e l’Ita-lia migliore: un falso storico colossale.I comunisti erano peggiori degli altrima hanno convinto il mondo del con-trario.

Di cosa meravigliarsi? Giorgia Me-loni è antropologicamente inferiore,come lo è il barbaro Matteo Salvini ecome lo è stato per una vita ...

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mento. Esiste in Italia un’ampia porzione di po-polo che non vuole arrendersi alla teologia poli-tica del gender che vorrebbe collocare la sessualitànel divenire della Storia.

Per dirla parafrasando Simone de Beauvoir, peri fautori di questa nuova religione: non si nasceuomo o donna, lo si diventa. È così che l’“her-renmensch”, la nuova razza padrona, forgiatanelle oscure profondità del “secolo breve”, in-tende trasformare gli archetipi del maschile e delfemminile in stereotipi di una differenziazione ses-suata che non avrebbe ragione d’essere in una so-cietà egualitaria. La legge Cirinnà fa da apripistaa questo progetto di costruzione sociale dell’iden-tità sessuale. La Meloni, nel suo piccolo, si opponee per questo finisce alla gogna. Purtroppo è cosìche funziona il mondo al tempo dell’ideologia delgender. E Amen!

CRISTOFARO SOLA

2 L’OPINIONE delle Libertà mercoledì 3 febbraio 2016

segue dalla prima

...da vantare è sicuramente utile e comodo. Manon può essere che a motivare la campagna anti-Bruxelles del Premier sia solo questa banale esi-genza elettoralistica. Cosa vuole Renzi in cambiodei 280 milioni regalati alla Turchia per far con-tenta la Cancelliera Angela Merkel ed i capi deglialtri governi del nord Europa?

A stare alla logica si dovrebbe pensare cheRenzi potrebbe chiedere per l’Italia lo stesso so-stegno dato alla Turchia per accogliere i profughiche vengono con i barconi dall’Africa ed impedireloro di sciamare verso l’Europa del Nord. Ma que-sta richiesta non è mai stata esplicitata dal governoitaliano. E, anzi, il timore che sembra alimentare lafuria polemica di Palazzo Chigi sembra essere lapreoccupazione che i Paesi del Nord possano chiu-dere le loro frontiere e lasciare che Grecia, Italia eTurchia diventino, magari in cambio di qualchemiliardo di aiuti, i campi di concentramento ditutti i migranti provenienti dal Sud.

Ma se questa è la preoccupazione vera di Renzinon è con la polemica quotidiana che si può can-cellare il disegno di Merkel e compagni nordici.Bisogna eliminare il sospetto che la buriana servasemplicemente ad avere qualche allentamento alvincolo del tre per cento da spendere per fini elet-torali e porre i Paesi del Nord di fronte alla con-statazione che l’Italia non potrà mai esserel’equivalente della Turchia rispetto ai flussi deiprofughi provenienti dall’Africa. Neppure ve-nendo dotata di risorse adeguate. Perché i fer-menti sociali e politici che ne deriverebberosarebbero talmente forti da provocare l’instabilitàdi un Paese indispensabile per tenere sotto con-trollo l’espansione dell’Isis nel Mediterraneo.

Renzi, in sostanza, invece di polemizzare,dovrebbe sollecitare l’Ue ad intervenire alpiù presto in Libia per impedire la vittoriadel califfato. Perché con l’Isis a Tripoli e aBengasi non è la sola Italia ma l’intera Eu-

L’inutile polemica anti-Ue di Renzi

ropa a rischio. Di invasioni e di guerra!ARTURO DIACONALE

...un reato contro l’umanità. E così il senso dicolpa cresceva, s’insinuava nei precordi e quindinei cervelli e, infine, in una resa della mente aduna responsabilità diretta individuale che noncorrisponde alla realtà della questione. E che, anzi,la manipola e la distorce in modo da impedire unapresa d’atto obiettiva dello stato delle cose. In-somma, la vicenda dei profughi, com’è quasi sem-pre tradotta televisivamente, ribalta la cronistoria,dalle origini in poi, del fenomeno invero epocale,e deforma la sua stessa storia, sì da rendere col-pevoli non ì diretti responsabili della fiumanaumana che si riversa sull’Europa, ma gli innocentieuropei, siano essi del Sud, del Centro e del Nord.

La colpevolizzazione di chi nulla ha a che farecon la causa vera della catastrofe costituita dai re-gimi in sfacelo e dai fanatismi del califfato inMedio Oriente, l’impropria chiamata alla sbarramorale dello spettatore tipo della nostrana infor-mazione televisiva, non è sempre voluta dai co-municatori i quali, a loro volta, si lascianocondizionare dalla facoltà, invero a portata dimano cioè di video, di dare facili colpi allo sto-maco - contando anche sull’aumento dell’au-dience - all’incauto spettatore finendo conl’aggregarsi al coro unidirezionale di un buoni-smo fatto di slogan a buon mercato, di frasi fatte,di indignazioni un tanto al chilo il cui risultato èduplice: un danno agli stessi profughi e una rea-zione di destra di una parte non secondaria deglispettatori. C’è come un processo di criminalizza-zione del fruitore passivo della comunicazione te-levisiva che ha una delle sue molteplici ragiond’essere in quell’ideologia di risulta che chia-miamo buonismo, ma anche nella pigrizia di unsistema informativo che stenta a trovare le parolegiuste, appropriate, sicure perché la svogliatezza

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CHIUSO IN REDAZIONE ALLE ORE 19,00

fa aggio sulla ricerca, anche la più semplice, in-terdicendo quella portata, ritenuta ingiustamentesecondaria del medium, che chiameremo rifles-sione, a vantaggio della sloganistica del luogoco-munismo, spesso addirittura, lo ripetiamo,involontaria, procedente per automatismi.

Cosicché, la stessa decisione della Svezia di si-nistra di rimpatriare tot centinaia di profughi-clandestini fa abbaiare contro cotante“mostruosità” di un tralignante paese da semprepacifista, Premio Nobel democratico, socialista eadesso seguace della “razzista” Ungheria, omet-tendo però di far risaltare la nettissima spropor-zione fra abitanti e immigrati. Di questo, semmai,Svezia, Danimarca, Germania e infine la stessaItalia, sono responsabili: di non aver fatto bene iconti con l’immane tsunami dell’emigrazione, diessersi lasciati fuorviare da un filosofeggiareastratto con poco o punto contatto con la realtà,rifiutando di farne i conti in nome e per contodelle buone intenzioni. Fingendo di ignorare chela strada verso l’inferno è lastricata di buone in-tenzioni.

PAOLO PILLITTERI

...il “puttaniere” Silvio Berlusconi. Oggi, gli espo-nenti del Partito Democratico le esprimono vici-nanza e solidarietà, ma sarà vero il lorosentimento? Il dubbio resta. Per molti anni gene-razioni di giovani idealisti di destra si sono sfor-zati di tenere vivo il pensiero di Carl Schmitt. Essicredevano fermamente nella validità dell’assuntoschmittiano sul binomio amico-nemico posto afondamento delle categorie del “politico”. Faticasprecata visto che ci hanno pensato le anime belledella sinistra a non farlo dimenticare. Il cancanscatenato contro Giorgia Meloni si connette allaposizione presa dalla destra in merito alla leggesulle Unioni civili, in particolare sulla stepchildadoption, in questi giorni in discussione in Parla-

In televisione profughi e complessi di colpa

Negli insulti a Meloniteorie gender e diritto all’odio

Renzi ha fatto il rimpasto. Del suo Governo.Ma in realtà tutta la sua politica, il segreta-

riato del suo partito, il Pd, il suo ruolo nel mondo,della storia della sinistra e della politica italiana e,per quel che vi possa contare, dell’Europa, è un“rimpasto”. Ferrara, i Foglianti, i sapienti e gliorecchianti della politica a destra e a sinistra po-tranno definirlo l’uomo della novità, oppure delgrande tradimento, ma Renzi è anzitutto e deltutto l’uomo del “rimpasto”. Il rimpasto è un’ope-razione politica tipicamente italiana. Il “rimpasto”sostituisce da noi le alternative politiche. Rendesuperflue le elezioni, fa sberleffi alla Costituzione.Una Repubblica fondata sul rimpasto.

Per decenni l’Italia ha mugugnato contro il re-gime della Dc. Si è parlato e straparlato di alter-nativa e della sua mancanza, conseguenza, sidiceva, agli accordi di Jalta. Ad un certo puntoqualche politologo autorevole e fantasioso scoprìche all’“alternativa” c’era una alternativa: l’“al-ternanza”. Io, allora, la definii “la lottizzazionedell’alternativa”. Modestia a parte, era una defi-nizione che meritava maggior successo e che, sag-giamente meditata, avrebbe potuto evitare eventicatastrofici che, poi, non mancarono. I cambi digoverni, di “formule”, e di “maggioranze” dellaPrima Repubblica, erano in realtà dei “rimpasti”.

Renzi ha fatto il rimpasto del suo Governo. Ilprimo. Non so se devo sperare che sia l’ultimo e,in fondo, poco me ne importa. Ma se quello dioggi, l’avere “imbarcato” i Verdiniani dopo averperso Verdi e Rossi è il primo rimpasto tradizio-nale del governo (il rimpasto era, al più, uno stru-

mento del “superamento Dc dell’alternativa con osenza l’alternanza) sono bastati i pochi (Dioscampi il peggio!) anni nei quali l’ex boy-scout èalla ribalta perché dei rimpasti sia diventato ilcampione di tutti i tempi. Presto, si direbbe, redi-gerà il suo “Nuovo Manuale Cencelli”, regola-mento dei rimpasti, sostitutivo della Costituzione.

Rimpasto: una pezza più o meno colorata inun governo che ha subìto usure, strappi e buchi. Irimpasti di Renzi sono pezze colorate non solo nelgoverno. Che cos’è la sua vandalica “riforma” co-stituzionale? Un “rimpasto”, come tutti i rimpa-sti diretti a puntellare il potere di chi lo ha. LaRepubblica sta rapidamente immedesimandosinelle pezze colorate del renzismo. Pezze coloratequelle delle vandaliche devastazioni della Costi-tuzione, pezze colorate quelle nella politica euro-pea, sui migranti, sulla “guerra non conflittuale”con l’Isis. E soprattutto pezze colorate quellefrutto del “rimpasto” dei partiti, dello stesso Pd.La Repubblica si veste da Arlecchino. C’è chi pen-sosamente pontifica sulla “novità” del “Partitodella Nazione”, senza nemmeno un briciolo di ve-recondia per l’impossibile dimenticanza di quel-l’altro “Partito Nazionale”, che era poi quellofascista (P.N.F.). E c’è chi, sospirando, ammetteche “sì, i rimpasti di Renzi, il Partito della Na-zione, i vandalismi costituzionali ci coprono e cisoffocano con un manto arlecchinesco di pezzecolorate: ma ora è questo che passa il convento”.

Sarà perché io dei conventi ho sempre ritenutodi dovermi tenere alla larga, ma questa è la piùsolenne delle baggianate. Questo passa il con-vento perché accettiamo di farci vestire da Arlec-chino, “tanto è di moda”. Io, noi, non ci stiamo.

Èconcreto il rischio che torni la Tasi sulla primacasa. Perché l’Unione europea potrebbe co-

stringere il premier Matteo Renzi ad una clamo-rosa retromarcia, e per tappare un buco dibilancio di oltre tre miliardi di euro.

Dalla Presidenza del Consiglio fingono chetutto vada per il meglio. Pur sapendo che traRenzi e l’Ue è calato il gelo, infatti, i funzionari diBruxelles continuano a rimandare le risposte sullaflessibilità per tutte le spese sostenute per la crisidei migranti. Per l’Italia ballano circa tre miliardi,lo 0,2 per cento del Prodotto interno lordo.Quello che l’Ue stenta a riconoscere al Bel paese(al netto dei contributi alla Turchia) è la flessibilitàper le spese sui migranti. Ora Renzi finge non visiano preoccupazioni, pur sapendo che proprio laGermania ha suggerito che l’Italia reintroducessela tassa sulla prima casa per tappare il buco di bi-lancio: “La valutazione - dicono i commissari deiconti pubblici Dombrovskis e Moscovici - saràfatta solo in primavera e sarà determinata casoper caso ed ex post, sulla base delle spese fatte”.Ergo, Renzi farebbe in tempo a far pagare la Tasia maggio, spiegando agli italiani che “ci siamosbagliati”. Questo perché Bruxelles tiene il punto,rinviando l’esame della nostra “manovra di sta-bilità” ad aprile, quando s’abbatterà la scure dellaCommissione anche sulle spese dimostrate.

Gli attriti tra Roma e Bruxelles sono forti per-ché la Germania (che detiene il pacchetto di con-trollo della Banca centrale europea) ha caricato didubbi europei la “sostenibilità dell'Italia nell'Eu-rozona”. Jean-Claude Juncker ha scritto diretta-mente a Renzi, specificando che “la Commissioneha dichiarato che i contributi nazionali non sa-ranno tenuti in conto nel calcolo del deficit ai finidel Patto di stabilità e crescita”. Il premier italianoconsidera le resistenze di Bruxelles sulla flessibilitàper l’immigrazione una “ottusità da euroburo-crati”. Parole da euroscettico? Di fatto Renzi èormai al palo, sa che per i “poteri forti dell’Ue” ilsuo tempo è ormai scaduto. Il Presidente del Con-siglio sa anche che non potrà più contare sul tra-sferimento nei Paesi del nord Europa dei migrantiospitati nei centri italiani. Di fatto la Germania ha

detto che accoglierà solo coloro che, potendo van-tare lo status di rifugiato, provengono dal corri-doio balcanico. Mentre Austria, Croazia,Slovenia, Danimarca, Ungheria, Repubblica Ceca,Slovacchia, Danimarca, Olanda, Svezia e Norve-gia non avranno più frontiere permeabili ai mi-granti.

Nonostante l’attuale situazione, Renzi ha di-chiarato in occasione dello sblocco dei fondi perla Turchia: “Noi pensiamo che tutti i migrantisiano uguali. Pensare di considerare in modo di-verso le spese per salvare i bimbi eritrei che arri-vano in Sicilia mi sembra assurdo e illogico, solouna perversione burocratica. Ma noi, nonostantei professionisti della polemica provino a rilanciareancora da Bruxelles come se ci fossero vite di serieA e di serie B, non cadiamo in provocazioni. In-somma, l’Italia continuerà a salvare vite umanein Mediterraneo come ha sempre fatto, anchequando l’Europa si girava dall'altra parte”.

L’Ue non si scompone e stigmatizza che certeopere l’Italia deve farle a spese dei contribuentiitaliani. “E continuerà a farlo perché - esclamaRenzi - prima del patto di stabilità c’è un patto diumanità. Se poi vogliono aprire una proceduracontro l’Italia - ha insistito Renzi - facciano pure.Per noi Europa significa valori e ideali, non pole-miche dai professionisti dello zero virgola”.

Di fatto, oltre al buco da tre miliardi di euro,pesa sul governo Renzi la scure di tutte le sanzioninon pagate, ed in tutti i settori, dall’immigrazioneall’agricoltura, passando all’ambiente ed alla sa-nità, senza trascurare diritti civili ed i mancati ade-guamenti in settori come infrastrutture e trasportipubblici. Per l’Unione l’Italia sarebbe paragona-bile al cattivo cittadino che non ha mai pagato lecontravvenzioni ed ora non può intestarsi nem-meno un paio di mutande. Del resto proprio i te-deschi hanno sottolineato come la somma di tuttele multe Ue non pagate sarebbe bastevole a farfallire lo Stato italiano, se poi ci venisse caricatoanche il debito pubblico e l’eventuale deficit di bi-lancio non coperto, non ci resterebbe che conse-gnare le chiavi del Bel paese alla Deutsche Bank.Intanto Renzi cerca di difendersi gettandola sul-l’umanitario, dichiarando che “non è possibileconsiderare le vite da salvare nel Mar Egeo diverse

di RUGGIERO CAPONE

di MAURO MELLINI

Torna la Tasi sulla prima casa su consiglio di Germania e Ue

La moda del rimpasto

Politica

da quelle da salvare nel Mar Tirreno”. Intanto loscorporo dal deficit è assicurato solo per i contri-buti al fondo per non far partire i profughi dallaTurchia.

Di fatto Renzi non si è dimostrato né soluzioneai mali dell’Italia né argine allo strapotere dei

Paesi ricchi della zona euro. Evidentemente gli ita-liani, per tornare in buona salute, necessitano diun governo che cestini tutte le normative europeeche ci hanno trasformato in un grande campod’accoglienza. Soprattutto in un Paese dov’è vie-tato produrre e risparmiare.

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3L’OPINIONE delle Libertàmercoledì 3 febbraio 2016 Esteri

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Il termine apolidia viene per la prima volta all’atten-zione delle cronache internazionali intorno agli anni

Venti del secolo scorso a causa dell’incremento del nu-mero dei rifugiati incapaci di attestare o di optare peruna determinata nazionalità in seguito alla dissolu-zione degli Imperi nazionali avvenuto dopo la Primaguerra mondiale. Nei decenni successivi la questionedegli apolidi continuò a riproporsi, alimentata dai re-gimi autoritari, dall’antisemitismo e, infine, dallo scop-pio della Seconda guerra mondiale con i massiccispostamenti di persone che essa comportò con le de-portazioni, occupazioni e le fughe di massa.

Ma chi è l’apolide nello specifico e quali conse-guenze comporta una simile condizione? Una primadefinizione di apolide è rinvenibile nell’art. 1 dellaConvenzione del 1954 relativa allo status delle per-sone apolidi, secondo cui il termine “apolide” indica“una persona che nessuno Stato considera come suocittadino nell’applicazione della sua legislazione”.Stando a tale definizione, la condizione dell’apolideappare in netto contrasto con l’articolo 15 della Di-chiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, emanatasolo pochi anni prima dall’Assemblea Generale delleNazioni Unite nel 1948, la quale afferma diritto diogni persona ad avere una cittadinanza.

Oggi, non solo una simile condizione perdura manon viene neppure affrontata adeguatamente. Se-condo le stime dell’Unhcr ci sono 12 milioni di apo-lidi, di cui 600mila vivono in Europa. Mentre governie organizzazioni della società civile spesso non cono-scono il problema, molti apolidi sono di fatto intrap-polati ai margini della società senza che i loro dirittiumani siano rispettati. Inoltre, la condizione di apo-lide non intacca solo l’identità giuridica di una per-sona e i suoi diritti di cittadino, ma anche la sua sferapiù intima: l’apolide non può sposarsi, non può regi-strare i propri figli all’anagrafe, né mandarli a scuola,può incontrare difficoltà ad accedere alle cure sanita-rie e agli studi; non ha accesso all’assistenza sociale,né al mercato del lavoro; non ha libertà di movimento.Vive in una sorta di limbo giuridico e sociale dal qualenon sa come uscire: trovandosi in una situazione divulnerabilità ed assenza di diritti, l’apolide è esposto alrischio di essere vittima di lavoro nero, sfruttamentoe traffico di esseri umani.

Per quanto riguarda l’Italia, gli apolidi sono15mila, la maggior parte dei quali proviene dall’ex Ju-goslavia in seguito ai conflitti che hanno dilaniato laregione. Di questi solo 606 persone hanno ottenuto ilriconoscimento dello status di apolide che garantisceil possesso di documenti regolari, essendo la proce-dura attualmente vigente estremamente macchinosa.Ad essi potrebbero poi aggiungersi i bambini chestanno giungendo in Europa che non hanno potutoottenere la cittadinanza dei propri genitori o del pro-prio paese di provenienza. Inoltre, non va dimenticatoche l’apolidia continua a trasmettersi di padre e figlio,a causa delle leggi attualmente in vigore sulla cittadi-nanza basate sullo ius sanguinis, in base a cui possonogodere della cittadinanza italiana solo i figli nati da al-

meno un genitore italiano oppure i bambini nati inItalia da genitori stranieri al solo compimento dellamaggiore età. Neanche la nuova legge sulla cittadi-nanza tiene conto di questa situazione, dal momentoche essa si limita a ridurre i tempi di acquisizione dellacittadinanza per i figli nati da genitori stranieri ma co-munque in possesso di una cittadinanza.

Tuttavia, qualcosa finalmente sembra muoversianche a livello politico: il 26 novembre 2015 la Com-missione straordinaria per la tutela e la promozionedei diritti umani del Senato, presieduta dal senatoreLuigi Manconi recentemente insignito del Premio Un-gari 2015, ha presentato il disegno di legge sul rico-noscimento dello status di apolide, il cui obiettivo èquello di disporre di procedura semplice e accessibileper il riconoscimento di tale status, facilitando quindil’identificazione delle persone apolidi presenti in Italiae assicurando loro il godimento dei diritti fondamen-tali e di una vita dignitosa.

Inoltre, lo scorso 28 gennaio ha avuto inizio unacampagna di sensibilizzazione dal titolo “Non esisto”promossa dal Consiglio Italiano per i Rifugiati (Cir)con il sostegno della Open Society Foundations chela Lidu appoggia pienamente. Essa muove dalle diffi-coltà che incontrano le persone apolidi nella vita quo-tidiana, causate dall’impossibilità pratica di accederea un riconoscimento legale della propria condizione, alfine di superare lo stallo in cui attualmente si trova ilddl promosso dalla Commissione per i diritti umanidel Senato e giungere ad una legge che semplifichi leprocedure per il riconoscimento dell’apolidia e garan-tisca durante l’intero iter una regolamentazione dei di-ritti della persona.

Nuovi assetti nel panorama delle alleanze in MedioOriente.

Nelle settimane scorse, a pochi chilometri da Gi-nevra, dove l’inviato speciale delle Nazioni Unite perla Siria, Staffan de Mistura, sta in questi giorni cer-cando faticosamente di mediare tra le diverse fazionisiriane in guerra, il nuovo capo del Mossad, il cin-quantaquattrenne ex consigliere per la sicurezza na-zionale di Netanyahu, Yossi Cohen, insieme a JosephCiechanover, ex direttore generale del ministero degliEsteri di Gerusalemme, hanno incontrato in gran se-greto il Sottosegretario degli Affari Esteri turco Feri-dun Sinirlioglu. Le due delegazioni hanno raggiuntoun accordo per chiudere il contenzioso sull’incidentedella “Freedom Flottilla per Gaza” del 2010 e conve-nuto su una serie di iniziative per rilanciare l’intesaturco-israeliana.

Come si ricorderà, il 31 maggio del 2010, un com-mando dei reparti speciali israeliani attaccò in acqueinternazionali alcune navi civili turche, la “Freedomflottilla”, che stavano portando aiuti umanitari e atti-visti internazionali a Gaza, cercando di forzare ilblocco imposto dalle autorità israeliane. Nell’arrem-baggio alla nave ammiraglia della flottiglia, la MaviMarmara, scoppiarono degli scontri tra i soldati israe-liani e l’equipaggio e dieci marinai turchi restarono uc-cisi, provocando una grave crisi diplomatica tra Israelee Turchia. Ankara lanciò pesantissime accuse ad Israele,pretese scuse ufficiali, il risarcimento alle vittime, la fineimmediata del blocco della Striscia di Gaza ed espulsel’ambasciatore israeliano. Il governo Netanyahu re-plicò alle accuse turche, accusando i marinai a bordodi aver attaccato con armi i soldati israeliani.

Le Nazioni Unite condussero una inchiesta inter-nazionale per stabilire i fatti che non portò a risultaticoncreti per i veti reciproci e i rapporti tra i due Paesirestarono molto freddi fino al 2013, quando, con ilpatrocinio del presidente americano Obama, Israeleaccettò di avviare con la Turchia le discussioni in ma-teria di compensazione delle vittime e Netanyahuporse le scuse ufficiali per il comportamento “spro-porzionato” dei suoi soldati.

In Svizzera, Cohen, Ciechanover - che aveva rappre-sentato il suo Paese ai lavori della commissione di in-chiesta delle Nazioni Unite - e Sinirlioglu hannosuggellato la fine del contenzioso. L’intesa è stata forte-mente auspicata dallo stesso presidente Erdogan, conl’obiettivo di ricomporre velocemente i rapporti conIsraele, forse l’unico paese vicino “non ostile” ad Ankara.

Negli ultimi tempi, infatti, l’aggravarsi della situa-zione in Siria e in Iraq, l’avanzata jihadista di Daesh el’entrata pesante sul campo di “attori” ingombranticome la Russia, hanno isolato la Turchia nella regione.Il fallimento della strategia di Ankara in Siria, volta arovesciare il presidente Bashar al-Assad a tutti i costi,anche concedendo spazio alle forze più estremiste, hacostretto la Turchia a ripensare le sue alleanze. Nelgiro di pochi mesi Ankara si è vista accerchiata da tuttii lati; sui fronti siriano e iracheno dall’avanzata jiha-dista e dalla resistenza curda, sul fronte europeo dallapressione di Bruxelles e delle altre capitali che rim-proverano ad Ankara una politica “molle”, se non ad-dirittura compiacente, nei confronti di Daesh e unafallimentare gestione del flusso dei migliaia di profu-

ghi dalle zone di guerra. E poi il disastro dei rapporticon la Russia, dopo l’abbattimento, lo scorso novem-bre, del Sukhoi 24 da parte degli F16 turchi. Le accusedi Putin, per la “pugnalata alla schiena di Erdogan” ele ritorsioni economiche verso Ankara non si sonofatte attendere. Per qualche ora convulsa, dopo l’ab-battimento, si è perfino temuto lo scoppio di un con-flitto armato tra i due Paesi.

Eppure, prima di un epilogo inimmaginabile datutti, la sintonia tra Turchia e Russia, in particolare suigrandi temi economici, era totale; il 6 agosto del 2009,l’allora primo ministro Erdogan firmava trionfantecon Putin, alla presenza del premier italiano Berlu-sconi, grande amico di entrambi, l’accordo cheavrebbe portato il gasdotto South Stream - il megaprogetto di far arrivare il gas russo fino al cuore del-l’Europa continentale - lungo le acque territoriali tur-che del mar Nero. E quando, nel Maggio 2014, per lesanzioni legate all’invasione russa della Crimea, sisono fermati i lavori del South Stream e Putin, per ri-picca, ha ordinato di sospendere a tempo indetermi-nato l’intero progetto, è proprio con Erdogan che lozar di Mosca ha deciso, il 1 dicembre del 2014, di rea-lizzare un nuovo gasdotto attraverso la Turchia. Ancheil nuovo progetto, il Turkish stream, è naufragato sulmare agitato della crisi in Siria e dell’abbattimento delSukhoi.

Ecco dunque l’esigenza di riabbracciare un vecchioamico, Israele, con cui i rapporti erano sempre staticordiali prima dell’incidente della Mavi Marmara, adifferenza di altri paesi a maggioranza musulmananella regione. Erdogan ha velocemente dimenticato leaccuse rivolte a Netanyahu di barbarie - era l’estatedel 2014 - per gli abusi a Gaza. Ora dice sui giornaliturchi che “Israele ha bisogno di un paese come la Tur-chia nella regione” e che la Turchia deve “accettare ilfatto di aver bisogno di Israele”.

Dietro la volontà di porre fine ad una lite di vici-nato ci sono ovviamente anche fondate ragioni eco-nomiche; con le tensioni sorte con Mosca, il gas russosul quale la Turchia contava diventa un serio pro-blema e Ankara non ha altra scelta che rivolgersi adIsraele: la scoperta di grossi giacimenti di gas naturaleal largo della Stato ebraico offre infatti la migliore al-ternativa a lungo termine.

Ma il rinnovato abbraccio ad Israele esige alcuneconcessioni, perché gli israeliani sanno di essere in unaposizione forte, dal momento che la Turchia è quasiisolata. Ankara dovrà innanzi tutto rivedere il rap-porto preferenziale che ha fin qui tenuto con i verticidi Hamas. Ne è una prima prova la recente espulsionedal suolo turco di Saleh al-Arouri, il capo delle BrigateIzz ad-Din al-Qassam, il braccio militare dell’organiz-zazione palestinese, responsabile per il rapimento el’uccisione di tre ragazzi israeliani nell’estate del 2014.E anche per Khaled Meshaal, il capo in esilio diHamas, che avrebbe lasciato Damasco per rifugiarsi inTurchia, i giorni sarebbero contati.

Israele potrebbe anche richiedere di utilizzare lospazio aereo e marittimo turco per esercitazioni mili-tari, come stabilisce l’accordo militare con la Turchiadel 1996; fino ai fatti del 2010, gli aerei con la stelladi Davide si addestravano ogni semestre sui cieli tur-chi. Ma i leader a Gerusalemme conoscono troppobene la suscettibilità del popolo turco e difficilmenterivendicheranno questo diritto.

di PAOLO DIONISI

di ILARIA NESPOLI

Turchia-Israele: nuova alleanza? Apolidia, la condizione degli “invisibili” senza diritti

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