D1999_LA PASSIONE DELLO SCEICCO

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DESERT KNIGHTS Tre fratelli, un solo regno da conquistare.

Chiamati a scegliere tra potere, amicizia e amore.

"Quando le Pleiadi adornano il sommo della not-te, offrendo nelle mani dell'alba un mucchietto di stelle, trovo le sue labbra dolci, come fossero infu-se di vino." (Ibn Hamdîs) I giorni felici nel regno di Zohayd sono un ricordo lontano. Dopo aver sottratto i gioielli della corona, la crudele regina Sondoss è stata bandita per sempre e ora per i suoi figli Haidar, Jalal e Rashid si aprono le porte di uno scontro senza pari. La conquista del trono di un altro regno, Azmahar, li porterà a rivangare antichi rancori, che sembravano sepolti per sempre sotto le sabbie del deserto, e a rompere il legame che li univa. Fratello del mio cuore... parole vuote, che si perdono nel vento che soffia implacabile tra le dune e le palme. Ma il sole del mattino torna a risplendere sempre, anche dopo le notti più cupe, e l'incontro con tre donne piene d'amore potrebbe modificare un destino che sembrava ormai prestabilito. Ne La passione dello sceicco, Rashid Aal Mun-soori sarà il terzo e ultimo cavaliere del deserto a cadere nelle maglie dell'amore. E Laylah Aal Sha-laan la donna che le tesserà attorno al suo cuore.

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DESERT KNIGHTS I PROTAGONISTI

HAIDAR AAL SHALAAN - Il Leone del deserto. Il suo spirito è forte come l'animale di cui porta il nome, ma ogni orgoglio cade dinanzi alla forza dell'amore. ROXANNE GLEESON - Lei è l'unica che abbia avuto l'ardire di rifiutare Haidar, ma è anche la sola che riuscirà a scalfire il suo gelido distacco. JALAL AAL SHALAAN - La Grandezza. Il Salvatore, il Traditore. La sua gentilezza è riservata a pochi eletti, la sua passione a una sola donna, Lujayn la Bella. LUJAYN MORGAN - In passato ha abbandonato Jalal, perché non voleva diventare una pedina nei giochi di potere. Ora combatterà per conquistarlo. RASHID AAL MUNSOORI - L'Oscuro. Il legame che avverte con il regno di Azmahar è più forte di quello di sangue, e la volontà di vincere supera in lui anche la più salda determinazione. LAYLAH AAL SHALAAN - Il suo rango attira più di un uomo, ma lei ne desidera solo uno. Rashid è una sfi-da troppo grande da affrontare, ma indispensabile per la felicità del suo cuore.

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Olivia Gates

LA PASSIONE DELLO SCEICCO

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Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Sheikh's Destiny

Harlequin Desire © 2012 Olivia Gates

Traduzione di Roberta Canovi

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma.

Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà

Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Destiny

marzo 2013

Questo volume è stato stampato nel febbraio 2013 presso la Rotolito Lombarda - Milano

HARMONY DESTINY

ISSN 1122 - 5470 Periodico settimanale n. 1999 del 5/03/2013 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 413 del 31/08/1983 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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Laylah Aal Shalaan sentì un brivido bruciarle lungo la schiena. Non era la sera di dicembre in una Chicago sotto zero – quello le avrebbe suscitato il ghiaccio nelle vene, non il fuo-co. La sensazione, invece, l'aveva surriscaldata così tante volte nelle ultime settimane che le sembrava di avere le scalmane. Il che sarebbe stato da record, a ventisette anni. Ma d'altra parte Laylah deteneva altri record poco piacevo-li, come l'essere l'unica donna nata in famiglia in quaran-t'anni. Perché non aggiungerci anche la menopausa preco-ce? Non che pensasse che ci fossero all'opera ormoni anor-mali: si trattava di un'influenza esterna, che non riusciva a individuare, anche se da un po' era certa della sua causa. Qualcuno la stava osservando. E non era come avere le guardie del corpo che le respira-vano sul collo: quegli uomini non avevano mai cercato di nascondersi, e al diavolo la sua privacy. Anche se non a-vrebbe dovuto avercela con loro; in fondo, facevano solo il loro mestiere. Certo, visto che negli ultimi due anni la sua sicurezza non era più stata la priorità di nessuno, ormai non c'erano più cani da guardia intorno a lei. Non che pensasse di avere bisogno di protezione; segui-va le basilari norme di sicurezza che chiunque avrebbe se-guito in una città come Chicago – da quando si era autoesi-

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liata da Zohayd ed era venuta a vivere nella Città Ventosa, l'aveva sempre fatto. Fino a quella sera. Di solito andava a casa con Mira, la sua socia e coinqui-lina; ma Mira era andata a trovare il padre, che era stato ri-coverato in un altro stato. Perciò Laylah si era ritrovata da sola, di sera, per la prima volta in due anni, uscita in una strada deserta dalla porta sul retro di un edificio altrettanto deserto. Non che tutto ciò avesse niente a che fare con ciò che provava in quel momento. In realtà, non si sentiva affatto minacciata, ma piuttosto... bruciante di curiosità, di eccita-zione. Guardò al di là della strada, dove c'erano parcheggiate tre auto. La più vicina aveva appena avviato il motore e si stava allontanando, dopo che il guidatore aveva richiuso il cofano; anche la seconda si stava allontanando dal marcia-piede, mentre la più lontana, una Mercedes ultimo modello con vetri oscurati, sembrava vuota. Prima che potesse stabilire da dove arrivasse quella sen-sazione, la seconda auto inchiodò davanti a lei e senza darle il tempo di prendere un altro respiro le portiere si spalanca-rono e ne uscirono quattro uomini che la circondarono pri-ma che riuscisse a muovere più di due passi. Corpi massicci e facce volgari, distorte dalla malvagità, le riempirono la visuale. Le si raggelò il sangue, il che le rallentò il battito cardiaco e le reazioni mentre mani estra-nee le affondavano nella carne, suscitando lampi di disprez-zo e di terrore. In preda al panico e alla furia, si ribellò con tutto ciò che aveva, mentre brandelli di conversazione le penetravano nel cervello. «È solo una, amico.» «Tom ha detto che erano due. E se paga la metà?» «È quella che vogliamo. Avrai la tua parte.» «Avevi detto che cadeva per terra in lacrime, ma non è una pappamolla. Ci manca poco che mi ha castrato.»

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«E a me ha quasi cavato un occhio!» «Piantala di piagnucolare e infilala in macchina.» Seppure sull'orlo del panico, comprese con terrore che non si trattava di un attacco casuale: conoscevano la sua routine. Però quegli energumeni non potevano essere la presenza che aveva percepito! La stavano trascinando sempre più vicino all'auto. Se ve l'avessero rinchiusa, non avrebbe più avuto scampo. Esplo-se in un'altra lotta frenetica, suscitando grida di dolore fin-ché non fu raggiunta da un gancio al mento che le fece scoppiare il cervello. All'improvviso, attraverso il vortice di oscurità macchia-ta di rosso, uno dei suoi assalitori parve essere risucchiato in un buco nero; andò a sbattere contro il muro dell'edificio con un rumore preoccupante. Il secondo si voltò, ma un al-tro tonfo gli fece schizzare il sangue a pochi centimetri dal viso di Laylah; lo sguardo terrorizzato dell'uomo la trafisse prima che le sbattesse addosso come urtato da un'auto in corsa, facendola finire a terra sotto di lui. Si contorse sotto quel peso morto, terrorizzata e disorien-tata. Chi era arrivato a salvarla? E si sarebbe rivoltato con-tro di lei una volta che avesse finito con quei disgraziati? Riuscì a liberarsi dal corpo che la schiacciava a terra. Si affrettò per rimettersi in piedi sul marciapiede congelato e vide... vide... Lui. Un angelo caduto. Immenso, scuro, minaccioso. Terribi-le nella sua bellezza, emanazione di potere e pericolo. Era quasi impossibile riuscire a guardarlo, ma decisamente im-proponibile non farlo. E lei lo conosceva. Lo conosceva da tutta la vita. Ma non poteva essere lui: non solo era cambiato da esse-re quasi irriconoscibile, ma per quale motivo avrebbe dovu-to essere lì? In quel momento? Quando lei era stata certa che non l'avrebbe mai più rivisto? Era forse il suo cervello scosso che aveva evocato un

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salvatore immaginario? Ma in questo caso, perché non fo-calizzarsi sui suoi cugini, che erano altrettanto equipaggiati per ricoprire quel ruolo? Perché lui? Perché Rashid Aal Munsoori? Una presenza remota, ma costante, in tutti i suoi primi diciassette anni di vita; l'uomo per cui aveva una cotta da tempo immemorabile. Stava fronteggiando i due assalitori ancora in piedi, il suo viso unico modellato dal freddo della notte, la testa ma-estosa quasi rasata, il corpo da rullo compressore avvolto in un soprabito che gli svolazzava intorno come una furiosa creatura degli abissi. Gli uomini si ripresero dallo shock e lo attaccarono, ur-lando, brandendo dei coltelli a serramanico. Laylah piombò di nuovo nel terrore. Senza scomporsi per il suo grido di avvertimento, né per l'attacco, Rashid si mosse come un torero nell'arena, rivol-tando contro gli assalitori la forza dell'impatto scombinato. In una coreografia di precisione letale, li colpì in modo spietato, impeccabile, i movimenti naturali come il respiro lo era per lei. Sembrava un demone vendicatore che godeva nell'annullare le prede deprecabili che viveva per cacciare. Ora che lei si fu messa in piedi, Rashid aveva inchiodato i due malviventi al muro; uno aveva perso i sensi, l'altro penzolava per aria, i piedi che scalciavano debolmente. Al di sopra del mormorio del vento, Laylah udì dei suoni indistinti provenire da Rashid – non sembravano umani. Per un attimo di follia, pensò che non lo fossero, che fos-se posseduto da una qualche entità che non sarebbe stata soddisfatta se non prendendo le vite di quegli uomini. Quell'eventualità la riscosse dalla paralisi. «Li ucciderai!» Alla sua protesta strozzata lui si voltò e... ya Ruhmaan! Che cosa gli era successo? Assomigliava vagamente all'uomo per cui aveva spasimato per molta parte della sua vita. L'innaturale vuoto nei suoi occhi, la serena cattiveria che gli faceva mostrare i denti... come un animale in moda-lità di attacco.

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E quella cicatrice... «E allora?» Laylah rabbrividì. La sua voce non fece che confermare l'impressione che un demone si fosse impossessato di lui, e stesse modificando il suo corpo per assecondare la propria natura e i propri bisogni, usando la sua voce per trasmettere la propria oscurità e la propria pericolosità. L'uomo che un tempo era stato Rashid parlava sul serio: non aveva alcuna remora a uccidere, soprattutto quei delin-quenti che aveva abbattuto. Sembrava non provare altro che desiderio di violenza e di vendetta, come se si fosse fatto a-vanti per punire i criminali, non per salvare lei, la vittima. Poteva fare appello solo alla sua logica. «E allora non ce n'è bisogno.» Riusciva a malapena a formare le parole in una gola raggelata. «Li hai già battuti, massacrati di botte; dubito che verranno dimessi in tempi brevi dall'ospedale.» «Rimetterli in sesto sarebbe un grosso spreco di risorse. Dovrei risparmiare alla società il costo della loro esistenza.» Rivolse la propria attenzione all'uomo che cercava di divin-colarsi dalla sua stretta gemendo vagamente. «Feccia come questa non merita di vivere.» Laylah si arrischiò ad avvicinarsi, anche se le sembrava di stuzzicare un leone intento a uccidere la preda. «Non pensi che una condanna a morte sia eccessiva per i loro cri-mini?» Rashid rispose senza distogliere lo sguardo dal proprio prigioniero. «Quelli che hanno commesso finora, vuoi dire. Probabilmente avrebbero finito per ucciderti...» «No, amico...» L'uomo tossì, il terrore negli occhi. «Noi volevamo solo... prelevarla... per il riscatto. Il capo ha detto che è una principessa... di uno di quei regni del petrolio... Ha detto che ci guadagnavamo un sacco... per lei... Non le facevamo del male, lo giuro... Non uccidermi, ti prego...» Ma Rashid non parve convinto, né impietosito. Laylah tentò l'ultima carta, sfiorandogli il braccio; nonostante gli strati di indumenti, dall'acciaio che aveva al posto dei mu-

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scoli scoccò una scossa elettrica che la attraversò fino alle punte dei piedi. Deglutì. «Non è meglio che vivano per su-bire le conseguenze dei loro crimini? Probabilmente hai da-to loro un qualche grado di invalidità permanente.» Quando il suo sguardo tornò a posarsi su di lei, le sem-brò che la vedesse per la prima volta, che solo in quel mo-mento le sue parole superassero la barriera della sua impla-cabilità. Improvvisamente, lui rilassò le mani. I due uomini, en-trambi svenuti, a quel punto, caddero a terra come sacchi di patate. Laylah trattenne un sospiro di sollievo, l'aria gelida che le inondava i polmoni. Rashid aveva già ucciso, ma era ac-caduto mentre era un soldato. E lei non poteva avere sulla coscienza la morte di quei delinquenti. Tornato a essere l'ultramoderno cavaliere del deserto che aveva il mondo ai propri piedi e tutti i suoi abitanti a propria disposizione, Rashid recuperò il cellulare e chiamò polizia e ambulanza. Dopodiché si rivolse a lei. «Ti hanno fatto del male?» Alla sua domanda, tutt'a un tratto Laylah sentì l'impronta delle loro mani su di sé, sulle braccia e sulla schiena; tutta-via, l'epicentro del dolore era il lato sinistro della mascella, e vi portò la mano d'istinto. Rashid la sospinse sotto la luce di un lampione, e lei in-ciampò al sentire la sua mano sul braccio, e poi quando lui sferrò un calcio alla testa di uno degli assalitori che si stava risvegliando. Il contrasto tra la violenza usata con quell'uo-mo e la gentilezza che mostrava nei suoi confronti era sconvolgente. Una volta sotto il fascio di luce, Rashid le scostò la mano dal volto per poterlo esaminare. «Forse dovrei ucciderli, tutto sommato.» «Per un bel gancio?» cercò di scherzare lei. «Perché non lasci che sia la polizia a occuparsene?» «Hanno rapito e picchiato una donna, facendole temere per la propria vita, probabilmente con l'intenzione di porvi

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fine. Da dove vengo io, solo l'hadd'al herabah sarebbe una punizione adeguata.» Laylah rabbrividì. Nella regione da cui provenivano en-trambi, i colpevoli colti in fragranza di reati tanto gravi ve-nivano puniti con l'amputazione di un braccio e della gam-ba opposta. Chiuso l'argomento, Rashid si voltò di nuovo verso gli avversari abbattuti, e lei lo vide – una macchia lucida sotto il soprabito. Lo afferrò per il braccio, inorridita, ma lui si scansò fa-cendole perdere l'equilibrio; per non cadere, Laylah si ap-poggiò a lui e le mani affondarono nell'inconfondibile calo-re del sangue. Le ritirò di scatto, fissandole a occhi sbarrati prima di al-zare lo sguardo sul suo viso. «Sei ferito!» Rashid spostò l'attenzione prima sui suoi palmi macchia-ti di rosso, poi sul proprio ventre, quindi sugli occhi di La-ylah. «Non è niente.» «Niente?» protestò però lei. «Stai sanguinando! Ya Ul-lah!» Nella sua espressione un accenno di... fastidio? Impa-zienza? «È solo un graffio.» «Un graffio? Tutto il fianco sinistro è intriso di sangue.» «E allora?» Domandò, con un tono di voce freddo e di-staccato. «Sei schizzinosa? Spero che tu non abbia inten-zione di svenire.» «Non sono schizzinosa! È di te che mi preoccupo...» Il terrore le strozzava la gola, più soffocante di quando aveva temuto per la propria vita. La sua nonchalance doveva esse-re dovuta allo shock; la ferita doveva essere grave, per farlo sanguinare tanto, forse al punto che il dolore non era ancora stato registrato. L'ambulanza avrebbe anche potuto arrivare troppo tardi... Ferma l'emorragia. Fagli guadagnare un po' di tempo. Sfilandosi la sciarpa dal collo, gliela pressò sulla ferita. Rashid si irrigidì all'istante, le mani che si posavano sulle sue come per allontanarle da sé, ma lei si lanciò su di lui

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con tutto il proprio peso, schiacciandolo contro il muro dell'edificio. «Dobbiamo comprimere la ferita» spiegò an-naspando. Lui si immobilizzò, fissandola con espressione imper-scrutabile. Poi le prese le mani e le allontanò, afferrando la sciarpa e pressandosela al ventre. «Faccio io.» Era evidente che pensasse di non averne bisogno, ma voleva tenerla lon-tana. «Adesso puoi andare.» Eh? Laylah scosse il capo, le mani sporche di sangue che tre-mavano ancora. «Devo essere qui quando arriva la polizia.» Prendendole di nuovo le mani, le ripulì con l'estremità intonsa della sciarpa. «Dirò che hanno attaccato me. Quei buoni a nulla confermeranno la mia versione di buon grado: la giuria sarà meno severa che nel caso la vittima fosse una donna.» «Ma che stai dicendo?» ribatté lei, lanciando le mani per aria. «Sei ferito. E io non vado da nessuna parte, se non al pronto soccorso con te.» «Dato che io non vado al pronto soccorso, l'unico posto dove puoi andare tu è a casa.» Quando lei scosse il capo, Rashid indurì la voce. «Prendi la mia auto e allontanati da qui; le mie guardie ti raggiungeranno per scortarti a casa e resteranno con te finché non ci saremo accertati che questo rapimento non abbia un piano di riserva.» «Non ho alcuna intenzione di lasciarti solo» insistette pe-rò lei. «E verrò al pronto soccorso con te. Quella è la tua au-to?» aggiunse indicando la Mercedes. Rashid annuì. «Mi ero fermato per inviare un file dal te-lefono.» «E hai visto che mi stavano attaccando.» Lui non annuì di nuovo, il suo sguardo che la bruciava da tanto era intenso. «Dammi le chiavi.» Il sopracciglio inarcato le indicò co-sa pensava della sua richiesta. «Ti porto all'ospedale.» «Come hai sottolineato, non posso lasciare la scena del crimine. La polizia sarà qui a minuti.»

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«Possono raccogliere le nostre deposizioni al pronto soc-corso. In quei minuti potresti andare in ipotermia, o sotto shock.» «Non accadrà. Sono stato ferito in modo ben più grave, resistendo per giorni in condizioni che fanno sembrare que-ste un paradiso.» Laylah sapeva che non stava esagerando. Non poteva immaginare cosa avesse passato in guerra, non voleva pen-sare a che tipo di ferita gli avesse provocato quell'orribile cicatrice che scivolava come un furioso serpente dall'occhio sinistro fino alla mascella, al collo... e ancora più giù. Notando la direzione del suo sguardo, lui serrò le labbra. «Come puoi vedere sono sopravvissuto a ben peggio. Non crucciarti per un taglietto sopravvalutato.» Alla mente le affiorarono diverse repliche. Che razza di opinione aveva di lei? Pensava che sarebbe stata tanto egoi-sta da accettare la sua assoluzione lasciandolo al proprio de-stino? Ma in questo caso, allora... «Non mi riconosci?» Lo stesso sopracciglio si arcuò di nuovo. «Ho bisogno di conoscere qualcuno per aiutarlo?» «Non è questo che intendevo dire.» Sapeva bene che a-vrebbe difeso fino alla morte chiunque avesse avuto biso-gno del suo aiuto. Evidentemente, dunque, non l'aveva rico-nosciuta. «Certo che ti ho riconosciuto» la contraddisse però lui. «Proprio come ha fatto il tizio che ha mandato questi di-sgraziati. Sei più riconoscibile di quanto credi, principessa Laylah.» Quindi sapeva chi era – fatto del resto non troppo sconta-to, considerato che l'ultima volta che si erano visti lei era stata decisamente diversa, e non solo per gli occhiali. Ra-shid l'aveva sempre fatta sentire come se non la vedesse ne-anche. Persino in quel momento, niente nel suo comporta-mento indicava che la conoscesse: il ragazzo reticente che aveva conosciuto un tempo era diventato addirittura impe-netrabile. «Ti ho visto spesso in città, prima di stasera.»

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Questa sì che era una sorpresa. «Da... davvero? Dove?» «Ho degli uffici in questo palazzo. E frequenti gli stessi ristoranti che frequento io.» Allora era lui la presenza che aveva sentito! Questo sì che aveva senso, come il fatto che lui non avesse sentito il bisogno di avvicinarla se non quando vi era stato costretto, per salvarle la vita. Aveva sempre saputo che Rashid era un sogno irraggiungibile, ma era diventato impossibile quando da migliore amico dei cugini si era trasformato nel loro peg-giore nemico. «Chiaramente non mi riconosci» aggiunse lui. «Sarebbe più facile non riconoscere me stessa, sceicco Rashid.» Okay, forse era stata un po' troppo esplicita. Rashid era rimasto di sasso, e il mondo intero sembrava essersi ferma-to alle sue parole. Un'altra dimostrazione di quella che la madre definiva grossolanità patologica; aveva pensato di averla sotto controllo, ma evidentemente non era in grado di tenere a freno il proprio impudente candore più di quanto la famiglia della madre riuscisse a rinunciare ai propri mez-zucci contorti. Tanto peggio. Non avrebbe mai potuto ripagare ciò che lui aveva fatto per lei quella sera, perciò perlomeno poteva dirgli la verità. Rashid poteva farne ciò che voleva. In realtà, sembrava non sapesse cosa farsene: la sua con-fessione l'aveva chiaramente stupito. La sua reazione, quan-do si manifestò, fu il fingere di non averla sentita. «Confer-ma la mia versione» la ammonì infatti tornando all'argo-mento precedente, «di' che hanno attaccato me e non te, e andrò al pronto soccorso.» Stava cercando di risparmiarle le complicazioni successi-ve a un'aggressione, dalle indagini al processo. Eppure... «Non posso lasciare che ti sobbarchi il peso di questo pa-sticcio.» Quelle spalle imponenti si sollevarono appena. «In con-fronto a ciò che devo gestire e sopportare ogni giorno, que-sta è una passeggiata.»

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Ci avrebbe scommesso. Rashid aveva creato il suo impe-ro dal nulla e a tempo di record. Doveva aver affrontato o-stacoli e avversari infiniti per restare al top di un mondo tanto infestato di squali. E per lei sarebbe davvero stato un pasticcio, che avrebbe sabotato la vita pacifica e il basso profilo che si era sforzata di creare da quando aveva lascia-to Zohayd. «Okay.» La tensione che aveva agguantato la notte si ri-lassò, ma solo finché lei non aggiunse: «A patto che mi per-metti di accompagnarti in ospedale». «Temi che non manterrei la parola?» «So che manterresti la tua parola a costo della vita.» L'affermazione fu accolta da un'altra occhiata lunga e vuota, che aveva capito significare sorpresa. «Ma non voglio cor-rere rischi.» Il suo viso si fece sempre più arcigno, tanto da convin-cerla che avrebbe detto di no. Poi, tutt'a un tratto, le porse la sciarpa insanguinata e recuperò una penna e un blocco per appunti; scrisse una nota, strappò il foglio, e si chinò per in-filarlo nel taschino di uno dei delinquenti. L'uomo parve ri-prendersi quando Rashid gli sussurrò qualcosa all'orecchio, ma perse di nuovo conoscenza quando gli sbatté di nuovo la testa per terra. Si rimise in piedi con tutta calma, recuperò la sciarpa dalle sue dita inermi, voltò sui tacchi e marciò verso la pro-pria auto, lasciando Laylah allibita a fissarlo. Invece che mettersi al volante, però, Rashid si portò dal lato del pas-seggero e si girò verso di lei. «Vieni o no?» Il cuore ebbe un soprassalto di sollievo mentre lei partiva di corsa, i tacchi a spillo che martellavano un ritmo ansioso sull'asfalto. In pochi secondi si ritrovò all'interno dell'auto di lusso, le sirene che cominciavano a sentirsi in lontananza. «Grazie» offrì trattenendosi a stento dal gettargli le braccia al collo. Rashid, naturalmente, la ignorò. «Abbiamo deciso di a-spettarli comunque?» «Oh, no.» Trafficò con la chiave, senza rendersi conto

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che il motore era già acceso, il ronzio tanto lieve che non l'aveva percepito. L'auto era talmente piacevole da guidare che persino in quello stato riuscì ad arrivare all'ospedale più vicino senza incidenti. Mentre parcheggiava, Rashid si voltò verso di lei. «Ora va' a casa. D'ora in avanti ti metterò a disposizione l'auto e un autista.» Era praticamente già sceso dalla macchina quando lei gli si lanciò addosso. «Vengo con te.» «L'accordo era di accompagnarmi fin qui, non di entrare con me» le ricordò infastidito. Ma lei gli si aggrappò con maggior vigore. «Nuovo ac-cordo, allora.» «Non hai niente di cui ringraziarmi.» Aveva poteri telepatici? «Non intendo ringraziarti per avermi salvato la vita, per-ché so che avresti una reazione allergica. Ma voglio sdebi-tarmi per avermi permesso di riscattare la mia sicurezza per la tua. Adesso non tornare a fare il supereroe esasperante che insiste a sparire tutto solo nella notte.» Dopo l'ennesima lunga occhiata, lui si voltò e uscì dall'auto. Delusa e ansiosa, Laylah dibatté se seguirlo o meno: non voleva essere invadente, ma d'altro canto era talmente pre-occupata per lui... Nel momento in cui fu in piedi sull'asfalto, il cuore ebbe uno di quei sussulti che solo lui sapeva provocare: Rashid era fermo all'ingresso del pronto soccorso, la postura degna di quel supereroe cui l'aveva paragonato, una mano sul fianco, l'altra che reggeva ancora la sciarpa. La stava aspettando. Gli corse incontro, il ritmo del battito cardiaco che supe-rava quello dei passi. Prima che lo raggiungesse, quelle labbra odiosamente sensuali fremettero. Un sorriso? Impos-sibile dirlo – non l'aveva mai visto sorridere. E prima che potesse guardarlo una seconda volta, lui si era voltato per entrare.

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Laylah dovette continuare a correre per stargli dietro, come se Rashid volesse dimostrarle che la sua preoccupa-zione era del tutto infondata. E che lui non le avrebbe facili-tato il compito. Una volta rassicurata sulle sue condizioni, tuttavia, lei gli avrebbe dimostrato esattamente fino a che punto fosse di-sposta ad arrivare per stare con lui. E che, se glielo avesse permesso, l'avrebbe seguito fino ai confini del mondo.

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- La passione dello sceicco di Olivia Gates

Rashid l'Oscuro sa di essere destinato a governare l'A-zmahar. Per forzare la mano al fato decide di sposare Laylah Aal Shalaan, principessa di sangue reale. Ma non aveva previsto che la luce di Laylah riuscisse a penetrare le tenebre del suo passato. DESERT KNIGHTS

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2001

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Page 22: D1999_LA PASSIONE DELLO SCEICCO

ANTOLOGIE da 3 ROMANZI fi rmate dalle autrici delle serie più amate.

Il MEGLIO, selezionato per te.

Dal 30 marzo

Inghilterra – Tra XVII XVIII secolo, in un’epoca segnata da grandi confl itti, lotte religiose e rivoluzione industriale, HELEN DICKSON racconta con stile tre storie suggestive, dove l’amore supera ogni ostacolo.

Lungo gli Champs-Elisées, sotto la tour Eiffell, all’ombra dei fi lari in

piena Borgogna o sulle coste incontaminate della Bretagna.

Ovunque si incontrino due cuori solitari sul suolo francese,

la loro storia d’amore è destinata all’eternità.

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Page 23: D1999_LA PASSIONE DELLO SCEICCO

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