CURIOSITA’ In Georgia un’azienda vinicola sta scalando il ... · sede di Badagoni Ldt. Chi è...

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B adagoni è il dio del vino in Georgia, paese dove, ma- gari in pochi lo sanno, è na- ta la coltivazione della vite. Oggi Badagoni è il nome del principa- le produttore di vino georgiano (è an- che una delle prime dieci aziende del paese) e ha la sua sede operativa euro- pea a Milano, in via Biancamano 8. Che ci fa nel paese vinicolo per eccel- lenza, insieme alla Francia, un produt- tore di nettare degli dei proveniente dalla lontana Georgia? La risposta ce la dà Gianni Simonato, che ospita la sede di Badagoni Ldt. Chi è Badagoni? Badagoni è il dio del vino in Georgia. Un nome quindi importante per una azienda vinicola che già quando è partita pensava in grande. In pochi anni ha preso la leadership del mer- cato georgiano e sta ottenendo ottimi successi in Ucraina, Polonia, Azer- baigian. L’Europa era per loro un so- gno e così ho preso la responsabilità di Badagoni Europe due anni fa e, passo a passo, sto costruendo la squadra per guidare un progetto di espansione ambizioso e sfidante. Mi- lano è la sede ideale per le operazioni a livello europeo. Di cosa si tratta? Si tratta di creare un ponte tra l’Euro- pa e la Georgia, considerata il paese di più antica coltivazione della vite. Nei libri di Hugh Johnson, il writer più famoso del mondo in fatto di vi- ni, si parla proprio di Georgia quale Paese in cui fu trovata la pianta della vite 8.000 anni fa. Come responsabi- DI GIANMARCO LUCCHI L’Abbazia di Alaverdi è una delle più famose chiese medievali in Georgia. Si trova a circa 20 km da Telavi, ed è il luogo in cui i monaci ortodossi svolgono attività di restauratori, architetti e anche produttori di vino 110 BADAGONI: DALLA CULLA DEL VINO CURIOSITA’ In Georgia un’azienda vinicola sta scalando il DT40_110_112_VINO:Layout 1 15/10/09 17:08 Pagina 110

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B adagoni è il dio del vino inGeorgia, paese dove, ma-gari in pochi lo sanno, è na-ta la coltivazione della vite.

Oggi Badagoni è il nome del principa-le produttore di vino georgiano (è an-che una delle prime dieci aziende delpaese) e ha la sua sede operativa euro-pea a Milano, in via Biancamano 8.Che ci fa nel paese vinicolo per eccel-lenza, insieme alla Francia, un produt-tore di nettare degli dei proveniente

dalla lontana Georgia? La risposta cela dà Gianni Simonato, che ospita lasede di Badagoni Ldt.

Chi è Badagoni?Badagoni è il dio del vino in Georgia.Un nome quindi importante per unaazienda vinicola che già quando èpartita pensava in grande. In pochianni ha preso la leadership del mer-cato georgiano e sta ottenendo ottimisuccessi in Ucraina, Polonia, Azer-baigian. L’Europa era per loro un so-gno e così ho preso la responsabilitàdi Badagoni Europe due anni fa e,

passo a passo, sto costruendo lasquadra per guidare un progetto diespansione ambizioso e sfidante. Mi-lano è la sede ideale per le operazionia livello europeo.

Di cosa si tratta?Si tratta di creare un ponte tra l’Euro-pa e la Georgia, considerata il paesedi più antica coltivazione della vite.Nei libri di Hugh Johnson, il writerpiù famoso del mondo in fatto di vi-ni, si parla proprio di Georgia qualePaese in cui fu trovata la pianta dellavite 8.000 anni fa. Come responsabi-

DI GIANMARCO LUCCHI L’Abbaziadi Alaverdiè una delle piùfamose chiesemedievaliin Georgia.Si trova a circa20 km da Telavi,ed è il luogoin cui i monaciortodossisvolgonoattività direstauratori,architettie ancheproduttoridi vino

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Il vino, comemigliaiadi anni fa,viene prodottoin anforedi terracottaanzichéin contenitoridi acciaio

le del progetto Europa ho il compitodi far decollare Badagoni Europaportando i suoi prodotti al grandepubblico. Italia, Germania, Inghilter-ra sono i Paesi di maggiore interesse,ma stiamo avendo continuamente ri-chieste anche dal Belgio, dalla Ce-chia e dall’Irlanda.

Quindi lei è un manager. Come è or-ganizzata la sua giornata?Ho un team di lavoro con cui colla-borare, formato in parte da europei edall’altro dalla casa madre a Tbilisi.Mi sono occupato di tutti i singoli

dettagli del progetto, dalle etichetteallo stoccaggio del prodotto, dal con-cept delle fiere all’assunzione di ex-port manager ed importatori. Quindiun lavoro molto intenso, fatto di de-cisioni da prendere, di relazioni concollaboratori interni ed esterni. Il tut-to con l’obiettivo di affermare ilbrand Badagoni in Europa, con pre-cisa riconoscibilità per qualità, affi-dabilità ed immagine.

In Italia ci sono già molte etichette,cosa pensate di avere di diverso co-

me Badagoni?Quando ho preso in mano que-sto progetto ho fatto tre cose.La prima è stata accertarmidella qualità del prodotto. Hochiesto di procedere a delledegustazioni e di verificarecome fosse assicurata la qua-lità del prodotto. Tutto è per-fettibile, ma senza niente dibuono in mano, non si puòcreare un’impresa di suc-cesso. Poi ho chiesto di an-dare subito in Georgia, trale viti, in azienda agricola,per vedere come venivacoltivato e prodotto il vi-

no. La terza cosa è stata conoscere lepersone. Volevo vedere con chi ave-vo a che fare.

E dunque cosa ha trovato di diversoin Badagoni?Ho trovato un prodotto che in Europanon si trova. Un prodotto diverso gra-zie al suo terroir di provenienza. Imonti del Caucaso, la vicinanza conil Mar Nero, l’aria che si respira e ilclima particolare ne fanno un paradi-so vocato per la coltivazione del vi-no. Poi ho trovato una carica umananelle persone veramente esplosiva.Grande senso di appartenenza, gran-de gioco di squadra e, non da ultimo,la capacità di unire il lavoro al diver-timento. Veramente unici. Tutto ciòmi ha fatto capire che potevo avere igiusti ingredienti per ottenere ottimericette! Veda, un manager come me,prima di tutto deve capire dove sono ipunti di forza di una azienda, ma poideve avere anche una grande forzaper fare leva su questi e sollevare ilmondo!

Quindi quali altri punti di forza hatrovato?Direi senza dubbio il vino delle anfo-

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LE ANFORE COME 8.000 ANNI FAmercato ed è pronta a fare concorrenza anche ai marchi europei

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re. Un vino prodotto come 8.000 an-ni fa, ossia utilizzando delle anfore diterracotta anziché i contenitori di ac-ciaio. Un vero ritorno alle origini, al-la produzione le cui tecniche vengo-no tramandate da migliaia di anniattraverso i monaci ortodossi del-l’Abbazia di Alaverdi. Esperienzaunica quella di vivere accanto a que-sti monaci, allo stesso tempo religio-si ma depositari di arti e professioni:architetti, restauratori, scultori ed al-tri produttori di vino delle anfore. Hoquindi fatto realizzare una confezio-ne particolare, con una bottiglia dedi-cata a questo vino, con una retro eti-chetta fatta a libretto, dove si puòtrovare la storia di questo meravi-glioso prodotto. In definitiva, di fron-te ad una moltitudine di prodotti, noi

consumatori vogliamo innanzituttoemozionarci, prima di consumare edi comprare. Ma l’emozione è unsentimento che si incontra solo nellecose vere, e il vino delle anfore è ve-ramente tale.

Il vino è un prodotto per uomini.Avete pensato anche al pubblicofemminile?Certamente sì, ed è una delle primecose a cui ho pensato. E non c’è vo-luto molto a riconoscere questo vinosemi-dolce, il Khvanchkara, un vinodal color rubino, con un profumo difrutti di bosco. Un vero e proprioomaggio alle donne, che ho volutoperò rendere più europeo modifican-done il nome rendendolo più pro-nunciabile. L’ho chiamato Gau N. 5,

Gau come prima parte del termineGaumarjos, ossia brindisi in georgia-no e N. 5, profumo simbolo dellafemminilità. Vogliamo porre partico-lare attenzione alle donne, perché ab-biamo notato nel pubblico femminileuna notevole sensibilità sia per il pro-dotto che per la parte culturale dellostesso. Prima di berlo con la bocca ladonna beve il vino con la testa. Ed èesattamente il messaggio che voglia-mo portare avanti noi. Una bella sfi-da, aiutati dal pubblico femminile alquale dedicheremo anche molti altriprodotti nei prossimi anni.

E’ vero che al Vinitaly lei ha sfidato ipuristi del vino e si è presentato con

delle ciotole di terracotta ad unadegustazione?E’ assolutamente vero, anche seforse non si sa tutta la verità. Horicevuto all’improvviso allostand una delegazione di appas-sionati di vino che mi hannochiesto: cosa c’è di nuovo? Ioho fatto servire del vino delleanfore, e quando si è trattato discegliere il bicchiere ho detto:di vetro o come 8.000 anni fa?In coro mi hanno dato la se-conda risposta. I tecnici afianco a me non riuscivano atrattenere l’imbarazzo. Maormai la sfida era lanciata, esicuramente mi stavo gio-cando la credibilità. Alla fi-

ne, il successo fu talmente elevatoche la delegazione volle portare consé le ciotole di terracotta, con la scrit-ta Badagoni. Una grande soddisfa-zione per me, ancora una volta la miacapacità di ascoltare il cliente e dicreare emozione era stata vincente.

Ma come mai solo ora i vini georgia-ni arrivano in Italia?Anche questa è una storia curiosa, emi ha insegnato che dietro le sfortu-ne si celano autentiche opportunità, apatto di saperle vedere, cogliere, emettere in pratica. I georgiani pertanti anni hanno avuto come unicocliente la Russia, fino al 2006, annoin cui fu dichiarato l’embargo, quin-di la chiusura delle frontiere russe aiprodotti georgiani. Una specie di ca-taclisma ai primi inizi, oggi una sto-ria di successo proprio grazie a que-sto incidente di percorso.

L’etichettaBadagoniha voluto faredella tradizioneun puntodi forza: eccoperché è statarealizzatauna confezioneparticolare,con una retroetichetta fattaa libretto in cuisi raccontala storiadel prodotto

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