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SETTIMANALE DIOCESANO DI NAPOLI N. 28 - 22 luglio 2007 - 0,90 Anno LXI - Poste Italiane s.p.a. - Sped. a.p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB - Napoli - Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 - 80138 Napoli PRIMO PIANO L’Arciconfraternita dei Pellegrini tra radici e futuro PAGINA 3 VITA DIOCESANA In piazza del Carmine per la Madonna Bruna PAGINA 5 ATTUALITÀ ECCLESIALE I Martiri d’Otranto e Gaetano Errico presto canonizzati PAGINA 7 L’omelia del Vescovo Ausiliare alla festa di San Benedetto La conquista di Dio FILIPPO IANNONE Fratelli e sorelle, siamo radunati oggi, per celebrare l’Eucarestia, per elevare il nostro inno di rin- graziamento al Padre, dato- re di ogni bene e fonte della santità. Il sacrificio dell’al- tare stasera lo offriamo nel solenne ricordo di san Be- nedetto. In ogni tempo della storia ci sono stati e ci sono, uomini e donne che hanno praticato e praticano la se- quela di Cristo, con fedeltà e generosità. Tra questi ec- celle Benedetto. “Ripieno dello Spirito di tutti i giu- sti”, lo disse S. Gregorio e tale sintetica definizione se- gna l’eccezionale statura di quest’uomo, Benedetto di nome e di grazia. Soprattutto per la Regola -«somma del cristianesimo, un dotto e misterioso com- pendio di tutta la dottrina del Vangelo, di tutte le isti- tuzioni dei santi Padri, di tutti i consigli di perfezio- ne» (Bossuet), - egli è dive- nuto a somiglianza di Abra- mo, padre di molte genti, maestro permanente di in- numerevoli legioni di santi. È papa Gregorio Magno a raccontare la vicenda umana di Benedetto da Nor- cia che, affascinato dalla ri- cerca della sapienza, si met- te in cammino, lasciando i monti e le valli umbre, per andare verso la grande città, Roma: verso il mondo dei grandi. Non lo trova per niente affascinante, come gli avevano fatto credere. Anzi, appena lo conosce, si accorge della cattiveria che trasuda dai miti e dagli eroi del suo tempo. Con sdegno va altrove, alla ricerca di esperienze veramente nuo- ve. SEGUE A PAGINA 8 Il Ministro Nicolais ed il Cardinale Sepe firmano il Protocollo d’intesa per l’allestimento nelle parrocchie di Napoli di 100 laboratori informatici multimediali per i giovani La Diocesi in rete Ai sacerdoti Il 14 agosto, alle 19, concelebrazione in Duomo per la Solennità dell’Assunzione al Cielo della Beata Vergine Maria, Titolare della Chiesa Cattedrale Siamo entrati nel periodo estivo, tempo del meritato ri- poso, dopo un anno durante il quale abbiamo lavorato con sollecitudine nella Vigna del Signore. Lo stesso Gesù, non manca- va di ritirarsi con i Suoi per ri- storarsi: “Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po’. Era infatti molta la fol- la che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare. “ (Mc. 6,31) Perciò, come Gesù fece con i Discepoli, anch’io vi in- vito a riposarvi un po’ e risto- rare il corpo e lo spirito con un breve periodo di vacanze. Come bene sapete, in que- sto periodo ricorre la Solenni- tà dell’Assunzione al Cielo della Beata Vergine Maria, Titolare della nostra Chiesa Cattedrale. Prendendo coraggio dalla vostra numerosa e sentita par- tecipazione dell’anno scorso, anche quest’anno vi invito a prendere parte alla solenne Concelebrazione che presie- derò in Duomo il giorno 14 agosto, alle ore 19.00. E’ un atto di comunione e di amore per la Chiesa Madre, col quale intendiamo affidare il nostro sacerdozio e le no- stre comunità alla Vergine Assunta perché ci indichi la strada del Cielo. Dopo la celebrazione litur- gica, ci recheremo, a piedi, presso la Basilica di S. Patri- zia, in via S. Gregorio Arme- no, per un momento di frater- nità e convivialità. Vi aspetto tutti, per incon- trarvi di persona. Vi saluto con affetto e vi benedico di cuore. A PAGINA 11 Vedi Napoli e poi… DORIANO VINCENZO DE LUCA «Vedi Napoli e poi… muori». È una delle frasi che capita spesso di leggere su cartoline, magliette o souvenir vari di questa città. Perchè è così! Napoli è una città che merita, è una città che brilla sul mare di notte, è una città che vanta natali antichissimi e famosissime tradizioni. Ma non dimentichiamoci che Napoli è la nostra città, quella stessa città che non sempre merita elogi e che non sempre brilla per la civiltà di alcuni suoi stessi abitanti e, lasciatecelo dire, qualche volta anche per l’efficacia e la tempestività dell’azione amministrativa. «Vedi Napoli e poi muori...». Questa frase, purtroppo, nella quotidianità che stiamo vivendo, rischia di perdere la bellezza e l’ironia del suo significato, per assumere il senso di una tragica am- monizione. Napoli, terza città d’Italia - uno dei primi otto paesi più industrializ- zati del mondo- e perla del Mar Medi- terraneo: è così che viene decantata, ma tutto ciò si allontana completamente dalla realtà in cui viviamo, al punto che… SEGUE A PAGINA 15 Ai religiosi e alle religiose 15 agosto: incontro in Auditorium alle ore 18. L’invito dell’Arcivescovo al Cismi e all’Usmi La Solennità dell’As- sunzione al Cielo della Beata Vergine Maria, è un’ottima occasione per in- contrare tutti i religiosi e le religiose della Diocesi, in modo particolare quelle che provengono da altre nazioni e continenti. Quest’anno, vogliamo onorare la Madonna As- sunta in Cielo con canti e balli caratteristici delle ter- re di provenienza dei con- sacrati e delle consacrate. Ci raduneremo, pertan- to, per un momento di con- vivialità e di scambio fra- terno, presso l’Auditorium di Largo Donnaregina il 15 Agosto alle ore 18.00. Sono certo che sarà una bella opportunità per far incontrare tra loro e con il Vescovo le diverse fami- glie religiose presenti in Diocesi. Come già espresso in altre occasioni, con spirito di condivisione, sarò grato se vorranno farsi promotori di questa iniziativa presso i Superiori e le Superiori, af- finché la partecipazione di tutti, ciascuno con il suo patrimonio culturale e reli- gioso, possa rendere più ricco e festoso il nostro ra- duno in onore della Vergi- ne Maria. Con la viva speranza di incontrarvi con gli altri confratelli e le altre sorel- le, vi saluto religiosamen- te, con ogni bene e prospe- rità nel Signore. LETTERE DEL CARDINALE SEPE

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SETTIMANALE DIOCESANO DI NAPOLI N. 28 - 22 luglio 2007 - 0,90Anno LXI - Poste Italiane s.p.a. - Sped. a.p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB - Napoli - Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 - 80138 Napoli

PRIMO PIANOL’Arciconfraternitadei Pellegrinitra radicie futuro

PAGINA 3

VITA DIOCESANAIn piazzadel Carmineper laMadonna Bruna

PAGINA 5

ATTUALITÀ ECCLESIALEI Martiri d’Otrantoe Gaetano Erricoprestocanonizzati

PAGINA 7

L’omelia del

Vescovo Ausiliare

alla festa

di San Benedetto

Laconquista

di Dio! FILIPPO IANNONE

Fratelli e sorelle,siamo radunati oggi, per

celebrare l’Eucarestia, perelevare il nostro inno di rin-graziamento al Padre, dato-re di ogni bene e fonte dellasantità. Il sacrificio dell’al-tare stasera lo offriamo nelsolenne ricordo di san Be-nedetto. In ogni tempo dellastoria ci sono stati e ci sono,uomini e donne che hannopraticato e praticano la se-quela di Cristo, con fedeltàe generosità. Tra questi ec-celle Benedetto. “Ripienodello Spirito di tutti i giu-sti”, lo disse S. Gregorio etale sintetica definizione se-gna l’eccezionale statura diquest’uomo, Benedetto dinome e di grazia.

Soprattutto per la Regola-«somma del cristianesimo,un dotto e misterioso com-pendio di tutta la dottrinadel Vangelo, di tutte le isti-tuzioni dei santi Padri, ditutti i consigli di perfezio-ne» (Bossuet), - egli è dive-nuto a somiglianza di Abra-mo, padre di molte genti,maestro permanente di in-numerevoli legioni di santi.

È papa Gregorio Magnoa raccontare la vicendaumana di Benedetto da Nor-cia che, affascinato dalla ri-cerca della sapienza, si met-te in cammino, lasciando imonti e le valli umbre, perandare verso la grande città,Roma: verso il mondo deigrandi. Non lo trova perniente affascinante, comegli avevano fatto credere.Anzi, appena lo conosce, siaccorge della cattiveria chetrasuda dai miti e dagli eroidel suo tempo. Con sdegnova altrove, alla ricerca diesperienze veramente nuo-ve.

SEGUE A PAGINA 8

Il Ministro Nicolais ed il Cardinale Sepefirmano il Protocollo d’intesa per l’allestimento

nelle parrocchie di Napoli di 100 laboratoriinformatici multimediali per i giovani

LLaaDDiioocceessiiiinn rreettee

Ai sacerdotiIl 14 agosto,

alle 19,concelebrazione

in Duomoper la Solennità

dell’Assunzione alCielo della BeataVergine Maria,Titolare della

Chiesa Cattedrale

Siamo entrati nel periodoestivo, tempo del meritato ri-poso, dopo un anno durante ilquale abbiamo lavorato consollecitudine nella Vigna delSignore.

Lo stesso Gesù, non manca-va di ritirarsi con i Suoi per ri-storarsi: “Venite in disparte, inun luogo solitario, e riposateviun po’. Era infatti molta la fol-la che andava e veniva e nonavevano più neanche il tempodi mangiare. “ (Mc. 6,31)

Perciò, come Gesù fececon i Discepoli, anch’io vi in-vito a riposarvi un po’ e risto-rare il corpo e lo spirito conun breve periodo di vacanze.

Come bene sapete, in que-sto periodo ricorre la Solenni-tà dell’Assunzione al Cielodella Beata Vergine Maria,Titolare della nostra ChiesaCattedrale.

Prendendo coraggio dallavostra numerosa e sentita par-tecipazione dell’anno scorso,anche quest’anno vi invito aprendere parte alla solenneConcelebrazione che presie-derò in Duomo il giorno 14agosto, alle ore 19.00.

E’ un atto di comunione edi amore per la Chiesa Madre,col quale intendiamo affidareil nostro sacerdozio e le no-stre comunità alla VergineAssunta perché ci indichi lastrada del Cielo.

Dopo la celebrazione litur-gica, ci recheremo, a piedi,presso la Basilica di S. Patri-zia, in via S. Gregorio Arme-no, per un momento di frater-nità e convivialità.

Vi aspetto tutti, per incon-trarvi di persona.

Vi saluto con affetto e vibenedico di cuore.

A PAGINA 11

Vedi Napoli e poi…DORIANO VINCENZO DE LUCA

«Vedi Napoli e poi… muori». È unadelle frasi che capita spesso di leggere sucartoline, magliette o souvenir vari diquesta città. Perchè è così! Napoli è unacittà che merita, è una città che brilla sulmare di notte, è una città che vanta nataliantichissimi e famosissime tradizioni.Ma non dimentichiamoci che Napoli è lanostra città, quella stessa città che nonsempre merita elogi e che non semprebrilla per la civiltà di alcuni suoi stessiabitanti e, lasciatecelo dire, qualche voltaanche per l’efficacia e la tempestivitàdell’azione amministrativa.

«Vedi Napoli e poi muori...». Questafrase, purtroppo, nella quotidianità chestiamo vivendo, rischia di perdere labellezza e l’ironia del suo significato,per assumere il senso di una tragica am-monizione. Napoli, terza città d’Italia -uno dei primi otto paesi più industrializ-zati del mondo- e perla del Mar Medi-terraneo: è così che viene decantata, matutto ciò si allontana completamentedalla realtà in cui viviamo, al puntoche…

SEGUE A PAGINA 15

Ai religiosie alle

religiose15 agosto:incontro in

Auditorium alleore 18. L’invitodell’Arcivescovo

al Cismi e all’Usmi

La Solennità dell’As-sunzione al Cielo dellaBeata Vergine Maria, èun’ottima occasione per in-contrare tutti i religiosi e lereligiose della Diocesi, inmodo particolare quelleche provengono da altrenazioni e continenti.

Quest’anno, vogliamoonorare la Madonna As-sunta in Cielo con canti eballi caratteristici delle ter-re di provenienza dei con-sacrati e delle consacrate.

Ci raduneremo, pertan-to, per un momento di con-vivialità e di scambio fra-terno, presso l’Auditoriumdi Largo Donnaregina il 15Agosto alle ore 18.00.

Sono certo che sarà unabella opportunità per farincontrare tra loro e con ilVescovo le diverse fami-glie religiose presenti inDiocesi.

Come già espresso inaltre occasioni, con spiritodi condivisione, sarò gratose vorranno farsi promotoridi questa iniziativa presso iSuperiori e le Superiori, af-finché la partecipazione ditutti, ciascuno con il suopatrimonio culturale e reli-gioso, possa rendere piùricco e festoso il nostro ra-duno in onore della Vergi-ne Maria.

Con la viva speranza diincontrarvi con gli altriconfratelli e le altre sorel-le, vi saluto religiosamen-te, con ogni bene e prospe-rità nel Signore.

LETTERE DEL CARDINALE SEPE

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2 / 22 luglio 2007 Nuova Stagione

Ci scrivono…

Chiesa

Cattedrale

di Napoli

Sospesele

Cresimein agosto

Si ricorda ai rev.diparroci e ai fedeli inte-ressati che, per tutte ledomeniche del mese diagosto, nella Cattedraledi Napoli, non verrannocelebrate le Cresime cheriprenderanno regolar-mente domenica 2 set-tembre.

Associazione Laicale Eucaristica Riparatrice

Giornata eucaristicaper Ministri Straordinari

della ComunioneDomenica 4 novembre, presso la Casa di

spiritualità dei Padri Gesuiti, a Cappella Can-giani, in via Sant’Ignazio di Loyola, Napoli, sisvolgerà la Giornata Eucaristica dell’Associa-zione Laicale Eucaristica Riparatrice, rivoltaai Ministri Straordinari della Comunione.

Questo il programma: Ore 9.30: celebra-zione delle lodi e, a seguire, conferenza a ca-rattere formativo eucaristico spirituale ed or-ganizzativo a cura di padre Franco Nardi, As-sistente Ecclesiastico nazionale dell’associa-zione; Ore 11.30: Concelebrazione Eucaristi-ca; Ore 15.00: Adorazione Eucaristica e con-clusioni.

Comunicato dell’Ufficio Culto Divino

Solennità dell’Assunzione dellaBeata Vergine Maria

Martedì 14 e mercoledì 15 agosto in Cattedrale

Per imparare a pregareservono le buone letture

Vivo da anni un cammino molto bello nella spiritua-lità carmelitana, incentrata sulla preghiera e dal prossi-mo mese di settembre, con la guida di un padre carme-litano, partirà una “scuola” di preghiera aperta a tutti.Non si tratta di offrire un metodo, ma di spiegare checosa significa pregare.

All’inizio occorre farsi aiutare da buone letture co-me, ad esempio, le Meditazioni sulla preghiera diSant’Agostino, l’autobiografia di Santa Teresa D’Avi-la, o il piccolo trattato “La preghiera della Chiesa” diEdith Stein.

La definizione di preghiera più semplice e profondal’ho trovata nel libro del Santo Padre, laddove egli invi-ta all’ascolto della «silenziosa presenza di Dio sul fon-do della nostra anima».Il papa, inoltre, recentemente,nel corso di un Angelus, ha sottolineato il bisogno dipreghiera silenziosa che sta nascendo tra i giovani el’importanza di recuperare la capacità del silenzio inte-riore e del raccoglimento.

Non sciupiamo questo momento. E se riceviamo ildono di saper pregare non teniamolo per noi. Mi piacel’immagine che accosta il cammino di preghiera allascalata di un alpinista che, mentre sale, scardina dallaroccia i chiodi del ritorno. Perché? Perché sul montec’è Dio e Dio solo basta.

Stefania De Bonis - Napoli

L’ora di religionenon crea discriminazioni

Il Consiglio di Stato ha recentemente affermato(confermando la normativa vigente), che la frequenzaall’ora di religione rientra nell’attribuzione del creditoscolastico. È stata, quindi, sospesa l’esecutività dell’or-dinanza del Tar del Lazio, la quale supponeva una dis-parità di trattamento tra chi si avvale della religione ascuola e chi no.

L’insegnamento della religione cattolica non crea,pertanto, alcuna discriminazione tra gli studenti: primo,perché tutti possono frequentare questo corso (il garan-te per la privacy afferma che «l’aver scelto l’insegna-mento della religione cattolica non denuncia di per sél’intimo convincimento della fede abbracciata, che ov-viamente può essere diversa da quella cattolica, ma sol-tanto il desiderio di essere correttamente acculturatisulla predetta materia»); secondo, esiste l’attività alter-nativa; terzo, c’è lo studio individuale.

Tutte e tre queste attività sono valide per l’attribu-zione del credito scolastico. L’alunno, poi, che nonsvolge alcuna attività (ci mancherebbe altro) non è sog-getto a valutazione. Va precisato che non esiste l’auto-matismo: svolgere un’attività e acquisire punteggio per

il credito scolastico. Se lo studente non ha certificatoimpegno e profitto, la cella di valutazione tra il minimoed il massimo non si sposta. Anche il ministro Fioroni,in Parlamento, ha ribadito che «non crea discriminazio-ni nei riguardi di chi se ne avvale».

Non esiste, quindi, disparità di trattamento, anzil’insegnamento della religione cattolica «ne previenel’insorgenza e accultura». Tutti gli alunni, in partenza,sono sullo stesso piano: chi vuol fare di più, però, hadiritto di essere valutato e veder riconosciuto come cre-dito l’impegno posto per le attività svolte. Nessuna in-certezza o furberia, nessuna regressione culturale, nes-suna violenza alla coscienza o penalizzazione riguardola valutazione: semplicemente chi lavora rischia dimettere in tasca qualcosa in più.

Sergio Russo - Napoli

La pretesa di dare lezioni al Papa

Mi è capitato di leggere, recentemente, dalla “Primaapologia in favore dei cristiani”, di San Giustino marti-re, questo breve passo: «A nessun altro è lecito parteci-pare all’Eucaristia, se non a colui che crede essere ve-re le cose che insegniamo e che non sia stato purificatoda quel lavacro istituito per la remissione dei peccati ela rigenerazione e poi viva come Cristo ha insegnato».

Mi sembra interessante, oltre che molto utile, ripro-porre alla meditazione queste antiche parole, necessariee valide anche nel terzo millennio. In particolare percoloro che rivolgono accuse a papa Benedetto XVIquando cerca di far capire che nessuno può cambiare leparole del Vangelo ed i Comandamenti del Signore.Pertanto se esortazioni, richiami e insegnamenti creanoproblemi a qualcuno, non è colpa della Chiesa “retro-grada” ma del fatto che tali persone hanno non solo ab-bandonato la retta via, ma vogliono ugualmente gestirea loro comodo le norme che regolano la vita spiritualedella Chiesa stessa.

Giulia Merone - Napoli

A lezione di umanità da don Milani

Avevo forse quindici anni quando lessi alcune paginedi un libro che mia madre aveva preso in prestito e lascia-to incustodito. L’autore era don Milani. Non lo rilessi piùe cito quel che ricordo. Si rivolgeva ad un poveraccio, co-munista, dicendogli che adesso lo avrebbe aiutato, ma dinon fidarsi perché poi l’avrebbe tradito: quando i comu-nisti avessero avuto la meglio sarebbero stati risolti i pro-blemi di alcuni, in particolare quelli dell’interlocutore, masi sarebbero aggravati quelli di altri.

Allora lui, don Milani, avrebbe tradito questo amico,

ormai soddisfatto, per stare dalla parte dei nuovi perdenti.Per me fu una folgorazione, perché questo discorso esclu-deva la possibilità di una società perfetta, e soprattuttoper il fascino che emanava una posizione simile. E comeAnnibale vicino al padre Amilcare Barca che giura odioeterno ai romani, così io promisi che era quello il tipo diumanità che mi interessava.

Sono passati circa quaranta anni e la possibilità di unaumanità simile posso vederla realizzata e imparare a vi-verla. Seppure tra mille difficoltà, attraverso l’esperienzadella Chiesa. A discredito di tanti commentatori superfi-ciali o tendenziosi che amano descrivere don Milani co-me un catto-comunista, un conservatore o addirittura unrestauratore, uno dei fatti che mi ha aiutato di più ad esse-re cristiano – e quindi a realizzare l’intuizione che ebbi daragazzo su un testo di don Milani – è stata l’amicizia conle persone di Comunione e Liberazione. Certamentenell’esperienza cristiana c’è qualcosa, anzi Qualcuno, piùbasilare di tante elucubrazioni scritte.

Marino Bizzarro - Casoria

Sostegno agli anziani: le badanti non bastano

Sembra che nel nostro Paese incominci ad esserepiù difficile trovare badanti. Diciamolo chiaro: quellodella badane è fra i mestieri più logoranti sia per le tan-te ore richieste che per le tante, difficili situazioni fami-liari in cui lavorare, con anziani, disabili, malati.

Se venissero a mancare, sono convinto che si verifi-cherebbe un mezzo tracollo del sistema socio-assisten-ziale e sanitario: come farebbero le famiglie più deboli?E le tante donne italiane che lavorano, e che grazie alsostegno delle badanti con i propri anziani genitori ri-escono a trovare un giusto equilibrio tra le proprie aspi-razioni e i bisogni della propria famiglia?

Proprio per gli anziani, poi, è fondamentale poter vi-vere, pur con limitazioni fisiche e psichiche, nella pro-pria casa, dove hanno coltivato la loro vita, gli affetti,gli interessi, con qualcuno accanto, che può donare loroun sorriso, che li ascolta e che li può soccorrere in casodi necessità.

Diamo più voce a queste donne volenterose, che la-sciano i loro Paesi e trovano l’umiltà per affrontare unmestiere così impegnativo. Certo, una grossa parte sultema degli anziani la devono fare anche le istituzioni,sia a livello nazionale che a livello locale, costruendouna rete di servizi socio-assistenziali efficienti e quali-ficati sul territorio.

Anzi, proprio le istituzioni devono aiutare di più lebadanti, permettendo loro di qualificarsi, di acquisireprofessionalità, di imparare a esprimersi nella nostralingua. Le badanti, come le persone sa assistere e le fa-miglie, non devono essere lasciate sole.

Giuseppe Guardiano - Napoli

Con il Cardinale Arcivescovo, deside-riamo contemplare il mistero dell’Assun-zione al cielo in anima e corpo di MariaSantissima.

Accolta nella gloria intramontabile dellaTrinità, vive per sempre nella pienezza del-la Pasqua perché non si è mai lasciata sepa-rare da Dio e dal suo amore in Cristo.

Santa Maria è per la nostra Comunitàecclesiale un modello che continuamenteindica la via e la meta, ed è insieme Coleiche intercede per noi, affinché possiamoraggiungerLa nella gloria del Signore Cro-cifisso Risorto.

Il presbiterio diocesano, i diaconi per-

manenti, i religiosi, le religiose e i gruppiecclesiali sono invitati a partecipare:

- martedì 14 agosto: Solenne Concele-brazione in Duomo, alle ore 19.00;

- mercoledì 15 agosto: Messa Pontifi-cale in Duomo, alle ore 12.00.

I sacerdoti e i diaconi permanenti porte-ranno il camice e la stola bianca. I sacerdotiindosseranno le vesti liturgiche nella sacre-stia del Duomo.

I diaconi, i seminaristi e gli altri ministrisi raduneranno nella Sala dei Catecumeni.

I Vicari Episcopali e il Cancelliere dellaCuria, come di consueto, si ritroverannonella Basilica di Santa Restituta.

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Nuova Stagione 22 luglio 2007 / 3PRIMO PIANO

Un convegno promosso dall’Arciconfraternita dei Pellegrini ha riflettuto sul ruolo dei laici nella Chiesa e sulle nuove prospettive del sodalizio

Riscoprire le radici per guardare al futuroA colloquio con il Commissario, il magistrato Oreste Ciampa

servizio a cura di ELENA SCARICI

Oreste Ciampa, magistrato e presiden-te del Forum delle associazioni provincialidi Napoli è stato nominato dal CardinaleSepe Commissario dell’Arciconfraternitadei Pellegrini. Gli chiediamo innanzituttocome è stato accolto e se ha trovato dispo-nibilità e libertà nell’operare tra i confra-telli.

«La decisione dell’arcivescovo di in-viarmi come suo delegato per il governodella più illustre Arciconfraternita dellaDiocesi ha generato due contrastanti ecomprensibili reazioni. Che non hanno di-rettamente riguardato la mia persona, senon per le attestazioni di amicizia e di sti-ma di molti associati, che già conoscevo econ i quali ho collaborato nelle associazio-ni di apostolato laicale e anche nelle attivi-tà professionali.

La prima reazione, dunque, è stata disorpresa. In qualche modo di “dispiaciuto”assenso ad un provvedimento, che è appar-so intaccare l’immagine e il valore di unaistituzione storica della città. L’altra diadesione piena, ritenendosi questo passag-gio necessario per superare uno spirito didisgregazione del carattere ecclesialedell’Arciconfraternita, infiltrato e mediatoda una gestione degli organi di governo insenso strettamente laico/civile e poco at-tento all’evoluzione significativa degli or-ganismi associativi ecclesiali. Due puntimolto controversi hanno generato forti ten-sioni. Hanno riguardato l’ammissione delledonne all’associazione e il carattere, inqualche modo manipolativo, “cooptativo”,dell’elezione dei membri del governodell’associazione.

Ciò che mi ha più impressionato è statoil senso di sollievo di molti confratelli an-ziani e autorevoli di vedersi richiamati incampo per partecipare al rinnovamentodella vita culturale e sociale dell’Arcicon-fraternita, dolendosi di non essere stati at-tenti alla deriva di indifferenza ecclesialeche aveva negli anni occultato il vero voltodei “Pellegrini”».

Quale percorso si seguirà per confer-mare il carattere ecclesiale dell’associa-zione?

«Sarà un percorso di “armonizzazio-

ne”. Delle persone, come itinerario di sco-perta della pari dignità e della libertà parte-cipativa. Il carattere “fraterno”, nella piùprofonda intuizione cristiana del termine,dovrà tornare ad essere la modalità propriadei rapporti tra gli associati.

Dell’assetto istituzionale dell’Arcicon-fraternita. Con l’adeguamento dello statutoe dei regolamenti alle Costituzioni e De-creti conciliari del Vaticano II, soprattuttosecondo le magisteriali linee guida conte-nute nella “Christifideles laici”. In proposi-to la ricca e sapiente lettura che ne ha fattola professoressa Ina Siviglia nell’incontrodel 6 luglio scorso continuerà per lungotempo ad occupare la riflessione dei con-fratelli.

La terza armonizzazione riguarderà ilrapporto tra identità cristiana dei “Pellegri-ni” e città, sapendo che cultura, socialità,politica e solidarietà civile sono propria-mente il campo dell’impegno dei laici cri-stiani. In qualche modo si mirerà alla edifi-cazione di un significativo ed efficace rap-porto di “servizio” alla città, mettendo afrutto con interventi concreti, non di solo“dire” ma specificamente di “fare”, lequalificatissime competenze, le sperimen-tate professionalità e le energie personalidei confratelli, fin qui quasi oscurate dauna vita associativa opaca e poco stimo-lante.

Come si conciliano nel camminodell’arciconfraternita le radici e il futu-ro?

L’Arciconfraternita è nata e sarà ancheper il futuro l’espressione partecipatadell’Amore, come programma ineludibiledella Chiesa che la “Deus caritas est” hafortemente sottolineato. Del resto, è di que-sti giorni il richiamo che Benedetto Papaha fatto alla continuità e alla varietàdell’intera storia della Chiesa, comunità disalvezza nell’economia della Carità di DioTrinità.

Quali sono i prossimi impegni sulfronte della riappropriazione delle fina-lità dell’arciconfraternita, soprattuttoquelle di carattere caritativo e sanitario?

Davanti ai bisogni della città, immersa

in gravissimi problemi di ordine e di lega-lità, di insufficienza di mezzi e di correttautilizzazione delle risorse, l’Arciconfrater-nità deve mettersi alla prova e reinvestiretutto il suo patrimonio storico e personale:il patrimonio di oggettività, patrimoniale edi energie, perché quanto possiede appaia erisulti una disponibilità e una promessa diservizio concreto alla persona e alla città; ilpatrimonio culturale, perché esso costitui-sca un servizio alla vita, con l’aggiorna-mento continuo e serio a partire dalla vita edalle sue domande e con una nuova sensi-bilità interpretativa; il patrimonio sim-bolico, perché esso integri un servizio allaqualità del cammino di fede dei confratellie di tutti gli uomini che con esso siano po-sti a contatto.

Tanto pone in rilievo l’esigenza di rin-novamento del patrimonio istituzionale(persone, storia e organizzazione), comeservizio promozionale alla centralità dellaico credente nella sua relazione con ilDio Trinitario, con gli uomini e le donnedella comunità ecclesiale e della città perrendere un servizio profetico all’umanità incerca di senso».

In particolare ci saranno investimen-ti a favore di progetti specifici? Quali?

«Sarà con tempestività perseguito ilprogetto di raddoppiare la capacità di ser-vizio ai poveri dell’Ambulatorio BernardoGiovino, attivo in favore delle persone bi-sognose, specialmente extracomunitari an-che clandestini, che non hanno sufficientimezzi per le cure sanitarie. Acuendo l’at-tenzione anche verso i bisogni sociali dellafamiglia e della cura delle persone anziane.

Dovrà essere realizzato il progetto, infase ormai di avanzata maturazione, di do-tare l’area di Monte S. Angelo dell’Univer-sità degli Studi “Federico II” di una resi-denza per studenti e dottorandi “fuori se-de”.Particolare cura sarà posta per favorire,nella gestione del patrimonio immobiliaredisponibile, l’assegnazione degli immobilida dare in locazione a coppie di giovanisposi e/o di nubendi privi di alloggio e im-pediti dal contrarre il vincolo matrimonia-le».

L’invito dell’Arcivescovo«Sono lieto di incontrarvi.

L’Arciconfraternita dei Pelle-grini è nota per la nobiltà deisuoi fini istituzionali, per la suastoria, cultura, tradizione reli-giosa, ma anche per la qualitàdei suoi membri». Sono le pri-me parole pronunciate dal card.Crescenzio Sepe all’assembleadei confratelli dell’antico soda-lizio, che lo hanno accolto conuna calorosa manifestazione distima e di affetto, tutti bene alli-neati in lungo saio rosso, aspet-to singolare che è valso a gene-rare una scherzosa battutadell’Arcivescovo, che ha escla-mato: «Sembra di trovarminell’Aula del conclave». Intan-to esplodeva l’applauso.

Il saluto al Porporato, a no-me di tutti gli associati, era statodato da Vincenzo Carpio, giàgovernatore e primicerio, che hasostituito il commissario OresteCampa, assente per gravi motividi famiglia, cui il card. Sepe haconfermato stima e fiducia. Car-pio ha quindi dichiarato «lacompleta adesione dei soci almagistero della Chiesa». A suavolta il preposito, mons. LuigiSaccone, ha ringraziato l’Arci-vescovo per l’attenzione rivoltaall’Arciconfraternita, alla vigiliadi un nuovo programma di im-pegno della comunità, conl’obiettivo di restare fedele allesue origini e rispondere alle atte-se della Chiesa postconciliare.

Il Presule ha colto il mo-mento delicato di rinnovamentoe di rilancio dell’opera caritati-va della Confraternita, impe-gnata in un intenso programmadi apostolato, cui gli associatiintendono dedicarsi con disinte-resse e senso di solidarietà ver-so chi ha bisogno: «State risco-prendo - ha detto l’Arcivesco-vo – le vostre origini, per poterriprendere il cammino, dopoun’analisi della situazione at-tuale, con la consapevolezzadella propria identità. Non sipuò agire infatti, se non si èconsapevoli del mandato rice-vuto da Dio, secondo i propricarismi, per essere parte attivanella realtà ecclesiale. Vostrocompito è quello di trasmetteretale identità a quelli che ci sonoed a quelli che verranno».

«Chi è il laico nella Chiesaoggi?» Questa la risposta delcard. Sepe: «Secondo quanto hastabilito il Concilio Vaticano II,il laico non è una realtà passi-va, ma fortemente dinamica,attiva. E’ impegnato nella realtàsociale, ecclesiale. La vocazioneè di essere testimoni del mes-saggio evangelico soprattuttoverso gli ultimi, gli abbandona-ti, verso chi necessita di aiutofraterno, realizzando una seriedi opere caritative, in sintoniacon l’azione della Chiesa».

Circa il rinnovamento incorso, ha ricordato che «Eccle-sia semper reformanda est» edha precisato: «La Chiesa, inquanto Chiesa di Cristo, è im-macolata. Siccome però è costi-tuita anche da uomini, è neces-sario che la nostra identità dicristiani si manifesti nel miglio-re dei modi possibili». Ha fattoanche riferimento al «volto unpo’ sporco» della città di Napolied ha chiesto a tutti di rendersi«partecipi di una pastorale veranei riguardi della città, che habisogno della collaborazione diciascuno e dell’intera comunità.Ognuno deve rispondere allachiamata che viene da Dio. Ab-biate fiducia nella Chiesa, comela Chiesa ha fiducia in voi”.

Nella penultima giornatatutti i confratelli prenotati han-no fornito il loro contributo cir-ca la formulazione del program-ma di lavoro della Confraterni-ta. A conclusione dei lavori so-no state formate sette commis-sioni di studio che riguardano idiversi campi in cui si è chia-mati ad operare: revisione dellostatuto, recupero dell’originariavocazione caritativa dell’Arci-confraternita di tipo sanitario-ambulatoriale, programmazio-ne di iniziative varie, criteri daadottare per l’ammissione dinuovi confratelli, strumenti emodalità della comunicazionedentro e fuori la comunità, rior-dino organizzativo delle cele-brazioni, ruolo delle damenell’attività assistenzialedell’Arciconfraternita.

Enzo Mangia

Realizzare progetti concretiCosì per incarnare la grande ric-

chezza di fede propria dell’istituzionenella storia delle vicende di Napoli, «èimportante – aggiunge - riprenderecon vigore i temi della dottrina socia-le della Chiesa attraverso ambiti co-me il lavoro, la democrazia, la legali-tà, in modo da poter manifestare l’im-pegno socio-politico dei credenti. Iltutto nell’ottica della carità che è lafinalità vera dell’arciconfraternita.Penso a quelle categorie dei nuovi po-veri, ad esempio i giovani precari,verso i quali indirizzare un interventoche li aiuti a non scoraggiarsi conl’istituzione ad esempio di borse distudio».

Secondo Mario Di Costanzo, inve-

ce, per trasformare in progetti concretile risorse dell’Arciconfraternita, perpassare dalle parole ai fatti, si può fareriferimento a coloro cui l’associazio-ne è dedicata: i pellegrini, quelli dioggi, quelli che vagano tra incertezzae disperazione. «Credo sia importanteattualizzare il progetto culturale lan-ciato dalla Chiesa ai laici: l’Arcicon-fraternita dei Pellegrini per una seriedi circostanze storiche, dispone di unpatrimonio straordinario di compe-tenze umane, culturali e professionaliche possono permetterle di porsi co-me riferimento culturale della città. Èfondamentale però riuscire a superarequell’autosufficienza che talvolta larende incapace di dialogare con lacittà».

L’orizzonte del Concilio Vaticano II«Mai come oggi è richiesta una presenza qualificata dei

laici nella Chiesa». Così Ina Siviglia, docente alla Facoltà teo-logica della Sicilia, ha introdotto la sua riflessione su “Esserelaici oggi nella Chiesa” nell’ambito del convegno promossodall’Arciconfraternita dei Pellegrini dal 6 all’8 luglio. Un con-vegno che oltre a riflettere sull’identita delle Arciconfraternite,ha voluto essere un momento di bilancio del passato e di pro-grammazione del futuro alla luce anche delle indicazionidell’Arcivescovo che recentemente ha nominato come com-missario il magistrato Oreste Ciampa, presidente del Forumprovinciale delle associazioni familiari di Napoli. «Un conve-gno di rifondazione - ha spiegato il preposito don Luigi Sacco-ne – che aiuti a sviluppare un nuovo percorso del sodalizio invirtù della finalità che le è più propria, la carità, che negli ul-timi anni è andata persa». Tra le priorità la conferma del ca-rattere ecclesiale dell’associazione, l’adesione piena allo statu-to, in conformità alle indicazioni del Concilio Vaticano II, delmagistero papale e delle direttive pastorali dell’Arcivescovo,la riappropriazione delle finalità caritative. E la relazione dellaSiviglia si è incarnata appieno in questa prospettiva

«Il Concilio Vaticano II – ha spiegato la professoressa –nel dare le indicazioni circa il ruolo indispensabile dei laicinella Chiesa, non ha detto cose nuove, piuttosto ha riscopertoquello che era già nel cristianesimo delle origini laddove ibattezzati vivevano una fede attiva». La Lumen Gentium, poi,ha ridefinito il senso di identità e di appartenenza del popolodi Dio alla Chiesa. Una appartenenza che viene direttamentedalla nuova alleanza: ogni battezzato, perciò, deve assumerecome propria la responsabilità del mondo.

«Dalla Costituzione dogmatica Lumen Gentium poi un al-tro principio fondamentale - ha detto la Siviglia - la Chiesa èmissione, essa è custode della Parola, in particolare in riferi-mento ai laici, il documento ribadisce che ogni battezzato èchiamato a diventare santo. La mediocrità non è per il cri-stiano».

Chi sono allora a 40 anni dal Concilio i laici nella Chiesa?«Per scoprirlo biosgna leggere la storia -precisa la docente -i laici sono deputati da Dio all’apostolato, tenuti perciò ad undovere specifico. Vivere la missione nel mondo, laddove cen’è bisogno: ospedali, scuole, con i poveri. La Chiesa se ne fa

carico in maniera specifica perché ne è parte. Come laici,quindi, abbiamo un titolo per cooperare nella missione dellaChiesa nel mondo. Chiesa e mondo sono insieme per realizza-re il regno. Ciascuno nel proprio ambito deve professare ilruolo che Dio gli ha dato».

Nella realazione della professoressa anche un riferimentoalla enciclica di Giovanni Paolo II Mulieris dignitatem doveviene esaltato il genio femminile. Il ruolo delle donne nellaChiesa è importante soprattutto per la loro capacità di esseremaestre nelle relazioni umane. Dal convegno, dunque, l’invi-to ad andare avanti secondo direttive che scaturiscono dallaconsapevolezza del ruolo del laico a servizio della Chiesa, inparticolare nel campo dell’apostolato, ed un invito ad unamaggiore apertura alle donne.

Soggiorni diurni per anziani, casedi ospitalità per i genitori deibambini ricoverati negli ospeda-

li, servizio di ambulanza. Sono alcunedelle realizzazioni possibili per mette-re in pratica il carisma della caritàproprio dei Pellegrini e per aprirsi alservizio alla città. Ne abbiamo parlatocon Francesco Cananzi, già presidentenazionale di Azione Cattolica e parla-mentare, e con Mario Di Costanzo,responsabile della Consulta diocesanadei laici, entrambi confratelli del so-dalizio. «La riflessione approfonditasul tema dei laici nella vita dellaChiesa – dice Cananzi - trova esplica-zione nella nostra realtà attraversodiversi aspetti applicativi, uno di que-sti credo possa essere un itinerarioformativo interno all’Arciconfraterni-ta che possa offrire un contributo utilea tutti i confratelli per condividerepercorsi comuni».

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4 / 22 luglio 2007 Nuova StagioneVITA ECCLESIALE

APPUNTAMENTICentro Missionario

Martedì 24 luglio, alle ore10, nella sede del Centro, in viaToledo 402, incontro formativoe spirituale di tutti gli impegnatinell’apostolato e animazionemissionaria, vocazionale e cari-tativa. Liturgia delle Lodi; Lec-tio Divina dalla prima Lettera diSan Pietro Apostolo. Riflessionie saluti augurali per le vacanzeestive.

Settimana Liturgica Nazionale

Si svolgerà a Spoleto, da lu-nedì 27 a venerdì 31 agosto, la58ma Settimana Liturgica Na-zionale” sul tema: “Celebrarenella città dell’uomo. Compor-tatevi da cittadini degni delVangelo”, promossa dal Centro

di Azione Liturgica, in collabo-razione con l’Arcidiocesi diSpoleto-Norcia.

Si tratta di una manifestazio-ne che vede annualmemte riuni-to un considerevole numero disacerdoti, diaconi, religiosi elaici, con l’intento di approfon-dire il genuino spirito e la fede-le e operosa attuazione del rin-novamento liturgico conciliarenelle nostre Chiese, affinché laliturgia diventi sempre più “cul-mine e fonte” della vita e dellamissione ecclesiale.

Anche la scelta del luogo incui si svolge la Settimana, inuna terra così ricca di tradizionie di spiritualità, che ha dato inatali a San Benedetto e SantaScolastica e ha avuto nei secolimille volte il compito di fare dacrocevia di diverse storie, ac-

quista una particolare e signifi-cativa valenza.

Per ulteriori informazioni suprenotazioni e iscrizioni, è pos-sibile contattare direttamente lasegreteria del Centro di AzioneLiturgica che si trova a Roma,in via Liberiana 17 (tel.06.474.18.70) oppure la CuriaArcivescovile di Spoleto-Nor-cia, che si trova a Spoleto, invia A. Saffi 13 (tel.0743.23.101).

A partire da venerdì 24 ago-sto la segreteria del Centro diAzione Liturgica avrà sede aSpoleto (tel. 348.852.51.97).

SS. Annunziata Torre del Greco

Sabato 11 agosto, come ogni

giorno 11 del mese, celebrazio-ni liturgiche in onore della Ver-gine Immacolata di Lourdes.Ore 10.30, Santo Rosario, cele-brazione Santa Messa alla Grot-ta e consacrazione a Maria. Ore17.20, Santo Rosario. Ore 18,solenne celebrazione eucaristi-ca. Al termine, fiaccolata inpiazza.

Comunità del MagnificatDa mercoledì 8 a martedì 14

agosto, presso la Comunità delMagnificat ritiro spirituale sultema: “Maria, la donna libera”,per giovani e adulti.

Per la quota di partecipazio-ne si richiede un contributo allacondivisione di vita. Per infor-mazioni e prenotazioni: Comu-nità del Magnificat – 40048

Castel dell’Alpi (Bologna) –tel. 053.49.40.28. Casteldell’Alpi si trova sull’Appenni-no Tosco-Emiliano, a 750 metridi altitudine ed è facilmenteraggiungibile anche con mezzipubblici.

CommissioneDiocesana Anziani

Il Centro di accoglienza del-la Commissione Diocesana An-ziani ha sede a Napoli, in viaAmato di Montecassino 15,presso la Rettoria di San Raf-faele a Materdei. La segreteria,attiva il lunedì e venerdì, dalleore 16 alle 19, risponde al reca-pito telefonico 081.544.21.00.

Il Cardinale Sepevisita la sededel Comitato

diocesanoSan Gennaro

Una nuova vita di San Camillo de Lellis

«Più cuore in quelle mani…»

di ROSARIO MESSINA

Se il giornalista Mario Spinelli, apprezzato collabora-tore de “L’Osservatore Romano”, scrive, all’inizio delterzo millennio, un’attraente e avvincente vita di SanCamillo, è indice di un rinnovato interesse per il Santoche ha dato corpo alla costruzione della nostra civiltà, ri-voluzionando e umanizzando la vita negli ospedali, inun’epoca, quella a cavallo tra il Cinque e il Seicento, incui quello dell’assistenza sanitaria non era certo un dirit-to riconosciuto dallo Stato.

Spesso non lo si ricorda, ma la Croce Rossa, una delleorganizzazioni più note ed universalmente apprezzate,deve appunto il suo simbolo, così prezioso soprattuttonelle zone di guerra, alla vulcanica iniziativa di questostraordinario sacerdote che, poco più di quattro secoli fa,tuffandosi anima e corpo in quei gironi infernali che era-no allora gli ospedali, volle che i religiosi dell’Ordine dalui fondato portassero cucita sulla talare come fossero dei«crociati della carità», proprio una croce di coloro rosso.

Con il suo racconto, segnato dallo stile attraente escorrevole, Spinelli ci accompagna alla riscoperta di que-sto grande convertito della storia e non cela tutto quelloche ad occhi moderni può apparire come poco conve-niente. Non tace, ad esempio, sull’impetuosità di Camil-lo, nei suoi anni giovanili, sulla sua smodata dipendenzadal gioco delle carte che lo poterà a sfidare a duello mor-tale e nemmeno sulla natura della malattia alla gamba.

Mette a confronto due immagini: quella che ancoraoggi si può notare a Roma, in via di Ripetta, sul murodell’ospedale San Giacomo, cioè la figura di un malatoseminudo trascinato su un carretto, effige che ricorda lacondizione di estremo bisogno in cui proprio Camillo,forse addirittura per una infezione luetica, fu più voltericoverato in quello stesso nosocomio, allora conosciutocon il nome tristemente eloquente di San Giacomo degliIncurabili; e l’imponente statua di Camillo de Lellis, si-stemata nell’immensa navata centrale della Basilica diSan Pietro, cioè «nel cuore del cuore» della cristianità,dove il generoso «gigante della carità» è piazzato ac-canto ai maggiori protagonisti della riforma cattolica delCinquecento: Teresa d’Avila, Filippo Neri, Vincenzo de’Paoli e Ignazio di Loyola. Un contrasto non da poco,tanto che ci si domanda come abbia fatto la figurina delmalato seminudo incisa sul travertino di Ripetta a tra-sformarsi nel gigante che si erge in San Pietro.

Ma c’è di più, perché anche dopo la conversione lavicenda di Camillo non è certo idealizzata: ecco allora icontrasti con San Filippo Neri (che ne fu a lungo confes-sore), le incomprensioni iniziali con le istituzioni sanita-rie e con l’autorità ecclesiastica, la battaglia durissimacombattuta anche e soprattutto all’interno del suo Ordi-ne (si rese necessario l’intervento di Papa ClementeVIII) per la “presa”, cioè la gestione degli ospedali.

Ne viene fuori un ritratto umanissimo. E sembra divederlo Camillo incitare i suoi confratelli: «Mettete piùcuore in quelle mani», e poi, sempre lui un uomo rude,aggirarsi con tenerezza e animo “materno” tra i malatidel Santo Spirito a Roma per accomodare loro le coper-te, imboccarli, rinfrescarli con una pezzuola bagnata,

confortarli e prepararli con serenità all’incontro con ilPadre celeste.

E poi ancora Camillo su e giù per l’Italia a cavallo, adorso di mulo, in diligenza o anche a piedi ovunque cifosse stata emergenza. Così come quella volta, nel 1594,quando fu visto correre a spron battuto verso Milano eun contadino gli gridò tra la polvere sollevata dai cavalli:«Fermatevi, cavaliere, per l’amor di Dio, a Milano c’èla peste!». E lui che risponde, senza rallentare: «Lo so,fratello, per questo abbiamo fretta di arrivarci!».

Stanco e sfinito da cinque malattie che lo accompa-gnarono per quasi quarant’anni, da una carità sconfinatache non sapeva cedere ad un meritato riposo, si sentì ve-nir meno le forze, chiese che gli fosse amministrato ilsacramento dell’Unzione degli infermi e della Santa Eu-caristia e, con un filo di voce, volle parlare ai suoi reli-giosi raccolti nella Casa della Maddalena a Roma: «Fra-telli miei – esordì guardandoli uno per uno – vi racco-mando con tutto il cuore la nostra pianticella che è or-mai albero rigoglioso: amatela e coltivatela con ognicura, e servite i malati con tutti voi stessi».

«Non piangete – continuò, vedendo che gli si stringe-vano intorno commossi e affranti – io rimarrò semprecon voi, vicino a chi soffre e dal cielo potrò aiutare me-glio voi e i vostri assistiti. Pregate per me e abbiate lamia benedizione, che estendo ai compagni lontani e aquelli futuri, finché il Signore ci vorrà all’opera».Suonòla campana della Maddalena. Camillo spirò la sera del14 luglio 1614.––––––––Mario SpinelliCamillo de Lellis. Più cuore in quelle mani.Roma, Città Nuova – 2007 256 pagine – 17 euro.

Il 10 luglio sua Emi-nenza il Cardinale Sepeha fatto visita al Comi-tato Diocesano di SanGennaro, retto fin dal1983 dall’onorevoleGennaro Alfano.Quest’ultimo, sensibil-mente entusiasmato,non ha avuto parole neldescrivere la visita fattadal Pastore della Chiesadi Napoli e accolta daimembri del Comitatocon un’espressione col-lettiva di autenticagioia. «In tutti i presen-ti c’è stata una forteemozione - dice il Pre-sidente – abbiamo vis-suto la sua visita comeun affettuoso riscontro,un attestato di stima edi fiducia per il nostrooperato. Tutti noi svol-giamo un’attività di pu-ro volontariato - conti-nua il Presidente - moltidi noi sono professioni-sti inseriti nei più sva-riati campi dell’attivitàlavorativa, occupiamoposti di responsabilitànella società civile, etroviamo, pur tra variimpegni e difficoltà, lapassione per spendercifino allo spasimo nellosvolgere le attività cheintraprendiamo, quindici siamo sentiti onoratie soprattutto gratificatidalla visita del Princi-pe della Chiesa di Na-poli».

Dell’incontro avve-nuto, il Cardinale ha la-sciato un personale ri-cordo per iscritto, ma-

nifestando il suo vivoapprezzamento non so-lo per la laboriosità pa-lesata nelle iniziative fi-nora portate a termine evolte allo scopo di dif-fondere il culto delSanto Patrono, ma an-che per la testimonian-za di vicinanza espressacon la partecipazionedel Comitato alle diver-se cerimonie tenutesi inCattedrale.

Il Presidente Genna-ro Alfano ha volutomenzionare alcune del-le iniziative avviate, tracui il “Premio SanGennaro” giunto ormaialla sua terza edizione.Nel corso di questoevento è prevista laconsegna di un busto inbronzo di San Gennarosu una base di pietredel Vesuvio, effettuatodall’artista Lello Espo-sito. Tra le altre realiz-zazioni si ricordanol’offerta in denaro de-stinata ogni anno aduna scuola che premia imigliori componimentisul Santo Patrono napo-letano; la festa dei non-ni, in programma per ilprossimo due ottobre,organizzata nell’episco-pio, dove si svolgerà unincontro di preghieracon tutti gli anziani edinfine è in progettazio-ne un appuntamentocon il sacerdote donPierino Gelmini e i gio-vani della arcidiocesi diNapoli.

Claudio Circelli

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Nuova Stagione 22 luglio 2007 / 5VITA ECCLESIALE

Conclusi in Piazza del Carmine i festeggiamenti in onore della Madonna Bruna. Nell’omelia del Cardinale Sepe un invito a non arrendersi al male di Napoli

In cammino, verso l’uomoservizio di DORIANO VINCENZO DE LUCA

«La nostra vita, lavita di ogni uomo,la vita di ogni cri-

stiano e di ogni credente èun viaggio, un percorso, untendere ad una meta, salireuna montagna per incontra-re Dio»: sta tutta qui l’esor-tazione al cammino spiritua-le, umano e sociale del Car-dinale Crescenzio Sepe, neltradizionale atto di affida-mento della città di Napolialla Vergine Bruna, un invi-to forte all’impegno di testi-monianza di vita cristiananelle vicende di ogni giorno,per costruire una società piùgiusta, un’esortazione peren-toria ad un impegnonell’azione pastorale più co-erente ed attento ai «segnidei tempi».

In un pomeriggio assola-to, ma a tratti reso piacevoleda un leggero vento di brez-za, con la piazza colma difedeli, si sono conclusi loscorso 16 luglio, i festeggia-menti in onore della Madon-na Bruna, con la solenne Ce-lebrazione Eucaristica presi-deuta dall’Arcivescovo diNapoli Crescenzio Sepe. Aconcelebrare con lui S.E.mons. Filippo Iannone, Vi-cario generale e Vescovo au-siliare e P. Alfredo di Cerbooc, Commissario generale.Presenti, tra gli altri, il par-roco del Carmine MaggioreP. Domenico Antonio Lom-bardo oc, il vicario episco-pale don Mario Cinti e il de-cano don Franco Pisa. Nelsuo saluto P. Alfredo di Cer-bo, dopo aver ringraziato leautorità per la «squisita esollecita attenzione» con laquale hanno contribuito alla

realizzazione dei festeggia-menti, ha sottolineato lagrande devozione del popolonapoletano che ogni anno«da ogni luogo della città edella provincia viene ai pie-di della Madonna» per rin-novare il proprio atto di affi-damento e attraverso «la ri-conciliazione del cuore» e il«nutrimento dello spirito»,trova nuovamente il senso ela ragione della propria esi-stenza. Un sentito e sinceroapprezzamento va anche alCardinale per il suo impegno«di speranza, fiducia e gioianel portare il Vangelo adogni uomo».

In tale prospettiva, ha ri-cordato l’Arcivescovo, la li-turgia della solennità dellaBeata Vergine del Carmelo,diventa «punto di riferimen-to nella teologia e nella spi-ritualità del popolo napole-tano». Dio ha usato miseri-

cordia verso di noi, ha dettoil Porporato, perché «ci hadonato una Madre che ciguida e ci precede nel nostrocammino incontro al Cri-sto». Nella sua omelia l’Ar-civescovo ha sottolineatodue aspetti fondamentali del-la devozione alla VergineBruna: il recupero della di-mensione interiore e l’impe-gno a mettersi in camminoverso la montagna, che sim-boleggia metaforicamentel’incontro con Dio. «Elia -dice - si avvia verso il monteOreb seguendo la chiamata;ha fede in Dio, non guardané si lascia intimorire dalledifficoltà, ed incontra il suoSignore nel silenzio, nell’in-teriorità, non nel caos e nelfrastuono». Anche Maria, ri-corda, si mette in viaggio,tra le difficoltà e i disagi del-la gravidanza per sperimen-tare la presenza di Dio.

«L’insegnamento per la no-stra vita - afferma - è quellodi testimoniare la fede cri-stiana nelle vicende di ognigiorno, nonostante gli osta-coli e i disagi. Chi è - haapostrofato il Porporato -che non è stato mai costrettoa superare pericoli difficoltàmateriali, sociali e soprat-tutto spirituali?».

La Vergine è, dunque,«speranza dei cristiani». E laVergine del Carmelo lo è perogni napoletano, e di più. Èstraordinario il rapporto in-tenso e rasserenante tra la«Mamma del Carmine» eogni suo figlio: colui che sirivolge alla Vergine e necontempla tutto il mistero sache alla luce della riflessioneteologica e dell’esperienzacultuale e «popolare», Mariaè la madre di Cristo «miseri-cordia», di Cristo nostra «ri-conciliazione», di Cristo no-

stra «speranza» e nostra«grazia». Egli avverte che ilsuo cuore, raggiunto dallamisericordia, è riconciliatocon Dio, risollevato dallasperanza, toccato dalla gra-zia, percorso da tranquillaletizia. Quasi a commento diquesto straordinario rapportofiliale, il Cardinale Sepe hadetto ai fedeli di Napoli:«Dio ci ha messi a vivere inquesta città, in questo terri-torio, in questo tempo.Quanti problemi dobbiamoaffrontare ogni giorno: daibambini, che non hanno unasufficiente sicurezza per laloro crescita umana e cultu-rale nelle famiglie e nellascuola, ai giovani che,nell’incertezza del loro futu-ro, non riescono a realizzar-si e ad esprimere tutte le lo-ro potenzialità; dalle coppie,che faticano a ritrovare quelclima di serenità e di pace

necessario a costruire fami-glie più fiduciose nel doma-ni, agli anziani, sempre piùsoli e abbandonati. E noi,che siamo chiamati a supe-rare queste difficoltà, comereagiamo? Alcuni si arren-dono, si sfiduciano e si dan-no a tante altre attività nonlecite. Ma sono tanti - ha ag-giunto con serena fermezza eincoraggiante speranza -quelli che vogliono combat-tere e reagire».

Contemplare Maria, Ma-dre della beata speranza edell’ottimismo, può diventareper noi un cammino che ren-de tante nostre strade menoaspre, meno impervie, menodisperate. C’è la luce del suocuore di madre e c’è anche lafermezza della sua speranzadi credente che può e devediventare viatico per la nostravita. «La Mdonna del Carmi-ne ci insegni a superare ledifficoltà, ci faccia diventareportatori di pace, di giustiziae amore, di cui Napoli hatanto bisogno. Oggi il Signo-re continua a dirci: ecco tuaMadre, ecco tutto quello dicui hai bisogno per vivereonestamente». L’ultimo ap-pello è a raffigurarsi nelBambino che la MadonnaBruna abbraccia teneramentee a riscoprire la lettera cheGiovanni Paolo II inviò a tut-ti i carmelitani nel 2001 inoccasione dei 750 anni dallaconsegna dello scapolare asan Simone Stock. «Siamofieri della nostra identità cri-stiana - ha concluso l’Arcive-scovo - e abbiamo il corag-gio e la forza di comunicaresempre ad ogni uomo la gra-zia e la pace di Dio».

La spiritualità dello «scapolare» del Carmelo nella parole di Giovanni Paolo II

Il «giogo dolce» di Cristo«Scapolare» viene da «scapola» e indica

quell’indumento che presso molti istituti dimonaci o frati nel Medio Evo ricopriva sia ilpetto che le spalle (in latino: scapulæ), dopoaverlo infilato per la testa. Serviva general-mente per i tempi di lavoro, così da proteg-gere l’abito e non insudiciarlo.

L’abito aveva però un significato soprat-tutto simbolico, significava il «giogo dolce»di Cristo (Mt 11, 29), così che abbandonarel’abito voleva dire sconfessare la disciplinamonastica abbracciata, abdicare al serviziodi Dio, mancare di fedeltà agli impegni as-sunti. Nell’ordine carmelitano - per le carat-teristiche proprie di quest’ordine - lo scapo-lare assunse ben presto un significato ma-riano.

Si racconta che, nel 1251, la Vergine ap-parve al generale dell’ordine san SimoneStock. San Simone supplicava spesso la Ma-donna di proteggere con qualche privilegio ifrati che portavano il suo nome. Un giorno labeata Vergine gli apparve accompagnata dauna moltitudine di angeli, tenendo in mano

lo scapolare dell’ordine e gli disse: «Questoè il privilegio che io concedo a te e a tutti icarmelitani: chiunque morirà con questoscapolare non patirà il fuoco eterno».

Ai devoti dello scapolare è raccomandatain modo speciale la recita del rosario, comecolloquio giornaliero con la propria Signorae Sorella e come incontro d’amore con leinella preghiera. A Fatima le apparizioni siconclusero con la visione della Madonna delCarmelo. Lucia, fattasi poi carmelitana scal-za, disse che nel messaggio della Madonna«il rosario e lo scapolare sono inseparabili».Così scriveva Papa Giovanni Paolo II, ai car-melitani, ricordando il 750° anniversario del-lo Scapolare: «Voi siete chiamati a rileggereil ricco patrimonio della vostra famiglia allaluce delle sfide di oggi così che le gioie, lesperanze, le tristezze e l’angoscia dell’uma-nità, del povero, e soprattutto di quelle soffe-renze che sono la gioia e la speranza, la tri-stezza e l’angoscia dei discepoli di Cristo(Gaudium et Spes 1) e, in modo speciale, diogni carmelitano».

... eil Campanile

è salvo

Èil 16 luglio che, con la festa del Carmi-ne, nella popolarissima piazza delMercato, famosa anche per essere stata

in epoche diverse lo scenario di fatti tristi co-me l’esecuzione di Corradino di Svevia, diMasaniello e dei rivoluzionari della repub-blica partenopea del 1799, si festeggia laMadonna del Carmine, la Vergine detta«Santa Maria la Bruna».

Un tempo questa era la festa dei pesci-vendoli di Porta Capuana e della zona circo-stante la Marina, che rievocavano la batta-glia della Goletta con i Turchi, issando uncastelletto difeso dagli infedeli contro i quali,dandogli fuoco, i cristiani riportavano la vit-toria. In seguito al castelletto venne sostituitoil campanile detto di fra’ Nuvolo.

Una volta all’anno l’antica Basilica, de-dicata alla Madonna Bruna, viene riccamen-te decorata e scenograficamente illuminatadai fuochi pirotecnici, ma il vero soggettodella festa è il campanile che s’illumina es’incendia stagliandosi come un tizzone ar-dente contro il cielo scuro della sera, la vigi-lia della Festa, il 15 luglio. Tra gli applausidella folla festante, gli inni dei fedeli e ilsuono delle campane, compare l’effigie dellaMadonna del Carmine che compie il miraco-lo spegnendo «l’incendio», opera di abilifuochisti, e salvando così il campanile.

Anche quest’anno numerosa la gente cheha assistito al simulacro dell’incendio delCampanile, accalcata nella piazza e nei bal-coni degli edifici circostanti, evento folclori-stico e religioso, questo, che appartiene or-mai alla tradizione e alla storia del popolonapoletano. Dal palco d’onore hanno parte-cipato a questo tradizionale spettacolo piro-tecnico il cardinale Crescenzio Sepe, S.E.Mons. Filippo Iannone, Vescovo Ausiliare eVicario Generale, P. Aldredo di Cerbo oc,Commissario generale e il Sindaco.

L’incendio del campanile è stato più vol-te e a lungo applaudito da un festoso ed en-tusiasta pubblico per il multicolore gioco diluci emesso dall’accensione delle progressi-ve «batterie pirotecniche« curate dai fanta-siosi e bravi «fuochisti» della ditta Schiatta-rella di Mugnano. Servizio fotografico:

Stefano Wurzburger

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6 / 22 luglio 2007 Nuova StagioneVITA ECCLESIALE

Un ricordo di Gaetano Quagliariello, amico e successore di San Giuseppe Moscati, nel 50° anniversario della morte

Lo scienziato dal volto umanodi PIERLUIGI SCARPA

Lo “scienziato dalvolto umano”:proprio così ve-

niva indicato sulle pa-gine di un antico quoti-diano napoletano ilprof. Gaetano Quaglia-riello, di cui è stato ri-cordato il cinquantena-rio della morte, lo scor-so 2 giugno con unaconcelebrazione euca-ristica a Napoli, nellachiesa del Gesù Nuo-vo. Centinaia di perso-ne riempivano l’ampianavata centrale.

Erano presenti imembri dell’Ordine ca-valleresco del Santissi-mo Salvatore e di San-ta Brigida di Svezia,del quale era insignitolo stesso Quagliarielloe cui si deve l’iniziati-va del suffragio, gli ap-partenenti alla Cvx(quando vi faceva parteil prof. Quagliariello sichiamava “Congrega-zione Mariana”), non-ché gli iscritti all’Asso-ciazione Medici Catto-lici Italiani, fondata nel1943 dal prof. LuigiGedda, che avevanovoluto aderire. Grandeè stata la partecipazio-ne di fedeli. «Non po-trò mai dimenticarequel suo sorriso, né lelacrime che bagnaronole mie mani quando mele volle baciare dopola mia ordinazione sa-cerdotale», ha ricorda-to all’omelia padre Fi-lippo Jappelli, s.j.

Questi, figlio del fa-moso fisiologo prof.Antonio, da sempreaveva conosciutol’amico e collega delpadre che spesso anda-va a casa loro.

Gaetano Quaglia-riello nacque il 19 di-cembre 1883 a Salerno,in una famiglia di tra-dizioni prevalentemen-te forensi. Questo datoè il primo dei tanti chelo accomuna a SanGiuseppe Moscati, na-

to nel 1880 e primo dellasua famiglia a frequentaregli studi di Medicina,mentre il padre e i fratellifurono dediti al Diritto.Quando nel 1902 il giova-ne Gaetano (conclusi glistudi secondari al liceoTorquato Tasso di Saler-no), si iscrisse alla Facoltàdi Medicina e Chirurgiapresso l’Università di Na-poli, Giuseppe Moscati vifrequentava già l’ultimoanno. Infatti, la straordina-ria intelligenza e la prodi-giosa memoria, di cui eradotato, avevano consentitoal caro Peppino di conse-guire la licenza licealed’onore nel 1897, a soli17 anni. E appena laurea-to, vincitore di un concor-so, ebbe subito modo diiniziare la vita di medicopresso l’Ospedale di SantaMaria del Popolo degli In-curabili, a Napoli, senzaperò abbandonare l’Uni-versità.

Quagliariello si laureacon il massimo dei voti ela lode nel luglio del1908, ma già dal 1905, an-cora studente, è internonell’Istituto di Fisiologia,diretto da Filippo Bottaz-zi. Nello stesso Istituto,per quattro anni, dall’otto-bre 1908 all’ottobre 1912,egli è assistente di ruolo.

Nell’anno seguente1913 ottiene la libera do-cenza in Fisiologia. Pro-prio in questo periodo, enell’ambito dell’Istituto diFisiologia, nacquero e siconsolidarono i rapporti,presto diventati di veraamicizia, dei due giovanistudiosi.

Nel 1911, per interes-samento del Bottazzi, ilMinistero della PubblicaIstruzione concesse a lorodue un sussidio per parte-cipare a Vienna al Con-gresso internazionale di

Fisiologia. «Questa ful’occasione – sottolineò ilprof. Quagliariello in unacelebre commemorazionedi Giuseppe Moscati, tenu-ta da Rettore Magnificodell’Università di Napoli –per avvicinarmi a lui, perpenetrare nel santuariodella sua famiglia, per ini-ziare quei rapporti perso-nali che mano a mano sitrasformarono in amicizia,ammirazione, devozione egratitudine, sentimenti chemi avvinsero alla sua per-sona, e tuttora mi avvinco-no alla sua memoria. So-prattutto gratitudine perl’influenza che la sua vita

esemplare ha esercitato eancora esercita sullamia».

Concluso il Congresso,Giuseppe Moscati volleaccompagnarlo a Buda-pest, dove Gaetano Qua-gliariello aveva deciso ditrascorrere un semestrepresso l’Istituto biochimi-co di quella Università edove visitarono gli ospe-dali e le cliniche di quellacittà. Per il resto della suavita Gaetano Quagliariellosi è considerato spiritual-mente discepolo del suogrande amico, cercando diseguirne asceticamente leorme. Con la chiamata alle

armi dei giovani mediciper la prima guerra mon-diale, ambedue presenta-rono domanda di volonta-rio. Venne accolta solo ladomanda di Quagliariello,perché le autorità sanitariemilitari avevano deciso difare degli Incurabili unospedale militare, ed evi-dentemente non volevanoprivarsi della preziosa pre-senza di Giuseppe Mosca-ti, al quale venne affidatala direzione: passaronoper gli Incurabili circa tre-mila militari. Per tutti siprodigò, visitandoli e cu-randoli personalmente; ditutti compilò i diari e lestorie cliniche, carte digrande importanza tuttoraconservate negli archivi.

Partito come volontarionel maggio del 1915, Qua-gliariello prestò inveceservizio, prima come Sot-totenente e poi come Ca-pitano Medico, ininterrot-tamente fino all’aprile del1919.

Sempre in zone di ope-razioni di guerra, fu inter-nato in Austria come pri-gioniero dal 25 ottobre1917, ed è noto comespesso si privava delloscarso cibo per donarlo aqualche collega o soldatoammalato.

Al ritorno dalla prigio-nia nel 1919, incontrò su-bito Moscati, che lo accol-se con grande effusione diaffetto, e notando il suodisorientamento e la suatristezza, gli fu accantocome un fratello.

Ma egli fece per luimolto di più. Dovendosiprovvedere a coprire lacattedra di chimica fisio-logica rimasta vacantesuggerì il nome di Qua-gliariello, cui venne con-ferito l’incarico. In questomodo il prof. Quagliariel-lo, appassionato degli stu-

di sugli aspetti chimicidella realtà biologica,si consacrò a una vitadi ricerca scientifica edi insegnamento uni-versitario nell’ambitodi quella disciplina cheegli riuscì a far chia-mare Chimica biologi-ca e a far diventare ma-teria di esame obbliga-torio nelle Facoltà diMedicina e Chirurgiad’Italia.

Sarebbe interessan-te un approfondimentosulle ricerche che eglicon poveri mezzi da luistesso ideati, agli albo-ri della Chimica biolo-gica, compì con risul-tati fondamentali nelcampo della Scienza.

Ma è molto più im-portante ricordare ilsuo impegno disinte-ressato alla formazionescientifica degli stu-denti in Medicina, chegli faceva passare avolte più di dodici oreal giorno nell’Univer-sità per aiutare gli al-lievi a fare difficili ri-cerche di laboratorio,esempio luminoso diquella che un suo illu-stre allievo, il prof.Baccari, definì “caritàscientifica”.

E non si può non ri-marcare – fra le tantetestimonianze a favoredi uno scienziato dav-vero “umile e silenzio-so” come volle definir-lo Giovanni Leone –quanto disse il prof.Gino Bergami: «Vivaancora è nel mio cuo-re, e vi rimarrà finchéio stesso viva, la devo-ta affettuosa ammira-zione per l’uomo che,per la adamantina suamaniera di vivere, peril suo appassionatoamore della verità piùobiettiva, per la suafrancescana bontà eper la sua modestia, èstato la sorgente diquanto alberga di me-glio nel mio spirito».

Gaetano Quagliariello (a sinistra), accolto il 23 maggio 1942nella Pontificia Accademia delle Scienze,

con padre Agostino Gemelli e Papa Pio XII(Per gentile concessione della Rivista “Birgittiana” - Napoli).

Una vita in dono alla Chiesa di NapoliIl Cardinale Sepe presiede la celebrazione per il 50° anniversario di sacerdozio di don Nicola Musella

Lo scorso 13 luglio il Cardi-nale Crescenzio Sepe ha presie-duto la Celebrazione Eucaristicaper il cinquantesimo anniversariodi Sacerdozio di don Nicola Mu-sella nella Comunità Parrocchialedei SS. Cosma e Damiano dovecinquanta anni fa celebrò la suaprima Messa.

Don Nicola, oggi novanta-duenne, ha svolto il suo Ministerosacerdotale prevalentemente negliospedali nei primi anni del suo sa-cerdozio. In seguito, dopo una pa-rentesi come coadiutore parroc-chiale, è stato cappellano nel Ci-mitero di Secondigliano dove harappresentato per tanti fedeli unpunto di riferimento con la suasemplicità con la sua umiltà, conil suo amore per la Chiesa spesocon intensità e con sacrificio.

Oggi collabora, nei limiti del-

le sue possibilità, nella parrocchiadella Resurrezione a Secondiglia-no con don Vittorio Siciliani, cheinsieme a padre Fulvio D’Ange-lo, parroco della comunità di SS.Cosma e Damiano ha preparato laCelebrazione per don Nicola.

Grande partecipazione di fe-deli che si sono stretti attornoall’anziano presbitero ciascunoricordando un particolare dellasua vita sacerdotale. Una signoraabbracciandolo e piangendo gliha detto: «Don Niculi’ ci aveteinsegnato ad amare i poveri e isofferenti».

Unanime la stima che i sacer-doti ripongono in Don Nicola: daldecano padre Francesco Minnelli:«è un uomo di fede e di cuore,semplice e di grande responsabi-lità, un fratello, sempre presentenei presbiteri decanali» a padre

Fulvio: «uno dei fiori più belli diSecondigliano, di questa terrache non si vuole rassegnare, donNicola ne rappresenta l’immagi-ne pulita, ricco di umanità e soli-darietà». Anche padre Vittorio lodefinisce «esempio di fedeltà eimpegno totale per Gesù e per laChiesa».

Egli, nel raccontare la storiadella sua chiamata che, ricorda,ha ricevuto nella Cappella delBeato Gaetano Errico appena ter-minata la guerra, si sentiva diaver ricevuto una speciale voca-zione e di essere assistito e quasiguidato per mano, nell’attuazionedella sua missione sacerdotale,dal Signore e dall’intervento ma-terno della Vergine Maria che glihanno indicato i poveri, i disere-dati e i sofferenti quale campo diimpegno pastorale.

La sua preoccupazione dievangelizzare i poveri e i soffe-renti non si riduce alla sola cate-chesi, o alla sola liturgia, o a que-gli atti religiosi che domandanoun esplicito esercizio della fede ead essa conducono, ma spazia intutto il vasto settore della condi-zione umana, nella quale si calacompletamente fino alla condivi-sione delle sofferenze edell’emarginazione, in tutta sem-plicità.

Il Cardinale Sepe nella suaomelia ha proprio sottolineatoquesto aspetto affermando che«attraverso l’immagine di DonNicola, semplice, umana, noi ve-diamo il Volto di Cristo. La suasemplicità lo porta ad alimentareil suo animo di poeta popolareproprio per raccontare non solo ifatti della vita, sempre orientati

alla speranza cristiana, ma ancheper raccontare il doloredell’umanità per gli eventi dolo-rosi che la vita ci propone.

Cosi come quando, alla finedella Celebrazione, ha letto la suapoesia scritta per la morte di unconfratello che era stato ordinatonel suo stesso giorno cinquantaanni fa: «Fratié, simmo sempecinche, nun simme quatte! Pasca-le è nzieme a nuie into ‘o Signore‘nnanzo all’Altare, facimmo ‘opatto: n’Ostia sola, nu caliced’ammore!».

Grazie! Don Nicola per la suapresenza umile, nascosta, silen-ziosa nel nostro quartiere. Che ilSignore, ti benedica e ti proteggae su di te faccia risplendere, sem-pre, il suo volto!.

Camillo Garzia

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Nuova Stagione 22 luglio 2007 / 7VITA ECCLESIALE

Il 6 luglio sono stati promulgati i Decreti per la canonizzazione del Beato Gaetano Errico e dei Martiri d’Otranto

Un faro per SecondiglianoLo scorso 6 luglioBenedetto XVI haautorizzato la Sacra

Congregazione per lecause del santi alla pro-mulgazione del decretocon il quale si riconosceil miracolo per la cano-nizzazione del Beato Ga-tano Errico.

La Chiesa di Napoli,la Congregazione deiMissionari dei Sacri Cuo-ri, fondata dal Beato, ilquartiere di Secondiglia-no esultano per la notiziae rendono grazie a Dioche, in un momento parti-colare per la città e, spe-cialmente, per il quartiereSecondigliano, fa appari-re nel cielo un segno disperanza per tutti coloroche ogni giorno sono im-pegnati a “riorganizzarela speranza”.

Il Beato Gaetano Erri-co lottò con tutte le sueforze per migliorare il te-nore di vita del suo paese:per la verità, l’educazionedelle nuove generazioni,il bene comune, la legali-tà, la moralità, l’aiuto aibisognosi. Neanche il ri-schio per la vita lo ferma-va. Egli visse per la suagente e tra la sua gente equando fondò l’Istitutoreligioso lo fece per ser-vire e soccorrere la suagente. Gaetano Errico è

un santo napoletano, es-sendo nato, vissuto emorto a Secondigliano,anche quando si allonta-nava per la predicazione,che con la confessione, èstata la sua passione ed ilsuo carisma.

Gaetano Errico primadi essere un innamoratodell’uomo, è un innamo-rato di Dio. Quando par-lava non sapeva che par-lare di Lui. Porta nel cuo-re un segreto ricevuto nel-le lunghe ore di adorazio-ne notturna, dopo intensegiornate di fatiche aposto-liche: Dio è amore e bru-cia dal desiderio di com-partirlo a tutti, special-mente ai poveri di cuoreossia a quelli che nonhanno amore.

Le sue parole, cui faseguire le opere, rivelanola sua passione per Dio.A qualcuno, che è assol-dato per farlo zittire unabuona volta e per sempre,si aprono due braccia lar-ghe, come il suo cuore,che gli dice: vieni al pa-dre tuo.

Gaetano Errico è ilmissionario che non saparlare che dell’amore dei

Sacri Cuori di Gesù e diMaria con il cuore, percui il cuore dell’uomo nongli resiste. E vengono an-che dai paesi lontani perascoltare il prete che

quando parla si infiammatanto che sembra che vadain estasi. Non usa belleparole, ma la Parola diDio, che conosce così be-ne da citarla in continua-

zione. Non c’è principioche dica, senza dimostrar-lo con la Scrittura.

Gaetano Errico, comesanto, arriva oggi perchel’oggi ha bisogno del pa-ne dell’amore misericor-dioso di Dio, per accor-gersi del fratello accantobisognoso di una mano, diun sorriso, di un appog-gio, di un sostegno percontinuare a credere e asperare in un Dio, che hadetto: quello che fate perlui, lo state facendo a me.

I suoi resti mortali ri-posano nella chiesadell’Addolorata, da luifatta costruire. Sono tantii pellegrini e devoti cheogni giorno vi si recano inpellegrinaggio e ci augu-riamo che questo “aposto-lo della misericordia” e“martire del confessiona-le”, come l’ha chiamatoGiovanni Paolo II allabeatificazione, sia mag-giormente conosciuto inItalia, nel mondo e nellanostra città e regione.

L’auspicio, espresso dauno studioso dell’eventoprodigioso, lo vogliamo fa-re anche nostro: «Il BeatoGaetano Errico è un napo-

letano verace, nato e mor-to a Secondlgllano, quar-tiere oggi tragicamentenoto per efferati fatti dicronaca. Come sovente ca-pita di constatare, il Si-gnore si diverte a suscitarefiori di santità anche tra irovi. Siamo certi che la ca-nonizzazione dell’Erricopotrà giovare alla promo-zione spirituale e socialedi quest’area ricca di fedee risorse umane, ma biso-gnosa di segni tangibili disperanza. Ancora più fidu-cia ispirerà la vicenda diquesto fatto prodigioso, incui la preghiera insistentedi un uomo semplice hasortito effetti miracolosi».

Il “segno di speranza”che oggi appare nel cielodi Napoli attualizza le pa-role del Beato, prima dimorire, ai suoi congregati:«Figli miei, vi lascio conil corpo, ma il mio spiritosarà sempre con voi».

Che Gaetano Errico siaancora con noi ce lo testi-moniano gli eventi capita-ti per la beatificazione e, adistanza di cinque anni, lacanonizzazione. Sia que-sto il “segno” capace didare ancora più forza evolontà a quanti oggi, sul-le orme del Beato, sonoimpegnati perché la nostracittà rialzi il capo.

Luigi Toscano

Le reliquie conservatein Santa Caterina a Formiello(e.c.) La storia delle reliquie

dei Beati Martiri di Otranto nellachiesa rinascimentale di SantaCaterina a Formiello cominciaprecisamente il 29 maggio del1574.

In realtà però le sacre spogliedi duecentoquaranta abitanti del-la città pugliese martirizzati il 14agosto del 1480 erano giunte aNapoli già nel 1485 o nel 1489(le fonti non sono concordi sulladata) per desiderio di Alfonsod’Aragona duca di Calabria, ederano state collocate nella chiesadedicata a Santa Maria Maddale-na, a cui proprio dal duca fu datoil nome di Santa Maria dei Marti-ri, in ricordo della chiesa diOtranto costruita in onore degliottocento campioni della fede.

Molto devoto, il duca decisedi trasferirsi nell’attiguo mona-stero, ma le monache che lo abi-tavano non erano d’accordo a ce-derglielo; egli però, molto deciso,acquistò per loro, con il permessodi papa Innocenzo VIII, il con-vento e la chiesa di Santa Cateri-na, costringendole a trasferirsi lì.

Sembra però che da questaforzatura non nascesse nulla dibuono, infatti Federico, successo-re di Alfonso, vedendo che moltidei suoi uomini morivano, e attri-buendo questi luttuosi eventi auna sorta di maledizione, decisedi restituire la Maddalena allesuore, che vi ritornarono ridando-le l’antico nome, e ordinò che lereliquie venissero traslate in San-ta Caterina.

Inizialmente le ossa dei martirifurono poste sotto l’altare del SS.Rosario, chiuse in due casse; nes-

suno sapeva questa cosa, ma de-molito l’altare, - che era di legno edoveva essere sostituito da uno dimarmo – il 10 maggio del 1685, lesacre spoglie vennero alla luce, in-sieme con un’iscrizione che nechiariva l’identità, provenientedalla Maddalena.

Riconosciute, dopo una preci-sa ricognizione voluta dalla Cu-ria, le reliquie come autentiche,furono poste sotto il nuovo altare,per poi essere trasferite nel 1739nella cappella dei Santi dell’ordi-ne domenicano, e infine, nel1901, nell’attuale collocazione,cioè nella cappella dedicata pro-prio ai Beati Martiri.

Le spoglie si trovano in un’ur-na costruita appositamente alcentro dell’altare, sul quale tro-neggia un quadro di L. Scorranoche rappresenta l’episodio delmartirio.

In primo piano è raffigurato iltronco di Antonio Primaldo deca-pitato che due turchi, uno spin-gendolo, l’altro tirandolo con unacorda, cercano invano di far ca-dere, mentre per terra si vedonoaltri cadaveri e di lato un Morodecapita con la scimitarra uno deimartiri; in cielo, un gruppo di an-geli che espongono corone e pal-me simboleggianti la gloria delmartirio.

La cappella dei Martiri diOtranto è sempre aperta per lepreghiere dei fedeli, che possonoinginocchiarsi davanti alle sacrereliquie e invocare i beati puglie-si nella quiete della chiesa.

Morireper la fede

La storia dei Martiri di Otranto, attualmentebeati e prossimi ad essere santificati dal papa Be-nedetto XVI, non è molto nota, e forse non tuttisanno che proprio a Napoli, lontano quindi dallaterra pugliese in cui si consumò il loro martirio,sono presenti le spoglie di ben duecentoquarantadi essi, ospitate nella chiesa di Santa Caterina aFormiello.

Terra d’Otranto, dal nome della sua capitale,era chiamata una delle province in cui era divisoil regno di Napoli al tempo degli Aragonesi; lacittà pugliese era situata in una posizione strate-gica sulla costa, e faceva gola ai Turchi, che nel1480 intrapresero una spedizione (una delle tantea cui si dedicarono, seminando il terrore ovun-que) alla conquista dell’Italia. Essi speravano didomare in breve tempo la resistenza della cittadi-na costiera e avanzare quindi liberamente versol’interno, ma la realtà fu ben diversa: coraggiosa-mente i cittadini resistettero per giorni e giorni alloro assedio, anche se in netta inferiorità numeri-ca e senza armi, per difendere la patria e la fedecristiana di cui andavano orgogliosi.

L’11 agosto però la città cadde nelle mani deimusulmani, e fu una strage. In molti erano ri-usciti a rifugiarsi nel succorpo della cattedrale,ma furono raggiunti anche lì dagli invasori e nes-suno di loro fu risparmiato, nemmeno l’anzianovescovo Bandinelli, ucciso con i paramenti anco-ra indosso dopo che aveva appena celebratol’Eucaristia.

Il pascià turco Acomat non si accontentò peròdel sangue versato dai nemici: voleva infatti laconversione dei superstiti alla religione islamica.Chiese che fossero condotti alla sua presenza tut-ti gli uomini al di sopra dei quindici anni cheerano scampati all’eccidio, e al suo cospetto fu-rono trascinate ottocento persone.

Un certo Giovanni, calabrese di origine, cheaveva però rinnegato la fede cristiana e studiavala teologia musulmana, cercò di convincere gliuomini a convertirsi, senza risparmiare minacce,ma questi, pur avendo compreso che in quel mo-do sarebbero andati incontro a morte certa, nonaccettarono di abbandonare la loro religione. Par-lò a nome di tutti un certo Antonio Primaldo, che

concluse il suo intervento gridando queste parole:«Viva Gesù. Vogliamo morire per la sua fede».Con questo grido unanime, anche se pronunciatoda uno solo, gli ottocento abitanti di Otranto so-pravvissuti all’assedio firmarono la loro condan-na. La mattina dopo subirono il martirio per deca-pitazione, e si racconta che allora avvenne un mi-racolo: il corpo di Antonio Primaldo, che era sta-to decapitato per primo, si sollevò e restò in pie-di, senza che nessuno riuscisse a smuoverlo, finoa che l’ultimo dei suoi compagni non morì.

Un tale episodio miracoloso portò alla con-versione di Berlabei, un cristiano che, condottoschiavo da piccolo con il padre a Costantinopoli,era cresciuto seguendo la fede di Maometto; larabbia del pascià davanti alla sua decisione diabbracciare il cristianesimo fu tale che anche luifu condannato a morte immediatamente.

Tra il 1485 e il 1489 duecentoquaranta corpidi martiri di Otranto furono trasportati a Napoliper desiderio di Alfonso d’Aragona, e posti pri-ma nella chiesa di Santa Maria Maddalena, nellazona dell’Annunziata, poi, nel 1574, a Santa Ca-terina a Formiello, dove sono tuttora, in una cap-pella specificamente dedicata a loro, la quartasulla sinistra partendo dall’ingresso.

Eloisa Crocco

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8 / 22 luglio 2007 Nuova StagioneVITA ECCLESIALE

L’omelia del Vescovo Ausiliare mons. Filippo Iannone alla festa di San Benedetto celebrata nella omonima chiesa di Casoria

La conquista di DioSEGUE DALLA PRIMA PAGINA

Possiamo dire che ca-ratteristica e fonda-mentale dote di Be-

nedetto è la chiara e pro-fonda comprensione diciò che veramente nellavita umana e cristiana èessenziale. L’evangelicounum necessarium nonha trovato forse un piùdeciso e gigantesco spiri-to che lo abbia penetratocosì a fondo assumendolointeramente a sua normae ispirazione. Benedettointuisce che l’unica cosanecessaria è Dio e chel’essenziale per l’uomo èsolo la conquista di Dio;tutto il resto vale solo inquanto glorifica Dio eporta alla conquista diLui.

Il santo di Norcia hascelto come norma di vital’esortazione del libro deiProverbi, che abbiamoascoltato nella prima let-tura. E così è si è radicatoin Cristo ed è rimasto inLui, e come il tralcio del-la parabola evangelica haportato frutto.

Egli è veramente l’uo-mo trasformato in Cristosecondo la bella espres-sione di Paolo, che leg-giamo nella lettera agliEfesini al cap. 3. Noi sia-mo già in Cristo Gesú,per mezzo del battesimo,ma la nostra vocazione èdi diventare Cristo Gesú!San Paolo che ha messoin luce così bene il nostroessere in Cristo, parla diun’attesa che Cristo «siaformato» nei battezzati(cf. Gal. 4, 19), fino araggiungere in essi lo sta-to di uomo perfetto, nellamisura che conviene allapiena maturità di Cristo(Ef. 4, 13).

E’ questo il diveniredella vita cristiana; anchenoi dimentichi del passa-to, ci protendiamo versoil futuro, verso il traguar-do che il Signore ci addi-ta (cf. Fil. 3, 13ss.). Taletraguardo è: Non sono piúio che vivo, ma Cristo vi-ve in me (Gal. 2, 20). Fin-ché non lo abbiamo rag-giunto personalmente, ditale traguardo noi nonpossiamo parlare che perapprossimazione, con le

parole di coloro che, comel’Apostolo, come i santi, co-me Benedetto, lo hanno rag-giunto e sperimentato; noisiamo alle falde della monta-gna e ripetiamo quello che cihanno raccontato coloro chesono stati sulla vetta.

Ma chi è e come si pre-senta l’uomo trasformato inCristo? È uno il cui cibo èfare la volontà del Padre;uno che si lascia condurrestabilmente e docilmentedallo Spirito sia che questi loconduca nel deserto, sia chelo conduca sul Tabor, sia chelo conduca nel Getsemani.L’uomo trasformato in Cri-sto è uno che ama i fratellifino a dare la vita per essi,cioè il proprio tempo, l’affet-to, la competenza, i beni ma-teriali; l’uomo trasformato inCristo è uno che si è lasciatoprendere e sedurre dalla pas-sione per il Regno, che nullapiù antepone ad esso; che peresso è disposto a dare tuttosenza esigere nessun’altra ri-compensa che non sia la purae semplice amicizia di Gesú;uno che non è più, perciò, unmercenario che aspetta la pa-ga per ogni piccolo servizio,ma un fratello per Gesú; unoche, nel Regno, lavora inproprio, in famiglia.

Questo che ho tratteggia-to dicevo è il traguardo che ilSignore ci farà raggiungerequando lui vuole. Ma quale èla via, il cammino, che con-duce ad esso? Individuare lavia- impresa nella quale ilnostro santo è riuscito consuccesso- è cosa che ci ri-guarda da vicino qui e ades-so. E in tal senso possiamodistinguere tre momenti otappe.

Il primo momento è laconoscenza di Cristo.L’esempio più luminoso del-la passione per la conoscenzadi Cristo è proprio l’apostoloPaolo. Non avendo conosciu-to Gesú «secondo la carne »,egli concepì un desiderio an-cora più ardente di scoprire ilmistero del Maestro che gliera apparso risorto. In un te-

alla nostra trasfigurazione inlui (cf. Fil. 3, 1011).

L’imitazione di Gesú de-ve essere spirituale, non let-terale; si deve spingere finoall’intimo di lui, fino ad ave-re «gli stessi sentimenti cheerano in Cristo Gesú » (cf.Fil. 2, 5): diventare uno chesente come Gesú, che sta da-vanti al Padre in umiltà e ob-bedienza come Gesú: Impa-rate da me che sono mite edumile di cuore (Mt. 11, 29).E in questo quale modello ri-sulta essere per noi il santopatriarca del monachesimo.

Terzo momento, la comu-nione con Cristo. Qual è ilsenso dello sforzo che fac-ciamo per conoscere e imita-re Gesú Cristo? Forse quellodi procurarci, in tal modo,per merito nostro, la trasfor-mazione in Cristo? Assoluta-mente no! Mi sforzo di con-quistarlo dice Paolo - perchéanch’io sono stato conqui-stato da Gesú Cristo (Fil. 3,12). Il nostro sforzo è neces-sario perché Dio vuole co-struire con la nostra libertà,non a dispetto di essa; non civuole salvare senza di noi,come invece ci ha creati sen-za di noi. Tuttavia, ciò che difatto ci salva non è la nostravolontà di essere salvati daDio, ma la volontà di Dio disalvarci; in altre parole, lasua grazia: Per grazia sietestati salvati e ciò non vieneda voi, ma è dono di Dio (Ef.2, 8). È lui che ci riveste delmanto della salvezza (cf. Is.61, 10), come rivestì il figliolprodigo della veste nuova,dell’anello al dito e dei san-dali ai piedi. Per conto no-stro, siamo e resteremmo nu-di e scalzi. Noi possiamo so-lo riempire le idrie di acqua;è Gesú Cristo che, con il suoSpirito, può trasformare l’ac-qua in vino, cioè trasformarelo sforzo di imitazione in co-munione di vita con lui.

Tale comunione di vitacon Cristo trova il suo culmi-ne in un sacramento: l’Euca-ristia. Essa è il sacramentoper eccellenza della nostra

sto scrive: Quello che potevaessere per me un guadagno,l’ho considerato una perditaa motivo di Cristo. Anzi, tut-to ormai io reputo una perdi-ta di fronte alla sublimitàdella conoscenza di CristoGesú, mio Signore, per ilquale ho lasciato perderetutte queste cose e le consi-dero come spazzatura, al finedi guadagnare Cristo (Fil. 3,7ss.). Paolo si sprofondò nel-la conoscenza di Cristo, noncessando di stupirsi mai delle«insondabili sue ricchezze ».Così anche Benedetto.

Dovremmo concepire an-che noi una passione nuovadi conoscere Gesú, una vo-glia ardente di sentir parlaredi lui, giudicare come dicevasan Bernardo tutto insipidociò che non è condito di Ge-sú. Questo dovrebbe condurciad una relazione personaleviva e vera con il Maestro:Gesú non più memoria stori-

ca, o personaggio, ma amicoper noi, come noi siamoamici per lui. Dentro il cuoredovrebbe nascere la fierezzadi essere riconosciuti, nelmondo d’oggi, come suoi di-scepoli, discepoli di Gesú diNazareth.

Secondo momento, l’imi-tazione di Cristo. La cono-scenza di Gesú è in vistadell’imitazione di Lui; il Pa-dre stesso nel Vangelo cimette alla sequela di Cristodicendo: Ascoltatelo! La cro-ce occupa un posto specialis-simo in questo cammino diimitazione; è la chiave di tut-to e c’è un rapporto direttotra essa e la nostra trasfigura-zione in Cristo: Sono statocrocifisso con Cristo: perquesto, non sono più io chevivo, ma Cristo vive in me(Gal. 2, 20). Diventare «con-forme a Gesù nella morte» èla via per « giungere alla ri-surrezione dai morti », cioè

trasfigurazione in Cristo.Apparentemente, siamonoi che nell’Eucaristia,afferriamo Cristo e lo as-similiamo a noi; in realtà,è lui che assimila noi asé: Come... io vivo per ilPadre, cosí anche coluiche mangia di me vivràper me (Gv. 6, 57).

Dopo l’Eucaristia,viene la preghiera. Nonc’è progresso nella nostraassimilazione a Gesú,senza preghiera e senzaquel tipo di preghiera dicui lo stesso Gesú ci hadato l’esempio: la pre-ghiera fatta con calma,nel silenzio e, se è possi-bile, in disparte. Ci sonopersone che si lamentanoche essere cristiani ètroppo difficile, che nonci si riesce; certo che nonci si riesce senza la pre-ghiera! Non per nulla Ge-sú ha insistito tanto: pre-gate, pregate, pregatesenza stancarvi mai. Nonbasta una preghiera apezzi e occasionale, oc-corre dedicarsi quotidia-namente ad una preghieradistesa che permetta alnostro cuore di prenderecontatto davvero conquello di Dio. Senza que-sto rifornimento, 1’«al-tra» preghiera si spegnepresto.

Fratelli e sorelle, chievoca la figura dei santiin effetti evoca uomini edonne che hanno accoltoseriamente l’appello diGesù a divenire perfetti«come è perfetto il Padre(vostro) celeste» (Mt 5,48) e che mediante il so-stegno della grazia, inquest’opera hanno inve-stito tutte le forze vivedel loro essere.

La Vergine Santa, cheinvochiamo come spec-chio della santità, conce-da anche a noi, a ciascu-no di noi, sull’esempio diBenedetto, di impegnarcicon successo in questocammino di trasformazio-ne in Cristo, così da rag-giungere la perfezione al-la quale il Padre ci chia-ma. Così sia.

!! Filippo Iannone o.c.Vescovo Ausiliare

Il valore della preghiera

sciarsi conquistare da Dio: così fece il santo di Norcia,che si radicò in Cristo, come il tralcio della pagina evan-gelica, che porta molto frutto. Anche noi, dimentichi delpassato, avviamoci al vero traguardo, che è Dio! Finchénon abbiamo raggiunto personalmente questa meta, pos-siamo parlarne solo in maniera approssimativa.Sull’esempio di Benedetto, dunque, lasciamoci trasfor-mare da Cristo, lasciamoci guidare da Lui, dov’Egli vuo-le… l’uomo, trasformato in Cristo, si lascia sedurredall’amore del Redentore ed altro compenso non vuoleche l’amore di Gesù. In questo cammino di fede e cam-biamento, bisogna considerare spazzatura tutto il resto!Così fece Benedetto e così dovremo fare anche noi: impe-gniamoci a concepire una passione nuova per Cristo, undesiderio ardente di abbandono alla Sua guida: dobbia-mo costruire una relazione personale, viva e vera, conGesù. Egli sarà il vero amico e noi saremo riconoscentiin quanto autentici discepoli di Gesù di Nazareth.

Il questa dimensione la croce occupa un posto specia-le, infatti, nella nostra vita cristiana è fondamentalel’imitazione della croce di Cristo, affinché si diventi con-formi a Gesù, giungendo alla resurrezione dei morti ed

In occasione dell’11 luglio, festa di san BenedettoAbate, nella parrocchia intitolata al Santo, si èsvolta una solenne concelebrazione Eucaristica,

presieduta dal Vescovo Ausiliare di Napoli, S.E. Mon-signor Filippo Iannone, coadiuvato dal parroco, mon-signor Mauro Piscopo e da altri sacerdoti. Al cospettodella folta assemblea convenuta, costituita da numero-se congregazioni religiose e da moltissimi fedeli, mon-signor Piscopo ha rivolto il suo grato saluto all’altoprelato, evidenziandone la ricchezza e la profonditàspirituale. Nel corso della sua omelia, poi, il Vescovoha così parlato ai presenti: «Rivolgo innanzitutto uncordiale saluto al parroco, ai sacerdoti concelebranti,alle religiose dei vari istituti del territorio qui riunite;saluto, inoltre, tutti voi, carissimi fratelli e sorelle.Siamo radunati, in questa circostanza, per ringraziareDio Padre, datore di ogni bene e fonte di serenità. Inogni tempo della storia, ci sono stati, e ci sonotutt’oggi, uomini e donne, che hanno praticato la se-quela di Cristo: fra questi eccelle san Benedetto, chefu, come dichiarò San Gregorio, ripieno dello spiritodi tutti i giusti… Benedetto, dunque, di nome e di fat-to! Egli, per la regola da lui scritta, è diventato il Pa-dre di tanti santi!».

San Benedetto, affascinato dalla sapienza si avviònella Roma dei grandi, terra che non trovò affascinan-te, anzi commentò: “ il mondo dei grandi trasuda disangue!”. Si recò così in altri luoghi, alla ricerca dinuove esperienze e comprese che una cosa era, ed è,necessaria: Dio! «L’uomo non deve conquistare Dio –ha continuato S.E. mons. Iannone - deve piuttosto la-

alla trasfigurazione». E’ una regola semplice, quelladell’imitazione di Cristo, è irrinunciabile somigliare aLui, che è mite ed umile di cuore, per poi passare allavera comunione. Gli sforzi che noi compiamo per con-quistarLo sono necessari per costruire la nostra salvez-za con la nostra libertà: questo è quel che Dio vuole danoi! «Ciò che, di fatto, ci salva, comunque, non è lanostra volontà ma la Sua, la Sua Grazia – ha aggiuntoancora mons. Iannone - è Dio, che ci riveste del man-to della salvezza.

Noi siamo, e resteremo, solo cristalli da riempirecon quell’acqua che viene da Dio e che trasforma; edè l’Eucarestia il sacramento della trasformazione pereccellenza: Cristo, per il tramite dell’Eucaristia, as-simila noi a sé… tutto ciò, però può essere reso pos-sibile solo attraverso la preghiera: non c’è progressosenza preghiera! Le preghiere fatte con calma, nel si-lenzio sono quelle che contano… ci sono persone chesi lamentano della difficoltà dell’essere cristiani: eb-bene, è difficile vivere secondo il Vangelo solo se nonc’è la preghiera! Non a caso Gesù ha insistito dicen-do: “pregate, senza stancarvi mai…”: e non basta lapreghiera occasionale, bisogna pregare nel nostroquotidiano, sempre! La festa di san Benedetto evoca,dunque, quanti hanno accolto l’appello di Gesù adessere perfetti, impegnando le loro forze unicamentenel perseguimento di tale fine. Che Dio conceda adognuno di noi, sull’esempio di san Benedetto, di rag-giungere quella perfezione alla quale il Padre cichiama».

Margherita De Rosa

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Nuova Stagione 22 luglio 2007 / 9PASTORALE E DOMENICA

22 luglio: XVI Domenica del Tempo Ordinario

Marta e Mariadi FRANCESCO ASTI

Luca presenta l’incontro diGesù con Marta e Maria. Il pri-mo gesto compiuto da Marta èdi accoglienza così come si in-tuisce anche nell’atteggiamen-to di Maria. I Padri della Chie-sa hanno interpretato tale in-contro come l’unione profondafra la vita attiva e quella con-templativa. Ma per ognuna diqueste vie vi è un punto di ac-cordo costituito propriodall’accoglienza. Infatti non viè vita attiva senza accogliere lapersona di Cristo che fa delservizio la manifestazionedell’amore del Padre.

L’accoglienza è inizio di fe-de, condivisione di progetti pa-

storali, è immersione nella vitadell’altro con consapevolezza eprofonda dedizione. Quando siesaspera, però, la dimensioneattiva, si corre il rischio di nonaccogliere più Gesù, ma di for-mulare propri piani, di rendereil servizio una struttura solonell’ordine sociale dimentican-dosi che l’amore al prossimo èperdersi in quello di Dio.

Si diventa attivisti, perden-do il senso del gratuito e dellapace interiore. Infatti quando ilservizio non produce la paceinteriore, allora sorgono gli in-teressi personali, il carrierismoe ogni sorta di malattie spiri-tuali che sono tipiche di un

apostolato malato ed asfittico.Sopraggiunge la calunnia perfar carriera e si nega il dirittodi Dio ad operare nella vita delcredente, in quanto tutto è attri-buita all’opera dell’uomo.

Anche nella vita contempla-tiva l’atteggiamento iniziale èquello dell’accoglienza. Dioentra nel cuore del contempla-tivo, rendendolo aperto al suointervento che non è indolore,anzi quando più Dio si fa pre-sente tanto più richiede e togliei tralci secchi.

Il contemplativo non puòdimenticare che la sua vita èancorata la tempo e allo spazio,

per cui la sua spiritualità nonpuò essere disincarnata. L’ac-coglienza significa riconoscerei propri limiti, definire la pro-pria personalità dinanzi agliuomini e a Dio. Maria non hapaura di starsene seduta dinan-zi a Gesù, non perché ha laconvinzione che si è scelta laparte migliore, ma perché si ri-conosce peccatrice bisognosadella parola che salva.

La vita contemplativa è esi-gente come e quanto la vita at-tiva, in quanto accogliere Cristosignifica rivoluzionare la pro-pria esistenza, mettersi in dis-cussione ogni momento ed as-saporare anche la propria scon-

fitta. Sconfiggere il proprio io èun problema per coloro che vi-vono in ogni dimensione dellavita. Far trionfare Cristo ed ac-coglierlo produce sconvolgi-menti che hanno il loro effettoproprio nella quotidianità.

Un contemplativo e uno divita attiva si mostrano per ilgrado di amore che hanno perDio e per gli uomini. Si mani-festano in un continuo aderireal fine che hanno in comune: lavita eterna. L’amore unisce lamolteplicità della vita; l’amoredi Dio sorpassa ogni dimensio-ne umana e la porta a compi-mento nel possesso delle realtàeterne.

Nel nome della MadreIl racconto delle origini del Santuario e delle Opere di carità sorte per accogliere e

onorare la mistica icona della Madonna del Buon Consiglio, è avvincente e, nel contem-po, stupefacente se si considera che tale opera è il frutto della fede e della carità diMons. Raffaele Scauda.

L’autrice ha sapientemente coniugato l’intervento della Provvidenza e l’avventuraspirituale di Mons. Scauda, che amava definirsi il “facchino della Madonna”. La fiduciaincrollabile nella Provvidenza e il tenero amore alla Madonna del Buon Consiglio furo-no i pilastri che sostennero l’infaticabile opera di Don Raffaele.

L’autrice, poi, segnala ai lettori l’incontro decisivo di Mons. Scauda con l’avvocatoBartolo Longo, oggi Beato, che lo incoraggiò ad intraprendere la costruzione del Tem-pio e delle opere di carità «in quanto l’accoglienza e la cura delle creature più deboli –diceva il Beato – era l’omaggio più prezioso che si potesse offrire alla Madre».

La storia del Santuario, le opere di carità e il ministero di Mons. Scauda, sono nellaluce del dolce sguardo di “Mamma Consiglia”. «Mi ha scelto e preferito – così pregavaMons. Scauda, poco prima di morire, il 2 giugno del 1961 – senza tener conto delle mienumerosissime e gravissime colpe. Tu sei Mamma ed io figlio, non voglio stare separa-to da Te, Mamma, ripeto mille e mille volte: salvami, non lasciarmi solo a piangere…»

–––––––––––Marisa BetròNel nome della MadreIl Santuario e le Opere del Buon Consiglio a Torre del GrecoAcm – Torre del Greco – 2007

RECENSIONI

UFFICIO CATECHISTICOAZIONE CATTOLICA

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Alfabeto socialedi VITO GURRADO

Benedetto XVI ha autorizzato lapubblicazione del documento finaledella quinta Conferenza generaledell’episcopato latinoamericano e deiCaraibi (Celam) che si è svolta amaggio scorso ad Aparecida in Brasi-le, con una lettera ai vescovi. Il Papasi compiace soprattutto del desideriodei vescovi latinoamericani di realiz-zare una “Missione continentale”, inogni Conferenza episcopale e singoladiocesi.

Nel documento, scrive BenedettoXVI, «vi sono numerose e opportuneindicazioni pastorali, motivate da ric-che riflessioni alla luce della fede e delcontesto sociale attuale. Tra le altre,ho letto con particolare apprezzamentole parole che esortano a dare prioritàall’Eucarestia e alla santificazione delGiorno del Signore nei programmi pa-storali, così come quelle che esprimonol’anelito di rafforzare la formazione

cristiana dei fedeli in generale e deglioperatori pastorali in particolare». Ildocumento conclusivo, di 136 pagine, èdisponibile su www.celam.info.

Intanto, per la prima volta a Cuba,si è svolta, a luglio, a L’Avana la tren-tunesima assemblea ordinaria del Ce-lam. Sono state decise anche le nuovenomine: l’arcivescovo brasiliano diAparecida, mons. Raymundo Dama-sceno Assis, è il nuovo presidente eprende il posto del card. Francisco Xa-vier Errazuriz, arcivescovo di Santiagodel Cile.

Sono stati eletti anche il primo e se-condo vicepresidente del Celam: l’Ar-civescovo di Merida (Venezuela),mons. Baltazar Porras Cardozo, e l’Ar-civescovo di Reconquista (Argentina),mons. Andrés Stanovnik. Sono statipiù di settanta i vescovi di ventiduePaesi latinoamericani riuniti a L’Ava-na.

La catechesi per il fanciullo tende aduna educazione graduale che lo inseriscenella vita della Chiesa. Emerge una cor-relazione tra lo sviluppo psichico delbambino e gli obiettivi dell’educazionealla fede.

Valorizzazione dell’io: il bambino,grazie anche all’esperienza socializzantedella scuola, realizza, all’interno delgruppo dei coetanei, nuove esperienzeche l’aiutano a definire, in modo semprepiù realistico, la propria identità.

Lo sviluppo psico-sociale, le capacitàdi relazioni interpersonali si possono tra-durre in una disponibilità di impegno e dicreatività quale risposta al bisogno di va-lorizzazione dell’io e di valutazione posi-tiva di sé. Il bambino deve capire che lasua vita è importante per Dio.

Tra i molteplici contenuti da trasmet-tere va considerato quello di mettere aservizio i propri doni e scoprire, nellostesso momento, i doni degli altri, come

pure il costante impegno a migliorarel’ambiente mediante l’apprendimento delproprio dovere e, soprattutto, agire giu-stamente nell’incontro con le persone. Aquesto proposito è importante la valuta-zione positiva di sé. Attraverso l’accetta-zione degli altri prendere coscienza di sée, quindi, giungere al rispetto di se stessie degli altri.

Interiorizzazione dei valori: il bambi-no interiorizza i valori che gli sono statiproposti mediante le diverse identificazo-ni, conformandosi alle indicazionidell’adulto verso il quale si pone in unrapporto affettivo particolarmente signifi-cativo.

Le norme che il bambino ha interio-rizzato devono guidare e orientare il giu-dizio e l’agire. Bisogna situare l’azionecatechistica nel suo mondo socio-cultura-le perché impari a motivare le sue cre-denze nel confronto con altre proposte.

Cosa è l’essenziale

Il vocabolario della catechesidi ANTONIO SERRA

UltimiEsiste, inoltre, più deci-

sivo, il confronto con ilmondo moderno in cui laChiesa era impegnata daltempo della “Rerum Nova-rum”. Va da sé che l’epi-centro di tutto questo siastato costituito dall’enci-clica “Popolorum Progres-sio”, quella in cui PapaPaolo VI scandisce: «I po-poli della fame interpella-no oggi in maniera dram-matica i popoli dell’opu-lenza».

Insomma “l’opzionepreferenziale per i poveri”è sempre stata patrimoniodella Chiesa, la differenzaè che per secoli non c’erabisogno di precisare il “co-me”.

Mentre toccò, alla finedi quegli anni, proprio alCardinale Joseph Ratzin-ger dover precisare le co-se, nella Istruzione “Liber-

tatis conscientia” firma-ta nel 1986, in cui si di-ce che la miseria umana«ha attirato la compas-sione di Cristo Salvato-re, che ha voluto pren-derla su di sé, e identi-ficarsi con i più piccolitra i fratelli», e dunqueche «l’opzione prefe-renziale per i poveri,lungi dall’essere un se-gno di particolarismo odi settarismo, manifestal’universalità della na-tura e della missionedella Chiesa».

Ed è proprio questal’indicazione che i Ve-scovi italiani hanno da-to alle nostre Chiese,nel decennio appenaconcluso, con il pro-

gramma “Evangelizza-zione e testimonianzadella carità”, ed è anchela strada che tante voltele nostre comunità fan-no fatica a percorrerema è forse l’unica checi porta a seguire Gesùche ha definito se stes-so e la sua missione co-me colui che è stato«mandato per annun-ziare ai poveri un lietomessaggio, per procla-mare ai prigionieri laliberazione e ai ciechila vista; per rimetterein libertà gli oppressi, epredicare un anno digrazia del Signore» (Lc4, 18-19).

(2. fine)

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10 / 22 luglio 2007 Nuova Stagione

Il Mediterraneoun mare

di cultura e speranza

Dal 28 al 30 giugnoSiviglia si é convertita dacapitale dell’Andalusia acapitale della culturamediterranea, nell’ambi-to di un’iniziativa deno-minata Tavole Rotonde“Europa-Mediterraneo-Golfo” e organizzatadalla Fundazione “TresCulturas del Mediterra-neo” di Siviglia, con lacollaborazione della fon-dazione “Anna Lindh peril Dialogo tra le Cultu-re”. Questo incontro faseguito al primo tenutosiin Parigi dal 13 al 15 set-tembre 2006 e precedel’ultimo (almeno di que-sto primo ciclo) che sisvolgerá ad Alessandriad’Egitto tra circa sei me-si.

Il ciclo di conferenzesi é sviluppato intorno asei tavole rotonde: FattiReligiosi e Societá; Frat-ture culturali, Memorie,Storia e Conservazionedel Patrimonio; Scritti eImmagini; ModernismoSociale; Educazione; Va-lori compartecipati, Va-lori comuni.

All’appello dell’ini-ziativa sivigliana hannorisposto interlocutoritanto europei, tra cuil’Italia, quanto prove-nienti da paesi arabi, siadel Mediterraneo che delGolfo Persico, uniti dallavolontá di colmare il

vuoto creato dall’ igno-ranza reciproca o dallascarsa conoscenza dell’“altro” attraverso un av-vicinamento intellettualee una conoscenza vera epiú profonda. É stataun’opportunitá efficacis-sima per approfondire ildialogo sui popoli cheabitano queste aree geo-grafiche, divisi non soloda un mare ma anche dacrescenti equivoci e po-lemiche senza tuttaviadimenticare la cultura, letradizioni e gli obiettivisociali e politici che liavvicinano.

La dimensione inter-nazionale di questoevento ha prodottoscambi di pensieri, posi-zioni ideologico-politi-che e fondamenta perazioni concrete da intra-prendere nel futuro. Aquesto proposito é risul-tato di particolare inte-resse la tavola rotonda“Scritti e Immagini” cheha avuto tra i relatori undocente italianodell’Universitá di Tori-no, Michelango Cono-scenti, portatore di ideeinnovative e convincenti.Uno dei punti centrali diquesta tavola rotonda éstato “il dialogo”: svi-scerandone la sua natura,quello di una comunica-zione tra due parti, e ilsuo obiettivo principale

rappresentato dall’ascoltoreciproco. Tutti i relatorihanno concordato sulruolo crescente che inter-net e le sue differenti ap-plicazioni acquisisconoquotidianamente nella vi-ta dei giovani e dei menogiovani. Nonostante ció,si é voluto confermare ilruolo centrale del libro, inquanto veicolo di acquisi-zione di memoria storica,che resta fondamentaleper tutti anche, o forsesoprattutto, in un mondosempre piú globalizzato.

Anche la Tavola ro-tonda “Fatti religiosi eSocietá” ha svolto unruolo chiave nella inter-pretazione delle tendenzeverso le quali si muovonole societá dei paesi coin-volti nella conferenza. Sisono affrontate questioniattuali e a volte preoccu-panti come la dicotomiaateismo-fede, o l’ identitáreligiosa nelle societáglobalizzate ma anche ledifferenze tra cristianid’oriente e d’occidente ele discrepanze tra gli or-todossi e i laici delle tre

religioni monoteiste.La Spagna e la Tur-

chia hanno lanciatoun’iniziativa coraggiosa estimolante denominata“Allenza di Civilizzazio-ni” capace di creare ungruppo all’interno delleNazioni Unite, che riuni-sce personalitá prove-nienti da differenti conte-sti culturali e religiosi ilcui obiettivo é la identifi-cazione di possibili stra-tegie che rendano possi-bile e piú snella la com-prensione e la conoscenza

reciproca dei paesi coin-volti nel processo.

É in questo contestoche la Fondazione “TresCulturas del Mediterra-neo” e le tavole rotondehanno voluto sottolineareil ruolo chiave del Medi-terraneo come centro disaggezza, cultura ance-strale e speranza di unapace da costruire parten-do dalle radici dei popoliche lo abitano. Come det-to, si replica in Egitto afine anno.

Elisabetta Necco

In una “Notificazione” dellaCongregazione per la Dottri-na della fede, in data 29 giu-

gno 2007, a firma del Card. Wil-liam Levada, successore delCard. Joseph Ratzinger, sonostate emanate cinque risposte aquesiti, sulla Dottrina della Chie-sa.

Ne è sorto un vespaio, una le-vata di scudi da più parti. Ma,soprattutto, chi ha soffiato sulfuoco è stata la stampa di diversaestrazione. In realtà, nel “Docu-mento” si ribadisce quanto giàveniva affermato nella “LumenGentium” (8). Ivi è scritto conchiarezza (e già allora fu datoampio risalto) che «la Chiesa diCristo sussiste (subsistit in) nellaChiesa Cattolica».

Affermazione riportata di sa-na pianta nel “Compendio delCatechismo della Chiesa cattoli-ca” (che porta la data del 28-6-2005) al n. 162: «Dove sussistel’unica Chiesa di Cristo? L’unicaChiesa di Cristo, come societàcostituita e organizzata nel mon-do sussiste (subsistit in) nellaChiesa Cattolica, governata dalsuccessore di Pietro e dai Vesco-vi in comunione con Lui…».

Ecco perché il Card. WalterKasper, presidente del Dicasteroper l’Unità dei Cristiani, può af-fermare, circa la Notificazione,che essa «non nega un profiloecclesiale anche per le ComunitàProtestanti, bensì dice che essenon sono Chiese nel senso in cuila Chiesa cattolica comprende sestessa in quanto Chiesa».

E mons. Antonio Amato, se-gretario della Congregazionedella Dottrina della fede affermache «il subsistit esprime anche ilfatto che fuori dalla compaginedella Chiesa Cattolica non ci siaun vuoto ecclesiale assoluto, masi possano trovare numerosi ele-menti di santificazione di verità»(citato dal “Compendio”).

Alcuni hanno ipotizzato conla Notificazione un ritorno alvecchio adagio che pronunciòCipriano di Cartagine: «Fuoridalla Chiesa non c’è salvezza».Del celebre detto, oggi, occorreconservare il senso positivo chesottolinea il ruolo fondamentaledella Chiesa per quanti vera-mente la incontrano. Ma nongiudica i molteplici itinerari del-la Grazia di Dio attraversol’umanità.

La Chiesa di Cristodi MICHELE BORRIELLO

E al n. 163, subito dopo, èscritto:«Nelle Chiese e Comunitàecclesiali, che si sono staccatedalla piena comunione dellaChiesa Cattolica, si trovanomolti elementi di santificazione edi verità. Tutti questi beni pro-vengono da Cristo e spingonoverso l’Unità».

Alla pubblicazione del “Com-pendio” (2005) si ebbe nessuna oscarsa presa di posizione contro.Ora si dice che, con la “Notifica-zione” (2007) si vuole affossaree addirittura rottamare il Conci-lio Vaticano II, ma non è così.Ora, più che mai, bisogna ribadi-re che per la Chiesa Cattolica ilConcilio è stato un momento digrazia, in cui l’appello del Si-gnore per l’unità del suo popoloè stato percepito in modo parti-colarmente chiaro.

È iniziato un lungo disgeloanche se ancora c’è da lavorareper vivere ciò che è stato volutoin campo ecumenico dal Conci-lio. Per rendersene conto è il ca-

so di mettere in evidenza alcuneprese di posizioni che derivanodal magistero Conciliare in ma-teria di ecumenismo e si vedràche tali posizioni non si distacca-no molto e quasi coincidono conla “Notificazione” (2007).

In primis. La Chiesa di Cristonon si manifesta solo nella Chie-sa Cattolica Romana. Essa sussi-ste in questa. Nella misura delleloro fedeltà all’azione di Cristo edello Spirito, le altre Chiese e leComunità «sono incorporate»(Compendio) a Cristo nel Batte-simo». E, cioè, in secondo luogo,esse sono partecipi del misterodella Chiesa e mantengono unacomunione reale, ma imperfetta.E, per quanto parziale, questaComunione chiede di essere rea-lizzata concretamente sviluppan-dosi, ad esempio, tramite testi-monianze, celebrazioni e “servi-zi” comuni.

Infine, il punto d’arrivo delcammino ecumenico non coinci-de con un «ritorno all’ovile». La

questione ecumenica si pone intermini di comunione, per questoè tuttora efficace – ai marginidella “Notificazione 2007” -l’espressione di Marie-Domini-que Chenu: «Decentrarsi da séper ricentrarsi in Cristo».

L’infrangere i muri che ci di-vidono con i fratelli delle religio-ni cristiane richiede il prosegui-mento di un dialogo serio ed esi-gente insieme. E questo, certa-mente, è nelle intenzioni delCard. William Levada e soprat-tutto nella mente dell’attualePontefice. Infatti nella “Notifica-zione” si rivendica la «perennecontinuità storica» dai vari Con-cili fino all’ultimo Vaticano II.Inoltre si leggono prudenti affer-mazioni per ricomporre (e distin-guere tra le diversità) l’unità del-la Chiesa. Come, ad esempio,che le Chiese e le Comunità se-parate «non sono affatto spogliedi significato e di peso» poiché«lo Spirito di Cristo non ricusadi servirsi di Esse».

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Nuova Stagione 22 luglio 2007 / 11PRIMO PIANO CITTÀ

Ce lo aspettavamo cosìil cardinale Sepe. UnVescovo al passo coi

tempi e quindi “informatiz-zato”. Ma anche un Vescovoconcreto che ha saputo rea-lizzare in tempi brevi proget-ti importanti per la città.Quello presentato il 16 luglionel Palazzo arcivescovile, inoccasione della firma delprotocollo d’intesa tra l’arci-vescovo di Napoli e il Mini-stro per le riforme e le inno-vazioni nella Pubblica Am-ministrazione Luigi Nicolais,è uno di questi. Entro l’annosaranno messe in rete 100parrocchie della Diocesi, ilcui Centro operativo di co-ordinamento e di controllosarà in Curia. Presso i labo-ratori cooperative, onlus, as-sociazioni e volontari po-tranno svolgere attività di re-cupero e di formazione a fa-vore dei ragazzi e dei giova-ni con particolare attenzionealle aree disagiate della città.Grazie al centro operativo,inoltre, l’arcivescovo potràconoscere in tempo reale leesigenze delle sue parrocchieed intervenire tempestiva-mente.

Il progetto, in itinere, èstato avviato lo scorso no-vembre presso la parrocchiadi Santa Maria della Sanitàdove, in collegamento tele-matico con S. Michele Ar-cangelo delle Salicelle diAfragola, alla presenza delpresidente della RepubblicaNapolitano, furoni avviati iprimi due laboratori. A mar-zo altri due furono inauguratia Nisida proprio da Nico-lais. Attualmente il collega-mento è già attivo in ventiparrocchie della Diocesi(Afragola, Quartieri Spagno-

Firmato in Curia il protocollo d’intesa tra il Cardinale Sepe e il Ministro

Nicolais per dotare le parrocchie di 100 laboratori informatici per i giovani

La Diocesi in retedi ELENA SCARICI

li, San Giovanni a Teduc-cio), gli altri ottanta labora-tori nasceranno entro la finedell’anno, di cui 30 a strettogiro nella periferia Nord,nell’area di Scampia, nel ri-one Forcella, nella periferiaEst, nei quartieri Ponticelli eBarra.

«È un’iniziativa che ab-biamo portato avanti a tap-pe - ha detto il cardinale -

secondo reali possibilità esenza presentare program-mi faraonici difficili da so-stenere, dando priorità aquelle parrocchie situate inquartieri dove è particolareil disagio sociale». Tra lealtre novità, anche un sitoInternet attivo già dal pros-simo settembre, che fungeràda unico grande anello diraccordo fra le attività del-le parrocchie e che sarà

realizzato dal laboratoriomultimediale di Napoli (nelquartiere del Vomero) incui lavorano giovani diver-samente abili. L’indirizzosarà www.centonapoli.it.«Finora il Ministero ha im-pegnato nell’iniziativa300mila euro - ha spiegatoRoberto Falavolti, ammini-stratore delegato di Innova-zione Italia - in media l’al-lestimento di ogni laborato-

rio ha un costo di 10milaeuro» «Il progetto non èancora completato - ha ag-giunto Nicolais - puntiamoad istituire una Academycon un sistema di collega-mento fra laboratori che litrasformi in punti di attra-zione anche per la crescitaprofessionale e non soloper i programmi base. Av-vieremo, inoltre, un moni-toraggio in itinere». L’idea,

alla luce dei risultati giàraggiunti, è di esportare ilprogetto anche in altre cittàitaliane. «Penso, comunque,a città del Mezzogiorno chevivono condizioni difficili -ha precisato il ministro -magari a quelle della Cala-bria o in altre regioni meri-dionali».

La particolarità dell’ini-ziativa sta nel fatto che sonoi ragazzi stessi a diventareformatori di altri, una voltaacquisito il sistema di cono-scenza informatico. Così En-zo Porzio e Antonio Fiorilloche hanno avviato i primi la-boratori alla Sanità sono di-ventati i referenti per altreparrocchie.

E come spiega Mario Do-nadio della Concordia aiQuartieri Spagnoli: «i nostricorsi sono frequentati anchedagli adulti per i quali a vol-te è importante anche soloconsocere come sostituire unpezzo di ricambio del com-puter. «Se i formatori sonoragazzi del posto - aggiungedon Ciro Nazzaro, parrocodi S. Michele Arcangelo alleSalicelle di Afragola - sonomolto più credibili». Infine,ha sottolineato don GaetanoRomzno dell’Immacolata asna Giovanni a Teduccio: «illaboratorio informatico haanche un altro scopo: farusare il computer a queibambini o ragazzi che nonpossono permetterselo».

«Questi sono esempi con-creti di come il bene possadiffondersi e moltiplicarsi»,ha concluso l’arcivescovo,che ha più volte fatto notarecome la speranza non sia unconcetto astratto, ma piutto-sto l’insieme di gesti concre-ti.

Foto: Stefano Wurzburger

Così il progettoIl progetto mette a disposizione delle parrocchie una rete

di laboratori informatici, attrezzati con personal computer,programmi software avanzati, tecnologie multimediali e colle-gamenti veloci a Internet. L’installazione delle infrastrutturetecnologiche è accompagnata da un insieme di servizi forma-tivi e di supporto finalizzati a consentire ai gestori dei labora-tori di acquisire competenze informatiche da trasferire ai gio-vani e alle persone del quartiere.

Nell’ambito dell’iniziativa è previsto anche un progettoper la realizzazione di un laboratorio multimediale per diver-samente abili che, tramite investimenti in hardware, softwaree formazione, consenta lo start-up di una cooperativa socialedi categoria B, integrata nel network delle 100 parrocchie, ingrado di offrire una prospettiva di occupazione ad alcuni gio-vani delle aree disagiate, ivi compresi quelli di categorie pro-tette. Missione della cooperativa è operare nel campo del soft-ware accessibile ai diversamente abili, nei seguenti ambiti:sviluppo di programmi commerciali; controllo di qualità delsoftware per diversamente abili; formazione di persone diver-samente abili dipendenti delle aziende o disoccupate (per so-stenere l’occupazione di giovani di categorie protette); pro-mozione e commercializzazione di tecnologie assistive perl’utilizzo dei personal computer.

Il progetto è realizzato in collaborazione con InnovazioneItalia S.p.A., società pubblica strumentale alle attività del Mi-nistro Nicolais.

Foto: Stefano Wurzburger

Convengono quanto segue:

Il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblicaamministrazione e l’Arcivescovo della Diocesi di Napoli

Il testo del Protocollo d’Intesa

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12 / 22 luglio 2007 Nuova StagioneCITTÀ

Più risorse per il SudTavola rotonda organizzata dal Forum del Terzo settore

Investire di più nellepolitiche sociali per il ri-lancio del Mezzogiornod’Italia: la sfida parte daNapoli dove si sono con-frontati alcuni parlamenta-ri della maggioranza elettiin Campania e i referentidelle amministrazioni co-munale e regionale per lepolitiche sociali, in una ta-vola rotonda sulle risorseeconomiche per il welfareorganizzata dal ForumTerzo settore della Campa-nia e dal Comitato promo-tore della mobilitazione “Ilwelfare non è un lusso”

Sostanzialmente rag-giunto l’obiettivo dell’in-contro di avviare un per-corso comune per prevede-re un maggior investimen-to economico per le politi-che sociali, sia nella pros-sima Finanziaria che neibilanci del Comune di Na-poli e della Regione Cam-pania. In particolare, i par-lamentari presenti si sonoimpegnati a mettere in pie-di un tavolo permanente diconfronto con il terzo set-tore e le parti sociali perriaffermare la centralitàdelle politiche sociali co-me fondamentali per losviluppo soprattutto delleregioni meridionali, e perfare in modo che già dallaprossima Finanziaria sianodotate di risorse economi-che adeguate. «Siamo qui– ha detto Maria FortunaIncostante dell’Ulivo – perprenderci degli impegnispecifici su un tema fonda-mentale per lo sviluppo inun Paese civile. Siamo difronte alla necessità di un

aggiornamento del nostropensiero e della nostraazione riguardo al welfa-re. Dobbiamo verificarecosa sia possibile fare inFinanziaria per le politi-che sociali, fare uno sforzoper riprogettare la spesasociale, a cominciaredall’integrazione socio-sa-nitaria».

«Occorre una discus-sione politica nuova sulSud – ha detto Peppe DeCristofaro di RifondazioneComunista – e soprattuttoun’idea complessiva, strut-turale per il Mezzogiorno.Bisogna mettere in campoun’offensiva culturale sul-le politiche sociali e co-niugare politiche nazionalie regionali per un’ideaforte e duratura di welfareche immaginiamo oggi eche duri anche per i de-cenni successivi».

Sul tavolo di discussio-ne anche la lotta alla po-vertà, con la necessità diriproporre strumenti di so-stegno al reddito e di in-clusione per le persone piùpovere, come il RedditoMinimo d’Inserimento o ilReddito di Cittadinanzaadottato in via sperimenta-le dalla Regione Campa-nia.

«Dobbiamo provaread aprire una grande que-stione con il governo – hadetto Salvatore Esposito,coordinatore dell’area del-le politiche sociali dellaRegione Campania – peril reddito di Cittadinanzache deve essere una misu-ra governativa, che rientra

nei livelli essenziali di as-sistenza».

«Sono preoccupato –ha detto l’assessore allePolitiche sociali del Co-mune di Napoli, GiulioRiccio – che nel Dpef delgoverno non ci sia tracciadi iniziative contro la po-vertà, e che attorno al ta-volo di discussione nonsiano stati invitati i Comu-ni. È evidente che siamo difronte a una crisi dellostato sociale e che occorrerilanciare con forza il dis-corso dei diritti sociali co-me universali. In questianni si sono fatte sceltescellerate in termini di bi-lancio. La risposta allacrisi del welfare – ha dettoil segretario della CislCampania Pietro Cerrito –sta nella strutturazione diun percorso di prospettivae non basato sul sostegnoreciproco nei momenti diemergenza».

Un ultimo ma non me-no importante tema ha ri-guardato, infine, la politicafiscale a favore delle orga-nizzazioni senza fini di lu-cro, come il 5 per mille ela questione dell’Irap alleonlus che in Campania è lapiù alta d’Italia.

«Occorre confermareil 5 per mille come stru-mento di sussidiarietà – hadetto Sergio d’Angelo anome del Forum del Terzosettore - e definire un in-tervento normativo perconsentire alle Regioni dicontinuare a riconoscerealle onlus agevolazioni incapo all’Irap».

Il Tribunale civile di Napoli risarcirà,

per la prima volta in Italia,

i familiari di una vittima della criminalità

Danno esistenziale alla famiglia Ruotolo

di ROSANNA BORZILLO

11 giugno 1997: Sil-via Ruotolo, una giova-ne mamma del Vomerotiene per mano France-sco il suo bimbo di cin-que anni, che ha appenapreso da scuola. Affac-ciata al balcone c’è l’al-tra figlia di dieci anniAlessandra che l’aspet-ta L’immagine dellozainetto di salita Are-nella e il corpo di Silviainsanguinato perchécolpito da una raffica diproiettili destinati alclan Alfano resterannoimpressi nella mente diognuno di noi. Ma perla famiglia Clemente –è il cognome di Loren-zo, il marito di Silvia –quell’11 giugno non èsolo un’immagine nellamente, ma èp un sorri-so, quello di Silvia chesi spegno e con lei lagioia di tutta la fami-glia. I Clemente – daquel giorno – diventanonon più famiglia cometante, ma “vittime” del-la criminalità. Non perquesto si arrendono.Hanno con loro la forzadella fede, l’amicizia ditanti, il sostegno di pa-renti, amici, familiari dialtre vittime, ed iniziauna lunga e silenziosabattaglia per non soc-combere, per non pen-sare che con Silvia sisia spenta ogni speran-za, ogni esistenza, ognivita, ogni motivo perandare avanti. Accantoa loro presenza silen-ziosa e costante quelladi don Tonino Palmese,referente regionale diLibera, ma prima di tut-to sacerdote ed amico.E mercoledì scorso unavittoria importante perloro e per tutti coloroche li hanno sostenuti:dopo dieci anni la12esima sezione del tri-bunale civile di Napoli,prima in Italia ha rico-nosciuto, per la primavolta in Italia il “dannoesistenziale” ai familia-ri di una vittima dellacriminalità. Il risarci-

mento arriverà dallo Sta-to che si potrà poi rivale-re sugli autori del delitto.Lo spiega, nel corso diuna conferenza stampanella sede di Libera, l’av-vocato Paolo Maggi in-sieme a Lorenzo Clemen-te, il marito di Silvia, donTonino Palmese e Geppi-no Fiorenza, responsabilidell’associazione Libera.

Gran parte dei fondiricavati dal risarcimentosaranno destinati ad unafondazione per aiutare ibambini a rischio e cheavrà il nome di SilviaRuotolo. «A marzo - hadetto Clemente - quandoabbiamo costituito il co-mitato vittime ci eravamoposti due obbiettivi: otte-nere giustizia e il risarci-mento del danno. Conquesta sentenza la primabattaglia è stata vinta:forse è il primo riconosci-mento di questo tipo. Ab-biamo aperto la strada atante vittime innocenti».

«Si tratta - ha sottoli-neato Maggi - di una no-vità procedurale: il ri-

sarcimento del dannonon patrimoniale. Lalegge 512 del 1999 con-sente ai familiari di ri-correre alla giustizia ci-vile dopo il processo pe-nale. Il danno è quindirisarcito con un fondo disolidarietà». Per il legale«si tratta di una sentenzaimportante, perché finoa poco tempo fa la perdi-ta del rapporto parentaleera un argomento spino-so e non riconosciuto».

«Un’esperienza di do-lore e di morte si trasfor-ma in un’esperienza divita - ha detto il respon-sabile regionale di Libe-ra, don Tonino Palmese -e questa sentenza e’ unincoraggiamento delloStato a non perdere maila speranza».

«Attraverso il cuore -conclude don Tonino -Silvia ci sta dicendo difarci veicoli di giustizia,d’amore e di pace. E,quindi, continua, ad es-serci accanto e ad esserepresente incoraggiandociad andare avanti».

Il presidente dell’Aversa Normanna Calcio dal Cardinale«Seguo il Napoli perché è doveroso da par-

te mia, ma seguo anche l’Aversa Normanna,che è la squadra della mia terra d’origine».Con queste parole il cardinale Crescenzio Sepeha salutato il presidente della squadra che militain serie D, Giovanni Spezzaferri, ricevuto in vi-sita. L’incontro è durato circa mezz’ora, il tem-po necessario per un colloquio cordiale fra idue ed un augurio da parte del cardinale ai tifo-si ed alla società normanna per la prossima sta-gione agonistica. Il messaggio del cardinale èstato trasmesso dal maxi schermo posto in piaz-za Municipio, in occasione della festa di pre-sentazione della squadra, del 19 luglio, giornodecisivo per il club che spera in un eventuale ri-pescaggio in serie C2. Il cardinale ha mostratosubito di conoscere le vicende dell’Aversa Nor-manna, soprattutto quelle riguardanti lo scorsocampionato: «Avete vinto la Coppa Italia e sie-te arrivati ad un solo punto dalla prima in clas-sifica – ha affermato il– questo vi fa onore eporta lustro a tutto il territorio aversano. Il cal-

cio e lo sport in genere possono servire da trai-no per il rilancio sociale di un territorio, coin-volgendo i giovani e togliendoli dai pericolidella strada. Colgo l’occasione di questo in-contro per augurare le migliori fortuneall’Aversa Normanna ed al suo presidente».Nella zona si sta lavorando per un maggioreampliamento dello stadio e per la realizzazionedi una cittadella dello sport nell’area dell’ippo-dromo. Spezzaferri, che ha regalato al porpora-to una targa ricordo, ha poi concluso: «Ringra-zio il cardinale Crescenzio Sepe per averci ac-cordato questo incontro. E’ stato uno dei mo-menti più toccanti da quando ho intrapresoquesta avventura nel calcio. La disponibilità ele parole di Sua Eminenza sono un incoraggia-mento a proseguire nella strada intrapresa.Credo che dobbiamo fare esperienza delle sueparole, per fare del calcio un veicolo di rina-scita di tutto il l’Agro aversano, magari metten-do su progetti comuni a favore dei giovani».

Elena Scarici

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Nuova Stagione 22 luglio 2007 / 13CITTÀ

Presentata la terza edizione della

rassegna che abbina eventi di qualità e

valorizzazione del patrimonio artistico

L’estate dellaProvincia

È stata presentata presso la sala Mariella Cirillo dellaProvincia di Napoli la terza edizione della rassegna esti-va 2007, il programma di eventi e spettacoli promossidall’Amministrazione provinciale.

A illustrarne il calendario il presidente Dino di Pal-ma: «la nostra proposta è basata su tre caratteristiche:innanzi tutto la scelta dei luoghi - spiega - luoghi diparticolare bellezza alcuni dei quali poco conosciuti»come l’Arena Flegrea, l’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli, iltempio di Apollo, le ville vesuviane e ben sessanta piaz-ze dei comuni napoletani, scelti sia per scopi turistici siaper valorizzarli anche agli occhi degli stessi cittadini.

In secondo luogo questa rassegna «è un grande inve-stimento per lo sviluppo del nostro territorio: c’è quindimolta attività economica e soprattutto una valorizzazio-ne della nostra produzione culturale» questo vuol dire«dare la possibilità di lavoro alle persone coinvolte»:agli operatori, ai tecnici, alle hostess, agli uomini e alledonne di spettacolo.

Infine, Di Palma precisa che la manifestazione è ri-volta soprattutto ai cittadini napoletani: «Certo ognunodi questi spettacoli può avere un impatto turistico, sonodi grande qualità, ma tutte le iniziative sono rivolte ainostri cittadini, nel tentativo di coglierne tutte le sensi-bilità con le diverse forme di spettacolo».

Il programma estivo della Provincia infatti spazia an-che quest’anno tra le varie forme d’arte: musica classicae leggera, balletto, lirica, teatro, comicità, cabaret e in-trattenimento di alta qualità per un totale di ben 100eventi diffusi sull’intero territorio provinciale fino allafine di settembre, sia nei piccoli che nei grandi centri,coinvolgendo dunque tantissimi appassionati, e offrendoloro serate piacevoli e svago, ma soprattutto arricchi-mento culturale all’insegna della solidarietà.

La principale novità è proprio questa, la solidarietà:gli eventi proposti serviranno infatti a raccogliere i fondida devolvere in beneficenza per aiutare soggetti ed enti.«Ogni spettacolo è agganciato a questo tema: abbiamovoluto dare un senso ulteriore al nostro intervento -spiega Di Palma - ad esempio abbiamo raccolto fondiper l’associazione di donne israeliane e palestinesi chelavorano per la pace, o per pagare la scuola ai bambinidell’Etiopia».

Ma è importante specificare ancheil tipo degli spet-tacoli proposti: a tal proposito il Maestro Roberto De Si-mone interviene difendendo l’importanza di una culturadi qualità.

A concludere l’incontro l’Assessore alla cultura deibeni culturali Antonella Basilico: «trovo che in questoprogetto ci sia un’attenzione alla valorizzazione dei luo-ghi storici, che non vanno considerati solo come monu-menti»: è importante infatti percepire e far percepire que-sti siti come parte integrante della nostra cultura e dun-que farvi avvicinare la gente attraverso lo spettacolo puòessere il primo passo per una rivalutazione degli stessiagli occhi non solo del turista ma dello stesso napoletanoche spesso dimentica che la sua città contiene un patri-monio culturale di ineguagliabile valore.

«Il nostro- sottolinea Di Palma - è uno straordinarioprogetto culturale, che abbina intrattenimento di qualitàalla voglia di coinvolgere quanta più gente è possibilegrazie alla gratuità delle proposte e ai mezzi modici pergli eventi di punta, ma soprattutto per le iniziative di So-lidarietà, importantissima motivazione per partecipareai nostri eventi».

Serena Giorgio Marrano

Un piano operativo per il VesuvioSummit sulla pianificazione dei rischi del territorio alla Federico II, promosso dall’Aesop

Settecento studiosi pro-venienti da tutto il mondohanno scelto Napoli comesede per una quattro giornidi studi sul tema della“Pianificazione e rischio”.

Il convegno, promossodall’Aesop, l’associazionedelle scuole europee di pia-nificazione territoriale, toc-ca temi caldi e fortementeincentrati sulle tematicheche maggiormente oggicolpiscono e preoccupano igoverni, i pianificatoristessi e la società nel suocomplesso: il rischio am-bientale e i mutamenti cli-matici, lo sviluppo ed ilruolo delle città e delle re-gioni, l’energia e il mix dietnie, sono tutti argomentiall’ordine del giorno se-condo quanto sostieneFrancesco Domenico Moc-cia, assessore all’urbanisti-ca della provincia di Napo-li: «Non c’è campo protet-to dai rischi. Si spera chequesto congresso possacontribuire a far conside-rare il rischio nei piani an-cora più non solo comeelemento di pericolo maanche come fattore strate-gico».

Presenti alla conferenzasvoltasi presso il centrocongressi dell’UniversitàFederico II, in via Parteno-pe, anche molte altre per-sonalità importanti del set-tore: Peter Ache presidentedell’Aesop, Claudio Claudidi Sant’Michel direttoredel Dipartimento di proget-tazione urbanistica e urba-na, Ignas Jonynas, dirigen-te del Dipartimento di pro-

gettazione della Commis-sione Europea ed ancoraDino di Palma, Presidentedella Provincia e GuidoTrombetti rettore dell’uni-versità Federico II che si èdetto contento della sceltadi Napoli e della FedericoII come sede del conve-gno.

E Napoli non è statascelta a caso. Il convegnodiventa un’occasione perpresentare il Piano strate-gico operativo per la zonarossa del Vesuvio. Unaconcreta pianificazione perla salvaguardia delle aree arischio eruzione e per unpiù ampio rilancio dellosviluppo economico e so-ciale della zona.

Il pericolo rappresenta-to dal Vesuvio è ricono-sciuto internazionalmente,il vulcano partenopeo nella

storia ha dato testimonian-za della sua forza distrut-trice: Pompei ed Ercolanone sono un esempio viven-te; nonostante ciò continuaad essere circondato daun’area densamente abita-ta.

La Protezione civileper questo già ha redattodue piani di evacuazionedella zona rossa, la neces-sità risulta allora quella diridurre nel tempo il nume-ro degli abitanti dell’area;da qui la creazione e pre-sentazione al convegnoAesop del Piano strategicooperativo, concertato conle amministrazioni comu-nali: «il Piano si occupaprioritariamente dellamessa in sicurezza del ter-ritorio. Le varietà delleeruzioni possibili e deglieffetti che determinanoportano ad una serie com-

plessa di misure di pre-venzione del rischio” sot-tolinea Moccia.

Tre gli obiettivi fonda-mentali del piano, dunque,:la messa in sicurezza delterritorio, ridurre i pesiabitativi con una loro ri-conversione d’uso che fa-vorisca lo sviluppo econo-mico e l’adeguamento del-le infrastrutture e del reti-colo delle vie di fuga: «Lariconversione aveva biso-gno di essere condizionatae incoraggiata con un si-stema di premialità urba-nistiche e con politiche disostegno allo sviluppo eco-nomico».

La spesa prevista è dicirca un miliardo e mezzodi euro per quel che riguar-da il contributo pubblico.

Rosanna Bottiglieri

Al Palazzo comunale

inaugurata la Mostra

di pittura e scultura

dei pazienti del

Centro di Salute

Mentale di Scampia

Arte peril sociale

È stata inaugurata, nella sala mul-timediale del Palazzo Comunale divia Verdi 35, la Mostra collettiva“Artesperienza – Esperienzarte” delGruppo Zoone, laboratorio di riabili-tazione psico-sociale del Centro diRecupero “Gatta Blu” (Unità Opera-tiva di Salute Mentale distretto 48 diScampia) e della Cooperativa SocialeAlisei.

L’iniziativa, promossa dalla Pre-sidenza del Consiglio Comunale diNapoli e dall’Assessorato alle Politi-che Sociali, esporrà le opere dei pa-zienti-artisti offrendo un percorsofatto di conoscenza, comprensione ecomunicazione in cui due mondi edue realtà, apparentemente distanti,si incontrano nel linguaggio univer-sale dell’arte.

«Il mondo della politica e delleistituzioni, trae da questo esperimen-to una carica di energia - ha spiegatoil Presidente del Consiglio ComunaleLeonardo Impegno - sottolineandoinoltre che “questa energia si puòassorbire attraverso lo scambio e lareciprocità, in cui ognuno può fare edeve fare qualcosa per l’altro. Il dis-agio mentale è un problema, ma èanche una risorsa. La politica devecreare le opportunità affinché ognu-no tiri fuori la parte migliore di se.Questi quadri sono il frutto di un la-voro creativo a più mani, in cuiognuno contribuisce all’operadell’altro, senza gelosie artistiche,ma in sinergia. Questo è l’insegna-mento che anche la politica deve da-re».

Presenti all’inaugurazione il VicePresidente Vincenzo Moretto, i con-siglieri De Simone (Gruppo Misto) eBorriello (DS) e l’Assessore alle Po-litiche Sociali Giulio Riccio che, in-sieme al Primario responsabile delCentro di Salute Mentale del distretto48 di Scampia, Rosario Daniele, han-no accolto con entusiasmo l’iniziati-va che apre il Palazzo della Politica aun evento- esperimento che, si augu-rano, possa avere ulteriori sviluppi.

A salutare il pubblico presente an-che Marcello Turitto, uno degli arti-sti-pazienti, che ha ringraziato tutti,non nascondendo un po’ di emozio-ne, dicendo «Grazie perché oggi imiei compagni e il mio maestro sonousciti dall’anonimato».

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14 / 22 luglio 2007 Nuova StagionePROVINCIA

Postulazione“Card. Sisto

Riario Sforza”Presso la sede della Postulazione sita in Curia al pri-

mo piano (Ufficio Unione Apostolica del Clero) si pos-sono ritirare, immaginette, cartoncini, immagini grandi,biografie del Card. Sisto Riario Sforza, da distribuirenelle parrocchie, istituti religiosi, ospedali, per diffonde-re la conoscenza del Servo di Dio Card. Riario Sforza.

La Postulazione è aperta ogni venerdì dalle 9 alleore 11.30. Per ulteriori informazioni è possibile rivol-gersi al segretario della postulazione don Francesco Ri-vieccio (tell. 081.881.75.44 – 081.881.73.01 –33.55.77.77.24).

Per visite alla tomba del Servo di Dio sita nella par-rocchia dei Santi Apostoli in Napoli si può contattare lapostulazione o direttamente don Ciro Riccardi, vicepo-stulatore e parroco della suddetta parrocchia (tel.081.299.375).

Anziani in festa

a ChiaianoA conclusione di un anno pastorale ricco di atti-

vità ed iniziative portate avanti dal gruppo Caritasdella parrocchia di San Giovanni Battista a Chiaia-no, non poteva mancare il tradizionale “abbraccio”con gli anziani.

Lo scorso 6 luglio, infatti, il giovane ed attivis-simo parroco, don Salvatore Giuliano, ha accoltocon grande cordialità, nel salone-veranda, tutti ipartecipanti all’incontro.

Alla serata hanno preso parte alcuni componentidella Commissione Diocesana Anziani” guidati dadon Antonio Di Franco, chiamato a succedenell’incarico al compianto Mons. Giacomo Pinelli.

La Commissione ha sede presso la parrocchia diSan Raffaele al rione Materdei. Il Centro, fondato ediretto da don Giacomo fino alla sua morte, è unluogo di accoglienza e di attivazione che si propo-ne la promozione umana, sociale e religiosa dellepersone anziane, compresi quelle ospitate nelle Ca-se di Riposo.

L’incontro ha suscitato l’interesse e la parteci-pazione attiva di tutti gli anziani del quartiere enon solo, già impegnati in un cammino di fede, nel-la spiritualità della Terza età e in tutte le varie atti-vità parrocchiali.

Don Antonio Di Franco, in continuità con gliitinerari tracciati da Mons. Pinelli, ha illustrato ilprogramma del Centro, arricchito di nuove iniziati-ve e già sottoposto e approvato dal Cardinale Cre-scenzio Sepe.

Il coordinatore della Commissione ha, inoltre,auspicato la piena collaborazione con la stessa co-munità di San Giovanni Battista e un confrontopermanente basato sulla formazione di una pastora-le specifica per la Terza età.

Con i loro rispettivi interventi, Delia Carafa e ildiacono Salvatore Panetta hanno descritto le inizia-tive realizzate nel corso dell’anno pastorale appenaconcluso, rivolte ai meno giovani nonché la propo-sta di uno spazio dedicato ad essi e adeguatamenteattento alle loro esigenze.

Giulia Landi, coordinatrice del Centro, ha infor-mato tutti gli ospiti a proposito di un soggiornoestivo a Castellammare di Stabia, fornendo consi-gli, indicazioni e tutte le informazioni necessarieper una serena vacanza termale. Ad ognuno è statadonata una copia omaggio del libro della scrittriceCarmela Sellitti, sulle problematiche relative allaTerza età.

La Santa Messa è stata celebrata da don Anto-nio che ha avuto parole di ringraziamento e di con-gratulazioni sia per le attività dei componenti laCommissione sia per il giovane parroco. La festa siè conclusa nel nuovo oratorio all’aperto, dedicatoalla Madonna di Lourdes, voluto e realizzato dallostesso don Salvatore Giuliano, tra canzoni e musi-che del repertorio classico napoletano, eseguite dauno degli ospiti. A lui e a tutti, un augurio di buonaestate nel nome del Signore.

Rosa Fioretti

Tutti a scuola:il progetto

del 29° distrettoSoltanto 199 evasori

su oltre sedicimila iscritti:un territorio all’avanguardia

nella battagliacontro la dispersione scolastica.

Ma per il prossimo annosi punta

a fare ancora meglio

16533 iscritti, 199 eva-sori! Questi due dati, che siriferiscono alle scuole diArzano, Casavatore, Caso-ria, territorio del 29° Di-stretto Scolastico, parlanochiaro: il tasso di disper-sione è davvero al minimostorico. Analizzando i trecomuni: Arzano presenta1,90 per cento di evasionedall’obbligo scolastico;Casavatore il 2,61; Casorialo 0,42. Assai ridotta è an-che la percentuale di alun-ni che frequenta in manierairregolare: 411 su 16533.

Ovviamente, ci riferia-mo al 2006 -2007, annoscolastico che sta per con-cludersi, ma sulla base deidati raccolti e del costantelavoro di monitoraggio cheil 29° Distretto Scolasticoattua da parecchi anni, pos-siamo affermare che lascuola non solo funziona,ma funziona bene!

Il Presidente del Di-stretto, prof. FrancescoPalladino, assieme al con-siglio ed ai suoi più stretticollaboratori, ha sollecitatole scuole a fornire i datiper realizzare scientifica-mente una mappa completadel fenomeno dispersione.

Evasione, infatti, e fre-quenza irregolare sono ledue facce della cd disper-sione scolastica.

Il 29° Distretto Scola-stico, in trincea ormai datantissimi anni, ha operatoun’accurata analisi dei datiemersi al fine di individua-re le cause di tale fenome-no. In particolare, nel 1996– 97, in qualità di espertodi rete promosse un artico-lato studio del territorio, aconclusione del quale vi fuun seminario di confrontoal quale partecipò entusia-sta l’allora provveditoreCinà, e tutti gli OP, OL eOT del territorio. Gli attifurono pubblicati in un te-sto che andò a ruba, costi-tuito da due parti: una pri-ma con gli interventi deglioperatori, l’uno conse-quenziale all’altro, relativiallo studio ed alla ricercadei motivi degli abbandonie dei bisogni non soddi-sfatti; una seconda realiz-zata dal prof. F. Palladinoe dalla prof.ssa VittoriaCaso riportante la tabula-zione in tabelle paralleledei dati relativi all’evasio-ne, alle ripetenze, agli ab-bandoni, scuola per scuola,nei tre comuni, all’offertaformativa del nostro terri-torio con tutte le sperimen-tazioni in atto sia nellescuole elementari, sia nellemedie, sia nelle superiori.

Tale lavoro, frutto diuna mappatura scientificadel territorio, evidenziava i

problemi sottesi all’abban-dono ed alla frequenza ir-regolare, tra cui le doman-de che le scuole dovevanosoddisfare, i bisogni a cuirispondere; in particolare,emerse l’inderogabile ne-cessità per le scuole di tes-sere una rete di rapporti, diinterscambi, di alleanze, diintese, basati su un lin-guaggio unitario ed unametodologia comune diapproccio al problema“dispersione”; insomma, lescuole si resero conto chedovevano imparare a dialo-gare l’una con l’altra, adalimentare il colloquio in-teristituzionale, superandol’autoreferenzialità se vo-levano sanare la piaga dis-persione.

Da allora ad oggi sonotrascorsi dieci anni, duran-te i quali le scuole, recepi-to il messaggio e compresal’importanza del lavoro disquadra, del progettare in

sinergia d’intenti, hannoimparato a integrarsi l’unacon l’altra negli interventi,nei progetti, nelle iniziati-ve mirate unicamente aporre al centro del sistemaeducativo-formativo glialunni

Nonostante le carenzestrutturali che, purtroppo,ancora oggi amareggiano ilpianeta scuola, possiamoaffermare con orgoglio cheil nostro territorio èall’avanguardia per l’altaqualità dei POF perché ladispersione è in gran parterisolta. Ciononostante lacomunità scolastica del ter-ritorio continuerà a lavora-re per far sì che anche i199 alunni che quest’annohanno abbandonato lascuola, vi tornino e vi tro-vino una risposta più cheadeguata ai loro bisogniimpliciti ed espliciti.

Vittoria Caso

C A S O R I A

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Nuova Stagione 22 luglio 2007 / 15CULTURA

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SETTIMANALE DIOCESANO DI NAPOLI

Giocare davanti a Dio

Pubblicati gli atti del convegnodei docenti del 2005

della Facoltà Teologica di Napoli.Il volume è stato curatoda Pasquale Giustiniani

e Carmine MatarazzoIl titolo del testo è, per davvero, accattivante. Il verbo

giocare rende accessibile e gioioso l’incontro con Dio. Leindagini, inoltre, svolte dagli autori, sono sorrette dallaluce della Verità e dell’Amore. Cospicuo per pagine, ilvolume raccoglie gli atti del convegno dei docenti dellaFacoltà Teologica di Napoli, sezione San Tommasod’Aquino. L’anno è il 2005. I contributi sono tutti pregnidi spessore, suffragati da rigore razionale, relativamenteal contenuto, stilisticamente garbati, eleganti e talvoltaanche ricchi di quei riverberi d’azzurro che fanno toccarel’acme dell’armonia, illuminando il lettore di quell’im-menso ungarettiano, rivisitato, però, in chiave più macro-scopicamente cristiana.

Dopo un esordio esauriente di L. Saccone, seguono isaggi di S. Zucal, C. Matarazzo, P. Giustiniani, F. Asti,R. Gallinaro, A Russo, D. Marafioti, C. Sanmorì, E Sco-gnamiglio, V. Scippa e, proprio in essi si rilevano i con-tributi notevoli dei docenti intervenuti, a seconda delle di-verse prospettive disciplinari, che inducono a guardare inmodo nuovo alla liturgia cristiana, al rapporto tra theolo-gia e philosophia.

La parola assume nel testo una peculiarità diversa. Es-sa non crea e distrugge, non è strumento di creatività inassoluto ma è vicina alla definizione “casa dell’essere” diHeidegger, è dono che permette di dialogare con Dio. Mase l’uomo è parola, se il linguaggio è appannaggio degliesseri pensanti, è anche vero che attraverso esso deve ma-nifestarsi lo stupore, lembo di luce, suono di corde d’ar-pa, in grado di rivestire l’inverno dei colori caleidoscopi-ci dell’estate. Ed i gabbiani così volano alti e toccano conun brivido il cielo. Ma perche questo accada l’uomo devepoter attingere all’infanzia del cuore: deve ridiventarebambino per giocare con Dio. Se la liturgia diverrà, dun-que, gioco, non privo di regole, l’uomo non sarà più pri-gioniero del proprio io, e potrà partecipare alla dialetticadella letizia. Ed allora giocare alla presenza di Dio vorràdire ritenerLo Padre e Madre, così come volevano PapaLuciani e Giovanni Paolo II.

Il merito di questa epifania liturgica va in gran parte aicuratori del testo, Pasquale Giustiniani e Carmine Mata-razzo, che risultano essere anche autori di due efficacistudi: “L’universo liturgico cristiano” e “Liturgia del sa-cro”. Entrambi sono stati strumenti della Provvidenza,presentandoci un Dio amorevolmente salvifico, disponi-bile a soccorrerci attraverso il Figlio, e l’alito dello Spiri-to Santo, favo di miele cui attingere nei momenti del bi-sogno.

Carmela Politi Cenere

–––––––––––––––––Pasquale Giustiniani – Carmine MatarazzoGiocare davanti a DioL’universo liturgico tra storia, culto e simboloBiblioteca Teologica NapoletanaPtfim – Sez. San Tommaso D’Aquino

Vedi Napoli e poi…SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

«Vedi Napoli epoi…»: tichiedi se sia

giusto o normale che pri-ma dell’acquisto di unaauto o di uno scooter cisi debba domandare se ilmodello scelto sia ogget-to di semplice furto o dirapina a mano armata…

«Vedi Napoli epoi…»: ti chiedi se lestrade che attraversi sia-no davvero quelle di unacivile metropoli del XXIsecolo o quelle di unacittà del terzo mondo…

«Vedi Napoli epoi…»: ti chiedi cosa stiapensando il turista che èstato derubato e mandatoall’ospedale per essersiaddentrato nella tua cit-tà…

«Vedi Napoli epoi…»: ti chiedi se puoifare due passi con la tuafamiglia senza rischiaredi morire per gli spiccioliche hai nel portafoglio…

E allora lasciatecidavvero dire «vedi Na-poli e poi… muori»: insenso figurato muori dal-la rabbia. Muori dallosconforto. Muori dallavergogna. Muori dallavoglia di cambiare aria.

Muori dal senso di solitudi-ne. E a volte, troppe volte, inquesta città non si muore so-lo in senso figurato.

Giuseppe Tomasi diLampedusa nel suo romanzo«Il Gattopardo» diceva cheper cambiare i siciliani si sa-rebbe dovuto portarli lontanodalla Sicilia… Non sappia-mo se una cosa del genereservirebbe per cambiare uncerto tipo di napoletani, mavorremmo che almeno quelliperbene, e sono la stragrandemaggioranza, non abbando-nino questa città così comestanno facendo. Sì, perchéanche il subire in silenzio,anche il non denunciare, an-che l’abituarsi alle cose ne-gative, anche il non reagirevuol dire abbandonare que-sta città. Abbandonarla a sestessa.

Diceva Totò in un belfilm ,«La banda degli one-sti», a motivo di una consa-pevolezza del proprio ruolo edella propria posizione nellarealtà, senza tentennamenti esenza ripensamenti, ma conorgoglio e vanto: «Modesta-

mente, io nella media bor-ghesia, occupo una socie-tà!». Senza cadere in facililuoghi comuni, va detto cheil degrado della città è ancheresponsabilità dei napoletani,che non possono invocareuna legalità astratta senzarendere virtuosi i propricomportamenti.

Napoli non è del tuttouna città a misura d’uomo,ed in questo è simile ad altremetropoli, ma l’uomo, a Na-poli, è a misura della città? Inapoletani non consideranopiuttosto la città come il luo-go per espandere la sfera deipropri diritti, ignorando ilcarico dei propri civici dove-ri? Esasperazione, stress, in-sofferenza, sono attenuantida riconoscere ai tanti giustie martiri della metropoli, aiquali però non possiamo giu-stificare la rassegnazione el’affievolimento delle co-scienze.

L’invito forte è quello diriscoprre il principio e il va-lore della sussidiarietà. Nonè la proposta di una supplen-za alla politica, perché sap-

piamo bene che è semprenecessario una stagionedi riforme radicali e de-terminanti per modificaree cambiare in meglio gliequilibri sociali, per ri-voltare le zolle della so-cietà e rianimare la vita-lità quasi spenta.

È, piuttosto, un invitoa rendersi conto che losviluppo vero di un po-polo non è mai il risulta-to solo di una azionedall’alto, quanto la com-binazione di iniziative eresponsabilità di tanti,per non dire di tutti.

La società civile or-ganizzata, le comunitàsociali, i cittadini, sonotutti chiamati ad una nuo-va stagione di responsa-bilità, nei contesti locali,in Europa, nel mondo. Lapolitica deve orientare egarantire questa liberacrescita nel convincimen-to forte che il potere è unluogo vuoto, e che puòessere riempito ai vari li-velli solo dalla coscienzadella propria storia di po-polo, della propria identi-tà, di una forte responsa-bilità civile e politica.

Doriano VincenzoDe Luca

Spazio danzaSpettacolo di fine anno per gli alunni della scuola “Spa-

zio Danza”. Inizialmente rapiti dalle note di una intensa mu-sica popolare flamenca “Guajiras” coreografata da DominaAndrias, il pubblico ha subito gustato anche, due perle dicontemporaneo eseguite da Daria Papa, Veronica Abate eValeria Galluccio.

Le allieve dei corsi superiori di Modern ed in particolarmodo Roberta Vitello, Francesca Gallotti e Melania Esposi-to tre delle quattro licenziatesi quest’anno, hanno dato provadelle acquisizioni tecniche ed espressive che hanno raggiun-to nel corso dell’intero ciclo di studio esibendosi con grandeenergia, professionalità e interpretazione nel balletto “Magic‘60” che ha appagato il pubblico presente. Ha fatto seguitoun balletto la cui versione classica originale è nel cuore diquanti amano la danza: “Carmen”. Notevole l’interpretazio-ne di Sara Sagnelli che ha interpretato Carmen licenziandosicol pas de deux di modern.

Come sempre a chiudere lo spettacolo la pregevolissimaesecuzione di danza classica cui hanno preso parte tutti gli al-lievi di classico. La bellezza e la fresca gioiosa sonorità delrondò hanno ispirato quest’anno le coreografie di Roberta DiCostanzo, insegnante dei corsi di propedeutica e inferiori edella Direttrice Artistica di “Spazio Danza” Annalisa Cernese.

Gradito ritorno del San Carlo alle Terme

romane di Baia con «Cavalleria Rusticana»

Non c’è due senza tre!

(d.v.d.l.) La location,per usare un termine attua-le, è splendida: si tratta del-le Terme romane di Baia,vasta area archeologica dalfascino e dall’interesse chenon sfigurano a paragonecon siti più celebri comePompei o Ercolano e che,considerando anche la buo-na acustica, potrebbe esseresede di eventi musicali edoperistici anche con regola-rità. Qui il regista MaurizioScaparro ha avuto facilegioco a creare un allesti-mento di grande effetto edefficacia: le antiche struttu-re romane sono diventate lepietre di Sicilia, e l’interospazio, con le sue terrazze,le colonne, i portici e le vol-te, i passaggi e le scale, si ètrasformato in uno spaccatodi terra mediterranea resovivo dinanzi ai nostri occhi.

Scaparro è stata abilenell’adoperare l’intera strut-tura nel miglior modo pos-sibile con idee sceniche,spesso molto suggestive evisivamente appaganti. Giàdall’inizio ecco la bella im-magine di Turiddu che hacantato la sua Siciliana po-sto in alto sulla collina chedomina l’area (peccato peròche la voce provenisse dalbasso, dal retroscena, sciu-pando irrimediabilmentel’effetto), o più tardi la sug-gestiva «Processione» chesi è vista scorrere sulle ter-razze in alto, come nellaparte alta del paese, con isolisti e il coro in basso,tanto vicini al pubblico dadare a tutti l’impressione difare parte della cerimonia.

concentratissima, passiona-le quanto si conviene, vo-calmente brunita ma gio-vanile, anche se in alcunimomenti, si è temuto fosseparticolarmente affaticata,con una emissione a trattilimpida e pregevole. SungKyo Park ha fatto quel chepoteva: la sua corda nonpossiede la tempra nerboru-ta di un tenore passionale, epoi sotto il profilo scenicola sua prestazione ha lascia-to perplessità, e non per ilvolto orientale a cui ci siabitua e che la distanza dal-la scena rende meno rile-vante, quanto per la roton-dità del busto e piccola sta-tura.

Compare Alfio è statoottimamente interpretato daMarco Di Felice, baritonoche del passato mozartianoha conservato la flessibilitàdi fraseggio aggiungendovila robustezza e l’incisivitànecessarie al melodrammaverista. Un gradito ritornoquello di Barbara Di Castri,sempre a suo agio nella par-te di Lola; il suo stornello èsempre sensualissimo, an-che se stavolta la regia ci èparsa volerla più castigatasulla scena. Il cast si com-pleta con la Mamma Luciadi Cinzia De Mola, che reg-ge bene la scena e sa essereconvincente. Qualche sba-vatura, soprattutto nellechiusure il Coro del TeatroSan Carlo, cosa strana per-chè quest’anno è stato l’ele-mento di continuità dellastagione, sempre ben prepa-rato e diretto da Marco Oz-bic.

Con una tale ambientazionenaturale, lo scenografo Ni-cola Rubertelli, che nonaveva bisogno di predispor-re grandi elementi scenici,ha predisposto un impalca-tura, sulla quale si è svoltagran parte dell’azione e cherappresentava la piazza delpaese, costruita però con unmateriale che stonava unpoco col colore naturaledelle pietre. Belli i costumistile «Pellizza da Volpedo»di Zaira De Vincentiis.

Qualche difficoltà l’ab-biamo registrata nell’esecu-zione musicale. Zhang Jie-min, è, a dispetto della gio-vane età, abile nel fronteg-giare piccole emergenze diaplomb che non tardano a

presentarsi già nel primopreludio, alla prima esposi-zione del secondo tema af-fidato ai corni e alla canzo-ne fuori campo di Turiddu.La situazione prontamenteviene ricondotta sotto con-trollo dalla giovane direttri-ce. Nulla può, però, per ov-viare alla defaillance di in-tonazione del fagotto, sul fi-nire dell’opera, laddovel’incolpevole strumentista,alle prese con un’ancia pre-sumibilmente danneggiatanon ha raccolto un accennoad affrettare la chiusa pro-veniente da Zhang Jiemin,la quale, dopo qualcheistante, si è abbandonataalla rassegnazione. IldikoKomlosi è una Santuzza

Foto: Luciano Romano

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16 / 22 luglio 2007 Nuova Stagione

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umero 28 - 22 luglio 2007

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abb. Postale - D.L. 353/2003

(conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comm

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