CSS68_Dame e cavalieri

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Anne Herries

Dame e cavalieri

Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: A Perfect Knight

A Knight Of Honour Her Knight Protector

Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2005 Anne Herries © 2005 Anne Herries © 2005 Anne Herries

Traduzione di Rossana Lanfredi

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma.

Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà

Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

© 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici

luglio 2006 agosto 2006

settembre 2006 Seconda edizione Harmony Special Saga

dicembre 2011

HARMONY SPECIAL SAGA ISSN 1825 - 5248

Periodico bimestrale n. 68 dello 03/12/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 332 del 02/05/2005 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

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contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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Pagina Romanzo

Sommario

Pagina 7

Il castello dei veleni

Pagina 219

L'onore del cavaliere

Pagina 437

La fanciulla e il cavaliere

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Pagina Romanzo

Il castello dei veleni

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Poitiers, 1167 Alayne osservava le acque del ruscello gorgogliare sui ciottoli levigati dal tempo; erano così limpide che si potevano distinguere le minusco-le creature che dimoravano sul fondo sabbioso. Alle sue spalle udiva le risa e le chiacchiere dei cortigiani. Una delle dame suonava la lira; altri si dedicavano a insulsi giochi e correvano qua e là, lanciando alle-gre e festose grida. Fa troppo caldo per giocare, pensò Alayne. Sospirò, immergendo le dita nell'acqua fresca. Si stava forse stancando dei piaceri della Cor-te dell'Amore? Poitiers veniva spesso chiamata così, per via dei trova-tori che cantavano quell'amore cortese di cui molti sognavano, ma che pochi trovavano. Alayne non sopportava più gli intrighi dei corti-giani e trovava vuota la sua vita. Ma in quale altro luogo sarebbe potu-ta andare? Lì, a corte, si sentiva al sicuro e ben protetta. Un brivido la scosse al pensiero del destino che l'attendeva se a-vesse lasciato la corte; preferiva consumare i suoi giorni nell'ozio e nei più futili piaceri piuttosto che essere alla mercé di coloro che volevano controllare e manipolare la sua vita. Un'ombra di tristezza velò il suo incantevole viso mentre ricordava i motivi che l'avevano spinta a fug-gire dalla sua casa. «Alayne! Alayne, venite con noi» gridò una delle giovani dame, mentre correva inseguita da un giovane cavaliere che tentava di farsi dare i baci appena vinti. «Salvatemi da questo impenitente seduttore, vi prego!» Alayne sorrise, ma scosse il capo. Non era dell'umore adatto per giocare; inoltre sospettava che la dama intendesse farsi acciuffare, una volta raggiunto un certo posto appartato e nascosto tra gli alberi del

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giardino. Doveva essere bello lasciarsi baciare da un amante attraente, pensò Alayne con un sospiro. Oh, se solo fosse potuta essere allegra e spensierata come quella fanciulla! La tristezza che offuscava il suo viso delizioso veniva notata da molti dei cavalieri presenti quel giorno, poiché Alayne era quel tipo di donna che attirava l'attenzione senza desiderarlo. C'era qualcosa in lei che attraeva gli uomini, come le falene verso la fiamma. I suoi pensieri, in quel momento, erano assai lontani dalla corte, e rivolti a un recente, infelice passato. Quasi un anno era trascorso da quando, disperata, aveva cercato la protezione di Eleonora d'Aquita-nia, lontana parente di sua madre. Alayne aveva sempre provato am-mirazione per la regina. All'età di vent'anni Eleonora era partita per le Crociate con suo marito, Re Luigi VII di Francia, ma quel matrimonio era poi stato annullato ed Eleonora aveva sposato Enrico d'Angiò, ora Enrico II d'Inghilterra. A nessun altro Alayne avrebbe potuto rivolgersi per cercare aiuto. «Perché tanto pensierosa, milady?» Nell'udire la voce del Barone Pierre de Froissart, Alayne alzò lo sguardo e sorrise. Il barone era ritenuto attraente e affascinante dalla maggior parte delle dame di corte, poiché cantava in modo gradevole ed era di belle maniere. «Non rivelo i miei pensieri con tanta facilità, signore» gli rispose, facendogli il broncio e lanciandogli un inconsapevole sguardo provo-cante che fece fremere il cavaliere di desiderio. «Posso sedere con voi, milady?» «Ma certo, signore. Sono un po' stanca della mia compagnia.» Pierre de Froissart rise e sedette sull'erba secca accanto a lei. La cer-cava spesso, ma non aveva mai tentato di corteggiarla. Alayne sapeva che diverse dame lo desideravano e, di frequente, gli lanciavano sorrisi d'incoraggiamento. Sospettava che avesse avuto relazioni con più d'una di loro, anche se tali affaires erano tenuti rigorosamente segreti. Secondo una tacita regola, gli amori di corte dovevano restare pri-vati. Un trovatore avvicinava la sua dama in segreto e le offriva il suo tri-buto di canzoni, poesie, fiori e graziosi gingilli. La dama poteva accet-tarli oppure no, ed era proprio la natura segreta del corteggiamento a rendere tutto ancora più eccitante. «Eppure io credo che siate sola per vostra scelta, milady. Molti vi

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corteggerebbero, se ne avessero l'opportunità, ma voi tenete a distan-za i vostri ammiratori.» Quegli occhi vedevano troppo! Alayne abbassò le ciglia scure e guardò l'acqua del ruscello, ma il suo cuore accelerò i battiti e un deli-zioso rossore si diffuse sul suo delicato incarnato. Non rispose subito al cavaliere, poiché era vero che quel pomeriggio aveva scelto la soli-tudine. Alayne era una fanciulla di eccezionale bellezza. I suoi capelli neri erano solo in parte nascosti dal velo leggero e dall'acconciatura verde e argento; aveva incantevoli occhi azzurri, velati da lunghe ciglia seto-se, che erano stati cantati in più di una ode dedicata alla sua bellezza. Era quel tipo di donna che gli uomini sognavano di avere nel loro let-to, una provocante tentatrice dalle labbra rosse che parevano fatte per i baci, e la sua apparente innocenza non faceva che alimentare ancor più la fiamma del loro desiderio. Da qualche settimana qualcuno le inviava poesie e mazzolini di fio-ri. Lo sconosciuto ammiratore non le aveva ancora confessato i suoi sentimenti, limitandosi a lasciare i suoi tributi là dove sapeva che lei li avrebbe trovati, o affidandoli a un paggio che aveva giurato di mante-nere il silenzio. «Desideravo un poco di solitudine... per pensare...» disse Alayne al-la fine, alzando d'improvviso lo sguardo sul cavaliere. «Pagherei pegno per conoscere i vostri pensieri» insistette de Frois-sart, «poiché non mi piace vedervi tanto triste.» «Oh, non dovete pagare nessun pegno» replicò Alayne. Il gioco delle penitenze era assai diffuso a corte, era così che i giovani cercava-no di conquistare i baci e i favori delle dame. «Non pensavo a nulla in particolare. Solo che è bello stare qui, al sole. Anche se...» Un sospiro le sfuggì dalle labbra e non osò proseguire. «Forse cercate qualcosa di più, Lady Alayne? Qualcosa che sia puro e perfetto, un'intimità che non s'incontra spesso e si trova assai di ra-do nel matrimonio...» Il cavaliere strappò un lungo filo d'erba e si mi-se a masticarne un'estremità, senza mai smettere di guardarla. Alayne si passò la punta della lingua sul labbro inferiore, in un gesto eccitante e sensuale del quale la fanciulla era del tutto inconsapevole. «Non ho alcun desiderio di risposarmi» dichiarò, alzandosi in piedi con un unico, aggraziato movimento. Parlare di matrimonio la faceva sentire a disagio. Era proprio perché suo padre, il Barone François de

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Robespierre, aveva tentato di costringerla a una seconda unione che Alayne aveva cercato la protezione della Regina Eleonora. «Ci si sposa per stringere alleanze o per proteggere territori. L'amore è ben altra co-sa.» «Avete ragione» si affrettò a concordare de Froissart che, come molti altri a corte, sognava di averla come amante. «L'intimità della quale parlo non ha paragoni. Ammirare da lontano la dama che adoro è più di ciò che potrei chiedere, ma conoscerla, condividere con lei squisiti momenti privati e segreti, sarebbe davvero il paradiso.» Alayne si sentì avvampare. Forse era proprio il Barone de Froissart il suo misterioso ammiratore? Le sue parole sembravano proclamare un intenso sentimento da parte sua, tuttavia era lei a non essere sicura di ciò che provava. Aveva tanto sentito parlare dell'amore cortese dalle altre dame, ma era davvero pronta a dare inizio a una simile relazione? Una parte di lei anelava a conoscere il vero amore, quello di cui i tro-vatori cantavano con tanta dolcezza, ma un'altra lo temeva e si ritrae-va da ogni contatto fisico. «Alayne! Non volete cantare per noi? Sua Maestà vi prega di rag-giungerla.» La voce di una giovane graziosa che veniva verso di lei interruppe quei pensieri. Marguerite de Valois era una delle dame più popolari a corte. Riceveva infiniti omaggi dai suoi ammiratori, ma non concedeva a nessuno i suoi favori, limitandosi a rivolgere agli uomini un cortese cenno del capo, incurante di tutto ciò che facevano per conquistarla. «Volentieri» accettò Alayne, andandole incontro. Era lieta di quel-l'interruzione poiché il barone l'aveva innervosita un poco. Le piaceva averlo come amico, ma qualsiasi tentativo di instaurare un rapporto più intimo la spaventava. Marguerite osservò il viso arrossato di Alayne. «Non sta a me con-sigliarvi, Alayne, ma se fossi in voi sarei molto cauta con de Froissart.» «Non vi piace? Eppure pare sia molto apprezzato, a corte.» «Se è per questo...» Marguerite scrollò le spalle, guardandola con i suoi pensosi occhi verdi. I lunghi capelli chiari erano coperti da un ve-lo argenteo, trattenuto da una cuffietta. «Siete bella, Alayne, e ricca, e ci sono uomini che farebbero qualsiasi cosa per avervi. Non nego il fa-scino di de Froissart, dico solo che mi guarderei bene dal fidarmi di lui. Tutto qui.» «Ma voi sapete che non desidero risposarmi, non è vero?»

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«Ho sentito dire che il vostro primo matrimonio non è stato feli-ce...» «Preferisco non ricordarlo» dichiarò Alayne, e un'espressione impe-netrabile le oscurò il volto. Costringendosi a ricacciare i ricordi crudeli nel remoto angolino della mente dove li teneva nascosti, proseguì: «Mio padre desiderava che mi rimaritassi solo per avere per sé i benefi-ci della mia vedovanza, ma la regina l'ha proibito e ha dato la sua pa-rola che non mi risposerò contro la mia volontà». «Siete fortunata» replicò Marguerite con un sospiro. «Quando com-pirò diciassette anni, io invece dovrò sposarmi, che lo desideri oppure no.» «È il destino della maggior parte delle donne» ribatté Alayne. «Mio padre era furioso quando ho chiesto la protezione della regina. Mi considera una sua proprietà, della quale disporre a suo piacimento. Ma io non sarò venduta di nuovo!» I suoi incantevoli occhi si colma-rono di lacrime, tuttavia Alayne riuscì a trattenerle. La sua prima notte di nozze era stata agghiacciante e solo la morte improvvisa di suo ma-rito, assai più vecchio di lei, l'aveva salvata da ulteriori umiliazioni. Marguerite le strinse la mano e sorrise. Molte donne erano costrette a contrarre infelici matrimoni, ed era questa la ragione della popolarità che il codice d'amore cortigiano aveva acquistato nei languidi climi d'Aquitania e delle regioni della Francia meridionale. Com'era più dol-ce il bacio rubato di un giovane amante rispetto al goffo abbraccio di un marito distratto! Alayne venne condotta al posto d'onore, accanto al trono dorato della regina, davanti alla quale sorrise e rispettosamente s'inchinò. «Cantate per noi, Lady Alayne» ordinò la sovrana. «Cantate qualco-sa di dolce, che faccia venire le lacrime ai nostri occhi e raggiunga i nostri cuori.» «Sì, Vostra Grazia» rispose la fanciulla e, prendendo una lira da una delle altre dame, cominciò a suonare una struggente melodia. Quelle note pure attirarono l'attenzione di tutti coloro che si trovavano nella radura, in quel caldo pomeriggio di giugno. Era la canzone di un amore non corrisposto, di un amante abban-donato, lasciato solo a piangere e a morire di dolore; la canzone di un amore così puro e dolce che giunse al cuore di tutti coloro che l'ascol-tarono. Era il canto di un cavalier cortese, di un uomo che preferiva morire

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piuttosto che ferire la dama che adorava, e Alayne si domandò dove mai si potesse trovare un uomo tanto degno d'onore. Forse, pensò, e-sisteva solo nelle canzoni dei trovatori. «Sua Maestà il re mi ordina di andare a trovare la regina, che si tro-va a Poitiers con la sua corte.» Sir Ralph di Banewulf comunicò la no-tizia a suo cugino Harald di Wotten, mentre si trovavano insieme nel salone del castello di Banewulf. Al tempo di Guglielmo il Conquista-tore, Banewulf era solo una fortezza, ma di recente una nuova casa era stata costruita accanto alla torre per garantire una maggiore como-dità. «Non posso ignorare l'ordine di Enrico, anche se sapete quanto detesti la corte in questo periodo.» «Vi farà bene allontanarvi da qui e avere un poco di compagnia» re-plicò Harald aggrottando la fronte. Il lutto di suo cugino, per la morte della moglie sposata a diciannove anni e morta poco più di un anno dopo, era durato troppo a lungo. Berenice era morta per una febbre vi-rulenta dopo aver dato alla luce un bimbo, Stefan, che ora era un ro-busto fanciullo di cinque anni. «Inoltre, è tempo che mi affidiate Ste-fan, perché lo addestri a essere un valido scudiero. La maggior parte dei ragazzi della sua età studia già da un anno; non fate il suo bene la-sciando la sua educazione alle donne, Ralph.» Ralph restò in silenzio per un momento, sul volto un'espressione severa. Era un uomo rispettato e temuto, un uomo forte e potente, di inflessibili principi. Quando si rilassava e sorrideva, però, diventava at-traente, rivelando un fascino del quale era del tutto inconsapevole. Le donne lo ammiravano, ma veniva spesso considerato irraggiungibile, e si diceva che il suo cuore fosse morto con la sua giovane moglie. Quando alla fine parlò, le sue parole furono giuste e ponderate. «Avete ragione, Harald. Ho trascurato l'educazione di Stefan e ora è troppo grande per la sua balia. Deve essere istruito, altrimenti non diventerà mai un cavaliere. Lo prenderete con voi questo pomeriggio, amico mio. Vi prego solo di aver cura di lui, in nome di sua madre.» «Non avete bisogno di chiedermelo. Volevo molto bene a Berenice, anche se era solo una lontana cugina di mia madre.» Harald esitò un i-stante, prima di proseguire. «So che non desiderate che ve lo dica, Ralph... ma dovreste pensare a risposarvi. Un uomo deve avere una moglie che gli dia dei figli.» «Vi prego, no!» Ralph stese una mano, mentre il dolore velava i

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suoi lineamenti duri. «Mi bastano le mie proprietà e ho già un figlio che erediterà tutte le mie terre. Cos'altro mi occorre di più?» Harald si trattenne dal dargli la risposta che sapeva sarebbe stata male accetta. Troppo spesso i bambini morivano a causa di incidenti o di morbi virulenti. Per questo lui si era risposato sei mesi dopo la morte della sua prima moglie e aveva già cinque figli maschi e due femmine. Era così che il mondo andava, le donne morivano di parto e non aveva senso affliggersi. La vita doveva continuare e, per la sua e-sperienza, una donna valeva l'altra. «So quanto amavate Berenice, ma...» «Per favore!» La supplica di Ralph era in realtà un ordine, un nervo si contraeva sulla sua guancia. «Parliamo d'altro. Cosa pensate della diatriba tra il re e Thomas Becket?» Mentre Harald si lanciava in una tirata contro la contesa che oppo-neva il re all'arcivescovo, Ralph emise un sospiro di sollievo. Non ave-va nessun desiderio di parlare della sua fragile moglie, che non era so-pravvissuta al parto. Serrò le mani a pugno lungo i fianchi e sentì il fa-miliare dolore attanagliargli il petto. Piangeva una vita inutilmente spezzata. Come avrebbe potuto pensare di risposarsi quando era stata solo la sua brutalità, il suo sconsiderato desiderio a uccidere Berenice? E c'era anche un'altra colpa, una colpa segreta che continuava a tormentarlo. Perché, sebbene l'avesse desiderata come qualsiasi giova-ne uomo avrebbe fatto, vista la sua dolcezza e bellezza, in realtà Ralph non aveva mai amato sua moglie. Si era rivelata troppo giovane e sprovveduta, e forse erano state la sua freddezza e la sua indifferen-za a distruggerla. Forse lei aveva capito di non essere amata e per questo era morta. Per quel grave peccato Ralph si puniva da anni. Aveva lasciato che le donne viziassero Stefan a loro piacimento, ma la sua debolezza si era rivelata un male per il ragazzo. Era giunto il tempo di addestrarlo a diventare prima un paggio, poi uno scudiero che in seguito avrebbe tentato di essere nominato cavaliere. Harald di Wotten era un uomo buono e giusto; si sarebbe preso cura di Stefan e della sua educazione e il fanciullo sarebbe tornato a casa per trascorrere i giorni di festa con il padre. Ormai Ralph non a-veva più nulla che lo tenesse legato a quei luoghi e doveva incomin-ciare a pensare al futuro. La richiesta del re di recarsi in Aquitania a visitare la regina era una

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questione d'onore, dal momento che Ralph era stato nominato cava-liere proprio da Enrico. A giudizio di Ralph, Re Enrico II era un sovrano valoroso. Aveva salvato il paese dalla confusione nella quale era caduto sotto il regno di Stefano e aveva istituito diverse riforme. Aveva sottomesso il Galles e riconquistato i territori del nord che erano andati perduti per mano della Scozia, ma aveva anche promulgato una legge secondo la quale i religiosi che avevano commesso reati potevano essere processati, su-scitando così la furia di diversi personaggi influenti. Il più importante fra questi era Thomas Becket, un uomo cocciuto che aveva rifiutato di piegarsi a una norma che riteneva ingiusta. Ralph non era ancora pronto a schierarsi da una parte o dall'altra, ritenendo che si trattasse di una faccenda che riguardava solo il re e il suo arcivescovo. La sua fedeltà era però per il sovrano e la sua missio-ne andare dalla Regina Eleonora. Il matrimonio di Enrico ed Eleonora, all'inizio appassionato e felice, negli ultimi anni si era deteriorato e le voci che circolavano su sua moglie avevano irritato il re. Si diceva che Eleonora s'immischiasse in questioni di stato che non la riguardavano, che instillasse il tradimento e la ribellione nelle menti dei figli, metten-doli contro il padre. Aveva lasciato l'Inghilterra dopo un litigio con il marito, ed Enrico da allora non aveva mai approvato il suo comporta-mento. Il compito di Ralph consisteva nel recapitare alcune lettere a Poitiers e ripartire poi con la risposta. Per il momento solo questo contava per lui; l'irrequietezza, il senso di vuoto, la solitudine che lo tormentavano dovevano essere accanto-nati. Ralph aveva dedicato la sua vita al benessere del figlioletto e a quello della gente che viveva nella sua terra. In futuro avrebbe dovuto trovare un altro scopo per la sua esistenza. Un tempo, quando era un giovane dagli ideali luminosi, aveva pensato di partire per le Crociate, ma ciò accadeva prima che il suo sconsiderato comportamento ucci-desse Berenice... Ora sapeva di essere un uomo indegno. A dire il ve-ro, non si sentiva affatto un cavalier cortese. La corte aveva trascorso la giornata a caccia col falco nelle paludi oltre la foresta. Il peregrino di Alayne aveva volato bene; la sua tena-cia, la sua forza e velocità erano state assai ammirate. In verità, la fan-ciulla aveva ricevuto più di un'offerta per cederlo, ma si era sempre ri-fiutata di separarsi da lui.

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«Io voglio molto bene alla mia dolce Perlita» dichiarò quel giorno a un gentiluomo particolarmente insistente, «e né oro né gioielli mi per-suaderanno a venderla. È troppo preziosa per me.» Un gruppo di dame e gentiluomini che cavalcava nelle vicinanze udì la sua risposta e uno dei cavalieri le domandò che cosa, allora, l'a-vrebbe convinta a cedere il falco. «Ebbene, nulla, milord» replicò Alayne, una luce maliziosa nei lu-minosi occhi azzurri. «Lei non mi lascerà mai, a meno che non sia io a decidere di donarla.» «Una scommessa! Una scommessa!» gridarono diverse voci. «Scommetto che Lady Alayne preferirà donare il suo amore piutto-sto che il suo falco» strillò una delle dame, tra le risa. «Vergogna!» gridò un'altra voce. «Lei non si lascia conquistare. Molti hanno provato ad avere un suo sorriso e non hanno ottenuto al-tro che pene d'amore.» «Non siete gentile, Lord Malmont» replicò Alayne ridendo. «Vi concederò un sorriso, ma colui che avrà sia me sia Perlita dovrà prima conquistare il mio cuore.» «Sottoponetemi a una prova e la supererò» implorò ironicamente il gentiluomo, le mani serrate contro il cuore, gli occhi accesi d'allegria. «Poiché conquistare voi e il falco sarebbe davvero un bel premio.» «Voi vi prendete gioco di me, signore. Credo che in realtà sia il fal-co il premio al quale ambite» ribatté lei, facendogli una smorfia; sape-va che Lord Malmont corteggiava un'altra dama. «Io non amerò mai. Il mio cuore è di pietra, incapace d'amore.» «Una sfida!» gridò il Barone de Froissart. «Una simile affermazione è degna d'esser oggetto di una sfida. Dobbiamo indire una gara per il cuore di questa dama.» Diversi gentiluomini mormorarono il loro consenso, ci furono altre risa e frasi scherzose, mentre il gruppo cavalcava verso il palazzo. Ivi giunti, sorse un'allegra, ma assai aspra competizione per avere l'onore di aiutare Alayne a smontare dal suo palafreno. Di fronte a quei volti ansiosi, lei scoppiò a ridere, poi chiamò un paggio che si trovava nelle vicinanze, suscitando lamenti e rimostranze da parte dei cavalieri che, un'espressione desolata sui visi, si lagnarono d'essere stati ignorati in favore di un fanciullino. «Non sarà facile conquistarmi, gentili signori» dichiarò loro con un sorriso e, affidato il suo falco al paggio raccomandandosi che ne aves-

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se buona cura, balzò senza aiuto dal cavallo. Le venne subito chiesto di stabilire i termini della contesa, ma Alayne si limitò a scuotere il ca-po e a sorridere, entrando nel palazzo. La buia frescura delle spesse mura di pietra subito l'accolse, facen-dola rabbrividire dopo il calore del sole. Si sentiva a disagio, senza sa-perne il perché. Gli allegri scambi di battute tra i cortigiani avvenivano quasi ogni giorno, anche se non accadeva spesso che ne fosse lei l'oggetto. Altre dame erano più inclini a farsi coinvolgere e si diverti-vano a imporre ai loro ammiratori atti d'eroismo o prove d'abilità. Che sciocca era a essere tanto agitata! Eppure quel formicolio alla base del collo diventava sempre più intenso. Alayne si girò e vide un uomo poco lontano. Era in parte nascosto da uno degli enormi pilastri di pietra che sostenevano il soffitto ad arco del salone. Riuscì, tutta-via, a notare che era alto, possente, con ampie spalle; una figura im-ponente vestita alla foggia inglese, in nero e argento, con i capelli scu-ri, quasi neri, pettinati all'indietro che sfioravano il collo della tunica. Aveva lineamenti forti, duri, la bocca era una linea sottile, come se di-sapprovasse tutto ciò che vedeva. Alayne non l'aveva mai visto a corte e, nell'attimo in cui i loro sguardi si incontrarono, sentì qualcosa agitarsi in lei. Gli occhi dell'uo-mo erano intensi, di un grigio così profondo da sembrare punteggiati d'argento... o forse era solo il riflesso del sole che entrava dalle alte fi-nestre a dare quell'impressione. Sotto quello sguardo che pareva ipnotizzarla, Alayne sentì un brivi-do percorrerle la schiena. Chi era il nuovo venuto e perché quel formi-colio che sentiva alla nuca si era fatto più intenso che mai? Era un av-vertimento? Lo sconosciuto la guardava, ma sembrava non vederla. Perduto in chissà quali solitari pensieri, aveva un'aria assente, come se una segreta malinconia lo avvolgesse. Gli altri entrarono nel salone e il suono delle risa e delle chiacchiere che echeggiava nella vastità dello spazio, scacciò via la sensazione di pericolo che attanagliava Alayne. Ridendo di sé, la fanciulla si ripeté che non aveva nulla da temere. La regina le aveva promesso che non sarebbe mai stata costretta a sposarsi e, fintantoché avesse goduto della protezione della sovrana, sarebbe stata al sicuro. «Ah, eccovi, Lady Alayne!» esclamò de Froissart nel vederla. «Pen-savamo di avervi fatto fuggire con i nostri scherzi.» «No davvero, signore.»

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«Visto che non avete stabilito le modalità della contesa, abbiamo deciso che sarà la corte a giudicarci. I migliori tra noi si sfideranno in un torneo» dichiarò il gentiluomo, una luce di malizioso divertimento negli occhi, «e il vincitore si guadagnerà il diritto di corteggiarvi.» «Oh, ma io non sarò il premio di una simile sfida» protestò Alayne, senza riuscire a trattenere il riso. Lo sguardo provocante del Barone de Froissart le faceva battere forte il cuore. Era un uomo affascinante e, tra i cortigiani, quello che l'attraeva di più, anche se né lui né nessun altro era riuscito a penetrare il muro che proteggeva i suoi più intimi sentimenti. A volte Alayne si convinceva che il suo cuore fosse morto, ucciso dalla brutalità dell'uomo che era stata costretta a sposare quan-do era poco più di una bimba. «Il vincitore riceverà da me un regalo, lo prometto, ma non il mio cuore, assai difficile da conquistare.» «E dite, milady, che cosa mai potrebbe conquistarlo?» «Non lo so» ammise lei. «Il mio amore, se mai deciderò di donarlo, sarà per un cavaliere gentile; un vero, leale, forte cavaliere che vive per i suoi ideali.» Per qualche misteriosa ragione, i suoi occhi si spostaro-no là dove si trovava lo straniero, però lui non c'era più. Una fitta di delusione la colpì, ma subito Alayne si riprese. «Queste però sono so-lo sciocchezze, signore! Chi può dire da dove arriverà l'amore? Lo tro-viamo dove meno ce lo aspettiamo e non possiamo amare per com-piacere gli altri. I poeti non dicono forse che il più grande piacere sta nel languire per un sentimento che non è corrisposto?» «Oh, crudele, crudele damigella!» esclamò de Froissart, percuoten-dosi il petto con il pugno. «Così sia, dunque. Lotteremo per avere l'o-nore di languire ai vostri piedi, senza alcuna speranza di ricevere amo-re da voi.» Alayne si voltò, tentando di nascondere il suo divertimento. Il ba-rone era davvero un affascinante personaggio, ma da tempo ormai a-veva capito che non era lui a mandarle le poesie e i fiori. Poteva forse trattarsi di uno dei paggi più giovani, che aveva sorpreso a guardarla con un'espressione così adorante da stringerle il cuore. A volte la vita a corte era difficile per i paggi, che erano sempre agli ordini di tutti; Alayne ne aveva visto più d'uno scoppiare in lacrime di nascosto. «Dovete combattere per ciò che vi dà piacere» replicò al barone e si allontanò, lasciandolo a guardarla. «Crudele incantatrice» le gridò de Froissart alle spalle. «Voi mi spez-zate il cuore, milady.» Attese una risposta ma Alayne, ormai immersa

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nei suoi pensieri, non lo udì neppure mentre saliva le scale che porta-vano alla camera nella torre. Durante le sue passeggiate solitarie nel giardino, Alayne spesso era testimone di baci rubati o di incontri clandestini tra una dama e il suo cavaliere; teneva sempre per sé quei piccoli segreti, sapeva che dove-vano essere rispettati, così come le lacrime di un paggio. Una volta a-veva dato la sua sciarpa a un ragazzo in lacrime, facendo del suo me-glio per confortarlo dopo che il suo signore l'aveva percosso. Ora so-spettava fosse proprio quel fanciullo a lasciarle fiori e poesie. Salendo la scalinata di pietra che, disegnando una curva, portava al suo solarium nella torre occidentale, Alayne era pensierosa. Forse non era il Barone de Froissart a lasciarle i tributi, ma aveva la sensazione che il cavaliere nutrisse un interesse per lei e non sapeva come lo a-vrebbe accolto, se le avesse formalmente proposto di diventare il suo amante. Avrebbe accettato d'essere baciata e desiderata... ma cosa sa-rebbe accaduto se lui avesse chiesto di più? Il matrimonio le aveva insegnato quanto potevano essere brutali gli uomini in certe occasioni, specie se i loro desideri non venivano sod-disfatti. Alcune dame parlavano delle gioie dell'amore cortese, ma po-teva l'amore essere dolce come cantavano i trovatori nelle loro canzo-ni? La sua esperienza era stata molto diversa e ricordava il suo matri-monio, che in realtà matrimonio non era stato, con orrore e ripugnan-za. Alayne divideva la stanza con Marguerite de Valois e non si sorpre-se di trovarla già là, a cambiarsi d'abito. Si era tolta la sopravveste e la pesante tunica di lana e aveva indos-sato una veste più leggera, color dell'argento, sopra la quale portava una sopratunica di un blu cupo. Marguerite sorrise quando Alayne entrò e cominciò a togliersi il soggolo. Semplice e bianco, le copriva del tutto la testa ed era molto più adatto per cavalcare delle fantasiose acconciature che le dame a-dottavano a corte. «Avete per caso visto Ralph di Banewulf nel salone?» le chiese Mar-guerite, mentre Alayne scuoteva la testa lasciando cadere sulla schiena la massa lucente dei capelli neri. «Mio padre mi ha detto che lo aspet-tava oggi, al più tardi. Porta con sé delle lettere da parte di Re Enrico per Sua Maestà.» «Ho visto uno sconosciuto» rispose Alayne. «Un uomo alto, scuro,

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dall'aria piuttosto severa...» S'interruppe nel ricordare i suoi occhi e come le era parso che la guardassero. «Sì, credo sia lui. Sua madre era cugina di mio padre. Sir Ralph è vedovo da cinque anni. La moglie morì poche settimane dopo aver dato alla luce il loro primo figlio. Era molto bella e si dice che ancora lui la pianga.» «Che triste vicenda» mormorò Alayne, rammentando l'espressione pensierosa, quasi tormentata dello sconosciuto. «Una simile devozio-ne è assai rara.» «È vero. La maggior parte degli uomini si risposa il più presto possi-bile per avere altri eredi. Penso che debba averla amata molto. È così romantico... come le canzoni che ci cantano i trovatori.» «Sì, sembra davvero così» concordò Alayne. Forse ciò spiegava la sua espressione severa, probabilmente tentava di nascondere il suo dolore. «Anche se non credo che gli uomini si sposino per amore. Nel mio caso non fu così. Le terre di mio marito confinavano da un lato con quelle di mio padre, e il matrimonio venne combinato per il loro reciproco vantaggio. Mio padre disse che entrambi sarebbero diventati più forti, e avrebbero potuto difendere meglio le loro proprietà da e-ventuali attacchi. Mio figlio avrebbe ereditato tutto e mio padre restò molto deluso quando non gli diedi il nipote che tanto desiderava.» «Ma il vostro matrimonio è durato appena poche settimane.» «Mio marito ebbe un incidente il giorno dopo le nozze. Era... era u-briaco e cadde dalle scale.» Alayne sentì gli occhi colmarsi di lacrime, ma sbatté le ciglia per ricacciare indietro il pianto. «Si ruppe la schiena, però non morì subito. Lo assistetti per qualche settimana... purtroppo non si riprese più da quell'orribile caduta.» Alayne distolse lo sguardo, mentre tragici ricordi si affollavano nella sua mente. Il Barone Humboldt aveva imprecato contro di lei con ogni suo respiro, incolpando la giovane moglie della sua incapacità di con-sumare il matrimonio. Il linguaggio volgare e crudele... il linguaggio dei postriboli... che a-veva usato era stato per lei una terribile umiliazione, così come la pri-ma notte di nozze. Alayne scacciò quei ricordi. Aveva giurato a se stessa che mai più avrebbe permesso a un altro uomo di trattarla così. «Mi dispiace tanto» disse Marguerite. «Non mi meraviglia che non desideriate risposarvi. Mio padre dice che è quasi tempo di pensare al

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mio matrimonio...» La fanciulla s'interruppe e sospirò. «Spero che scelga per me un uomo gentile, che possa piacermi.» «Dunque, non vi ha ancora comunicato chi è il prescelto?» «Non ancora, anche se... credo che abbia qualcuno in mente.» Alayne indovinò i pensieri di Marguerite. «Pensate che possa essere il suo congiunto? Sir Ralph di Banewulf?» Marguerite arrossì. «Può darsi, ma non devo illudermi. Queste cose devono essere discusse e contrattate a lungo e Sir Ralph potrebbe non essere d'accordo.» «Ma non c'è nessuno che vi piaccia? Nessuno che vorreste sposa-re?» Marguerite si fece ancora più rossa. Esitò per un istante, sentendo gli occhi dell'amica su di sé, poi rispose: «Potrebbe esserci, ma non è ancora stato nominato cavaliere e mio padre non permetterebbe mai che sposassi un umile scudiero». «Lui vi ama?» Alayne non sapeva bene il perché, ma aveva la sensa-zione che Marguerite non le stesse dicendo tutta la verità. «E voi lo a-mate?» «Sarebbe folle da parte mia amarlo» replicò l'altra, mentre un lampo di tristezza attraversava i suoi incantevoli occhi. «So che devo sposar-mi secondo il volere di mio padre.» «Suppongo di sì.» Alayne sapeva che la sua amica non aveva altra scelta se non obbe-dire al padre. Lei aveva potuto cercare la protezione di Sua Maestà so-lo perché era stata sposata e le era stata assegnata una rendita piccola, ma adeguata. La situazione di Marguerite era diversa. «Ma forse la fortuna vi aiuterà» dichiarò, più per confortare la fan-ciulla che perché ne fosse veramente convinta. «Ora, se siete pronta, dovremmo scendere. La regina potrebbe aver bisogno di noi.» Marguerite annuì e sorrise, come se avesse deciso di mettere da parte i suoi timori. «Spero che Sir Ralph sia arrivato» confidò. «Sono impaziente di conoscerlo.» I pensieri di Alayne tornarono all'uomo che aveva notato nel salo-ne. Perché mai sembrava così freddo, quasi in collera?

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febbraio 2012

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