CU RE · 1 LETTERA DEL RETTORE CUORE del Mondo 5-2016 “Siate santi perché io il Signore vostro...

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5 Anno Ventesimo settembre/ottobre 2016 Periodico di collegamento del Tempio Universale della Devozione al Sacro Cuore DEL MONDO Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abb onamento Postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2 e 3 - Aut. DCB Roma CU RE

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DEL MONDO

Periodico di collegamentodel Tempio Universale dellaDevozione al Sacro Cuore NUMERO 5 - ANNO VENTESIMO - SETTEMBRE/OTTOBRE 2016

in questo numero Direttore responsabileGian Luigi Pussino

Promosso dallaPia Opera del Sacro Cuore

Editore e proprietàIspettoria Salesiana Romano Sarda

CollaboratoriRaffaele Panno, Antonio Sperduti,

Rosamaria Nania, Emma Ciccarelli,Michelangelo Dessi, Chiara Buono,

Fabio Zanadocchio

Direzione, redazionee amministrazione

Via Marsala, 42 - 00185 RomaTel. 06.444.83.403 - 06.444.83.411

Fotografi eBS, ANS, Ispett. Romana

Bruno Gherbassi

Della riproduzione parziale o integrale degli scritti,fotografi e e illustrazioni, non si restituiscono gli originali,

salvo previa intesa con il Direttore.

Pubblicazione bimestrale gratuita.

Registrazione presso il Tribunale di Roman° 00053/97 del 31-01-97

CON APPROVAZIONE ECCLESIASTICA

Diffusione gratuitaSpedizione in abbonamento postale

C/C postale n° 914010

Tipolitografi a Istituto Salesiano Pio XIVia Umbertide, 11 • 00181 Roma

Tel. 06.78.27.819 - [email protected]

Finito di stampare nel mese di Settembre 2016

Associata allaUnioneStampa PeriodicaItaliana

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PIA OPERA DEL SACRO CUORE - Via Marsala, 42 - 00185 Roma

CU REEL MMMMMOOOOOONNNNNDO

pagina 1 Lettera del Rettore

Vita del santuario

4 Sermig all'Arsenale di Torino 5 GMG 2016 a Cracovia 6 Eppure loro sorridono

Cuore in preghiera

8 Primo venerdì nel mese di Settembre 10 Primo venerdì nel mese di Ottobre 12 Primo venerdì nel mese di Novembre

Vita di San Giovanni Bosco

14 La presenza di Maria Santissima Ausiliatrice nella vita di Don Bosco

La famiglia nel cuore

18 Amoris Laetitia: Gli ingredienti dell'amore

20 Settimana della Famiglia

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“Siate santi perché io il Signore vostro Dio

sono Santo” (Lv 19,2)

«Siate Perfetti

come è perfetto

il Padre vostro celeste» (Mt 5,48)

IlDio di Israele è il Dio tre volte “santo”,

la perfezione assoluta, l’ineguagliabile.

Eppure Egli non è geloso della propria

santità, ma ama parteciparla agli uomini

infondendo loro fi n dalla creazione il suo

alito di vita, la sua santità. Essa è dunque,

anzitutto dono di Dio più che conquista

dell’uomo; più che essere frutto di eroi-

smo è segno di accoglienza e di sviluppo

progressivo di quanto il Padre ci dona di

essere.

Nell’Antico Testamento la santità di Dio

è partecipata anzitutto al popolo eletto (“Il

Santo di Israele”) e si rivela come potenza,

gloria, maestà, amore e misericordia che

perdona.

Dio santifi ca il popolo di Israele che eleg-

ge gratuitamente, senza suo merito, a sua

Charlton Heston, nei Dieci Comandamenti

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proprietà stipulando con lui l’alleanza che

richiede al popolo l’obbedienza, il cammi-

nare nelle vie di Dio che sono vie alla santità

che deve manifestarsi nella esistenza con-

creta del credente affi nché

gli altri popoli riconoscano

la santità di Dio.

Il Dio santo rende partecipi

della sua santità persone,

luoghi, tempi, oggetti.

Nel Nuovo Testamento la

santità di Dio si manifesta

in Cristo Gesù, “il Santo di

Dio” che santifi ca e diventa

fonte di santità per i suoi

discepoli e gli uomini offrendo per amore la

propria vita sulla croce.

Mediante il battesimo i credenti, come tral-

ci nella vite, si nutrono e divengono parte-

cipi della vita di Cristo e della sua santità

aprendosi all’azione dello Spirito che porta

a compimento in loro l’opera della salvezza

sostenendoli nel cammino di santifi cazio-

ne in un processo di continua conversione

che li porti ad affermare con Paolo: “Io vivo,

ma non sono più io che vivo, è Cristo che

vive in me” (Gal. 2,20).

La Chiesa nel Concilio Vaticano II afferma

la universale vocazione alla santità: “tutti

coloro che credono nel Cristo, di qualsiasi

stato o rango, sono chiamati alla pienez-

za della vita cristiana e alla perfezione della

carità”. Essa vive l’esperienza della “comu-

nione dei santi” che accomuna quanti han-

no vissuto, vivono e vivranno nella gioia di

professare e testimoniare nella vita di ogni

giorno l’Incarnazione, passione, morte

e risurrezione del Signore Gesù nel quale

è riposta la nostra speranza, anima della

carità.

Nella universale chiamata alla salvezza ri-

scopriamo il volto misericordioso del Padre

Padre Jacques Hamel, sacerdote presso

la chiesa di Saint-Etienne-

du-Rouvray vicino Rouen,

è stato sgozzato da due uomini

mentre stava celebrando la messa.

proprietà stipulando con lui l’alleanza che

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che ci rende partecipi in Cri-

sto del suo amore e della sua

santità che ci aiuta a salutare

ogni nostro fratello o sorella

come “santo di Dio”. È questo

popolo di santi la vera grande

ricchezza della Chiesa.

L’universale chiamata alla san-

tità abbraccia i credenti di ogni

luogo e di ogni tempo, chiama-

ti a vivere la propria vocazione

come persone profondamente

inseriti nella umanità del proprio

tempo all’interno della quale sono chiamati

a vivere la propria appartenenza a Cristo

che si esprime con modalità tipiche del

tempo in cui gli è dato di vivere. Ciò è te-

stimoniato anche dai vari modelli di santità

presenti nella storia bimillenaria della chie-

sa: martiri, pastori, dottori, vergini, religiosi,

re e regine, coniugi, educatori, santi della

carità, santi sociali,… un popolo immen-

so che testimonia la grande e multiforme

azione dello Spirito che, rifuggendo l’uni-

formità, genera sempre nuove e multiformi

modalità di conformazione all’unico Cristo

che ci chiede di essere perfetti come è per-

fetto il Padre nostro celeste.

Una santità che non appartiene

solo agli adulti, ma che abbrac-

cia fanciulli, adolescenti, giovani

aperti all’azione della grazia

del Signore che compie anche

nella loro tenera età grandi

cose.

Una santità che si esprime nell’u-

morismo, nell’allegria e nella gio-

ia, espressioni della presenza del

Signore in noi che, dopo averci chiamati a

condividere la croce e a perderci, ci restitu-

isce pienamente alla vita buona e ricca di

frutti buoni e abbondanti.

Voglia lo Spirito di santità renderci ascoltato-

ri accoglienti della Parola di vita e di santità

donandoci di viverla nella quotidianità nutriti

e fortifi cati dall’Eucarestia, Pane di santità, e

rigenerati alla grazia nell’esperienza del sa-

cramento del perdono sperimentando con

gioia quanto Paolo affermava: “...non sono

più io che vivo, è Cristo che vive in me”!

Don Raffaele Panno

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nera sempre nuove e multiformi

conformazione all’unico Cristo

de di essere perfetti come è per-

re nostro celeste.

à che non appartiene

dulti, ma che abbrac-

, adolescenti, giovani

azione della grazia

che compie anche

tenera età grandi

che si esprime nell’u-

ell’allegria e nella gio-

oni della presenza del

più io che vivo, è Cristo che vive in me !

Don Raffaele Panno

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SERMIG all’Arsenale di Torinoopo un lungo viaggio in autostrada siamo

giunti in piazza borgo Dora, a due passi dal

centro di Torino e scesi dalla macchina l’im-

ponenza e allo stesso tempo la semplicità dell’Ar-

senale, non più di guerra ma di pace, il SER-MIG (servizio missionario giovani). La nostra missione è iniziata l’11 luglio con una speciale

accoglienza per essere il gruppo più variegato per età, provenienza e religione e si è conclu-sa il 15 luglio con un saluto altrettanto speciale e

l’invito a costruire la pace insieme “non solo per

noi...”. Sono stati giorni all’insegna del servizio ac-

compagnati da momenti di fraternità e di preghi-

era. Nell’arco della settimana il gruppo si è diviso

tra i vari servizi: in cucina, smistamento vestiti e

carichi umanitari, intrattenimento dei bambini, lab-

oratorio creativo e manuale, laboratorio di faleg-

nameria durante le mattine, poi nei pomeriggi i più

piccoli di noi Sylvester 18 anni della Nigeria, Ebou

e Boulong 19 anni del

Gambia in un gruppo

accompagnati da suor

Maria José e gli altri, 4 italiani, un guatemalte-co, un’uruguayana, un albanese, un maliano, un senegalese, un gambiano e un ghanese nel gruppo dei più grandi per un momento di con-

divisione sul tema della “sete e delle maschere”, prendendo spunto dal brano del vangelo della Sa-

maritana, che è stato il tema principale di tutto il campo. È stato particolare e arricchente poter

condividere e potersi confrontare con i ragazzi ri-

fugiati che abbiamo accompagnato perché si è

instaurato un clima di rispetto reciproco tant’è che

loro stessi pur non essendo cristiani partecipava-

no ai momenti di preghiera, un clima di fi ducia, di

curiosità,di novità. Vivendo a stretto contatto per

più giorni e grazie agli spunti di rifl essione e alle

domande che spingevano ad interrogarsi su “ciò

che ci dà nutrimento e ciò che crea aridità in noi”,

è calata la maschera che ciascuno tende a portare

nella vita quotidiana, chi per difesa, chi per gioco,

chi perché soffre, chi per la posizione che ricopre.

Tutti eravamo lì con lo scopo di costruire la pace, di vivere la diversità non come un ostacolo o come un limite ma come una ricchezza, un’op-portunità per essere strumento e dono di DIO

e di contribuire a rendere il mondo un luogo più

accogliente, più sicuro, mosso dall’amore. Nella

condivisione fi nale, prima di partire per Colle Don

Bosco, ultima tappa del nostro viaggio in cui abbi-

amo affi dato la nostra benefattrice (colei che ci ha

permesso di essere lì con un cospicuo contributo

economico) a Don Bosco e a Maria Ausiliatrice,

Ebou, Boulong e Lamin hanno ripetuto più volte

che questa bellissima esperienza ha insegnato

tanto e che tornando si sarebbero impegnati per

fare qualcosa per gli altri proprio come avevano

fatto Don Bosco e i fondatori del SERMIG.

Chiara Buono

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“Vacanze” 2016Anche in estate la casa salesiana del Sacro Cuore non si è fermata, proprio come il cuore di Gesù stesso! E, come

spesso accade, la bella stagione si è colorata di esperienze speciali, fuori dall’ordinario e dal quotidiano... dall’E-

state Ragazzi per i bambini e i ragazzi della nostra comunità, al campo di lavoro presso l’Arsenale della Pace di

Torino con giovani rifugiati e non; dalla Giornata Mondiale della gioventù di Cracovia alla partecipazione di una

delle nostre giovani all’esperienza missionaria in Egitto, con altri giovani provenienti da tutta l’Ispettoria salesia-

na. Esperienze di grazia, per formare i nostri giovani, farli rifl ettere, generare in loro il desiderio di fare qualcosa

per un mondo migliore... Esperienze che non hanno impedito di continuare alcune delle nostre proposte più or-

dinarie, nella semplicità del quotidiano, tra l’apertura della Sala Giovani e la distribuzione dei pasti alla stazione

Termini, che, grazie all’impegno di tanti, mai si sono interrotte lungo i mesi estivi. Don Emanuele De Maria

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IOGMG 2016 a Cracoviaal 25 luglio al 2 agosto la comunità giovanile del

Sacro Cuore, 18 ragazzi e 3 religiosi, insieme

ad altre comunità della circoscrizione dell’Italia

Centrale, ha partecipato alla Giornata Mondiale del-

la Gioventù a Cracovia in Polonia. “Beati i miseri-cordiosi perché troveranno misericordia”: è sta-to questo il tema portante della Gmg che ha avuto la sua cerimonia

di apertura martedì pomeriggio 26

luglio al Parco di Blonia di Cracovia:

qui il vescovo locale, il cardinale Sta-

nislaw Dziwiszm ha dato il benve-

nuto ai tanti giovani provenienti da

ogni parte del mondo. È cosi iniziata l’e-sperienza spirituale più intensa che po-

tessi vivere, un concentrato della pa-rola di Dio fatta di ascolto, confronto, preghiera, rifl essione, condivisione, il

tutto grazie alla fede che non conosce i

confi ni geografi ci posti dall’uomo e gra-

zie all’universalità della Chiesa. Presen-

za tanto attesa e vera guida per tutti

quella di Papa Francesco, le sue pa-

role hanno illuminato ciascuno di noi, subito

nel primo incontro ci ha voluto ricordare il motivo

del nostro raduno, “...celebrare Gesù che è vivo in

mezzo a noi...Quale modo migliore per rafforzare

la nostra amicizia con Gesù che condividerla con

gli altri! Quale modo migliore per sperimentare la

gioia del Vangelo che voler “contagiare” la Buona

Notizia in tante situazioni dolorose e diffi cili”: il Papa

ha parlato a noi giovani con il cuore in mano, ci ha

incoraggiato a tenere lo sguardo sempre alto per

saper cogliere l’aiuto, la mano tesa di Gesù pron-

ta a risollevarci sempre, ha saputo scuoterci con

domande ricordandoci che siamo capaci di azio-

ni grandiose, che possiamo costruire ponti e non

muri. Nel discorso di uno degli altri eventi centrali,

la Via Crucis, un al-

tro grande monito

del Papa “Se

uno – che si dice cristiano – non

vive per servire, non serve per vive-

re”. Non solo le parole del Papa, il

Rettor Maggiore Don Angel Fernan-

dez Artime ci ha ricordato come qual-

siasi cambiamento che si vuole parte

da noi, parte dal cambiare il proprio

mondo. E poi le tante parole scambiate

con i compagni di viaggio e con i religio-

si durante il cammino, nel Pellegrinaggio

di Misericordia al santuario di San Gio-

vanni Paolo II e al santuario della Divina

Misericordia. Che emozione essere nella

terra di Santa Faustina e di Giovanni Pa-

olo II, eccezionali apostoli della Divina Mi-

sericordia. È stata poi la volta del Forum del SYM (Salesian Youth Movement) dove i giochi, la cena,

la preghiera hanno dato vita ad un enorme oratorio.

Il canto ha contribuito a rendere ogni celebrazione,

catechesi, pellegrinaggio speciale: “Beato è il cuore

che perdona” è stato l’inno della Gmg cantato e ri-

cantato senza sosta, senza noia, perché è vero, un

cuore che perdona “Misericordia riceverà da Dio in

cielo”. Dopo il cammino verso il Campus Misericor-

diae, allestito appositamente per la veglia notturna e

per la messa conclusiva della Gmg, attraverso il sa-

cramento della confessione presieduta dai Salesiani

che ci hanno accompagnato e sostenuto, ciascuno

si è potuto riconciliare con Dio per poi affi dare, nell’a-

dorazione del Santissimo Sacramento, le proprie in-

tenzioni, paure, gioie, ringraziamenti al Signore con il

tramonto che lasciava il posto alla notte illuminata da

infi nite candele di speranza. Far rivivere tutto quanto

è stato imparato attraverso la Gmg in ogni momen-

to della giornata è l’impegno che mi farà provare la

“pazzia” del nostro Dio perché tutti noi giovani pos-

siamo lasciare la nostra impronta nella vita ed essere

protagonisti.

Rosamaria Nania

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no – che si dice cristiano – non

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tro grande monito

del Papa “Se

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IO Eppure loro sorridono!Ferragosto alternativo a Il Cairo

uando si pensa al giorno di Ferrago-

sto vengono in mente il mare o i mon-

ti, i tuffi tra le onde o le passeggiate

immersi nella natura. Di certo l’immaginario

collettivo non si sposta sugli Zabbalin, che

il gruppo italiano in missione al Cairo ha

avuto modo di conoscere proprio nel gior-

no dell’Assunzione di Maria.

Facciamo un po’ di chiarezza. Gli Zabba-

lin – letteralmente “monnezzari” – sono una

comunità cristiana che vive in diverse aree

della Grande Cairo e si occupa di racco-

gliere e riciclare (a mano) i copiosi fl ussi di

immondizia della capitale egiziana. La più

grande comunità di Zabbalin risiede sotto

il monte Muqattam, sul quale sorge la mo-

schea monumentale di Mehmet Ali Pashà.

L’impatto con l’enclave degli “monnezzari”

è stato fedele alle aspettative del gruppo:

piccole mani si infi lavano rapidamente nei

sacchi di rifi uti, estraendo plastica, vetro,

carta e quant’altro. I pick-up gravidi di im-

mondizia procedevano lenti nelle strade dal

fondo precario. Sciami di mosche e odori

diversi facevano da sfondo al contesto.

Il signor Fawzi, salesiano coadiutore, ha

accompagnato i ragazzi nell’opera ge-

stita dalle suore di Madre Teresa, che in

quell’ambiente così distante dalla civiltà

europea si occupano di bambini e mala-

ti, le categorie più deboli di una comunità

problematica. Il loro è l’unico asilo gratuito

della zona, gli Zabbalin ci portano i bam-

bini che sono troppo piccoli per lavorare.

In ogni stanza ci sono delle operatrici che

accudiscono i fi gli degli “immondezzari”,

dai cinque anni in giù. Nell’ultima stanza ci

sono creature partorite non più tardi di un

anno fa, alcuni di loro sono denutriti. Alcuni

dei ragazzi italiani si chinano, prendono in

braccio i bambini e gli danno la pappa.

Uscire non è semplice, il bombardamen-

to emotivo è appena iniziato, ma si è già

tradotto in una pasta collosa che tiene i

ragazzi attaccati agli sguardi curiosi delle

decine di bambini accuditi nella struttura.

Una volta usciti fuori, Fawzi guida il gruppo

lungo le stradine della Garbage City fi no a

una struttura gestita da alcune suore cri-

stiane ortodosse, Congregazione di Nostra

Signora di Sion. Si tratta di un edifi cio di

quattro piani: appena entrati ci sono due

aule di scuola materna, mentre nei piani

superiori le religiose si occupano degli an-

ziani e dei malati. Il tutto è nato dalla

fede incondizionata di suor Em-

manuelle, che da una base di

quattro piani: appena entrati ci sono due

aule di scuola materna, mentre nei piani

superiori le religiose si occupano degli an-

ziani e dei malati. Il tutto è nato dalla

fede incondizionata di suor Em-

manuelle, che da una base di

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partenza irrisoria è riuscita a costruire ospi-

zi, ospedali e scuole. Queste ultime hanno

cambiato radicalmente il modo di vivere in

questi paraggi: il programma di scolarizza-

zione di suor Emmanuelle ha favorito un

miglioramento sostanziale della condizione

di vita, soprattutto nell’atteggiamento delle

persone, che prima chiedevano l’elemosi-

na per strada e ora cercano di vivere un’e-

sistenza dignitosa.

Dopo l’incontro con le suore ortodosse

il gruppo è tornato in strada. Lo schema

di lavoro non subisce interruzioni: gli uo-

mini spostano i sacchi di rifi uti all’interno

dei piano terra dei palazzoni

privi di fi nestre, le donne

e i bambini li aprono e li

smistano. La presen-

za di occidentali tra i

cumuli di immondizia

desta curiosità, è mer-

ce rara da queste par-

ti, ma nei confronti del

gruppo non c’è astio e

le persone rispondono

ai sorrisi coi sorrisi. Dopo

qualche minuto di passeg-

giata cominciano ad avvicinar-

si dei bambini: loro soprattut-

to sono incuriositi dall’insolita

presenza, ma non sono affatto

impauriti. In molti vogliono fare

una foto, stringere la mano o semplice-

mente guardare da vicino.

Non c’è molta differenza con i negozi e le

attività commerciali presenti in altri quartieri

del Cairo, anche qui i macellai espongono

la propria merce all’aria aperta, ma questa

è una zona cristiana: ce lo ricordano gli af-

freschi, le croci, le effi gi dei vescovi orto-

dossi e la carne di maiale, merce rara nella

capitale africana.

Una volta tornati sul pulmino, complice la

stanchezza, non c’è molta voglia di parlare.

Per uscire da Garbage City e tornare nel

traffi co cairota ci vogliono pochi minuti, ma

tornare alla “normalità” egiziana non can-

cella le decine di interrogativi nati tra l’im-

mondizia degli Zabbalin.

Garbage City sembra un inferno ai nostri

occhi, le condizioni igieniche drammatiche

in cui versa questa comunità fanno veni-

re i brividi. I bambini giocano con i rifi uti,

sporcandosi da capo a piedi, non sempre

con le scarpe ai piedi. La frutta, la verdu-

ra, il pane e tutto ciò che viene ingerito si

trovano su banchi improvvisati ai bordi del-

le strade, circondati dalla “monnezza”. Le

prospettive di vita sembrano miserrime e

miserabili. Eppure loro sorridono, sembra-

no essere sereni nella loro quotidianità.

Non si può pensare di comprendere il mondo

restando nelle proprie categorie di pensiero.

Fabio Zenadocchio

il gruppo è tornato in strada

di lavoro non subisce interru

mini spostano i sacchi di rifi

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privi di fi nest

e i bambini

smistano.

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Primo venerdì del mese di Settembre

LA PAROLADal Vangelo secondo Luca (16, 1-13)

per meditare...

Valore delle ricchezze“non è cattivo l’oro, che ha creato Dio, ma cattivo è l’uomo avaro”. (Sant’Agostino, Commento ai

Salmi, 136, 13)

“In realtà, non è male il possedere: il male sta nell’essere posseduti”. (Sant’Agostino,

Discorsi, 301/A/5)

Scriveva Sant’Ilario di Poitiers, nel Commento al Vangelo di Matteo, 19,9: «Non è un crimine possedere, ma possedere senza rispettare la misura».

Essere o/e Avere?“C’è la tentazione di pensare che il non «avere» più niente, equivalga a non «essere»

più niente. E infatti la tendenza della vita naturale è quella di iden-tifi carsi con ciò che uno ha. In realtà, al contrario,

il sacrifi cio sta a dimostrarci in concreto la possibilità che ha l’essere di affermarsi come trascendente all’avere. Qui sta il signifi cato del martirio: esso ne è la testimo-nianza”. (Gabriel Marcel)

“Finché viviamo nell’egoismo, siamo quelli che ancora oggi vivono «prima di Cristo». (Benedetto XVI)

“Le cose di questo mondo non sono altro che terra. Fan-ne un mucchio sotto i tuoi piedi, e ti ritriverai più vicino al cielo”. (Josemaria Escrivà de Balaguer)

Diceva anche ai discepoli: «C’era un uomo ric-co che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazio-ne, perché non puoi più essere amministratore. L’amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: Tu quanto devi al mio padro-ne? Quello rispose: Cento barili d’olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I fi gli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei fi gli della luce.«Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la iniqua ricchezza, perché quand’essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne.«Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto. Se dunque non siete stati fedeli nella iniqua ricchezza, chi vi affi derà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?«Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire a Dio e a mammona».

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Primo venerdì del mese di Settembre

per pregare...

frasi da ripetere

In questo meseLeggiamo:• Vangelo secondo Luca

(capp. 6-7-8-9-15-16).

Preghiamo:• Fare bene e con attenzione il

Segno di Croce.• Preghiere a Gesà Crocifi sso.

Intenzione:• Perché ogni cristiano constribuisca al bene

comune.• Per il rispetto del creato

e di tutte le creature.

• Signore, dammi ciò che è necessario a una vita dignitosa. • Signore, dammi un cuore grande e amico del prossimo.

Tutto è tuo dono“Ma tutte le cose sono doni del mio Dio,non me le sono date da me stesso:sono beni e, tutte insieme, costituiscono il mio io.Dunque è buono colui che mi ha fatto, anzi è il mio stesso bene,e io gioisco di tutti i suoi beni.Dei quali anche da fanciullo era fatta la mia esistenza.In questo io peccavo, nel fatto di cercare non in lui,ma nelle sue creature:e così incappavo in sofferenze, umiliazioni, errori.Ti ringrazio, mia dolcezza, mio vanto, mia fi ducia,ti ringrazio, mio Dio, per i tuoi doni; ma tu conservameli.Così conserverai anche me,e le cose che mi hai donato cresceranno e si perfezioneranno,e io stesso vivrò,perché è tuo dono anche le possibilità di esistere”.

(Sant’Agostino)

Quanto ho è tuoO Dio, Padre mio, tienimi lontano dall’egoismo;quanto possiedo l’ho avuto da te.Aiutami,in modo che io possa riconsegnarlo accresciuto di merito e di buone operedi amore verso te e il mio prossimo...

(Shyama Kant Shukla)

CUOREdel Mondo

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Primo venerdì del mese di Ottobre

LA PAROLADal Vangelo secondo Luca (18, 9-14)

Disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. II fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo.II pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico: questi tornò a casa sua giustifi cato, a differenza dell’altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato».

per meditare...“Non ti allontanare, Signore; stammi vicino. A chi stai

vicino, Signore? A coloro che hanno il cuore contri-to. Stai lontano dai superbi, vicino agli umili. Ma non credano i superbi di potersi nascondere ai tuoi occhi; da lontano tu riconosci chi si insuperbisce. Riconoscevi da lontano il fariseo che si vantava, e da vicino soccor-revi il pubblicano che si confessava peccatore.Quello vantava i suoi meriti e nascondeva le sue ferite; questi non vantava i meriti e mostrava le ferite. Era venuto dal medico, sapeva di essere ammalato, sapeva che doveva essere guarito; non osava levare gli occhi al cielo, si percuoteva il petto, non perdonava a se stesso

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Primo venerdì del mese di Ottobre

per pregare...Dinanzi alla colpa

Mio Dio, com’è duro avere torto! E accettarlo così;

senza cercare scuse, senza cercare di fuggire

questo peso dell’atto compiuto,

senza cercare di addossarlo ad altri,

o alla società, o al caso, o alla cattiva sorte,

Senza cercare dieci ragioni valide,

dieci spiegazioni prolisse per provare agli altri,

e soprattutto a se stessi,

che sono le cose che hanno torto,

e che il mondo è fatto male.

Com’è duro accettare di aver torto!

Senza adirarmi perché nella mia autodifesa

M’intrappolo sempre più,

portando argomenti che non reggono.

Senza voler ad ogni costo essere infallibile,impeccabile;

e che ancora?

Signore, liberami dalla paura dinanzi alla colpa

Di cui debbo portare le conseguenze.

(Lucien Jerphagnon)

frasi da ripetere

In questo meseLeggiamo:• Vangelo secondo Luca

(capp. 16-17-18-19).

Preghiamo:• Santo Rosario• Preghiera alla Madonna• Preghiere per le missioni.

Intenzione:• Perché la Giornata Missionaria Mondiale

richiami i cristiani ad evangelizzare il mondo, specialmente l’Europa.

• Signore, che io come il pubblicano ricosca le mie colpe. • Signore, liberami dalla superbia e dell’auto suffucienza

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per essere da lui perdonato, riconosceva le sue colpe perché gli fossero rimesse, si percuo-teva perché lui lo perdonasse...O Signore, lungi da me il credermi giusto,... a me spetta gridare, a me conviene gemere.Confessare, non ascoltarmi, non vantarmi, non gloriarmi dei miei meriti, perché anche se ho qualcosa di cui essere lieto, che cosa ho che non abbia ricevuto?”

(Sant’Agostino d’Ippona, Esposizione sui Salmi, 39,20).

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Primo venerdì del mese di Novembre

LA PAROLADal Vangelo secondo Giovanni (6, 37-40)

Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, perché sono disceso

dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui

che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è

la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno.

– “È una partenza quella che tu credi essere una morte. Non devi piangere chi ti precede ma rimpiangerlo sì, se lo vuoi. La pazienza ti

deve temperare questo rimpianto: perché infatti dovresti piangere senza alcuna moderazione la partenza di colui che ben presto seguirai?”. (Tertulliano, La pazienza, 9,5)

– “Viveva ieri, oggi non c’è più: poco prima si vedeva, ora non si vede più. Viene portato quest’uomo al sepolcro; ognuno torna poi a casa triste, e dimentica subito: Si dice: «L’uomo è veramente un nulla!»: E questo lo dice l’uomo stesso, e non sa correggere l’uomo, affi nché non nulla, ma qualcosa sia l’uomo”. (Gabriel Marcel, ricordando la madre)

– “Io penso che questo momento della morte, al di là delle manifestazioni accessibili ai nostri occhi umani, deve procurare un incontro abbagliante con il tutto di Dio, che si avvicina al nulla del mondo, che si ritira”. (P. Benoit)

– «Non affl iggerti per chi muore. Quale assurdo: credere in un paradiso eterno e poi com-piangere chi ci va?». (San Giovanni Crisostomo)

– «o non muoio, entro nella vita. Non è la morte che verrà a cercarmi, ma il buon Dio». (Santa Teresa di Lisieux)

LA PDal Va

Tutto ciòviene a m

dal cielo nColui che m

che mi ha mandmi ha dato, ma lo

la volontà del Padin lui abbia la vita et

– “È una partenza quellapiangere chi ti precede ma

deve temperare questo rimpianto: perché infatti d

CUOREdel Mondo

5-2016

per meditare...Annibal Carracci:“Resurrezione di Cristo” (1593)

Musée du Louvre, Parigi.

(part.)

Primo venerdì del mese di Novembre

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per pregare...Ancoriamoci con i defuntiSignore, la morte è un mistero che sgomenta

E non può non essere buono

Per il fatto che non lo capiamo.

Per non lasciarci travolgere

Bisogna andare di là con chi va,

invece di fi ssare il vuoto che è rimasto di qua

e che cerca d’inghiottirci.

In fondo, è più pietà per noi,

più che per i nostri, che sono nella pace eterna.

Ancoriamo il cuore alla preghiera.

Non cerchiamo di capire,amiamo...

I morti vogliono questo da noi”.

(Primo Mazzolari)

frasi da ripetere

In questo meseLeggiamo:• Vangelo secondo Luca

(capp. 20-21-22-23).

Preghiamo:• Eterno riposo, Rosario

e preghiere per i defunti.• Visita ai cimiteri.

Intenzione:• Perché i cristiani siano accoglienti verso i

sofferenti.

• Signore, dacci la pace• Signore, dopo questa vita. donaci la vita senza tramonto

“...dopo il fi orire e il declinare della vita

L’inverno, o Dio, è la tua eternità.

E sulla neve candide danze di angeli

e carole di santi luminosi,

che non lasciano impronta.

Aprici gli occhi, o Dio,

facci vedere ciò che non si vede,

facci danzare coi beati e guardare i tuoi occhi:

più vasti di una piana innevata,

più bianchi di un gelido novembre,

più caldi di un fuoco acceso,

in una notte d’inverno.

(Adriana Zarri)

frasi da ripetere

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CUOREdel Mondo

5-2016

La presenza di Maria Santissima Ausiliatrice,

nella vita di Don Bosco

lntroduzione: la presenza di

Maria Santissima, soprattut-

to sotto il titolo di Ausiliatrice,

è essenziale nella vita e nella

esperienza religiosa di Don

Bosco: fin da ragazzo, picco-

lo “saltimbanco” ai Becchi, e

a Chieri, “fondatore della So-

cietà dell’Allegria”, Giovanni

iniziava e concludeva i suoi

spettacoli nel nome di Ma-

ria: «Quando tutto

era pronto e molti

spettatori attende-

vano ansiosi l’inizio,

invitavo tutti a reci-

tare il Rosario e a

cantare un canto

sacro». [G. Bosco,

MO. p. 21]. «AII’inizio e al ter-

mine della scuola, recitavamo

una breve preghiera e l’Ave

Maria. Nei giorni di festa gli

alunni si riunivano in una chie-

sa fissata dall’autorità scolasti-

ca. Ascoltavamo alcuni minuti

di lettura spirituale e cantava-

mo l’ufficio della Madonna...».

[G. Bosco, MO. p. 41].

Sogno dei nove anni è sostan-

zialmente un “sogno mariano”:

Giovannino riceve da Gesù la

Madre celeste e la Maestra.

Devozione “dinamica” di Don Bosco alla Madonna: la de-vozione di Don Bosco alla Madonna non è statica, ma si adatta alle esigenze dei tempi e si aggiorna continuamente anche nei titoli: Consolatrice/Consolata-lmmacolata-Ausi-liatrice.

La Consolata

e/o Consolatrice:

è il santuario mariano più caro

ai Torinesi e il più frequenta-

to da Don Bosco al tempo

dell’Oratorio “itinerante”; detto

generalmente “La Consola-

ta” dovrebbe essere intitolato

“Santuario della Madonna del-

la Consolazione”.

Le origini risalgono al IV seco-

lo, soprattutto la cripta con la

Cappella della Madonna delle

Grazie; l’immagine venerata

attualmente è una copia di

Antoniazzo Romano della Ma-

donna “salus Populi Romani”

venerata a Santa Maria del

Popolo e portata a Torino dal

card. della Rovere, come ha

dimostrato Secondo Pia. La

copia è del XV secolo [origina-

le del XIV].

Don Bosco aveva pregato da-

vanti all’immagine della Con-

solata, quando da seminarista

veniva a Torino e vi aveva cele-

brato la 2° Messa [7-VI-1841]

“per ringraziare la gran Vergine

Maria degli innumerevoli favo-

ri, che mi aveva ottenuto dal

suo divin Figliuolo Gesù”. [M0,

115].

Durante gli studi al Convitto e

nei primi anni dell’Oratorio ve-

niva spesso con i ragazzi: il 20

giugno, festa della Consolata,

partecipava coi ragazzi alla

processione e animava con

canti la festa. Per Don Bosco

la Consolata era la Consola-

trice: il25 novembre 1856 su-

bito dopo la morte di mamma

Margherita, alle tre del mat-

tino, con Giuseppe Buzzetti,

si recò alla Consolata a cele-

brare la Messa per la Mamma

nella cripta;poi, a lungo rimase

in preghiera davanti all’imma-

gine della Madonna; poi disse,

come riferiscono le MB.: «Io e

i miei figliuoli siamo ora senza

madre quaggiù; siate voi per

lo innanzi in particolar modo

la Madre mia e la Madre loro».

[MB. V. 566].

a: «Quando tuttoria

era

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MO p 21]

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Testimonia questa grande de-

vozione alla Consolata-Con-

solatrice dei Torinesi, il gesto

dell’arcivescovo Lorenzo Ca-

staldi, che il 24 marzo 1883

si recò al santuario dicendo:

«andiamo a trovare la nostra

cara Madre, a metterei sotto il

suo manto».Il mattino seguen-

te, Pasqua di Risurrezione l’ar-

civescovo moriva improvvisa-

mente e serenamente.

MARIA IMMACOLATA:

anni 1852-1860 circa.

In questo periodo di consoli-

damento dell’Oratorio di Val-

docco [nascita dei laboratori,

delle Scuole umanistiche e

dell’Ospizio o “Casa Annes-

sa”] la Vergine viene sem-

pre più invocata con il Titolo di lmmacolata; il motivo è chiaro: nel mondo cristiano si parla sempre più del dog-ma dell’Immacolata Conce-zione proclamato dal Papa Pio IX l’8 dicembre 1854.Nell’Oratorio l’8 giugno 1856,

intorno a Domenico Savio,

una decina di ragazzi fondano

la “Compagnia dell’Immaco-

lata Concezione”, di cui Don

Bosco accetta le fi nalità e il re-

golamento. Lo scopo: procu-

rarsi la protezione della Vergine

in vita e soprattutto, in morte.

Mezzi proposti dal Savio: promuovere pratiche di pietà

in onore dell’Immacolata e la

frequente comunione.

Alcuni anni dopo [1858] le

apparizioni dell’Immacolata a

Berbadette Soubirous a Lour-

des-Massabielle potrebbero

forse avere avuto qualche eco

anche a Torino, rafforzando la

devozione all’lmmacolata. Pro-

babilmente le voci sono arriva-

te più tardi [Don Bosco scrive

nel 1873 «Le maraviglie della

Madonna di Lourdes»]. lntanto

nel1858 Don Bosco scrisse «Il

mese di maggio consacrato a

Maria SS. Immacolata».

MARIA AUSILIATRI-

CE dei CRISTIANI:

dal 1868 Don Bosco parla di Maria, con il titolo quasi unico di «Ausiliatrice». Negli

scritti e negli inter-

venti orali Don Bosco

insiste sul titolo «Ma-

ria Ausiliatrice», «Maria

aiuto dei Cristiani», titolo già

presente nelle Litanie laureta-

ne del secolo XVI, ma poco

usato nelle invocazioni del po-

polo cristiano. A Torino vi era

una confraternita dell’Ausilia-

trice presso la chiesa di San

Francesco da Paola. Dal 1815

Pio VII liberato dalla prigionia

napoleonica aveva istituito la

Festa di Maria Ausiliatrice da

celebrarsi il 24 maggio.

Nel 1862 un nuovo evento di-

vulgava la devozione all’Ausi-

liatrice: nella chiesa “diruta” di

San Bartolomeo di Fratta,

zona nel territorio di Spoleto, la

Madonna era apparsa a un

bambino di 5 anni: iniziarono

pellegrinaggi favoriti dal ve-

scovo Mons. Giovanni Batti-

M

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t

riaIl Santuario della Consolata in una cartolina del 1936

Icona custodita nella cripta del Santuario della Consolata

Nei pressi di Montefalco, nell’Arcidiocesi di Spoleto, la Beata Vergine si degnò di apparire più volte a un fanciullo di cinque anni Federico Cionchi, detto Righetto

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sta Arnaldi, che decretò che

l’immagine fosse invocata sot-

to il titolo di «Auxilium Christia-

norum». L’arcivescovo diede

le motivazioni di questa devo-

zione: “L’Ausiliatrice è un astro

fulgido che brilla nella caligine

dei tempi, protettrice della

Chiesa cattolica, Consolatrice

del Romano Pontefice, vilipe-

so e osteggiato in ogni modo

dai nemici della fede, batta-

gliera fortissima, terrore dell’in-

ferno, salvatrice del popolo

fedele, rifugio dei tribolati, spe-

ranza di sollecito trionfo della

Chiesa e dell’Augusto suo

Capo”.

A Torino il giornale cattolico

“L’Armonia” diede ampio ri-

salto ai fatti di Spoleto: non

sfuggì sicuramente a Don Bo-

sco la relazione «Consolatrice»

«Ausiliatrice» fatta da Mons.

Arnaldi, senza essere proba-

bilmente al corrente della de-

vozione speciale dei Torinesi

alla Consolata-Consolatrice.

Don Bosco già prima del 1862

parlava di Ausiliatrice: nel

“Mese di maggio” del 1858

aveva insisisto sul titolo «Ma-

ria Auxilium Christianorum»,

per indicare l’azione efficace

in vita, ma soprattutto in

morte, dell’intervento di

Maria: «sarà un capita-

no terribile che a guisa

di un ordinato esercito

reprimerà gli assalti del

nemico infernale».

Quando Don Bosco

pensò di costruire una

grande Chiesa, subito

pensò, come ci ricorda

Giovanni Cagliero, uno

dei primi collaboratori,

poi diventato vescovo e cardi-

nale, di dedicarla a Maria Au-

suiliatrice:

«nel 1862 Don Bosco mi disse

che meditava l’erezione di una

grandiosa chiesa degna della

Vergine SS.». «Sinora – sog-

giungeva – abbiamo celebrato

con solennità e pompa la festa

dell’Immacolata, e in questo

giorno sono cominciate le pri-

me nostre opere degli oratori

festivi. Ma la Madonna vuole

che la onoriamo sotto il titolo di

Maria Ausiliatrice: i tempi cor-

rono tristi che abbiamo proprio

bisogno che la Vergina SS. ci

aiuti a conservare e difendere

la fede cristiana.

[nostrao sottolineoturo]. E sai

un altro perché?

«Credo – risposi – che sarà la

chiesa madre della nostra fu-

tura congregazione e il centro

dal quale emaneranno tutte le

altre opere nostre a favore del-

la gioventù». «Hai indovinato –

mi disse –: Maria Ausiliatrice è

la fondatrice e sarà la sosteni-

trice delle nostre opere». [MB.

Vl1, 334].

Nell’Opuscolo “Maraviglie

della Madre di Dio invocata

sotto il titolo di Maria Au-

siliatrice” [1868] spiegava il

motivo di tale titolo:

«Il bisogno oggi universalmen-

te sentito d’invocare Maria non

è particolare, ma generale;

non sono più tiepidi da infer-

vorare, peccatori da conver-

tire, innocenti da conservare.

Queste sono cose sempre utili

in ogni luogo, presso qualsiasi

persona. Ma è la stessa Chie-

sa Cattolica che è assalita. È

assalita nelle sue funzioni, nelle

sacre sue istituzioni, nel suo

Capo, nella sua dottrina, nella

sua disciplina; è assalita come

Chiesa cattolica, come centro

della verità, come maestra di

tutti i fedeli. Ed è appunto per

meritarsi una speciale prote-

zione del Cielo che si ricorre a

Maria, come Madre comune,

come speciale ausiliat rice dei

Re, e dei popoli cattolici, come

cattolici di tutto il mondo». [G.

Bosco, OE 20, 198-199].

“Monumenti viventi”di Don

Bosco a Maria Ausiliatrice:

i monumenti di Don Bosco a Maria Ausiliatrice sono rea-lizzati soprattutto da «esse-ri viventi», «di pietre vive» e precisamente:• 1869: inaugurato l’anno precedente il Santuario di Maria Ausiliatrice, Don Bo-sco istituì, scrivendone gli statuti, “Associazione de’ divoti di Maria Ausiliatrice”, approvata dall’arc. Riccardi e poi da Papa Pio IX.• 1875: “0pera di Maria Au-siliatrice per le vocazioni allo stato ecclesiastico”; il 22 feb-

braio 1875 nel Nono Viaggio a

Roma Don Bosco pose il pro-

blema a Pio IX delle “vocazionii

adulte”, che non potendo fre-

quentare i seminari non aveva-

no molte possibilità di arrivare

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Torino, Basilica di Maria Ausiliatrice

La statua di Maria Immacolata collocata da Don Bosco sul vertice della Basilica di Maria. Ausiliatrice. È alta quasi quattro metri.Il volto della Madonna “è assai maestoso e insieme pieno di dolcezza”

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al sacerdozio; il papa incaricò

una commissione per studiare

il problema. ll 9 maggio 1876

un breve pontifi cio approvava

I’Opera. ll salesiano più famo-

so di questa categoria è Don

Filippo Rinaldi. 3° successore

di Don Bosco. Nel1877 “L’O-

pera ... “riceve lo statuto de-

fi nìtivo, dopo l’ approvazione.

• FMA [Figlie Maria Ausi-liatrice]; confondatori: Don Bosco e Madre Maria Do-menica Mazzarello [Morne-

se, 1872].

1878: “Regole o Costituzio-ni per l’Istituto delle Figlie di Maria SS. Ausiliatrice”. Le

FMA hanno gli stessi impegni

per le ragazze, degli SDB per

la gioventù maschile.

Maria Ausiliatrice,

la “Madonna di Don Bosco”:

tre momenti signifi cativi da ri-

cordare adeguatamente!

Aprile 1884:Don Bosco per la prima volta

accettò di essere intervistato

a Roma dal Corrispondente

del “Journal de Rome” [inter-

vista pubblicata il 25-IV]:

domanda: «per quale mira-

colo ha potuto fondare tante

case?».

Risposta: «ho potuto fare più

di quello che speravo, ma il

come non lo so neppure io.

La Santa Vergine, che cono-

sce i bisogni dei nostri tempi,

ci aiuta... ».

domanda: «permette un’in-

discrezione:di miracoli ne ha

fatti altri?».

Risposta: «io non ho mai pen-

sato che a fare il mio dovere.

Ho pregato e ho confidato nel-

la Madonna». [MB. XVII, pp.

84-85].

Aprile 1885: Don Bosco presente a Nizza

Monferrato per la vestizione e

le Professioni delle FMA, viene

invitato a dire qualche parola al

termine.

Don Bosco: «Dunque, voi vo-

lete che vi dica qualcosa. Se

potessi parlare quante cose

vorrei dirvi! Ma sono vecchio,

vecchio cadente, come vede-

te. Voglio solo dirvi che la Ma-

donna vi vuole molto, molto

bene. E, sapete, essa si trova

qui in mezzo a voi».

Don Bonetti [gli fa da megafo-

no): «Don Bosco vuoi dirvi che

la Madonna è vostra Madre».

Don Bosco: «No! No! Voglio

dire che la Madonna è proprio

qui, in questa casa e che è

contenta di voi».

Don Sonetti [traduce]. «Don

Bosco vuoi dire che se sarete

brave la Madonna sarà con-

tenta di voi».

Don Bosco [un po’ spazientito

e rasseganto]: «Ma no! Ma no!

Voglio dire che la Madonna è ve-

ramente qui, qui in mezzo a voi!

La Madonna passeggia in questa casa e la copre con il suo manto».

16 maggio 1887:Don Bosco celebra all’Altare

di Maria Ausiliatrice nel tempio

del Sacro Cuore, piangendo in

modo irrefrenabile; al segreta-

rio D. Viglietti, che gli chiede-

va se stesse male risponde:

«Aveva così viva, innanzi i miei

occhi, la scena di quando dai

nove ai dieci anni sognai della

Pia Società, e vedeva e udiva

così bene la mia mamma e i

miei fratelli quistionare sul so-

gno, che non poteva andare

avanti nel Santo Sacrifizio... A

suo tempo tutto comprende-

rai!». Nel sogno la Vergine gli

aveva annunciato che a suo

tempo avrebbe compreso tut-

to! Ora, circa 62 anni dopo,

aveva capito! La sua opera

era compiuta!

Conclusione: Don Bosco

così parlò: «Solo in cielo noi

potremo, stupefatti, conosce-

re ciò che ha fatto Maria San-

tissima per noi, e le volte che ci

ha scampati dall’inferno; e ne

ringrazieremo per tutti i secoli

eterni ... Ah se tanto io, come

voi cari figliuoli, avessimo avu-

to più fede, più confidenza in

Dio e Maria SS. Ausiliatrice,

migliaia di più sarebbero state

le anime da noi salvate!», [No-

terelle di Don Rua agli Eserci-

zi Spirituali 1871, riportate da

Don Amadei, MB. X, 1078].Don Antonio Sperduti

o,

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Roma, Basilica del Sacro Cuore, Altare di Maria Ausiatrice

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AMORIS LAETITIA:

Gli ingredienti dell’amoreiamo fatti per amare, no-

nostante noi” cita una

canzone di Nek. Si, il

nostro essere è ontologica-

mente fatto per amare e per

essere amato. È l’amore che

ci portiamo dentro, l’amore ri-

cevuto e quello che siamo di-

sposti a donare. Fin dalla na-

scita abbiamo fame d’amore e

non possiamo viverne senza.

Siamo in un epoca in cui – con

una certa ostentazione – riteniamo tutti di

sapere abbastanza sull’amore e di poter

dare lezioni di vita. Non accettiamo facil-

mente che, nel defi nire questo concetto,

altri possano metterci dei paletti. Nell’im-

maginario collettivo l’amore è uno spazio

di libertà e di massima espressione di sé,

ed oggi – nei messaggi mandati dai mass

media – viene presentato sempre come un

sentimento “bello fi nché dura” come di-

rebbe Carlo Verdone. Alcuni ritengono che

tale libertà sia talmente ampia da arrivare a

celebrare ipotetici matrimoni con se stessi

o con il proprio cane.

Il narcisismo dominante fatica ad incontra-

re l’altro, “il benessere si è mangiata l’at-

tenzione all’altro” dice Claudio Risé, e, in

questo modo, è come se avessimo perso

le coordinate per orientarci, per capire quali

sono i gesti che costruiscono l’amore.

“La parola “amore” molte volte appare

sfigurata” ci conferma Papa Francesco.

Il volto sfi gurato dell’amore è percepibile

per i frutti di infelicità e tristezza che pro-

duce, per la fame di vita e di relazioni, ma

allo stesso tempo per la paura di rischia-

re, di mettersi in gioco. Il volto dell’amore

è sfi gurato quando lo confondiamo

con la passione, con il sentimento,

quando lo leghiamo a delle idee, ad

illusioni o a “sensazioni”.

Nella esortazione apostolica “Amo-

ris Laetitia” (di seguito in breve AL) il

Santo Padre ci accompagna amo-

revolmente alla riscoperta della

bellezza dell’amore nel matrimonio

e ci dice che “la grazia del sacra-

mento del matrimonio è destinata

prima di tutto «a perfezionare l’amore

dei coniugi»” (AL 89).

Matrimonio e amore sono dunque elementi

intimamente legati. Come mai? L’amore è

sempre una tensione un essere per, che ci

trova fragili e imperfetti. Per quanto possia-

mo contare sulle nostre forze e sulla nostra

volontà l’amore dei coniugi rimane sempre

un mistero ed una grazia.

L’amore per crescere e radicarsi ha biso-

gno di un contesto stabile, di un tempo

necessario e di una promessa di fedeltà

tra i coniugi. Sono quegli spazi che con-

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sentono alla coppia di mettersi in gioco e di

sperimentare le proprie capacità di amare

nella consapevolezza che l’amore per cre-

scere e maturare ha bisogno di tempo e di

dedizione, di impegno reciproco e di acco-

glienza.

Ad una vita che rinuncia ad esprimersi in

quanto costruita su idee di perfezione,

Papa Francesco preferisce una vita im-

perfetta e fragile che si mette in viaggio

per raggiungere le vette dell’amore, è più

virtuoso il processo che si innesca che il

traguardo. Una lettura questa molto più

concreta e realistica dell’amore, che parte

dalla realtà delle persone e dalla loro im-

perfezione.

Non è una cosa facile imparare ad amare,

richiede tempo, pazienza, disponibilità a

mettersi in ascolto dell’altro e molta consa-

pevolezza di se. Tutti ingredienti questi che

costituiscono una buona base di partenza

sulla quale poi poter esercitare quegli at-

teggiamenti che contribuiscono a rendere

l’amore un cammino di pienezza e di per-

fezione. Motore di tutto questo non sono

le passioni forti o i sentimenti ma la forza

di volontà.

Seguono nel documento riferimenti con-

creti, ingredienti della relazione che attin-

gono direttamente al Nuovo Testamento.

“Nel cosiddetto inno alla carità scritto da

San Paolo, riscontriamo alcune caratteristi-

che del vero amore: «La carità è paziente,

benevola è la carità; non è invidiosa, non si

vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca

di rispetto, non cerca il proprio interesse,

non si adira, non tiene conto del male ri-

cevuto, non gode dell’ingiustizia ma si ral-

legra della verità. Tutto scusa, tutto crede,

tutto spera, tutto sopporta» (1 Cor 13,4-7)”

(AL 90).

L’amore si apprende per esperienza, è

qualcosa di molto concreto che si impara

in primo luogo in famiglia, nello spendersi

con amorevolezza e dedizione e sacrifi cio

ogni giorno l’uno per l’altro, a partire dall’a-

more tra i coniugi. Sì,

l’amore non si ap-

prende sui libri, ma

nel dono quotidia-

no. Un dono che ri-

chiede tempo, sacri-

fi cio, fatica, passione e

anche lacrime.

È lo spazio degli affetti fa-

miliari che ci allena ad amare

ed è il luogo dove possiamo ritro-

vare il signifi cato più vero dell’amore: “La

forza della famiglia “risiede essenzialmente

nella sua capacità di amare e di insegnare

ad amare. Per quanto ferita possa essere

una famiglia, essa può sempre crescere a

partire dall’amore” (AL 53).

È un viaggio appassionato e forte calato

nella quotidianità della vita delle persone,

dove il lettore potrà rispecchiare e rileggere

la propria vita. Ne emerge uno spaccato

concreto, reale che allontana dalla idealiz-

zazione dell’amore. Perché l’amore non si

vive nella mente, l’amore si agisce con ca-

rezze, parole di perdono, abbracci, tene-

rezza. Un invito dunque a leggere in questo

tempo gli ingredienti dell’amore vero, con

lo sguardo rivolto più alla misericordia su

se stessi che al giudizio implacabile.

Emma CiccarelliVice Presidente Forum delle Associazioni Familiari

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Carissimi, ho il piacere di presentarvi una iniziativa inedita a Roma. Partirà infatti, tra pochi giorni la Settimana della Fami-glia che si terrà a Roma dal 2 all’8 ottobre 2016, organizzata dal Centro per la Pastorale familiare e dal Forum delle Associa-zioni Familiari del Lazio con la collaborazione dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Famiglia della Conferenza Episcopale Italiana e dell’Ottobrata Solidale delle Acli. Il programma consiste in appuntamenti di riflessione, in momenti di aggregazione e di festa, in attività di “laboratorio familiare” per adulti e ragazzi e, ogni giorno, in spazi di preghiera e celebrazione...La Settimana culminerà nell’evento di sabato 8 ottobre presso la Basilica di San Paolo Fuori le Mura, la Festa del Perdono in famiglia con la celebrazione del Giubileo della Misericordia per le famiglie...Sul sito dedicato www.settimanadellafamiglia.it potrete trovare tutti i dettagli delle iniziative e le località in cui si svolgono... La partecipazione agli eventi è gratuita ed aperta a tutti.Vi prego di annotare queste date nella vostra agenda e di dare ampia diffusione dell’iniziativa attraverso i vostri contatti per raggiungere tutte le persone potenzialmente interessate.Sperando di incontrarvi negli eventi della Settimana, vi saluto cordialmente.

Emma Ciccarelli, Presidente Forum delle Associazioni Familiari Lazio

CUOREdel Mondo

5-2016

ilSEGNALIBRO

Non c’è che un modo

per vivereFELICI:vivere

per gli altri(L. Tolstoj)

CUOREdel Mondo

PIA OPERA DEL SACRO CUORE via Marsala, 42 - 00185 Roma

Cd

«Ai benefattori della chiesa del voto internazionale, dedicata al S. Cuore di Gesù

al Castro Pretorio di Roma, era già stata promessa, quando detta chiesa fosse

compiuta, la celebrazione di una messa ogni venerdì dell’anno e la recita quotidiana del S. Rosario

con altri esercizi di pietà. Ad ampliare questi vantaggi spirituali e farne partecipare

più altre persone, venne stabilita nella suddetta chiesa la PIA OPERA DEL S. CUORE DI GESÙ...”.

(Da un programma della Pia Opera, durante il Rettorato di Don Rua, 1° successore di Don Bosco)

ieri

Come ci si iscrive:

Con una offerta libera, presso gli uffi ci della Basilica o mediante conto corrente

postale o bonifi co sottoindicati con causale “Iscrizione alla Pia Opera del Sacro

Cuore”, specifi cando il cognome e nome di chi si vuole iscrivere, vivo o defunto.

ELEMENTO CENTRALE

La celebrazione quotidiana di una S. Messa concelebrata in perpetuo per gli iscritti vivi o defunti.

Le offerte:• Per lo sviluppo e la diffusione della devozione al S. Cuore, anche tramite pubblicazioni.

• A favore delle missioni e delle vocazioni sacerdotali;

• In favore dei salesiani anziani e malati;

• Per ragazzi e giovani in situazione di particolare disagio.

N° conto corrente postale: 914010codice IBAN: IT03 P076 0103 2000 0000 0914 010

intestati a: Pia Opera del Sacro Cuore di Gesù

Conto corrente bancario: Banca Popolare di Sondrio - Agenzia 11 - Roma

intestato a: Ispettoria Salesiana Romano Sardacodice IBAN: IT 24 Z 05696 03200 000009643X50

Per informazioni:• Segreteria (orario uffi cio da lunedì a venerdì normalmente 9-12)

Tel. 06.444.83.423 - 06.444.83.411 - 06.492.83.403

• Portineria dell’Istituto (dalle ore 6.00 alle 22.00), lasciando un messaggio per

Don Antonio: Tel. 06.492.72.21. Per qualsiasi richiesta: [email protected]

“La Comunità salesiana che presta il servizio pastorale nella Basilica del S. Cuore s’impegna a celebrare

la SS. Eucarestia, una volta tutti i giorni, secondo

le intenzioni degli offerenti, i quali in tal modo, unendosi spiritualmente alla celebrazione del sacrifi cio di Cristo, potranno benefi ciare di quel dono di grazia che scaturisce dalla rinnovazione del memoriale di Cristo”.Il ricordo riconoscente per i benefattori avviene anche nella recita quotidia-

na del S. Rosario e delle Litanie lauretane e in quei pii esercizi che si attuano secondo i ritmi dell’anno liturgico.

oggi

ilSEGNALIBRO

CUOREdel Mondo

Santuario internazionale www.basilicadelsacrocuore.it; [email protected]

Tel. segreteria 06.49.27.22.56 (ore 9-12: giorni feriali) • Tel. 06.44.53.257 (parroco)

ORARIOINVERNALE

FERIALI: ore 6.30 • 7.007.30 • 8.00 (Lodi Messa)

9.00 • 18.00FESTIVI: ore 7.00 • 8.00

9.00 • 10.0011.30 (Messa parrocchiale

e dei giovani)16.00 (in lingua fi lippina)

18.00 ESTIVO

GIUGNO-LUGLIO-AGOSTOFERIALI: ore 6.30 • 7.00 • 7.308.00 (Lodi Messa) • 9.00 • 18.00

FESTIVI: ore 7.00 • 8.00 9.00 • 10.00 • 11.30 • 18.00

Messa delle 7.00 è per iscritti Opera Pia

MUSEO DON BOSCOe “CAMERETTE”

(tutti i giorni)ore 9.00-12.00 • 16.00-19.00

• PRIMO VENERDI:ore 10.30-17.30 Adorazione silenziosa

ore 18.00 Solenne Concelebrazione cui segue Adorazione animata

da un gruppo della Famiglia Salesianaore 19.30 Vespri e buona notte

altri VENERDI:Adorazione Eucaristica silenziosa:

ore 18.30-19.15ore 19.30 Vespri,

benedizione eucaristica e buona notte• I GIOVEDI:

Adorazione Eucaristica animata: ore 18.30-19.15

ore 20.30-22.00: da e per i giovani• IL 24: Commemorazione mensile

di Maria Ausiliatrice• ULTIMO GIORNO

DEL MESE: Commemorazione mensile

di san Giovanni Bosco• SACERDOTI PER LE CONFESSIONI:

lingua italiana, spagnola

ore 6.30-7.15(giorni feriali)

ore 17.00-18.00inglese

tutti i giorniore 9.00-12.00;

17.30-19.00

Nel Santuario, le celebrazioni della SANTA MESSA si tengono nei seguenti orari:

Non c’è che un modo

per vivereFELICI:vivere

per gli altri(L. Tolstoj)