Custodia del Territorio

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La custodia del territorio come strumento tangibile per limitare il consumo di suolo, valorizzare il territorio e le sue risorse.

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“Madre Foresta” nasce dall’esigenza di far comprendere l’importanza delle foreste quale fattore di sviluppo ed elemento di tutela del territorio. Le foreste, infatti, contribuiscono in maniera essenziale alla conservazione della biodiversità e attenuano gli effetti del cambiamento climatico, ma sono troppo spesso esposte a rischi derivanti dalle attività antropiche. La costruzione di una società sostenibile passa inevitabilmente attraverso la presa di coscienza del ruolo fondamentale assunto dalle foreste per la stabilità ambientale. E’ per questo motivo che all’interno di Madre Foresta nasce l’azione “Custodia del Territorio” che vuole essere uno strumento tangibile per limitare il consumo di suolo, valorizzare il territorio e le sue risorse, ma soprattutto vuole essere una pratica innovativa che renda i proprietari di terreni, boschi, fondi incolti o in stato di abbandono protagonisti di un’azione di conservazione del paesaggio. Vogliamo sostenere una nuova idea di bellezza e di cura, un impegno diretto di conservazione.

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SUOLO BEN

SUOLO BENE COMUNE La maggior parte di noi raramente si sofferma a riflettere sul fatto che il suolo è a tutti gli effetti la risorsa da cui maggiormente dipendiamo, in quanto fornisce servizi essenziali alla vita: regola il ciclo dell’acqua, è fonte di cibo, energia e materie prime (carbonio), è un’importante riserva di biodiversità, è custode dell’ambiente fisico e culturale oltre che del patrimonio paleontologico e archeologico. Il suolo è una risorsa limitata e non rinnovabile: ogni processo di degrado rappresenta una perdita quasi sempre irreversibile, ecco perché il suolo dovrebbe essere considerato come “bene comune”, un riconoscimento sino ad ora assente nella nostra legislazione.

LE MINACCE A causa dell’industrializzazione dell’agricoltura

e del conseguente svuotamento delle campagne, più di metà della popolazione

mondiale vive in aree urbane: una percentuale che a livello europeo si aggira intorno all’80%. Negli ultimi 60 anni si è assistito a una diffusa

accelerazione dei tassi di erosione dei suoli, dovuta all’impatto di attività antropiche, tra cui

l’agricoltura intensiva, la realizzazione di infrastrutture e lo sviluppo di forme di turismo

ad alto impatto ambientale. In assenza di interventi concreti e tempestivi, i processi di degrado dei suoli sono destinati a crescere.

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Consumo di suolo e impermeabilizzazione Il consumo di suolo è indotto dalle trasformazioni urbanistiche e infrastrutturali che determinano severe e spesso irreversibili modificazioni d’uso e producono impermeabilizzazione, ovvero la sigillatura del suolo (in inglese: soil sealing): “separazione” fisica del terreno dal resto dell’ecosistema, ostacolando il passaggio di acqua, aria e sostanze organiche.

La compattazione I suoli che subiscono la compattazione perdono la loro struttura originaria perché i pori nel terreno vengono drasticamente ridotti. I suoli compatti, in altre parole, non sono suoli adatti alla vita vegetale e animale.

L’inquinamento Lo sviluppo dell’industrializzazione e

l’utilizzo di composti chimici di sintesi in agricoltura ha contribuito

ad aumentare questo fenomeno. Tra gli elementi più diffusi che causano l’inquinamento del suolo vi sono gli idrocarburi, i solventi, i pesticidi e i

metalli pesanti: molte di queste sostanze non sono degradabili, e lo

stato di contaminazione può pertanto diventare definitivo.

L’erosione L’erosione è un processo

naturale che avviene principalmente per opera del

vento e dell’acqua. Purtroppo alcune attività antropiche hanno accelerato in modo vertiginoso i naturali processi di erosione: in

agricoltura, ad esempio, l’introduzione di mezzi

meccanizzati, l’uso massiccio di fertilizzanti chimici, la riduzione

dei tempi di rotazione dei campi e l’abbandono delle forme

tradizionali di agricoltura sono tra i principali fattori di

impoverimento dei suoli.

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La desertificazione È sostanzialmente il processo attraverso il quale un suolo perde completamente la sua fertilità e non è più in grado di sostenere la vita animale e vegetale. Le cause possono essere di origine naturale (anomalie climatiche, siccità prolungate, incendi, fenomeni erosivi, salinizzazione) oppure di origine antropica (sovra sfruttamento dei suoli, eccessivo pascolamento, cattiva gestione delle risorse idriche, massiccio uso di sostanze chimiche, deforestazione). Solitamente l'aridificazione dei suoli si verifica in aree già caratterizzate da ecosistemi fragili dal punto di vista ecologico, come le aree contigue ai deserti o quelle continentali caratterizzate da clima secco per buona parte dell'anno.

Il dissesto idrogeologico E’ l’insieme di quei processi che modificano il territorio in tempi molto rapidi, con effetti spesso distruttivi sui manufatti, le attività e la vita stessa dell’uomo. Frane, smottamenti, subsidenze, valanghe e alluvioni sono gli eventi più significativi associati allo squilibrio idrogeologico, che può avere dei costi ambientali, economici e sociali molto rilevanti. I versanti montani, le coste e le aree a ridosso degli alvei fluviali sono le aree maggiormente vulnerabili al rischio di dissesto, per ragioni geologiche, geomorfologiche e climatiche. In questi territori le attività umane possono accelerare i processi erosivi naturali, compro-mettendo seriamente la stabilità dei suoli.

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LA SITUAZIONE IN ITALIA In Italia si è iniziato a parlare di consumo di suolo in termini di problema solo in tempi recenti: infatti la natura di risorsa scarsa del suolo, e il degrado irreversibile a cui è sottoposto dall'imper-meabilizzazione, è stata largamente sottovalutata negli anni passati a favore della sfera economica alimentata dall'industria edile ed immobiliare. Considerate le dimensioni del fenomeno, Legambiente e INU hanno costituito un CRCS (Centro di Ricerca sui Consumi del Suolo), con l'obbiettivo di acquisire ed elaborare i dati delle Regioni, dell’Istat e dell’ISPRA, in modo da estrapolare informazioni utili a produrre banche dati coerenti e dati il più possibile attendibili sul fenomeno. Dall'estrapolazione di questi dati è emerso che in Italia la superficie edificata è pari al 7,6 % del territorio nazionale, un valore che, rapportato ad una superficie "utile" a costruire (provata delle

% urbanizzato/sup. utile

Incremento aree urbanizzate 2000/2008

Nota: il dato del Trentino A.A non è disponibile. Elaborazioni Legambiente su dati Istat, CRCS 2009, Barbieri e Ferrara 2010

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delle porzioni montane e d'acqua), aumenta fino ad un allarman- te 16%, soprattutto se si considera che tale superficie, prudenzialmente stimata in 2,4 milioni di ettari, è pari a quella di due Regioni come Puglia e Molise. Al primo posto, su scala nazionale, per consumo di suolo sono Liguria, Lombardia e Campania, il cui suolo consumato si estende per un quarto dell’intera superficie utile. Dall'analisi dei dati emerge inoltre che il consumo di suolo è particolarmente sviluppato nelle aree pianeggianti e che il suo incremento non dipende affatto dall'aumen-to demografico bensì da una serie di dinamiche (orografia, economia, piani regolatori). Infatti, si registrano elevati indici d’incremento delle superfici artificiali anche in luoghi sottoposti al depauperamento demografico. La popolazione dal 1950 ad oggi è cresciuta del 28% mentre la cementificazione è cresciuta del 166% (dati Mipaaf 2012). Su scala nazionale nel decennio 2001-2011, secondo l’ultimo rapporto Istat, la cementificazione è cresciuta in media dell’8,77%, facendosi strada anche in zone fino ad ora interessate solo marginalmente e mostrando una velocità di trasformazione delle superfici particolarmente accentuata in regioni come Basilicata, Molise e Puglia. In particolare per ciò che concerne la nostra regione, si registra il più alto tasso d’incremento di consumo di suolo (19%) e la provincia di Matera su scala provinciale è la più attiva con il 29% di incremento seguita da Foggia (28%). Un altro indicatore che va tenuto in considerazione è il deficit di suolo agricolo messo a punto dal Sustainable Europe Research Institute, che rileva la differenza tra il terreno agricolo utilizzato su scala nazionale (SAU) e quello necessario a produrre le derrate alimentari di cui il Paese ha bisogno. L’Italia è il terzo paese nell’ unione europea per deficit di suolo agricolo e quinta su scala mondiale, vale a dire che per coprire i consumi della propria popolazione in termini di cibo avrebbe bisogno di 61milioni di ettari di SAU mentre quella attuale supera appena i 12 milioni. Ciò significa che l’Italia attinge dalle produzioni agricole di altri paesi, ponendosi in una condizione di profonda dipendenza, che nel breve periodo influenza i prezzi dei prodotti agricoli e nel lungo periodo accresce il rischio di scarsità.

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COS’E’ LA CUSTODIA DEL TERRITORIO

La Custodia del Territorio nasce in Italia da un’idea di Legambiente, ma è ormai un movimento a livello mondiale. La custodia è un impegno diretto per fermare la cementificazione di nuove aree verdi e l’uso indiscriminato del suolo, risorsa limitata e bene comune.

L’iniziativa nasce dalla necessità di invertire la rotta, cambiare stile di vita, vivere il territorio in modo più consapevole e responsabile.

Non dimentichiamoci che possiamo essere proprio noi la chiave di volta che tutela la qualità del nostro paesaggio. La Custodia si rivolge a persone che vogliono avere cura del territorio: possono partecipare gli agricoltori che usano la terra per produrre beni alimentari, i privati che sono motivati da una passione per l’ambiente, gli Enti Locali che per conto della loro comunità si vogliono impegnare in un’azione concreta di tutela degli spazi aperti. Diventare custode significa conservare volontariamente un luogo che ti appartiene: il giardino della propria casa, un bosco, un prato o un terreno agricolo di tua proprietà. Aderire alla rete dei Custodi del Territorio permette di costituire un movimento popolare di partecipazione e di responsabilità diretta. Il territorio è fondamentale per le prossime generazioni, il suolo è il luogo fisico che ospita la vita, le piante e gli animali e soprattutto produce il nostro cibo. Preservarlo vuol dire prendersi cura del nostro futuro. Essere Custodi significa sottoscrivere un impegno volontario, un vero e proprio contratto con Legambiente, per essere protagonisti di un’azione concreta di cura e manutenzione del territorio.

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L’ IMPORTANZA DELLA CUSTODIA

Ormai da anni stiamo assistendo all’erosione continua del suolo libero, non solo quello naturale, rappresentato dai

boschi e dai prati, ma anche quello agricolo.

La Custodia del Territorio, si integra con la rete delle aree protette nazionali, regionali o locali, permettendo ai

privati di esercitare in modo attivo e libero la tutela del territorio e soprattutto di contribuire alla costituzione di reti ecologiche. Stimola l’azione dei privati e degli enti in

modo responsabile. La Custodia non si limita a contenere il consumo di suolo ma vuole mettere in evidenza come il

territorio entra in relazione con l’esperienza e l’azione di sviluppo umano. La custodia risponde al desiderio di cura

del paesaggio dove viviamo e ci riconosciamo.

Tutto questo è direttamente collegato alla necessità di uno sviluppo sostenibile, alla capacità di individuare un limite

nell’uso delle risorse naturali.

Le trasformazioni edilizie di tipo residenziale, produttivo e infrastrutturale (strade, ferrovie, aree urbane)

comportano una impermeabilizzazione definitiva del terreno e quindi avviano un processo irreversibile per

quanto riguarda il suo recupero naturale e la sua capacità di generare nuovo valore ambientale.

La Custodia del Territorio è una possibile risposta per contrastare il consumo di suolo e

valorizzare così il paesaggio e la biodiversità.

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COME DIVENTARE CUSTODI

Possono diventare custodi: privati cittadini, aziende, associazioni, i comuni e gli enti pubblici. Per essere custodi bisogna necessariamente essere proprietari di un terreno, compilare una scheda di custodia e sottoscrivere una dichiarazione d’intenti.

La dichiarazione d’intenti sancisce l’impegno che il custode si assume nei confronti di Legambiente Basilicata Onlus e di tutta la comunità a preservare il territorio di cui è proprietario, a non chiederne l’edificabilità e comunque a non edificarvi. Non si intacca in alcun modo il diritto di proprietà, che continua a rimanere in capo in modo esclusivo al custode.

La compilazione della scheda di Custodia è indispensabile per conoscere le caratteristiche fondamentali dell’area che verrà custodita e per rendere efficace la Dichiarazione , soprattutto per individuare interventi di valorizzazione.

Con la firma della Dichiarazione il Custode autorizza Legambiente Basilicata Onlus a inserire il proprio nominativo, i dati identificativi dell’area oggetto della custodia e le caratteristiche fondamentali della stessa sul sito dedicato alla campagna.

La Dichiarazione e la Scheda di Custodia sono scaricabili dal sito www.legambientebasilicata.it.

Una volta compilati devono essere inviati per posta elettronica all’indirizzo: [email protected] oppure tramite fax al numero 097146699.

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“Madre Foresta” rientra fra i progetti sostenuti dal programma EPOS della Regione Basilicata “Programma strategico 2010-2013 per l’Educazione e la Promozione della Sostenibilità Ambientale”. Il programma prevede proposte educative, moduli formativi, progetti di animazione territoriale, attività scolastiche ed extra scolastiche che coniughino conoscenza scientifica e creatività, informazione e comunicazione e rappresenta un valore aggiunto per tutto il territorio, sia per la scelta strategica di rafforzare e promuovere il tema dell’educazione alla sostenibilità in modo trasversale e sia per l’idea di dare nuova linfa alla Rete di Educazione alla Sostenibilità della Basilicata.

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