CUOLA Rivista per ITALIANA la scuola M primaria … di un cane che insegnò a un bambino la fedelt...
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4dicembre 20
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SCUOLA ITALIANA
MODERNA
Oltre l’aula. Classi virtuali: spazi e logiche didattiche
Editoriale
di Pier Cesare Rivoltella
Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
1n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Attraversati dai media
Lo scorso 7 settembre sono stato invitato all’Università di Modena a moderare una tavola rotonda
nell’ambito dell’annuale appuntamento di EMEM Italia, un evento-contenitore che ospita seminari,
convegni, meeting di lavoro di un folto gruppo di associazioni, società scientifi che, produttori
che operano nel campo dei media digitali e dell’Information Technology. Il tema era la Media
Education, ovvero il rapporto tra i media – tutti i media, da quelli classici come il cinema, a quelli
più recenti come le app per il mobile e i social – e i processi di educazione e formazione. Ci si è
rifl ettuto da due punti di vista: quello delle trasformazioni che l’ecosistema mediale ha subito nel
corso degli anni fi no a confi gurare la mediasfera attuale; e quello dei bisogni di formazione degli
operatori, delle competenze di cui educatori, formatori e insegnanti devono essere dotati. Provo a
fare sintesi di quanto è emerso.
La terza età dei media
In altre occasioni ho già espresso, con una battuta, la mia idea che i media siano oggi entrati nella
loro “terza età”.
La prima età è quella che ce li ha visti considerare come degli strumenti: “mezzi” di comunicazione,
supporti, veicoli, canali attraverso i quali far passare i messaggi per poterli trasmettere oltre i limiti
della compresenza fi sica di chi parla e di chi ascolta (Meyrowitz 1985). Amplifi catori dei nostri organi
di senso – secondo la celebre immagine di McLuhan (1964) – i media rappresentano in questa fase
della loro esistenza sociale un’opzione, non una necessità: è proprio dello strumento di essere a
portata di mano; ma sta a noi decidere se utilizzarlo oppure no. C’è l’illusione del controllo: dal punto
di vista pedagogico che i media siano strumenti è tranquillizzante.
A partire dagli anni ’80 del secolo scorso i media “crescono”. La loro seconda età è quella che ce li fa
concettualizzare come ambienti. La loro trasformazione in ambienti i media la vivono in due sensi.
Anzitutto perché escono dai loro luoghi deputati (come la sala cinematografi ca, o il salotto di casa)
e invadono gli spazi urbani. Gli schermi si moltiplicano: popolano le stazioni, le fermate dei mezzi
pubblici, le facciate dei palazzi. Più passa il tempo e meno la magalopoli fantascientifi ca di Blade
Runner sembra immaginaria: il nostro ecosistema, il paesaggio urbano in cui ci muoviamo, è
sempre più fatto di media. Ma i media diventano un ambiente anche perché proprio a partire dagli
anni ’80 del secolo scorso fanno la loro comparsa e si diff ondono i LMS, le “piattaforme elearning”:
ambienti di apprendimento, appunto, “luoghi” in cui condividere contenuti, ottenere servizi,
incontrare persone. Vale la stessa cosa per i portali Web, le Web communities, le intranet delle
aziende, Facebook. Pedagogicamente, l’ambiente è più pervasivo, ma si può comunque decidere di
non entrarvi, o di uscirvi.
Oggi siamo nella terza età, quella in cui i media divengono un tessuto connettivo. I media sono
oggi per noi e per le nostre società come una pelle (de Kerckhove 1995), sono una specie di sistema
nervoso, o meglio sono le sinapsi che ci consentono di formare insieme agli altri questo sistema
nervoso. Certo, si può sempre spegnere tutto, isolarsi, rinunciare luddisticamente alla tecnologia,
ma si tratta di un’opzione sempre più diffi cile. I media “ci attraversano”, come suggeriva Luciano
Galliani – per anni professore all’Università di Padova e grande esperto di media – nel dibattito
avviato dalla tavola rotonda. Nel bene e nel male. E i sistemi e i servizi educativi non possono far
fi nta di non saperlo.
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Editoriale
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Crescere tra i linguaggi
Il compito principale della scuola oggi, insieme a quello di costruire cittadinanza, è di educare
i bambini ai linguaggi. Linguaggi al plurale, perché l’alfabeto, il linguaggio della parola e della
scrittura, è importante ma non l’unico. Vi sono i linguaggi del corpo, della musica, i linguaggi
materici, quelli iconici, i linguaggi delle culture, i linguaggi mediali. Educare all’uso di questi
linguaggi signifi ca porsi il problema di come insegnare ai bambini a servirsene sia nel senso
della lettura sia in quello della produzione e soprattutto di usarli tutti, senza lasciare che alcuni
divengano preponderanti.
Saper leggere i linguaggi diversi con cui le forme culturali sono costruite intorno a noi è
fondamentale per la socializzazione, ma anche per mantenere libero il proprio punto di vista: da
sempre una lettura attenta e consapevole è strumento per l’esercizio del pensiero critico e questo è
alla base della cittadinanza.
Tuttavia i linguaggi, oltre che di essere letti, necessitano anche di essere prodotti, o meglio
impiegati per produrre messaggi. Qui entrano in gioco diverse dimensioni che la scuola
deve considerare. La dimensione semiotica: per produrre messaggi occorre conoscere il
funzionamento dei linguaggi, la loro grammatica e la loro sintassi. La dimensione espressiva:
non basta conoscere i linguaggi, occorre saperli utilizzare in modo creativo, con fantasia, in
modo da produrre contenuti che siano belli oltre che signifi cativi. La dimensione etica, infi ne. La
rappresentazione ha i suoi limiti (Maragliano 2012): ci sono cose che non si possono rappresentare
e che non si possono pubblicare. Questo chiama in gioco la responsabilità di chi produce un
messaggio ed essa va sviluppata precocemente, senza aspettare che “diventino più grandi”.
In maniera sintetica potremmo dire che se i media ci attraversano, il nostro compito di insegnanti
è di fare in modo che i nostri bambini li possano attraversare con consapevolezza, creatività e
senso di responsabilità. Un bell’obiettivo per la scuola, che non può non coinvolgere in questo
lavoro i genitori.
Quale insegnante?
Ma quali competenze occorre avere per poter essere all’altezza di questo compito? Di fronte a
questo interrogativo, spesso l’insegnante si sente a disagio. Infatti pensa di non essere all’altezza,
ritiene che i suoi bambini ne sappiano di più. Su questo punto occorre tranquillizzare. La ricerca
dimostra che il problema vero nell’uso dei media in classe non è tanto il ritardo dell’insegnante,
il suo gap di “immigrante digitale” rispetto ai suoi allievi “nativi”. Il problema è un altro, ovvero la
diffi coltà dell’insegnante a portare in classe quello che con i media spesso fa fuori della classe: non
è che l’insegnante non conosca WhatsApp, ma che non riesca a immaginarne un uso didattico.
La soglia della classe funziona come un confi ne tra mondi: si fa fatica a pensare che quello che sta
fuori possa essere portato dentro.
Ecco allora che più che di formazione tecnica sugli strumenti, gli insegnanti hanno bisogno di
maturare una cultura mediale, o meglio, una nuova cultura didattica all’interno della quale i media
trovino spazio in maniera naturale. Per farlo occorre che capiscano che c’è continuità tra le loro
pratiche dentro e fuori la scuola, che accettino di portare in classe quello che fanno fuori. Anche in
questo caso, come si capisce, è un problema di attraversamenti.
Risorse
∞ D. de Kerckhove, La pelle della cultura, tr. it., Costa & Nolan, Genova 1996∞ R. Maragliano, Pedagogia della morte, Doppiozero, Milano 2012∞ J. Meyrowitz (1985), Oltre il senso del luogo, tr. it., Baskerville, Bologna 1993∞ M. McLuhan (1964), Gli strumenti del comunicare, tr. it., Il Saggiatore, Milano 1967
con Italiano
e Matematica in ogni volume!
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sotto
Gli Eserciziari
I Sottosopra�VRQR�FLQTXH�TXDGHUQL�SUDWLFL�H�RSHUDWLYL�FKH�R�URQR�LQ�ciascun volume esercizi di rinforzo sia di italiano che di matematica
Sono utili come ripasso generale e supporto durante l’anno VFRODVWLFR��DLXWDQR�D�SRWHQ]LDUH�H�YHULň�FDUH�OŁDSSUHQGLPHQWR�
da un lato italiano
da un lato matematica
Classi 1a, 2a e 3a SS�����������
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Per maggiori informazioni, rivolgiti al tuo Agente di zona (elenco in www.lascuola.it alla voce CONTATTI - RETE COMMERCIALE) oppure contatta il Servizio Clienti: [email protected]
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Sommario
Direttore
Pier Cesare Rivoltella
Redazione
Gloria Sinini
Comitato scientifi co
Renza Cerri (Università di Genova)
Floriana Falcinelli
(Università di Perugia)
Luigi Guerra (Università di Bologna)
Alessandra La Marca
(Università di Palermo)
Daniela Maccario (Università di Torino)
Marinella Muscarà
(Università di Enna Kore)
Elisabetta Nigris
(Università di Milano Bicocca)
Loredana Perla (Università di Bari)
Pier Giuseppe Rossi
(Università di Macerata)
Maurizio Sibilio (Università di Salerno)
Comitato di Redazione
SIM-a/r: Enrica Ena (insegnante)
Progettare: Rosaria Pace
(Università di Foggia)
Comunicare: Alessandra Carenzio
(Università Cattolica di Milano)
Valutare: Silvia Biondi
(Università di Macerata)
Studi di caso: Elena Mosa
(INDIRE di Firenze)
Professione insegnante: Valentina
Pennazio (Università di Genova)
Angolo del Dirigente: Alessandra Grassi
(Istituto Comprensivo di Arluno, MI)
Bookmark: Serena Triacca
(Università Cattolica di Milano)
SIM-Kit: Paola Amarelli
(Dirigente scolastico, Adro, BS),
Alessandro Sacchella
(supervisore di tirocinio a Scienze
della formazione primaria,
Università Cattolica di Brescia)
Curatore notiziario normativo: Mario Falanga (Università di Bolzano)
Autori in redazione
Stefano Bertora, Enrica Brichetto,
Laura Comaschi, Cristina Cuppi,
Fabia Dell’Antonia, Laura Fiorini,
Chiara Friso, Paolo Gallese,
Lorella Giannandrea, Mariolina Goduto,
Rita Marchignoli, Antonella Mazzoni,
Francesca Musetti, Francesca Panzica,
Eva Pigliapoco, Fabiola Scagnetti,
Ivan Sciapeconi, Anna Soldavini,
Isa Sozzi, Elena Valdameri, Elena Valgolio
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Le iscrizioni come
opportunità
di Enrica Ena, pag. 6
C’era una volta Il sabato
del linguaggio
di Simona Banci, pag. 8
SIM-a/r
Editoriale
Attraversati dai media
di Pier Cesare Rivoltella, pag. 1
Bookmark
Edmodo di Enrica Ena, pag. 22
Zootropolis di Elena Valdameri, pag. 36
Storia di un cane che insegnò a un bambino
la fedeltà di Antonella Mazzoni, pag. 47
Gli Enti Locali per la scuola del domani
di Gilardi Giovanni, pag. 95
A Christmas Carol e altri racconti di Natale
5
Elaborazione grafi ca e impaginazione
Elena Laura Bresciani
Segreteria di Redazione
Annalisa Ballini
Illustrazioni di copertina
Monica Frassine
“Scuola Italiana Moderna”,
mensile per la scuola primaria
Autorizzazione del Tribunale di Brescia
n. 12 del 4 marzo 1949
ISSN 0036-9888
Quote di abbonamento
Abbonamento annuo 2016-2017
Italia: € 60,00
Europa e bacino del Mediterraneo:
€ 105,00
Paesi extraeuropei: € 129,00
Il presente fascicolo: € 8,00
Abbonamento digitale: € 39,00 (iva incl.)
(istruzioni dettagliate sul sito
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l’Uffi cio Abbonamenti)
Conto corrente postale n° 11353257
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cliente)
Attenzione: informiamo che l’Editore
si riserva di rendere disponibili
i fascicoli arretrati della rivista
in formato digitale (PDF).
I fascicoli respinti non costituiscono
disdetta.
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(con operatore dal lunedì al venerdì
negli orari 8.30-12.30 e 13.30-17.30;
con segreteria telefonica in altri giorni
e orari)
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Fax 030 2993 299
e-mail [email protected]
Uffi cio Marketing
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e-mail [email protected]
Direzione, Redazione,
Amministrazione, Uffi ci
EDITRICE LA SCUOLA S.p.A.
via A. Gramsci 26, 25121 Brescia
Stampa
Vincenzo Bona S.p.A., 1777 Torino
Contiene I.P.
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Mi presento, con Scratch
di Martina Sabatini, pag. 11
Stimolare la consapevolezza
fonologica emergente
di Adele Maria Spena, pag. 16
Progettare
Aule virtuali: una rassegna
di spazi ambienti
di Irene Mauro, pag. 25
L’esperienza di Fidenia
nella scuola primaria
di Elena Valgolio, pag. 30
Comunicare
Sei cappelli per ripensarsi
di Sara Tittarelli, pag. 39
Valutare
Ambientarte.
A piacer scuola
di Ornella Castellano, pag. 50
Studi di caso
Ambienti digitali:
laboratorio in classe
di Carmela Rosaria Tavernise e
Isabella Todaro, pag. 71
I tablet sui banchi della
primaria per una didattica
attiva
di Luciano Giorgi, pag. 74
Angolo
del Dirigente
Focus
Episodi di Apprendimento Situato (EAS)
di Paola Amarelli, Alessandro Sacchella e Serena Triacca, pag. 92
SIM-Kit
Gestire la classe virtuale
nella pratica didattica
di Maria Rosa Villa, pag. 58
Il pensiero computazionale
nell’agire didattico
di Sara Samolo, pag. 64
Professione
insegnante
ZoomLeggere al tempo dei tablet e della retedi Alessandra La Marca, pag. 77
Libro o new media? Letture integrate e living booksdi Katia Fiandaca, pag. 83 Perché leggere anche al tempo dei tablet e della rete?
di Francesca Giammona, pag. 86
Le storie “ben formate” per bambini: il modello di Stein e Glenn al videodi Giuseppa Cappuccio, pag. 88C’era una volta... un oggettodi Esmeralda Cernigliaro, pag. 90Bibliografi a ragionata di Zoom, pag. 91
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SIM-a/r
di Enrica Ena
insegnante di scuola primaria,
I.C. “Pietro Allori”, Iglesias
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Verso le iscrizioni
Le iscrizioni come opportunità
Eccoci a dicembre, un mese
molto impegnativo in classe per-
ché si chiude la prima parte di
intenso lavoro prima della pausa
natalizia. Un mese in cui, alle nor-
mali attività, si sommano l’allesti-
mento dell’aula e della scuola, la
preparazione di canti o di spetta-
coli teatrali, il confezionamento,
laddove la pratica sopravvive, di
qualche piccolo manufatto che
i bambini off riranno come dono
alle loro famiglie.
Ma dicembre non è solo questo,
non è solo ciò che si vive in clas-
se. È un mese in cui la scuola,
tutta, dal dirigente, allo staff , agli
insegnanti, in particolare quelli
delle classi terminali, si prepara-
no al momento delle iscrizioni
che impegnerà la scuola subito
In vista delle iscrizioni che prenderanno avvio nel mese di gennaio 2017, la rubrica sarà articolata su
due numeri, così da portare, questa volta insieme, più sguardi su questo importante momento che
coinvolge tutti gli operatori della scuola e che vede le famiglie impegnate in una scelta sempre più
consapevole. In questo numero, ascolteremo la voce dell’insegnante (la mia) e di una madre, Simona
Banci, portando nel box dedicato a L’altro sguardo (vedi alla pagina 8) un suo post consegnato al blog
di classe in cui rilegge l’esperienza vissuta con la sua bambina a partire da Il sabato del linguaggio, un
percorso nato per sostenere la proposta della scuola in vista delle iscrizioni in prima elementare. Nel
secondo numero, a gennaio, ascolteremo invece la voce del dirigente scolastico, Giuseppe Scarpa, e di
un gruppo di genitori che Isabella Ongarelli ha intervistato per noi. Le interviste raccolgono aspirazioni
e attese proprio di chi si accinge a iscrivere i propri fi gli alla scuola primaria (Che cosa cerco nella scuola
alla quale affi derò mio fi glio?), ma anche le rifl essioni di chi, conclusi i cinque anni, rilegge la scelta fatta
a suo tempo con nuova consapevolezza.
Seguiteci e, se avete piacere, scriveteci le vostre impressioni e condividete le vostre esperienze.
Le aspettiamo!
dopo il rientro dalla sospensione
per le festività natalizie. Ma, tutti
gli operatori lo sanno, non si può
attendere.
E se il dirigente e lo staff hanno
il compito di occuparsi soprat-
tutto degli aspetti organizzativi:
mettere a punto le informazioni
che, nell’ora ics, le famiglie do-
vranno trovare immediatamente
reperibili cliccando su un appo-
sito tasto del sito della scuola e
su Scuola in Chiaro (http://www.
istruzione.it/iscrizionionline/in-
dex_new.shtml), programmare
gli incontri con i genitori, predi-
sporre un estratto del PTOF per
presentare la scuola in modo
semplice ma effi cace, il lavoro
degli insegnanti non è da meno.
Chi vive la scuola sa bene che, al
di là delle questioni organizza-
tive, sedi, tempo scuola, équipe
o prevalenza, spazi e off erta for-
mativa, i genitori puntano drit-
ti verso quelli che riconoscono
come i loro interlocutori diretti:
gli insegnanti. Vogliono sapere
chi sono, come lavorano, qual
è il clima educativo in classe.
E, in questo, ad avere la meglio
sono le comunicazioni informa-
li da genitore a genitore. Già da
qualche mese, quelli più ricercati
sono i genitori degli alunni delle
quinte: Chi sono gli insegnanti
che prendono le prime? Come
hanno lavorato? Come si è tro-
vato tuo fi glio? Sono insegnanti
che lavorano? Sei soddisfatto
della sua preparazione?
Questo è il momento in cui la
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124 7
valutazione delle famiglie, sep-
pure espressa in modo informa-
le, diventa più forte e più incisiva
di qualunque altra e, specie nei
piccoli centri, in cui la posizione
territoriale della scuola è meno
condizionante, si assiste a veri
e propri spostamenti di massa a
seconda delle valutazioni libera-
mente off erte.
Così il tempo delle iscrizioni di-
venta occasione perché gli in-
segnanti, proprio loro in prima
persona, trovino la forma per ri-
prendere la parola e spostino l’at-
tenzione sull’intenzionalità che sta
dietro alle tante scelte, non sem-
pre conosciute e riconosciute.
Un’opportunità per farsi conosce-
re, condividere l’idea di scuola per
la quale si sta lavorando, illustrare
le proprie metodologie didattiche,
le strategie e gli strumenti che si
decide di privilegiare, le proprie
convinzioni pedagogiche.
Ci sono esperienze molto in-
teressanti in questo senso, che
varrebbe davvero la pena di tro-
vare il modo di raccogliere e
condividere. Eppure, non possia-
mo nasconderci che, spesso, ad
avere la meglio, sono ancora le
visite guidate orientate a far co-
noscere perlopiù gli spazi e gli
strumenti di cui si è dotati, e gli
incontri assembleari che illustra-
no l’off erta formativa, condita
da numerosi e allettanti progetti
che, in molti casi, trovano poca
corrispondenza nel contesto nel
quale si esprime l’esperienza di-
dattica viva: la classe.
Ciò che serve, invece, è sco-
perchiarsi. Mostrare chi siamo
e le nostre scelte con coraggio,
anche correndo il rischio, io lo
dico, che non siano accolte.
Deve essere chiaro che la cor-
sa ai numeri non può sacrifi ca-
re il Progetto scuola per il quale
stiamo lavorando. Per questo, il
momento delle iscrizioni deve
essere visto come la fase in cui
si apre a un’alleanza educativa
importante, quella che consen-
tirà alle famiglie di conoscere e
condividere questo progetto (il
vero senso del contratto forma-
tivo), per poi camminare fi anco
a fi anco ricercando un dialogo
continuo e aperto.
È il momento delle iscrizioni, ne
sono convinta, quello in cui ci
giochiamo una buona parte della
fi ducia dei genitori, e quindi della
società, nei confronti della scuo-
la, partendo proprio dalla profes-
sionalità che mettiamo in campo
per presentare e sostenere le no-
stre scelte.
Le strade per farlo sono tante.
Nel mio caso, l’ultima volta in cui
mi sono trovata a gestire questo
passaggio da docente in uscita,
proprio mossa da queste con-
vinzioni, mi sono occupata di or-
ganizzare un gruppo di lavoro e
curare la progettazione de Il sa-
bato del linguaggio, un’esperien-
za signifi cativa che ha richiesto
tante energie ma che oggi pos-
siamo riconoscere come quella
che ha creato i presupposti per
dare risposte alle domande che
ci stavamo facendo, inauguran-
do una nuova fase della nostra
esperienza professionale.
Superando la logica dell’incontro
informativo, abbiamo proposto
un vero e proprio percorso, arti-
colato in quattro momenti, coin-
volgendo insegnanti delle scuole
primaria e dell’infanzia, bambini
e genitori. In particolare, abbia-
mo previsto due incontri con le
famiglie (uno iniziale e uno fi na-
le) e due intere mattinate con i
bambini, co-gestite con le col-
leghe della scuola dell’infanzia,
durante le quali abbiamo propo-
sto una serie di micro-laboratori.
Le attività sono state occasione
perché i bambini, ripartiti in pic-
coli gruppi, potessero conoscere
gli insegnanti e i locali scolastici,
respirare il clima educativo e in-
contrare i metodi che avrebbero
caratterizzato la nostra didattica.
Con i genitori, è stata l’occasione
per presentarsi, condividere l’idea
di scuola e le scelte educativo-
didattiche privilegiate e per chie-
dere loro fi ducia e disponibilità a
camminare insieme. Oggi, siamo
in quarta elementare, e possiamo
aff ermare che i risultati ci sono
tutti. Abbiamo fatto scelte corag-
giose e non semplici e i genitori
sono ancora al nostro fi anco.
Risorse web
Il sabato del linguaggio,
materiali:
∞ Locandina informativa: http://goo.gl/tkZRZa
∞ Slide di presentazione: http://goo.gl/HocG2W
∞ L’esperienza in video: http://goo.gl/N6C97H
SIM-a/r
8 n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
L’altro sguardo
C’era una volta Il sabato del linguaggio
Dicembre 2012
Una mamma è alla ricerca. Deve
scegliere la scuola dove la fi glia
trascorrerà gli anni della sua fan-
ciullezza. Una locandina pubbliciz-
za: Il sabato del linguaggio; l’Isti-
tuto Comprensivo “Pietro Allori” di
Iglesias propone un’attività rivolta ai
bambini di 5 anni, in età di iscrizio-
ne alla scuola primaria.
La mamma curiosa iscrive la bam-
bina e partecipa all’iniziativa. Ma,
invece di trovare la risposta che
pensava di cercare, ha cambiato
prospettiva e si è posta nuove do-
mande, stimolata dalla particolare
proposta formativa e dalla interes-
sante strategia di insegnamento,
illustrate da una docente determi-
nata e competente.
Laddove tutte le istituzioni, oggi,
puntano su risultati immediati, su
numeri e percentuali di successo,
e la scuola rincorre il mito della
velocità, dell’accelerazione e del-
la competizione (quasi a rincor-
rere, anch’essa, un mondo che
non aspetta...), la scuola primaria
“Pietro Allori” (nelle parole della
docente) proponeva una strate-
gia didattica di rallentamento, lo
sviluppo di un ambiente sereno
dove favorire la cooperazione tra
i bambini e perseguire gli obietti-
vi rispettando i ritmi di crescita di
ciascuno. Annullando, in questo
modo, la competizione tra i bam-
bini, veniva scelto un cammino
educativo incentrato sui diversi
tempi di risposta degli alunni.
L’iniziativa, che in prima analisi
po senza attesa, vogliamo tutto e
subito, in tempo reale, e questo
clima di accelerazione storica del
mondo contemporaneo, caratte-
rizzato da ritmi sempre più frene-
tici e vorticosi ha coinvolto anche
la scuola, che spesso costringe i
bambini a una spasmodica corsa
verso il raggiungimento di obiettivi
sempre più incalzanti. Ma noi ge-
nitori possiamo ancora scegliere!
E puntare su una scuola di qualità,
che non giudica il lavoro svolto dai
bambini sulla base del quantitativo
di carta scritta e prodotta.
Una scuola educativa e non solo
nozionistica e istruttiva.
D’altronde, in dieci anni di vita
scout col gioco e con l’avventu-
ra ho imparato la fi ducia, il rispet-
to per gli altri, la collaborazione,
la competenza, la complicità, la
semplicità, l’umiltà, il senso pro-
fondo di Dio. E quando tornavo a
casa dopo un campo scout, non
avevo molto da mostrare a mia
mamma, ma portavo sulle spalle
uno zaino ricco di scoperte!!!
Grazie a tutte le maestre che cre-
dono e si battono per una scuola
di qualità.
sembrava rivolta ai bambini, in ef-
fetti puntava al dialogo con i geni-
tori, in quanto una scelta educativa
di questo tenore implica una pro-
fonda convinzione, accettazione
e condivisione del metodo anche
da parte della famiglia. La mamma
si interroga... sarò io, per prima, in
grado di saper attendere i risultati?
Giugno 2014
La mamma ha scommesso su se
stessa e su quella scuola. Ha ac-
cettato il confronto con una mae-
stra che, rompendo gli schemi, ha
avuto il coraggio di superare la fre-
nesia della corsa per arrivare primi,
sostenendo un metodo basato sul
rispetto reciproco e sulla valoriz-
zazione di ogni singolo bambino.
Senza, peraltro, tralasciare la tec-
nologia a sua disposizione, ma
facendone un uso consapevole
e innovativo: accanto alle lettu-
re sommesse, alla cura del gesto
grafi co, all’attenzione alla realtà e
ai temi sociali, a un approccio deli-
cato e mirato alla storia, la maestra
propone, infatti, l’uso della LIM,
la classe capovolta, il progetto
eTwinning, e chissà quanto altro
dovrà ancora venire...
Novembre 2014
Oggi la mamma è consapevole:
nella scuola primaria è necessario
bandire la fretta e i bambini devo-
no avere la possibilità di crescere
nel rispetto dei loro ritmi, modi e
tempi di apprendimento.
È vero, viviamo il cosiddetto tem-
di Simona Banci, genitore
Risorse
∞ Alcune rifl essioni sono liberamente tratte da La pedagogia della lumaca, di Gianfranco Zavalloni.∞ Post pubblicato su http://enricaena.blogspot.it in data 24 novembre 2014: http://goo.gl/WwkUFL
9n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Lettere
al direttore
Gentile direttore,
in questo periodo di nuove iscri-
zioni, nella mia scuola si sta ra-
gionando su quale modello or-
ganizzativo sia più funzionale al
nostro progetto di fare didattica
per competenze con gli EAS. Ri-
teniamo, infatti, che i due aspetti,
quello didattico e quello organiz-
zativo siano inscindibili e debbano
corrispondersi come in un puzzle.
Secondo lei, su quali aspetti or-
ganizzativi dovrebbe focalizzarsi
maggiormente la scuola? Ci pia-
cerebbe avere sue indicazioni in
merito.
Patrizia Locci
I.C. “Don Milani”, Carbonia
Se desideri scrivere al direttore, o dire la tua sulle questioni aff rontate nella rubrica questo è lo spazio di dialogo tra lettore e rivista!Scrivi a [email protected]
Il Direttore risponde...
Cara Patrizia,
grazie della sua lettera che
coglie un punto-chiave
dell’innovazione didattica.
Non sta da sola. Ovvero: non
coinvolge soltanto le pratiche
dell’insegnante. Voglio dire
che inevitabilmente gli aspetti
organizzativi fi niscono
per dover essere presi in
considerazione. Almeno in
due sensi.
In primo luogo l’innovazione
didattica impatta sull’aula.
Come già il maestro Freinet
suggeriva: “Se vuoi cambiare
la didattica, cambia l’aula”.
Lavorare per EAS chiede
che l’insegnante disponga
in alcuni momenti di una
confi gurazione frontale della
classe, in altri ha bisogno
di far lavorare i bambini
in piccoli gruppi, in altri
ancora deve poter favorire le
attività pratiche. L’esigenza
è di un ambiente fl essibile,
modulabile, dotato di arredi su
rotelle che si possano spostare
con facilità (e senza rumore).
Seconda indicazione. Lavorare
per EAS chiede di intervenire
anche sull’organizzazione
dell’orario scolastico. L’ideale
quando si lavora per EAS è
di disporre di unità di lavoro
di almeno due ore e in molti
casi la compresenza di più
insegnanti potrebbe essere
preziosa. Questo mette
alla prova la creatività e la
fl essibilità del dirigente e degli
insegnanti: non è detto che
l’unità insegnante-disciplina-
classe non si possa ogni tanto
smontare…
10
Focus Progettaredi Rosaria Pace
Università degli Studi di Foggia
rosaria.pace@[email protected]
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Inclusione come atto creativoTra continuità educativa e linguaggio digitale
Il nostro viaggio nei territori dell’inclusione
ci condurrà in questo numero tra i sentieri
del linguaggio della programmazione e della
multimodalità. Due sfere apparentemente
lontane dai percorsi inclusivi, che al contrario
possono supportare processi di accoglienza e
personalizzazione. La multimodalità, elemento
centrale nell’orizzonte mediale contemporaneo,
ha la sua centralità nell’orchestrazione di
diversi modi – scelti per i singoli potenziali
comunicativi – nella produzione di elaborati
complessi; i modi sono risorse semiotiche di
diff erente tipologia: dallo scritto, all’immagine,
alla gestualità, alla musica, al parlato. Si veda
a tal proposito il magistrale lavoro del 2010 di
Gunther Kress, Multimodality. A social semiotic
approach to contemporary communication,
tradotto da Elisabetta Adami nell’edizione
italiana del 2015, Multimodalità. Un approccio
socio-semiotico alla comunicazione
contemporanea.
Elemento chiave di tale scenario è il linguaggio
digitale, che supera età e vissuti per costituire
una risorsa di dialogo e di espressione
personale. L’inclusione digitale, in questo caso,
si manifesta nella possibilità di accesso e di
uso delle tecnologie, nonché come risorsa in
grado di assicurare un racconto autonomo
e divergente, perché modulabile in base alle
necessità dei singoli.
A partire dalle esperienze descritte nelle pagine
seguenti avremo modo di rifl ettere su due
elementi centrali per la progettazione didattica.
Il primo riguarda la necessità di una continuità
tra cicli di istruzione, che si traduca in una
progettazione estesa e lungimirante, in grado
di esprimere il senso pieno dell’inclusione
nella transizione tra scuola dell’infanzia e
scuola primaria e nella trasversalità delle
azioni didattiche. Il secondo elemento, più
volte sottolineato nei contributi della rivista,
evidenzia il ruolo guida dell’insegnante nell’uso
delle tecnologie in classe come strumento
di racconto del sé. Una progettazione ricca,
dunque, sceglie percorsi e strumenti in grado
di lasciare margine di espressione agli studenti,
secondo un’attenzione “post-disciplinare”, per
utilizzare un’espressione presa in prestito dal
manifesto dell’Umanistica Digitale.
Continuità educativa e guida esperta del
docente si leggeranno nel contributo
di Adele Maria Spena, che ci condurrà
verso la progettazione di un intervento di
potenziamento fonologico con la lavagna
interattiva multimediale. Il percorso didattico
descritto abbraccia l’ultimo anno della scuola
dell’infanzia e la scuola primaria.
Martina Sabatini, invece, descriverà
la costruzione di narrazioni digitali
autobiografi che attraverso il linguaggio di
programmazione Scratch, coinvolgendo gli
alunni nella creazione di una breve storia
animata attraverso immagini, suoni e testo.
Operazione, quest’ultima, che presuppone
un lavoro di progettazione a doppio livello:
didattico nella defi nizione di fi nalità, azioni
e risultati dell’esperienza; narrativo nella
stessa costruzione del racconto, a partire dalla
selezione, combinazione e assegnazione di
senso a risorse semplici. Proprio in questo
passaggio l’esperienza si lega a doppio fi lo
con la consapevolezza d’uso delle opzioni
multimodali.
Anche in questo numero, dunque, leggeremo
spunti, esperienze, risorse. Perché la
progettazione didattica possa diventare un
lavoro collettivo, nutrito dai contributi di una
comunità sempre più ampia.
11
Focus Progettare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Un esempio di digital storytelling
nella scuola primaria
Mi presento, con ScratchRaccontarsi attraverso il linguaggio visuale ideato dal MIT di Boston
Il presente contributo presenta un’attività di narrazione digitale autobiografi ca attraverso il
linguaggio di programmazione Scratch ideato dal gruppo di ricerca “Lifelong Kindergarten” del
Media Laboratory del MIT. Dando sfogo alla propria creatività, i bambini sono chiamati a costruire
una breve storia animata che dovranno progettare passo dopo passo e in cui potranno scegliere di
esprimersi attraverso immagini, suoni e testo.
di Martina Sabatini
insegnante di sostegno di scuola primaria e dottoranda
di ricerca presso l’Università degli Studi di Perugia
Per moltissimi studenti raccon-
tare e raccontarsi non è aff atto
semplice, si tratta infatti di un
processo che sottende nume-
rose operazioni di mediazio-
ne, scelta e valutazione. Queste
operazioni non sono sempre
“visibili” per gli studenti, nel sen-
so che spesso, e questo anche a
causa di un lavoro troppo spesso
superfi ciale in classe, percepi-
scono uno smarrimento che si
traduce nell’aff ermazione “non
so da dove partire”. Se a queste
diffi coltà generali aggiungiamo,
magari, anche diffi coltà speci-
fi che di apprendimento, il mo-
mento del racconto può diven-
tare un incubo. Altro aspetto da
non sottovalutare è il fatto che a
scuola molto spesso racconta-
re equivale a farlo in modo ver-
bale o scritto, precludendo così
agli studenti di esprimersi anche
con il linguaggio delle immagini
e della musica, che renderebbe
molto più ricca la narrazione dal
punto di vista cognitivo ed emo-
tivo e che è più congeniale a dif-
ferenti stili cognitivi.
Le tecnologie si confi gurano
come un ottimo strumento per
superare queste diffi coltà. Come
è noto, infatti, quando utilizzate
in una cornice di signifi cato at-
tenta sia ai molteplici stili di ap-
prendimento e insegnamento
che a promuovere una tipologia
di apprendimento signifi cativo
basato sulla risoluzione di pro-
blemi, possono fungere da vo-
lano per l’inclusione (Zambotti
2016).
Una tecnologia che potrebbe
rivelarsi molto utile nella prati-
ca narrativa in classe è Scratch.
Scratch è un linguaggio di pro-
grammazione elaborato dal
gruppo di ricerca “Lifelong Kin-
dergarten” del Media Laboratory
del MIT, un vero e proprio lin-
guaggio informatico ideato nello
specifi co per essere comprensi-
bile e utilizzabile anche dai bam-
bini (Resnick et al. 2009; Resnick
2013). La grammatica di questo
linguaggio si basa su blocchi
colorati, che ricordano molto le
tessere di un puzzle, che è pos-
sibile connettere al fi ne di creare
programmi di complessità va-
riabile. L’oggetto attraverso cui
pensare su LOGO, predecesso-
re di Scratch, era una tartaruga;
su Scratch è uno sprite, oggetto
digitale cui attribuire comporta-
menti e compiti diversi (Colombi
2010). L’idea del gruppo del MIT
è che con Scratch sia possibile
espandere il campo di cose che
possono essere create e i modi
in cui possono essere create; sia
12
Progettare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
possibile suddividere la comples-
sità in sotto-problemi più sem-
plici e apprendere per scoperta e
per errori; inoltre, coinvolgendo
la creazione di rappresentazioni
esterne dei propri processi di ri-
soluzione dei problemi, permet-
ta anche di rifl ettere sul proprio
modo di pensare (Sabatini 2016).
La cornice teorica che fa da
sfondo alla creazione di questo
strumento è quella del costru-
zionismo.
In ottica inclusiva, i punti di forza
del linguaggio Scratch sono:
∞ possibilità di utilizzare imma-
gini signifi cative che possano
arricchire il testo scritto o sosti-
tuirlo;
∞ possibilità di registrare la pro-
pria voce e di inserire suoni. In
questo modo, per esempio, lo
studente può narrare oralmente
la storia e rappresentarla con le
immagini o combinare audio e
testo in modo che vadano di pari
passo;
∞ fare dell’errore un elemento
chiave dell’apprendimento. Nella
logica della programmazione con
Scratch la costruzione del pro-
dotto è frutto di continui tentati-
vi ed errori e il programma fi nale
viene continuamente montato
e smontato blocco per blocco,
perciò l’errore si confi gura come
momento di scoperta e di scel-
ta di una strategia diff erente da
quella adottata, piuttosto che
come elemento negativo;
∞ possibilità di condivisione con
i compagni. Questo momento
risulta di fondamentale impor-
tanza sia per chi espone, perché
nel momento di condivisione
del proprio lavoro lo studente
si trova a dover spiegare il pro-
prio modo di operare, sia per chi
ascolta, in quanto può appren-
dere modi diversi di operare.
L’attività: “Mi
presento, con Scratch”
L’esperienza descritta di segui-
to è relativa all’uso di Scratch
per fare una presentazione di se
stessi nella forma di una breve
storia animata. L’idea è che con
questo strumento i bambini pos-
sano raccontarsi nel modo a loro
più congeniale (attraverso delle
immagini, dei suoni, con dei dia-
loghi scritti) e dando ampio spa-
zio alla propria creatività.
Per condurre questa attività non
è necessario che i bambini ab-
biano avuto precedente espe-
rienza con il linguaggio. In eff etti
è una delle primissime operazio-
ni usualmente chiamata About
me e condotta nei Dojo: club
locali per la programmazione
libera, indipendenti e gestiti da
volontari – i mentor – che co-
stituiscono parte della comunità
globale dei CoderDojo. L’attività
è stata inserita anche nella Crea-
tive Computing Guide (Brennan,
Balch, Chung 2014).
L’insegnante dovrebbe avere,
invece, un minimo di familiari-
tà con il linguaggio Scratch, in
modo da poter presentare alla
classe i blocchi basilari. In rete è
possibile trovare numerose gui-
de e tutorial (cfr. Risorse), sia in
inglese che in italiano. All’inter-
no stesso del programma è pre-
sente un utilissimo pulsante che
mostra, una volta cliccato, una
guida Step-by-Step in inglese.
L’ideale è che ogni bambino pos-
sa costruire il proprio personale
prodotto e perciò si dovrebbe
avere un computer per ogni
alunno.
Un’esperienza simile a quella che
verrà presentata è stata proget-
tata durante il corso di Labora-
torio di Tecnologie Didattiche di
Scienze della Formazione Prima-
ria dalle studentesse iscritte al V
13
Progettare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Tempi: 2 ore
Strumenti:
∞ Computer con casse (uno per alunno, preferibilmente)
∞ LIM o proiettore (per iniziare insieme l’attività e per condividere alla
fi ne i diversi progetti)
Risorse:
∞ Scratch 2 offl ine Editor, preinstallato su ogni computer, scaricabile
qui: https://scratch.mit.edu/scratch2download/
∞ Breve guida in inglese: https://cdn.scratch.mit.edu/scratchr2/sta
tic/__038df32711f6dad9a2b40bbd5714e01c__/pdfs/help/Getting-
Started-Guide-Scratch2.pdf
∞ Tutorial in italiano (nel video e nella pagina viene mostrato come
scegliere personaggi e costruire semplici animazioni):
https://www.youtube.com/watch?v=qVxaOMHXLTQ;
http://coderdojotrento.it/risorse/scratch-tutorial-1/
Blocchi da presentare:
anno (A.A. 2015/2016) ed è stata
realizzata in occasione della Eu-
rope Code Week 2015, invitando
presso il Laboratorio Informa-
tico dei Dipartimenti Umanisti-
ci (L.I.D.U.) dell’Università degli
Studi di Perugia una classe IV di
scuola primaria della provincia
di Perugia. I bambini che han-
no partecipato all’incontro non
avevano precedente esperienza
con il linguaggio, ma sono co-
munque riusciti tutti a costruire
il loro progetto e a condivider-
lo con i compagni. L’insegnante
della classe IV, presente duran-
te l’incontro, ha messo in luce
come il livello generale di par-
tecipazione sia stato elevato e
come il linguaggio si sia rivelato
signifi cativo per quegli alunni
che usualmente fanno fatica a
dare ordine alla narrazione. L’in-
segnante, inoltre, ha evidenziato
l’importanza del prodotto fi nale,
che è stato prima di tutto sod-
disfacente e gratifi cante per l’a-
lunno che lo aveva creato, dando
l’opportunità a tutti di sperimen-
tare un successo.
L’attività può essere condotta
con bambini delle classi III, IV e
V di scuola primaria.
Di seguito lo schema dell’attività:
Charles Dickens, A Christmas Carol, 1843, copertina e frontespizio della prima edizione
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Progettare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Alcuni punti cardine
dell’attività
L’esperienza, così come de-
scritta, prevede che ogni bam-
bino usufruisca di un computer
ed elabori il proprio progetto. A
fronte di una minore disponibi-
Fasi dell’attività:
1. Introduzione e comandi di base
Nella fase introduttiva l’insegnante mostra ai bambini come lanciare
il programma, precedentemente preinstallato, e le varie sezioni della
schermata iniziale.
In seguito l’insegnante mostra come operare con i blocchi presenti,
suddivisi in diverse categorie, ciascuna contraddistinta da un colore
specifi co.
Lo schema che l’insegnante può seguire è il seguente:
∞ scegliere lo sfondo;
∞ scegliere uno sprite;
∞ aggiungere un’interattività allo sprite scelto (dialogo, suono,
movimento...);
∞ mostrare ai bambini come far partire il programma e come salvarlo.
In questa prima fase i bambini non sono semplici spettatori. Anzi,
è bene incoraggiarli a provare, passo dopo passo, le azioni che
l’insegnante eff ettua e che vengono mostrate alla LIM o al proiettore.
2. Esplorazione autonoma dei bambini
Una volta mostrati i comandi di base, l’insegnante può mostrare
ai bambini come scegliere nuovi sprite o eventualmente come
continuare ad aggiungere comandi a quello scelto inizialmente.
In questa fase l’insegnante lascia che siano i bambini a esplorare il
programma e a costruire con la propria creatività la presentazione di
se stessi, attraverso domande che prendono spunto da quelle indicate
nell’attività “About me” all’interno della guida Creative Computing
(Brennan, Balch, Chung 2014). Per incoraggiare i bambini a esplorare
il programma si può, per esempio, chiedere loro: c’è un personaggio,
tra quelli presenti con cui ti identifi chi? Perché? C’è un oggetto tra
questi che usi spesso? Che cosa rappresenta? Quale tra questi sfondi ti
è più familiare? È un luogo che vorresti visitare?
3. Condivisione del proprio elaborato
Terminata la presentazione, ogni bambino è chiamato alla LIM o al
proiettore per condividere con la classe il suo elaborato. L’insegnante
può guidare l’esposizione con domande chiave inerenti sia aspetti
di coerenza rispetto al contenuto della presentazione sia alle scelte
eff ettuate nella stesura del programma, per esempio: quale tra questi
aspetti messi in luce ti rende più fi ero? Ci sono stati momenti in cui
ti sei bloccato nella costruzione? Quali? Ti piacerebbe rifare un lavoro
simile? Relativamente a che cosa? Al termine di tutte le presentazioni
individuali, l’insegnante può anche condurre una discussione
collettiva con il gruppo classe relativa ai vari elaborati, chiedendo, per
esempio: che cosa hai scoperto dalle presentazioni dei compagni?
lità di computer, senza a nostro
avviso infi ciare la signifi catività
dell’attività, è comunque pos-
sibile condurre l’attività orga-
nizzando la classe in piccoli
gruppi. Chiaramente l’attività
individuale è diversa da quella
in gruppo e dovrà essere l’in-
segnante a decidere caso per
caso, anche in base agli obietti-
vi specifi ci, con quale metodo-
logia operare.
Indipendentemente dall’or-
ganizzazione individuale o in
gruppo, prendendo spunto
dalla metodologia adottata nei
Dojo, è utile tener presente al-
cune “linee guida”:
∞ “Conta fi no a tre, poi chiedi a
me”: si tratta del motto del Co-
derDojo e sta a signifi care che
i bambini sono incoraggiati a
prendere spunto dai compagni
e a chiedere loro dritte e infor-
mazioni prima di rivolgersi all’a-
dulto. Non esiste il divieto di
copiare, anzi il prendere spunto
dagli elaborati dei compagni è
incoraggiato al fi ne di remixa-
re quanto fatto dall’altro per
costruire, magari a partire da
quello, qualcosa di nuovo e ori-
ginale. Lo stesso termine remix
è utilizzato nella comunità onli-
ne di Scratch, dove è possibile
visionare i progetti creati da al-
tri e modifi carli, citando il lavo-
ro da cui si prende ispirazione.
∞ Insegnante/tutor: in una atti-
vità di questo tipo, l’insegnante
assume il ruolo di tutor e do-
vrebbe lasciare i bambini liberi
di esplorare sia la tecnologia sia
la modalità preferita di struttu-
rare una propria presentazione,
mettendo così in luce la propria
creatività. Di fronte ai dubbi
degli alunni, l’insegnante do-
vrebbe poi incoraggiarli a con-
frontarsi tra di loro e a prendere
spunto dal lavoro dell’altro. Più
che fornire soluzioni, inoltre, il
docente dovrebbe porre do-
mande in grado di attivare ri-
fl essioni utili all’elaborazione di
strategie diverse.
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Progettare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
∞ Lasciare sempre un opportuno
spazio per condividere il proprio
lavoro. Le domande guida pos-
sono essere relative non solo
alla scelta dei contenuti, ma an-
che alle modalità di rappresen-
tazione degli stessi. Questo per-
mette all’insegnante e all’alunno
stesso di cogliere le scelte mes-
se in atto durante la costruzione
dell’elaborato. La pratica per-
mette, inoltre, agli altri studenti
di prendere spunto da quanto
realizzato dai compagni.
All’interno della guida Creati-
ve Computing (Brennan, Balch,
Chung 2014), della comunità
online di Scratch (raggiungibile
al sito: https://scratch.mit.edu/
starter_projects/), che vanta più
di 16 milioni di progetti condivisi,
nei vari siti dei CoderDojo italiani
e internazionali e in generale in
rete, è possibile trovare un’am-
pia gamma di attività da cui poter
prendere spunto, adatte e adat-
tabili alle diverse discipline. Tut-
te le tipologie di attività, seppur
diff erenti – si va dalla creazio-
ne di una storia, come nel caso
dell’attività presentata, a un gio-
co; da un’attività di arte a una di
matematica – si caratterizzano
sia per l’elevato grado di multi-
medialità, certamente favorito
dalle possibilità del linguaggio
Scratch, che per una speciale at-
tenzione all’unicità di ogni alun-
no, che è chiamato a costruire
secondo il proprio modus ope-
randi un elaborato che metta in
causa i propri interessi, la pro-
pria immaginazione e creatività.
Nel riconoscere come elemento
signifi cativo proprio le sfaccet-
tature di ogni singolo alunno,
l’attività proposta e quelle a essa
simili possono essere considera-
te inclusive.
Risorse
∞ K. Brennan, C. Balch, M. Chung, Creative Computing, 2014, tratto il giorno 23 agosto 2016 da Creative Computing, in Internet URL, http://scratched.gse.harvard.edu/guide/fi les/
CreativeComputing20141015.pdf
∞ A.E. Colombi, Immagina, programma e condividi con Scratch, con CD-ROM, Erickson, Trento 2010∞ M. Resnick, Learn to Code, Code to Learn, 2013, tratto da Mit Media Lab, in Internet URL, http://web.media.mit.edu/~mres/papers/
L2CC2L-handout.pdf
∞ M. Resnick, J. Maloney, A. Monroy-Hernández, N. Rusk, E. Eastmond, K. Brennan, A. Millner, E. Rosenbaum, J. Silver, B. Silverman, Y. Kafai, “Scratch: Programming for All”, 2009, tratto da Mit Media Lab, in Internet, URL, http://web.media.mit.edu/~mres/
papers/Scratch-CACM-fi nal.pdf
∞ M. Sabatini, “Learning geometry and visuo-spatial abilities through coding”, in Form@Re – Open Journal per la formazione in rete, 16 (1), 2016, aprile, pp. 201-212, http://dx.doi.org/10.13128/formare-17909
∞ F. Zambotti, “Tecnologie per la didattica”, in S. Cramerotti, D. Ianes (a cura di), Insegnare domani – Sostegno, Erickson, Trento 2016, pp. 343-353
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Focus Progettare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Costruire ambienti di apprendimento in continuità
Stimolare la consapevolezza
fonologica emergenteEsperienza di potenziamento fonologico con la lavagna interattiva
multimediale durante un incontro di continuità tra Infanzia e Primaria
di Adele Maria Spena
insegnante di scuola primaria “L. Zecchetto”, I.C. Vicenza 9
La consapevolezza
fonologica
Con l’espressione consapevo-
lezza fonologica o metafonolo-
gica ci si riferisce alla “capacità di
rifl ettere in modo esplicito sulla
struttura sonora della parola e di
manipolarla consapevolmente”
(Marchiori et al. 2005, p. 227).
Crescendo il bambino deve im-
parare a trattare le parole come
un oggetto formato da unità più
piccole e isolabili che possono
essere manipolate, per esempio
separandole quando sono in-
cluse in una parola, oppure sin-
tetizzandole quando vengono
presentate singolarmente per
costituire la parola.
Gli alunni che faticano a perce-
pire, distinguere e manipolare i
singoli fonemi hanno una scarsa
consapevolezza fonemica che,
se si protrae a lungo, può co-
stituire un forte indicatore di ri-
schio per lo sviluppo di un distur-
bo specifi co di apprendimento
(DSA). Occorre quindi intervenire
per il recupero dell’espressione
orale e della consapevolezza fo-
nemica in modo che gli alunni,
migliorando la loro competenza
di linguaggio orale, possano mi-
gliorare anche quella scritta.
Oggi si assiste a un maggior inte-
ressamento delle scuole dell’in-
fanzia al potenziamento dei
prerequisiti degli apprendimenti,
anche in accordo con le Linee
guida sui DSA che assegnano alla
scuola dell’infanzia “un ruolo di
assoluta importanza” nel ricono-
scimento precoce delle diffi coltà
e nell’attività di sollecitazione di
tali prerequisiti.
I laboratori di
potenziamento
All’inizio dell’ultimo anno della
scuola dell’infanzia i bambini mo-
strano di avere una buona com-
petenza fonologica globale, nota
anche come sensibilità fonologi-
ca, ossia la capacità di rifl ettere su
alcuni aspetti fonologici del lin-
guaggio senza esserne consape-
voli. Questa capacità spontanea
del bambino si evidenzia quando
mostra di cogliere somiglianze e
diff erenze tra i suoni delle parole,
di riconoscere i suoni iniziali o fi -
nali di una parola, di diff erenziare
parole lunghe e corte e di rico-
noscere e produrre rime (Savelli
2008, p. 289). Per assecondare
questo processo spontaneo, fi n
dalla scuola dell’infanzia posso-
no essere avviati laboratori con
giochi e attività più strutturate per
“sostenere e stimolare la consa-
pevolezza fonologica emergente
nei bambini dell’ultimo anno della
scuola dell’infanzia” (Zanchi et al.
2012, p. 170). L’utilità di proporre
esercizi linguistici fi nalizzati alla
Il processo di apprendimento della letto-scrittura inizia prima dell’ingresso alla scuola primaria e
l’acquisizione dei fondamentali elementi del linguaggio avviene per la maggior parte dei bambini
intorno ai 5 anni e una eventuale loro immaturità o defi cienza si può ripercuotere sulle abilità
di lettura e scrittura. È opportuno, quindi, porre una maggiore attenzione al linguaggio, al suo
sviluppo fonetico-fonologico e potenziare le abilità e la consapevolezza fonologica “fi n dalla scuola
dell’infanzia e nei primi anni della scuola primaria” (Stella, Grandi 2011, p. 81).
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Progettare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
costruzione della lingua scritta
non deve essere vista come una
anticipazione dell’obbligo scola-
stico, ma come l’occasione per
gli alunni di utilizzare il linguag-
gio scritto all’interno di un am-
biente educativo e di rifl etterci
per facilitare, successivamente,
l’apprendimento del linguaggio
convenzionale scritto (Berton et
al. 2006, p. XII). Si tratta di incu-
riosire i bambini al codice, senza
anticipare i contenuti della scuola
primaria o modellare la didattica
sulle pratiche tradizionali del-
la scuola primaria. D’altra parte,
troviamo anche alcune pratiche
scolastiche che, per la paura di
favorire precocismi, hanno pro-
vocato “una scrupolosa pulizia
volta a far scomparire ogni trac-
cia della lingua scritta” (Cravana
2012, p. 54). In contrapposizione
a questo convincimento ricordia-
mo che le Indicazioni Nazionali
2012 per il curricolo della scuola
dell’infanzia e del primo ciclo d’i-
struzione, nei traguardi per lo svi-
luppo della competenza, recitano
che il bambino: “si avvicina alla
lingua scritta, esplora e sperimen-
ta prime forme di comunicazione
attraverso la scrittura, incontran-
do anche le tecnologie digitali e i
nuovi media” (Indicazioni Nazio-
nali 2012, p. 28).
Questo ci fa comprendere come
la scuola dell’infanzia debba es-
sere coinvolta in tale processo
e come non possa sottrarsi alla
presenza della lingua scritta.
Alla luce di quanto emerso, ap-
pare evidente che lavorare nella
scuola dell’infanzia sulla com-
petenza fonologica non signifi -
ca insegnare a leggere e scrive-
re ma può costituire, invece, un
forte punto di raccordo fra scuo-
la dell’infanzia e scuola primaria.
Da una parte, quindi, la scuola
dell’infanzia può organizzare
percorsi didattici centrati sulle
competenze basilari dell’educa-
zione linguistica privilegiando gli
usi orali della lingua. Dall’altra, la
scuola primaria potrà avvantag-
giarsi delle conoscenze e abilità
sul sistema alfabetico maturate
nella scuola dell’infanzia oltre
che della motivazione stimolata
dalle attività della scuola prece-
dente, sempre che queste non
siano state condotte in una for-
ma sterile di esercizi (Cisotto et
al. 2010, pp. 14-15).
Quanto enunciato pone ulte-
riori motivi di rifl essione sul-
le modalità con cui condurre
questi interventi per potenziare
o recuperare le abilità caren-
ti. Bisognerà rispettare i tempi
di apprendimento di ciascuno e
realizzare attività coinvolgenti e
signifi cative per gli alunni, non
esercizi ripetitivi e improduttivi.
Per questa ragione si ritiene che
l’uso di mezzi tecnologici come
la lavagna interattiva multime-
diale (LIM) con le sue tecniche
espositive, i suoi materiali mul-
timediali, le varie possibilità di
utilizzo e di interazione diretta
con i contenuti possa contribuire
a migliorare le azioni didattiche
del docente e a coinvolgere le
componenti socio-aff ettive ed
emozionali degli alunni.
Il potenziamento
fonologico nell’ambito
del “Progetto
Continuità”
Il passaggio dei bambini della
scuola dell’infanzia alla scuola
primaria è comunemente defi ni-
to continuità educativa. Questo
momento delicato di incontro
con il nuovo contesto scolastico
impegna le scuole che elaborano
progetti di accoglienza e adatta-
mento per i bambini più piccoli.
In questi momenti di “transizione”
è necessario sostenere un con-
fronto continuo tra gli insegnan-
ti dei diversi ordini scolastici con
attività comuni. Questi scambi
tra i docenti “aff ermano la cultura
della continuità” (Baldacci, Fioretti
2000, p. 38) e la predisposizione
a considerare la propria azione di
docente all’interno di un proces-
so evolutivo in cui, in ogni fase
educativa, non vengano azzera-
te le competenze già acquisite e
si tenga conto anche della storia
personale dell’alunno “propo-
nendo nuovi elementi curricolari
e organizzativi che valorizzino
quelle competenze e quella sto-
ria” (Ivi, p. 39).
Il percorso di
potenziamento
fonologico con la LIM
L’esperienza didattica che si in-
tende descrivere è stata condot-
ta in occasione di un incontro di
continuità tra i bambini dell’ul-
timo anno della scuola dell’in-
fanzia e gli alunni di una classe
prima della scuola primaria di un
Istituto Comprensivo di Vicenza.
Questo lavoro ha preso spunto
dalle attività di laboratorio sulle
competenze metafonologiche
svolte nelle due distinte scuole
durante l’anno scolastico. Si è
pensato di costruire un laborato-
rio metafonologico simile a quel-
lo cui i bambini erano abituati,
ma con una modalità operativa
diff erente, con l’impiego di uno
strumento tecnologico innova-
tivo come la LIM per supportare
il coinvolgimento e l’interesse,
potenziando il raggiungimento
delle abilità fonologiche.
18
Progettare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Descrizione del
contenuto digitale
Il contenuto digitale utilizzato
durante l’incontro è stato realiz-
zato con il software “Notebook”
di cui è dotata la LIM della classe
della scuola primaria accoglien-
te. Il tema che fa da cornice si ri-
ferisce agli animali della fattoria,
poiché durante l’anno scolastico
i due gruppi classe/sezione inte-
ressati nel progetto di continuità
hanno approfondito l’argomento
con racconti e visite alla fattoria.
Il materiale didattico prodotto
presenta una home page in cui
appare la vista di una “fattoria fe-
Figura 1: home page “La fattoria felice” con gif animate degli animali della fattoria e tracce sonore dei loro versi
Figura 2: foto dell’animale
19
Progettare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Figura 3: riconoscimento della sillaba iniziale (tocco dell’immagine che inizia con il suono sillabico BE e ingrandimento dell’immagine corretta)
lice” con gli animali in movimen-
to (fi g. 1). Per realizzare questa
videata iniziale sono stati coin-
volti gli alunni di una classe quar-
ta che hanno disegnato e colo-
rato in gruppo con il programma
Paint il paesaggio e ricercato in
internet gif animate degli animali
e tracce sonore dei loro versi.
Durante l’incontro i bambini
dell’infanzia sono accompagna-
ti dagli alunni della classe prima
in piccoli gruppi. Sono invitati a
osservare attentamente la prima
videata e a esprimere le loro im-
pressioni su ciò che li meraviglia.
Un bambino alla volta può sce-
gliere un animale, ascoltare il suo
verso, denominarlo e toccarlo.
Quest’ultima azione comporta
lo spostamento a una successi-
va slide (fi g. 2) contenente la foto
realistica dell’animale. Premendo
l’icona a forma di stellina blu po-
sta alla base della foto, il bambi-
no ritorna alla home page dalla
quale, allo stesso modo, pro-
cederanno gli altri bambini del
gruppo.
Proseguendo con l’attività, l’in-
segnante clicca l’icona a forma di
stellina rossa posta sopra l’albero
raffi gurato nella home page per
accedere a una nuova slide che
propone la prima attività fono-
logica sul riconoscimento della
sillaba iniziale (fi g. 3). Il bambino
è invitato a osservare attenta-
mente l’immagine dell’animale e
a produrre verbalmente il suono
del suo verso, per esempio il ver-
so della pecora: “BE”.
In seguito si chiede di denomi-
nare tre immagini poste sotto
l’animale, di scegliere quella il
cui nome inizia con la sillaba
“BE” e di toccarla. Se la risposta
è corretta l’immagine toccata si
ingrandisce. Il percorso continua
facendo scorrere le slide attra-
verso le frecce laterali poste alla
base, fi no ad arrivare a quella che
contiene il fi lmato della canzone
“Nella vecchia fattoria” che può
essere azionato per cantare in-
sieme. Dalla stessa slide si ritorna
alla home page tramite la stelli-
na, questa volta verde, colloca-
ta in alto a destra del titolo della
canzone.
Proseguendo con l’attività, l’in-
segnante clicca l’icona del-
la stellina gialla sopra la casa e
immediatamente appare la slide
con una nuova attività fonologi-
ca sul riconoscimento della sil-
laba fi nale. Il bambino è invitato
20
Progettare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
a osservare e a ripetere il nome
dell’immagine che si trova sul
tetto della “Casetta delle paro-
le che terminano con...” e gli si
chiede di provare a pronunciare
la parte fi nale della parola, che
nell’esempio riportato nella fi g.
4, cioè “stella”, è “-LA”. Successi-
vamente l’alunno denomina uno
alla volta gli oggetti delle sei im-
magini accanto alla casa.
Ogni qualvolta pronuncia un
nome, il bambino deve stabilire
se esso termina come l’esempio
e per controllare può trascinare
con le dita l’immagine dentro
una delle quattro caselle della
casetta. Se la scelta non è quella
giusta l’immagine non può es-
sere trascinata perché bloccata
preventivamente durante la co-
struzione del materiale didatti-
co. Si procede allo stesso modo
con le immagini rimanenti fi nché
non si inseriscono in tutte le ca-
selle le fi gure corrispondenti alla
consegna data. Si continua con
lo stesso tipo di attività nelle sli-
de successive spostandosi con
le frecce laterali poste alla base
delle videate. Terminata questa
attività si ritorna sulla home page
grazie al link a forma di stellina
gialla posta ai piedi della casetta.
L’esperienza si può concludere
cantando un’altra volta la can-
zone “Nella vecchia fattoria” rag-
giungibile dopo aver cliccato la
stellina verde vicino al sole.
Considerazioni fi nali
Il lavoro condotto con la LIM ha
suscitato grande interesse e curio-
sità nei bambini, soprattutto della
scuola dell’infanzia, i quali hanno
vissuto momenti intensi dovuti
principalmente al “primo approc-
cio” con la nuova realtà scolastica
che di lì a poco si troveranno a
sperimentare giornalmente.
I più piccoli, dopo un iniziale im-
barazzo, hanno partecipato con
vivo interesse lasciandosi guida-
re alla scoperta di questo nuovo
mezzo, quasi increduli e aff asci-
nati dalle immagini in movimento
e dagli spostamenti degli oggetti
al semplice tocco o trascina-
mento delle dita. I bambini più
grandi hanno aiutato i più piccoli
intervenendo quando non riu-
scivano a stabilire la giusta cor-
rispondenza tra suono – iniziale
Figura 4: “Casetta delle parole che terminano con...” (trascinamento dell’immagine che termina con il suono uguale a quello della fi gura posta
sul tetto – “Stella” – all’interno dei riquadri della casetta)
21
Progettare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Risorse web
“La Fattoria felice”, risorsa didattica a supporto delle attività per il recupero e il potenziamento delle carenze fonologiche scaricabile da Internet, URL: http://goo.gl/BFYzkm
o fi nale – e immagine, oppure
quando erano in diffi coltà con la
motricità della mano durante gli
spostamenti degli oggetti.
L’intento di questa esperienza è
stato anche quello di portare a
conoscenza dei colleghi dell’in-
fanzia e della primaria le possibi-
lità che uno strumento come la
LIM può off rire nel processo di
insegnamento/apprendimento.
Molti insegnanti vivono con ansia
e preoccupazione l’introduzione
della LIM nella scuola vedendola
solo come un complicato dispo-
sitivo tecnologico, senza tenere
conto che essa può essere utiliz-
zata usando il sistema operativo
e i software comunemente in-
stallati sul computer.
Certamente gli stimoli off erti
dalla multimedialità della lava-
gna vanno ben oltre la semplice
lezione frontale: per esempio,
nell’esecuzione della canzone
“Nella vecchia fattoria”, attra-
verso il video animato rispetto
all’ascolto della traccia musicale
con un lettore CD. Altri elementi
signifi cativi a testimonianza del
coinvolgimento attivo e del vivo
interesse dei bambini alle attività
didattiche proposte con la LIM
possono essere ricondotti agli
eff etti visivi e sonori dei feedback
o alla manipolazione diretta degli
oggetti con la funzione di “Tra-
scina e rilascia”, che consente lo
spostamento di immagini ver-
so spazi defi niti o a piacere. Un
coinvolgimento attivo che non
è soltanto individuale, ossia del
bambino che sta interagendo
con la LIM, ma anche di tutti gli
altri che osservano e attendo-
no con curiosità quello che può
accadere su quella “grande lava-
gna” che si lascia toccare e mo-
difi care in maniera creativa.
Risorse
∞ M. Baldacci, S. Fioretti, Continuità educativa e scuola di base, Quattro Venti, Urbino 2000∞ Berton et alii, Dislessia. Lavoro fonologico tra scuola dell’infanzia e scuola primaria, Libri Liberi, Firenze 2006∞ G. Bonaiuti, Didattica attiva con la LIM, Erickson, Trento 2009∞ L. Cisotto et alii, Prime competenze di letto-scrittura, Erickson, Trento 2010∞ E.A. Cravana, “Dimensioni della literacy e prospettive didattiche dell’insegnare a leggere. Pratiche di facilitazione e signifi catività dell’apprendimento iniziale”, in Giornale Italiano della Ricerca Educativa, dicembre 2012, Pensa Multimedia Editore, Lecce ∞ Marchiori et alii, “Un’esperienza pluriennale di screening della dislessia nella classe prima scuola primaria”, in Dislessia, maggio 2005, n. 2. Erickson, Trento∞ M. Perrotta, M. Brignola, Giocare con le parole. Training fonologico per parlare meglio e prepararsi a scrivere, Erickson, Trento 2000∞ E. Savelli, “Apprendimento della scrittura e consapevolezza fonologica”, in Dislessia, ottobre 2008, n. 3, Erickson, Trento∞ G. Stella, L. Grandi, Come leggere la Dislessia e i DSA, Giunti, Firenze 2011∞ F. Zambotti, Didattica inclusiva con la LIM, Erickson, Trento 2009∞ P. Zanchi et alii, “Consapevolezza fonologica e competenza narrativa nella scuola dell’infanzia”, in Dislessia, maggio 2012, n. 2. Erickson, Trento
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Bookmark App
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Edmododi Enrica Ena
insegnante di scuola primaria, I.C. “Pietro Allori“,
Iglesias” e ambasciatrice di Edmodo
https://www.edmodo.com/
Descrizione
Edmodo è un ambiente di so-
cial learning, fondato nel 2008 a
Chicago, Illinois, da due dipen-
denti di un distretto scolastico,
Nicolas Borg e Jeff O’Hara, con
l’obiettivo di creare un contatto
tra la vita dei ragazzi e i luoghi
formali dedicati all’istruzione.
Oggi Edmodo ha sede a San Ma-
teo, in California, ed è la rete edu-
cativa pre-universitaria più gran-
de al mondo. Attualmente conta
68 milioni di utenti in 190 Stati.
È un ambiente sicuro e semplice,
contraddistinto da un’interfaccia
simile a Facebook, che estende
la collaborazione oltre l’aula at-
traverso la creazione di gruppi
e sottogruppi che abitano uno
spazio virtuale in cui regnano il
dialogo, la condivisione di risorse
e di strumenti.
Ciò che contraddistingue Edmo-
do è proprio il suo essere una
rete internazionale diff usissima,
così da rendere possibile, con
pochissimi e semplici passaggi
e in assoluta sicurezza, la colla-
borazione tra docenti e classi di
tutto il mondo.
Edmodo è disponibile per An-
droid, iOS e Windows.
Specifi che tecniche
Registrazione
La registrazione è gratuita. È pos-
sibile registrarsi come docente,
come studente e come genitore.
Perché un docente possa creare
un gruppo (che può coincidere o
no con una classe) o associarsi a
un gruppo esistente, deve prima di
tutto creare un account, inserendo
tutte le informazioni necessarie.
A garanzia della sicurezza, nel
caso di studenti e genitori, la
creazione di un account su Ed-
modo è possibile solo se si è in
possesso del codice del gruppo,
che può essere fornito esclusi-
vamente dal proprietario dello
stesso o da altro docente abili-
tato (co-docente). Il codice ge-
nitore è univoco e può essere
reperito autonomamente anche
dalla pagina del proprio fi glio.
Senza il codice è impossibile
completare la procedura.
Per iscriversi a Edmodo, gli stu-
denti non hanno bisogno di es-
sere dotati di un indirizzo di posta
elettronica; se ne potrà comun-
que fornire uno se si desidera ri-
cevere le notifi che via mail.
L’accesso a Edmodo è possibile
anche con le credenziali Offi ce
365 o Google, evitando la molti-
plicazione delle password e faci-
litando l’integrazione con i servizi
didattici delle diverse piattaforme.
Il docente ha il pieno controllo
degli utenti iscritti alla classe: in
qualunque momento può mo-
difi care il loro status, abilitando-
li alla sola lettura, o scegliere di
moderare tutti gli interventi.
Lingua dell’interfaccia
Edmodo è un ambiente america-
no, pertanto nasce in lingua ingle-
se; oggi, tuttavia, è possibile sce-
gliere tra ben diciassette lingue,
aspetto di cui ci si può avvantag-
giare anche a livello didattico.
Per modifi care la lingua, è suffi -
ciente cliccare in basso a destra,
in qualunque pagina dell’ambien-
te, e scegliere la voce Languages,
accanto all’icona del planisfero.
La lingua italiana è arrivata solo
nell’estate del 2015, per que-
sto, ci sono sezioni che devo-
no essere ancora migliorate e
completate. In questi mesi si sta
concludendo anche la trasfor-
mazione in italiano dei principali
articoli del Centro di assistenza.
23
App
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Costo
Edmodo è totalmente gratuito.
Il pagamento è previsto esclusi-
vamente per l’attivazione di ser-
vizi amministrativi avanzati legati
all’uso di un sottodominio di Isti-
tuto o di una rete di scuole.
Presenza di pubblicità
Non è presente pubblicità.
Tutorial
Edmodo mette a disposizione de-
gli utenti i tutoriali in lingua inglese.
Sul web è comunque molto sem-
plice reperire diverse risorse in
italiano, realizzate dagli stessi do-
centi. Al momento, tuttavia, visti
i numerosi e continui interventi
migliorativi che hanno interes-
sato Edmodo nell’ultimo anno,
è possibile imbattersi in materia-
li non aggiornati. Questi resta-
no comunque fondamentali per
orientarsi nella comprensione
delle potenzialità dell’ambiente e
del suo funzionamento generale
(vedi in Risorse).
Specifi che didattiche
Funzione
Edmodo, grazie alla sicurezza che
è in grado di garantire, consente
di creare gruppi sin dalla prima
classe, off rendosi come spazio
per dialogare, condividere ma-
teriali multimediali (con upload,
link o embed), assegnare conse-
gne, programmare quiz, proporre
sondaggi, garantendo una pun-
tuale registrazione dei progressi
individuali e di classe.
La presenza di una biblioteca
virtuale (lo zainetto per l’alun-
no), senza limiti di archiviazione,
consente inoltre un’effi cace or-
ganizzazione dei materiali e ne
rende possibile la condivisione.
Le sue funzioni risultano ulte-
riormente potenziate collegan-
do il proprio account Google. In
questo modo, è possibile gesti-
re le proprie risorse archiviate in
Drive direttamente su Edmodo,
rendendo più semplici le attività
su cartelle o fi le condivisi.
Usi didattici
Le opportunità off erte da Ed-
modo ne fanno uno strumento
fondamentale a vantaggio di una
formazione più vicina ai biso-
gni degli alunni. L’ambiente è lo
spazio adatto sia per valorizzare
l’abitudine al dialogo, alla col-
laborazione e alla condivisione,
consentendo di sviluppare una
buona cittadinanza digitale, sia
per lo sviluppo di una didatti-
ca per EAS. Permette, infatti, in
modo molto agevole, di met-
tere a disposizione, in un unico
spazio ben organizzato, tutti i
materiali necessari per gestire le
consegne per la fase preparato-
ria e condividere i lavori realizzati
dagli alunni nella fase operatoria.
Inoltre, viste le sue grandi poten-
zialità che continuano a stupire
anche i docenti più esperti, è un
ambiente nel quale è possibi-
le trovare risposte alla creatività
di quegli insegnanti che amano
avere a disposizione una cassetta
degli attrezzi ricca e varia.
Non vanno trascurate le poten-
zialità di Edmodo come ambien-
te a supporto della professionalità
docente. Questo consente infatti
la creazione di gruppi di soli in-
segnanti senza limite di numero
degli iscritti, favorendo così la na-
scita di Gruppi-Consiglio di classe
e Gruppi-Dipartimento, ma anche
di Gruppi-Obiettivo, aperti per
sostenere percorsi formativi, spe-
rimentazioni didattiche o per pro-
muovere nuove forme di collabo-
razione nazionali e internazionali.
Risorse
∞ Edmodo: video di presentazione con sottotitoli in italiano: http://
goo.gl/qe1TQP
∞ Modello di informativa per le famiglie: http://goo.gl/ZjMJEQ
∞ Video tutorial disponibili su Edmodo (in inglese): https://support.
edmodo.com/hc/en-us/sections/200910884-Video-Tutorials
∞ Canale youtube di Lucia Bartolotti, ambasciatrice di Edmodo (in italiano): http://goo.gl/h6PhYr
∞ Slide share di Michele Maff ucci (in italiano): http://goo.gl/KVAr0T
Comunità di docenti italiani: https://edmo.do/j/y3va4x
Nota: per questioni di sicurezza, la disponibilità dell’URL del gruppo non comporta l’accesso immediato; questo dovrà infatti essere autorizzato dal fondatore dello stesso o da un docente autorizzato.
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Focus Comunicaredi Alessandra Carenzio
Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Conoscere i propri alunni
Tra gli aspetti che di frequente vengono
associati all’uso dei dispositivi digitali in classe,
quello relativo alla conoscenza dei propri
alunni è uno dei più sentiti, pur non avendo
direttamente a che fare con l’apprendimento.
Entrare in contatto con il vissuto emotivo dei
bambini, imparare a conoscere le preferenze
degli alunni, i loro passatempi e le esperienze
che li toccano nello spazio informale e non
formale – fuori dalla scuola – consente agli
insegnanti un guadagno su tre livelli.
Il primo riguarda la possibilità di disporre di una
cornice nella quale inserire comportamenti,
osservazioni e risultati del bambino in classe
che, spesso, non vengono esplicitati. In un
articolo pubblicato su Mindshift (http://www.
cultofpedagogy.com/relationship-building/)
un’insegnante racconta con estrema lucidità
la propria esperienza: un alunno manifestava
negli ultimi tempi livelli di comportamento
non costanti e altrettanto altalenanti risultati in
termini di apprendimento, rendendo diffi cile
la regolazione della classe e la valutazione
stessa delle prove dell’alunno. Un colloquio
con il consulente della scuola ha consentito
di spiegare il problema e, soprattutto, di
modifi care la valutazione (e le strategie): lo
studente, infatti, da pochi mesi viveva in un
centro di accoglienza familiare perché senza
casa, passando il proprio tempo in strutture
che sono solo parzialmente compatibili con
la serenità e la costanza familiare funzionale
al benessere del bambino in classe. Ciò che
mi ha colpito dell’articolo è stata la rifl essione
sul cambio di prospettiva, potremmo dire: la
cornice ha dato senso ai dati (comportamento
ingestibile e risultati non costanti) e ha
trasformato questi stessi dati in un “miracolo” o
un piccolo traguardo (essere presente a scuola,
fare i compiti ogni tanto, essere puliti e in
ordine, ricordarsi il materiale didattico).
Il secondo riguarda, invece, la possibilità di
instaurare complicità, che spesso trasformano
la classe in un luogo di apprendimento felice,
dove è piacevole trascorrere il proprio tempo
in veste di studenti e dove crescere insieme ai
compagni.
Il terzo, infi ne, tocca l’apprendimento in
maniera signifi cativa: conoscere gusti, abilità
e competenze dei propri alunni consente di
individuare “leve” per l’apprendimento e la
motivazione in diverse situazioni.
E i dispositivi digitali? Oltre a consulenti e
colloqui familiari, necessari e insostituibili, i
media sociali e le piattaforme che usiamo in
classe – e fuori da essa – ci consentono di
conoscere qualcosa di più dei nostri alunni,
perché hanno la capacità di raccontare, di
documentare e di condividere (stati d’animo
che non entrano in classe, ma che agiscono
sulla classe). Le strategie di conoscenza
suggerite nell’articolo citato sono interessanti:
ice-breakers, ovvero esercizi per rompere il
ghiaccio e conoscersi meglio; la raccolta di
informazioni sugli alunni all’inizio dell’anno
tramite survey; la documentazione che deriva
dalla precedente azione (l’insegnante propone
uno strumento molto utile per collezionare i
dati); ma soprattutto, check up periodici, veri e
propri controlli che consentono di non perdere
di vista i cambiamenti che si verifi cano durante
l’anno. Senza dubbio, le piattaforme digitali sono
un quinto alleato per conoscere i nostri alunni.
Gli articoli di questa Sezione descrivono questo
avvicinamento attraverso due prospettive:
la prima è esterna e di inquadramento,
defi nendo gli ambienti di apprendimento
social e fornendo alcuni esempi in una mappa
ragionata; la seconda è interna, mediante il
racconto di un’esperienza didattica che, proprio
su questi ambienti, ha voluto rifl ettere in chiave
didattica.
25
Focus Comunicare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Aule virtuali: dentro e fuori
Aule virtuali:
una rassegna di spazi ambientiLe possibilità off erte dagli ambienti di comunicazione didattica
Solo negli ultimi anni sono nate e si sono aff ermate nell’ambito scuola decine e decine
di piattaforme che possono essere integrate dagli insegnanti nella propria didattica e nel
proprio progetto di classe. L’articolo vuole focalizzarsi sulle caratteristiche delle piattaforme
e degli ambienti 2.0 per la didattica, raccontando nello specifi co cinque ambienti dei quali si
evidenzieranno plus e caratteristiche.
di Irene Mauro
ricerca e formazione presso CREMIT (UCSC)
Gli ambienti 2.0 per
la didattica: aspetti e
funzionalità
La prima caratteristica degli am-
bienti 2.0 è sicuramente quella di
poter ampliare gli spazi e i tempi
della normale attività didattica: lo
spazio si amplia nel senso che va
oltre le mura dell’aula e il tempo
non si ferma con la fi ne della le-
zione, come vedremo nel contri-
buto di Elena Valgolio.
Adottare piattaforme 2.0 per
l’apprendimento consente pri-
ma di tutto di creare classi vir-
tuali che ospitano gli studenti e
in questo caso il docente agisce
come admin: si occupa quindi
della confi gurazione generale
dell’aula, della creazione di corsi
e della loro organizzazione, oltre
che della gestione delle iscrizio-
ni degli utenti ai corsi (in molte
piattaforme, per esempio, viene
generato in automatico un co-
dice alfanumerico da fornire agli
studenti, che rappresenta la sola
chiave grazie alla quale poter ac-
cedere al corso). È ciò che avvie-
ne in Schoology o Fidenia (cfr.
Schede a fi ne contributo).
Nonostante le molte diff erenze
esistenti tra piattaforme, le fun-
zioni di base sono simili; tra le
principali:
∞ gestione della classe in termi-
ni di organizzazione dei conte-
nuti, quindi sia upload di risorse
create dal docente e messe a di-
sposizione degli studenti come
materiale di approfondimento,
sia embed di risorse già presenti
in rete, quindi incorporamento
di link, video da Youtube, pre-
sentazioni di TedEd o SlideShare
(vedi Glossario);
∞ creazione di sondaggi, quiz,
test per gli studenti: si prenda
d’esempio la piattaforma Fidenia,
nella quale il tool per la creazio-
ne di questionari è QuestBase,
grazie al quale gli studenti pos-
sono svolgere test o rispondere
a questionari, senza uscire dalla
piattaforma. I risultati sono visibili
sia agli studenti in tempo reale sia
all’insegnante che li vedrà cor-
redati da grafi ci e statistiche che
descrivono i progressi e gli svilup-
pi della classe;
∞ monitoraggio dei progres-
si degli studenti: in Wikispaces
l’insegnante può vedere in tem-
po reale quanto gli studenti sia-
no attivi partecipanti della lezio-
ne e quanti stiano eff ettivamente
contribuendo durante l’attività
grazie a grafi ci sulla percentuale
di presenza online;
∞ possibilità di assegnare com-
piti: in Edmodo il docente asse-
gna compiti decidendo le date
di consegna fi nale. Le consegne
possono essere integrate con ri-
sorse aggiunte dal proprio pc,
con link, o scegliendo il fi le dal-
la propria libreria (si può anche
scegliere di inserirli da OneDrive
o GoogleDrive). Può essere utile,
a questo proposito, avere a di-
sposizione uno spazio in cui ag-
26
Comunicare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
gregare contenuti da poter poi
“impacchettare” e inviare agli stu-
denti. Si fa pertanto l’esempio di
Versal, una piattaforma aggrega-
trice che permette al docente di
creare contenuti partendo da una
pagina bianca (in Internet, URL:
https://versal.com/, in inglese):
il sistema drag&drop permette di
riempire la pagina semplicemen-
te selezionando e trasportando
l’icona dello strumento da utiliz-
zare per creare testi, immagini,
video, quiz, timeline che forma-
no un unico contenuto didattico.
Quando si ritiene che la pagina
sia completa, si pubblica, si incor-
pora pertanto il link nel corso del-
la propria piattaforma edu.
Quali tool per gli
studenti?
Lo studente che accede in piat-
taforma non ha nessuna possi-
bilità di amministrare l’ambiente
nel quale è sostanzialmente invi-
tato ma mantiene in realtà alcuni
spazi da poter gestire in auto-
nomia, a partire dal suo profi lo,
personalizzabile con foto e in-
formazioni di base.
La prima pagina che lo studen-
te incontra è la dashboard, che
come la propria scrivania in ca-
mera ospita tutto il materiale che
serve nello studio: in centro i
contenuti da studiare, i compiti,
le pagine; di fi anco gli strumenti
che possono aiutare e supporta-
re lo studente come, calendario,
post-it per le “cose da fare”. La
dashboard della piattaforma NEO
(nata nel 2007 come EDU 2.0
LMS, cambia nome in NEO nel
2014. In Internet, URL: https://
www.neolms.com/, in inglese),
per esempio, permette allo stu-
dente di avere una visione com-
pleta della sua esperienza di aula
virtuale: sulla parte destra si tro-
va il calendario (che tiene traccia
dei principali impegni settimana-
li), appena sotto la sezione to-do
(“che cosa mi manca ancora da
fare?”) e una piccola bacheca
degli annunci (del corso, del do-
cente, dei compagni).
Ciò che fa parte del profi lo dello
studente sono le sue risorse per-
sonali, la cui disposizione cam-
bia da piattaforma a piattaforma;
in generale esse sono disposte
in uno spazio a parte del corso,
nel quale lo studente organizza i
propri materiali. Questo è fonda-
mentale per la documentazione
del proprio lavoro: lo studente
può aggiungere fi le dal proprio
pc o raccogliere le risorse che
il docente ha postato, pagine di
testo, compiti in scadenza, iper-
testi, link, artefatti... e organizzarli
in cartelle (per materia o per cro-
nologia). Una di queste cartelle
potrebbe, per esempio, racco-
gliere i lavori migliori scelti pro-
prio dallo studente e che decide
di rendere pubblici, costruendosi
pertanto una sorta di Showcase
portfolio (Rivoltella 2013), ovve-
ro uno strumento di esposizione
grazie al quale lo studente sele-
ziona, tra tutte le sue produzio-
ni, quelle che intende sottoporre
alla valutazione dell’insegnante.
Utilizzando gli ambienti 2.0 che
lo consentono, gli studenti svol-
gono l’attività completamente
27
Comunicare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
sulla piattaforma per mezzo de-
gli strumenti da essa off erti: in
Impari Digitale per esempio, gli
studenti creano booklet e libri
digitali. Alcune piattaforme, per
esempio Wikispace Classroom
(vedi Glossario), consentono di
lavorare in gruppo sul materiale
caricato in piattaforma: in piena
logica wiki il prodotto è comple-
tamente editabile da chiunque
faccia parte del gruppo classe
creato dal docente. Rimane co-
munque al docente la possibilità
di scegliere quali materiali ren-
dere editabili e quali invece non
rendere disponibili a una modifi -
cazione da parte della classe.
Gli spazi di
comunicazione in
piattaforma
Le piattaforme per l’apprendimen-
to riprendono in sostanza la logica
social, sia in termini di layout (si
pensi per esempio alla bacheca
iniziale che ospita news comuni
a tutti i partecipanti al corso o alla
barra superiore di ricerca di utenti
e/o contenuti) sia di condivisione
e quindi di comunicazione.
La funzione commenti e like
online è di fatto ciò che avviene
normalmente in classe quando si
discute e, quindi, si studia un ar-
gomento: per alzata di mano si
esprime il proprio parere, si ag-
giunge qualcosa rispetto a ciò
che è stato detto, si apprezza
l’intervento precedente. Nell’aula
virtuale, il docente interviene per
chiarire dubbi, per approfondire
a sua volta; può inoltre porre do-
mande, può chiedere agli studen-
ti di partecipare a una discussione
su un tema trattato la mattina in
aula o che sarà invece argomento
del giorno successivo.
Ai contenuti condivisi dai com-
pagni sulla bacheca del proprio
corso si può rispondere con
commenti e like, ma si può an-
che decidere, in risposta, di fare
embed di link che possono “far
uscire” dall’ambiente e rimanda-
re a video o pagine con l’obiet-
tivo di approfondire l’argomento
trattato. Quasi tutte le piattafor-
me off rono la funzione di mes-
saggistica interna, così come
avviene per i Social Network: si
mette in comunicazione, si cre-
ano connessioni tra utenti.
In altri casi invece, la comuni-
cazione tra pari non è consen-
tita: questo è ciò che avviene in
Edmodo, nel quale non esiste la
messaggistica privata tra studenti.
La comunicazione da parte del
docente può essere singola,
one-to-one, per un avviso che
riguarda un singolo studente, per
una correzione, per un consiglio
o un suggerimento sullo svol-
gimento di un compito. Può, in
altri casi, essere comunicazione
one-to-many: il docente posta
un avviso sulla bacheca del cor-
so, comunica le scadenze di un
test, lancia una discussione uti-
lizzando come stimolo un son-
daggio o un breve quiz.
Il valore aggiunto di queste piat-
taforme in termini di comunica-
zione è che essa può avvenire in
molti modi, in molti linguaggi:
posso comunicare con un testo
scritto, posso apprezzare con un
like, posso farlo con un’emoticon,
posso fare collegamenti con vi-
deo, con mappe trovate (o create)
28
Comunicare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
EDMODO
Link al sito https://www.edmodo.com/, in italiano
Descrizione Edmodo è un Social Network gratuito che
permette agli insegnanti di gestire classi
virtuali, creare e condividere materiali didattici,
organizzarli in cartelle personali.
Che cos’ha in più? Edmodo Spotlight: uno spazio nel quale gli
insegnanti possono condividere le migliori idee
educative e mettere in luce i propri contenuti
didattici.
Punti di forza Interfaccia semplice e intuitivo, che richiama
quello dei principali Social Network.
SCHOOLOGY
Link al sito https://www.schoology.com/, in inglese
Descrizione Schoology è una piattaforma per
l’apprendimento che permette di creare
contenuti, costruire lezioni, rilevare presenze,
assegnare voti.
Che cos’ha in più? Integrazioni con numerosi sistemi; fra gli altri
Google Drive, Dropbox, Evernote.
Punti di forza App per mobile (Ios, Androis, Kindle Apps).
OTUS
Link al sito http://otus.com , in inglese
Descrizione Otus permette di creare un’aula virtuale per
permettere a insegnanti, studenti, genitori di
massimizzare l’apprendimento.
Che cos’ha in più? Sistemi avanzati di tracking della partecipazione
degli studenti all’attività e dei loro progressi.
Punti di forza Piattaforma creata esclusivamente per la scuola
primaria.
in rete. Si può anche scegliere di
non commentare, di non condivi-
dere, esattamente come quando
in classe non si alza la mano.
La comunicazione può essere
anche esterna all’aula virtuale
come nel caso del coinvolgi-
mento dei genitori. La piatta-
forma Otus per esempio (In In-
ternet, URL: http://otus.com/),
permette al docente di rimanere
sempre in connessione con le
famiglie di ogni singolo studen-
te: si accede alle Family Info pas-
sando dal profi lo dello studente;
si comunicano avvisi, scadenze,
esiti di valutazioni.
Una rassegna
Chiudiamo il contributo con una
rassegna di risorse che possono
rappresentare una scelta reale
per la nostra classe, pensando
alla scuola primaria. Si tratta di
cinque ambienti accessibili: Ed-
modo, Schoology, Otus, Impari
Digitale, Fidenia.
Uscire dall’aula
per documentare e
progettare
Adottare una di queste piattafor-
me 2.0 per l’apprendimento vuol
dire avere, sia per l’insegnante sia
per gli studenti, un ambiente che
va oltre la classe “offl ine”, nel quale
però si ricreano le stesse situazio-
ni educative, anche se in moda-
lità diff erenti ma non per questo
meno importanti e interessanti
dal punto di vista dell’apprendi-
mento: l’ambiente online amplia
l’esperienza di apprendimento e
lo fa attraverso canali diff erenti tra
loro come quello visivo, sonoro,
testuale (Bonaiuti 2006).
Si potrebbe dire che lo spazio
della classe online completa lo
spazio delle relazioni fi siche e di-
29
Comunicare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
venti pertanto uno spazio di pro-
gettazione e documentazione, di
condivisione e interazione. Uno
spazio nel quale il docente ha
un ruolo diff erente con conse-
guenze anche sulla sua didattica
in aula: di fatto i progressi delle
tecnologie educative, pongono
l’insegnante di fronte a nuove
scommesse sia da un punto di
vista strumentale che, soprattut-
to, didattico (Rivoltella 2012).
IMPARI DIGITALE
Link al sito https://www.impari-scuola.it/
Descrizione Impari è un ambiente di apprendimento social
che consente di produrre oggetti didattici (come
mappe concettuali, libri scolastici, e-portfolio)
in collaborazione e condivisione fra studenti e
docenti.
Che cos’ha in più? Possibilità di creare web-slide e booklet.
Punti di forza ∞ è in italiano;
∞ funziona con il browser, senza alcun bisogno
di installare plug-in e componenti aggiuntive.
FIDENIA
Link al sito https://www.fi denia.com/
Descrizione Fidenia è un ambiente di social learning che
off re un’ampia gamma di strumenti didattici
e organizzativi ai docenti che possono creare
classi virtuali all’interno delle quali organizzare
corsi, creare questionari e compiti da assegnare
agli studenti, aggiornare il registro.
Che cos’ha in più? Integrazione con e-pub Editor (per redigere
ebook multimediali) e QuestBase (per creare
questionari e test).
Punti di forza ∞ è in italiano;
∞ ha una digital repository funzionale alla
documentazione dello studente;
∞ le comunicazioni tra i vari attori della scuola
sono supportate da una logica social.
Risorse
∞ G. Bonaiuti, E-Learning 2.0. Il futuro dell’apprendimento in rete, tra formale e informale, Edizioni Erickson, Trento 2006∞ P.C. Rivoltella, Fare didattica con gli EAS, La Scuola, Brescia 2013∞ P.C. Rivoltella, P.G. Rossi, L’agire didattico. Manuale per gli insegnanti, La Scuola, Brescia 2012
Glossario
Drag&drop: dai verbi inglesi to drag e to drop, trascinare e rilasciare; esprime l’azione grazie alla quale è possibile spostare icone e fi le dal luogo di origine a quello di destinazione semplicemente trascinando e rilasciando.
LMS: acronimo di Learning Management System. Per Learning Management System si intende una piattaforma applicativa che permette l’erogazione di corsi e-learning in linea con il progetto educativo scolastico e la creazione di aule virtuali.
Embed: dal verbo inglese to embed, inserire/integrare e si riferisce a un codice (normalmente tra i simboli < >) che permette di inserire un video all’interno di un sito web.
TedEd e SlideShare: sono piattaforme di raccolta in categorie (in entrambe è presente la sezione Education) e di delivery di contenuti creati dagli utenti. In Internet, URL: http://ed.ted.com/, http://www.slideshare.net/
Wikispace Classroom: è un ambiente per l’apprendimento nel quale il valore aggiunto consiste nel rendere i lavori editabili da ogni utente della classe. In Internet, URL: https://www.wikispaces.com/
30
Focus Comunicare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Costruire la comunicazione didattica
L’esperienza di Fidenia
nella scuola primaria Un percorso di condivisione, comunicazione, stimolo, documentazione e
rifl essione in Rete
di Elena Valgolio
insegnante di scuola primaria interessata al tema dell’in-
troduzione didattica delle tecnologie e delle app in classe
L’articolo racconta l’esperienza vissuta insieme ai bambini di una classe terza in Fidenia, ambiente
di social learning italiano, attorno a cinque verbi chiave: condividere, comunicare, stimolare,
documentare e rifl ettere. Ogni bambino è autore di produzioni signifi cative, digitali e analogiche,
rappresentative di un percorso individuale e di gruppo. La condivisione di un progetto pensato e
costruito per essere svolto tra rete e presenza regala una seconda vita a un qualunque elaborato e
consente di creare un ponte tra formale e informale.
Ho sempre pensato che accom-
pagnare un percorso di classe
potesse e dovesse espandersi
oltre i momenti d’aula, sfocia-
re nella sfera del tu e io, del noi
come gruppo e come squadra.
Come insegnante dedico molto
spazio agli artefatti dei bambi-
ni: da un testo, una poesia, una
presentazione, una timeline, una
mappa, alle fasi di costruzione
del proprio fossile (magari pro-
prio quello creato con la lisca di
pesce pulita dalla mamma la sera
prima). I protagonisti dell’azione
sono i bambini che smontano
e rimontano informazioni nella
forma che più si adatta al loro
corpo e al proprio stile di ap-
prendimento.
Pensando di ricostruire il signi-
fi cato ampio dell’esperienza in
Fidenia, ambiente di social learn-
ing che consente di fare scuola
anche in rete e costruire la pro-
pria comunicazione didattica ol-
tre l’aula (per approfondimenti si
veda l’articolo di Irene Mauro in
questo numero), mi sono venute
in mente cinque parole chiave:
condivisione, comunicazione,
stimolo, documentazione e ri-
fl essione.
Ero alla ricerca di un ambiente
digitale che potesse coniugare lo
spirito positivo del gruppo classe
e i momenti d’aula con le idee,
i dubbi e i vissuti al di fuori del
tempo canonico e dello spazio
di scuola. Queste cinque tag-
word non vogliono sminuire l’in-
sieme di alchimie di classe che
anno dopo anno si sono crea-
te, vogliono anzi sottolinearne
il contributo positivo in termini
di arricchimento. Si tratta di un
incontro studiato tra Rete e pre-
senza. Vediamole insieme.
Condivisione
Condivisione è confronto, possi-
bilità di far vedere agli altri come
io imparo, mostrare una diversa
prospettiva, un modo di fare e di
risolvere, pensiero critico e di-
scussione se non condivido ciò
che tu dici; è apprezzare l’altro
e essere gioioso degli apprez-
zamenti, è rispetto del mio, del
tuo e del nostro lavoro, è riunire i
pezzi del puzzle quando qualco-
sa non torna, è ascolto, lettura; è
conoscere e approfondire qual-
cosa grazie all’altro, è scambio.
Questo è l’ambiente che desi-
dero per gli alunni, un luogo che
31
Comunicare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
vada oltre e che possa arrivare a
portare, positivamente, criticità e
discussione, che stimoli a parla-
re anche altrove: in famiglia, tra
gli amici, con i nonni. Il “plus” di
questo aspetto potrà rimbalza-
re in aula aumentato del valore
apportato dalle rifl essioni che
ognuno ha fatto e ha sentito con
le persone della propria vita e
della propria ricerca personale,
creando un ponte immaginario
tra scuola e famiglia, tra aula e
il mondo di vita personale che i
bambini percorrono tutti i giorni.
È facile e immediata l’associazione
tra il rimbalzo e la palla, ma come
lanciare un qualcosa che arrivi di-
rettamente, senza troppi ostacoli e
che sia accessibile da tutti? Come
far continuare il gioco?
Ci serve un ambiente così per
condividere, uno strumento che
possa arrivare a tutti.
Gli strumenti didattici integrati in
Fidenia sono Questbase e Epub
editor: questi applicativi consen-
tono di creare splendidi ebook e
questionari. L’ebook può essere
creato dai bambini come realiz-
zazione di artefatto oppure con-
segnato dall’insegnante come
raccolta di materiale. È inoltre
prevista una piena integrazio-
ne con Drive. L’insegnante può
assegnare un compito: i bam-
bini potranno scaricare l’allega-
to, completare l’esercizio e fare
l’upload del fi le. Si tratta di pro-
cedure che possono imparare a
padroneggiare in poco tempo.
Consiglio l’integrazione a Drive,
in quanto può succedere che il
fi le si salvi sul pc del bambino in
un modo diverso rispetto a quel-
lo pensato dall’insegnante.
Comunicazione
Comunicazione è ricerca dell’al-
tro, sono io che ho bisogno di te,
è una dritta per proseguire, un
messaggio da inviare, risoluzione
di un problema, organizzazione;
è ascoltare “il passo dopo passo”
per imparare qualcosa di nuovo,
è chiedere come si fa, avvisa-
re di un cambiamento, fare una
proposta, sondare l’opinione del
gruppo.
A casa, nel momento in cui il
bambino sta svolgendo un com-
pito o una ricerca ha bisogno di
un confronto con il compagno
di gruppo insieme al quale gli è
stata affi data l’attività. Come può
chiedere un consiglio alla clas-
se o all’insegnante? Allo stesso
tempo l’insegnante ha spesso
bisogno di chiedere qualcosa ai
ragazzi, di monitorare il percor-
so dei propri studenti, di essere
guida invisibile che orienta os-
servando e commentando qua e
là, anche a distanza.
Ogni tanto può capitare di essere
assenti. Come rimediare e tener-
si aggiornato su quanto svolto in
quella giornata?
E, visto che ci siamo, perché non
lasciare lo spazio per fare do-
mande su qualcosa che desta
la loro curiosità. Mentre sono
a casa, per esempio, i bambini
defi niscono le ultime cose per
il giorno successivo e cercano
un confronto con i compagni su
come hanno trovato i materiali
32
Comunicare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
da esplorare. Oppure semplice-
mente hanno il desiderio di sa-
pere che cosa ne pensa il gruppo
su un tema che non tocca diret-
tamente l’attività didattica, ma
che si avvicina a propri interessi
e passioni.
Ci serve un ambiente così per co-
municare e collaborare a distanza.
Fidenia permette di appendere
in una bacheca virtuale e visibile
alle persone che fanno parte del
corso i nostri lavori e qualunque
tipo di comunicazione. Quando
mi dimentico una scadenza pos-
so andare a verifi carla nel calen-
dario. Quando cerco quel parti-
colare video visto in classe posso
subito ritrovarlo. Quando siamo
in vacanza, possiamo tenerci in
contatto raccontandoci a vicen-
da che cosa stiamo vivendo.
Stimolo
Stimolo è proposta, sono io che
scelgo di mostrarti qualcosa, è
una spinta a seguirmi, è anticipa-
zione, poi ragioneremo insieme;
è approfondire, compensare,
aiutare, è accendere una lampa-
dina, accettare una sfi da riuscirci
in 22 click e io in 14! È un’imma-
gine, un video, una ricerca, un’a-
nalisi, un’attività da sperimentare.
Ogni esperienza didattica segue
un approccio, in questo caso il
percorso della III E dell’I.C. “Ila-
ria Alpi” di Milano sperimenta
una progettazione per Episodi di
Apprendimento Situato (EAS). Il
momento preparatorio prevede
uno stimolo, l’anticipazione di
materiali di approfondimento, un
compito di problem solving.
La III E non ha tablet e device
mobili, molti materiali sono car-
tacei. Ma dove è possibile lasciare
i compiti allegati a quei materiali,
dove è possibile reperire in modo
ordinato una copia digitale degli
stessi, dove postare le consegne
per il lavoro di problem solving?
In che modo trovare e rivedere
quel video-stimolo visto in classe
come apertura e inaugurazione
di un nuovo micropercorso?
Ed ecco che anche per questo
motivo ci serve un ambiente che
ci permetta di lanciare, stimolare
al nuovo.
Fidenia permette di stimolare i
bambini con modalità ulteriori ri-
spetto alle tradizionali consegnan-
do loro chiavi diverse per modalità
di apprendimento diverse.
Documentazione
Documentazione è archiviazio-
ne, organizzazione, pianifi cazio-
ne, è rivedermi mentre svolgo un
compito, è la certezza di ritrova-
re i miei elaborati e i materiali, la
possibilità di rivedere e rileggere,
tenere una traccia di quanto si è
svolto; è selezionare, vagliare le
informazioni, mantenere ciò che
è più signifi cativo per me.
La documentazione è importan-
te a diversi livelli. Ha grande si-
gnifi cato riascoltare un discorso
tenuto e argomentato da noi,
poiché ci mette nelle condizioni
di essere spettatori e commen-
tatori di noi stessi, di guardarci
con lo spirito di chi può e vuole
migliorarsi. Ha un grande signi-
fi cato rivedersi sia se il lavoro di
gruppo funziona, sia se l’orga-
nizzazione di quella attività po-
teva essere pensata meglio: la
gratifi cazione e la soddisfazione
di ciò che sentiamo di aver fatto
bene ci fa star bene; migliorarsi e
capire i nostri errori per arrivare
a guadagnarsi il senso di soddi-
sfazione, ancora di più. Ma dove
raccogliere questi momenti?
Dove ritrovare facilmente tutti i
nostri artefatti digitali e il riman-
do a quelli che si trovano nel no-
stro portfolio cartaceo?
Ci serve un ambiente che possa
favorire la documentazione.
Peccato non ci sia un vero spazio
dedicato di raccolta – una sorta
di E-portfolio – ma applicazioni
a supporto possono portare in
questa direzione. Documentazio-
ne signifi ca anche commentare i
lavori dei bambini, valutarli e de-
cidere da parte dell’insegnante la
modalità di espressione del giu-
dizio: commento, voto in decimi.
Rifl essione
Rifl essione è pensiero, scambio
di idee, cambiare la propria opi-
nione, vedere da diversi punti di
vista, riconoscere i propri erro-
ri; è imparare dai propri errori,
aggiungere conoscenza ad al-
tra conoscenza, apprendere in
modo signifi cativo.
La rifl essione è la chiave di vol-
ta dell’architrave che sorregge
tutti i momenti visti nelle quattro
tag precedenti, ci aiuta a fi ssare
i punti caldi dei nostri discorsi,
caldi in quanto ricchi di altre ar-
gomentazioni che ne seguono
il percorso di esperienza svolto.
All’interno del gruppo classe,
fuori dall’aula di scuola, ripensare
e riformulare con parole nuove
un argomento porta a indossarlo
sul proprio corpo come se fosse
sempre stato parte di noi.
I bambini adeguano le proprie
conoscenze sulla base di come
hanno smontato e ricostruito le
informazioni. Quanto tale pro-
cedimento sarà diverso, origina-
le e poco battuto da altri, tanto
più sarà oggetto di un’esperien-
za nuova che potrà arricchire i
compagni. Non è sempre faci-
le riuscire a proporre momenti
33
Comunicare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
di questa natura, poiché spesso
serve tempo in più per rifl etterci
con attenzione. È bello trovare
uno spazio in cui osservare, leg-
gere gli elaborati svolti dagli altri
per dare a tutti i soggetti coinvol-
ti, insegnanti compresi, il tempo
di provare a scriversi ciò che non
si capisce, ciò che non si condi-
vide e ciò che si apprezza.
La rifl essione ha bisogno di tem-
po, di lentezza.
Ci serve un spazio che, metten-
do in luce il lavoro di tutti, per-
metta di dare il tempo che ogni
lavoro si merita per il momento
di rifl essione in classe. E se qual-
cuno ritenesse di commentare,
si senta pur libero di poterlo
fare!
Un rapporto circolare
in un ambiente
digitale attraversabile
Attraverso queste parole chiave
notiamo come esse siano tra-
sversalmente interconnesse tra
di loro e in modalità circolare:
una dipende dall’altra, una sti-
mola l’altra.
Ma facciamo un passo indietro
per capire le origini dell’espe-
rienza in Fidenia. Siamo a no-
vembre 2015, individuati i nostri
bisogni decidiamo di aprire il
corso di storia e il corso di ita-
liano su Fidenia. La classe non è
totalmente a digiuno di ambienti
digitali. Dalla fi ne della II inizia-
va ad assaggiare il mondo delle
“Google App”.
Fidenia è stato scelto perché è un
ambiente di social learning che
non presenta alcuna dicotomia
tra ciò che è apprendimento e
ciò che è sociale: il social learn-
ing diventa ambiente quando le
persone entrano in relazione e
lo scambio è attivo. Si ha voglia
34
Comunicare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
di entrare per ritrovarsi, non sol-
tanto perché l’insegnante ha as-
segnato un compito in scadenza
per il giorno successivo. In tal
caso la condivisione non aggiun-
gerebbe valenza signifi cativa, ma
si limiterebbe a essere un luogo
come un altro, niente di più e
niente di meno rispetto a un dia-
rio nel quale annotare i “must do”.
Fidenia, inoltre, ha una caratteri-
stica molto interessante, soprat-
tutto per la scuola primaria: ha
un’interfaccia molto semplice.
All’inizio siamo andati un po’ a ri-
lento in quanto non abbiamo a di-
sposizione alcun tipo di strumen-
tazione mobile, l’aula informatica
e il nostro proiettore di classe sono
fondamentali per capire i pas-
saggi, sperimentare, imparare le
procedure. Un compito autentico
servito su un vassoio d’argento: il
testo regolativo si traveste da tu-
torial, ottimo stimolo per introdur-
re quella tipologia testuale!
Pronti via, ecco come registrarsi:
35
Comunicare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Mi piace pensare che la tecno-
logia possa diventare uno stru-
mento invisibile a scuola, un
qualcosa a portata di mano per
risolvere situazioni, per permet-
tere di creare, approfondire e
mostrare anche l’art & craft ana-
logico del nostro quotidiano.
Non è “tutto tecnologia”, ma un
accompagnamento quotidiano a
tutti gli strumenti che ci off re la
società oggi.
Una possibilità in più?
In che modo posso aff ermare
che questa esperienza abbia re-
galato una possibilità in più alla
III E?
A settembre del prossimo anno
Matilde si trasferirà a York, man-
cherà molto alla nostra classe e
tutti ne sono dispiaciuti. Grazie
a Fidenia, Matilde farà sempre
parte della nostra classe condi-
videndo le sue nuove esperienze
e continuando a fare parte delle
nostre. Royer si trasferirà in una
vicina cittadina e sarà più sem-
plice per lui venire a trovarci, ma
sarà più immediato attraverso
la piattaforma continuare a fare
parte della nostra squadra. Nel
video-messaggio a sorpresa che
i bambini hanno realizzato per i
loro compagni, Fidenia ricorre
più e più volte come richiamo al
rimanere uniti oltre le distanze. Si
tratta di una pratica che fa par-
te del loro modo quotidiano di
comunicare e di studiare, di im-
parare e produrre. È, in un cer-
to senso, migrato nelle vite dei
bambini, pur non sostituendosi
alle attività di sempre.
Concludo con questa immagine
pubblicata soltanto ieri sera: non
tutti hanno ancora avuto possi-
bilità di accedere e commentare,
ma parla da sé. Mi sembra un’ot-
tima conclusione.
Per accompagnare il percorso, è
stata dedicata una riunione “spe-
ciale” a Fidenia, coinvolgendo
genitori entusiasti e volenterosi
di immergersi in un mondo che
apre una porta sul fare dei loro
bambini in classe. Fare che a vol-
te rimane chiuso nelle aule e che
perde l’occasione di arricchirsi
anche al di fuori.
Non mancano gli eff etti collatera-
li: “non ho il pc, non ho il tablet”,
“mio fratello fi nisce sempre i dati
di internet e non posso accedere”,
“spesso sono a casa dei nonni e
da loro non posso connettermi”.
Di seguito invece l’aff ermazione di
una mamma: “ma non è possibile
tornare alla scuola del libro e del
compito normale? Tutta questa
tecnologia non farà male?”.
Ben quattro bambini non hanno
alcuna strumentazione, in due
casi le famiglie si sono organizzate
e hanno trovato come recuperare
un computer da amici. La situa-
zione più bella nasce dall’unione
di Cina e Italia. Valentina, arrivata
quest’anno a settembre con in ta-
sca solo pochissime parole della
nostra lingua, due occhietti im-
pauriti, ogni sabato rinnova l’ap-
puntamento con mamma Mary e
Michela. Fidenia le aspetta. Ne na-
sce una grande amicizia in cui una
aiuta l’altra, in uno scambio che si
arricchisce e va oltre l’apprendi-
mento sfociando nell’emotivo e
nello stare bene, insieme. Si tratta,
Fidenia a parte, di un bell’esempio
di inclusione.
Molti bambini si ritrovano per
fare esperimenti e ricerche in-
sieme, si stabilisce che a ogni
attività proposta su Fidenia deb-
ba essere lasciato un tempo di
almeno una settimana in modo
che tutti possano avere modo di
accedere.
36
Bookmark Film
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Zootropolis
Recensione di Elena Valdameri
collaboratrice CREMIT, media educator
Scheda tecnica
Titolo originale: Zootopia
Anno: 2016
Paese di produzione: USA
Casa di produzione: Walt Disney
Animation Studios
Durata: 108 min
Regia: Byron Howard, Rich Moore
Genere: animazione, commedia,
poliziesco
Tag
#diversità #integrazione #sogni
Sinossi
Zootropolis è una moderna città
in cui convivono animali di ogni
tipo e in cui quartieri dal look
metropolitano si affi ancano a
foreste pluviali, zone deserti-
che e polo, per riprodurre un
ecosistema in cui ogni specie
possa vivere secondo le proprie
necessità. Il titolo originale del
fi lm, Zootopia, richiama all’uto-
pia di un universo eterogeneo in
cui la convivenza è fortemente
voluta e in cui “ognuno può es-
sere ciò che vuole”.
Ma Zootropolis è anche un po-
liziesco: due personaggi diversi
tra loro che collaborano per ri-
solvere un caso complicato. La
protagonista è Judy Hopps, una
coniglietta capace di realizzare il
proprio sogno d’infanzia: diven-
tare un agente di polizia, il primo
poliziotto coniglio della storia.
Dopo qualche giorno come au-
siliaria del traffi co, Judy si vede
assegnare un caso importante:
ritrovare entro 48 ore una lon-
tra scomparsa assieme a un’altra
dozzina di mammiferi. Per risol-
verlo, Judy si ritrova a lavorare
al fi anco di una volpe loquace e
truff aldina, Nick, con cui andrà
costruendo un rapporto dap-
prima basato sulla diffi denza,
ma che col tempo si evolverà
in un’amicizia tanto autentica
quanto incredibile come quella
fra un coniglio e una volpe.
Come in un vero noir, i protago-
nisti si imbattono in personaggi
misteriosi e situazioni ambigue
che richiamano continuamente
al concetto di confl itto fra bene
e male. Grazie all’aiuto del vi-
cesindaco Bellwether, mite pe-
corella, i due trovano gli animali
rinchiusi in un ospedale dismes-
so fuori città. Dietro al sequestro
c’è il rispettabile sindaco che ha
fatto sparire gli animali perché
improvvisamente inferociti, cosa
che avrebbe danneggiato l’im-
magine della città e di se stesso.
L’avvenimento, aggravato dal-
le dichiarazioni pubbliche di
Judy che riconduce l’inselvag-
gimento dei predatori a una re-
crudescenza del loro carattere
aggressivo insito nel DNA, fa
crescere il malumore nella po-
polazione. Inoltre, le sue parole
sui tratti insiti nel DNA di ogni
specie animale feriscono Nick.
Abbandonata la divisa e tornata in
campagna, un giorno Judy sco-
pre l’esistenza di fi ori il cui succo
ha la capacità di rendere aggressi-
vo qualsiasi animale e chiamati in
gergo “ululatori notturni”, termine
sentito durante le sue indagini e
ricondotto erroneamente ai lupi.
In men che non si dica si precipita
in città e, riconquistata la fi ducia di
Nick, la coppia si rimette all’ope-
ra e smaschera un’organizzazione
criminale di animali “prede” co-
mandata dall’insospettabile peco-
ra Bellwether.
Grazie all’esempio di Judy, an-
che Nick entrerà nella polizia,
superando ogni pregiudizio sul-
le volpi.
Il fi lm in classe:
proposte didattiche
Se c’è un luogo dove tutto è
possibile è sicuramente il mon-
do dell’immaginazione, della
fantasia e dei sogni, un mondo
che il mezzo espressivo dell’a-
nimazione è in grado di rendere
alla perfezione. Le fi abe anima-
te della tradizione disneyana ci
consegnano da sempre perso-
naggi dalle sembianze animali
capaci di raccogliere e mostra-
re simbolicamente vizi e virtù
dell’essere umano. In Zootropo-
lis la fi gura dell’animale antropo-
morfo è assolutamente centra-
le: ogni personaggio cammina
su due zampe, indossa vestiti, va
al lavoro, utilizza il cellulare, ma
soprattutto rappresenta simbo-
licamente vizi, virtù, stereotipi (e
talvolta la loro rottura) riportan-
doci a un continuo confronto
con la realtà dell’umano.
37
Film
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
I personaggi su cui è possibile
ragionare sono tanti: la coni-
glietta Judy ci mostra come si
possano maturare delle aspi-
razioni personali che superano
i limiti che noi stessi crediamo
di avere (o di cui la società ci
convince); la volpe Nick come
anche il recidivo più incallito
sia in grado di cambiare strada
e sceglierne una più diffi cile ma
onesta, se lo desidera; la peco-
ra Bellwether è la conferma che
l’apparenza può ingannare e
che non tutti sono ciò che sem-
brano.
La stessa cura dedicata all’idea-
zione del campionario animale
è data alla città che li ospita e,
così come nella realtà, anche
gli abitanti di Zootropolis sono
molto veloci a ingabbiare gli al-
tri negli stereotipi: gli animali del
deserto vivono in Sahara Squa-
re e gli animali dei climi freddi a
Tundratown; Little Rodentia è il
quartiere dei roditori ed è il più
piccolo di tutti; a Bunny Bur-
rows si coltivano carote e c’è
tanta campagna per poter acco-
gliere la numerosa popolazione
dei conigli.
Zootropolis apre a un’infi nità
di possibili rifl essioni sugli ste-
reotipi della nostra società, af-
fronta temi importanti come il
pregiudizio razziale, la discri-
minazione, l’integrazione e il
valore della diversità. E ancora, i
personaggi del fi lm introducono
al tema del coraggio di vivere la
propria vita senza lasciarsi fre-
nare dalle avversità e dai soprusi,
con determinazione, ottimismo
e mantenendo le proprie aspira-
zioni a diventare ciò che si desi-
dera maggiormente.
Attività 1 – La città ideale (con-
sigliato alle classi terze, quarte
e quinte)
Zootropolis, “la città dove ognu-
no può essere ciò che vuole” e
in cui si vive insieme in armonia.
Come potrebbe essere la nostra
ideale di città? L’attività di ri-
fl essione porta alla costruzione
della città ideale: caratteristiche,
regole che la governano, luoghi,
attività possibili. La città si può
rappresentare attraverso una
mappa su un cartellone, un pla-
stico o in digitale.
Obiettivo: rifl ettere sulle regole,
il senso di cittadinanza.
Tempo previsto: da 2 a 6 h
Attività 2 – Il personaggio che
vorrei essere (consigliato alle
classi terze, quarte e quinte)
Ogni bambino riceve un foglio
diviso a metà, da un lato disegna
il personaggio a cui vorrebbe
assomigliare e dall’altra parte ne
descrive il carattere e le peculia-
rità. Al termine vengono condi-
visi i lavori e ogni bambino rac-
conta perché vorrebbe essere il
personaggio scelto.
Obiettivo: individuare le carat-
teristiche positive di ogni perso-
naggio e che possono diventare
un esempio da seguire.
Tempo previsto: 2 h
Attività 3 – Diversi ma amici
(consigliato alle classi quarte e
quinte)
Un coniglio e una volpe amici?
Dopo aver analizzato le situa-
zioni del fi lm in cui c’è un arric-
chimento generato dall’incontro
con l’altro, a ogni bambino viene
assegnata una traccia per sten-
dere un’intervista da sottoporre a
un compagno (in cui siano riper-
corse le origini della sua famiglia,
le sue passioni e abitudini fuori
dal mondo scolastico). Una vol-
ta fatte le interviste, ogni bambi-
no è chiamato a raccontare che
cosa ha scoperto di nuovo nel
compagno.
Obiettivo: scoprire nella diversità
un valore e stimolare l’apertura
all’altro.
Tempo previsto: 2 h per la ste-
sura delle interviste, 1 h per la
somministrazione, 1 h per la re-
stituzione
Per approfondire:
alcune curiosità
∞ Nick assomiglia molto alla vol-
pe protagonista di Robin Hood,
uno dei fi lm d’animazione prefe-
riti da uno dei due registi;
∞ Per catturarne le caratteristi-
che, i fi lmmakers hanno passato
18 mesi a studiare gli animali, sia
in cattività che allo stato brado in
Kenia;
∞ La cantante Shakira ha voluto
far parte del fi lm: dà la voce a
Gazelle (personaggio a lei ispi-
rato) e ha scritto e interpretato il
brano “You defi ne you”.
38
Focus Valutaredi Silvia Biondi
Università degli Studi di Macerata e
insegnante di scuola primaria
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Sei cappelli per l’autovalutazione
Il contributo della sezione è incentrato sulla
tecnica dei Sei cappelli per pensare ideata da
Edward De Bono.
Quando ci si trova ad aff rontare diverse
situazioni l’essere umano può agire in diff erenti
maniere, a seconda del proprio modo di
pensare. Se si fa uso essenzialmente della logica
si possiede un pensiero verticale-convergente
mentre se si predilige la creatività si ha un
pensiero laterale-divergente.
I compiti che vengono assegnati a scuola sono
spesso caratterizzati da un’unica soluzione
corretta che si raggiunge seguendo degli
step logici o applicando formule conosciute
e, nel momento in cui si valuta, si considera
la correttezza o meno di quanto fatto
dall’alunno. Ma se abbiamo a che fare con
il pensiero divergente ci si trova di fronte
a nuove problematiche per la valutazione
poiché è diffi cile giudicare la correttezza di
un processo rispetto a un altro. Nonostante
ciò la valutazione di questo tipo di pensiero
costituisce per l’alunno un’occasione di crescita
ma anche di rifl essione personale del modo
di ragionare, di confronto con gli altri e di
arricchimento.
Le due tipologie di pensiero dovrebbero essere
complementari e, quindi, incoraggiate fi n
dalla scuola. De Bono sviluppa la tecnica dei
Sei cappelli per pensare, adottata anche da
aziende ed educatori di tutto il mondo, allo
scopo di incrementare le modalità per pensare
creativamente. Si fa riferimento all’utilizzo di
sei cappelli di colore diverso in cui ognuno di
essi rappresenta un modo diff erente di pensare
e, di conseguenza, aff rontare i problemi.
Questa tecnica può essere utilizzata in tutte
le discipline e in diverse occasioni: gli alunni
sono invitati a trovare soluzioni alternative a
un medesimo problema nonché a mettersi nel
ruolo degli altri per comprendere come ragiona
chi ci sta accanto.
Nella seconda parte del contributo viene
narrata un’esperienza che mostra come i “sei
cappelli” possono costituire una strategia
valutativa e autovalutativa. Al termine dell’anno
scolastico gli alunni di una classe quarta
hanno espresso le loro opinioni personali
raccontando emozioni, aspetti positivi, da
modifi care o da migliorare, riguardanti il
percorso svolto nella disciplina dell’inglese.
Gli studenti hanno così potuto rifl ettere su: gli
aspetti innovativi come i nuovi apprendimenti
o le strategie adottate (cappello bianco), le
emozioni vissute (cappello rosso), gli aspetti
negativi (cappello nero), quelli positivi (cappello
giallo), quelli utili per la propria vita (cappello
blu) e, infi ne, le proposte da attuare in futuro
(cappello verde). Oltre a costituire, per gli
alunni, una modalità che favorisce la rifl essione
su quanto svolto, questa tecnica può fornire
feedback all’insegnante che gli permetteranno
di autovalutare effi cacemente il proprio
lavoro in classe. I messaggi degli alunni, che
rimarranno anonimi, serviranno all’insegnante
per conoscere i punti di forza e di debolezza
delle attività svolte, i lavori maggiormente
apprezzati e quelli meno, ma anche di ascoltare
i suggerimenti degli stessi alunni. Il docente,
prendendo atto di quanto comunicato dai suoi
studenti, sarà quindi aiutato a vedere il tutto
da una prospettiva diversa e potrà interrogarsi
sul proprio operato nonché sugli aspetti da
ripensare e modifi care in modo da ricalibrare
adeguatamente la propria azione didattica.
Risorse
∞ E. De Bono, Il pensiero laterale, BUR, Milano 1969; Creatività e pensiero laterale, BUR, Milano 1970
39
Focus Valutare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Una tecnica colorata e creativa
per l’autovalutazione
Sei cappelli per ripensarsiUna tecnica per favorire sia la rifl essione degli alunni
sul percorso svolto sia l’autovalutazione del docente stesso
Pensiero laterale e verticale nella scuola possono essere considerati due poli opposti o due aspetti
in continuum? Che ruolo rivestono nella valutazione? Il contributo che segue off re una rifl essione
su tali tematiche, proponendo un uso particolare dei Sei cappelli per pensare di Edward De Bono.
Nella prima parte viene introdotta la spiegazione del pensiero verticale-convergente e del pensiero
laterale-divergente, segue poi il racconto di un’esperienza ambientata in una classe quarta della
scuola primaria. Tale tecnica si mostra utile non solo per gli alunni che sono invitati a rifl ettere, da
diverse prospettive, sull’intero percorso scolastico sviluppato nella disciplina dell’inglese ma anche
per lo stesso insegnante che, considerando i feedback forniti dai propri studenti, può autovalutarsi
nel lavoro svolto in classe.
“Molti anni fa, ai tempi in cui un
debitore insolvente poteva es-
sere gettato in prigione, un mer-
cante di Londra si trovò ad avere
un grosso debito con un usu-
raio. L’usuraio, che era vecchio
e brutto, si invaghì della bella e
giovanissima fi glia del mercan-
te, e propose un aff are: avrebbe
condonato il debito se avesse
avuto in cambio la ragazza. Il
mercante e sua fi glia rimasero
inorriditi della proposta. Perciò
l’astuto usuraio propose di lasciar
decidere alla provvidenza. Disse
che avrebbe messo in una borsa
vuota due sassolini, uno bianco
e uno nero, che poi la fanciulla
avrebbe dovuto estrarne uno.
Se fosse uscito il sassolino nero,
sarebbe diventata sua moglie e il
debito di suo padre sarebbe stato
condonato. Se la fanciulla inve-
ce avesse estratto quello bianco,
sarebbe rimasta con suo padre e
anche in tal caso il debito sareb-
be stato rimesso. Ma se si fosse
rifi utata di procedere all’estra-
zione, suo padre sarebbe stato
gettato in prigione e lei sarebbe
morta di stenti. Il mercante, ben-
ché con riluttanza, fi nì coll’ac-
consentire. In quel momento si
trovavano su un vialetto di ghiaia
del giardino del mercante e l’u-
suraio si chinò a raccogliere i due
sassolini. Mentre egli li sceglieva,
gli occhi della fanciulla, resi an-
cor più acuti dal terrore, notaro-
no che egli prendeva e metteva
nella borsa due sassolini neri.
Poi l’usuraio invitò la fanciulla a
estrarre il sassolino che dove-
va decidere la sua sorte e quel-
la di suo padre” (http://www.
strategieperilsuccesso.com/
il-pensiero-laterale-edward-
de-bono-librodellasettimana/
[18/08/2016]).
Questo aneddoto presentato dal-
lo scrittore maltese E. De Bono
nel testo Il pensiero laterale, ci
illustra un problema di fronte al
quale ci possiamo approccia-
re con diverse strategie. Voi che
cosa fareste se foste nei panni
della sfortunata fanciulla? Vi ri-
fi utereste di estrarre il sassolino
gettando così vostro padre in una
prigionia sicura? Smascherereste
di Sara Tittarelli
docente di scuola primaria,
I.C. “Beniamino Gigli”, Recanati (MC)
40
Valutare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
l’usuraio imbroglione mostrando
i due sassolini neri o vi sacrifi che-
reste per la vita di vostro padre
estraendo comunque uno dei
due sassolini?
Il pensiero verticale-
convergente
Ebbene, se avete pensato a una
di queste tre soluzioni appena
elencate, sappiate che siete “ver-
ticalisti” e, come tali, dominati dal
pensiero verticale, un pensiero ra-
zionale, logico-matematico, ana-
litico e sequenziale che si basa su
deduzioni obbligate e ripercorro-
no prassi già tracciate. Adottando
un’altra espressione, è il pensiero
convergente (Guilford).
È questo un modo di operare
spesso presente nelle tradizio-
nali pratiche didattico-educati-
ve scolastiche. Basti pensare alla
risoluzione dei tipici problemi
matematici che spesso propi-
niamo ai nostri alunni: problemi
in cui non è possibile avere più
di un risultato, ma un’unica so-
luzione corretta da raggiungere
seguendo scrupolosamente una
serie di step logici e applicazio-
ne di formule già predisposte.
La valutazione dell’insegnan-
te è quindi netta e si focalizza
semplicemente sulla correttez-
za o meno dell’unica risposta
ammissibile. Un segno di pen-
na rossa corregge l’errore e lo
studente accetta acriticamente,
spesso senza capirne le motiva-
zioni; lo stesso segno impedisce
all’insegnante di interrogarsi sul
procedimento seguito dall’a-
lunno per giungere a quella ri-
sposta, senza considerare che i
fattori “caso”, emotività, condi-
zioni fi siche e ambientali pos-
sano insinuarsi nella stessa. Il
momento autovalutativo, quan-
do richiesto, non diviene che lo
specchio delle aspettative e dei
metodi di giudizio quantitativi
dell’insegnante, per cui lo stu-
dente è portato a giudicarsi con
un numero, quel numero che si
avvicini il più possibile all’idea
dell’insegnante sulla sua pre-
stazione. Un modo di pensare
e operare che, sebbene possa
risultare più semplice per il do-
cente, fi nisce per inibire lo svi-
luppo naturale delle idee e delle
soluzioni che si discostano dal
consueto, bloccando eventuali
spunti creativi.
Il pensiero laterale-
divergente
Ritorniamo ora alla situazione
problematica sviscerata nella
prima parte di questo contributo.
È lo stesso De Bono a svelare la
soluzione che la fanciulla riesce
a mettere in atto per sciogliere la
questione dei sassolini, apparen-
temente irrisolvibile. E voi siete
riusciti nel diffi cile tentativo di
trovare punti di vista alternativi
e a discostarvi da considerazio-
ni già elencate? Se la risposta è
aff ermativa, è molto più probabi-
le che siate guidati dal pensiero
laterale. Questo, tenendo conto
dalla molteplicità dei punti di vi-
sta da cui si può considerare un
problema, va a caccia di soluzio-
ni nuove e originali procedendo
per salti e ricercando sentieri
mai battuti. Citando nuovamen-
te Guilford (http://www.amso.
it/h/pensierodivergente.htm
[23/08/2016]) dovremmo parlare
di pensiero divergente.
Tale prassi è spesso dimenticata
dalla scuola che preferisce la cer-
tezza del programma all’apertura
del progetto. In ambito scolasti-
co, infatti, spesso le caratteristi-
che del pensiero laterale vengo-
no dimenticate, a volte persino
scoraggiate. Conseguentemente
il bambino diventa avverso ad az-
zardare nuove soluzioni poiché
il rischio di sbagliare è elevato.
Considerare il pensiero laterale,
infatti, signifi ca aprire nuove pro-
blematicità sulla valutazione: chi
può giudicare che una soluzione
sia giusta o sbagliata se le strade
percorribili non sono prestabilite
ma vengono scoperte in itinere?
Quante e quali soluzioni posso-
no essere scovate? Come pos-
sono essere selezionate? Che
ruolo assume l’autovalutazione?
L’atto creativo implica, comun-
que, la verifi ca/valutazione nella
pratica: la soluzione deve essere
verifi cata per vedere se funzione-
rà o meno; in caso negativo do-
vrà essere scartata, senza dimen-
ticare di lodare il bambino per
lo sforzo immaginativo e vedere
nel “fallimento” lo stimolo per
una nuova ricerca. Il momento
valutativo diviene occasione di
crescita personale e l’autovaluta-
zione un modo per guardarsi cri-
ticamente con serenità. L’alunno
che si interroga sui processi mes-
si in atto studia, elabora, vaglia le
varie proposte confrontandosi
col gruppo classe e, nello scam-
bio con l’altro, si arricchisce di
nuove idee e guarda a se stesso
(e agli altri) come fonte di arric-
chimento alla classe. L’errore di-
viene un nuovo sentiero da bat-
tere, così come descrive Rodari
nel suo Grammatica della fan-
tasia: “Da un lapsus può nascere
una storia, non è una novità. Se,
battendo a macchina un artico-
lo, mi capita di scrivere ‘Lampo-
nia’ per ‘Lapponia’, ecco scoper-
to un nuovo paese profumato e
boschereccio: sarebbe un pec-
41
Valutare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
cato espellerlo dalle mappe del
possibile con l’apposita gomma;
meglio esplorarlo, da turisti del-
la fantasia. Se un bambino scrive
nel suo quaderno ‘l’ago di Garda’,
ho la scelta tra correggere l’erro-
re con un segnaccio rosso o blu,
o seguirne l’ardito suggerimento
e scrivere la storia e la geografi a
di questo ‘ago’ importantissimo,
segnato anche nella carta d’I-
talia. La Luna si specchierà sulla
punta o nella cruna? Si pungerà
il naso? Un magnifi co esempio
di errore creativo è quello che si
trova secondo il Thompson nella
Cenerentola di Charles Perrault:
la scarpina della quale, in origine,
sarebbe dovuta essere di ‘vaire’
(una sorta di pelliccia); e solo per
una fortunata disgrazia diventò di
‘verre’, cioè di vetro. Una scarpina
di vetro è sicuramente più fanta-
stica di una qualunque pantofola
di pelo, e più ricca di seduzioni,
anche se fi glia del calembour o
dell’errore di traduzione. L’errore
ortografi co, se ben considerato,
può dar luogo a ogni sorta di sto-
rie comiche e istruttive” (Idem, p.
195).
Pensiero laterale e pensiero ver-
ticale riconducono, rispettiva-
mente, all’emisfero destro e all’e-
misfero sinistro del cervello e al
loro modo di aff rontare diversa-
mente le cose: il primo in manie-
ra creativa, il secondo in maniera
logica. Tuttavia un modo di pen-
sare non deve escludere l’oppo-
sto; al contrario, i due devono es-
sere complementari ed entrambi
incoraggiati a scuola, in modo
da poter incastrarsi per produr-
re soluzioni funzionali. Durante
il brainstorming, per esempio, gli
alunni usano il pensiero laterale
laddove esprimono liberamente
le proprie opinioni e ipotesi sen-
za essere giudicati dagli altri (fase
divergente) e, successivamente,
il pensiero laterale nel momen-
to in cui devono selezionare, in
base agli obiettivi e alle fi nalità,
quelle ritenute più adatte e fun-
zionali (fase convergente). È uno
strumento molto utile non solo
per sviluppare soluzioni creative,
ma anche per migliorare quali-
tativamente le produzioni degli
studenti: il coinvolgimento di
tutti, anche delle persone più si-
lenziose del gruppo incoraggiate
dal facilitatore, crea un clima di
accettazione in cui ognuno può
esprimersi liberamente e avver-
te di diventare protagonista nel
processo di cambiamento.
Sei cappelli per
pensare di E. De Bono
Partendo da queste premesse,
De Bono elabora un metodo ori-
ginale, quello dei Sei cappelli per
pensare. Esso utilizza sei cappel-
li di colore diverso, ognuno dei
quali rappresenta sei diversi modi
di pensare per aff rontare i proble-
mi da ottiche diverse. Indossare
concretamente o metaforica-
mente, durante una discussione,
un cappello signifi ca assumere un
ruolo diff erente e interpretare una
parte; signifi ca entrare in un’otti-
ca diversa, nella testa e nei pan-
ni dell’altro e considerare stili di
pensiero che, nella norma, non ci
apparterrebbero; signifi ca, infi ne,
proteggere il proprio io facendo
trovare il loro posto alle emozio-
ni, viste non più come ostacolo
alla razionalità, ma come risorse
per generare nuove idee. I se-
guenti sono i ruoli rappresentati
da ciascun colore:
∞ Cappello bianco (Neutrale):
è il cappello del ragionamento
analitico e imparziale, che ripor-
ta i fatti così come sono, che fa
analisi dei dati, raccolta di infor-
mazioni, precedenti, analogie
ed elementi raccolti. Il bianco è
neutralità, quindi non prende in
considerazione giudizi personali.
∞ Cappello nero (Negativo): è il
cappello “avvocato del diavo-
lo” che rileva gli aspetti negativi,
quelli che non sono piaciuti e da
migliorare.
∞ Cappello giallo (Positivo): il
giallo è il colore della luce e
dell’ottimismo. È il cappello che
rileva gli aspetti positivi, le prefe-
renze, i vantaggi, le opportunità, i
benefi ci, i punti di forza.
∞ Cappello rosso (Emotivo): il
rosso suggerisce sentimenti ed
Pensiero laterale Pensiero verticale
Informazioni usate per l’eff etto
Sbaglio consentito
Ricerca di informazioni irrilevanti
Diff erire giudizi per le nuove idee
Ristruttura il modello percettivo
È generativo
Informazioni usate per il loro intrinseco valore
Sbaglio non consentito
Selezione dei soli elementi rilevanti
Formulazione di giudizi immediati
Accetta il modello percettivo e lo sviluppa
È percettivo
Tratta da http://www.tesionline.it/v2/appunto-sub.jsp?p=2&id=164
42
Valutare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
emozioni. È il cappello che per-
mette di dare libero sfogo alla
emotività ed esprimere di getto
le proprie intuizioni.
∞ Cappello blu (Razionale): Il blu,
colore del cielo e della calma,
viene assunto come colore per
gli aspetti reali. Stabilisce priori-
tà, metodi, sequenze funzionali,
pianifi ca, organizza, fi ssa le re-
gole del gioco.
∞ Cappello verde (Creativo): il
verde, come colore della fertili-
tà, richiama alla fecondità della
mente nel produrre sbocchi cre-
ativi, nuove idee, analisi e propo-
ste migliorative.
Combinando i diversi tipi di cap-
pello e, quindi, i diversi modi di
pensare e comunicare, che non
sono assolutamente settoriali, i
Tratta da https://studiobaroni.info/tag/sei-cappelli-per-pensare/
Cappello verde – la creatività (le idee creative che
scaturiscono perché si vedono le cose in una nuova luce)
• L’insegnante sarà più consapevole del tempo che passa
a parlare;
• L’insegnante cercherà di sviluppare l’interazione con
più studenti e non solo con i “primi della classe”;
• Gli studenti resisteranno alla tentazione di dire quello
che gli passa per la mente, rifl etteranno su ciò che hanno
da dire e se è pertinente rispetto all’argomento;
• Gli studenti considereranno se i loro commenti
interferiscono con l’apprendimento degli altri.
Cappello rosso – l’emotività (si
esprimono le emozioni)
• L’insegnante ci rimane male;
• Gli studenti si seccano perché
non riescono a seguire le sue
indicazioni;
• Quelli che parlano si divertono
a fare battute e a farsi sentire;
• Rappresenta il pensiero
emotivo.
Cappello giallo – l’ottimismo
(gli aspetti positivi)
• Tutti hanno la possibilità di dire
quello che gli passa per la testa;
• Può essere divertente;
• Non parlano solo i “primi della
classe”;
• Non bisogna aspettare per
esprimersi, evitando il rischio
di dimenticarsi informazioni
potenzialmente importanti.
Cappello blu – il controllo del
processo (garantire che tutti
abbiano una visione generale)
• L’insegnante capisce che deve
controllare la quantità di tempo
che passa a parlare in classe;
• L’insegnante deve capire che
alcuni studenti hanno bisogno
di tempo prima di reagire:
dare loro il tempo necessario
per pensare a delle soluzioni
promuove la partecipazione e
migliora l’apprendimento;
• Gli studenti capiscono che le
loro chiacchere fanno sì che
l’insegnante non si senta né
apprezzato né rispettato;
• Gli studenti capiscono che i
loro commenti diventano un
ostacolo per l’apprendimento
degli altri;
• Gli studenti capiscono che
parlare senza aspettare il
proprio turno denota una
mancanza di autodisciplina
e che non è necessario
commentare tutto ad alta voce.
Cappello bianco – i fatti (si defi nisce che
cosa accade)
• Gli studenti parlano mentre parla
l’insegnante;
• C’è rumoree quindi gli altri studenti si
distraggono e non seguono bene l’insegnante;
• Gli studenti non sanno che cosa fare quando
l’insegnante dà istruzioni;
• Molti studenti si distraggono dal compito
assegnato e non riescono a completarlo.
Cappello nero – la critica (gli aspetti
negativi)
• È uno spreco di tempo;
• L’apprendimento è un compromesso;
• Chi parla non si sente rispettato perché
gli altri non hanno voglia di sentirlo.
Problema:
Gli studenti parlano
mentre parla
l’insegnante.
43
Valutare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
soggetti riescono a lavorare con
più fl essibilità e trovare soluzio-
ni alternative. In ambito scola-
stico l’uso di questa tecnica si
può rivelare fecondo in diversi
campi del sapere e del fare. Per
esempio, nel problem solving, si
potrebbe proporre al team clas-
se la discussione attorno a una
problematica signifi cativa e invi-
tare a indossare, anche concre-
tamente, un cappello di diverso
colore per sviscerare le varie op-
portunità e risolvere il problema
posto dal conduttore. Altresì si
potrebbe invitare gli alunni a ri-
fl ettere in maniera diversa, “a
mettersi nei panni di” per com-
prendere anche come ragionano
gli altri e incorporare alcuni di
questi elementi nel proprio pen-
siero.
Inoltre, la tecnica, con gli op-
portuni adattamenti, può diven-
tare una strategia alternativa – e
creativa – da porre in essere nel
campo della valutazione.
A tal proposito, questo che sto
per presentarvi è un mio lavoro
realizzato al termine dell’anno
scolastico con una classe quarta
di Scuola Primaria della provin-
cia di Macerata in cui ero spe-
cialista di lingua inglese con la
collaborazione di due tutor ma-
drelingua. Fu per me un anno
molto particolare e importante
per la mia formazione, non solo
perché periodo di prova come
docente a tempo indeterminato
in cui per la prima volta speri-
mentavo nuove strategie che,
fi no ad allora, avevo soltanto
studiato sui libri universitari, ma
anche perché, proprio come
una spugna, osservavo e facevo
mio quanto avevo attorno.
Pensai ai Sei cappelli per pen-
sare come strategia per per-
mettere agli alunni di esprimere
liberamente le loro opinioni in
una fase fi nale, valutativa e au-
tovalutativa, del percorso in lin-
gua. Li invitai, così, a ripensare al
percorso didattico che li aveva
visti protagonisti, esprimendo
opinioni e raccontando emo-
zioni vissute, e a intervenire atti-
vamente su quanto svolto chie-
dendosi, per esempio, aspetti da
migliorare, evitare, modifi care,
riproporre.
Sei cappelli per
pensare nella mia
esperienza: le opinioni
dei bambini
Al termine dell’anno scolastico,
ho voluto concludere proponen-
do un’attività che mi permettesse
di avere un feedback diretto da
parte degli alunni sull’intero per-
corso della disciplina interessata.
Come specifi cato, il mio obiet-
tivo non sarebbe stato quello di
valutare o meno ciò che veniva
detto/scritto dai bambini, ma va-
lutare me stessa, rivedere punti
di forza e debolezza delle attività
presentate, entrare nei loro panni
e capire quali elementi piacciono
di più ai bambini e quali meno,
ricalibrare la mia azione didatti-
ca. D’altronde anche io nel corso
dell’anno sono stata un’alunna
e ho imparato a fare qualcosa,
learning together, imparando
insieme a loro. Ora avrei voluto
vedermi con occhi altri.
∞ Il cappello bianco
Nel cappello bianco sono con-
fl uiti tutti gli aspetti che i bambini
hanno giudicato essere maggior-
mente innovativi, ovvero nuove
informazioni che hanno appreso
senza giudicare. Dalla lettura e
dal confronto, emerge come essi
riconoscano di aver arricchito so-
prattutto il loro lessico.
− Ho imparato i frutti e le verdu-
re e a parlare perché ho studiato
e la maestra, secondo me, mi ha
spiegato molto bene.
− I frutti, i nomi delle materie, la
posizione degli oggetti.
− Le parole, l’inglese, i cibi, il corpo
umano e moltissime altre cose.
− Ho imparato le stanze della
casa e la grammatica.
− Ho imparato i cibi, gli animali,
strumenti. Ho imparato come si
dice mi piace e non mi piace, CLIL.
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Valutare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Alcuni, invece, si focalizzano sul-
le competenze linguistiche e, a
sorpresa, su quelle relazionali.
− Tradurre le storie in italiano, a
parlare inglese con una persona
inglese.
− Ho imparato a parlare con per-
sone che parlano solo in inglese.
− Quando è arrivato Alex e poi è
arrivata Karen ho imparato a par-
lare inglese.
− Ho imparato che si può colla-
borare e lavorare in gruppo. Ho
fatto cose che prima non avevo
mai fatto prima.
− Ho imparato a parlare con gli
altri senza litigare.
∞ Il cappello rosso
Il cappello rosso è il cappello
delle emozioni. Una volta indos-
sato, i bambini sono stati invitati a
esprimere liberamente la propria
opinione in merito alle emozio-
ni e sensazioni provate nel corso
delle lezioni, senza timore di es-
sere giudicati, né senza bisogno
di fornire giustifi cazioni.
Sembrano vincere gioia e felicità
per la varietà delle attività.
− Ho provato felicità, diverti-
mento, entusiasmo.
− Io ho provato gioia, felicità,
aff etto, piacere di fare le cose
che abbiamo fatto. Mi è piaciuto
molto l’inglese!
− Felicità quando abbiamo lavo-
rato in gruppo.
− Le mie emozioni sono state
solamente gioia e felicità e tanto
amore per la maestra.
− Aff etto per la maestra, rabbia
quando la maestra mi sgridava,
amore per i programmi scolasti-
ci, la concentrazione per i com-
piti a casa.
− Tristezza perché è fi nito ingle-
se e la maestra forse va via.
E paura per le verifi che:
− Ho avuto paura quando c’era-
no le verifi che.
− Felicità, aff etto, allegria e nel-
le verifi che solamente un po’ di
diffi coltà.
∞ Il cappello nero
È il cappello degli aspetti negati-
vi, che i bambini vorrebbero evi-
tare. Che cosa non ti è piaciuto
e vorresti eliminare? I bambini
hanno risposto, soprattutto, che
vorrebbero eliminare le verifi che
o argomenti un po’ diffi cili.
− La verifi ca con la maestra M.
perché non c’era la maestra Sara.
− A me non piacciono le verifi che.
− A me non mi è piaciuto tanto la
verifi ca perché alcune erano un
po’ diffi cili.
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Valutare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
∞ Il cappello giallo
È il cappello degli aspetti positivi.
CLIL, la presenza dei lettori, me-
todologie basate su giochi lin-
guistici, il lavoro di gruppo sono
stati i più nominati. Queste le
vive voci dei bambini:
− Quando abbiamo visto i fi lm, il
bingo, i lavoretti, il CLIL, il lavoro di
Natale e siamo andati al computer,
quando son venuti Alex e Karen.
− Mi è piaciuto tre cose e cioè la
LIM, il lavoro di gruppo e il CLIL.
− Lavoro di gruppo all’inizio
dell’anno scolastico, le interviste,
l’aula LIM, il bingo con Karen, il
CLIL, le interrogazioni che ce l’ho
fatta a ripeterle.
− Mi è piaciuto il lavoro di grup-
po, il bingo, ma in verità tutto.
− I sei cappelli per pensare e l’e-
sperienza vissuta con Karen e
con Alex.
∞ Il cappello blu
Una volta indossato, il cappello
blu esprime gli aspetti concreti,
quelli che i bambini ritengono
essere maggiormente utili per
la propria vita. Tutti riconosco-
no l’importanza di saper bene
l’inglese per parlare con perso-
ne straniere o andare all’estero.
Inoltre, c’è consapevolezza di
quanto sia una lingua veicolare,
importante per rapportarsi nel
nostro mondo globalizzato e per
la propria vita.
− Mi è servito che se tipo da gran-
de vado in Inghilterra, so parlare
l’inglese. E so parlare anche un’al-
tra lingua!
− Mi può essere utile l’inglese
perché se incontro una persona
inglese ci posso parlare oppu-
re leggere e capire le scritte sui
muri, sui fogli e sulle maglie.
− Il parlare in inglese se in Italia
non ci sarà lavoro e quindi andare
all’estero.
− Potrei andare in Inghilterra o in
America.
− Mi sarà utile da grande quello
che ho imparato perché voglio
andare all’estero e girare il mon-
do e diventare una stilista e sco-
prire altre nuove cose.
∞ Il cappello verde
Nel cappello verde, prendono
posto gli sbocchi creativi, ovve-
ro proposte e idee che i bambini
vorrebbero vedere essere messe
in atto per il prossimo anno sco-
lastico. Molti vorrebbero lavorare
nuovamente in gruppo, segno
che la metodologia, inizialmente
rifi utata, ha attecchito positiva-
mente.
− Sicuramente un altro lavoro di
gruppo.
− Costruire altre creazioni in
gruppo.
− Il gruppo con i ruoli che si
cambiavano come quello di
quest’anno.
− Vorrei solamente avere 30 ore
della maestra Sara.
− Per il prossimo anno vorrei che
ci fossero più progetti da fare in
gruppo e vorrei che non ci fos-
sero verifi che.
− Il lavoro di gruppo per sempre!
Sono stato bene!
Altri, vorrebbero più attività di mo-
vimento, CLIL e giochi linguistici.
− Io vorrei continuare a fare tutte
le materie in inglese.
− Vorrei che tu rimanessi con noi.
Non nascondo come, rileggen-
do le loro opinioni, abbia avuto
il rimorso, ormai giunta al termi-
ne dell’anno, di non riuscire più a
modifi care degli aspetti che, ho
scoperto troppo tardivamente,
non erano graditi dagli studenti,
come per esempio le modalità
di verifi ca e valutazione. Il fatto
che siano detestati dalla mag-
gior parte degli alunni ci deve
spingere a ripensare questi mo-
menti non come occasioni per
giudicare le loro performance o,
ancora peggio, a giudicare gli al-
lievi stessi. Il momento valutativo
è vissuto (si veda il commento
sul cappello rosso) con paura da
parte di alcuni, come se gli alun-
ni sentissero sulla loro persona il
46
Valutare
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
peso di un giudizio quantitativo.
Una volta che l’insegnante ac-
quisisce tale consapevolezza, è
necessario che si lavori con gli
altri docenti del team per predi-
sporre strumenti valutativi diversi
che valorizzino maggiormen-
te le competenze piuttosto che
le conoscenze: “Non si valuta
per valutare, ma per formare,
per cambiare in meglio, dove e
quando necessario. È bene che
gli alunni acquisiscano essi stes-
si degli strumenti dell’autovalu-
tazione, nel momento stesso in
cui si avviano percorsi rivolti alla
conoscenza di sé, delle proprie
capacità, attitudini ecc. L’inse-
gnante attraverso la “traspa-
renza”, che si fa anche metodo,
informa e discute circa i criteri
utilizzati, l’assegnazione motiva-
ta dei punteggi, e cura contem-
poraneamente gli aspetti relativi
al passaggio dal rinforzo positi-
vo, esterno, a quello personale,
interno. Autovalutarsi signifi ca
quindi per uno studente cono-
scersi meglio e cercare risposte
adeguate alle proprie necessità.
Questa forte valenza formativa
dell’autovalutazione deve essere
impiegata anche nelle situazioni
di handicap, perché può, usata
correttamente, rispondere a un
bisogno di sicurezza: delimitare,
contornare dei campi, spostare il
giudizio dalla persona all’azione,
che può essere appresa, corret-
ta, ricercata, migliorata” (http://
www.integrazionescolastica.it/
upload/art1003/valutazione_
processo_insegnamento_ap-
prendimento.pdf [18/08/2016]).
Altro elemento emerso è stato il
grande apprezzamento (cappello
giallo) che gli alunni hanno avuto
sul lavoro di gruppo che presen-
tai sotto la veste di cooperative
learning: se inizialmente i bambi-
ni avevano dimostrato disagio al
“lavoro di gruppo” in quanto nel
passato avevano vissuto espe-
rienze spiacevoli (azzarderei mol-
to tradizionali) in cui era il più bra-
vo a prendere in mano le redini e a
sostituirsi agli altri, una volta spe-
rimentato l’essenza dell’autentico
cooperative learning, si sono di-
mostrati assolutamente entusiasti
e pronti a ripetere l’esperienza.
Si notino, infatti, gli interventi dei
bambini che raccontano di “be-
nessere” e “gioia” nel lavorare con
gli altri: l’interdipendenza positiva
che si crea tra i membri del grup-
po produce eff etti positivi non
solo sulle prestazioni, ma soprat-
tutto sullo sviluppo delle compe-
tenze sociali.
Senza considerare poi i vantaggi
derivati dalla lettura dei biglietti-
ni inseriti nel cappello verde, in
cui gli alunni hanno indossato gli
abiti dell’insegnante proponen-
domi nuove attività a cui, since-
ramente, non avevo mai pensato
o di ripeterne altre.
“I sei cappelli per pensare” può
essere innestata nel corso delle
lezioni, invitando l’insegnante a
ricalibrare la propria azione didat-
tica. Avere un feedback diretto da
parte degli studenti, che possono
esprimere le opinioni su un sup-
porto scritto e, quindi, in anoni-
mato, senza timore di essere giu-
dicati, permette all’insegnante di
conoscere direttamente il mondo
dell’alunno, entrare con le proprie
Risorse
∞ M. Comoglio, M.A. Cardoso, Insegnare e apprendere in gruppo. Il Cooperative Learning, LAS, Roma 1996∞ E. De Bono, Il pensiero laterale, BUR, Milano 1969∞ E. De Bono, Sei cappelli per pensare, BUR, Milano 1991∞ E. De Bono, Creatività e pensiero laterale, BUR, Milano 1998∞ G. Rodari, Grammatica della fantasia, Einaudi Editore, Torino 1973
scarpe nel suo vissuto e, se abba-
stanza coraggioso, rivedersi con
gli occhi dei suoi studenti. Ancora
più coraggioso è poi conoscere
per ri-orientare la propria azione
didattica, rivedere, interrogarsi,
modifi carsi, problematizzare se
stessi.
Prima di concludere questo mio
contributo, vorrei dedicare delle
ultime righe per svelare il “miste-
ro creativo” della storia dei sas-
solini e della fi glia del mercante.
Quella che segue è la soluzione
che il pensiero laterale avrebbe
trovato. Ora non resta che auto-
valutarvi...
“Ebbene: la ragazza introdusse la
mano nella borsa ed estrasse un
sassolino, ma senza neppur guar-
darlo se lo lasciò sfuggire di mano
facendolo cadere sugli altri sasso-
lini del vialetto, fra i quali si con-
fuse. ‘Oh, che sbadata! – escla-
mò. – Ma non vi preoccupate: se
guardate nella borsa potrete im-
mediatamente dedurre, dal colo-
re del sassolino rimasto, il colore
dell’altro’. Naturalmente, poiché
quello rimasto era nero, si dovette
presumere che ella avesse estratto
il sassolino bianco, dato che l’usu-
raio non osò ammettere la propria
disonestà. In tal modo, servendosi
del pensiero laterale, la ragazza ri-
uscì a risolvere assai vantaggiosa-
mente per sé una situazione che
sembrava senza scampo” (http://
www.topmind.it/index.php/
edward-de-bono/creativita-e-
pensiero-laterale [18/08/2016]).
47
Bookmark Libro
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Luis Sepúlveda
Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltàGuanda, 2015, pp. 97, € 10,00
Recensione di Antonella Mazzoni
insegnante, scuola primaria
“F.S. Quadrio”, Sondrio
Un vecchio pastore tedesco è al
seguito di un gruppo di uomini
bianchi che danno la caccia a un
indio fuggitivo. Il cane è malnu-
trito, maltrattato e tenuto quasi
sempre alla catena; il suo fi ne
fi uto viene sfruttato per la caccia
all’uomo. Aufman, il cane, non
è toccato dalla sua triste sor-
te perché si rifugia nei ricordi di
ciò che ha perduto. Da cucciolo,
perso nella neve, era stato salva-
to da un giaguaro che lo aveva
portato vicino a un villaggio di
Mapuche, la Gente della Terra. Il
capo del villaggio lo accoglie e
Aufman cresce con suo nipote,
Aukamañ, e trattato da questo
come un fratello. Con i Mapuche
Aufman vive felice nel pieno ri-
spetto della natura e dei suoi cicli
e conosce le tradizioni antiche di
quel popolo. Un giorno un grup-
po di uomini, assoldati da una
multinazionale del legname, ar-
riva al villaggio e se ne imposses-
sa con la violenza incendiandolo,
uccidendo il capo, scacciando
gli abitanti e prendendosi il cane.
Sono passati anni, ma Aufman ha
riconosciuto nel fuggitivo, dall’o-
dore “di legna secca, di farina, di
latte e miele”, il suo antico com-
pagno di giochi Aukamañ. Fa di
tutto per depistare gli inseguitori,
fi no a sacrifi care la propria vita
per salvare quella del suo fratello
Mapuche e consentirgli di lottare
per riprendersi ciò che gli è stato
tolto.
Il libro in classe:
proposte didattiche
Il racconto è sviluppato in pri-
ma persona, la voce narrante è il
cane Aufman e segue un punto
di vista diverso da quello umano.
La narrazione è inframmezzata
da termini mapudungun, la lin-
gua dei Mapuche, e ricca di ri-
ferimenti popolari alla tradizione
del sud del Cile.
I Mapuche vivono nel centro-sud
del Cile e dell’Argentina, unico
popolo originario a non essere
stato conquistato e sottomesso
dagli spagnoli 500 anni fa, rima-
nendo indipendenti fi no alla fi ne
del XIX secolo. Per la millenaria
fi losofi a Mapuche l’uomo non è
che uno degli elementi del co-
smo, che deve rispettare e di cui
non deve alterare l’equilibrio.
Questa favola di Sepúlveda è
ispirata ai valori della fedeltà e
della solidarietà ed è densa di
spunti di rifl essione su argomenti
a lui cari: la natura e la necessi-
tà di salvaguardarla e di seguire
i suoi ritmi, il rispetto per gli al-
tri, la pari dignità di ogni civiltà, il
contrasto tra bianchi civilizzati e
indigeni sottomessi e sterminati,
la ricerca delle radici, il rapporto
tra uomo e animali.
Attività 1: I primitivi di oggi
(consigliata alle classi terze)
Pur non essendo più i Mapuche
una popolazione propriamen-
te primitiva, nel racconto sono
ben descritti alcuni comporta-
menti e atteggiamenti sovrap-
ponibili a quelli degli uomini del
tardo paleolitico/primo neoli-
tico (cibo, abitazioni, rapporto
con la natura, arte, spiritualità...).
La lettura del libro (prima, dopo
o in concomitanza con l’anali-
48
Libro
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
si della vita dell’uomo primitivo)
può dare origine a un confronto
tra le abitudini Mapuche e quel-
le dei primitivi. Le osservazioni si
raccolgono su un cartellone, an-
notando similitudini e diff erenze,
illustrando brani del libro e sce-
ne preistoriche (in alternativa un
prodotto multimediale e/o una
mappa concettuale). Il confron-
to può dare spunto a una ricerca
su tribù primitive ancora presenti
sulla Terra e a rifl essioni sullo svi-
luppo asincrono delle civiltà nel-
le diverse parti del mondo.
Obiettivi:
∞ Conoscere le caratteristiche
della vita dell’uomo nel paleoli-
tico e nel neolitico.
∞ Conoscere l’evoluzione delle
scoperte e delle tecniche in epo-
ca preistorica.
∞ Conoscere le prime forme arti-
stiche e spirituali.
∞ Conoscere alcune tribù primi-
tive ancora esistenti.
∞ Comprendere che l’evoluzione
umana è avvenuta in tempi di-
versi nelle varie parti del mondo.
Tempo previsto: un bimestre
Attività 2: La catena alimentare
(consigliata alle classi terze)
“Mangio in fretta [...] e il corpo
caldo di tunduku, il topo, mi cede
il suo tepore e la sua energia. Gli
avanzi saranno un banchetto per
ñamku, il falco, e prima o poi [...]
un altro tunduku si nutrirà delle
sue uova”: nel libro sono vari i ri-
ferimenti alla catena che lega gli
esseri viventi tra loro, rendendoli
interdipendenti. In classe terza
si eff ettuerà una classifi cazione
degli esseri viventi in base alla
loro alimentazione. Si guideran-
no gli alunni ad approfondire la
loro prima risposta che proba-
bilmente riguarderà carnivori ed
erbivori, spostando l’attenzione
sui vegetali e sui decompositori.
Divisi in gruppi raccoglieranno
informazioni sui vari anelli che
compongono la catena alimen-
tare, per poi unirle in un quadro
schematico generale (prodotto
cartaceo o digitale, cartellone,
lapbook...). A seconda del con-
testo classe si potrà o meno af-
frontare un percorso più appro-
fondito sull’ecosistema.
Obiettivi:
∞ Conoscere gli anelli della cate-
na alimentare e le loro relazioni.
∞ Sapere lavorare in gruppo per
arrivare a un elaborato condiviso.
Tempo previsto: 6/8 ore
Attività 3: Animali a scuola (con-
sigliata a tutte le classi)
Il racconto gira attorno al rap-
porto tra uomini e animali. È
ormai assodato che la relazione
tra bambini e animali porti diver-
si benefi ci nella facilitazione nei
contatti interpersonali, anche
con le diversità, nello sviluppo di
autostima e capacità decisiona-
li, nel superamento di timori. La
classe potrebbe adottare un ac-
quario, un formicaio, un terrario,
una gabbia con criceti o uccel-
lini, di cui prendersi cura occu-
pandosi della pulizia e del nutri-
mento degli animali. Più incisivo
dal punto di vista emotivo sareb-
be però un progetto che prenda
in considerazione incontri con
animali che evochino un’aff et-
tività più marcata: cani, cavalli,
asini...
In collaborazione con enti ester-
ni (canili, maneggi o associazio-
ni di volontariato1) e/o avendo a
disposizione spazi adeguati (cor-
tili, giardini, prati...) si progetta-
no attività che presuppongano
l’incontro e la cura degli animali
da parte degli alunni, la guida di
esperti per l’approccio corretto
con l’animale e il rispetto dell’al-
tro, per periodi di tempo medio-
lunghi.
Obiettivi:
∞ Saper interagire correttamente
con l’animale.
∞ Comprendere i bisogni dell’altro.
∞ Assumersi compiti e responsa-
bilità.
Tempo previsto: da due mesi
all’intero anno scolastico
L’Autore
Luis Sepúlveda (1949) è uno
scrittore, giornalista, sceneggia-
tore e regista cileno. Ha subìto
il carcere e l’esilio a seguito del-
la sua resistenza alla dittatura di
Pinochet. Ha collaborato atti-
vamente con Greenpeace per
parecchi anni. Dalle sue opere
traspaiono l’impegno civile che
contraddistingue la sua vita e il
suo profondo rispetto per la na-
tura e per le popolazioni che vi-
vono in armonia con essa.
La citazione
Non mi importa di essere
solo il cane per quel branco
di uomini e da loro non mi
aspetto altro che frustate.
Non mi importa, perché dal
buio mi arriva il lieve aroma
di quel che ho perduto.
1 http://www.passiecrinali.it/: associazio-
ne che collabora con scuole; nel 2012/13
progetto “Asini a scuola” alla “Racchetti” di
Sondrio.
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Focus Studi di casodi Elena Mosa
INDIRE, Firenze
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Diamo spazio alla motivazione
#scuolaviva
Chi l’ha detto che i ragazzi non vanno volentieri
a scuola? All’I.C. “Falcone” di Copertino, l’istituto
oggetto del caso di questo mese, gli studenti
e i docenti non si disperano quando la sveglia
suona al mattino. Qual è il segreto? Forse non
uno solo, sicuramente un’alchimia di persone
che, somigliandosi, si riconoscono e si cercano.
Ma non basta. Quello che si percepisce in
questa scuola è una visione per il cambiamento
condivisa, interiorizzata e applicata.
Nei miei colloqui con Ornella, Dirigente della
scuola e autrice del contributo che segue,
mi sono resa conto che le rifl essioni fatte si
concentravano principalmente su aspetti legati
alla didattica e alla ricerca, mentre le questioni
di tipo amministrativo-gestionale rimanevano
in secondo piano. Dalle sue parole traspare
una grande dedizione e tanta passione per la
scuola, la voglia di uscire dagli schemi e di fare
ricerca. E, sullo sfondo, il sogno di contaminare
la scuola secondaria di primo grado traendo
insegnamento dalle pratiche e dagli approcci
delle scuole dell’infanzia e della primaria.
Le parole chiave che contraddistinguono questa
realtà virtuosa sono: identità, appartenenza
e motivazione. Tutte concorrono all’obiettivo
di abilitare le condizioni emotive e strutturali
per la creazione di una #scuolaviva. Bambini,
insegnanti, genitori e tutta la comunità
sono coinvolti in piccole grandi azioni di
miglioramento estetico della scuola che
accoglie chiunque voglia entrare con opere
di cartapesta, murales, thromple l’oeil, pareti
colorate, disegni, installazioni frutto di progetti
didattici, fi no alla ricostruzione in miniatura
della città di Copertino.
La scuola diventa di tutti, parla i linguaggi di
chi la abita quotidianamente facendo mostra
delle creazioni che provengono dai laboratori
ad alta motivazione. Si tratta di spazi mentali
e fi sici dove gli studenti sono valorizzati per le
proprie capacità come pure per le diffi coltà: i
bambini iperattivi possono riversare le proprie
energie nelle percussioni della “eco band”,
quelli dotati di intelligenze tecnico-pratiche
vengono coinvolti in lavori di tipo artigianale
o artistico, altri ancora si cimentano con la
drammatizzazione di un ipotetico dialogo tra
terra e sole…
La motivazione, per essere coltivata, ha
bisogno di luoghi accoglienti, caldi e familiari.
Il fi losofo Marc Augé ha indicato con “non
luoghi” quelle zone effi mere, di passaggio,
asettiche, contrapposte al luogo antropologico
segnato da legami sociali, dalla collettività e
dalla dimensione relazionale. Il luogo è dato
dalla somma di un ambiente e dell’identità,
proprio come avviene in questa scuola dove
la motivazione funziona da fattore aggregante
per la costruzione di un progetto educativo
comune.
Risorse
∞ M. Augé, Nonluoghi. Introduzione a un’antropologia della surmodernità, Elèuthera, Milano 2009
50
Focus Studi di caso
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Spazi organizzati in funzione dell’apprendimento
Ambientarte. A piacer scuola Muri che raccontano. Per trasformare una scuola tradizionale in ambiente
di apprendimento emozionale
di Ornella Castellano
dirigente scolastico
I.C. “Falcone”, Copertino (LE)
Tutto ha avuto origine dall’esigenza di favorire quello che si può defi nire il cambiamento possibile.
La necessità era creare nuova didattica per rispondere ai bisogni della scuola del terzo millennio
nella quale si sostituisca il modello della scuola dell’insegnamento con quello della scuola
dell’apprendimento. Con questo telòs l’Istituto Comprensivo “G. Falcone” a Copertino (Lecce) ha
avviato da anni una graduale, ma radicale, innovazione pedagogico-didattica e organizzativa,
attraverso l’implementazione di processi generati da percorsi di ricerca-azione fi nalizzati a
perseguire la formazione orientata degli alunni, mediante una proposta educativa qualifi cata
fondata sull’alta qualità degli insegnamenti e la cura degli ambienti. I due percorsi si intrecciano:
alla nuova intenzionalità didattica servono spazi ripensati e i nuovi spazi generano apprendimenti.
Ci troviamo nel cuore del Salen-
to, in provincia di Lecce, fra gli
ulivi e gli oleandri in una scuola
di circa 1000 studenti del pri-
mo ciclo. Una scuola normale,
con strutture degli anni ‘80, alle
quali è mancata la periodica e
regolare manutenzione che il
cemento richiede. In particolare
dieci anni fa, quando è iniziata la
nostra esperienza, il parco della
scuola era in condizioni di totale
degrado e molti degli ambienti,
compresa la palestra, erano in-
terdetti alla fruizione per assenza
dei parametri di sicurezza. Storia
comune a migliaia di scuole. Che
gradualmente perdono smalto e
attrattività e si ingrigiscono tra-
smettendo lo stesso grigiore e
la conseguente tristezza in chi a
scuola ci viene tutte le mattine:
studenti e docenti.
Non potendo risolvere i proble-
mi strutturali con una bacchetta
– né magica, né fi gurata – non
si poteva che costruire un pro-
gramma a lungo termine, un pia-
no di graduale miglioramento,
basato su un progetto pedagogi-
co e didattico preciso che preve-
deva di intercettare ogni tipo di
risorse umane e fi nanziarie.
Ci sosteneva la vision di una
scuola nuova che, per mandato
istituzionale, deve promuovere
apprendimenti realmente fun-
zionali ai bisogni della società at-
tuale vs la tradizione trasmissiva;
che in chi impara la conoscenza
dei saperi è funzionale alla pro-
gressiva riorganizzazione degli
schemi mentali attraverso i quali
avviene l’interpretazione della
realtà in forma via via più raffi na-
ta, all’interno di un processo ori-
ginale per ciascun individuo che
conduce alla conoscenza di sé e
del mondo, quindi alla capacità
di orientarsi. Tutto il processo di
apprendimento personalizzato è
scandito da tappe di esperien-
za in ambiente disciplinare che
conduce alla maturazione glo-
bale della persona. Tale processo
di apprendimento è determinato
da alcune condizioni: la relazio-
ne aff ettiva (ogni alunno deve
avvertire di essere importante
per i docenti e per i compagni) e
la qualità del contesto (l’ambien-
te deve essere pulito, piacevole,
stimolante). In sintesi ci piace af-
fermare che si impara nell’emo-
zione del bello: la bellezza delle
relazioni e la bellezza dell’am-
biente.
L’idea richiedeva un impianto di
ricerca per la costruzione della
51
Studi di caso
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
progettualità, ma soprattutto la
realizzazione dei canali di comu-
nicazione che ne permettessero
la condivisione da parte di tutti
i docenti, il personale ATA e –
man mano – tutti i genitori.
Così sono nati i nostri tavoli di
studio che hanno prodotto un
modello didattico funzionale a
quei processi di insegnamento-
apprendimento attivo in cui gli
studenti sono gli attori principali.
Le rifl essioni hanno determinato
la defi nizione dell’impianto pro-
gettuale e organizzativo – Oltre
le discipline. programma cur-
ricolo – del nostro Strade Ma-
estre, il PTOF dell’istituto, che
prevede – come il PdM – lo
sviluppo continuo di due ambiti
prioritari: il miglioramento delle
performance e l’orientamento
formativo degli studenti. Il nostro
progetto prevede la realizzazio-
ne in orario curricolare e extra di
setting ad alta motivazione per la
didattica tecnico-disciplinare e
per la didattica per competenze.
Tutta la scuola è un laboratorio
e per questo è stato necessario
modifi carne la funzionalità poi-
ché, per intercettare i bambini e
gli adolescenti di oggi, la scuola
deve ospitare forme articolate di
mediazione e di comunicazione.
Non è in gioco solo il recupero di
una modernità multimediale, ma
anche di un ambiente fi sico, di
un faccia a faccia, di un incontro
di corpi che “pensano”.
Il progetto Sogno di un alunno
– così avevamo chiamato il no-
stro piano di sviluppo, concre-
tizza tale modello di innovatività
didattico-organizzativa, anche
su base tecnologica, ponendosi
come paradigma metodologico
disseminabile e trasferibile in altri
contesti. La realizzazione preve-
de solo il graduale ammoderna-
mento degli spazi, in una logi-
ca di “miglioramento continuo”
(Kaizen theory).
Visitiamo insieme la scuola.
Itaca è la nostra biblioteca; l’am-
biente che la ospita è lo stesso
da sempre ma sono cambiati i
colori, gli arredi ma soprattutto
è nuova la funzione didattica del
laboratorio biblioteca. Itaca ora è
uno spazio per la comunicazione
dove si impara a narrare e a spie-
garsi alimentandosi delle espe-
rienze altrui, come ci ha insegna-
to il buon Bruner, che troviamo
nei libri, nei fi lm, nei documenti.
Grazie ai nostri Biblioprof (è un
profi lo professionale specifi co
di docente d’aula e cultore della
La piazzetta di Itaca
52
Studi di caso
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
comunicazione) da Itaca parto-
no stimoli e messaggi a tutta la
scuola e alle scuole del territorio
che sono in rete con noi: dalle
parole dei saggi appese qua e là,
di Zagrebelsky, Falcone, Rodari,
Kovafi s e molti altri, alle proposte
di maratona di lettura, concorsi
di poesia – Premio Calliope – e
scrittura creativa, incontri con gli
autori, cineforum, agli articoli del
giornalino.
Abbiamo voluto La casa sul gel-
so, il nostro giornalino scolasti-
co, per creare un ponte tra la co-
municazione di ieri – il giornale
cartaceo – e la comunicazione
di oggi, quella che si aff accia e
si interfaccia sul web. Si tratta di
uno dei tanti prodotti del Cives,
il nostro macroprogetto per l’e-
ducazione alla cittadinanza. La
sfi da, contro la cattiva comu-
nicazione, quella che si fonda
sulle notizie legate a episodi di
violenza e bruttura, è quella di
costruire uno spazio per raccon-
tare soprattutto il bello e il bene.
Arrampicati sul nostro albero
virtuale ci divertiamo a leggere,
ci incuriosiamo a vedere le stra-
nezze, ci commoviamo. La casa
sul gelso è un rifugio della men-
te, un angolo di rifl essione con-
tro la banalità del quotidiano. Sul
gelso si incontrano gli amici, si
scambiano saluti e si rifl ette su-
gli eventi di tutta la scuola. Nella
sede della redazione giornalisti-
ca, in biblioteca, tutti i docenti
organizzano attività, da quelle
per la ricerca storica a quelle di
cronaca; la LIM permette atti-
vità didattiche interattive e di-
namiche anche nell’ambito dei
programmi PNSD, come la col-
laborazione con Treccani per la
fruizione sperimentale della piat-
taforma scuola, con le università
del Salento, di Bari e di Foggia per
i percorsi sperimentali sull’ap-
prendimento motivazionale, la
memoria, la didattica della storia,
la funzione delle discipline per-
formative nell’apprendimento
disciplinare.
In biblioteca si accede da un
atrio, che abbiamo chiamato
Piazzetta Itaca, che è una vera
e propria Agorà perché incrocia
gli itinerari progettuali di tutti i
laboratori della scuola, dal teatro
alla musica, dalle scienze alle arti
fi gurative. Anche grazie a que-
sto ambiente comune avviene la
contaminazione delle idee e la
gemmazione delle ipotesi labo-
ratoriali specifi che per ogni set-
tore.
Tersicore,
la musa della musica e
della danza
Nella nostra scuola è attivo un
laboratorio di ricerca musicale
intorno ai concetti di musica ed
ecologia. Si tratta di una “Eco
Band” nella quale i ragazzi suo-
nano strumenti realizzati con
materiali di risulta e comunque,
senza strumenti convenziona-
li: tamburi realizzati con bidoni,
secchi, scatole di vari materiali e
diverse dimensioni. Il clima parti-
colarmente coinvolgente del la-
boratorio favorisce l’aff ermazio-
ne dei ragazzi dotati di spiccata
intelligenza musicale ma anche
l’inclusione dei soggetti iperatti-
vi e con diffi coltà di attenzione,
i quali dimostrano un immediato
interesse nelle attività, con otti-
me performance nelle manife-
stazioni a cui partecipano.
Le esibizioni della FalconEco-
Band – così ci presentiamo in
pubblico – sono costruite, oltre
che con i tamburi afro dell’eco
band anche con le voci del coro
d’istituto Note d’Oro e con i mo-
vimenti del gruppo della Body
Percussion. I costumi sono scelti
e realizzati nei laboratori di ma-
nipolazione e di arte (abbiamo
accumulato un magazzino di
tessuti di risulta) e i testi, gli ar-
rangiamenti, le coreografi e sono
condivisi da tutti i docenti delle
varie aree e dai ragazzi.
Abbiamo condiviso l’esperienza
in rete (per approfondire: www.
velieroparlante/ecobandscho-
olfestival.it); il laboratorio ha
dato origine a un apprezzatissi-
mo Festival per band scolastiche
dal titolo “Col Remo” che è giun-
to alla quinta edizione: quest’an-
no si sono esibite 15 band pro-
venienti da altrettante scuole del
territorio con il coinvolgimento
totale di 658 studenti.
Ogni spazio ha una funzione:
grazie a un Bando interno all’isti-
tuto: “Diamo un nome agli spazi
della nostra scuola – Commis-
sione Toponomastica” le classi
stanno procedendo all’assegna-
zione del nome agli ambienti
scolastici, curando soprattutto
gli spazi comuni: scale, atri, cor-
ridoi, cortili. Ogni spazio ha un
nome su una targa e sarà ab-
bellito dagli studenti con opere
come murales e arredi per ren-
dere la scuola più accogliente e
connotarne l’identità.
I ragazzi stessi provvederanno
all’inaugurazione degli ambienti
ristrutturati con spettacoli, lo-
candine e inviti realizzati da loro.
Così gli spazi della scuola labora-
torio diventano luoghi emozio-
nali nei quali è facile incuriosirsi,
formulare idee creative, imparare
già solo inciampando nei pro-
dotti delle esperienze didattiche
degli altri.
53
Studi di caso
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Il parco della scuola:
il piano integrato e
gli interventi contro
la dispersione
“I giovani dispersi sono giova-
ni senza memoria, con identità
fragili e senza progettualità, scri-
veva Mariolina Moioli, avverto-
no solo il presente e non hanno
proiezioni nel futuro. La scuola
può intervenire nel lavoro di ri-
costruzione delle aspettative, dei
desideri, dei progetti orientando
al futuro atteso, da costruire con
impegno e fi ducia”.
In linea con i principi pedagogici
che ci siamo costruiti, dell’ap-
prendimento emozionale, ab-
biamo immaginato gli interventi
contro la dispersione progettan-
do Little Copertino, un piano in-
tegrato costruito sul modello del
work package: il macroprogetto
di lungo periodo – si è sviluppa-
to in sette anni, dal 2007 al 2014
– prevedeva la realizzazione di
un parco en plein air; la realiz-
zazione è avvenuta attraverso
una serie di progetti autonomi di
respiro annuale con l’utilizzo pri-
vilegiato della metodologia del
Cooperative Learning.
FalconEcoBand
54
Studi di caso
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Per coinvolgere gli studenti ab-
biamo scelto laboratori manuali,
di falegnameria, edilizia, giardi-
naggio, spray art e individuato
uno spazio del giardino per realiz-
zare un parco museale all’aperto,
con i monumenti di Copertino in
muratura in scala, i muri perime-
trali interni ed esterni del parco
decorati con la tecnica della spray
art, con la piantumazione di olivi
e siepi e la realizzazione di un an-
golo dedicato all’astronomia con
la realizzazione di due meridiane,
una a parete e una analemmatica
a pavimento.
I laboratori sono stati realizzati
con gruppi trasversali alle classi
composti in particolare di ragazzi
dotati di intelligenze tecnico-pra-
tiche che sono tutti coloro che ri-
spondono male alle sollecitazioni
di esclusivo stampo gnoseolo-
gico. I laboratori incentrati su un
compito di realtà di tipo artigiana-
le o artistico permettono di avere
interessanti contributi tecnico-
professionali da parte dei genito-
ri – muratori, pittori, decoratori,
giardinieri ci hanno insegnato
come fare – e permettono sem-
pre di lavorare sulle positività degli
studenti, focalizzando i compor-
tamenti disadattivi da controllare
e i comportamenti appropriati
da sviluppare, ricercando le cau-
se attraverso l’analisi dei bisogni
con l’obiettivo dell’individuazione
precoce del problema per favo-
rire la messa in atto di interventi
compensatori. Soprattutto sono
altamente motivanti per tanti
studenti che non possono tro-
vare senso e gratifi cazione nella
didattica tradizionale: il progetto
ha permesso la trasformazione di
ambienti neutri in aree didattiche
utilizzate da tutte le classi della
scuola per le attività all’aperto di
grande effi cacia formativa.
Abbiamo inaugurato il nostro
parco en plein air una domenica
mattina, il 18 maggio 2014, con
tutti gli alunni, i docenti e tan-
ti tanti genitori. Per l’occasione
abbiamo anche presentato l’inno
della scuola dal titolo: Sogno di
un alunno – di Castellano e Vico,
cantato dal coro Note D’Oro del
Comprensivo inciso in una sala di
incisione vera, perché il “compito
di realtà” deve essere autentico.
Si trattava di un ulteriore innesto
progettuale collegato al labora-
torio Tersicore, dedicato alle arti
espressivo-musicali.
Il parco en plein air è ormai pa-
trimonio non solo dell’Istituto
“Falcone” ma di tutta la comunità
Il parco en plein air: Copertino in miniatura e la meridiana
55
Studi di caso
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
cittadina. I ragazzi conoscono le
ricchezze artistiche e paesaggi-
stiche del territorio e hanno im-
parato a rispettarlo e a custodirlo.
Questo aspetto, il senso dell’ap-
partenenza e della cura è sta-
to oggetto di grande impegno
nell’ambito della costruzione
delle azioni didattiche nel curri-
colo di cittadinanza – il Cives –
che attraversa tutto il PTOF. Ne
abbiamo monitorato gli esiti che
risultano molto positivi.
Nel 2007, quando abbiamo av-
viato il primo laboratorio di spray
art abbiamo creato un gruppo
di elezione, cioè abbiamo favo-
rito la partecipazione sponta-
nea degli studenti agli incontri in
orario extracurricolare. Il primo
atto è stato quello di chiedere
formalmente l’autorizzazione al
sindaco della città – proprieta-
rio della struttura scolastica – di
decorare i muri della recinzio-
ne esterna del parco, che erano
in reale condizione di bruttura,
completamente ricoperti di se-
gni equivoci e macchie. Ottenuta
l’autorizzazione abbiamo invitato
i writers del quartiere, gli ex alun-
ni della nostra scuola e con loro
abbiamo cominciato a dipingere:
ora sui muri ci sono Falcone e
Borsellino, la Costituzione, le pa-
role del rispetto alternate a im-
magini di piante tipiche: ulivi, fi -
chi d’india ecc. e man mano che
la recinzione raggiunge il plesso
di scuola primaria, troviamo im-
magini di Puffi blu che racconta-
no di raccolta diff erenziata.
Ci piace poter raccontare che dal
2007 a oggi i murales aumenta-
no ogni anno fi no a quello in foto
realizzato quest’anno che rap-
presenta I nostri 100 Passi verso
la legalità, ma nessun muro è mai
stato imbrattato o danneggiato.
Per diff ondere i germi
matetici della nostra
Costituzione
Nell’ambito della rete Il Veliero
Parlante – Le scuole che fanno
i libri, la rete di ricerca-azione di
cui siamo capofi la dal 2008, ab-
biamo scritto I nostri 100 Passi
di cittadinanza partendo dall’i-
dea banale che noi – la scuola –
dobbiamo marcare i gesti corretti
per renderli modelli di compor-
tamento. Il progetto si fonda sul
principio della Memoria Operan-
te, che vede nel ricordo e nella
commemorazione dei fatti della
storia recente un senso solo se
vi corrisponde un approfondi-
mento degli accadimenti di cui
si parla e soprattutto un’azione.
Per questo rinnoviamo le storie
di Giovanni Falcone, Paolo Bor-
sellino, Peppino Impastato per
far gemmare nelle menti dei no-
stri ragazzi il bisogno di onestà,
di collaborazione e di rispetto.
Abbiamo ragionato sulla matrice
dei comportamenti mafi osi che
ci pervadono – come popolo
italiano e come meridionali – e
intuito che la scaturigine del fe-
nomeno possa essere ritrovabile
nella leggerezza con cui si com-
piono i piccoli gesti illegali che
La copertina del libro I nostri cento passi
56
Studi di caso
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Risorse
∞ I nostri cento passi, collana Il Veliero Parlante, Edizioni Terra d’Ulivi, Lecce 2016
non vengono nemmeno rubricati
come tali: tenere una matita che
mi è capitata involontariamen-
te tra le mani, non rispettare la
coda, scarabocchiare un banco,
incidere la porta del bagno e così
via... in un crescendo lieve che
arriva poi a farsi eleggere rap-
presentante di classe con doni e
promesse, scopiazzare la verifi -
ca, nascondere omertosamente
il gesto brutto di un compagno,
lasciare fuori posto un libro in bi-
blioteca, sporcare o danneggiare
gli oggetti pubblici.
A scuola accogliamo bambini e
salutiamo giovani maggiorenni;
prendiamo alunni e lanciamo allo
Stato e alla Vita cittadini e studenti,
cioè persone che siano in grado
di progettare un futuro sulla sola
logica dell’impegno e dello studio
che non deve fi nire mai. Mai.
La mission della Scuola è que-
sta. Insinuare la curiosità della
Conoscenza come strategia per
il perseguimento del successo
personale che diventerà il suc-
cesso della nostra Italia. Non ci
riusciamo sempre, perché trop-
po spesso indichiamo la Storia e
ci perdiamo i dettagli delle sto-
rie. Ci convinciamo che noi non
possiamo far nulla, che è tutto
troppo grande per noi.
Non ci credo. Io credo che se si
piantano i semi poi, prima o poi, le
piante nasceranno. E credo nella
bellezza delle menti dei bambini e
dei giovani che faranno il Domani.
Per questo abbiamo scritto i Pas-
si verso la cittadinanza. Perché
chi non ha ancora rifl ettuto sulle
piccole cose abbia degli esempi;
vogliamo curare il male preve-
nendo il gesto inconsapevole e
premiando le uniche cose che
contano: l’impegno e l’onestà.
Continueremo a migliorarci.
Risorse web
∞ Il sito della scuola. In Internet, URL, www.comprensivofalcone
copertino.it
In Internet, URL, http://ornellacastellano.blogspot.it:∞ Oltre le competenza. Programma curricolo∞ Percorsi in biblioteca: idee e risorse, IUL Indire – Corso Biblioprof∞ Maratone di lettura∞ Curricoli per la creatività. Laboratori e discipline performative∞ Biblioprof. IUL Indire – Corso Biblioprof∞ Rete “Il Veliero Parlante”. Strategia per la didattica delle competenze∞ Pian piano verso il miglioramento. La nostra esperienza∞ Nova Urbe. Progetto CIVES. Interventi di educazione ambientale, interculturale, sui diritti umani, sulla legalità e sul lavoro∞ Diamo voce alle emozioni, in Conoscere per crescere, La rivista dei pediatri italiani, Anno VI, marzo 2015∞ Sogno di un alunno di Castellano-Vico. ∞ Sogno di un alunno. Progetto utilizzo ambienti
∞ Eco Band. Tessitori di storie. I marinai della scuola salentina, Movimento di Cooperazione Educativa. In Internet, URL, http://www.
mce-fi mem.it/
57
Focus Professione insegnante
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
di Valentina Pennazio
Università degli Studi di Genova
Gestione della classe tra reale e
virtuale e nuove forme di pensiero
Una classe tecnologica, che si snoda tra reale e
virtuale, richiede all’insegnante, nella sua nuova
veste di e-teacher (ma anche agli studenti),
la capacità di assumere ruoli e responsabilità
diff erenti rispetto a una classe tradizionale.
Ciò implica una ricontestualizzazione delle
pratiche tradizionali di insegnamento ponendo
il problema della diff erente gestione di una
lezione in presenza e una lezione online, di
un compito in un’aula fi sica e di uno in una
classe virtuale, di una lezione frontale e di una
cooperativa agita a distanza.
L’e-teacher, date le caratteristiche proprie degli
ambienti online, che portano alla possibilità di
strutturare una classe virtuale con caratteristiche
diff erenti rispetto all’ambiente classe fi sico,
deve saper progettare adeguatamente per
agire effi cacemente all’interno di questa
classe scegliendo le più idonee strategie di
interazione e comunicazione. Nel contributo
di Maria Rosa Villa questo aspetto viene ben
evidenziato nell’esemplifi cazione della creazione
e gestione della classe virtuale strutturata
utilizzando la piattaforma Edmodo. Come
fare a creare una classe virtuale? Come fare a
progettare attività al suo interno? Come fare
a gestire queste attività? Come fare a guidare
gli studenti alla collaborazione virtuale? Sono
tutte domande che rimandano a competenze
specifi che proprie dell’e-teacher e che trovano
riscontro nel contributo di Maria Rosa Villa.
Necessariamente l’e-teacher deve essere a
conoscenza degli strumenti e degli applicativi
a sua disposizione e saperli utilizzare, ma a
tali conoscenze più “tecniche” se ne devono
affi ancare di più specifi che come quelle
relative alla caratterizzazione dello status di
“studente in rete”, agli approcci e strategie per
un effi cace insegnamento virtuale, ai pregi e
alle criticità delle forme comunicative mediate
dalle tecnologie, alle dinamiche dell’interazione
virtuale di gruppo, alle questioni etiche connesse
all’“online education”, alle forme di integrazione
effi cace dell’insegnamento virtuale e di quello in
presenza.
Nello snodo tra reale e virtuale lo studente è
guidato dall’e-teacher a essere più autonomo,
partecipativo, responsabile riguardo al proprio
apprendimento sviluppando forme complesse
di pensiero come quello computazionale i
cui tratti distintivi vengono ben delineati nel
contributo che Sara Samolo propone in questa
sezione. Nella classe tecnologica si usano non
solo strumenti tecnologici ma anche il pensiero
tecnologico. In questo senso, il pensiero
computazionale, tipico degli informatici,
contiene competenze e concetti utili che, legati
alla logica della programmazione, aiutano
a pensare meglio, in modo originale e mai
ripetitivo. Per pensiero computazionale si
intende dunque, una attitudine mentale, un
processo mentale che consente di risolvere
problemi di varia natura seguendo metodi e
strumenti specifi ci. Nel contributo proposto in
questa sezione viene resa evidente la messa in
pratica del pensiero computazionale che porta
a suddividere il processo decisionale in singoli
step, ragionare passo passo sul modo migliore
per ottenere un obiettivo. Un comportamento
che in realtà – quasi senza accorgersene –
gli studenti mettono in atto di frequente, per
esempio quando giocano a un videogioco e
devono elaborare un piano per superare un
livello e di cui devono diventare consapevoli.
58
Focus Professione insegnante
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
La classe virtuale: amplifi catore di comunicazione
e di azioni della classe “fi sica”
Gestire la classe virtuale
nella pratica didattica Portali a confronto per condividere, comunicare e creare
di Maria Rosa Villa
docente di scuola primaria, I.C. Albenga 2 (SV)
Per poter modifi care concretamente le metodologie di insegnamento non è suffi ciente dotarsi di
hardware, ma diventa indispensabile la scelta del software con cui utilizzare gli strumenti a nostra
disposizione: software residente sul nostro computer e applicativi disponibili in rete, online.
Affi ancare la creazione di una
classe virtuale, come amplifi ca-
tore didattico, di quanto si rea-
lizza e si costruisce nella classe
“fi sica”, è una scelta che deve
tenere conto dei molti vincoli
presenti nell’infrastruttura in cui
agiamo, delle risorse umane con
cui collaboriamo e dei destina-
tari con cui opereremo in questo
spazio remoto. La classe virtuale
va considerata come uno spazio
di azione reale, concreta e soli-
da e non bisogna mai perdere di
vista che le persone che in essa
agiscono, sono persone reali,
che vivono un’esperienza reale,
fi sica: per questo chiameremo
classe virtuale lo spazio digitale
remoto e classe “fi sica” lo spa-
zio aula, considerando entram-
bi spazi reali. La realizzazione
e l’uso quotidiano di una clas-
se virtuale deve essere frutto di
una fase progettuale, condivisa
all’interno dell’istituzione scola-
stica, perché essa possa davvero
costituire uno strumento solido
di lavoro e di comunicazione.
Progettare la classe
virtuale
La presenza, oggi nelle scuole,
di un animatore digitale e di un
team digitale costituisce una
buona base di partenza per so-
stenere gli insegnanti nella fase
progettuale e di gestione del-
la classe virtuale della propria
classe, soprattutto nell’ottica di
progettare e creare strumenti
che possano essere condivi-
si e diff usi in tutta l’istituzione
scolastica o nelle reti di ap-
partenenza e non rimangano
esperienze singole, solitarie e
autoreferenziali. In questa sede
la rifl essione è centrata nella
fase di gestione di una classe
virtuale, da parte dell’insegnan-
te, all’interno dell’azione didat-
tica quotidiana.
La scelta di quello che in gergo è
defi nito “Learning Management
System” e che più comunemen-
te nelle nostre classi si chiama
Edmodo, Classroom , EasyClass
ecc. è un atto importante e va
fatto dopo avere considerato gli
strumenti presenti e le opzioni
che essi off rono comparandole
con le azioni che ci sono utili per
perseguire obiettivi e fi nalità pre-
senti nella progettazione didat-
tica. È utile a questo proposito
comporre una “Lista di Control-
lo” di ciò che serve e di ciò che
le piattaforme utilizzate off rono.
Per la comparazione possiamo
riferirci alle pagine di introduzio-
ne delle singole piattaforme con-
siderate o ai tutorial presenti su
YouTube. Le più comuni classi, già
citate, presentano oggi aspetti si-
milari, avendo tutte messo a pun-
to un’interfaccia anche in lingua
italiana, rendendo più amichevole
la fruizione per utenti di ogni età.
59
Professione insegnante
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Struttura di base Classi Virtuali (C.V.)
Edmodo EasyClass Classroom ..............
Accesso Docenti Alunni Docenti Alunni Docenti Alunni Docenti Alunni
Registrazione con mail singola
Registrazione con mail di gruppo
Creazione e gestione classi
disciplinari
Creazione e gestione classi
nominali (1B-2C)
Creazione e gestione gruppi
Creazione e gestione sottogruppi
Presenza di bacheca/area di
discussione generale
Presenza di bacheca/area di
discussione nelle singole classi/
gruppi
Codice classe
Possibilità di invitare docenti
Possibilità di condividere fi le con
esterni
Possibilità di creare fi le
Possibilità di caricare fi le
Strumenti
Archivio (biblioteca. I miei fi ledrive)
Link
Possibilità di creare Quiz
Registro di classe
Messaggistica
Tipologia quiz
Scelta multipla
Vero/Falso
Mach (corrispondenze)
Risposta aperta
Possibilità di allegare fi le
Checklist
60
Professione insegnante
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Le C.V. permettono di allestire
“corsi” o “classi” relativi agli inse-
gnamenti disciplinari di riferimen-
to, come nel caso di Classroom o
EasyClass o dei gruppi come nel
caso di Edmodo.
L’uso di Edmodo
Edmodo permette di costituire
e gestire facilmente da parte del
docente gruppi e sottogruppi,
implicazione di alto valore di-
dattico in una classe inclusiva.
Si pensi alla realizzazione di una
verifi ca o all’assegnazione di un
compito che dopo essere stato
elaborato in modo personalizza-
to, con azioni e gradi di diffi coltà
diff erenti, può essere assegnato,
in Edmodo, ai diversi sottogrup-
pi, senza che nella classe ci sia da
parte degli studenti, la percezio-
ne di lavori diversi.
A ogni classe o gruppo allestito, il
sistema assegna un codice clas-
se. Tale codice sarà consegnato
agli alunni, per la loro iscrizione.
Quest’operazione si diff erenzia
in base all’età dei propri alunni,
che è una variabile molto im-
portante, sia per l’iscrizione alla
classe, che, prima ancora, per
la registrazione alla piattaforma.
Qualunque sia la piattaforma
scelta, bisognerà procedere alla
registrazione per ottenere le cre-
denziali di accesso. Spesso tale
registrazione richiede l’indica-
zione di una mail diversa per ogni
utente e ciò nella scuola primaria
può costituire un problema cui è
possibile dare soluzioni diverse
e alcune volte, creative. La più
semplice la off re Classroom1, se
la scuola ha associato all’indiriz-
zo gmail il dominio della scuola
(App for education). Quest’a-
zione permette di assegnare un
indirizzo di posta elettronica a
docenti e alunni, con il dominio
della scuola, ed è con tale indi-
rizzo mail, che si procederà alla
registrazione di tutti gli alunni.
Una seconda possibile soluzione
è coinvolgere in prima persona
i genitori e procedere alla regi-
strazione con la loro collabora-
zione. Una soluzione creativa, se
le precedenti non sono pratica-
bili, è quella di “aggirare” questa
imposizione, inserendo indirizzi
mail fi ttizi. Ciò deve essere fatto
con la consapevolezza da parte
dei docenti che la password non
potrà più essere recuperata e
che non si potranno inviare mes-
saggi dalla piattaforma. In questo
ultimo caso è indispensabile che
il docente crei un documento,
che deve essere conservato e fa-
cilmente rintracciato, in cui siano
annotate tutte le credenziali di
accesso degli alunni, che risulte-
ranno così facilmente rintraccia-
bili in caso di smarrimento. Per
gestire in modo fl uido il Login
dei bambini anche molto picco-
li, è utile preparare per ognuno
un documento che raccolga le
credenziali di accesso dei vari
strumenti che via via si useran-
no nella classe. Tale documento
può essere travestito da “Patente
dei Codici Segreti”, e tali “Patenti”
custodite in classe, in uno “ Scri-
gno delle Password”.
1 https://www.easyclass.com/;
https://www.edmodo.com/;
https://support.google.com/edu/class
room/answer/6020279?hl=it
Corsi EasyClass
Corsi gruppi Edmodo
61
Professione insegnante
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Avere sempre a portata di mano
le credenziali di accesso, di do-
centi e alunni, è indispensabile
per una gestione fl uida del la-
voro, poiché esse costituiscono
sempre una criticità nell’uso del-
le TIC. Nel tempo, poi le creden-
ziali si moltiplicano, poiché gli
strumenti che via via si useran-
no in classe, saranno molteplici.
È buona regola anche incollare
una copia della “Patente dei Co-
dici Segreti” sul diario dei bambi-
ni, in modo che anche i genitori
ne siano a conoscenza. Dopo
aver registrato e associato gli
alunni alla classe/gruppo allestiti,
inizia la fase di “Front Class”, che
dovrebbe prevedere il momento
di presentazione alla classe, e il
momento di presentazione ai
genitori. È importante coinvol-
gere le famiglie, perché saranno i
più preziosi alleati per un’educa-
zione all’uso consapevole e sicu-
ro degli strumenti in rete. Il primo
documento da costruire è, infat-
ti, il “Patto per un uso responsa-
bile della piattaforma”. Attraverso
gli strumenti della classe virtuale,
si procederà alla stesura collabo-
rativa del “Patto”, sperimentando
da subito una delle potenzialità
della classe virtuale.
La classe virtuale
come estensione della
classe fi sica
Le piattaforme presentano, tut-
te, strumenti simili e l’effi ca-
cia di tali strumenti dipendono
moltissimo dalle modalità e
dalla frequenza con cui vengo-
no usate. L’azione del docente
a questo punto è fondamentale.
La classe virtuale deve diventa-
re man mano uno strumento
“invisibile” in classe, ma sempre
Nome .................................. Cognome ....................................... Classe .......
Blog http://blog.edidablog.it/edidablog/tomasino/
Login: abeccociqui
Pw: .........................................
Dropbox Dropbox - tomaso paccini
User: .........................................
Pw: .........................................
Sito Scuola http://www.icalbengasecondo.gov.it/
Canvans = Post-it www.linoit.com
Login: .........................................
Pw: .........................................
Google Drive Login: [email protected]
Pw: .........................................
Edmodo https://www.edmodo.com/
codice classe AV7UZ5
User .........................................
Pw .........................................
Code.org Login: .........................................
Pw .........................................
eduCanon Login: .........................................
Pw .........................................
Padlet Login: .........................................
Pw .........................................
Patente Codici Segreti
62
Professione insegnante
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
aggiornato e attivo. Bambini e
genitori, per essere invogliati a
una frequentazione quotidiana
dell’ambiente virtuale, devono
percepirne il valore aggiunto,
l’utilità, il piacere e soprattut-
to la presenza quotidiana dei
vari attori che partecipano ai
lavori del gruppo classe. Ecco
che allora è bene innescare al-
cune routine quotidiane, che
renderanno la classe virtuale
un’estensione spazio-tempo-
rale della classe “fi sica”. Azione
che sarà resa più facile se nel-
la classe è presente una LIM e
se i bambini possono utilizzare
anche strumenti per la produ-
zione di documenti digitali (ta-
blet, notebook cellulari ecc.) in
classe. In questo primo caso,
entrando nella classe “fi sica”, il
primo insegnante del mattino,
aprirà alla LIM la classe virtuale,
accedendo con le sue creden-
ziali personali o con credenziali
del gruppo docenti (è possibile
infatti che il team docente opti
per un’unica credenziale di ac-
cesso alla piattaforma, consa-
pevole del fatto che in questo
modo gli interventi in piattafor-
ma non saranno distinguibili se
non vengono sempre fi rmati).
Con una pagina del browser
sempre aperta sulla piattafor-
ma, durante lo svolgimento
della lezione sarà sempre più
naturale, utilizzare gli strumenti
presenti in essa.
Ogni giorno, nei diversi momen-
ti, le azioni che verranno eff et-
tuate saranno: caricare materiali
(magari proprio quelli prodotti
nella mattinata in classe utilizza-
bili a casa per il completamento
del lavoro, del ripasso o per chi
è stato assente, per il recupero
del lavoro perso), utilizzare il ca-
lendario per avvisi, note o com-
piti; assegnare compiti, svolgere
quiz preparati precedentemente
dall’insegnante o costruiti colla-
borativamente in classe.
Avere la piattaforma sempre
aperta e fruibile renderà via via
più naturale, per tutti i docenti,
il suo utilizzo e non richiederà
un aggravio di lavoro nel “Back
Class”, già ricco di attività lega-
te alla preparazione e ricerca
del materiale per le lezioni. Se
la classe non è dotata di LIM e i
bambini non producono mate-
riale digitale a scuola, il valore
aggiunto della classe virtuale
sarà quello di fornire, ad alunni
e genitori, i materiali utilizzati
in classe, o altri documenti utili
per lo studio. In entrambi i casi,
la classe virtuale sarà luogo pri-
vilegiato di comunicazione.
La bacheca come
luogo di incontro tra
reale e virtuale
Uno degli strumenti principe,
presenti nelle piattaforme (Ed-
modo e EasyClass) è infatti la
bacheca. Essa è allestita nell’area
centrale dell’ambiente virtuale. È
il luogo dove compaiono i mes-
saggi, provenienti dai vari grup-
pi, le notifi che, le assegnazioni
dei compiti e dove è segnalata
qualsiasi azione si compia all’in-
terno dello spazio virtuale. È
uno spazio fondamentale per-
ché è l’area della relazione fra
pari, fra docenti e alunni, fra ge-
nitori, fra docenti e genitori. Ed
è proprio in questa area che si
gioca una buona parte dell’edu-
cazione “ai media”, in cui è fon-
damentale stabilire delle regole
di netiquette condivise, che si
devono spesso riformulare, per
rendere sempre più consapevoli
bambini e famiglie sul funziona-
mento della comunicazione at-
traverso i social. La bacheca è il
luogo reale dove virtuale e fi sico
si intrecciano fortemente. Qui
si realizza l’esperienza che per-
mette di sperimentare come ciò
che si scrive digitalmente ha una
diretta ricaduta nella relazione
quotidiana della classe e che chi
interagisce in piattaforma non
è un avatar astratto ma il com-
pagno di classe con cui condi-
vidiamo il percorso scolastico di
ogni giorno.
Bacheca EasyClass
63
Professione insegnante
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Biblioteche e
banche dati
È importante che gli insegnanti
usino e intervengano spesso in
piattaforma per dare risposte,
ma anche per off rire stimoli,
porre questioni (la piattaforma
è sicuramente uno spazio di co-
municazione autentica fra i vari
attori e autentici sono i proble-
mi che si pongono e le risposte
che si intrecciano). È importante
che il docente presidii spesso,
meglio se quotidianamente, la
piattaforma, perché ciò la ren-
derà viva e percepita come un
reale spazio di dialogo e lavo-
ro equivalente allo spazio aula.
I docenti, inoltre, saranno vigili
mediatori tra le comunicazio-
ni che in essa si animeranno.
A questo punto per i docenti,
l’utilizzo della piattaforma sarà
un continuo passaggio di lavori
nel Front e nel Back Class. Me-
rita una citazione, la funzione
di “deposito” e condivisione dei
materiali. Le varie piattaforme
permettono agli iscritti, di ca-
ricare fi le, in apposite aree che
possono chiamarsi “Biblioteca”
o “I miei fi le”.
Possono essere caricati fi le di di-
versi formati, da utilizzare come
materiale di lavoro, in classe e/o
a casa. Tale materiale può esse-
re condiviso da tutti o solo da
alcuni membri. Un’ultima rifl es-
sione riguarda la funzione impli-
cita di “banca dati”. Tutte le at-
tività svolte in piattaforma sono,
infatti, tracciate e costituiscono
una preziosa fonte per ricostru-
ire e documentare i percorsi di
studio realizzati nella didattica
quotidiana.
Biblioteca Edmodo
64
Focus Professione insegnante
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
di Sara Samolo
insegnante di scuola primaria,
Genova
Classe tecnologica e forme nuove di pensiero
Il pensiero computazionale
nell’agire didatticoProgrammare e agire consapevolmente nell’azione didattica
Con il documento sulla “Buona Scuola”, il governo ha aperto il dibattito sull’introduzione del
pensiero computazionale a scuola anche in Italia. Il dibattito sul documento ha prodotto due
proposte di curriculum (una per la scuola dell’obbligo e l’altra per le secondarie superiori) e due
documenti di raccomandazioni (uno per l’introduzione dell’informatica nel curriculum e l’altro per
l’introduzione del pensiero computazionale come competenza trasversale).
La legge n. 107/2015 include il
pensiero computazionale tra gli
obiettivi educativi della scuola
(comma 7). Il successivo Piano
Nazionale Scuola Digitale riba-
disce questa decisione e auspica
una ridefi nizione della “compe-
tenza digitale” e una revisione
delle Indicazioni per il currico-
lo (pag. 74). In parallelo, il MIUR
ha promosso il progetto Pro-
gramma il Futuro che dall’anno
scolastico 2014-2015 sta speri-
mentando attività di “coding” per
l’introduzione del pensiero com-
putazionale a scuola.
Lessico specifi co e
contenuti sul pensiero
computazionale
Il pensiero computazionale pren-
de forme in una classe fi sica e
virtuale ed è inteso come il pro-
cesso che consente di ricono-
scere aspetti della computazione
nel mondo che ci circonda, e di
applicare strumenti e tecniche in-
formatiche per capire e ragiona-
re su sistemi e processi naturali,
sociali e artifi ciali. Permette agli
studenti di aff rontare problemi,
di scomporli in pezzi risolvibili e
di elaborare gli algoritmi per ri-
solverli.
La locuzione “pensiero compu-
tazionale” è stata usata per pri-
mo da Seymour Papert e poi da
Jeannette Wing che ha defi nito il
pensiero computazionale come:
“... I processi mentali coinvolti nel
formulare problemi e le loro so-
luzioni in modo che le soluzioni
possano essere rappresentate in
una forma che può essere effi ca-
cemente eseguita da un agente
di elaborazione dell’informazio-
ne” (Cuny, Snyder, Wing 2010,
citato in Wing 2011, p. 20). “La
soluzione può essere eseguita
da un essere umano o da una
macchina, o, più in generale, da
combinazioni di uomini e mac-
chine” (Wing 2011, p. 20).
Il pensiero computazionale è,
dunque, un processo cognitivo
che coinvolge il ragionamento
logico attraverso cui i problemi
trovano soluzione, è la capacità
di pensare attraverso le proce-
dure che vengono identifi cate
con parole chiave/azioni prope-
deutiche.
Di seguito approfondiremo alcuni
concetti chiave, che l’e-teacher
deve ben padroneggiare se si
pone come obiettivo quello di
aiutare gli studenti ad appropriarsi
di tale forma di pensiero.
Il ragionamento logico permette
agli alunni di dare un senso alle
cose, analizzando e verifi cando i
fatti attraverso un ragionamento
65
Professione insegnante
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
chiaro e preciso. Esso consente
di progettare a partire da propri
modelli di conoscenza per fare e
verifi care previsioni e trarre con-
clusioni. Gli alunni lo utilizzano
ampiamente quando provano e
correggono algoritmi. Il ragiona-
mento logico è l’applicazione di
altri concetti di pensiero compu-
tazionale per risolvere problemi.
Nell’applicabilità fattiva dell’azio-
ne didattica lo studente mette
in atto generalizzazioni quando
riconosce che le proprietà di un
materiale, per esempio, lo ren-
dono adatto per essere utilizzato
non in uno ma in diversi conte-
sti; essere in grado di dividere un
progetto in parti, che richiedo-
no materiali diff erenti è invece
un esempio di scomposizione.
Attraverso il ragionamento logi-
co si possono fare previsioni e
valutare i risultati; si possono ri-
muovere gli errori (debug) di un
programma e per far ciò si può
utilizzare l’algoritmo, l’astrazio-
ne e la valutazione.
Tecniche utilizzate
per il pensiero
computazionale
Esiste un certo numero di tec-
niche legate al “fare computa-
zionale” che sono l’equivalente
“informatico” dei “metodi scien-
tifi ci”, gli strumenti con cui viene
reso operativo in aula e negli altri
contesti in cui viene agito.
Abilità e competenze
in classe legate
al pensiero
computazionale
Ognuno dei concetti del pensie-
ro computazionale (il pensiero
algoritmico, la scomposizione
ecc.) viene associato a diversi
comportamenti/azioni da parte
degli studenti (osservabili in una
classe fi sica e virtuale).
Rifl ettere
Esprimere
giudizi onesti
in situazioni
complesse (es.
specifi care il
prodotto)
Analizzareiz
Scomporre
in parti
Rimuovere
ostacoli
Individuare
processi
Punti comuni
Applicarei
Adottaret
soluzioni già o
conosciute peri
diversi contestic
Progettaree
TECNICHE
Struttura,tt
aspetto eet
funzionalità. o
Rappresentazionie
del progettoo
Programmare
codingdi
Tradurredu
il progetto inge
forma di codicedi
e valutarlo pera
garantirnen
il correttorr
funzionamentona
Debugging Diagramma
di fl usso
Storyboard
(Algoritmi )
Schemi
ricorrenti
Connessioni
Somiglianze
66
Professione insegnante
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Pensiero algoritmico Azioni dello studente
Il Pensiero algoritmico rap-
presenta la capacità di pen-
sare in termini di sequenze
e regole, come modo di
risolvere i problemi. Si tratta
di una competenza di base
che gli alunni sviluppano
quando imparano a scrive-
re i propri programmi per
computer.
∞ Formulazione di comandi per ottenere un eff etto desiderato.
∞ Formulazione di istruzioni da seguire in un dato ordine (sequenza).
∞ Formulazione di comandi che utilizzano operazioni aritmetiche e logiche.
∞ Scrittura delle sequenze di comandi che memorizzano, muovono e manipolano i
dati (variabili e assegnazione).
∞ Scrittura di comandi che scelgono tra diverse istruzioni che li compongono (selezione).
∞ Scrittura di comandi che ripetono gruppi di istruzioni che li costituiscono (loop/
ripetizione).
∞ Raggruppamento e denominazione di un insieme di comandi che eseguono un
compito defi nito per creare una nuova istruzione. (procedure, metodi).
∞ Scrittura di comandi, che prevedono sottoprogrammi che utilizzano repliche di
se stessi (algoritmo ricorsivo).
∞ Scrittura di una serie di comandi che possano essere seguiti contemporanea-
mente da diversi agenti (es. computer/persone).
Scomposizione Azioni dello studente
La scomposizione è un
modo di pensare agli arte-
fatti in termini delle parti
che li compongono. Le
singole parti possono essere
comprese, risolte, sviluppate
e valutate separatamente.
∞ Divisione degli artefatti nelle parti costituenti per renderli più facili da lavorare.
∞ Scomposizione di un problema in versioni più semplici dello stesso, che pos-
sono essere risolte nel medesimo modo.
Generalizzazione Azioni dello studente
La generalizzazione è un
modo di risolvere nuovi
problemi sulla base delle
soluzioni ai precedenti.
Si tratta di identifi care e
sfruttare i modelli.
∞ Identifi cazione di schemi e caratteristiche comuni negli artefatti.
∞ Adeguamento di soluzioni, o parti di esse, per applicarle a tutta una classe di
problemi analoghi.
∞ Trasferimento di idee e soluzioni da una settore del problema a un altro.
Astrazione Azioni dello studente
L’astrazione è il processo
di creazione di un artefatto
di maggior comprensione
nascondendone i dettagli.
∞ Riduzione della complessità eliminando inutili dettagli.
∞ Scelta di un modo di rappresentare gli artefatti in modo che possano essere
manipolati in maniera utile.
∞ Occultamento di tutte le complessità dell’artefatto.
∞ Identifi cazione di relazioni tra le astrazioni.
Valutazione Azioni dello studente
La valutazione è il processo
di verifi ca che la soluzione
sia esatta: che sia adatta
allo scopo. Durante la valu-
tazione basata sul pensiero
computazionale, vi è una
specifi ca, e spesso estrema,
attenzione alla cura dei
dettagli.
∞ Valutazione che l’artefatto sia adatto allo scopo.
∞ Determinazione che artefatto esegua la giusta funzione (correttezza funzionale).
∞ Progettazione ed esecuzione dei test programmati e interpretazione dei risultati.
∞ Valutazione che le prestazioni dell’artefatto siano suffi cientemente buone (utilità:
effi cacia ed effi cienza).
∞ Confronto tra le prestazioni degli artefatti che eseguono la stessa funzione.
∞ Esecuzione di compromessi tra esigenze contrastanti.
∞ Valutazione se l’artefatto sia facile da usare per le persone (usabilità).
∞ Determinazione se l’artefatto off re un’esperienza adeguatamente positiva quando
utilizzato (esperienza dell’utilizzatore).
∞ Ripercorrere passo dopo passo i processi o gli algoritmi/la programmazione, per
elaborare quello che eseguono (prova/traccia).
∞ Utilizzo di una precisa argomentazione per giustifi care che un algoritmo fun-
zioni (prova).
∞ Utilizzo di una precisa argomentazione per verifi care l’usabilità o le prestazioni di
un artefatto (valutazione analitica).
∞ Utilizzo di metodi che includono l’osservazione dell’artefatto impiegato per valu-
tarne l’usabilità (valutazione empirica).
∞ Valutazione che il prodotto soddisfi i criteri generali di prestazione.
67
Professione insegnante
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Un esempio di buona
prassi: “Un tesoro di
museo”
L’esperienza presentata fa riferi-
mento a un progetto sviluppato
da una classe quinta della scuola
primaria “Carducci” (I.C. Sestri) in
occasione del progetto Smart Co-
ding Samsung, “Didattica e pen-
siero computazionale”: progetto
ludico-educativo per il primo ci-
clo scolastico, al quale abbia-
mo aderito. La fi nalità era quella
di concorrere per entrare nella
sperimentazione Smart Future in
collaborazione con il CREMIT, ap-
plicando le tecniche del pensiero
computazionale per creare una vi-
sita virtuale al Museo di Storia Na-
turale della nostra città, Genova.
Lancio dell’attività
Si è proceduto con un gioco
motorio di icebreaking unplug-
ged per rompere il ghiaccio ed
entrare nell’agito del pensiero
computazionale.
Uno studente a occhi chiusi, è
stato guidato attraverso un per-
corso, da un compagno che im-
partiva i comandi a voce: avanti,
stop, indietro, a destra, a sinistra.
Progettazione
In un secondo momento l’inse-
gnante con gli alunni hanno de-
ciso l’algoritmo delle azioni da
svolgere attraverso la costruzio-
ne di un diagramma.
Si è proceduto tenendo conto
anche dello Scrumboard (to-do,
on going, done) sul quale sono
stati affi ssi i post-it via via che le
azioni si sono compiute e con
colori diversi secondo i contenuti
svolti (video, disegno, foto, testo).
68
Professione insegnante
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Svolgimento
Le fasi dello sviluppo si sono al-
ternate tra la visita al Museo e
momenti di lavoro di cooperative
learning in classe
Prodotto fi nale
Utilizzando Prezi come pro-
gramma di presentazione del
prodotto multimediale abbiamo
realizzato una visita virtuale al
Museo fatta da disegni, video,
foto e testi, per accompagnare il
visitatore nella storia e nelle sale
del prestigioso museo.
Conclusione
La creatività trova terreno ferti-
le in un ambiente come quello
digitale aperto al nuovo e dove
non esiste a priori la risposta
giusta. Scrivere righe di codice
richiede prima di tutto di aff ron-
tare un problema e di risolverlo
con soluzioni innovative. Ci si
confronta con percorsi da in-
ventare e ricercare attivamente
attraverso un processo creativo
che richiede una pianifi cazione
di algoritmi da svolgere, la crea-
zione di quelli che gli sviluppatori
chiamano “artefatti” necessari
per lo sviluppo del prodotto fi -
nale (personaggi, azioni, sfondi,
dialoghi, musiche...), la coerenza
tra pianifi cazione ed esecuzio-
ne, il controllo di interferenze e
la gestione degli errori. In questo
percorso di autoconsapevolezza
dell’agito troviamo una serie di
proposte di attività che coinvol-
gono vari ambiti disciplinari nello
sviluppare “competenze compu-
tazionali”.
In sintesi, si parte da una fase
propedeutica di programmazio-
ne ludica e senza uso di stru-
69
Professione insegnante
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Risorse web
∞ In Internet, URL, https://labuonascuola.gov.it/costruiamo-insieme/pensiero-computazionale/
http://www.gazzettauffi ciale.it/eli/id/2015/07/15/15G00122/sg
∞ In Internet, URL, http://www.istruzione.it/scuola_digitale/allegati/Materiali/pnsd-layout-30.10-WEB.pdf
∞ In Internet, URL, http://www.istruzione.it/allegati/2015/prot2187.pdf
∞ Department for Education, The National curriculum in England, Framework document, July 2014. Reference: DFE-00177-2013. In Internet, URL, https://www.gov.uk/government/uploads/system/uploads/
attachment_data/fi le/335116/Master_fi nal_national_curriculum_220714.pdf
∞ M. Dorling, C. Selby, J. Woollard, Evidence of Assessing Computational Thinking, IFIP2015, A New Culture of Learning: Computing and Next Generations, Vilnius, Lithuania 2015. In Internet, URL, http://eprints.soton.ac.uk/377856
∞ C. Selby, J. Woollard, Computational thinking: the developing defi nition, 2013. In Internet, URL, http://eprints.soton.ac.uk/356481/
∞ J. Wing, Computational Thinking. Communications of ACM, 49, 3, 2006, 33-35. In Internet, URL, http://dl.acm.org/citation.cfm?id=1118215
∞ J. Wing, Research Notebook: Computational Thinking – What and Why?, The Link, Pittsburgh, PA: Carneige Mellon 2011. In Internet, URL, http://www.cs.cmu.edu/sites/default/fi les/11-399_The_Link_Newsletter-3.pdf
∞ www.smart-future.it
∞ In Internet, URL, http//www.code.org
∞ In Internet, URL, http//www.programmailfuturo.it
menti digitali (unplugged), per
far sperimentare agli studenti il
rigore con cui occorre impartire
i comandi a un computer. Una
volta che hanno capito che non
si può dare nulla per scontato e
che occorre analizzare tutto nel
dettaglio, si passa a una fase di
sperimentazione del modo usato
dai programmatori per proget-
tare quanto poi sarà tradotto in
codice (coding).
Alla fi ne del percorso si otterrà
il prodotto fi nale. Immaginare,
creare, sperimentare, agire, pa-
role chiave dell’apprendimen-
to attivo e consapevole per gli
studenti di ogni età e apparte-
nenti a ogni epoca storica. Fra
i compiti degli insegnanti c’è
la capacità di “educare” tut-
to questo grande patrimonio
posseduto dagli alunni, for-
nendogli esempi e strumenti
che possano farli sentire liberi e
consapevoli mentre imparano,
utilizzando tutte le tecniche e i
mediatori didattici a loro dispo-
sizione, compresi quelli digitali.
70
Focus Angolo del Dirigentedi Alessandra Grassi
Dirigente Scolastico I.C. di Arluno
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Scuola 2.0, 3.0...
La scuola si sta avviando verso un nuovo
orizzonte: quello dei media digitali che,
come ben sottolinea il professore Pier Cesare
Rivoltella1, rappresenta la terza età delle
tecnologie didattiche che sta investendo
le nostre aule; dopo una prima stagione
caratterizzata dall’introduzione dell’informatica
che ha riguardato gli anni ’90 e una seconda
rivolta all’utilizzo di strumenti multimediali
tipica del primo decennio degli anni 2000
si sta ora inaugurando lo scenario della
multimedialità diff usa, con un passaggio dalle
classi 2.0 a quelle 3.0.
Il processo è iniziato all’epoca degli home
computer che hanno portato alla realizzazione
presso ciascuna scuola dei laboratori di
informatica, ha poi dovuto fare i conti con lo
sviluppo delle tecnologie personali e diff use
fi no a confrontarsi con l’emergere del web, con
l’aff ermazione dei social network che ha portato
alla realizzazione della classe 2.0, per giungere,
nella terza fase, all’utilizzo dei dispositivi mobili
e polifunzionali: ipad, smartphone, tablet,
ebook, in una prospettiva di scuola 3.0.
Già nella prima fase, l’incontro tra le forme
tradizionali della didattica e il mondo dei
contenuti e degli strumenti digitali ha
rappresentato per la scuola un passaggio non
certo facile, che per alcuni aspetti è ancora
irrisolto: i tempi della scuola non riescono a
sostenere quelli della scienza e della tecnica
e l’introduzione delle tecnologie tra i banchi
si è svolta senza un preciso coordinamento
o un disegno politico mirato. Per questo,
la discussione in materia di evoluzione e
di utilizzo degli strumenti per la didattica
e per l’apprendimento è tuttora aperta e
oscilla tra atteggiamenti di entusiasmo e di
totale apertura fi no a posizioni critiche e di
rifi uto; ma, comunque si pensi, l’obiettivo
trasversale che dovrebbe innanzitutto porsi
oggi il nostro sistema formativo è quello di
garantire competenze e strumenti necessari
a comprendere, selezionare, utilizzare e
produrre contenuti informativi strutturalmente
articolati e complessi. La scuola ha il dovere
di accompagnare la generazione dei nativi
digitali nella diffi cile impresa di conquista della
complessità che li attende, in un ecosistema
informativo più ricco ma anche più variegato
e frammentato di quanto sia mai avvenuto in
passato.
In questo scenario si delinea la questione
dell’uso dei dispositivi mobili, dei social, degli
ebook; da almeno una decina d’anni gli esperti
di comunicazione e di educazione si stanno
ponendo seri interrogativi sulle probabilità che
i libri in formato elettronico e più in generale la
tecnologia, nelle sue molteplici sfaccettature,
hanno di soppiantare i loro omologhi cartacei;
lo stato dell’arte non permette ancora di dare
una risposta defi nitiva. Se è vero, infatti, che
gli ebook sono ormai una realtà in rapida
espansione, non si può negare che alcuni
problemi rimangano tuttora irrisolti.
Il primo contributo della rubrica – a cura
della D.S. Carmela Rosaria Tavernise – è una
narrazione sulle potenzialità e sulle modalità
che il buon impiego delle tecnologie può avere
anche in contesti diffi cili; il secondo – a cura del
D.S. Luciano Giorgi – è relativo all’introduzione
degli ebook, al posto dei tradizionali libri, nella
primaria. Due testimonianze che rappresentano
esempi di avanguardia nel tentativo non
semplice di comprendere meglio queste
tematiche attraverso l’analisi delle buone
pratiche già in atto nella scuola.
1 P.C. Rivoltella (a cura di), Smart Future. Didattica, media digitali e inclusione, FrancoAngeli, Milano 2015.
71
Focus Angolo del Dirigente
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Didattica e tecnologie dell’informazione
e della comunicazione
Ambienti digitali: laboratorio in classeMetodologie all’avanguardia adottate nell’I.C. “Falcone – Borsellino” di Bari
di Carmela Rosaria Tavernise e Isabella Todaro
Dirigente Scolastico e Docente
dell’I.C. “Falcone – Borsellino”, Bari
La scuola “Falcone – Borsellino” fa parte del movimento delle Avanguardie educative dell’INDIRE,
adottando l’idea delle Aule laboratoriali. Attraverso questa coinvolgente esperienza si è voluto
modifi care totalmente il concetto stesso di aula, fondendolo con quello di laboratorio in ogni passaggio
della didattica, non solo in quello della sperimentazione scientifi ca. Nell’Istituto gli alunni si spostano
autonomamente dal laboratorio rosso di Matematica a quello rosa di Lettere, a quello blu di Lingue e
così via, in un percorso di costruzione attiva del sapere. All’ingresso dello spazio riservato è ben visibile
un cartello con una legenda che guida alunni e docenti durante gli spostamenti. La disposizione dei
banchi, diventate isole di lavoro mobili e componibili, favorisce l’interazione e la collaborazione tra
studenti e il docente diventa un mediatore e un facilitatore del processo di apprendimento.
A partire dagli anni Settanta e Ot-
tanta gli strumenti, audio/video
prima e telematici poi, hanno ini-
ziato timidamente a ritagliarsi nelle
scuole uno spazio fi sico dedicato,
con l’obiettivo dichiarato di qua-
lifi care l’attività didattica: allora si
trattava di piccoli santuari della
tecnica nei quali venivano custo-
diti costosi macchinari. Quegli
spazi, inizialmente così diversifi cati
per fi nalità didattiche e per dota-
zione di strumenti tecnici, nel cor-
so degli anni hanno iniziato a es-
sere integrati in un unico modello
di laboratorio “logico”: quello di
informatica, caratterizzato da una
ricca dotazione di personal com-
puter, stampanti, Lavagne Interat-
tive Multimediali (in seguito LIM),
proiettori e connettività di rete.
Da questi laboratori sperimentali
ha avuto inizio la “colonizzazio-
ne” della telematica nelle scuole di
ogni ordine e grado. La terza in-
dagine nazionale sulle condizioni
di vita e di lavoro degli insegnan-
ti nella scuola italiana curata nel
2008 dall’Istituto IARD metteva in
evidenza una crescita esponen-
ziale, rispetto ai dati raccolti nel
1999, dell’utilizzo di internet per
questioni attinenti alla didattica da
parte degli insegnanti nelle scuo-
le secondarie di primo e secondo
grado (Gui 2010).
Internet è una fonte di cono-
scenza molto potente che off re
l’occasione per favorire forme di
apprendimento sia di tipo indivi-
duale, sia di costruzione colla-
borativa e di ciò è ben consape-
vole l’I.C. “Falcone – Borsellino”
di Bari, una scuola situata in un
quartiere periferico e in una zona
“a rischio”, che andando oltre
ogni aspettativa, è riuscita in
questi anni a raccogliere la sfi da
proveniente dalla cosiddetta “ri-
voluzione digitale”. Come? Atti-
vando negli ultimi due anni varie
esperienze di didattica attiva, ri-
volte a disparati ambiti e stimola-
te da obiettivi diversi.
In primo luogo tali esperienze
hanno investito gli ambienti di ap-
prendimento. La scuola è entrata
a far parte del Movimento delle
Avanguardie educative dell’INDI-
RE un progetto nato dall’iniziati-
va congiunta di INDIRE (Istituto
Nazionale di Documentazione,
Innovazione e Ricerca Educa-
tiva), che fi n dall’anno della sua
nascita – il 1925 – si è occupato
di innovazione educativa) e di un
primo gruppo di scuole che han-
no sperimentato una o più delle
Idee sull’uso della tecnologia nella
72
Angolo del Dirigente
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
scuola. Le Avanguardie educative
promuovono l’nnovazione e por-
tano a sistema le esperienze più
signifi cative di trasformazione del
modello organizzativo e didattico
della scuola. Tale movimento è:
aperto alla partecipazione di tut-
te le scuole italiane che lavorano
ogni giorno per trasformare l’im-
pianto tayloristico di una scuo-
la non più adeguata alla nuova
generazione di studenti digitali
e disallineata dalla società della
conoscenza e intende utilizzare
le opportunità off erte dalle ICT e
dai linguaggi digitali per cambiare
gli ambienti di apprendimento e
off rire e alimentare una “galleria
delle Idee” che nasce dall’espe-
rienza delle scuole, ognuna delle
quali rappresenta la tessera di un
mosaico che mira a rivoluzionare
l’organizzazione della didattica,
del tempo e dello spazio del ”fare
scuola” (http://avanguardieedu-
cative.indire.it/).
L’adesione e la partecipazione
costante ai lavori del Movimento
ha portato la scuola a adottare
e far propria l’idea delle Aule la-
boratoriali; è così che nel corso
degli anni si è voluto modifi care
totalmente il concetto stesso di
aula, fondendolo con quello di
laboratorio, in ogni passaggio
della comunicazione didattica,
non solo in quello della speri-
mentazione scientifi ca (le aule
sono assegnate in funzione del-
le discipline riprogettate e alle-
stite con un setting funzionale).
Gli alunni si spostano autono-
mamente dal laboratorio rosso
di Matematica a quello fucsia di
Lettere, a quello blu di Lingue e
così via. All’ingresso della scuola,
troviamo uno spazio riservato e
un cartello con una legenda che
guida alunni e docenti durante
gli spostamenti. L’uso delle LIM,
del collegamento a Internet e la
perdita della disposizione classi-
ca dei banchi, che sono diventate
isole di lavoro mobili e componi-
bili, favoriscono l’interazione e la
collaborazione tra studenti, nella
quale il docente diventa un me-
diatore del processo di appren-
dimento. L’aula laboratorio è im-
maginata come uno spazio dove
poter soprattutto sperimentare e
sviluppare competenze, preve-
dendo un setting di lavoro spe-
cifi co e adeguato alla disciplina
nel quale i docenti possano pro-
gettare una lezione che integri
le tradizionali strumentazioni di
laboratorio con dispositivi tec-
nologici – come sensori digitali
e software – per l’elaborazione
delle competenze acquisite.
La società dell’informazione e del-
la conoscenza (Castells 2008) ha
sovvertito i paradigmi tradizionali,
mettendo fortemente in crisi le
strutture gerarchiche e favoren-
do processi orizzontali e reticolari
allo sviluppo dei quali il web 2.0 ha
certamente contribuito ponendo
al centro l’individuo e i suoi biso-
gni (RSS, Personal Learning Envi-
ronments, cookies, identità digitali
e molto altro che concorrono a
restituirci un’informazione sem-
pre più mirata). Questo cambio
di paradigma non può non in-
teressare anche la scuola, come
ci ricordano le Indicazioni per il
curricolo della scuola dell’infan-
zia e del primo ciclo d’istruzio-
ne: “Il ‘fare scuola’ oggi signifi ca
mettere in relazione la comples-
sità di modi radicalmente nuovi
di apprendimento con un’opera
quotidiana di guida, attenta al
metodo, ai nuovi media e alla
ricerca multi-dimensionale. (...)
La scuola si deve costruire come
luogo accogliente, coinvolgendo
in questo compito gli studen-
ti stessi. Sono, infatti, importanti
le condizioni che favoriscono lo
star bene a scuola, al fi ne di otte-
nere la partecipazione più ampia
dei bambini e degli adolescenti a
un progetto educativo condiviso.
(...) L’organizzazione degli spazi
e dei tempi diventa elemento di
qualità pedagogica dell’ambiente
educativo e pertanto deve essere
oggetto di esplicita progettazione
e verifi ca. (...) L’acquisizione dei
saperi richiede un uso fl essibile
degli spazi, a partire dalla stes-
sa aula scolastica, ma anche la
disponibilità di luoghi attrezzati
che facilitino approcci operativi
alla conoscenza per le scienze, la
tecnologia, le lingue comunitarie,
la produzione musicale, il teatro,
le attività pittoriche, la motricità”.
Una scuola d’avanguardia come la
nostra nasce da un nuovo modello
di apprendimento e di funziona-
mento interno, nel quale la cen-
tralità dell’aula viene superata. Una
scuola d’avanguardia rende duttili i
suoi ambienti affi nché vi siano spa-
zi sempre abitabili dalla comunità
scolastica per lo svolgimento di
attività didattiche, per la fruizione
di servizi, per usi anche di tipo in-
formale; spazi dove lo scambio di
informazioni avviene in modo non
strutturato, dove lo studente può
studiare da solo o in piccoli grup-
pi, dove può approfondire alcuni
argomenti con l’insegnante, ripas-
sare, rilassarsi. Una scuola d’avan-
guardia si apre all’esterno e diventa
baricentro e luogo di riferimento
per la comunità locale.
D’altronde, nell’Istituto “Falcone
– Borsellino” già dall’anno scor-
so in alcune aule si è fatto uso
dell’ambiente e-learning e della
piattaforma didattica Fidenia, un
social learning interamente de-
dicato alla didattica per creare
classi virtuali, condividere risorse,
73
Angolo del Dirigente
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
realizzare contenuti multimedia-
li, assegnare verifi che e dialogare
in maniera “social” tra docenti,
studenti e famiglie che realizza
un ambiente di supporto all’at-
tività d’aula per la fruizione di
materiali, lo svolgimento di eser-
cizi e questionari, l’interazione in
Forum e Wiki (https://www.fi de-
nia.com/cose-fi denia/).
Il processo di apprendimento
permane incentrato sulla classe
ma diventa fl essibile: alterna pre-
senza/distanza fi sica e modalità
sincrona/asincrona. La tecnolo-
gia viene integrata nella lezione
in modo fl uido, per arricchire l’in-
segnamento e realizzare corsi di
supporto alla didattica d’aula e ai
progetti, per il recupero/poten-
ziamento e per formazione do-
centi. Il lavoro con la Piattaforma
Fidenia è stato svolto nell’ambito
delle classi anche con fi nalità in-
clusive, progettando, per esem-
pio, attività di recupero struttu-
rate per singola classe ma anche
trasversali tra le varie classi (per
esempio con corsi dedicati a tut-
te le classi prime della scuola per
una disciplina).
Lecito è chiedersi quale sia il va-
lore aggiunto di questo modello
che pare aggiungere complessità
all’organizzazione, già molto arti-
colata di orari e lezioni; alla luce
della nostra esperienza possiamo
aff ermare che l’impianto aiuta a
superare una didattica orientata
esclusivamente allo sviluppo di
conoscenze e un modello di le-
zione solo frontale e permette di
favorire e supportare attività didat-
tiche centrate sullo studente. La
riorganizzazione degli spazi e dei
laboratori ci ha consentito di svi-
luppare pienamente le potenziali-
tà delle tecnologie digitali creando
un ambiente adeguato a suppor-
tare pratiche didattiche innovative;
la diff erente organizzazione del
setting è risultata vincente per as-
secondare la creatività dei docenti
e degli studenti grazie alla possi-
bilità di creare situazioni didattiche
diversifi cate. Il nostro obiettivo è
quello di realizzare un modello di
ambiente di apprendimento mo-
derno e fl essibile senza dover pro-
gettare edifi ci/strutture nuove ma
recuperando e ridefi nendo l’utiliz-
zo di ambienti già esistenti.
Quest’anno poi, nelle prime classi
di scuola secondaria ma nella spe-
ranza di estendere il progetto, si è
attivata la sperimentazione delle
aule digitali che ha investito due
nostre sezioni, nelle quali gli alunni
utilizzano a scuola esclusivamente
l’iPad come strumento di studio,
con tutte le innumerevoli e molte-
plici applicazioni e software didat-
tici che questo strumento off re.
Già fi n dai primi giorni di scuola, i
docenti hanno rilevato un interes-
se notevolmente accresciuto da
parte dei discenti verso le attività
didattiche e un coinvolgimento e
un impegno eccezionali anche a
casa. Alcuni insegnanti riferisco-
no che, non appena inviano agli
alunni le attività da svolgere, que-
sti rispondono alle sollecitazioni
in tempi rapidissimi e nel miglior
modo possibile. I genitori raccon-
tano dell’entusiasmo che appare
negli occhi dei nostri ragazzi e del
piacere che manifestano la matti-
na nel venire a scuola. Nel nostro
caso specifi co, l’uso delle tecno-
logie dell’informazione, non è fi ne
a se stesso ma orientato a:
∞ facilitare l’apprendimento e la
comunicazione;
∞ rielaborare conoscenze e con-
tenuti appresi in classe;
∞ documentare esperienze di-
dattiche signifi cative anche at-
traverso la progettazione e rea-
lizzazione di percorsi ipermediali
da diff ondere sul web.
Nel nostro progetto è previsto un
uso creativo e attivo delle tecno-
logie per:
∞ l’espressione e la comunicazione;
∞ la comunicazione interperso-
nale e la collaborazione anche a
distanza;
∞ la fruizione di messaggi multi-
mediali e di sistemi di comunica-
zione al fi ne di favorire la crescita
culturale.
Risorse
∞ G. Biondi, La scuola dopo le nuove tecnologie, Apogeo, Milano 2007∞ M. Castells, La nascita della società in rete, Egea, Milano 2008 ∞ C. Laici, E. Mosa, L. Orlandini, S. Panzavolta, Avanguardie educative: a cultural movement for the educational and organizational transformation of the Italian school, Atti del convegno “Future of Education”, 2015. In Internet URL: http://conference.pixel-online.
net/FOE/fi les/foe/ed0005/ FP/1667-ITL1037-FP-FOE5.pdf
∞ C. Laici, L. Orlandini, Avanguardie Educative: percorsi di innovazione a scuola, Atti del convegno EM&M Italia 2015. In pubblicazione∞ MIUR, Linee guida per l’edilizia scolastica, 2013. URL: http://
hubmiur.pubblica.istruzione. it/web/ministero/cs110413
∞ R. Trinchero, Sappiamo davvero come far apprendere? Credenza ed evidenza empirica, Form@re, 2014. URL: http://www.fupress.net/
index.php/formare/article/view/13256/12512
∞ J. Meda, A sedere composti! Il banco e il disciplinamento dello spazio educativo tra pre-scrizioni igieniste, esigenze eugenetiche e interessi economici nell’Italia postunitaria (1861-1911), in History of Eucation, Childrens’ Literature n. 1, giugno 2016, in corso di pubblicazione ∞ R. Trinchero, Sappiamo davvero come far apprendere? Credenza ed evidenza empirica, Form@re, 2014, in Internet URL: http://www.
fupress.net/index.php/formare/article/view/13256/12512
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Focus Angolo del Dirigente
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Un progetto innovativo che facilita gli apprendimenti
I tablet sui banchi della primaria
per una didattica attivaUna sperimentazione che arriva dall’Olanda e coinvolge le classi
di un istituto lombardo
di Luciano Giorgi
Dirigente Scolastico I.C. “Erasmo da Rotterdam”, Cisliano (MI)
Un progetto che si è realizzato nel Comprensivo “Erasmo da Rotterdam” di Albairate e Cisliano
nel maggio del 2013 che ha preso avvio, direttamente dal Nord Europa, il progetto olandese della
Fondazione Snappet. A ciascun alunno di una classe terza della scuola primaria, per la durata di un
mese, è stato assegnato un tablet in veste di strumento didattico, coordinato dai docenti tramite
apposita dashboard. Grazie alla collaborazione attiva di insegnanti e famiglie, è stato possibile estendere
il progetto nel tempo e sulle altre classi facendo leva sulla possibilità di personalizzare l’attività didattica,
rendendola attrattiva e stimolante per il singolo alunno e più immediata per l’insegnante.
Nell’Istituto Comprensivo “Era-
smo da Rotterdam” di Albairate
e Cisliano, in provincia di Milano,
tutto è cominciato nel maggio
2013, con una mail proveniente
dalla Fondazione olandese Snap-
pet (https://it.snappet.org/): ve-
niva richiesta la disponibilità a
inserire nella programmazione
curriculare, in maniera sistemati-
ca e per un certo numero di ore,
l’uso del tablet, strumento già
utilizzato negli istituti del Nord
Europa.
L’azienda Snappet avrebbe for-
nito un tablet basato sul sistema
Android per ciascun alunno della
classe terza della scuola prima-
ria, con schermo da 7 pollici e
connessione wi-fi ; alcuni accor-
gimenti tecnici avrebbero con-
sentito di svolgere solo le attività
previste per la sperimentazione,
senza disperdere l’attenzione del
bambino su altre funzioni (prima
tra tutte, la navigazione sul web).
A seguito di contatti e scambi
di idee con il responsabile della
Fondazione, Michael Block, e,
coerentemente al target richie-
sto dal progetto, si decide di pro-
porre l’iniziativa alla classe III B
della scuola primaria di Albairate:
le docenti interessate, Portalu-
pi Viviana e Polli Patrizia, oltre a
essere in possesso dei requisiti
richiesti, manifestarono imme-
diatamente interesse ed entusia-
smo per questa sperimentazio-
ne, così come gli stessi genitori
degli alunni coinvolti, che si mo-
strarono sin da subito partecipi e
collaborativi.
Con Snappet è possibile usu-
fruire della tecnologia digitale
in classe ben coniugata con gli
esistenti metodi di insegnamen-
to. Ogni lezione, e quindi l’edu-
cazione “in stile Snappet”, può
essere riassunta in sole quattro
semplici fasi:
1. Istruzioni dell’insegnante se-
condo il metodo tradizionale
di insegnamento (abitualmente
una fase di introduzione/orien-
tamento e una fase di istruzione/
spiegazione).
2. Svolgimento delle lezioni pre-
senti in piattaforma sia a livello
individuale che di cooperative
learning; verifi ca dell’elaborato
da parte degli alunni attraverso
un feedback in tempo reale.
3. Feedback diretto e focalizzato
del docente sulla base della per-
formance didattica individuale o
del gruppo classe.
4. Raccolta di elementi utili per
arricchire la valutazione che il
docente esprime relativamente
agli obiettivi di insegnamento/
apprendimento previsti.
75
Angolo del Dirigente
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
L’istituto divenne a pieno titolo
una delle sei scuole italiane ade-
renti al primo Progetto Tablet: la
sperimentazione durò un mese,
ma gli esiti positivi ci convinsero a
protrarla, estendendo peraltro l’u-
so della piattaforma anche ad al-
tre classi. Attualmente, a distanza
di oltre tre anni, l’iniziativa coin-
volge tutte le classi terze, quarte e
quinte della scuola primaria.
Sebbene rimanga imprescindi-
bile il ruolo dell’insegnante, il
tablet costituisce innegabilmen-
te uno strumento utile e imme-
diato per accedere a nozioni,
conoscenze e applicazioni tanto
ludiche quanto didattiche. L’am-
pia gamma di attività proposte
permette al docente di calibrare
per ciascun alunno un percorso
specifi co in tempi assolutamente
accettabili. Ogni studente riceve
dunque un apprendimento per-
sonalizzato in termini di con-
tenuti e di tempi di esecuzione,
divenendo di rifl esso sempre più
autonomo. Dal canto suo, l’inse-
gnante può dedicarsi agli alunni
più in diffi coltà accostandosi a
loro o supervisionando l’opera-
to della classe dalla piattaforma
Snappet: su di essa vengono ri-
portati in tempo reale i nomi di
tutti gli alunni attivi, gli esercizi
svolti e il loro andamento du-
rante il lavoro. Si ottiene in que-
sto modo un’individualizzazio-
ne dell’insegnamento con un
feedback immediato: gli alunni
più brillanti possono procedere
speditamente, mentre gli alunni
con qualche diffi coltà possono
essere aiutati con soluzioni ad
hoc e agevolati nella compren-
sione degli errori commessi.
Il tablet può essere utilizzato an-
che durante la lezione frontale:
grazie alla LIM il docente può
introdurre la spiegazione di un
argomento utilizzando gli eser-
cizi proposti in piattaforma, per
poi lasciar liberi gli alunni di ci-
mentarsi da soli in ulteriori com-
piti. Al momento le materie che
possono essere aff rontate con
questo strumento sono italiano,
matematica, inglese, geografi a,
scienze e storia, oltre alla pos-
sibilità di eff ettuare esercizi sulle
prove Invalsi.
Alcune insegnanti hanno poi
assegnato gli esercizi del tablet
come compito a casa o compito
delle vacanze, dando a ciascun
alunno un codice personale per
l’accesso alla piattaforma Snap-
pet in modo da potersi collegare
anche da un semplice smartpho-
ne. Naturalmente per raggiunge-
re questo traguardo è stata ne-
cessaria la collaborazione attiva
e intensa delle famiglie, che han-
no creduto in questa “impresa” e
investito nel noleggio dello stru-
mento e dei contenuti.
Nello specifi co l’insegnante, tra-
mite la dashboard, può scegliere
o pianifi care una o più lezioni. Le
lezioni selezionate appariranno
sui tablet e gli alunni potranno
iniziare il lavoro in modo con-
diviso, in gruppo o maniera in-
dividuale immediatamente o nei
giorni seguenti.
Gli esercizi sono raggruppati per
lezione e/o per obiettivi di inse-
gnamento, e normalmente ri-
chiedono 20-30 minuti.
Durante ogni singolo esercizio lo
studente avrà un feedback im-
mediato, saprà subito se e dove
ha fatto errori permettendo un
apprendimento più veloce.
Gli insegnanti possono decide-
re di proporre la stessa lezio-
ne all’intera classe oppure di far
svolgere lezioni più semplici, più
complesse o diversifi cate a diff e-
renti gruppi di alunni.
L’insegnante segue con la pro-
pria dashboard il progresso della
classe e di ogni singolo alunno in
tempo reale. Quando un alun-
no o un’alunna si trova in diffi -
coltà viene subito segnalato e il
docente decide se fornire aiuto
immediato. Terminata la lezione
non ci sono quaderni da cor-
reggere, i risultati (eccetto quelli
inerenti a domande con risposte
aperte o multiple) sono già stati
corretti e registrati nella piatta-
forma per una analisi dettagliata
di ogni momento della lezione.
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Angolo del Dirigente
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Sono disponibili all’istante an-
che dei dati statistici giornalieri,
settimanali, mensili ecc. è fuori
di dubbio che poter visualizzare
il progresso nel tempo per ogni
alunno e per ogni obiettivo di
insegnamento rende più facile
la preparazione delle lezioni se-
guenti nonché esprimere valuta-
zioni e/o voti.
Nel corso gli ultimi giorni dell’an-
no scolastico, al fi ne di suppor-
tare il lavoro del docente ma
anche per monitorare in con-
creto l’evolversi del progetto,
alcuni consulenti di Snappet
hanno affi ancato l’insegnante
durante l’attività didattica con
l’ausilio della piattaforma e dei
tablet. L’entusiasmo riscontra-
to nei bambini è stato notevole:
avere tra le mani un gadget tec-
nologico con schermo touch, a
uso personale, che consente di
svolgere gli esercizi alla propria
velocità, che fornisce immedia-
tamente un rinforzo quando la
risposta è corretta e che con-
sente di tornare indietro per cor-
reggere, ma anche di curiosare
in avanti... rende i bambini molto
dinamici e frizzanti.
Di seguito vengono riportate al-
cune rifl essioni elaborate dagli
alunni e dalle alunne che hanno
partecipato alla sperimentazione.
Martina – Lavorare con i tablet
è super bellissimo perché pos-
siamo sprecare meno fotocopie
e andare più veloci. A me piace
molto anche perché è bellissimo
avere un tablet tutto tuo. All’inizio
andavamo molto piano perché
non li sapevamo gestire, invece
adesso siamo molto più veloci.
Noi questo lavoro lo pratichia-
mo nell’aula LIM, però mai più di
un’ora; noi ci divertiamo molto,
tutti hanno preferenze per gli
esercizi, ma a me piacciono tut-
ti! Per noi è una cosa stupenda
perché ci piace di più lavorare sui
tablet che sui quadernoni.
Tommaso – Un giorno, mentre
mi trovavo a scuola, le maestre
ci hanno avvertito che avremmo
partecipato a un progetto pilota.
Questo progetto richiede l’utiliz-
zo dei tablet. Abbiamo comin-
ciato così il 10 maggio. Io sono
felicissimo di fare questo pro-
getto perché si fanno gli esercizi
sul tablet ed è divertente perché
non ti stanchi le mani come con
le penne. Insomma è un proget-
to bellissimo!
Gaia – Il 10 maggio abbiamo in-
cominciato questa esperienza.
Ci sono 4 materie: italiano, ma-
tematica, comprensione e ingle-
se. È divertentissimo! In Inglese,
con le parole fl ash, appare una
parola, la clicchi e... scompare e
tu la devi riscrivere giusta.
Nella comprensione appare un
testo, lo leggi e rispondi alle do-
mande: se la risposta è esatta
esce un segno di colore verde, se
è sbagliata esce di colore rosso.
Ulisse – Quest’anno abbiamo usa-
to questi tablet chiamati Snappet,
abbiamo incominciato a usarli il 10
maggio e continueremo fi no al 6
giugno; la persona che ci ha por-
tato i tablet è Michael. I tablet han-
no delle icone, noi abbiamo fatto:
matematica, grammatica, inglese,
comprensione. È stato bellissimo!
Ilaria – Abbiamo iniziato a la-
vorare con i tablet il 10 maggio
2013. Sul tablet ci sono gli eser-
cizi di matematica, inglese, italia-
no, grammatica e comprensio-
ne. È bello perché non si porta la
penna e il righello. I signori che
l’hanno portato sono olandesi
e si chiamano Michael e Martin.
Usare i tablet non è facile, ma poi
ti abitui e diventa più facile e di-
vertente. E poi le nostre maestre
sono veramente brave.
Dario – Un giorno, il 10 maggio,
arrivò un signore olandese che si
chiama Michael che ci ha fatto
usare i tablet. Sono delle specie
di telefonini giganti! Ce li fa ado-
perare fi no alla fi ne della scuola.
Ci sono molti esercizi tipo gram-
matica, matematica... Si deve
spegnere cliccando ok. È bello
usare i tablet!
In conclusione, l’esperienza dei
tablet a scuola ha permesso:
∞ una conoscenza diretta del
processo di apprendimento della
classe e dei singoli alunni;
∞ più tempo per l’istruzione e la
preparazione delle classi, grazie
alla verifi ca e all’analisi degli er-
rori automatizzati;
∞ una copertura integrale di edu-
cazione digitale: ogni bambino
ha il suo tablet;
∞ riduzione dei costi per la scuola
grazie a un risparmio di fotocopie.
77
Zoom
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Leggere al tempo dei tablet
e della rete
Editoriale
Gli alunni non leggono, o leggono sempre meno perché leggere è faticoso. Anche “noi”, che
leggiamo tanto e siamo allenati, non possiamo negare che dopo ore di lettura siamo aff aticati.
Leggere è impegnativo, bisogna stare concentrati per tanto tempo, senza distrazioni, fermi.
In questa società dove la fatica è stata bandita, dove tutto è stato semplifi cato, dove ogni cosa
dev’essere immediata, a portata di mano, con un click) come possiamo motivare alla lettura?
Una rifl essione sul valore della lettura in un momento in cui le nuove tecnologie cambiano le
modalità di fruizione della cultura. Tutti i dispositivi tecnologici che in tempi rapidissimi hanno
cambiato profondamente le nostre abitudini.
I veri protagonisti di questo cambiamento sono i giovani e, indirettamente, gli strumenti
tecnologici, ma i veri promotori, artefi ci di ogni bisogno culturale sono gli agenti sociali a loro
più vicini i genitori, gli insegnanti, i bibliotecari.
Ben venga, quindi, l’editoria specializzata per ragazzi che oggi vanta una produzione vasta e
articolata a seconda dei diversi progetti editoriali. Alcune fra le funzioni della lettura: potenziare
la memoria, avviare una crescita spirituale e culturale utile alla formazione della personalità e
a stimolare la fantasia. La lettura è allettante per il bambino se lo è anche per i suoi genitori: è
il piacere che il genitore infonde nella lettura e la sua capacità di partecipare alla lettura con
il proprio fi glio a rendere l’esperienza della lettura piacevole per il bambino. La modalità della
lettura non può essere vista come un puro atto tecnico.
Si legge perché qualcuno ha letto per noi, ossia abbiamo ascoltato. “Se riesci a far innamorare i
bambini di un libro, di due, di tre, cominceranno a pensare che leggere è un divertimento. Così,
forse, da grandi diventeranno lettori” aff ermava Roald Dahl, uno degli autori per ragazzi più
celebrato e amato.
L’attenzione di Dahl era tutta rivolta ai più piccoli: “Non ho niente da insegnare. Voglio soltanto
divertire. Ma divertendosi con le mie storie i bambini imparano la cosa più importante: il gusto
della lettura. Si staccano dal televisore, e prendono familiarità con la carta stampata. Più avanti
nella vita, questo allenamento gli servirà per aff rontare testi più seri. E chi avrà cominciato presto
a leggere libri, andrà più lontano”.
Attraverso la creazione del legame aff ettivo con la lettura si pone la base per lo sviluppo di una
passione per la lettura che può durare tutta la vita.
La complementarità tra pagina scritta e gli altri media gioca, quindi, un ruolo importante nella
società contemporanea e può costituire uno stimolo per fare della lettura un’esperienza sentita
come attuale e signifi cativa.
Cartaceo o Digitale? L’importante è leggere: chi legge molti libri tradizionali sempre più spesso
legge anche libri digitali. La lettura digitale sta prendendo piede tra le nuove generazioni,
quest’ultimo indice statistico ci porta a supporre che la percentuale di lettori digitali non farà che
crescere nei prossimi anni, specie se, come pensiamo, si diff onderanno i dispositivi per la lettura.
L’accelerazione tecnologica sta rendendo obsoleto il libro di carta? Uccide l’idea stessa di libro?
di Alessandra La Marca
Università degli Studi di Palermo
78
Editoriale
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Il libro di carta è assolutamente insostituibile dal punto di vista cognitivo, perché protegge e
non aggredisce la nostra risorsa mentale più preziosa: l’attenzione. La lettura richiede silenzio e
rifl essione atti a maturare lo spirito critico e gli script, cioè le forme schematiche di conoscenza
utili a maturare scelte e stili di vita. La lettura è anche evasione, riposo, rifugio, è piacere,
ma anche fatica in quanto non possiamo non evidenziare le diffi coltà insite nel percorso di
conquista delle competenze in lettura. È chiaro che l’amore per i libri ha origine già in famiglia.
Educatori e docenti, oggi più che mai, devono assolutamente prenderne consapevolezza, essere
disponibili al cambiamento e all’aggiornamento per poter ricercare e fornire alla persona in
formazione stimoli idonei a suscitare, accrescere, incentivare la motivazione alla lettura intesa
come un processo dinamico che, per attivarsi, ha bisogno di adeguate sollecitazioni, sentendosi
investiti da una sorta di missione: far innamorare i bambini della lettura, concorrendo, così, alla
loro crescita.
Il consiglio dato ai genitori di leggere ai propri bambini fi n dalla più tenera età è in grado di
ottenere duraturi eff etti sull’attitudine e la capacità dei genitori a impegnarsi in questa specifi ca
modalità educativa e relazionale.
La lettura e la narrazione sono strumenti essenziali di comunicazione con il singolo bambino,
una potente chiave di socializzazione del gruppo, un supporto a un armonioso sviluppo del
benessere psico-fi sico dei bambini che frequentano la scuola dell’infanzia. Partendo dalla
condivisione con amore di una favola, una fi lastrocca, una storia si costruisce un momento di
piacere sia emotivo che cognitivo.
Il libro non ha alcun signifi cato per il bambino se non diventa, attraverso il suo contenuto e la
mediazione di un adulto lettore, un oggetto di relazione aff ettiva. Si tratta di ambiti complessi di
conoscenze, emozioni personali e relazioni interpersonali.
Un bambino si scopre lettore quando prova piacere in quello che legge. E il piacere è il
presupposto perché si alimenti la motivazione a leggere, cioè quella forte spinta che induce la
persona a diventare un lettore “forte”, abituale.
La lettura a voce alta dell’adulto-mediatore mette in moto e consolida questa catena virtuosa di
rimandi tra “piaceri” della lettura e motivazione al leggere.
Le narrazioni dovrebbero pertanto essere luogo e tempo d’esperienze etiche, estetiche e
veritative autentiche; di esperienze esistenziali che sollecitino un risveglio dell’interiorità; di
accompagnamento per le vie di un viaggio, di un’avventura verso il senso ultimo della vita, verso
le fi nalità fondamentali dell’esistenza.
La narrazione è un universo più ampio di quello della lettura, anche se entrambe rimandano
a una relazione; in secondo luogo, leggere è un atto complesso che non solo allerta tutte le
capacità di risposta del soggetto, ma anche sollecita all’interpretazione di quanto viene narrato.
La parola acquista un ruolo centrale, mentre l’attività di lettura si estende dalla pagina scritta
fi no alla decodifi ca e all’interpretazione del nostro mondo interiore e del mondo esterno in cui
siamo calati. L’adulto che racconta e legge è simile a un mago che fa scoprire le innumerevoli
meraviglie dei libri e delle storie.
La magia è nelle parole e nelle immagini che regalano favole, racconti, fi abe... e viaggiano nella
mente, sviluppando l’immaginazione e il pensiero creativo.
Nasce così la capacità di immaginare e inventare che permette al bambino di raccontare storie,
desideri e sogni, questo con la speranza che da grande possa mantenere l’atteggiamento positivo
e confi denziale verso il libro e la lettura che avrà costruito sin dall’infanzia.
La fi aba ha un alto potere metaforico, pur parlando una lingua semplice, è scandita da frequenti
richiami all’ascoltare e fa appello alla memoria dell’immaginario collettivo oltre che a quella dei
vissuti personali.
È modellata su strutture narrative fi sse e rifl ette problemi universali come la paura di un
bambino di essere abbandonato, di non essere accettato e di essere in balia di forze oscure e
79n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
misteriose. Off re scenari dove si materializzano sogni e incubi che in chiave simbolica possono
essere aff rontati e richiamati attraverso l’immaginazione; assicura fantasia, ristoro ed evasione,
sorregge e stimola il bisogno di fantasticare. Permette di guardare la realtà da molti e diversi
punti di vista, di fare attenzione ai dettagli e anche alle culture diverse, dato che la fi aba viaggia
attraverso le caratteristiche e l’immaginario di ogni popolo.
In fondo “le fi abe non insegnano ai bambini che i draghi esistono, loro lo sanno già che esistono.
Le fi abe insegnano ai bambini che i draghi possono essere sconfi tti” (G.K. Chesterton).
Il leggere ad alta voce, con una certa continuità, ai bambini in età prescolare è provato abbia una
positiva infl uenza sia dal punto di vista relazionale, che cognitivo; per di più si consolida nel
bambino l’abitudine a leggere che si protrae, poi, nelle età successive anche grazie all’imprinting
precoce legato alla relazione.
La lettura ad alta voce crea i presupposti per una relazione con se stesso e l’altro, attraverso non
solo le parole dell’autore, ma ciò che esse procurano nella nostra storia personale. La comprensione
empatica di ciò che viene letto è una capacità che può aiutare il bambino piccolo ad ascoltare le
storie con piacere e a riconoscere le emozioni che l’adulto fa risuonare con la voce. Attraverso
strumenti quali l’aff abulazione, la visualizzazione, la lettura creativa, gli insegnanti potranno
scoprire la potenza fascinatrice della parola, la sua capacità di evocare immagini.
L’obiettivo di incontri specifi ci di formazione sulla lettura, per insegnanti futuri o in servizio, è
proprio quello di individuare gli elementi (creativi, tecnici e relazionali) che entrano in gioco
nella lettura espressiva, perché sia esperienza aff ascinante e coinvolgente per l’ascoltatore.
È importante che gli insegnanti di scuola primaria sappiano orientarsi nel panorama
contemporaneo dell’editoria per ragazzi, sapendone analizzare criticamente tendenze, generi,
collane; sapendo valutare un testo letterario
per l’infanzia; acquisendo competenze
metodologiche per la progettazione di
percorsi educativi centrati sul libro, la lettura,
l’alfabetizzazione emergente, in ambito
scolastico ed extra-scolastico.
La diff usione dei libri in versione digitale e
degli e-book può rappresentare un nuovo
canale di accesso alla lettura per le famiglie
che non hanno grande familiarità con librerie
e libri cartacei. Forse nuovi canali di accesso al
patrimonio culturale, canali digitali, possono
catturare l’attenzione di chi, oggi, non legge.
Grazie alle tecnologie possono essere
promosse nuove forme di socialità, per
esempio condividendo il lavoro con bambini di
altre classi “remote”, in virtù della possibilità di
alternare momenti in presenza e a distanza.
Chi ama leggere vive, sempre più, questa sua
“predisposizione” sia in ambito tradizionale
sia tramite nuove modalità. A pensarci
bene la cosa ha una sua logica, il valore di
un romanzo, di un racconto, di una fi aba è
insito nell’opera, non nel dispositivo che ne
permette la fruizione, mentre l’interesse, la
passione, è propria del lettore. Nella casa di
chi ama leggere biblioteca reale e biblioteca
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virtuale possono fondersi e completarsi a vicenda. L’eBook può catturare nuovi potenziali lettori,
compulsivi, con poco tempo libero, buona capacità di interazione, con un ottimo rapporto con
il materiale multimediale e con la rete, lettori che, proprio per le caratteristiche sin qui elencate,
non hanno il giusto feeling con il libro in formato cartaceo.
Innanzitutto è necessario vedere se è possibile confutare l’equivoco relativo al dualismo esistente
tra libro cartaceo ed eBook ovvero tra lettura cartacea e lettura digitale.
Si può, quindi, aff ermare che il dualismo con la lettura cartacea è totalmente infondato. Per
fare ciò utilizziamo il recente rapporto pubblicato dall’ISTAT nel 2016, in riferimento all’anno
2015, rapporto denominato “La lettura in Italia“. I volumi cartacei e i libri in formato digitale non
appaiono prodotti editoriali alternativi e necessariamente in competizione: la quota di persone
che negli ultimi 3 mesi hanno letto online o scaricato libri o e-book aumenta in proporzione
al numero di libri presenti in casa e tocca il valore massimo (23,8%) proprio tra le persone che
dispongono già di una biblioteca domestica con oltre 200 volumi.
Non si stanno delineando due fazioni di lettori, come molti ipotizzano, bensì ci stiamo
trasformando in digitali e allo stesso tempo cartacei. Quasi un giovane su quattro, tra quelli che
navigano in internet, uno su cinque in termini assoluti, legge “digitale”. La paura che la lettura
digitale produrrà eserciti di analfabeti è altrettanto priva di fondamento, anzi i trend forniti dalla
ricerca ISTAT indicano il canale digitale come via per catturare l’attenzione dei “non lettori“, in
particolare i giovanissimi.
Leggere, inoltre, aiuta a comprendere meglio chi incontriamo nella nostra vita quotidiana.
Leggere stimola comprensione ed empatia nel lettore. I romanzi, ma anche le fi ction in tv,
possono “potenziare” le nostre capacità e “aiutarci a comprendere meglio la nostra esperienza
sociale”. Che ci sia uno stretto legame tra fi nzione narrativa ed empatia non è un’idea nuova,
ma fi nora le prove sono state in gran parte aneddotiche. La situazione è cambiata grazie alla
possibilità di utilizzare le moderne tecniche di imaging cerebrale che hanno consentito di
indagare più a fondo gli eff etti della letteratura sul nostro cervello.
In un’analisi pubblicata su Trends in Cognitive Sciences, Keith Oatley, psicologo dell’Università
di Toronto sostiene – studi alla mano – che leggere racconti o guardare fi ction in tv può, tra
l’altro, potenziare l’empatia. Esplorando la vita interiore dei personaggi sulla carta, i lettori
possono formarsi idee su emozioni, motivazioni, e pensieri altrui nella vita reale.
Nella sua analisi, l’autore cita uno studio in cui è stato chiesto ad alcune persone di immaginare
delle frasi (per esempio, “un tappeto blu scuro”, “una matita a strisce arancioni”), mentre erano
sottoposte a risonanza magnetica. I lettori di romanzi e gli appassionati di fi ction tv hanno
totalizzano punteggi signifi cativamente più alti. Eff etti simili sono stati rilevati anche quando i
partecipanti hanno giocato a un videogioco con una trama narrativa.
Un altro studio, svolto attraverso studi di imaging cerebrale, ha indagato gli eff etti attenzionali
provocati da due modalità diverse di lettura di un paio di capitoli del noto romanzo di Jane
Austen, Mansfi eld Park, in un gruppo di studenti di letteratura: eff ettuare una prima lettura
“piacevole” e una seconda rilettura, più attenta e critica, mediante un modello di analisi classico
degli studi critici letterari anglosassoni, il close reading (considerare la struttura formale e gli
schemi presenti nel testo).
Sono state evidenziate diverse aree di attivazione neuronale, durante le due tipologie di
lettura: nella prima modalità si sono attivati i centri del piacere, ma anche dell’emozione e
dell’immaginazione, mentre nella seconda modalità di lettura erano evidenti attivazioni estese
e intense in aree cerebrali maggiormente coinvolte in compiti attentivi e cognitivi, quindi,
secondo gli autori, una lettura analitico-critica permetterebbe l’attivazione di meccanismi di
controllo attenzionale e di memoria.
La qualità narrativa dell’opera di Jane Austen sembrerebbe capace di stimolare, solo attraverso
la parola scritta, immagini e stati emozionali, inoltre, una rielaborazione attiva e strutturata degli
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schemi formali del testo narrativo permetterebbe l’attivazione di aree che possiamo considerare
riconducibili alle funzioni esecutive.
Si presume – e molte insegnanti sono pronte a giurarlo su un grande classico – che leggere
romanzi apra la mente, ma fi nora le prove che collegavano la passione per le vicissitudini di Jane
Eyre, Lizzy Bennet o Anna Karenina a una mente più aperta erano in gran parte aneddotiche.
Tra il libro e il lettore può instaurarsi un legame viscerale e irripetibile, come una magia; in
questo caso, il libro assolve alla sua funzione e il lettore partecipa attivamente alla vita del testo e
al suo scopo. Oppure può capitare che il libro non riesca ad adempiere il suo compito principale,
che è quello di comunicare e veicolare emozioni, concetti e pensieri. In questo secondo caso,
purtroppo, la magia non si compie, la relazione non s’innesta, le parole scritte non… volano.
Di chi è la colpa? Spesso è dello scrittore che non ha saputo gestire con effi cacia l’incipit (l’inizio)
del suo libro, che non ha nutrito la trama con la dovuta costanza o che non è stato capace di
scegliere il linguaggio più adatto. Altre volte, al contrario, la colpa è del lettore che non si è
concesso al libro, che non gli ha dedicato veramente il suo tempo, la sua attenzione, e soprattutto
una mente aperta e scevra da preconcetti.
A giustifi cazione di entrambi (scrittore e lettore), occorre sottolineare che ciascuno scambio
comunicativo, che sia l’inizio di un’amicizia o le prime fasi di una lezione, che siano le note
iniziali di un concerto o le prime parole di un libro, è delicato, complesso e spesso infungibile.
La narrazione illustra i modi concreti per coltivare le virtù morali e risveglia il desiderio di
raggiungere i fi ni virtuosi. La conoscenza di espliciti esempi di vita – anche attraverso l’arte, lo
sport e lo spettacolo – sono il mezzo attraverso cui l’attenzione di un adolescente può essere
focalizzata sugli scopi e sugli ideali virtuosi.
Romanzi e fi ction, quando presentano contenuti ricchi e attraenti, favoriscono l’identifi cazione e
permettono di rifl ettere sul signifi cato delle azioni.
Quando leggiamo un libro, quando vediamo un fi lm quasi sempre abbiamo dentro di noi un
desiderio di capire qualcosa in più del mondo e della storia, ma soprattutto di essere di più. In
questi momenti c’è senz’altro un’immersione in un altro mondo ma, poi, in questo altro mondo,
una volta entrati, vogliamo ritrovare noi stessi in un’esperienza che ci arricchisca, che ci faccia
comprendere qualcosa di più del nostro mondo e di noi stessi e ci renda capaci – attraverso
la fi nezza narrativa – di fare esperienza di emozioni e percezioni che da soli non avremmo
raggiunto.
Nei racconti di fi nzione – sia letterari sia cinematografi ci – c’è molta più realtà di quello che
siamo abituati a pensare, anche se gli adolescenti spesso vedono dei fi lm o qualche volta leggono
dei romanzi solo per distrarsi, per passare un po’ di tempo in modo divertente. Si pone pertanto il
problema che i messaggi narrativi siano adeguati all’esigenza di educazione morale dei ragazzi.
Le narrazioni dovrebbero essere luogo e tempo di esperienze etiche, estetiche e veritative
autentiche; di esperienze esistenziali che sollecitino un risveglio dell’interiorità; di
accompagnamento per le vie di un viaggio, di un’avventura verso il senso ultimo della vita, verso
le fi nalità fondamentali dell’esistenza.
La fi aba e la favola sono in grado di promuovere attività di lettura e scrittura e permettono la
creazione e la distinzione di schemi narrativi, ruoli e funzioni. Il bambino grazie alle fi abe può
passare in poco tempo da fruitore a produttore attivo, ed è proprio questo il cambiamento di cui
Gianni Rodari si fa promotore nei suoi lavori. Inoltre, alla fi aba è riconosciuto un importante
ruolo: aiutare il bambino a crescere, comprendere, rivivere e superare momenti o messaggi
complessi, e la morale può prepararlo ad aff rontare le diffi coltà della vita, in quanto dimostra
che oltre al bene esiste anche il male; grazie alla fi aba possono essere aff rontate tematiche molto
delicate e molto sentite nella scuola.
Le rifl essioni sul valore della lettura ci mostrano chiaramente ciò che stiamo perdendo e ciò che
stiamo invece guadagnando con l’avvento degli e-reader e dei media digitali.
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Non si può non citare i videogiochi narrativi, i quali, per essere utilizzati, hanno bisogno
che un giocatore entri nella storia, ne individui la trama, ne modifi chi il corso, ne decida il
proseguimento o la conclusione.
Le narrazioni videogiocate, molto frequentate e amate sin dall’età prescolare, generano un
piacere ancora più intenso, coinvolgente e vibrante rispetto a quelle audiovisuali. Ciò per due
motivi. Promuovere lo sviluppo di prodotti editoriali digitali avanzati e sistemi di produzione e
distribuzione digitali innovativi, frutto della collaborazione tra le nuove professioni digitali e il
mondo dell’editoria digitale, al fi ne di incrementare la diff usione del libro digitale e della lettura
presso un pubblico più vasto grazie all’utilizzo dei nuovi media.
Innanzitutto per l’ambientazione e le atmosfere che, grazie alle raffi natissime tecnologie,
consentono al giocatore di immergersi “quasi fi sicamente” in mondi virtuali dotati di grande
vividezza, concretezza, corporeità. Poi per l’interattività del supporto, il quale permette di agire in
prima persona, cosicché il fruitore crea le storie in base alle scelte eff ettuate.
Oggi i bambini entrano in contatto con le nuove tecnologie già nei primissimi anni di vita. Per la
narrativa dedicata ai più piccoli è tempo di guardare al futuro, leggendolo attraverso un tablet.
Per un bambino la lettura dovrebbe essere un gioco. Un gioco intelligente, certo, ma pur sempre
un modo per mettere alla prova la propria creatività. Per esempio la app “My Very Hungry
Caterpillar”, progetto irlandese portato avanti dal gruppo StoryToys. In questo caso, lettura e
gioco sono due risvolti della stessa medaglia; la app, presentata con una potente grafi ca 3D,
si ispira a un classico della narrativa per bambini: Il piccolo bruco Maisazio di Eric Carle. Il
protagonista del celebre libro diventa fi nalmente animato e questa volta le sue avventure non
dipendono dalla penna dell’autore, ma dalla volontà del bambino. Un modo per giocare e
imparare, senza perdere di vista i progressi nella lettura.
È interessante osservare i bambini mentre aff rontano le fatiche e i trionfi dell’imparare a leggere.
Grazie a uno stile relazionale coraggiosamente appassionato, un bravo insegnante riesce spesso
a stupire, dimostrando di possedere una notevole familiarità con il tema della lettura motivando
gli alunni ad analisi avvincenti di ciò che è per lui la pagina di un libro, di ciò che potrebbe essere
per ognuno di loro. La nostra esperienza della lettura smentisce le generalizzazioni più ingenue
sul futuro dei libri e conferma la loro persistenza attraverso i cambiamenti del nostro mondo
digitale.
È importante svelare agli alunni le segrete relazioni che stringiamo con i nostri materiali di
lettura – come li teniamo in mano, li guardiamo, li condividiamo, come ci giochiamo e perfi no
dove li leggiamo – e mostrare come la lettura sia intrecciata con le esperienze che viviamo.
K. Fiandaca e F. Giammona focalizzano l’attenzione sui modi in cui la lettura sta cambiando,
modifi cata dalle nuove tecnologie.
G. Cappuccio presenta il modello di storia “ben formata” che può essere utile nella scelta di
cartoni con storie adeguate alle caratteristiche dei giovani telespettatori, è il modello della
“Grammatica delle storie”, che individua la struttura narrativa di base attraverso la quale la mente
elabora il contenuto di un testo narrativo.
Infi ne il percorso proposto da E. Cernigliaro, tramite parole e immagini, intende fornire
elementi di esplorazione di alcuni oggetti fi abeschi al fi ne di rintracciare, al di là degli aspetti e
delle funzioni inverosimili che li caratterizzano, elementi di realtà che l’elaborazione culturale,
popolare e colta, ha tramutato e cristallizzato in oggetti dai poteri straordinari a tal punto da
sfuggire a volte al controllo dei loro stessi possessori.
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Libro o new media?
Letture integrate e living books
L’inizio della passione per la lettura risiede nel
piacere delle prime letture infantili. Un approccio
precoce al piacere della lettura diviene, quindi, il
canale privilegiato per poter suscitare una buona
motivazione alla lettura e formare un lettore per
tutta la vita.
È cruciale per il bambino che l’attività di lettura ri-
entri nella consuetudine quotidiana dei contesti
educativi che lo accolgono fi n dalla più tenera età,
l’asilo nido e la scuola dell’infanzia. L’età in cui fre-
quenta questi contesti educativi è particolarmente
feconda per far nascere quella scintilla signifi cativa
che, se viene giustamente alimentata, si trasforma
in amore duraturo per la lettura.
Per far sì che un bambino goda di esperienze di let-
tura durante i suoi primi anni di vita, prima dell’in-
gresso nella scuola dell’obbligo, occorre formare
educatori e maestri che abbiano: padronanza delle
conoscenze di base, del linguaggio e dell’erme-
neutica della Letteratura per l’Infanzia; compe-
tenza nella ricerca, progettazione e attuazione di
precise metodologie che incentivino nel bambino
il piacere di leggere.
I dati statistici confermano che in Italia, nel tempo
libero, non si legge o si leggono saltuariamente libri
e giornali; infatti ci rivelano che più della metà degli
italiani di sei anni e più non legge neanche un libro
all’anno.
Alla luce di questo dato stupisce il fatto che all’au-
mento della scolarizzazione non è corrisposto un
altrettanto aumento di lettori abituali che leggono
per il piacere di farlo.
È dunque legittimo chiedersi come gli educatori e
i docenti, che non amano leggere, possono far na-
scere la gioia e il piacere di leggere nei bambini e
formare lettori abituali, competenti e motivati.
Per invogliare i bambini a leggere occorre avere
a disposizione dei testi che sappiano interessarli,
che sappiano presentare loro un mondo straordi-
nario, del tutto opposto al mondo dell’ordinario,
sollecitando l’irrequietezza intellettuale e il fervore
dell’immaginazione.
Servono storie che sappiano intrattenere, incuriosi-
re e divertire, attraverso cui sia possibile acquisire e
approfondire conoscenze e valori, affi nare il senso
estetico, arricchire il modo di esprimersi, nutrire la
fantasia e la creatività.
Piccoli capolavori artistici, nemici dell’ovvio e del
banale, che consentano ai bambini di intraprendere
un vero e proprio viaggio conoscitivo.
La dimensione più autenticamente educativa di
una storia per bambini dipende, in prima istanza,
dal modo in cui essa è scritta; soltanto quando una
storia è ben congegnata, cioè scritta con cura e
originalità, riesce a soddisfare i bisogni personali
più autentici del bambino.
Allo scrittore di storie per l’infanzia occorrono,
quindi, competenze psicologiche (di psicologia
dell’età evolutiva, di psicologia cognitiva, di psico-
logia sociale) al pari di una viva sensibilità pedago-
gica e didattica, per mettere al centro il bambino
con tutte le sue problematiche, tutti i suoi interessi
e desideri e per valutare sia la rispondenza delle let-
ture ai gusti e agli interessi del bambino sia i loro
possibili eff etti sullo sviluppo della sua personalità.
La presenza invasiva dei mass media e soprattutto
dei new media dell’attuale civiltà tecnologica devia
l’attenzione della persona monopolizzandone gli
interessi e il tempo libero.
I mass media hanno nel tempo attribuito un valore
sempre più importante all’immagine. Il regista Paolo
Sorrentino in una recente intervista ha ribadito tale
principio aff ermando che nel cinema l’immagine ar-
riva prima della parola.
Zoom
di Katia Fiandaca
Tutor organizzatore, Corso di Laurea in Scienze
della Formazine Primaria, Università di Palermo
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Zoom
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I new media sono essi stessi l’incarnazione dell’im-
magine, non potendo esistere senza di essa, e pro-
pongono una nuova forma di codifi ca scrittoria,
fatta di abbreviazioni, sintetizzazioni, generalmente
inosservanti di regole grammaticali e sintattiche e
immagini sostitutive della parola (come gli “smile”
per comunicare stati d’animo, i pollici versi per co-
municare accordo o disaccordo ecc.) con, secon-
do alcuni studiosi, conseguente diffi coltà di me-
morizzazione, avvilimento della creatività e della
fantasia, incremento della capacità visiva e audiovi-
siva e regressione di quella uditiva.
Si spostano con facilità tra ascolto, lettura e visione,
elaborano rapidamente una molteplicità di stimoli
(multitasking), procedono in modo non lineare per
prove ed errori, fanno browsing nel senso che leg-
gono scorrendo le righe e le pagine, saltando con
gli occhi in vari punti della pagina digitale (Blezza
Picherle 2015).
Il digitale, in particolare, se non utilizzato adegua-
tamente può mortifi care la capacità di concen-
trazione prolungata e abitua a una lettura rapida
frettolosa e frammentata, i processi conoscitivi
avvengono in maniera confusa, passiva, frammen-
taria. Essi, quando leggono un libro di narrativa, lo
fanno come se leggessero un testo digitale, sono
sempre alla ricerca delle immagini, faticano a se-
guire la sequenzialità narrativa, sono orientati a sa-
pere la conclusione della storia e per tale motivo ne
colgono in generale la trama.
Giovanni Peresson, responsabile Uffi cio Studi AIE,
in un articolo, ha off erto un’analisi degli ultimi
dati della ricerca Doxa Kids, da cui emerge che gli
smartphone e i tablet, hanno fatto registrare un’im-
pennata negli acquisti e nell’utilizzo; costituiscono,
infatti, una valida alternativa al pc, troppo pesante e
poco interattivo.
Rivalutare il valore della lettura all’interno di un per-
corso educativo che recuperi la centralità della pa-
rola, “letta o ascoltata ci rivela il mondo, quello in-
teriore dei sentimenti e delle aspirazioni, e quello
esterno delle conoscenze e delle relazioni” (Volpi
2014); promuova, al di là delle capacità di decifrazio-
ne di un testo, la creazione e il mantenimento delle
condizioni necessarie per la nascita e lo sviluppo del
piacere della lettura; non prescinda dalla necessità
di conoscere adeguatamente l’infanzia dell’epoca
odierna con i suoi bisogni, le sue aspettative e i suoi
interessi, compresi quelli massmediatici.
Un’educazione alla lettura che non consideri il libro
come una realtà contrapposta e alternativa agli al-
tri media, ma che si ponga l’obiettivo di individuare
tutte le possibili connessioni tra il libro e gli ambiti
comunicativi sia che utilizzino linguaggi verbali sia
che si tratti di codici misti o soltanto audiovisuali;
libro come strumento integrato con le altre tec-
nologie pur mantenendo la sua specifi cità di testo
alfabetico, stampato, che ha un odore, un colore,
richiede una fruizione anche tattile, preservato così
dal rischio di essere considerato qualcosa di obso-
leto e desueto.
Silvia Borando, responsabile della casa editrice Mi-
nibombo, specializzata in editoria per bambini in
età prescolare, evidenzia come la loro casa editrice
abbia al suo attivo 13 uscite cartacee e due app.
L’interattivtà delle app coinvolge il bambino con la
musica, le immagini, la grafi ca e l’assenza di menù
complessi. Per loro è fondamentale che la parte
digitale sia funzionale alla narrazione delle storie,
non deve distrarre dalla storia bensì arricchirla. Le
app possono diventare un alleato per potenziare le
competenze in considerazione alle diverse fasce di
età. Con l’uso delle app si accresce l’autostima gio-
cando a livelli sempre più complessi.
I bambini passano dal bookapp ai libri cartacei, per-
ché è constatato che le app stimolano l’interesse
per la lettura. I due sistemi di lettura rappresentano
due esperienze di lettura diverse e valide.
I living books (libri viventi), per esempio, sono pro-
grammi multimediali fi nalizzati a dar vita a pratiche
di letture animate. Ogni videata corrisponde a una
pagina dell’albo e off re una grafi ca sobria, ricca
di particolari funzionali alla storia. I personaggi si
muovono e perciò incontrano subito le simpatie
dei bambini che vi si immedesimano. Il testo delle
storie si lega sempre armoniosamente con le im-
magini, le parole del testo si colorano mentre una
voce le legge scandendole con il ritmo giusto di chi
sta raccontando una storia.
Gli alunni possono essere guidati a trasferire una
storia ideata, rappresentata nell’albo e/o nell’am-
biente tridimensionale, al computer trasforman-
dola in living book attraverso il software Kid Pix
Deluxe.
Il punto di partenza è senza dubbio il recupero
dell’oralità primaria sottesa alla pagina scritta. La
scrittura cristallizza la parola in un’icona, la riduce a
segno grafi co: restituire alla parola suono, intensità
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e volume, vuol dire restituirle il suo spessore la sua
carne sensibile. Riscoprire l’oralità partendo dalla
lettura ad alta voce del testo narrativo signifi ca av-
vicinarsi al grado zero del teatro e contemporanea-
mente tornare alle origini dell’atto del leggere.
Siamo abituati a considerare la lettura un’occupa-
zione silenziosa e solitaria, ma non è stato sempre
così. Fin dalle origini della scrittura e poi, la lettura si
svolgeva in gruppo ed era considerata un’esperien-
za prettamente orale, che il libro aveva il compito
di registrare: ogni testo coinvolgeva vista e udito,
ma mentre noi sentiamo la lettura come un’attività
visiva che si converte in suono, i primi tempi della
stampa la si sentiva principalmente come processo
d’ascolto messo semplicemente in moto dalla vi-
sta. Cioè il lettore si pensava come ascoltatore del-
le parole che vedeva. Solo più tardi la stampa privò
la parola del suono e la imprigionò in un campo
visivo, sostituendo al prolungato dominio dell’udito
quello della vista.
Alla luce di ciò gli alunni saranno aiutati a ricerca-
re nuove forme di animazione alla lettura capaci di
creare stimolanti connessioni integrando ascolto e
visione, lettera e suono, corporeità e utilizzo della
tecnologia digitale.
Si accenderanno, dunque, i rifl ettori sulla parola,
come unità di senso, di suono e di forma. Il libro
sottratto al suo status di contenitore, si trasformerà
in protagonista dell’azione. Investito dalla sensoria-
lità del teatro, istituirà inedite relazioni tra corpo e
spazio, tra suono e parola. Insomma si metterà lui
in primo piano a far scena. Il libro non più conside-
rato come un manufatto tipografi co ma come vero
e proprio soggetto scenico, reinventabile e utiliz-
zabile durante una lettura animata come maschera,
strumento sonoro, sfondo scenografi co.
In tale prospettiva, il linguaggio del libro non si op-
pone e non diventa inutile rispetto agli altri canali
della comunicazione culturale, ma opera insieme a
essi, integrando la cultura dei media con quella del
libro, più umana e completa.
Perché la lettura continui a essere un valore anche
in questa epoca tecnologica, occorre che educatori
e docenti si propongano come amanti della lettu-
ra, come profondi appassionati di storie; i bambini,
infatti, ricevono i segnali emozionali comunicati e
li elaborano.
Più questi segnali risultano fonte di piacere e parte-
cipazione emozionale, più forti saranno i loro eff et-
ti positivi sui destinatari, i quali tenderanno a pro-
vare le stesse emozioni di chi gliele ha trasmesse.
Le emozioni sono contagiose (Valentino Merletti
2000). La carica aff ettiva coinvolta nella comunica-
zione del piacere della lettura è qualcosa che non si
può dimenticare, anzi che si trasmette da persona
a persona e che si tramanda di generazione in ge-
nerazione.
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Zoom
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Ogni libro contribuisce a renderci migliori
Perché leggere anche al tempo
dei tablet e della rete?
di Francesca Giammona
Tutor organizzatore di Scienze della Formazione Primaria,
Università degli Studi di Palermo
Risulta ormai sempre più evidente la disaff ezione
dei bambini verso la lettura, poiché essa appare
prevalentemente un’attività solitaria, rifl essiva a
tratti anche noiosa, in quanto legata soprattutto
all’impegno scolastico. È scontato come essi pre-
feriscano attività ludiche immediate, stimolanti a
livello visivo e sonoro, condivisibili dal gruppo dei
pari, come, per esempio, i videogiochi e altre sti-
molazioni virtuali. Da numerose ricerche emerge
un dato allarmante: i bambini e i ragazzi italiani
tendono ad abbandonare l’abitudine alla lettura
con il trascorrere degli anni, nonostante le molte-
plici attività organizzate e svolte dagli insegnanti,
fi nalizzate ad avvicinare i giovanissimi ai libri.
Leggere è, in realtà, lo strumento fondamentale
e prioritario per aiutare i bambini a interpretare il
mondo nei suoi vari aspetti, per affi nare e aprire
la mente verso nuovi orizzonti attraverso il sup-
porto della fantasia. Ecco perché la pratica pre-
coce della lettura, deve essere veicolata attraver-
so una sorta di “piacevole allenamento”, affi nché
essa non venga più vista come un’impresa ardua
e faticosa ma come una piacevole distrazione, un
modo alternativo per conoscere nuove storie, in
uno spazio e un tempo indefi nito, ricco di spunti
per sdoganare la fantasia nel quotidiano, in una
modalità catartica, che permette una trasposizio-
ne del proprio vissuto in altri contesti, in altre vite.
Per tutte queste caratteristiche la fruizione cultu-
rale della lettura già dall’infanzia può essere defi -
nita un’alternativa al dilagante mondo virtuale, una
modalità essenziale per arricchire la “personalità in
divenire” del bambino con una formazione umana
che lo abitui alla rifl essione, alla metacognizione
a scoprire il mondo dei libri e il valore insostitui-
bile della lettura, quel meraviglioso perdersi tra le
pagine di innumerevoli vite, spazi e luoghi perché
essi, insieme alle esperienze reali, possano diven-
tare ricordi, esperienza, vita.
Il libro, infatti, è un piccolo-grande strumento,
semplice e complesso al contempo, all’interno del
quale situazioni, personaggi e avventure di ogni
genere prendono corpo e dispiegano mondi aff a-
scinanti, frutto della vivida immaginazione dell’au-
tore, della sua sensibilità nel cogliere gli aspetti più
poetici e particolari dell’esistenza, o anche testi-
monianza, più o meno diretta, della sua esperien-
za e del suo vissuto. Con il libro viene off erta al
fanciullo la possibilità di apprendere, conoscere,
immaginare, pensare, analizzare e rifl ettere.
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La lettura è un contributo alla crescita di ognuno di
noi, un tesoro da scoprire. Leggere dovrebbe esse-
re per ogni bambino un piacere, una fonte di idee e
rifl essioni. La narrazione conferisce senso e signi-
fi cato al proprio vissuto esperienziale e su queste
basi costruisce forme di comprensione e padro-
nanze che lo orientano nel suo agire.
Allora perché non rivalutare la lettura già dai primi
anni di scuola, coinvolgendo i bambini in un pro-
cesso di scoperta continua promuovendo, attra-
verso essa, un approccio ai quei valori etici e morali
richiesti da una società liquida e multiforme dove
tutto è scontato, dovuto e non più costruito e rico-
struito attraverso il pensiero narrativo.
Sappiamo bene che i valori non si strutturano
in noi attraverso una formale conoscenza degli
stessi, ma sono partecipazione attiva dell’essere
e dell’agire umano, sono vividi, attivi, si costrui-
scono attraverso l’immaginare, il pensare, il dare
signifi cato, il sentire.
I bambini che leggono semplici fi abe, per esem-
pio, strutturano e de-strutturano comportamenti,
si aff ezionano ai personaggi, si immedesimano in
loro ma soprattutto vivono emozioni, ed empatica-
mente prendono parte al processo di defi nizione di
un sé in relazione all’altro. Tutto questo permette di
iniziare un dialogo rispetto a come è giusto essere
e a come è giusto comportarsi.
Se la letteratura per l’infanzia condividesse un ap-
proccio etico potrebbe realmente diventare una
straordinaria esperienza morale.
Ogni libro contribuisce a renderci persone migliori
a cambiare parte di noi a mutare il modo stesso di
intendere la vita e di viverla.
L‘etica e la morale iniziano dalle piccole azioni
quotidiane, dal valore riscoperto di un sé in relazio-
ne biunivoca con l’altro, attraverso anche la lettura
di un testo poetico o di un qualsiasi altro brano che
attivi una profonda rifl essione, fi nalizzata alla con-
divisione.
In questo percorso, i bambini saranno soli, ma ac-
compagnati e sostenuti dall’insegnante, che utiliz-
zerà i media per sviluppare negli allievi un apprendi-
mento signifi cativo, in cui gli studenti non saranno
più spettatori passivi ma autori e attori del loro per-
corso di apprendimento. Essere digitalmente saggi,
in defi nitiva, consente di espandere la propria men-
te, diventando lettori critici del mondo digitale.
88
Zoom
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Le storie “ben formate” per bambini:
il modello di Stein e Glenn al video
La narrazione contribuisce fi n dall’infanzia alla co-
struzione della identità personale e culturale della
persona. La fruizione della narrativa chiama, infatti,
in causa non solo le conoscenze di base del bam-
bino (relative al linguaggio, al mondo, alle azioni
umane) ma anche alle concezioni del mondo e del
sé che possiede.
Gli studi sui bambini di età prescolare hanno am-
piamente sottolineato come la narrazione costitui-
sca una strada privilegiata affi nché il bambino pos-
sa entrare precocemente in contatto con la lingua
scritta e ricavarne insieme piacere e competenza
(Catarsi 2001, p. 48).
La narrazione è una delle esperienze che ha un
ruolo rilevante nell’espressione dell’immaginazione
e dei vissuti emotivi, e nella sistematizzazione delle
proprie conoscenze e credenze.
Bruner (1992) riconosce alla narrazione un ruolo e
un’importanza fondamentali, sia a livello individua-
le sia culturale, e ipotizza l’esistenza di un pensiero
narrativo, di una sorta di attitudine o predisposizio-
ne a organizzare l’esperienza in forma narrativa. Di-
venta pertanto fondamentale che il bambino entri
precocemente in relazione con storie e racconti.
Oggi i cartoni animati rappresentano la nuova nar-
rativa dei bambini?
Nei cartoni di ieri, i personaggi erano senza tempo
e senza spazio, collocati nel mondo della fanta-
sia e dipendenti dalla matita dei disegnatori. Oggi
si tende a modernizzare le storie animate, facen-
dole avvicinare alle fi ction televisive, tanto che in
alcune produzioni più recenti si assiste addirittura
alla costruzione di un vissuto attorno ai personaggi
dei cartoni, che li fa muovere in un tempo e in uno
spazio ben defi niti, come nel caso di Tom & Jerry
Kids o i Baby Flintstones in cui si racconta l’infanzia
di personaggi.
La forma narrativa dei cartoni è costruita secondo
modalità diverse: storie compiute, fatte di luoghi
e tempi diversi in cui si muovono i personaggi nei
cartoni, di episodi, di scene, spesso, uniche. Inol-
tre, nel disegno animato la vicenda comporta quasi
sempre una dialettica tra soggetti defi niti psicolo-
gicamente in senso opposto: buoni e cattivi, astuti
e intelligenti, generosi e distruttivi, obbedienti e tra-
sgressivi (Becchi, Ferrari 2003).
È necessario, soprattutto per bambini di scuola
dell’infanzia che sia genitori, sia insegnanti propon-
di Giuseppa Cappuccio
Università degli Studi di Palermo
89n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
gano la visione di cartoni con storie “ben formate”.
Molti genitori e insegnanti sono preoccupati per il
tempo trascorso dai loro fi gli, nei primi anni di vita,
a guardare i cartoni animati e per i messaggi nega-
tivi che alcune storie veicolano.
È bene controllare per quanto tempo un bambino
sta fermo davanti al televisore e che cosa guarda;
questa giusta preoccupazione non deve tuttavia
distogliere l’attenzione dal valore pedagogico che,
racchiuso in molti cartoni animati, l’adulto deve sa-
pere utilizzare per la crescita del bambino.
I cartoni animati possono essere considerati un
evento socio-culturale degli ultimi quarant’anni;
un evento che ha come palcoscenico il sofi sticato
apparato mondiale dei media e che ha permesso
un incontro tra gli assetti culturali e mediatici della
civiltà occidentale e gli scenari della cultura orien-
tale contemporanea. Gli studi sulla memoria hanno
messo in luce che ciò che si ricorda di un racconto
non è tanto la forma sintattica e linguistica quanto
il contenuto semantico rappresentato da immagini
schematiche (Sachs 1967). Un storia di un carto-
ne animato, secondo la “Grammatica delle storie”,
per essere compreso, ricordato e rievocato deve
essere “ben formato” deve possedere quelle parti
costituenti ossia quelle categorie canoniche che
formano e organizzano la struttura di una storia.
Il modello della “Grammatica delle storie” (Stein,
Glenn 1979) si basa su due assunti fondamentali:
∞ lo schema mentale delle storie (script) che è una
struttura di conoscenza essenziale per la com-
prensione delle storie, formata da prototipi, frame
e script e di categorie logiche relative ai concetti di
spazio, tempo e causalità;
∞ il racconto ben formato che si basa sulla strut-
tura delle categorie delle storie e sull’intreccio che
rappresenta l’organizzazione di eventi in relazione
temporale e rapporti causali del testo narrativo.
La grammatica delle storie ha messo in luce che
ogni storia è un sistema di regole per le quali lo
schema mentale, attraverso un processo di astra-
zione e di generalizzazione, perviene a individua-
re le categorie canoniche di cui la storia è formata
(Propp 1928).
L’episodio, secondo il modello, consiste negli avve-
nimenti che riguardano il protagonista, rappresenta
l’aspetto dinamico della storia e si articola in una
sequenza di sei step:
1. ambientazione in cui si verifi cano gli eventi della
storia e si presenta il protagonista;
2. evento iniziale: descrive un cambiamento inatte-
so dalla categoria precedente;
3. risposta interna: reazione emotiva che implica la
decisione del protagonista di adottare una deter-
minata strategia;
4. tentativo del personaggio fi nalizzato alla risolu-
zione della situazione inaspettata/imprevista creata
precedentemente;
5. diretta conseguenza: evento che segna il rag-
giungimento dell’obiettivo indicato nella categoria
precedente;
6. reazione: risposta interna che esprime i senti-
menti del protagonista sul risultato delle sue azio-
ni ed eventi che conseguono al raggiungimento
dell’obiettivo.
Si tratta chiaramente di una struttura ideale, con cui
non tutte le storie dei cartoni si adeguano perfet-
tamente ma alcune categorie possono essere in-
trecciate, invertite, omesse (per esempio la rispo-
sta interna), presentate in un ordine non canonico
(come nei fl ashback), o ripetute in maniera ricorsi-
va, come nel caso di storie complesse, costituite da
più episodi.
90
Zoom
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
C’era una volta... un oggetto
di Esmeralda Cernigliaro
insegnante e dottoranda di ricerca
La storia di cose che nel tempo hanno assunto di-
mensioni straordinarie, riassorbendo da molteplici
strade quella vitalità che l’uomo primitivo ricono-
sceva ai fenomeni naturali, agli strumenti usati per
dominare la natura e imitarla, a oggetti ritenuti in
grado di trasmettere protezione e di off rire un rico-
noscimento sociale.
Gli oggetti delle fi abe, al pari di personaggi, eventi
e loro relazioni, costituiscono elementi indispensa-
bili per lo sviluppo della storia, con la loro capacità
di accrescere poteri già esistenti, di conferirne di
nuovi, di provocare autentici rivolgimenti nella vita
dei protagonisti. Defi niti da Propp “aiutanti” al pari
di personaggi secondari che soccorrono, guidano,
consigliano il protagonista, entrano a pieno titolo
in quella “camera delle meraviglie” nella quale ci si
inoltra leggendo o ascoltando una fi aba. Sarà così
possibile riscontrare nei magici scrigni delle fi abe,
quei contenitori di cose preziose, gioielli, monete,
suppellettili e reliquie, che tanto dovevano sug-
gestionare la mentalità popolare, suggerendo ric-
chezze inesauribili e contenuti miracolosi.
Contenitori diversamente defi niti che facevano la
loro comparsa in parate, cortei funebri, carovane,
cerimonie e liturgie, si imprimevano nell’immagi-
nario collettivo costituendo materiale di aff asci-
nanti racconti tramandati nel tempo, sempre più
arricchiti di particolari favolosi.
E così nello specchio delle fi abe sarà possibile ravvi-
sare lo strumento divinatorio dell’ars specularis con
la sua doppia natura prodigiosa e pericolosa, colle-
gato da sempre, per la sua assimilazione all’acqua,
elemento tipicamente femminile e primordiale su-
perfi cie rifl ettente, alla donna e alla sua vanità.
La bacchetta magica rivelerà evidenti legami con
aste da off esa trasformatesi nel tempo in oggetti
rappresentativi del potere e del sapere, come le
mazze cerimoniali di organismi politici e accade-
mici, le antiche bulave, le bacchette rituali di maghi
e sacerdoti; al magico legnetto sarà possibile acco-
stare anche il suo più antico antenato, il semplice
ramo usato per scavare, colpire, raggiungere.
E ancora alla pelle d’asino, sotto la quale il protago-
nista si nasconde, la trasformazione operata dalla
carica energetica sottratta all’animale delle prati-
che sciamaniche e le metamorfosi animalesche
degli antichi miti; alla chiave, l’iniziatica possibilità
di addentrarsi nel mistero, di fare contatto con le
più antiche paure; all’anello, simbolo di perfezione
e completezza, il prestigio e il potere, l’investimen-
to di nobiltà e di congiungimento. Attraverso con-
testi quotidiani e straordinari.
91n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Bibliografi a ragionata di Zoom
∞ E. Becchi, M. Ferrari, Bambini spettatori di bambi-
ni: dissonanze tra cartoni e spot, in Ikon. Forme e
processi del comunicare, n. 46-47, 2003, 1-48
∞ S. Blezza Picherle, Formare lettori, promuovere la
lettura, FrancoAngeli, Milano 2015
∞ J. Bruner, Acts of meaning, Harvard University
Press, Cambridge, MA; tr. it. La ricerca del signifi ca-
to, Bollati Boringhieri, Torino 1990
∞ C. Camicia, E tempo di leggere: un invito o una
minaccia, in Pagine Giovani, n. 4, ottobre-dicem-
bre 2014, 14-15.
∞ E. Catarsi (a cura di), Lettura e narrazione all’asilo
nido, Junior, Bergamo 2001
∞ G.K. Fiandaca, Le condizioni per promuovere e
sviluppare il piacere di leggere, in G. Zanniello (a
cura di), La formazione universitaria degli inse-
gnanti di scuola primaria e dell’infanzia, Armando
Editore, Roma 2008
∞ M. Prensky, Digital natives, Digital Immigrants, in
On the horizon, n. 5, ottobre 2001, 1-2
∞ V. Propp, Morfologia della fi aba, Le radici storiche
dei racconti di magia, Einaudi, Torino 1928
∞ J.S. Sachs, Recognition memory for syntactic
and semantic aspects of connected discourse, in
Percept Psychophys, n. 2, 1967, 437-442
a cura dell’Università
degli Studi di Palermo
Zoom
∞ N.L. Stein, C.G. Glenn, An analysis of story
comprehension in elementary school children,
in R. Freedle (Ed.), New directions in discourse
processing, vol. 2, 1979, Ablex, Norwood, NJ
∞ R. Valentino Merletti, La lettura: una passione che
si trasmette per contagio, in E. Pintore (a cura di),
Sai cosa faccio? Leggo, coll. Quaderni di Sfogliali-
bro, 12, Editrice Bibliografi ca, Milano 2000
∞ D. Volpi, I tradimenti della parola, in Pagine Gio-
vani, n. 4, ottobre-dicembre 2014
92
SIM-Kit
di Paola Amarelli, Alessandro
Sacchella e Serena Triacca
redattori di SIM-Kit
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Episodi di Apprendimento Situato (EAS)
Immagini e parole
del tempo: un EAS
sul concetto di
contemporaneità1
Vi presentiamo ora un EAS di
italiano e storia, pensato per le
classi prime, che si fonda sull’u-
so di immagini fotografi che, al
fi ne di aiutare a far emergere nei
1 L’EAS che presentiamo è stato svilup-
pato a partire dal lesson planning dell’in-
segnante Antonella Mazzoni, che molto
gentilmente ha aperto le porte della sua
classe alla scrivente e ha permesso di os-
servare le attività.
Fase
preparatoria
L’insegnante proietta alla LIM tre fotografi e da lei scattate. Invita i bambini a osservarle
con attenzione e poi, con l’accortezza di tenerle affi ancate, chiede a turno di cerchiare le
somiglianze con un pennarello colorato. Alla lavagna compila, su indicazione dei bambini,
un elenco che riporti i vari elementi (orologio, lavagna, data, crocefi sso, numeri, persona...).
Si procede, dunque, a osservare analiticamente ciascuna delle tre fotografi e, facendone
emergere le peculiarità che permettano di distinguere il luogo in cui sono state scattate (il
dove). Gli indicatori temporali (orologio, data) indicano che la foto è stata scattata lo stesso
giorno alla stessa ora (il quando).
Fase
operatoria
L’insegnante chiede come sia possibile raccontare quel che si vede nelle foto usando le
“parole del tempo” che facciano capire che le cose siano avvenute contemporaneamente
(nello stesso momento, intanto, mentre...). Guidati dall’insegnante, i bambini formulano
delle semplici frasi, come didascalia delle tre foto. L’insegnante scrive alla LIM, i bambini sul
quaderno.
Fase
ristrutturativa
Si forniscono ai bambini tre macchine fotografi che per eff ettuare foto ad almeno altrettanti
classi o ambienti (mensa, corridoio, biblioteca, aula pc...) dove sia ben visibile l’orologio. I
tre bambini saranno accompagnati ciascuno da un adulto. Le foto vengono poi scaricate e
visualizzate a video, inserendole nel software autore della LIM. Si chiede dunque ai bambini
di formulare semplici frasi con gli indicatori di contemporaneità imparati. L’insegnante le
scrive alla LIM. Vengono stampate le tre foto per incollarle sul quaderno. I bambini scrivono
le frasi come didascalia delle foto.
bambini il concetto di contem-
poraneità. La particolarità di que-
sta attività è legata al fatto che
le fotografi e sono state scattate
dall’insegnante in ambienti fami-
liari ai bambini e ritraendo sog-
getti con i quali hanno instau-
rato dei legami aff ettivi. Questi
si sono rivelati elementi cruciali
per attivare la loro curiosità e il
loro stupore. L’attività è, dunque,
agevolmente replicabile in altri
93n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
contesti, senza particolari stru-
mentazioni tecnologiche.
Le tre fotografi e vengono utiliz-
zate durante tutta la durata della
lezione per portare alla padro-
Classe Titolo EAS Contenuti
I Tocco e scopro I “materiali” della fi aba
II Mettiamo ordine Scrivere bene e correttamente
III Ascoltare è un piacere L’ascolto e la comprensione
IV Dentro la fi aba Creazione di fi abe
V Shakespeare (vs) tutti Parole diverse per testi diversi
Presentazione degli EAS proposti in SIM-Kit
nanza, tramite l’analisi e la verba-
lizzazione, del concetto di con-
temporaneità e di fonte storica.
L’analisi delle fotografi e proposte
va strutturata con una certa pre-
cisione: l’insegnante deve guidare
i bambini nel rilevare i particolari
presenti (data sulla lavagna, oro-
logio, gattino di carta...) per farli
giungere a desumere che sono
state scattate in luoghi diff erenti,
ma nello stesso momento.
L’attività permette il rinforzo del
concetto di fonte storica orale
(per esempio invitando i bambi-
ni a richiedere informazioni alle
maestre delle classi vicine) e di
testimonianza (l’autore della foto
può raccontare qualcosa di più
della fotografi a che ha personal-
mente scattato); inoltre è possi-
bile far ricorso ad alcuni docu-
menti per reperire informazioni
su eventi passati (il calendario,
il piano orario settimanale del-
le classi...), rinforzando anche il
concetto di tempo ciclico.
Classe prima: “Tocco e scopro”
L’EAS rivolto agli alunni di classe
prima propone di sperimentare
il senso del tatto, attraverso l’e-
splorazione e la conoscenza di-
retta di materiali con caratteristi-
che diff erenti.
In forma divertente e giocosa e
partendo dalla lettura della storia
de I tre porcellini, l’attività si sno-
da attraverso la ricerca, l’analisi
e la discriminazione dei mate-
riali diversi rintracciabili in alcuni
elementi caratterizzanti la storia
dei tre porcellini. Ciascun alunno
utilizzando fantasia e creatività,
porterà a scuola oggetti di vario
tipo (ghiaia, sassi, foglie, stoff a
ecc.) per costruire la pagina di un
libro tattile che rievoca la storia
ascoltata.
L’insegnante, assieme agli alun-
ni, sceglierà se riprodurre la fi a-
ba rimanendo fedeli all’originale
o modifi candola attribuendo ad
ambienti e personaggi nuove ca-
ratteristiche.
SIM-Kit
94 n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
Classe seconda: “Mettiamo or-
dine”
“Come rinforzare l’uso del cor-
sivo? Come potenziare in modo
piacevole la correttezza orto-
grafi ca? Come imparare parole
nuove?”.
Queste sono le domande dalle
quali ha preso il via la progetta-
zione di questo EAS che si pre-
fi gge di recuperare, consolidare
e implementare conoscenze e
abilità linguistiche pregresse.
La ripresa delle lettere dell’alfa-
beto attraverso il testo in rima
diviene il modo per introdurre
(fase preparatoria) l’attività e per
giocare con l’ordine alfabeti-
co di serie di parole, muovendo
dall’esperienza stessa dei bam-
bini e aumentando così, a mano
a mano, il loro bagaglio lessica-
le. Saranno alcuni semplici gio-
chi carta-e-penna e/o online
da svolgere individualmente e in
gruppo a defi nire la parte centra-
le (fase operatoria) del percorso
dal quale emergeranno le regole
di lavoro e durante il quale l’in-
segnante avrà modo di verifi care
la correttezza calligrafi ca e orto-
grafi ca.
Il percorso si concluderà (fase
ristrutturativa) con un momento
di rifl essione collettivo per evi-
denziare le diffi coltà incontrate e
per condividere eventuali sugge-
rimenti.
Classe terza: “Ascoltare è un
piacere”
L’EAS proposto si soff erma sulla
necessità di vivere l’esperienza
quotidiana dell’ascolto recipro-
co per condividere emozioni
e informazioni e per realizzare
scambi comunicativi autentici.
Ascoltare è un piacere si apre
con il momento preparatorio in
cui gli alunni vengono invitati ad
“aprire le orecchie” per prestare
attenzione alla realtà che li cir-
conda attraverso l’ascolto di an-
nunci di servizio, messaggi pub-
blicitari e storie sonore.
Scopriranno fotogrammi che
viaggiano, immagini che sem-
brano sostituire l’audio, la voce
e il sonoro, fi no a scoprire che è
importante tornare a ri-sentire il
suono parole. Diventeranno così
loro stessi autori di messaggi utili
e signifi cativi.
Learning by doing e cooperative
learning sono le logiche didatti-
che che attraversano e guidano
gli alunni nel percorso che li por-
terà a produrre messaggi orali,
riscoprendo così il piacere di es-
sere ascoltati e, quindi, compresi.
Classe quarta: “Dentro la fi aba”
L’EAS è progettato per la classe
quarta è ha come obiettivo la
manipolazione del testo fanta-
stico. Gli alunni, per approcciare
l’attività, dovranno saper ricono-
scere e ricavare dai testi le infor-
mazioni principali.
Il framework pensato dall’inse-
gnante e il video stimolo propo-
sto porteranno gli alunni a con-
frontarsi sulle fi abe conosciute e
a ricavare informazioni sui diversi
personaggi; la compilazione di
una tabella li accompagnerà nel-
la raccolta dei dati emersi.
Dopo essersi esercitati con
quizlet, i bambini ricostruiranno
il reminder della fi aba.
In seguito, a partire da spezzo-
ni di fi aba, potranno progettare
gli elementi mancanti lasciando
spazio alla loro fantasia e crea-
tività. La modalità utilizzata per
il momento operatorio si baserà
su lavoro cooperativo in picco-
lo gruppo e si svolgerà in que-
sto modo: partendo dalla lettura
condivisa, gli alunni penseranno
soluzioni individualmente e rico-
struiranno la fi aba a partire dalle
idee di tutti.
Terminata l’attività, una sessio-
ne di peer evaluation consenti-
rà agli alunni di leggere le storie
progettate dai compagni e di
confrontarsi. Infi ne, ogni grup-
po presenterà la propria storia e
parteciperà alla rifl essione con-
clusiva.
Classe quinta: “Shakespeare (vs)
tutti”
“Romeo, Romeo, perché sei tu
Romeo?”. È questa forse la più
celebre frase del grande dram-
maturgo inglese di cui quest’an-
no si celebra il quarto centenario
della sua morte. A partire dalla
visione della “scena del balcone”
tratta dal fi lm di Zeffi relli e pre-
sentata sia in italiano sia in lingua
inglese, gli alunni avranno modo
di cogliere la bellezza e la fun-
zione comunicativa della lingua
[fase preoperatoria].
Successivamente, verrà chiesto
loro di soff ermarsi a rifl ettere sul
brano nelle due lingue per co-
gliere gli elementi tipici del testo
poetico e alcuni costrutti salienti
della frase.
Evidenziati questi aspetti, i bam-
bini verranno suddivisi in gruppi
e invitati a rileggere il testo e a
trasformarlo modifi candone le
parole e trasformandone la tipo-
logia (es. testo umoristico, testo
giallo ecc.), giungendo eventual-
mente anche a una breve rappre-
sentazione [fase operatoria].
Il percorso si concluderà con-
dividendo i lavori e rifl ettendo
sull’intenzionalità comunicativa
e sull’importanza delle parole
[fase ristrutturativa].
Normativa
95
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n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
di Gilardi Giovanni
Libera Università di Bolzano
Gli Enti Locali per la scuola del domani
La presenza degli Enti Locali nel
mondo della scuola è sancita
dall’articolo 117 della Costituzio-
ne (sostituito dall’art. 3 della legge
costituzionale 18 ottobre 2001,
n. 3: “Modifi che al Titolo V del-
la Costituzione”), che riconosce
allo Stato la competenza di “le-
gislazione esclusiva” in materia di
norme generali sull’istruzione e
sulla determinazione dei principi
fondamentali, mentre attribuisce
alle Regioni la potestà legislativa
“concorrente”. Signifi ca che, fatta
salva l’autonomia delle istituzioni
scolastiche, riconosciuta dalla Co-
stituzione, Regione e Comune, da
enti “obbligati” a erogare fondi per
la manutenzione delle istituzioni
scolastiche, divengono compar-
tecipi dell’attuazione dei fi ni edu-
cativi, con responsabilità diretta
per quanto riguarda le modalità e
condizioni di attuazione.
Il ruolo degli Enti
Locali
Successivi decreti hanno defi nito
il ruolo che gli Enti Locali svolgo-
no nei confronti delle autonomie
scolastiche, che possiamo sinte-
tizzare in quattro indirizzi princi-
pali:
1. Programmazione dell’Off er-
ta Formativa (DPR n. 233/1998)
– Si concretizza attraverso la
defi nizione del calendario sco-
lastico, la programmazione della
rete scolastica (dimensionamen-
to delle scuole su base regio-
nale, fusione e aggregazione su
base locale); fi nanziamento delle
scuole non statali da parte della
Regione.
2. Edilizia – Accanto ai compiti
in tema di pianifi cazione scola-
stica in base alla L. n. 340/1997
e precedenti, l’Ente Locale man-
tiene una funzione servente
nei confronti della scuola, per
quanto riguarda l’edilizia, com-
presa la manutenzione ordina-
ria e straordinaria degli edifi ci, la
spesa per le utenze elettriche e
telefoniche, per il riscaldamento
e relativa manutenzione, per la
messa in sicurezza dell’edifi cio e
di tutti gli impianti in base al D.lgs
n. 81/2008 “Testo Unico”.
3. Assistenza – Supporto ad atti-
vità formative e perequative, che
si estrinsecano attraverso l’istitu-
zione di servizi di supporto agli
alunni in situazione di disagio o
di handicap (il Comune assorbe
le competenze prima esercita-
te dalle Province), orientamen-
to scolastico e professionale ed
Educazione degli Adulti.
4. Gestione della formazione
professionale – affi data alle Re-
gioni dalla L. n. 197/1997.
Il ruolo della Regione
La normativa riconosce alle Re-
gioni un ruolo determinante in
ambito scolastico; i compiti e le
funzioni assegnate si sono pro-
gressivamente ampliate. Fonda-
mentale è la legge 112/1998, art.
38 che attribuisce alle Regioni la
delega per la programmazione
dell’off erta formativa, il dimen-
sionamento della rete scolastica,
la fi ssazione del calendario scola-
stico e l’erogazione di contributi
a scuole non statali. Successiva-
mente, la modifi ca del Titolo V
della Costituzione (legge costitu-
zionale 3/2001) ha attribuito alle
Regioni le competenze legislative
concorrenti in materia di istruzio-
ne, fatta salva l’autonomia delle
istituzioni scolastiche; e le com-
petenze in materia di esclusiva
competenza, ovvero l’istruzio-
ne e formazione professionale,
compresa l’alta formazione post-
diploma.
In questo contesto lo Stato eser-
cita la competenza per quanto
riguarda le norme generali sull’i-
struzione e sui livelli essenziali
delle prestazioni e ha il ruolo di
indicare i principi fondamentali
generali (criteri obiettivi, diret-
tive, discipline), affi nché i diritti
civili e sociali siano garantiti su
tutto il territorio nazionale.
Gli interventi delle Regioni
nell’ambito dell’Off erta Formativa
vanno letti alla luce dell’art. 8 del
DPR 275/1999 (Legge sull’Auto-
nomia) nel quale si prevede che le
istituzioni scolastiche, nel piano
dell’off erta formativa (oggi Pia-
no Triennale), indichino la quota
obbligatoria prevista dal currico-
lo nazionale, da integrare con la
quota di pertinenza regionale.
La defi nizione dei confi ni nei re-
ciproci rapporti non è facile: vi
sono stati ricorsi alla Corte Co-
96
Normativa
n. 4 • dicembre 2016 • anno 124
stituzionale, che si è espressa
con varie sentenze di cui ne indi-
chiamo due signifi cative: la sen-
tenza n. 200 del 2009 in merito
alle competenze dello Stato sui
principi basilari del sistema sco-
lastico (norme generali e livelli
essenziali precedentemente ac-
cennati) e la sentenza n. 37 del
2005, che ha delimitato gli am-
biti di autonomia delle istituzioni
scolastiche, che “non può in ogni
caso risolversi nella incondizio-
nata libertà di autodeterminazio-
ne, ma esige soltanto che a tali
istituzioni siano lasciati adeguati
spazi che le leggi statali e quel-
le regionali, nell’esercizio della
potestà legislativa concorrente,
non possono pregiudicare”.
La normativa è in evoluzione,
tenuto conto della riforma della
Costituzione all’esame del Par-
lamento, nella quale sono com-
prese le competenze in materia
di legislazione concorrente.
La L. 107/2015 per
un percorso di
qualifi cazione
Il regolamento sull’autonomia
delle scuole (DPR 275/199) pro-
muove i raccordi tra scuola e
territorio, sottolineando l’op-
portunità di tenere conto delle
esigenze espresse dal contesto
locale. La recente Legge sulla
Buona Scuola favorisce la con-
cretizzazione di questa oppor-
tunità: per favorire lo sviluppo
di attività educative, culturali,
sociali e sportive la scuola può
concordare, d’intesa con l’Ente
Locale, iniziative di ampliamento
dell’off erta formativa, come pre-
visto dall’art. 9 del DPR 8 marzo
1999, n. 275, che fa esplicito ri-
ferimento all’attenzione da riser-
vare alle esigenze del contesto
locale, promuovendo il raccordo
scuola-territorio, anche attraver-
so l’uso delle strutture da parte di
associazioni ed enti territoriali. La
Buona Scuola sta attivando per-
corsi nuovi, tra i quali indichia-
mo:
I laboratori per l’innovazione – Il
Ministero ha stanziato 45 milio-
ni per l’apertura di laboratori per
l’innovazione e il lavoro, il cui
carattere fondamentale è l’aper-
tura al territorio e la possibilità
di essere attivi anche al di fuori
dell’orario scolastico. “Saranno
luoghi dove i nostri ragazzi po-
tranno scoprire i loro talenti e le
loro vocazioni attraverso l’acqui-
sizione di conoscenze pratiche
e attraverso l’educazione all’au-
toimprenditorialità – aff erma la
ministro Giannini – Mettiamo in
mano agli studenti gli strumenti
per orientarsi al lavoro e per cre-
arlo loro stessi con una didattica
che guarda ai settori strategici
del Made in Italy e legata alla vo-
cazione produttiva, sociale e cul-
turale di ciascun territorio”.
Questi laboratori dovranno es-
sere attivati da reti di almeno tre
scuole e vedere la partecipazio-
ne di almeno un Ente Locale e
di un Ente Pubblico. L’intento è
quello di mettere assieme tutte
le risorse disponibili (i fondi della
Buona Scuola, le risorse del Pon
e quelle della ex legge 440) “per
raff orzare le infrastrutture scola-
stiche, cambiare il volto dei la-
boratori e stimolare una didattica
progettuale”.
L’educazione digitale – “La sfi da
dell’educazione nell’era digitale
parte dall’accesso” si aff erma ne
La Buona Scuola. I costi inizia-
li per l’accesso al digitale sono
elevati (fi bra ottica, connettività,
cablaggi) e le singole autono-
mie scolastiche non sarebbero
in grado di aff rontarli senza la
collaborazione degli Enti Loca-
li. L’innovazione didattica passa,
quindi, anche attraverso gli inve-
stimenti che Regioni e Comuni
pongono in essere. Il MIUR già il
18 settembre 2012 aveva sotto-
scritto un Accordo con le Regio-
ni per accompagnare il processo
di innovazione digitale, che oggi
costituisce il “pilastro fondamen-
tale” della strategia complessi-
va di rinnovamento della scuola
italiana (Piano Nazionale Scuola
Digitale).
Edifi ci scolastici – Viene pre-
stata specifi ca attenzione agli
edifi ci, non solo per quanto ri-
guarda i nuovi criteri costruttivi,
ma anche per quanto concerne
l’esistente: la legge 107/2015, ha
stanziato 40 milioni di euro nel
2015 per fi nanziare indagini dia-
gnostiche degli edifi ci scolastici,
al fi ne di garantire la sicurezza
degli edifi ci e prevenire eventi di
crollo dei relativi solai e contro-
soffi tti. Per il 2016 sono previsti
€ 37.536.601 per gli interventi di
adeguamento antisismico. Crite-
ri e modalità di erogazione delle
risorse agli Enti Locali sono stati
stabiliti con Decreto del MIUR n.
594 del 7 agosto 2015.
Le scuole sono oggi un “siste-
ma aperto”, che non può pre-
scindere dalla collaborazione
con l’Ente Locale territoriale, ma
deve essere integrata come luo-
go dove i nostri ragazzi trovano
gli strumenti idonei per crescere
e maturare, apprendendo nuove
conoscenze, attraverso model-
li didattici innovativi, che con-
tribuiscano a sostenere le loro
aspirazioni e attitudini; con la
reciproca collaborazione pos-
siamo riuscirci.