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CULTURE UGROFINNICHE

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Direttore

Carla C M

Comitato scientifico

Amedeo D FUniversità degli Studi di Napoli “L’Orientale”

Roberto RUniversità degli Studi di Udine

Giuseppa ZUniversità degli Studi di Salerno

Juha PHelsingin yliopisto – Università di Helsinki

Mihály HMagyar Tudományos Akadémia (Budapest) – Accademia Ungherese delleScienze (Budapest)

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CULTURE UGROFINNICHE

La collana internazionale, di carattere interdisciplinare,pubblica monografie e volumi miscellanei basati su inno-vativi studi scientifici riguardanti la storia, la lingua, la let-teratura, l’arte, la cultura materiale e spirituale dei popoliugrofinnici. Particolare considerazione è riservata alle ri-cerche comparate di tipo linguistico, letterario, etnologico(con particolare riferimento alle tradizioni sciamaniche).

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Carla Corradi MusiGiorgia Ferrari

Sanna Maria Martin

Sciamanesimo e Settentrione

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I edizione: agosto

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A Santra

“foglia d‟amore”

per i cent‟anni dalla nascita.

Che il tuo sapere tradizionale possa conoscere sempre

nuove metamorfosi

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Indice

Carla Corradi Musi

Prefazione 9

Carla Corradi Musi

L’attualità della tradizione sciamanica ugrofinnica e

siberiana 11

Carla Corradi Musi

Cibi e bevande nella tradizione sciamanica ugrofinnica e

siberiana 17

Carla Corradi Musi

Uno sciamano-artista.

L’influenza della tradizione sciamanica sull’arte russa 33

Carla Corradi Musi

Il mondo mitico e magico: la sua riscoperta in area

baltofinnica e la sua fortuna nella letteratura finlandese 59

Il recupero della tradizione mitica 59

La tradizione sciamanica in alcuni autori della letteratura

finlandese moderna e contemporanea 62

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8 Indice

Sanna Maria Martin

Quando le parole arrivano da lontano. Elementi della tradizione ugrofinnica nella poesia finlandese

contemporanea 73

Johanna Venho, la poesia e l‟incantesimo 76

Linguaggio segreto dei cacciatori e pescatori. Karsikkopuu

di Ville Hytönen 84

Dalla Siberia mitica al totemismo animale dell‟alce 89

Kari Sallamaa, poeta e studioso dell‟Etnofuturismo 94

Giorgia Ferrari

Il cane bianco e l’anatra nera 101

Le origini della ricerca 101

Santra Remsujeva come narratrice di fiabe. Note sullo stile 102

Il cane bianco 107

La nostra versione della fiaba 114

Il simbolismo della fiaba 118

L‟anatra nera 122

Il simbolismo sciamanico della fiaba 137

L‟anello d‟oro all‟orecchio 147

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Carla Corradi Musi

Prefazione

Le popolazioni ugrofinniche e siberiane hanno conservato,

in forme più o meno esplicite, i caratteri peculiari della loro

antica tradizione sciamanica che è parte integrante ancora oggi

del loro patrimonio culturale. Anzi, esse manifestano sempre di

più una sorta di nostalgia delle origini, che si esprime in vari

ambiti, da quello dell‟esistenza quotidiana a quello artistico, da

quello filosofico a quello letterario. Non a caso, il cosiddetto

Etnofuturismo si è particolarmente affermato presso vari popoli,

tra cui i Finlandesi, gli Estoni, i Mordvini e i Mari (o Ceremissi)

del Medio Volga e gli Udmurt (o Votiachi) dei bacini della

Kama e della Vjatka.

In Russia ci sono artisti che traggono ispirazione nelle loro

opere dai miti tramandati dal primordiale sistema sciamanico di

credenze ugrofinnico e siberiano, il cui valore simbolico è

ritenuto di grande attualità.

Ai giorni nostri, anche in Europa occidentale e nel resto del

mondo l‟interesse per la tradizione si sta rinnovando e

rafforzando. In questo processo di recupero dei saperi dei padri

certi aspetti dello sciamanesimo possono costituire un utile

modello di riferimento.

Alla luce di questo interesse, nel presente volume sono

messe in rilievo, in un‟ottica interdisciplinare, alcune indicative

espressioni della sopravvivenza fino ai nostri giorni della

visione sciamanica del mondo, con particolare riferimento alla

cultura finlandese.

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Carla Corradi Musi

L’attualità della tradizione sciamanica

ugrofinnica e siberiana

L‟uomo delle società industrializzate sente il bisogno di

recuperare i valori della propria tradizione e guarda con

attenzione alle società che in Siberia e nei luoghi limitrofi

continuano a osservare i principi etici ereditati dal passato,

ancora ampiamente condivisi. Nelle cosiddette società avanzate

la pratica delle antiche tradizioni è quasi del tutto scomparsa,

ma ha lasciato segni pregnanti nella loro memoria culturale,

anche se non sempre facilmente individuabili.

In ambito europeo, ad esempio, fin dall‟epoca della

cristianizzazione, le concezioni magiche di discendenza mitica

si indebolirono progressivamente, prima ancora di consolidarsi

in un sistema di credenze con un forte impatto culturale, che

potesse sopravvivere alle forme di censura. Le testimonianze

del pensiero magico antico ci rivelano una preistorica koiné

culturale eurasiatica di estremo interesse, caratterizzata da un

immaginario popolare piuttosto convergente (Corradi Musi,

2007, pp. 5-18; 2008, pp. 67-146), oltre che disponibile al

confronto e all‟integrazione.

Non possiamo non citare, a questo proposito, la diffusione

dei miti sciamanici presso le genti che vivevano lungo le

preistoriche vie dell‟ambra baltica, piste di trasmissione delle

ideologie sciamaniche fuse con i miti solari baltici: gli abitanti

dell‟antica Eurasia dimostrarono una straordinaria capacità di

accoglienza e condivisione dello scenario mitico e magico che

aveva il suo locus classico in Siberia (Catarsi Dall‟Aglio –

Corradi Musi, 1994, pp. 17-36).

Nelle società avanzate della nostra epoca, propense a

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valorizzare le tradizioni, quest‟apertura verso altre concezioni

del mondo, anche se in forme e con motivazioni diverse, si sta

di nuovo verificando.

In particolare, il “rinascimento” della pratica della tradizione

sciamanica siberiana, che, seppur tramandata in forma segreta,

non si è mai del tutto interrotta, costituisce per il mondo

globalizzato motivo di studio, di riflessione e di confronto. E

questo perché le odierne trasformazioni culturali e sociali

inducono a individuare nuovi modelli di sviluppo, che,

attraverso una maggior conoscenza dei saperi tradizionali, non

sconvolgano gli equilibri biologici e ambientali.

La concezione sciamanica della metamorfosi-renovatio,

supportata da solidi principi etici, basati sul rispetto della natura

e della cultura, può essere un utile modello di riferimento per le

società in trasformazione del terzo millennio.

In primis, lo sciamano-medicine man, capace attraverso la

metamorfosi della propria conoscenza, che nei momenti faticosi

e dolorosi della trance si amplifica, di attivare nell‟infermo la

metamorfosi della guarigione, appare come il maestro per

eccellenza della trasformazione (Corradi Musi, 2013, p. 18).

Egli costituisce anche un esempio d‟impegno profondo nella

professione per il medico dei nostri giorni, che non di rado

presume di risolvere i problemi dei suoi pazienti con la

conoscenza standardizzata della medicina ufficiale, senza

curarsi della loro psiche e del contesto sociale in cui vivono.

Giustamente, lo psichiatra Alfredo Ancora, a proposito

dell‟attenzione che il medicine man ha nei confronti dello

spirito dell‟ammalato, ricorda che già per il filosofo greco

Platone la salute era il risultato di un raggiunto equilibrio

spirituale, di cui i medici greci non tenevano sufficientemente

conto (Ancora, 2013, p. 185). Alfredo Ancora considera il suo

viaggio al lago Bajkal, dove nel 1996 ha incontrato in un

congresso sciamani buriati e mongoli, una straordinaria

“esperienza interiore”, un viaggio d‟iniziazione che lo ha

richiamato al significato originario di psichiatra, inteso come

“curatore di anime”, e ha determinato una metamorfosi nella

sua concezione della cura e della malattia, facendogli

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comprendere come nei metodi di cura sciamani e psichiatri,

“tecnici della sofferenza”, possano “camminare insieme”

(Ancora, 2013, pp. 180-181).1

Inoltre, al di fuori del suo ruolo di medicine man, lo

sciamano, quando è chiamato ad aiutare un singolo individuo o

la sua comunità nel suo complesso, ha sempre bisogno di una

metamorfosi della propria conoscenza, di potenziarla, a seconda

del problema che deve risolvere, in forme diverse. In tal modo,

egli diventa un modello del professionista in senso lato, che

suscita consensi perché è “colui che sa”, che conosce come

attivare al meglio le proprie energie e quelle degli altri, senza

creare alcun disequilibrio e nel rispetto della tradizione, che egli

è in grado di rinnovare adeguatamente.

Secondo il sistema sciamanico di credenze l‟esistenza

umana, così come la storia, è concepita come una serie

ininterrotta di transizioni da cui l‟uomo e la società possono

cogliere, nonostante le difficoltà, forti stimoli di miglioramento.

Questa idea di renovatio attraverso la metamorfosi può aiutare a

rendere anche le cosiddette “transizioni sociali” grandi momenti

di rinnovamento dei processi identitari delle persone, che si

ripercuotono sul contesto sociale di appartenenza. Purtroppo,

nel mondo industrializzato, quei cambiamenti nel ciclo della

vita che comportano mutamenti di ruolo e d‟identità non sono

più accompagnati dalle tradizionali cerimonie collettive che

aiutano a superare le difficoltà del “passaggio” (a meno che non

si tratti di matrimonio, nascita o morte) (Speltini, 2013, pp. 189,

191, 193-194). Le persone si ritrovano, dunque, sole e spesso

disorientate nelle fasi più difficili e più formative della loro vita.

Un grave problema per l‟uomo del terzo millennio è pure il

suo mancato rispetto dell‟equilibrio energetico del pianeta.

Anche da questo punto di vista lo sciamanesimo che tiene in

grande considerazione le energie della natura può costituire un

1 Il crescente interesse di oggi per le tradizioni native trova conferma nella

rinnovata attenzione per le opere di studiosi, come Géza Róheim e George Devereux (in

origine: György Dobó), che hanno gettato le basi per un approfondito dibattito sui rapporti tra etnologia e psicoanalisi. Per un aggiornamento sul dibattito vedi Ancora,

2014, pp. 7-39.

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importante punto di riferimento. Come ha fatto notare, tra

l‟altro, l‟ingegnere gestionale Massimo Borgatti,2 dal 1987

l‟uomo sta consumando le risorse ambientali che sono alla base

della sua sopravvivenza (cibo, acqua, materie prime e così via)

con un ritmo eccessivamente veloce rispetto alla loro capacità

di rigenerazione. Questo processo sta peggiorando. Ad esempio,

le risorse prodotte dalla terra dall‟inizio del 2012 alla fine dello

stesso anno erano già esaurite il 22 agosto 2012. Il risultato di

questo sfruttamento selvaggio è che il pianeta terra non può più

garantire le risorse alimentari ed energetiche necessarie alla

sopravvivenza della popolazione del globo e sta volgendo al

collasso. Inoltre, il disequilibrio del “sistema Terra” trova

corrispondenza in ulteriori sistemi in cui quotidianamente

l‟uomo si trova a vivere, come quello economico o quello delle

organizzazioni aziendali (Borgatti, 2013, pp. 196-198).

La pratica odierna del sistema sciamanico di credenze è,

all‟esterno, percepita come l‟esercizio di una filosofia di vita

particolarmente funzionale.

Le concezioni sciamaniche, che inducono al rispetto, alla

lotta contro il male, alla difesa della dignità, al rifiuto

dell‟ambizione per il potere e il possesso, fanno parte di un

codice laico di comportamento etico che l‟uomo dei nostri

tempi vede spesso calpestato e vorrebbe recuperare.

Oggi, esperti di varie discipline, tra cui perfino gli specialisti

del comportamento alimentare o gli specialisti della formazione

aziendale, spinti dal desiderio di allargare i propri orizzonti

conoscitivi e di confrontarsi con altri modi di pensare, prendono

in considerazione le ideologie sciamaniche, in quanto possono

suggerire spunti interessanti per un miglioramento della vita nelle

odierne società avanzate. D‟altra parte, le concezioni sciamaniche,

che si basano su un sistema di credenze ordinato, ma al tempo

stesso flessibile (Hoppál, 1984, p. 227), sono sopravvissute fino ai

nostri giorni anche perché sono facilmente adattabili sia a forme

2 Massimo Borgatti sta svolgendo, con successo, corsi di formazione manageriale

basandosi sul rafforzamento del potenziale energetico dell‟uomo con metodi che si

riallacciano alla tradizione sciamanica (Borgatti, 2011).

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L‟attualità della tradizione sciamanica 15

di pensiero diverse sia ai dogmi delle grandi religioni.

Ancora, Alfredo, 2013, “L‟incontro con gli sciamani della

Buriazia (Siberia meridionale): un passaggio attraverso miti e

modi di un diverso conoscere”, in Corradi Musi, Carla (a

cura di), Sul cammino delle metamorfosi tra gli Urali e il

Mediterraneo. Dal mito alle trasformazioni sociali, Bologna,

Edizioni CINE//SINE, pp. 180-188.

Ancora, Alfredo, 2014, “Introduzione”, in Devereux, George,

Etnopsicoanalisi complementarista, a cura di Alfredo

Ancora, Milano, Franco Angeli, pp. 7-39.

Borgatti, Massimo, 2011, Sciamanager. La via energetica alla

leadership tra sciamanismo e management, Vicenza, Ed. Il

punto d‟Incontro.

Borgatti, Massimo, 2013, “La concezione sciamanica di energia

e cambiamento applicata ai processi formativi”, in Corradi

Musi, Carla (a cura di), Sul cammino delle metamorfosi tra

gli Urali e il Mediterraneo. Dal mito alle trasformazioni

sociali, Bologna, Edizioni CINE//SINE, pp. 196-204.

Catarsi Dall‟Aglio, Manuela – Corradi Musi, Carla, 1994, “La

via dell‟ambra tra realtà e mito. I La documentazione

archeologica. II Il mito”, in Lewanski, Riccardo Casimiro (a

cura di), La via dell‟ambra dal Baltico all‟Alma Mater,

Moncalieri, C.I.R.V.I., pp. 17-36.

Corradi Musi, Carla, 2007, “Lo sciamanesimo delle origini e le

sue influenze in Europa occidentale”, in Corradi Musi, Carla

(a cura di), Lo sciamano e il suo „doppio‟, Bologna,

Carattere, 2002, pp. 5-18.

Corradi Musi, Carla, 2008, Sciamanesimo in Eurasia. Dal mito

alla tradizione, Roma, Aracne.

Corradi Musi, Carla, 2013, “Il medicine man e i miti della

metamorfosi nelle culture ugrofinniche e siberiane”, in

Corradi Musi, Carla (a cura di), Sul cammino delle

metamorfosi tra gli Urali e il Mediterraneo. Dal mito alle

trasformazioni sociali, Bologna, CINE//SINE, pp. 18-28,

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16 Carla Corradi Musi

225-227.

Hoppál, Mihály, 1984, “Contemporary Forms of Shamanism”,

in Heinze, Ruth-Inge (ed.), Proceedings of the International

Conference on Shamanism, Berkeley, Independent Scholars

of Asia, pp. 226-230.

Speltini, Giuseppina, 2013, “Le trasformazioni nel ciclo di vita:

perdita, destrutturazione, opportunità, acquisizione?”, in

Corradi Musi, Carla (a cura di), Sul cammino delle

metamorfosi tra gli Urali e il Mediterraneo. Dal mito alle

trasformazioni sociali, Bologna, CINE//SINE, pp. 189-195.

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17

Carla Corradi Musi

Cibi e bevande

nella tradizione sciamanica ugrofinnica e siberiana

I caratteri della cultura alimentare delle popolazioni che

vivono in Siberia e nelle zone limitrofe, geograficamente

isolate, sono strettamente connessi con l‟habitat per lo più

ostile, interpretato alla luce del sistema sciamanico di credenze

che da millenni guida i comportamenti della loro vita quotidiana

(Hoppál, 2000, p. 49).

Lo sciamanesimo siberiano è una vera e propria “grammar

of mind and body” (Pentikäinen, 1998, pp. 49-58), che si

rispecchia in ogni codice della cultura, l‟alimentazione

compresa. Secondo quella visione del mondo la realtà ha un

duplice aspetto, quello visibile e quello invisibile: tutti gli esseri

e i fenomeni della natura possiedono una “forza” animata,

un‟energia, che rappresenta il cosiddetto “doppio”, soggetto a

ripetute metamorfosi, senza soluzione di continuità. Ne

discende che il regno animale, vegetale e minerale sono

considerati differenziati solo dal punto di vista dell‟aspetto

esteriore, perché i loro componenti sono dotati di un “doppio”

invisibile, di maggiore o minore forza, che, in un certo senso, li

accomuna. In particolare, molti animali sono ritenuti avere

qualità superiori a quelle dell‟uomo. Basti pensare, a questo

proposito, alla capacità di volare degli uccelli o alla vista e udito

eccezionali degli orsi. Poiché secondo le concezioni animistiche

il rapporto dell‟uomo con il cibo e le bevande si traduce nel suo

rapporto con le energie dei vegetali e degli animali, l‟energia

dei cibi e delle bevande, concepita come “anima”, suscita

particolare considerazione e rispetto.

Lo sciamanesimo è perfettamente rispondente alle esigenze

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18 Carla Corradi Musi

primarie di popolazioni abituate a vivere in stretta dipendenza

dalla natura: esse, per salvaguardare le proprie necessità di

sostentamento, non possono permettersi in alcun modo di

danneggiarla. Anzi, devono preservare l‟equilibrio delle forze

del loro habitat, e per fare ciò devono cercare di conoscere

sempre di più i segreti della natura.

Basterebbe questo aspetto dello sciamanesimo per smentire i

pregiudizi di chi, con un‟ottica errata che ha radici antiche,1 lo ha

considerato un insieme di credenze “primitivo” nel senso negativo

del termine, invece che nel senso corretto di “originario”. In realtà,

le tradizioni sciamaniche fanno parte di un sistema di credenze

profondamente motivato dal punto di vista della rielaborazione

intellettuale.

Esse ci riportano alla memoria, tra l‟altro, gli insegnamenti dei

filosofi e degli scrittori del mondo classico antico: in particolare, la

necessità di conoscere la natura per vivere in accordo con essa,

costantemente sostenuta dalle popolazioni siberiane, è una nozione

che fu con forza propugnata, ad esempio, dagli stoici e da

Cicerone, che nel De legibus giunse a considerare sommo bene

«naturam sequi et eius quasi lege vivere» (I, 21, 56) («seguire la

natura e vivere quasi secondo la sua legge»).

Nello sciamanesimo spicca una stretta connessione tra etica e

cosmologia, ancora presente ai nostri giorni in Siberia, in cui, ora

come un tempo, l‟animismo applicato alla natura determina un

invidiabile rispetto per l‟ambiente. Le società industrializzate

mostrano un notevole interesse nei confronti di questo “eco-

animismo” sciamanico (Hoppál, 2002, p. 28), che risulta di grande

attualità e che, tra l‟altro, influenza il rapporto tra l‟uomo e la sua

alimentazione.

1 Basti pensare, ad esempio, ai “miti” fantasiosi sui popoli lontani e mostruosi della

raccolta Collectanea rerum memorabilium (230-240 d.C. circa), molto letta nel

Medioevo, opera dello scrittore latino Caio Giulio Solino, che, a sua volta, si rifece alla

Naturalis Historia (77 d.C.) di Plinio il Vecchio e al De chorographia (44 d.C. circa) di Pomponio Mela, la più antica geografia latina giunta fino a noi. Neppure le popolazioni

ugrofinniche e siberiane furono immuni da questo processo di denigrazione. I

missionari, i commercianti, i viaggiatori che nel corso dei secoli si avventurarono fra loro ne svalutarono i costumi, non con una reale consapevolezza, ma seguendo i canoni

delle loro società e delle relative istituzioni politiche e religiose.