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Direttore aRTURO DiaCOnaLE Giovedì 14 Luglio 2016 Fondato nel 1847 - anno XXi n. 133 - Euro 0,50 DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1 DCB - Roma / Tariffa ROC poste italiane Spa Spedizione in abb. postale QUOTIDIANO LIbERALE PER LE gARANzIE, LE RIFORmE ED I DIRITTI UmANI delle Libertà di ARTURO DIACONALE Sistema Italia: solo tragedie per l’innovazione Il ministro Delrio annuncia lo stanziamentodi 1,8 miliardi di euro per le ferrovie regionali confermando che nel nostroPaese la paralisi e le lungaggini burocratiche possono essere superate solo dopo traumi sanguinosi Capri espiatori, monorotaia e Alta Velocità D opo la tragedia ecco il processo politico-mediatico ai responsa- bili. Ormai questo meccanismo per- verso scatta in maniera inconsapevole ed inesorabile. Non per identificare giustamente cause ed artefici colposi o dolosi del disastro. Ma per cele- brare un rito collettivo che nell’iden- tificazione immediata ed ossessiva del colpevole singolo lenisca il dolore della comunità e la liberi al più presto da qualsiasi senso di colpa per l’acca- duto. La società post-moderna torna al- l’antico e di fronte a vicende come quella della strage dei treni incontrol- lati riesuma la pratica del capro espia- torio per liberarsi la coscienza e dimenticare al più presto quanto ac- caduto. Non c’è da stupirsi, allora, se dal Presidente della Repubblica Matta- rella al Presidente del Consiglio Renzi e via via scendendo fino all’ultimo degli esponenti politici e dei com- mentatori, tutti si siano affrettati a ce- lebrare il più presto possibile il rito del capro espiatorio post-moderno. Ma il mancato stupore non deve escludere la denuncia del rischio che tutto si risolva nel far volare al più presto qualche straccio per assicurare una comoda e rassicurante assolu- zione collettiva da una responsabilità che non può essere in alcun caso solo ed esclusivamente personale. Nessuno, ovviamente, esclude l’er- rore umano. PRIMO PIANO ROMITI A PAGINA 3 La desolante politica del cantastorie ECONOMIA PEZZANI A PAGINA 4 “Independence day” e l’uguaglianza cancellata ESTERI DIONISI A PAGINA 5 Kaavan, l’elefante maltrattato CULTURA Sabina Guzzanti: satira “futuristica” stasera a Roma RAPONI a pagina 7 La morte corre sul binario della Bari-Barletta N on doveva succedere. 27 nostri connazionali hanno perso la vita e oltre 50 sono rimasti feriti nel disa- stro ferroviario avvenuto nell’entro- terra della pianura pugliese tra Bari e Barletta. Due treni della società concessio- naria della locale rete ferroviaria si sono trovati a correre sullo stesso bi- nario nel tratto di linea tra le stazioni di Andria e di Corato. Sono andati dritti l’uno contro l’altro senza che nessuno potesse impedirlo. D’altro canto i treni non sono cavalli che pos- sono scartare di lato. L’impatto è stato devastante: una massa di la- miere contorte è divenuta la gabbia nella quale sono stati intrappolati i corpi incolpevoli dei viaggiatori. La di PAOLO PILLITTERI di CRISTOFARO SOLA L a decisione di Matteo Salvini di ri- durre la sua presenza sui mass media (leggi: talk-show) sarà benefica per lui. Purché duri. Il fatto è che tutta o quasi la campagna elettorale ammi- nistrativa di stampo salviniano è stata segnata a fuoco dall’uso e, soprat- tutto, dall’abuso dei talk, saltabec- cando da uno studio all’altro, andando cioè a zonzo per l’etere alla stregua di uno spot, senza neppure il riguardo del minutaggio obbligato. Giusta la sua rinuncia, si capisce. Anche, e direi purtroppo, alla luce dell’exploit da candid camera dello stesso segretario leghista riprendendo Continua a pagina 3 Continua a pagina 3 Continua a pagina 3 Salvini meno mediatico? Meglio tardi che mai tragedia poteva essere evitata? Certo, non è questione di destino cinico e baro che si sarebbe accanito su quella terra e su quella gente in un assolato giorno d’estate. La fatalità, come l’esperienza insegna, è solo la somma aritmetica nascosta sotto falso nome degli errori, delle negligenze, delle omissioni, delle inefficienze di cui so- vente gli esseri umani si rendono re- - e proiettando in tivù, con commento ad hoc - la scena di un immigrato che faceva pipì fra le piante... sponsabili nei loro comportamenti. Quella tratta di percorrenza non è servita da sistemi automatici di sicu- rezza, ma utilizza l’obsoleto meccani- smo di blocco telefonico. Cioè, tutti gli ordini e le comunicazioni tra il per- sonale addetto al controllo del traf- fico e i macchinisti a bordo dei singoli treni transitano attraverso il telefono. Diceva una pubblicità: una telefonata ti allunga la vita. Questa volta una te- lefonata le ha stroncate le vite sulla Corato-Andria. E col passare delle ore si scoprono cose da sant’uffizio. Esiste un progetto di raddoppio della linea incriminata, finanziato dalla Unione europea e non ancora avviato. Dal 2007 sono in ballo 180 milioni concessi per l’ammodernamento...

Transcript of D a˚˜˝O DiaCOnaLE F 1847 - a i n. 133 - E 0,50 Sistema ... · dell’exploit da candid camera...

Direttore aRTURO DiaCOnaLE Giovedì 14 Luglio 2016Fondato nel 1847 - anno XXi n. 133 - Euro 0,50

DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1

DCB - Roma / Tariffa ROC poste italiane Spa Spedizione in abb. postale QUOTIDIANO LIbERALE PER LE gARANzIE, LE RIFORmE ED I DIRITTI UmANI

delle Libertà

di ARTURO DIACONALE

Sistema Italia: solo tragedie per l’innovazioneIl ministro Delrio annuncia lo stanziamento di 1,8 miliardi di euro per le ferrovie regionali confermando che

nel nostroPaese la paralisi e le lungaggini burocratiche possono essere superate solo dopo traumi sanguinosi

Capri espiatori, monorotaia

e Alta Velocità

Dopo la tragedia ecco il processopolitico-mediatico ai responsa-

bili. Ormai questo meccanismo per-verso scatta in maniera inconsapevoleed inesorabile. Non per identificaregiustamente cause ed artefici colposio dolosi del disastro. Ma per cele-brare un rito collettivo che nell’iden-tificazione immediata ed ossessiva delcolpevole singolo lenisca il doloredella comunità e la liberi al più prestoda qualsiasi senso di colpa per l’acca-duto.

La società post-moderna torna al-l’antico e di fronte a vicende comequella della strage dei treni incontrol-lati riesuma la pratica del capro espia-torio per liberarsi la coscienza edimenticare al più presto quanto ac-caduto.

Non c’è da stupirsi, allora, se dalPresidente della Repubblica Matta-rella al Presidente del Consiglio Renzie via via scendendo fino all’ultimodegli esponenti politici e dei com-mentatori, tutti si siano affrettati a ce-lebrare il più presto possibile il ritodel capro espiatorio post-moderno.Ma il mancato stupore non deveescludere la denuncia del rischio chetutto si risolva nel far volare al piùpresto qualche straccio per assicurareuna comoda e rassicurante assolu-zione collettiva da una responsabilitàche non può essere in alcun caso soloed esclusivamente personale.

Nessuno, ovviamente, esclude l’er-rore umano.

PRIMO PIANO

ROMITI A PAGINA 3

La desolante politica del cantastorie

ECONOMIA

PEZZANI A PAGINA 4

“Independence day” e l’uguaglianza cancellata

ESTERI

DIONISI A PAGINA 5

Kaavan, l’elefante maltrattato

CULTURA

Sabina Guzzanti: satira “futuristica” stasera a Roma

RAPONI

a pagina 7

La morte corre sul binario della Bari-Barletta

Non doveva succedere. 27 nostriconnazionali hanno perso la vita

e oltre 50 sono rimasti feriti nel disa-stro ferroviario avvenuto nell’entro-terra della pianura pugliese tra Bari eBarletta.

Due treni della società concessio-naria della locale rete ferroviaria sisono trovati a correre sullo stesso bi-nario nel tratto di linea tra le stazionidi Andria e di Corato. Sono andatidritti l’uno contro l’altro senza chenessuno potesse impedirlo. D’altrocanto i treni non sono cavalli che pos-sono scartare di lato. L’impatto èstato devastante: una massa di la-miere contorte è divenuta la gabbianella quale sono stati intrappolati icorpi incolpevoli dei viaggiatori. La

di PAOLO PILLITTERI

di CRISTOFARO SOLA

La decisione di Matteo Salvini di ri-durre la sua presenza sui mass

media (leggi: talk-show) sarà beneficaper lui. Purché duri. Il fatto è che tuttao quasi la campagna elettorale ammi-nistrativa di stampo salviniano è statasegnata a fuoco dall’uso e, soprat-tutto, dall’abuso dei talk, saltabec-cando da uno studio all’altro,andando cioè a zonzo per l’etere allastregua di uno spot, senza neppure ilriguardo del minutaggio obbligato.Giusta la sua rinuncia, si capisce.Anche, e direi purtroppo, alla lucedell’exploit da candid camera dellostesso segretario leghista riprendendoContinua a pagina 3 Continua a pagina 3

Continua a pagina 3

Salvini meno mediatico?Meglio tardi che mai

tragedia poteva essere evitata? Certo,non è questione di destino cinico ebaro che si sarebbe accanito su quellaterra e su quella gente in un assolatogiorno d’estate. La fatalità, comel’esperienza insegna, è solo la sommaaritmetica nascosta sotto falso nomedegli errori, delle negligenze, delleomissioni, delle inefficienze di cui so-vente gli esseri umani si rendono re-

- e proiettando in tivù, con commentoad hoc - la scena di un immigrato chefaceva pipì fra le piante...

sponsabili nei loro comportamenti. Quella tratta di percorrenza non è

servita da sistemi automatici di sicu-rezza, ma utilizza l’obsoleto meccani-smo di blocco telefonico. Cioè, tuttigli ordini e le comunicazioni tra il per-sonale addetto al controllo del traf-fico e i macchinisti a bordo dei singolitreni transitano attraverso il telefono.Diceva una pubblicità: una telefonatati allunga la vita. Questa volta una te-lefonata le ha stroncate le vite sullaCorato-Andria. E col passare delle oresi scoprono cose da sant’uffizio. Esisteun progetto di raddoppio della lineaincriminata, finanziato dalla Unioneeuropea e non ancora avviato.

Dal 2007 sono in ballo 180 milioniconcessi per l’ammodernamento...

3L’OPINIONE delle LibertàGIOVedì 14 luGlIO 2016 Primo Piano

La politica italiota mostra consempre più manifesta evidenza

un deficit di serietà di cui il Paeseavrebbe un disperato bisogno. Inveceabbiamo una cosiddetta rappresen-tanza democratica che fa a gara nelcavalcare disastri ferroviari, mat-tanze terroristiche, delitti a presuntosfondo razziale e quant’altro, cer-cando di acquisire consensi sullabase dell’emotività e delle false pro-messe elettorali.

A tale proposito registriamo inquesti giorni l’ennesima balla spa-ziale di un Presidente del Consiglioche sembra voler togliere spazio aisuoi più accreditati concorrenti delMovimento 5 Stelle sul loro mede-simo terreno. Trattasi dell’intenzione,raccontata ai quattro venti dell’in-formazione, di anticipare alla finedell’anno in corso la farsesca aboli-zione di Equitalia. Abolizione che,per l’appunto, costituisce uno deiprincipali cavalli di battaglia dei gril-lini. Da quel che si è potuto com-prendere in questo nuovo prodigiorenziano, l’idea sarebbe quella di farconfluire l’odiato ente per le riscos-sioni nell’Agenzia delle entrate; que-st’ultima già azionista dimaggioranza della stessa Equitalia.

Una magnifica operazione di ma-quillage, dunque, con tanto di car-tellonistica nuova di zecca per fardimenticare ad un popolo di tartas-sati di vivere nel più feroce sistemafiscale d’Europa, se non del mondointero. E per comprendere che ci tro-viamo di fronte alla solita supercaz-zola di un Renzi in crescente crisi dicredibilità è sufficiente analizzare la

frase con cui, ospite sulle frequenzedi Rtl, egli ha presentato la cosa:“Entro l’anno arriverà il decreto checambierà il modo di pagare il fiscoed entro l’anno bye-bye Equitalia”.Una dichiarazione che si commenta

da sola e che mi ricorda una delletante direttive, i famosi ukaz stali-niani, con cui si cercava di contra-stare le terribili carestie degli anniTrenta ordinando ai gestori dei ne-gozi di generi alimentari di esporre

sagome di formaggi olandesi dilegno, dipinti con il loro invitante co-lore rosso.

D’altronde, quando manca la so-stanza politica per un piano strate-gico di lungo periodo, finalizzato a

ridurre l’enorme spesa pubblica e larelativa tassazione, al cantastorie diturno non resta che puntare tuttosul binario unico delle illusioni, au-mentando i rischi di un devastanteschianto sistemico.

di CLAUDIO ROMITI La desolante politica del cantastorie

la sua costola meridionale. Il morbo si chiamaburocrazia. Purtroppo però della sua pernicio-sità ci si accorge sempre troppo tardi. Ci vo-gliono i morti per aprire gli occhi. E poi? Poiniente. Non è un caso che si parli con insistenzadi errore umano. Può darsi che sia andata così,ma basta per quietare la coscienza di un po-polo? La teoria dell’unico responsabile del di-sastro presenta l’indubbio vantaggio di nondover scoprire gli altarini delle responsabilitàche chiamerebbero in causa coloro che hanno ilpotere delle decisioni. Li mandiamo tutti assolti?La burocrazia lumaca che non è solo italianama soprattutto europea.

A Bruxelles dimora un mostro leviatanicoche si pasce di regole e di regolette astruse e im-praticabili. La politica che a tutti i livelli, daquello centrale a quello locale passando per ilcollo di bottiglia regionale, non sa fare il suomestiere permettendo che il bene pubblicovenga sopravanzato dall’eterogenesi dei fini dipoteri opachi che anche in questa vicendahanno le mani in pasta. Una leva di manager delmitico “privato” che, sebbene notevolmentequalificata, non ha spina dorsale e si flette. Ecome se si flette. È una miscela di inettitudini einteressi deviati che fugge dalle sue responsabi-lità cercando riparo dietro il solito colpevole cheprima o dopo verrà individuato. Eppure tantodolore e sgomento meriterebbero, in termini digiustizia, qualcosa di più appagante di un caproespiatorio.

CRISTOFARO SOLA

...in un parco milanese. Qualcuno ha detto che,nella fattispecie, sul Salvini politico ha fatto aggioil Salvini giornalista ammaliato dallo scoop. Inrealtà il segretario di un partito nazionale mai epoi mai dovrebbe ridursi a simili giochini ondedimostrare l’invasione dei maleducati immigrati,quando, invece, l’unico suggerimento che sievince dal suo filmino, sarebbe la maggiore dif-fusione dei mitici “vespasiani”, necessari anchealle eventuali urgenze delle prostate dei locali.

A ben vedere l’ultimo exploit salviniano siiscrive nelle modalità dell’antipolitica cara aMatteo (ma, a volte, e purtroppo, anche al Mat-teo che sta a Palazzo Chigi, e ne riparleremo)ma che non l’ha condotto, metti a Milano e Va-

segue dalla prima

...Ma questo errore, se mai dovesse essere tro-vato, non può cancellare la colpa collettiva diuna politica dei trasporti realizzata in tutti itanti decenni del lunghissimo secondo dopo-guerra realizzata in maniera scellerata e demen-ziale. Non si possono portare alla sbarragenerazioni di politici, burocrati ed industrialiin parte passate a miglior vita. Ma si possonoidentificare i loro errori per evitare di ripeterli. E,soprattutto, per tornare a stabilire che una dellepriorità non rinviabili del Paese è rappresentatadalla creazione di una rete di trasporti pubbliciadeguata alle esigenze del tempo presente.

Gli antimodernisti ed i teorici della decrescitanon hanno perso tempo nel sostenere che l’averdirottato gli investimenti sull’Alta Velocità haprodotto l’abbandono delle linee ferroviarie mi-nori ed il disastro pugliese. Ma è proprio controquesta tesi, che si traduce nel progetto di unaItalia percorsa solo da monorotaie, che si devereagire trovando spunto dalla tragedia puglieseper un maggiore e convinto impegno in favoredella priorità della crescita e della modernizza-zione.

Il futuro non può essere la monorotaia alposto dell’Alta Velocità, ma il contrario.

ARTURO DIACONALE

...della tratta nord barese, servita dalla societàconcessionaria Ferrotramviaria S.p.a.. Il crono-programma dell’opera prevedeva che il seg-mento riguardante la linea Corato-Andriaavrebbe dovuto chiudersi entro il 1.10.2015,data del collaudo. Sul sito della società Ferro-tramviaria ancora in queste ore compare un av-viso che proroga il termine di presentazionedelle offerte per la progettazione e la realizza-zione delle opere di raddoppio al 19 luglio2016. Sembra una beffa, ma è un dramma.Quante vite sarebbero state risparmiate se quel-l’opera fosse stata realizzata nei tempi previsti?Il groviglio di lamiere nelle campagne di Coratoè la rappresentazione fisica, palpabile, del maleche paralizza la nostra società. Particolarmente

contro il “nemico” di sinistra, annulla qualsiasiriflessione sul significato politico di una similevittoria che “regalando” due sindaci a due città(e che città...) a Beppe Grillo, non è dissimiledalla celebre auto-amputazione del cornuto cheha sorpreso la moglie in flagrante adulterio.

La politica consiste anche e soprattutto nellalucidità di valutare le conseguenze, gli effetti diuna decisione; in altri termini la politica è la ca-pacità di pensare al dopo. E se il “dopo” sichiama Grillo, c’è poco da compiacersi delle op-zioni dettate dalla voglia di battere il nemico diclasse, che sieda o meno a Palazzo Chigi e che sichiami Pd. Giacché il nemico, quello vero, piùinsidioso, più numeroso e anche più furbo per-ché abile nell’insinuarsi nei giochi dei “bocca-loni” di destra e pure di centro, ha un altronome, un altro stile, un’altra allure. Si pensi allaquestione del referendum, al sì alla riforma e alno. Ebbene, dalla Lega e Forza Italia, in là e insu e in giù, fino a D’Alema e Camusso, è tuttoun urlo per il “No”. No alla riforma della Co-stituzione, no all’abolizione del Senato e, natu-ralmente, no al premio di lista. Il grido che sileva oggi non tiene però conto di un dettaglio:che c’è uno e uno solo dei soggetti politici oggiall’opposizione che si gioverà immensamentedella eventuale vittoria di quel “No”. Per quelsoggetto hanno già “dato” alle elezioni dei sin-daci, gratis et amore dei. E alle prossime politi-che si continuerà a lavorare per il Re di Prussia?

PAOLO PILLITTERI

rese, a grandi successi; anzi, più ha spinto l’ac-celeratore sull’antipolitica e più ha agevolato lavittoria della concorrenza grillina, in quantoassai più credibile di quella leghista. Antipoliticacome dimensione e aggregazione oppositoria innome dell’assioma dell’onestà scavalcando pro-grammi e progetti fattibili, quando invece la po-litica che risiede, innanzitutto, nella capacità dioffrire soluzioni di governo ai problemi, grandie piccoli, di una società, di un Paese, di una Eu-ropa unita.

Il buon Salvini ha preferito le agevolazionidel cellulare per mostrare un problema piccoloma con un che di pruriginoso, nel talk-show. Iltalk-show, appunto, inteso come l’inizio e la finedi una certa politica se resta fine a se stesso,anche per via dell’audience concepita come pas-saggio obbligatorio per il successo alle urne. Siè visto che non è andata così in queste ultimeelezioni, a cominciare da Milano dove la svo-gliatezza della Lega nel ballottaggio fra Parisi eSala si è tradotta in una sua colpevole assenzaalle urne, penalizzando il candidato del centro-destra, mentre l’eco faceva risuonare le paroled’ordine del talk salviniano per un voto alle can-didate grilline a Roma e Torino. Difatti, Raggi eAppendino sono state elette. Parisi no. Non sivuole qui mettere sul banco degli accusati unosolo, anche se, per dirla con l’immortale Totò:“È la somma che fa il totale!”. Il punto dolentedella campagna elettorale del centrodestra peril sindaco Parisi è stata ben diversa da quella delcentrosinistra per Sala. Ieri l’altro, tanto per dire,è tornato a Milano il Premier a congratularsicon Sala promettendo qualche agenzia e altro.Ma anche e soprattutto nel corso della campa-gna Matteo Renzi si è fatto più volte vivo incittà per aiutare, incoraggiare e “benedire” il suosindaco. Sapeva e sa che avrebbe potuto perderecittà come Roma, Napoli e persino Torino, mamai e poi mai Milano. E così è stato. Viceversa,per Parisi non si sono visti accorrere al suofianco leader grandi e piccoli, posto che il Ca-valiere aveva davvero seri problemi di salute, magli altri? E poi, diciamocelo, ci sono? Chi sono?E vabbè. Non si vuole infierire, per carità. Sem-mai, qualche ragionamento sull’ordine di scu-deria di votare contro Giachetti a Roma econtro Fassino a Torino in favore delle due “sin-dache” pentastellate, pur legittima in sé, ha mo-strato l’altra faccia della medaglia antipolitica,quella peggiore. Sì, peggiore, se peggiore può an-cora essere l’antipolitica: perché, nel caso inesame, pur seducendo per la voluttà vendicatrice

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Capri espiatori, monorotaia e Alta Velocità

Salvini meno mediatico?Meglio tardi che mai

La morte corre sul binario della Bari-Barletta

Il giorno 4 luglio si festeggia negliStati Uniti l’anniversario della Di-

chiarazione d’Indipendenza che nel1776 portò il Paese ad acquisire unasua autonomia rispetto al dominiodella corona inglese ed a preparare lastrada verso un processo di demo-cratizzazione. Il primo passo versol’indipendenza fu la presa di co-scienza delle colonie di oltremareverso una dominanza che aveva si-gnificativamente ridotto i principi dilibertà e di uguaglianza; successiva-mente la guerra sancì l’indipendenzarealizzata.

Il testo elaborato dai padri fonda-tori che servì come traccia fonda-mentale per la formulazione dellaCostituzione degli Stati Uniti, avevaalcuni princìpi fondanti su cuiavrebbe dovuto ergersi il nuovo mo-dello di società. In particolare risal-tava in modo determinante ilrichiamo al diritto naturale dei valoridell’uguaglianza (“E pluribusunum”), ispirati ad una visione me-tafisica dell’uomo (“In God wetrust”) e a quelli della libertà, del di-ritto alla vita e al perseguimentodella felicità che i padri fondatori de-rivarono da Gaetano Filangieri, ungiurista napoletano.

La fine di quel secolo vide dopopochi anni la Rivoluzione Francese,che confermò con la Dichiarazionedei diritti, nel 1789, la necessità cheuna vera società dovesse fondarsiproprio sui valori poco prima incisinella Dichiarazione d’Indipendenzadegli Stati Uniti. Nel 1795, poi, Kantscrisse l’opera “Per la pace perpetua”in cui richiamava la necessità che lapace dovesse fondarsi su quei prin-cìpi che avevano trovato le prime ra-dici negli stessi princìpi. Ma, come sidice, la strada verso il male è lastri-cata di buone intenzioni: i secoli suc-cessivi se le lasciarono rapidamentedietro e fecero ricorso sistematico

alle armi per regolare le loro contro-versie.

Alla fine dell’Ottocento sia in Eu-ropa che negli Usa vi furono violentiscontri tra Paesi diversi, ma proprionegli Stati Uniti ebbe luogo la san-guinosa guerra di secessione traunionisti e confederati. Nel corsodella guerra si svolse la terribile bat-taglia di Gettysburg, dove in tregiorni perirono più di 80mila soldatidelle due parti. Durante la consacra-

zione del cimitero costruito per ac-cogliere le salme, il presidente Abra-ham Lincoln pronunciò un famosodiscorso che è considerato una pietramiliare della democrazia americana.Egli ricordò come il sacrificio di queigiovani fosse un monito per le futuregenerazioni a cui spettava il compitoe la responsabilità di dimostrare chequei sacrifici non erano stati inutili,ma su di essi si doveva costruire unasocietà di uguali fatta dal popolo, per

il popolo e con il popolo;parole scolpite con ilsangue nelle memoriadelle future generazioni.

Il XX secolo non fuda meno quanto a san-guinosi conflitti, ma allafine della Seconda guerramondiale le coscienzescosse portarono, nel1948, alla formulazionedei Diritti fondamentalidell’uomo con il ri-chiamo all’uguaglianza,alla libertà e alla dignitàdi ogni singola personadel mondo. Ma solodopo vent’anni, alla finedegli anni Sessanta, ab-biamo cominciato a per-dere la memoria dellebuone intenzioni cosìoggi abbiamo cancellatonei fatti quei princìpifondanti “la pace perpe-tua nel mondo”, a par-tire proprio dagli Usa,che si erano fatti paladinidi quei valori. Proprioquest’anno la ricorrenza

è avvenuta in una settimana densa diodio, di razzismo, di violenza inau-dita espressione della negazione diquell’uguaglianza che dovrebbe es-sere alla base di ogni società umanacome la desideriamo e pensiamo.

Oggi gli Usa si trovano di frontead un default socioculturale con unasocietà che ha un livello di disugua-glianza che li colloca come Paese alterzo posto al mondo; l’incarcera-zione più elevata al mondo (hanno il

5 per cento della popolazione mon-diale ma il 23 per cento di quella in-carcerata) un debito complessivo(pubblico e privato) che è quattrovolte un Pil che non può crescereavendo delocalizzato la manifatturaper seguire una finanza omicida mahanno inondato il mondo di una fi-nanza senza basi scientifiche ma ba-sata sulla pura speculazione.

Da tempo non investono in infra-strutture ormai fatiscenti e nemmenonei sistemi di welfare (il 18 per centodel Pil contro la media europea del29 per cento), però hanno il 50 percento delle spese mondiali in armi eduna industria bellica da riconvertirecompreso un esercito in cui i casi disuicidio diventano sempre più ele-vati, un indebitamento delle famiglieche non ha precedenti nella loro sto-ria, i posti di lavoro, ora necessari,che sono stati delocalizzati. Moltedelle loro più importanti città sonoin gran parte circondate da baracco-poli da Terzo Mondo.

Proprio gli Usa, portatori dei va-lori fondanti della democrazia, del-l’uguaglianza e del diritto alla felicitàsono, oggi, l’espressione più asimme-trica dei princìpi dei padri fondatori,con una società fortemente stratifi-cata verso l’alto che ha cancellato laclasse media e dimenticato il princi-pio dell’uguaglianza mettendo forte-mente a rischio la tenuta sociale delPaese. La domanda che il mondo sipone oggi guardando gli Usa è se sa-ranno in grado di mettere in discus-sione un modello sociale e culturaleche ha portato quella società ad unaristretta forma di oligarchia benlontana dalla democrazia a lungosbandierata ed in che misura la cor-rezione della rotta non sia un’ulte-riore spinta all’innalzamento di unconflitto che rischia di passare ilpunto di non ritorno.

(*) Ordinario di Programmazione e Controllo - Università Bocconi

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4 L’OPINIONE delle Libertà GIOVedì 14 luGlIO 2016Economia

di FABRIZIO PEZZANI (*) “Independence day” e l’uguaglianza cancellata

5L’OPINIONE delle Libertàgiovedì 14 luglio 2016 Esteri

Kaavan è un magnifico esemplaredi elefante indiano di 36 anni.

Venne catturato nella giungla delloSri Lanka quando aveva sette anni edopo un lungo viaggio in nave e poiin camion venne portato allo zooMarghazar di Islamabad, capitaledel Pakistan, dove è stato tenuto incattività per ventinove lunghi anni.

I guardiani più anziani ricordanoche quando arrivò allo zoo, Kaavanera molto vispo e attivo ma ancheun po’ indisciplinato. Forse l’ele-fante ricordava quando poteva scor-razzare libero con il suo branconella foresta dove era nato, ripararsidalla calura tropicale all’ombradegli alti alberi o gettarsi nelle acquefresche dei fiumi per abbeverarsi. Ela memoria degli elefanti, lo sap-piano, è proverbiale.

Ma il povero Kaavan allo zoo diIslamabad non ha trovato nulla ditutto questo e si è intristito sempredi più. Per calmarlo, i custodi lo mi-sero nello stesso recinto con un ele-fante femmina che veniva più omeno dalle sue zone dello Sri Lanka.Fino a quando la sua compagna digabbia è stata in vita, Kaavan ha vis-suto senza lamentarsi. Nel 2012,però, l’elefantessa è morta e il nostroKaavan è rimasto solo.

Si sa che gli elefanti maschi sonogregari per natura e possono diven-tare aggressivi in età adulta quandosono separati dal branco. A partiredalla maturità, gli elefanti rivelanoun carattere irrequieto, che non ra-ramente può portare a episodi di ag-gressività, anche nei confrontidell’uomo. Kaavan si è chiuso sem-pre di più in se stesso, ha cominciatoa dondolarsi sofferentemente e ademettere gemiti tristi e melanconici.I veterinari dello zoo lo definisconoun animale “psicologicamente di-sturbato”, con tendenze autistiche.Uno dei guardiani più anziani che lo

ha visto arrivare tanti anni fa, nonricorda di aver mai visto l’elefantefelice.

Kaavan è diventato anche aggres-sivo con il personale e i visitatoridello zoo. Ha caricato alcuni inser-vienti e lanciato mattoni sul pub-blico e per questo la direzione delgiardino zoologico ha deciso di se-gregarlo in un recinto più piccolo,lontano dal giro delle visite del pub-blico. Chiamarlo recinto è molto ge-neroso: sono in realtà pochi metriquadrati di terra, qualche ciuffo dierba incolta e un bunker in cemento.Ora che è estate, nel bunker si rag-giungono oltre 60 gradi e Kaavan

tocca anche il soffitto,tanto da aver distruttocon la sua proboscide ilventilatore che era appeso.

In poche parole, un’en-nesima punizione ed umi-liazione per un elefanteche ancora sogna i grandispazi verdi della forestadello Sri Lanka. Alcuni in-servienti dello zoo - hannodetto per calmarlo - glihanno tenuto legate pergiorni le zampe posterioricon delle grosse catene elo hanno lasciato conpoca acqua e senza cibo.

Il caso dell’elefanteautistico, grazie alle se-gnalazioni delle organiz-zazioni ambientalistepakistane, ha rag-giunto un clamore in-ternazionale ed è laprima volta che unastoria del genere colpi-sce il grande pubblicopakistano, di solitopoco attento ai dirittidegli animali. Una pe-tizione on-line ha rac-colto in poco temponella sola Islamabadoltre 280mila firme egruppi di giovani am-bientalisti hanno insce-nato sit-in di protestadavanti allo zoo. Il pre-sidente del Senato del

Pakistan ha sollecitato le autoritàmunicipali di Islamabad ad interve-nire sui proprietari dello zoo per tra-sferire subito Kaavan in una riservaprotetta.

Anche negli Stati Uniti, in Au-stralia e altrove le organizzazioni perla difesa degli animali, hanno lan-ciato la campagna #savekaavan. Lacantante Cher ha girato un video nelquale rivolge un appello per liberarel’elefante triste. Ma la società pri-vata proprietaria dello zoo di Isla-mabad, la Capital Development, hafinora respinto le proteste e rifiutatoil trasferimento, forse temendo uncalo nei visitatori, che sono aumen-tati da quando il caso è diventatopubblico. Hanno invece deciso di ac-quistare un altro elefante femminadallo Sri Lanka per fare compagniaa Kaavan.

Chissà se la nuova compagnaporterà un po’ di felicità al nostropovero elefante. Noi, in ogni caso,restiamo contrari agli animali selva-tici in gabbia.

di PAOLO DIONISI Kaavan, l’elefante maltrattato

7L’OPINIONE delle Libertàgiovedì 14 luglio 2016 Cultura

Dal futuro, Sabina Guzzanti ana-lizza il cinquantennio 1990-2041.

Succede in “Come ne venimmofuori”, il suo nuovo spettacolo sati-rico - comprendente anche le noteimitazioni di personaggi politici - intour da qualche mese, e di passaggioa Roma oggi ad “Eclettica Festival”.Ne parliamo con l’autrice/attrice.

Qual è stata la spinta all’originedel progetto?

Alcune letture, come il libro “Lanuova ragione del mondo” di PierreDardot e Christian Laval; mi hamolto colpita, e dato ispirazione sucontenuti che abbiamo tutti in menteun po’ vagamente, ma che lì sonoespressi molto bene dal punto divista filosofico, storico, esistenziale.

Il tema è il neoliberismo, come sitraduce nella vita quotidiana, lospettacolo è fatto di osservazioniumoristiche sulle relazioni umane, dilavoro, con una visione storica dalSeicento ad oggi.

Altro testo di riferimento dichia-rato è stato “Shock economy” diNaomi Klein.

Lo avevo letto da un bel po’, peròsicuramente anche quello è un sag-gio fondamentale, un’analisi moltodocumentata per spiegare che que-sto è un sistema politico ed econo-mico affermatosi ovunque grazie aviolenza, propaganda, ricatto, men-tre invece viene spacciato per quantodi più democratico si possa conce-pire.

Anche stavolta, per realizzare unsuo lavoro, si è servita dell’autopro-

duzione e del web. Che ne pensa diquesti mezzi?

Ho vissuto per tanto tempo con-siderata come una specie di nemicopubblico, bandita da tutte le televi-sioni, quindi uso il web semplice-mente perché non posso fare altro,non è che ne sia una fanatica. È unostrumento potenzialmente ottimo,come anche la tivù, poi dipende sem-pre da quello che ci si fa. Lo spetta-colo prende parecchio in giro iluoghi comuni sui social network,che in alcune circostanze sono sicu-ramente utili e importanti, ma non èche siano la soluzione.

Nello spettacolo, lei sostiene checi impongono l’ideologia neoliberi-sta come una realtà senza alternative,e il cambiamento come impossibile.

Lo spettacolo non è un trattato, faridere, però ci sono dei concetti basestimolanti anche secondo il pubblico,visto che ormai è qualche mese chesiamo in tour. Ci dicono che le ideo-logie sono morte, quando in realtà ilneoliberismo è un’ideologia, peresempio in quanto ad invasività nellalibertà personale: le dittature ridu-cono le libertà di scrittura, incontro,espressione, ma il neoliberismo èfatto proprio per entrare nel cervellodella gente, crea una nuova forma diessere umano a cui il senso criticoviene disattivato quasi dalla nascita.

Un’altra considerazione portante

è che questo sia un Paese permeatodalla cultura mafiosa di familismo,omertà, sessismo.

Riguarda tutti, sono consideraticoncetti ovvi dall’80 per cento dellapopolazione: “Non sputare nelpiatto dove mangi”. Si fanno favori,si vive sempre come in un clan, è lacosa più normale ed effettivamenteanche una difesa cui spesso siamocostretti per sfuggire alla burocraziae altre follie: molti di noi, che ab-biamo la possibilità di farlo, quandoci tocca una visita medica siamo co-stretti a percorrere strade diverse,perché quella ufficiale è impratica-bile. È una volontà politica il far sìche le persone non possano essere in-dipendenti e invece debbano conti-nuamente compromettersi consistemi che non hanno a che fare coldiritto, ma con la legge del più forte,del prepotente e delle conoscenze.

SabnaQƒ2, la sua protagonista, ciparla dal domani, prendendo inesame i cinquant’anni che partonodal 1990. Cosa rappresenta quelladata?

La caduta del Muro di Berlino,quella specie di trauma che all’inizioè stata una splendida notizia; era-vamo tutti commossi, sono ancheandata a manifestare lì, sembravaun’utopia e poi quando è finalmentesuccesso siamo stati felicissimi.Dopo, però, mi ricordo perfetta-

mente che mi impressionò il fattoche noi - come cittadini - la vives-simo in un modo, e invece venisseimmediatamente raccontata in unaltro: la fine della possibilità di pen-sarla diversamente. L’unica cosa cheesiste è l’economia di mercato, lacompetizione, e chiunque non èd’accordo viene considerato come lemacerie di quel muro; si tratta diuna manipolazione disonesta diquanto accaduto, non è che l’espe-rienza sovietica racchiudesse tutte lepossibilità, quanto c’è di positivo nelpensiero umano.

Rispetto a quel/questo periodo,lei denuncia una generale indiffe-renza, pigrizia, superficialità, riven-dicando invece l’uso del pensiero, lanecessità di capire, la capacità cri-tica.

Sono tutti concetti che - quandoli esprimi - ognuno li capisce a modosuo, però non ci piove. Non è chequesto comporti diffidenza a trecen-tosessanta gradi, complottismo oaltro: la questione è l’autonomia dipensiero, che è scomparsa anchenelle piccole cose. Ad esempio, sonopochissime le persone che hanno ilcoraggio di dire davvero cosa pen-sano di un film che hanno appenavisto, tanta è la pressione - concludeGuzzanti - rispetto all’essere comegli altri, al far parte del gruppo diquelli che ce la possono fare.

di FEDERICO RAPONI

Sabina Guzzanti: satira “futuristica” stasera a Roma