CYDONIA OBLONGA O COTOGNO - cesareodoc.it · Il genere Trachycarpus appartiene alla famiglia delle...

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CYDONIA OBLONGA O COTOGNO Il cotogno è una pianta della famiglia delle Rosacee coltivata per i suoi frutti. È una delle più antiche piante da frutto con conosciute: era coltivato già nel 2000 a.C. dai Babilonesi, tra i Greci era considerato frutto sacro ad Afrodite e in epoca romana era già citato da Catone, Plinio e Virgilio. La pianta si presenta come un piccolo albero deciduo, che può raggiungere i 5-8 metri di altezza. Le foglie alternate, semplici, sono lunghe 6-11 cm, mentre i fiori sono bianchi o rosa, con cinque petali, con corolle di 5-7 cm di diametro.

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CYDONIA OBLONGA O COTOGNO

Il cotogno è una pianta della famiglia delle Rosacee coltivata per i suoi frutti. È una delle più

antiche piante da frutto con conosciute: era coltivato già nel 2000 a.C. dai Babilonesi, tra i Greci

era considerato frutto sacro ad Afrodite e in epoca romana era già citato da Catone, Plinio e

Virgilio. La pianta si presenta come un piccolo albero deciduo, che può raggiungere i 5-8 metri di

altezza. Le foglie alternate, semplici, sono lunghe 6-11 cm, mentre i fiori sono bianchi o rosa, con

cinque petali, con corolle di 5-7 cm di diametro.

WISTERIA SINENSIS

I Glicini sono originari della Cina, del Giappone, della Corea e

dell'America. Sono arbusti rampicanti di forte crescita, decidui, con una

spettacolare fioritura primaverile ed un fogliame di un fresco verde

brillante in estate. Rustici, resistenti al freddo ed alla maggior parte

delle malattie, i rami si attorcigliano ai loro sostegni come liane e

possono essere utilizzati su pergolati, muri o ringhiere a guisa di

cordoni, ghirlande o spalliere, per coprire pareti, fatti arrampicare su

altri alberi, essere allevati come arbusti isolati o ad alberello.

Il Glicine comune (Wisteria sinensis) con i suoi fiori color lilla violaceo

è la varietà più conosciuta e diffusa ma seguendo il gusto del pubblico,

oggi i vivaisti sono in grado di mettere a disposizione altre varietà con forme e colori nuovi.

IL MANDARINO (CITRUS DELICIOSA)

Il mandarino, forse così chiamato per il colore che ricorda

quello dell'abito del funzionario cinese, è una pianta

sempreverde della famiglia delle Rutacee originaria della Cina o

del Laos e attualmente coltivata soprattutto nell'Europa

meridionale, negli Stati Uniti e nell'Africa meridionale. In Italia

le regioni maggiormente interessate alla coltura del mandarino

sono Sicilia, Calabria e Campania. È un piccolo albero o un

arbusto con fiori bianchi molto profumati e frutti a esperidio

(mandarini), globoso-depressi, con buccia ricca di un olio

essenziale aromatico usato in liquoreria e in pasticceria. La

polpa è succulenta e zuccherina.

Tipica pianta agrumicola dei paesi con clima subtropicale e temperato-caldo, il mandarino predilige

terreni di medio impasto, ricchi di sostanze organiche, profondi e ben drenati,

Particolarmente pregiato è il tardivo di Ciaculli, una anomala selezione di Avana, che ha raggiunto,

specie negli scorsi anni, una certa importanza commerciale.

Con il nome di Tangelo o Mapo, vengono indicati tutti gli ibridi derivati dall'incrocio tra il

mandarino o tangerine ed il pompelmo o pummelo (come ad esempio il "Sampson", l' "Orlando", il

"Minneola").

Il periodo di raccolta del mandarino è compreso tra l'inizio di dicembre e la fine di marzo, in

dipendenza dalle aree di coltivazione. Normalmente i mandarini non vengono conservate in celle

frigorifere.

TRACHYCARPUS

Il genere Trachycarpus appartiene alla famiglia delle

Arecaceae (famiglia delle palme) e comprende piante native

delle foreste temperate e montane dell'Asia subtropicale. Si

tratta di palme caratterizzate da un tronco ricoperto da dense

fibre marroni (le vecchie guaine delle foglie) dal quale si

sviluppano lunghi piccioli che portano ampie foglie a

ventaglio, segmentate per metà, lucide, larghe fino ad un

metro. I fiori sono raggruppati in infiorescenze a pannocchia,

pendenti, di colore giallo. I frutti sono di colore blu scuro e

ciascuno contiene al suo interno un solo seme. La dispersione

dei semi in natura avviene sia ad opera degli uccelli che

mangiano le bacche che per caduta. Le Trachycarpus sono

piante dioiche (raramente ermafrodite) che vuol dire che ci sono "piante femminili" e "piante

maschili" cioè piante che

portano solo fiori maschili e piante che portano solo fiori femminili. Sono piante a crescita lenta.

TUIA La tuia (Thuja) è un genere appartenente alla famiglia delle

Cupressaceae originario dell'Alaska, della regione dei Laghi

nordamericani, della Cina e del Giappone.

Il nome del genere deriva dal greco θυία thyía ("cedro") per il

caratteristico odore del legno; in America viene chiamata arborvitae

(dal latino, "albero della vita").

Il genere Thuja comprende specie arboree e arbustive sempreverdi, di

grandi dimensioni (possono arrivare a 60 m di altezza); hanno fusto

rastremato, chioma conica, corteccia fessurata colore rosso cannella,

rametti leggermente appiattiti, foglie ridotte a scaglie, frutti legnosi

(coni), lunghi 1-2 cm. Alcune specie vengono utilizzate come piante

ornamentali come la Thuja occidentalis, originaria del Nord America,

e la Thuja orientalis (Platycladus orientalis), originaria della Cina,

albero o arbusto con altezza tra 1 e 8 m mentre nel paese d'origine

presenta forme arboree alte fino a 20 m, con rametti leggermente

appiattiti, identici su ambo le facce, disposti sullo stesso piano a

formare delle strutture ventagliformi disposte verticalmente o

obliquamente, i corpi fruttiferi rosso-brunastri lunghi circa 1,5 cm,

hanno poche squame arricciate all'apice, la Thuja plicata originaria

delle coste del Pacifico dall'Alaska alla California, grande albero

sempreverde alto fino a 30 m, corteccia dei rami fibrosa di colore

rosso-brunastro o grigiastro, la Thuja standishii, che presentano varie

sfumature gialle, dorate, bronzee a seconda della varietà. Si

moltiplicano per talea, margotta o con la semina.

MONSTERA DELICIOSA PIANTA DEL PANE AMERICANA

Il nome Monstera deriva dal latino mostifer, pianta che genera

mostri. Il nome della pianta è dovuto al frutto, lungo circa 25 cm e

4 cm di diametro, dal sapore molto dolce (simile all’ananas) che

somiglia ad una pannocchia dalle squame esagonali. Proviene dalle

foreste tropicali del Guatemala, si sviluppa con un portamento

cespuglioso ed ha delle grandi foglie caratteristiche molto

frastagliate larghe dai 50 cm al metro. Possiede radici aeree che

crescono a livello dei nodi del fusto. Essendo una pianta tropicale

ha bisogno di molta luce, ma non deve essere mai esposta ai raggi

solari diretti, questi ultimi potrebbero causare delle macchie sulle

foglie. Nel periodo estivo è consigliato trasportare la pianta

all'esterno, all'ombra di una pianta. Necessita di molte annaffiature,

in relazione alla temperatura dell'ambiente. La riproduzione di

questa pianta avviene nel periodo estivo, visto le alte temperature

di cui ha bisogno per radicare. Le parti da utilizzare per la talea

sono l'apice o le gemme laterali.

LANTANA CAMARA

Lantana camara è una specie di pianta nativa

del centro America e Sudamerica ed è stata

introdotta nelle altre parti del mondo come

pianta ornamentale; è considerata pianta

infestante in molte aree tropicali.

È una specie invasiva che ha coperto vaste

aree in India come pure in Australia.

Colonizza nuove aree quando i suoi semi

sono sparsi dagli uccelli. È resistente agli

incendi e cresce velocemente colonizzando

le aree bruciate. È diventata un ostacolo serio

alla rigenerazione naturale di specie

importanti nel sudest asiatico.

Sebbene sia considerata infestante in

Australia, la pianta offre rifugio per parecchie specie native marsupiali e offre anche l'habitat per

l'ape nativa Exoneura, specie vulnerabile, che nidifica nel fusto cavo della pianta.

Perché la lantana camara, oltre a essere bella, è una pianta anti-zanzare e in casa, sul balcone e sul

terrazzo si rende utile d’estate. La bella stagione è anche il periodo in cui si vedono i fiori –

tecnicamente si tratta di infiorescenze tubulose di vari colori (bianco, giallo, rosso, arancio…) – che

spuntano all’ascella delle foglie da maggio ad agosto riuniti in corimbi globosi.

Lo sapevate che i fiori della lantana camara cambiano colore? La colorazione dei fiori tende a

scurirsi con il passare del tempo, passando dal bianco al giallo, fino al rosso, così che la stessa

infiorescenza presenta diverse tonalità.

La coltivazione della lantana camara non presenta particolari difficoltà perché si tratta di un arbusto

resistente. La lantana camara ha bisogno di luce intensa per fiorire, ma soffre i raggi diretti del sole

nella stagione calda. La lantana camara si riproduce bene per talea prelevando in marzo getti di 8-10

cm dai giovani germogli

HIBISCUS ROSA SINENSIS

L’Hibiscus rosa sinensis è un arbusto appartenente alla

famiglia delle Malvaceae ed è originario della Cina.

Appartiene alla tipologia di piante perenni e

semirustiche. E’ un fiore abbastanza versatile in quanto

può essere messo a dimora sia in giardino e sia

all’interno dell’abitazione. Nei paesi d’origine (la Cina),

la sua dimensione può arrivare a circa 10 metri massimi

e, se coltivata in vaso, raggiunge massimo i 3 metri

circa d’altezza. Le foglie sono di un verde lucido, con

bordo dentato e la punta acuminata; le infiorescenze

sono imbutiformi, costituiti da 5 petali color rosso vivo

e si formano tra giugno e settembre. La parte interna di

questi fiori è composta di una lunga colonna staminale che presenta sulla parte superiore dei piccoli

stami e in punta ha 5 pistilli. La moltiplicazione dell’Hibiscus rosa sinensis avviene mediante normale semina e talea. Riguardo

alla potatura, essa si pratica al raggiungimento del quarto anno d’età della pianta. Raggiunta questa

soglia, si procede con le potature a carattere formativo, prima che si formino le nuove ramificazioni

in modo tale da non avere troppe e dannose infiorescenze.

YUCCA, TRONCHETTO DELLA FELICITÀ.

Provenienza: zone a clima caldo dell’America Settentrionale e

Centrale.

Descrizione genere: comprende 40 specie di piante sempreverdi,

delicate o rustiche, che presentano foglie lunghe, nastriformi e

coriacee, spesso terminanti con una spina, riunite in ciuffi

all’apice del fusto o direttamente sul terreno (per le specie acauli).

In estate-autunno producono steli fiorali, che emergono dal centro

della pianta e portano fiori campanulati, simili a grossi mughetti,

riuniti in pannocchie erette molto lunghe.

MELOGRANO - PUNICA GRANATUM

Il Melograno è una delle piante da frutto coltivata da

più tempo nell'area mediterranea; ha origini

asiatiche, ma già svariati secoli orsono se ne diffuse

la coltivazione nelle aree più calde ed aride del

mediterraneo, dove si sviluppa al meglio. Si tratta di

un grosso arbusto, che produce numerosi polloni

basali, generalmente in coltivazione si sceglie il

fusto centrale e si asportano i polloni, in modo da

permettere lo sviluppo di un piccolo albero, a foglia

caduca; ha corteccia ruvida e rugosa, di colore

chiaro, le foglie sono piccole lanceolate, di colore

verde chiaro, divengono aranciate prima di cadere,

in autunno. In primavera produce piccoli fiori di

colore rosso, racchiusi in boccioli carnosi, leggermente coriacei,

anch'esso di colore rosso vivo. Ai fiori seguono grosse bacche,

dette balauste, di colore giallo arancio o rosso, o anche in un

mix dei tre colori; le bacche hanno una scorza tenace e spessa,

molto fibrosa, al cui interno sono presenti innumerevoli piccoli

semi polposi, racchiusi in sottili membrane gialle, ricche in

tannini. I semi si consumano crudi, o se ne ottiene il succo, ed

hanno sapore vario a seconda della varietà della pianta, si va dai

semi molto acidi, a quelli semidolci a quelli dolcissimi, più

adatti al consumo fresco.

I frutti di melograno vengono utilizzati anche in cucina, per preparare salse o come

accompagnamento insolito a carni o pesci; il loro particolare sapore, con un fondo acidulo, li rende

infatti adatti anche in abbinamento con piatti salati.

Con il melograno si prepara lo sciroppo di granatina, anche se difficilmente lo si trova in

commercio, vista la difficoltà con cui si estrae il succo dai semi, che lo rende un prodotto molto

costoso.

GELSOMINO (JASMINUM OFFICINALE)

Il Gelsomino officinale, detto anche gelsomino bianco, si

caratterizza per essere una pianta rampicante che può arrivare

ad avere anche un'estensione pari a quindici metri.

I fiori sono caratterizzati da una tipica colorazione bianca,

mentre la fioritura avviene nel corso di quel periodo che è

compreso tra il mese di giugno e ottobre: in pratica, tra l'inizio

dell'estate e l'inizio della stagione autunnale.

Stiamo parlando di una pianta rampicante che ha avuto origine

soprattutto nel continente asiatico, ma anche in Iran.

I fiori, oltre al tipico colore bianco, presentano anche un

profumo davvero intenso, che ricalca indubbiamente quello del

genere Jasminum.

Il Jasminum officinale è, senza ombra di dubbio, una di quelle varietà che si caratterizzano per

avere uno sviluppo particolarmente vigoroso e tra le varietà che si possono trovare sul mercato, ce

ne sono due: una in particolare per avere dei fiori dalle dimensioni più elevate e con dei tipici tratti

rosa, l’altra si distingue per la presenza di macchie gialle sulle foglie.

CERATONIA SILIQUA – CARRUBO

Il carrubo (Ceratonia siliqua) è un albero sempreverde, prevalentemente

dioico (esistono cioè piante con soli fiori maschili e alberi con fiori solo

femminili, raramente presentano fiori di ambedue i sessi sulla stessa

pianta). Appartiene alla famiglia delle Fabaceae.

È un albero poco contorto, a chioma espansa, ramificato in alto. Può

raggiungere un'altezza di 10 m. Il fusto è vigoroso, con corteccia

grigiastra-marrone, poco fessurata. Ha foglie composte, paripennate, con

2-5 paia di foglioline robuste, coriacee, ellittiche-obovate di colore verde

scuro lucente superiormente, più chiare inferiormente, con margini interi.

I fiori sono molto piccoli, verdastri, a corolla papilionacea; si formano su

corti racemi lineari all'ascella delle foglie. I frutti, chiamati carrube o

vajane, sono dei grandi baccelli, detti lomenti" lunghi 10–20 cm, spessi e

cuoiosi, dapprima di colore verde pallido, marrone scuro a maturazione:

presentano una superficie esterna molto dura, con polpa carnosa, pastosa

e zuccherina che indurisce col disseccamento. I frutti contengono semi scuri, tondeggiati e

appiattiti, assai duri, molto omogenei in peso, dal loro nome in arabo qīrāṭ o "karat" è derivato il

nome dell'unità di misura (carato) in uso per le pietre preziose, equivalente a un quinto di grammo.

In realtà la variazione del peso dei semi di carrubo presi alla rinfusa arriva al 25%.

In Puglia, una legge regionale (Art. 18 L. R. 04/06/2007) la fa rientrare nelle specie protette.

Esistono tuttora importanti carrubeti nel ragusano e nel siracusano, in queste zone sono ancora

attive alcune industrie che trasformano il mesocarpo del carrubo in semilavorati, utilizzati

nell'industria dolciaria e alimentare. La provincia di Ragusa copre circa il 70% della produzione

nazionale. Parte dei succedanei del cioccolato sono ottenuti da pasta o semi di carrube.

Molti addensanti, gelificanti, di prodotti alimentari sono ottenuti da farina di semi di carrube.

Oggi i frutti (privati dei semi) vengono usati per l'alimentazione del bestiame. Un tempo furono

usati come materiale da fermentazione per la produzione di alcool etilico. I frutti si conservano per

molto tempo e possono essere consumati comunemente freschi o secchi o, in alternativa, passati

leggermente al forno.

I semi, durissimi, sono immangiabili, possono invece essere macinati ottenendo una farina dai

molteplici usi che contiene un'altissima quantità di carrubina la quale ha la capacità di assorbire

acqua per 100 volte il suo peso.

Il legno di carrubo per la sua durezza veniva impiegato per la fabbricazione di utensili e macchinari

in legno soggetti a usura.

In fitoterapia l'estratto secco del frutto (carruba) è utilizzabile, anche assieme allo zenzero, nel colon

irritabile ad alvo diarroico.

A causa dell'elevato contenuto in tannino la polpa dei frutti ha effetto irritante, se assunta in grande

quantità.

VIBURNO THINUS

Il viburnum thinus è senza dubbio un arbusto che regala

grandi soddisfazioni a chiunque la coltivi. E' una pianta

sempreverde molto rustica, poiché sa adattarsi agli ambienti

siccitosi e sopravvive senza problemi nei climi più rigidi,

sopporta l'esposizione all'ombra, anche se fiorisce meno, ed

è particolarmente resistente alle intemperie. Se non si

interviene con le potature, oltretutto, il viburno thinus regala

piccoli fiori a mazzetti che sembrano merletti bianco avorio,

molto profumati, di colore rosa quando sono ancora in

bocciolo. Il suo portamento è morbido, espanso, con rami estremamente flessibili, eppure

particolarmente resistenti.

Con il tempo può raggiungere i 3-4 metri di altezza e i 3-4 metri di larghezza.

Originario dell'Europa sud-orientale, viene chiamato anche viburno tino, lentaggine, lauro tino o

alloro tino.

Il viburno thinus emette i boccioli rosa in inverno e fiorisce in primavera, sempre se non lo potate in

autunno. Le sue foglie hanno una consistenza coriacea di colore verde scuro, ma la bellezza di

questo tipo di viburno (ne esistono circa 120 specie diverse) non è solo nel fogliame o nella

fioritura, ma anche per le abbondanti bacche molto decorative di color blu violaceo che compaiono

dopo la fioritura, in autunno e permangono per diverso tempo sull'arbusto.

Le bacche del viburno sono molto gradite agli uccellini che frequentano i giardini, dandoci

un'opportunità in più di osservarli quando si avvicinano per mangiare.

E' fondamentale precisare che i suoi frutti sono tossici per gli essere umani, infatti contengono una

sostanza nociva, la viburnina.

La corteccia invece contiene amidi, saccarosio, oli grassi e destrine ed è utilizzata a scopi

farmacologici.

FORTUNELLA MARGARITA O KUMQUAT

Il kumquat (detto anche mandarino cinese) è un agrume, appartenente

alla famiglia delle Rutaceae. Il vero nome botanico in realtà è

Fortunella (dallo studioso inglese, Fortune, che lo introdusse per la

prima volta in Europa, nel 1848) ed è originario per lo più della Cina

centrale e secondariamente della Malesia.

Arbusto denso o piccolo albero, che raggiunge negli anni i 3-4 metri di

altezza, originario dell'Asia, in Cina; un tempo i kumquat venivano

considerati nella specie citrus, viste le numerose somiglianze con tale

specie. Forma arbusti compatti, a crescita lenta, densamente ramificati, che talvolta presentano

piccole spine sui rami; il fogliame è lanceolato, di dimensioni comprese tra i 4 e gli 8 cm, di colore

verde scuro, abbastanza cuoioso e spesso, rigido, sempreverde. In primavera produce numerosi

piccoli fiori a stella, bianchi, delicatamente profumati, cui seguono, in inverno, piccoli frutti ovali,

simili a piccoli limoni, di colore che varia dal giallo all'arancio intenso; i frutti di kumquat hanno la

buccia dolce e la polpa asprigna, vengono consumati interi, crudi o caramellati.

DRACAENA DRACO

La Dracaena draco, o sangue di drago (Drakaina =

femmina del drago) è una pianta monocotiledone

originaria delle isole Canarie appartenente alla

famiglia delle agavacee.

Il termine “sangue di drago” è dovuto alla resina

tipica di questa pianta che quando si espone all’aria

ossida ed assume un colore rossastro.

Dal punto di vista ornamentale la Dracaena draco

è molto apprezzata e viene coltivata nei parchi e

giardini per il fogliame ed il portamento elegante.

Nelle regioni a clima mite può essere coltivata sia

in piena terra che in vaso e può impreziosire aiuole

fiorite.

Questa pianta si caratterizza per un tronco cilindrico che negli esemplari adulti si divide

ripetutamente fino a formare un caratteristico ombrello, molto apprezzato dal punto di vista

ornamentale.

Le foglie robuste e di forma lanceolata sono lunghe fino a 60 cm, ricordano i caratteri delle piante

grasse. I fiori riuniti in racemi sono di colore bianco-verdastro.

I piccoli frutti riuniti in pannocchie, quando sono maturi si distinguono per il loro colore arancione.

In genere questa pianta è piuttosto lenta ad accrescersi e le occorrono circa 10 anni per raggiungere

il metro di altezza. Di contro è una pianta molto longeva: nelle isole Canarie sono presenti

esemplari di circa 3000 anni di età.

Le foglie di Dracena draco hanno un colore verde tendente all'azzurro

La Dracaena draco è una pianta relativamente resistente alla siccità e si adatta bene al clima

mediterraneo come la maggior parte delle agavacee.

La propagazione di questa pianta si effettua per seme, propaggine, margotta o talea apicale.

La Dracaena draco è conosciuta fin dall’antichità: gli abitanti delle isola Canarie le attribuivano

poteri magici e solevano celebrare ai piedi di queste piante dei riti divinatori.

La pianta era nota anche dagli antichi greci, dai romani ed arabi per le sue proprietà medicinali. In

particolare veniva usata per la cura delle ulcere gastriche e intestinali e per il trattamento delle

ferite.

La resina di Dracaena draco ha una notevole quantità di sostanze astringenti e veniva pertanto

utilizzata nel trattamento della dissenteria. Ancora oggi viene usata nella medicina popolare

yemenita per arrestare le emorragie, curare le ulcere ed il trattamento della diarrea. La resina di

Dracaena draco veniva inoltre usata per estrarre dei pigmenti utilizzati come coloranti per

impreziosire marmi, vetrate colorate, pietre pregiate e il legno usato per costruire i famosi violini

Stradivari.

BUDDLEJA DAVIDII

Il nome specifico è stato definito dal botanico francese Adrien

René Franchet (1834 – 1900) per ricordare il contemporaneo

missionario padre Armand David scopritore di numerose specie

botaniche orientali.

Uno dei nomi volgari (albero delle farfalle) deriva dal fatto che

la prolungata e profumata fioritura, per tutto il periodo estivo,

facilita la continua visita delle farfalle. Normali radici da

arbusto che producono numerosi stoloni sotterranei.

Fusto quadrangolare con foglie lanceolate e nervature sporgenti

La pianta è ramificata dalla base con robusti rami, prima eretti e poi

decombenti (che tornano a dirigersi verso il basso). La sezione del

fusto è quadrangolare e alla base si presenta legnoso con una chiara

corteccia fessurata longitudinalmente, mentre verso l'alto i rami più

giovani sono subtetragoni e pelosi. Dimensioni medie: dai 2 ai 5 m.

Le foglie sono a fillotassi opposta e di forma ovato - lanceolate. La

lamina è rugosa e intera; sui bordi è lievemente crenulata seghettata

con nervature infossate di sopra e sporgenti di sotto. La pagina

superiore è verde e glabra, mentre quella inferiore è bianca – grigiastra

cotonosa (pubescente). Le foglie, dotate di stipole, sono picciolate

quelle inferiori, sessili quelle superiori. Dimensioni delle foglie:

larghezza 2 – 4 cm; lunghezza 6 – 12 cm.

L'infiorescenza è una densa pannocchia conica (o piramidale) terminale composta da numerosi

mazzetti di fiori agglomerati. Dimensione della pannocchia: diametro 3 cm; lunghezza 30–60 cm.

I fiori, ermafroditi sono delicatamente profumati di miele. Il colore dei fiori è azzurro lilla nella

specie e varia dal lilla pallido al violetto intenso, ma anche bianco nelle cultivar. Dimensioni del

fiore: 1 – 1,5 cm; diametro totale: 5 mm.

Calice: il calice è campanulato e appare bianco per la sua tomentosità con sepali dentati (4 denti),

saldati (fiore gamosepalo) e più corti del tubo calicino. Dimensione del calice: 2,5 mm

Corolla: la corolla tubulosa (fiore gamopetalo) è lunga e terminante con 4 lobi patenti e una

macchia rossastra al centro. Lunghezza del tubo corollino: 8 mm.

Androceo: gli stami sono 4 ad antere sessili; sono inseriti nel tubo corollino e quindi non

fuoriescono e sono perciò inclusi.

Gineceo: l'ovario è supero costituito da due carpelli fusi.

Fioritura: da agosto a settembre.

Impollinazione: tramite insetti (soprattutto farfalle).

Il frutto è una capsula biloculare (derivata dai due carpelli) avvolta dal calice e dalla corolla che

sono persistenti. È lunga circa 1 cm e contiene numerosissimi minuti semi (alcuni milioni) che il

vento trasporta lontano.

Diffusione: il luogo d'origine della pianta è la Cina nordoccidentali. In Europa venne introdotta

verso il 1895 a scopo ornamentale ma ben presto si dimostrò infestante in quanto si adatta

facilmente a qualunque tipo di terreno e resiste bene al freddo (diversi gradi sotto lo zero).

NESPOLO DEL GIAPPONE - ERIOBOTRYA JAPONICA

Il Nespolo del Giappone (Eriobotrya japonica Lindl.) è una pianta originario della Cina orientale,

dove è ancora coltivato, così come in Giappone, in zone temperato-calde; diffuso negli Stati Uniti e

nell'areale mediterraneo soprattutto per ornamentale, mentre la coltivazione avviene in Spagna,

nella Valencia, in Italia, nella provincia di Palermo e un po' in Calabria.

Appartiene alla Famiglia delle Rosaceae, sottofamiglia Pomoidee, ma il genere è Eriobotrya, specie

japonica.

E' una pianta sempreverde, con foglie grandi tormentose nella pagine inferiore, apparato radicale

superficiale.

La fioritura va da novembre a febbraio, con fiori pentameri e con 20 stami e 5 pistilli, il cui numero

varia dai 200 fino a 600, con la selezione, fiori che sono riuniti in pannocchie.

I frutti sono pomi, con 1-5 semi riuniti al centro, in genere piccoli (peso medio 30-55 g, sono rare le

varietà con peso più elevato), rotondi, ellittici, a forma di uovo o di pera; il colore della buccia va

dal giallo pallido all'arancio brillante; il colore della polpa va dal bianco all'arancio, includendo

diverse gradazioni di giallo.

I semi sono grossi con tegumento bruno.

CUPRESSUS SEMPERVIRENS Originario del Mediterraneo orientale (Creta, Rodi, Cipro, Siria) è stato introdotto in Italia in epoca

antichissima, forse già dagli Etruschi o addirittura dai Fenici, ed è attualmente diffuso in tutta l'area

del Mediterraneo dove si trova sia spontaneo che coltivato come pianta ornamentale dei parchi, viali

e cimiteri, e spesso viene piantato per contrassegnare i confini di proprietà.

Fanerofite arboree. Piante legnose con portamento arboreo.

Albero sempreverde, molto longevo, alto fino a 30 m (negli

esemplari più vecchi può arrivare anche a 50 m), con tronco

diritto e robusto e con chioma di forma molto variabile, o

conico-piramidale allungata terminante in una punta con rami

appressati eretti, spesso ramificato fin dalla base (var.

pyramidalis o 'stricta') o espansa con rami patenti o quasi

orizzontali (var. horizontalis). Corteccia grigio-bruna fibrosa

di poco spessore e fessurata in senso longitudinale.

Il legno è discolore con duramen (massello) di colore bruno e

alburno bianco-giallastro privo di canali resiniferi; sono presenti falsi anelli dovuti al riposo estivo

che la specie attua come difesa dalla estrema siccità estiva del clima termomediterraneo in cui

questa specie si è evoluta. Ha un apparato radicale che può approfondirsi notevolmente nelle

fessure delle rocce tramite fittoni, ma nei suoli compatti e molto superficiali, le radici si possono

diffondere superficialmente anche a notevole distanza. I giovani ramuli sono disposti in tutte le

direzioni, sottili e a sezione da circolare a quasi quadrangolare e non si vedono gemme. Le foglie

sono piccole, ridotte a squame subtriangolari (0,5-1 mm), di verde grigiastro scuro, muniti di

ghiandole resinifere. Fiori unisessuali, ma presenti sulla medesima pianta (pianta monoica). I

maschili (microsporofilli) molto piccoli (4-8 mm), giallognoli, disposti all'apice dei ramuli e

precocemente caduchi sono composti da verticilli di squame portanti gruppi di stami sulla pagina

superiore. I femminili (macrosporofilli) più grandi, portati su corti rametti con un breve peduncolo

sono formati da poche squame (8-14) con gli ovuli sulla pagina superiore. I fiori femminili dopo

l'impollinazione si sviluppano in strobili (o galbuli) subsferici, verdi quando immaturi. Si maturano

dopo due anni e diventano grigio-giallastri con squame legnose peltate, irregolarmente poliedriche a

forma di scudo con mucrone ottuso.

Ogni squama contiene da 5 fino a 20 semi angolosi strettamente alati. Impollinazione: anemofila.

CLIVIA MINIATA

La clivia è una pianta erbacea, con radici

rizomatose, originaria del Sud Africa; in Italia

tipicamente se ne coltiva una sola specie, clivia miniata, ma è possibile reperire in vivaio anche

esemplari di altre 3-4 specie, e alcuni ibridi, con

foglie variegate o fiori dal colore vistoso e particolare. Le clivie sono piante erbacee, prive di

fusto, che producono rosette costituite da grandi foglie a nastro, sempreverdi, coriacee, di colore

verde scuro, larghe alcuni centimetri, che possono

raggiungere i 60-80 cm di lunghezza, arcuate. Tipicamente in un vaso acquistato in vivaio

troviamo una singola spessa rosetta di foglie; con il

passare degli anni però le radici rizomatose tendono ad allargarsi, occupando tutto lo spazio disponibile,

e a produrre nuove rosette, in modo da dare origine ad un ampio cespo accestito. A fine inverno dal

centro della rosetta si sviluppa un fusto spesso e carnoso, cavo, eretto, che porta all’apice

un’infiorescenza ad ombrello, con numerosi grandi fiori muniti di tre petali e tre tepali, riuniti alla base a formare un tubo; i fiori di clivia sono di colore arancione, ma esistono

varietà a fiore giallo, rosso e raramente bianco. Ai fiori seguono piccoli frutti tondeggianti, delle bacche, di colore rosso, che contengono semi fertili.

NERIUM OLEANDRE

L’oleandro è un arbusto sempreverde

appartenente alla famiglia APACYNACEAE,

unica specie del genere NERIUM. E’ forse

originario dell’Asia ma è naturalizzato e

spontaneo nelle regioni Mediterranee è

diffusamente coltivato a scopo ornamentale.

Le foglie, velenose come i fusti, sono

coriacee. I fiori sono grandi e vistosi. Se

viene ingerita porta a: tachicardia con

aumento della frequenza respiratoria, disturbi

gastrici, tra cui vomito, nausea e bruciore,

disturbi sul sistema nervoso centrale, tra cui

assopimento

CHAMAEROPS Le Chamaerops sono delle palme, molto diffuse e

conosciute, alcune delle quali crescono spontanee in Italia e

si ritrovano normalmente nei litorali e nei giardini.

Il genere Chamaerops appartiene alla famiglia delle

Arecacea dove ritroviamo piante comunemente chiamate

palme con due sole specie delle quali solo una, la

Chamaerops humilis, cresce spontanea in Italia e si ritrova

frequentemente nel sud Italia e nelle isole principali, dove

vive soprattutto nelle zone costiere contribuendo alla

costituzione della tipica macchia termoxerofila.

Sono piante sempreverdi, caratterizzate da un robusto

apparato radicale, un fusto eretto (stipite), alla cui sommità

si forma un ciuffo di foglie. Il fusto con il tempo forma alla

base della pianta nuovi getti secondari, facendo sembrare la

pianta formata da più fusti (portamento policormico).

Le foglie sono di colore verde intenso, coriacee ed hanno la particolarità che nascono

intere e si sfrangiano con il tempo assumendo

la tipica forma a ventaglio tanto che spesso

rimangono i residui filamentosi sui bordi delle

foglie. Sono provviste di un peduncolo

importante, spesso biconvesso, persistenti per

diversi anni. In genere sono le foglie più

esterne che cadono per prime anche se non si

staccano del tutto ma hanno la base che si

ripiega sul fusto lasciando dei residui fibrosi

che persistono (le fibre marroni che vediamo

nel fusto). I fiori sono riuniti in infiorescenze a

pannocchia e si formano alla base delle foglie, pendenti, formati da numerosi piccoli fiori di colore

giallo-verdognoli, unisessuali o ermafroditi, generalmente su piante distinte.

I frutti sono delle bacche carnose che contengono al loro interno un solo seme legnoso

CYCAS REVOLUTA

Il nome deriva da quello greco "kykas", usato da

Teofrasto per una palma non identificata.

Fanno parte delle gimnosperme.

Luogo d'origine: isola di Giava, estremo sud del

Giappone, Africa orientale.

Fusto: simile alla palma, a lento accrescimento e

notevolmente longeva, raggiunge circa 3,5 m di

altezza. Fusto eretto, ingrossato alla base e privo di

rami, ricoperto dai residui dei piccioli delle vecchie

foglie appassite e contornata da polloni.

Foglie: pennate, raccolte a ciuffi all'apice del fusto, al centro del quale si trovano le infiorescenze, possono

raggiungere la lunghezza di 2 m.

Fiori: pianta dioica. I fiori maschili sono degli strobili

formati da scaglie, voluminosi ed eretti portanti le

sacche polliniche, quelli femminili simili a grossa

rosetta, aggregati di speciali foglie che recano gli ovuli

sulla parte inferiore, protetti da una folta peluria.

L’impollinazione avviene tramite il vento (anemofila)

che trasporta il polline e germina direttamente

nell’ovulo.

Impiego: si ricava un amido (sago) dal midollo del fusto. I semi sono commestibili.

Era stata la regina Maria Carolina che, nel 1793, aveva messo a dimora il primo esemplare di

Cycas.

CITRUS NOBILIS (MANDARINO)

Originario dalla Cina e del Vietnam del Sud. Le piante della

Sicilia provengono da Malta.

Albero alto al massimo 3 – 4 metri con foglie scure e

lucenti. I fiori sono piccoli, bianchi profumatissimi. I frutti

sono globosi – compressi di colore arancione, hanno polpa

succosa dolce e profumata nella quale sono immessi

numerosi semi. Dalla buccia si ricava l’olio di mandarino

usato oltre che in profumeria anche per aromatizzare liquori,

caramelle e medicinali. Cresce in climi temperati. È molto

diffuso in Sicilia, si propaga per seme.

ALOE ARBORESCENS

Piante perenni della famiglia delle

Liliacee. Originarie dell'Africa

continentale e delle isole

dell'Oceano Indiano. Ha foglie

sessili, carnose, spinescenti, riunite

in rosette terminali, succulente,

triangolari-acuminate e fiori

numerosi riuniti in racemi

spiciformi su lunghi peduncoli

terminali, rossi o gialli. Da

alcune specie si ricava l'aloe-

emodina, sostanza contenuta nel

succo ricavato per incisione delle

foglie con azione purgativa. L'aloe

è stata menzionata già nel papiro

Ebers, pertanto è tra le piante

medicinali più antiche che si

conoscano. Una specie molto

diffusa l' Aloe arborescens era

celebre nel medioevo per la cura

delle ustioni, ma ancora Plinio il

Vecchio la consigliava, oltre che

come lassativo, per curare le ferite,

per detergere i denti e rinforzare le

gengive. Nell'antica Grecia e fra

gli Ebrei, dall'Aloe si ricavava una

resina molto profumata, come

testimoniano vari passi dell'Antico

e Nuovo Testamento; nel Vangelo

di S. Giovanni si narra che dopo la

morte di Cristo, Giuseppe d'Arimatea ne chiese il corpo per seppellirlo e insieme con Nicodemo,

che si era procurato una mistura di mirra e aloe di circa 100 libre, avvolse il corpo di Gesù con

«bende messe insieme con gli aromi, secondo l'usanza di seppellire gli ebrei». L'orto botanico di

Palermo, distribuisce gratuitamente le foglie d'Aloe arboscens, ritenuta da molti studiosi una

prospettiva per la prevenzione e la cura di alcuni tumori. Assieme alle foglie è consegnata la ricetta

consigliata da padre Romano Zago, un frate di Gerusalemme; l'infuso e preparato frullando tre

foglie d'Aloe mezzo chilogrammo di miele e quattro cucchiai di whisky o grappa.

NOLINA LONGIFOLIA

Della famiglia delle Agavaceae. Il nome fu dato in

onore di P.C. Nolin, autore di opere sull’agricoltura,

vissuto in Francia alla metà del 1700. È originaria

del Messico. È una pianta legnosa di lenta crescita, e

può raggiungere i 3 metri e più di altezza. Il grosso

tronco è rivestito da corteccia suberosa di forte

spessore, ramificata con pochi rami eretti, ognuno

dei quali porta all’apice un ciuffo di foglie lunghe,

lineari e acuminate, con margine seghettato; quelle

giovani al centro sono erette,per divenire estroflesse

con la maturità e quindi pendule. I fiori sono

piccolissimi, campanulati, bianco crema, riuniti in

lunghe pannocchie erette dalle ramificazioni

espanse, possono essere unisessuali o ermafroditi. Il

frutto contiene da 1 a 3 semi.

LAURUS NOBILIS (ALLORO)

Pianta con fog1ie molto aromatiche, verde scuro, lucide e coriacee.

Sia le piante maschili che quelle femminili (è una pianta dioica)

producono piccoli fiori giallo-verdi, che spuntano in apri1e; Le piante

femminili producono bacche nerastre, carnose e con un solo seme

(monosperme). I frutti, simili a piccole olive nere, sono usati per la

produzione di liquori oppure macerati nell'olio d'oliva assieme alle

fog1ie, servono per lenire i dolori causati da reumatismi e contusioni.

L'alloro è usato come digestivo, aperitivo, sudorifero, antibatterico,

antinfluenzale, tonificante. I Greci lo piantavano vicino ai Templi e lo

bruciavano durante i riti sacrificali e secondo la direzione presa dal

fumo, ne traevano auspici; il nome deriva probabilmente dal latino

LAUDARE che significa lodare ed infatti, utilizzato per incoronare

eroi, poeti, atleti, re ed imperatori. La nascita dell'alloro è legata ad un

mito ricordato più volte da Dante e Petrarca, immortalato da una famosa statua del Bernini e

descritto nelle Metamorfosi di Ovidio. Apollo, figlio di Giove e fratello gemello di Diana, prese in

giro Eros (Cupido) che, per vendicarsi, lo fece innamorare della ninfa Dafne (in greco significa

alloro) che aveva consacrato la propria castità a Diana, dea della caccia e protettrice delle giovani.

Apollo si mise dunque a rincorrere Dafne e quando la stava per raggiungere, questa si rivolse a suo

padre che la trasformò nel sempreverde albero di alloro con i cui rami, Apollo, si

adornerà sempre il capo.