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Nicola Cornick

Intriganti sospetti

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Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: The Notorious Lord

One Night Of Scandal The Rake's Mistress

Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2004 Nicola Cornick © 2004 Nicola Cornick © 2004 Nicola Cornick

Traduzione di Mariadele Scala

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto

di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con

Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

© 2005 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

Prima edizione Harmony History maggio 2005 giugno 2005 luglio 2005

Seconda edizione Harmony Special Saga ottobre 2011

HARMONY SPECIAL SAGA

ISSN 1825 - 5248 Periodico bimestrale n. 67 dello 05/10/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 332 del 02/05/2005 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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Pagina Romanzo

Sommario

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La passione di Rachel

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Orgoglio e sentimento

Pagina 447

Nobile inganno

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Pagina Romanzo

La passione di Rachel

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Giugno 1803 Doveva aver bevuto troppo sidro a colazione. Non c'era altra spiegazione per quello che stava vedendo, pensò miss Rachel Odell. Un uomo nudo era sbucato dal gruppo di salici che cre-scevano lungo la riva del fiume, e ora avanzava verso di lei con la disinvolta sicurezza di un gentiluomo che entra nel sa-lotto di un'anziana signora. Disorientata, Rachel abbassò gli occhi sulla borraccia di ter-racotta che teneva in mano. Sapeva che bere alcol era nocivo, soprattutto al mattino, ma non aveva voluto offendere la cuo-ca, che le aveva messo il recipiente fra le mani dicendo che il succo di mela era quello che ci voleva in una mattina calda co-me quella. Rachel non era abituata a bere e il sidro della signo-ra Goodfellow era molto forte. Ma ne aveva bevuto solo due sorsi! Era possibile che fosse già ubriaca e che avesse delle al-lucinazioni? No, non lo era. Quindi quell'uomo nudo doveva esserci davvero. Rachel sollevò gli occhi. Lui era là. Il sole che filtrava fra i rami gettava lampi di luce dorata sul suo corpo e faceva brilla-re le goccioline d'acqua che gli ricoprivano la pelle. Chiara-mente ignaro della sua presenza, aveva il capo rivolto verso il cielo, come se volesse respirare appieno l'aria del mattino. Al-to e ben proporzionato, si muoveva con lenta eleganza. A un tratto sollevò una mano e si ravviò i folti capelli castani. Poi si

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stiracchiò. Sembrava un dio pagano sorto dall'acqua, pensò di nuovo Rachel. In quanto figlia dei più noti archeologi del paese, Rachel sa-peva tutto sul culto degli dei pagani. I suoi genitori avevano ri-portato alla luce reperti di numerose civiltà e culture, nel corso dei loro innumerevoli scavi dall'Egitto al Reno, dalla Grecia ad Alessandria. Fin da bambina Rachel aveva imparato la mitolo-gia greca e la storia delle divinità romane, ma non aveva mai visto un uomo che assomigliasse a quegli esseri leggendari. Mai... prima di quel momento. S'incantò a fissare quelle spalle possenti, quel petto musco-loso, quell'addome piatto, quella pelle ambrata che trasudava forza primitiva e vigore, e l'adorazione degli dei pagani non le sembrò più tanto inverosimile come aveva sempre pensato. Rachel non aveva mai visto un uomo nudo in carne e ossa, ma solo statue, disegni, dipinti e affreschi. Fino a quel giorno, martedì 20 giugno, alle otto della mattina, all'età di ventidue anni, quando meno si aspettava di assistere all'eccitante spet-tacolo di veder emergere un dio greco dall'acqua del Winter Race. Il libro che stava leggendo le scivolò dalle mani e cadde sul-la borraccia del sidro. Il leggero rumore che l'urto produsse giunse fino alle orecchie dell'uomo, che s'irrigidì come un ani-male che avverte il pericolo e girò il capo verso di lei. Il senso di vuoto che l'assalì svanì appena Rachel vide il suo volto, ri-conoscendolo. Era Cory Newlyn, suo amico d'infanzia e colle-ga dei suoi genitori. Per quale motivo non l'aveva riconosciuto subito?, si chiese con imbarazzo. Perché invece di guardarlo negli occhi hai concentrato l'attenzione su ben altre parti del suo corpo, fu la pronta risposta che le diede una vocina am-monitrice. E quello che hai visto ti è piaciuto. Ora però era a disagio. Cory era un vecchio amico e una ragazza non doveva guardare gli amici in quel modo. «Cory Newlyn! Cosa diavolo stai facendo?» gli chiese quan-do ritrovò la voce.

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«Rachel! Che bello vederti» disse Cory dopo aver sgranato gli occhi ed essersi strategicamente coperto con una foglia di ninfea che galleggiava in una pozza d'acqua prima di avanzare con decisione verso di lei. «Proprio pochi giorni fa pensavo che mi sarebbe piaciuto vederti più spesso.» «Mi stai vedendo. E io vedo te, tutto te...» osservò Rachel schermandosi gli occhi con la mano. «Ed è veramente troppo! Che cosa stai facendo? Dove sono i tuoi vestiti? Va' immedia-tamente a coprirti!» Rachel afferrò il cappello di paglia che aveva appoggiato sul-la coperta stesa per terra e se lo calcò in testa, abbassando l'a-la sugli occhi, ma poi fu tentata di sbirciare per vedere che co-sa stava accadendo. E la scena non la rassicurò. Cory sembrava intenzionato ad avvicinarsi. Infatti avanzava lungo la sponda del fiume come se stesse passeggiando in una via di Londra, invece che aggirarsi nudo per la campagna del Suffolk. «Fermati!» gli gridò. «Pensavo di averti detto di andare via!» Cory si fermò, a poco più di dieci passi da lei. Era davvero un magnifico esemplare di forza e vigore maschile, tornò a pensare Rachel. Ma era comprensibile, dal momento che lavo-rava molto all'aperto e la sua attività richiedeva anche un no-tevole sforzo fisico. Era oltremodo sconveniente soffermarsi a considerare gli at-tributi fisici dei colleghi dei suoi genitori, si ammonì di nuovo, cercando di pensare ad altro, ma non riuscì a staccare gli occhi dalla peluria dorata che gli copriva le gambe. Era sconveniente guardare, tornò a ripetersi sempre più turbata, girando il capo verso il tronco del grosso pioppo che cresceva poco distante. «Perché sei ancora qui?» sbuffò quando girò il capo e lo vi-de accanto a sé. «Non sono abituata a fare conversazione con uomini nudi.» «Allora te n'eri accorta» disse lui con fare divertito. «Certo! Dovrei essere proprio distratta per non essermene accorta! Che cosa ci fai qui, Cory?»

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«Ti prego di non continuare a parlarmi come se volessi mandarmi via, Rachel. Non posso rispettare decoro e cortesia contemporaneamente.» «Preferirei che rispettassi il tuo e il mio pudore. Dove hai messo i tuoi vestiti?» «Li ho lasciati laggiù» rispose Cory facendo un gesto vago con la mano per indicare un punto imprecisato della riva. «Mi è venuto il desiderio di fare un bagno e mi sono tuffato. Non mi aspettavo d'incontrare qualcuno a quest'ora. Spero che tu voglia prestarmi la tua coperta» aggiunse indicando il plaid sul quale Rachel era seduta. «Così potrei coprirmi e...» Rachel tirò un lembo della coperta e se la sfilò di sotto il corpo. «Prendila! E sbrigati ad andare via!» «Grazie» disse Cory con tono vagamente divertito. «Ma non agitare così le mani, Rae, o potresti toccare qualcosa che non ti aspetti.» Incapace di sopportare oltre quella situazione, Rachel si al-zò con l'intenzione di scostarsi da lui, ma vacillò e andò a ur-tare contro il suo corpo robusto. Annaspando, finì addirittura con lo sfiorarlo con il palmo delle mani. «Va tutto bene» la rassicurò Cory vedendola impallidire. «E-ra solo il mio...» «Cory, no! Non voglio saperlo!» esclamò lei girando il capo dall'altra parte. «Siamo amici, ma ci sono cose che non voglio condividere.» Lui scoppiò a ridere e si avvolse la coperta attorno ai fianchi annunciando: «Sono quasi pronto». Rachel si girò in tempo per cogliere un suggestivo scorcio del fondoschiena di Cory. «Oh, no! È terribile» mormorò cer-cando di scostarsi, ma inciampò nel cesto del picnic e lui do-vette afferrarla per le braccia per sorreggerla. «Attenta, o uno di noi due finirà per farsi del male.» «Me la caverei meglio se tu te ne andassi» sbuffò Rachel. «Ti muoveresti meglio se ti togliessi quel ridicolo cappello e guardassi quello che ti sta attorno.»

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«Grazie, ma ho già visto quanto basta!» ribatté lei facendo un passo indietro. Quando sollevò l'ala del cappello, vide con sollievo che si era legato il plaid attorno ai fianchi come se fos-se stato un gonnellino. Si era coperto, sia pur sommariamente, però Rachel era ancora turbata. Con i vestiti, Cory era un uo-mo affascinante, ma con quel succinto abbigliamento emana-va una carica virile che mozzava il respiro. Lo stava ancora fissando, si rese conto Rachel, notando che lui la guardava con fare divertito. Il viso di Cory era maledetta-mente attraente con quegli occhi grigi e quell'irresistibile sorri-so. Anche se non era bello nel senso convenzionale del termi-ne, dato che aveva il naso leggermente schiacciato e una sotti-le cicatrice su una guancia, ricordo di un piccolo incidente av-venuto durante uno degli scavi ai quali aveva preso parte, ave-va una personalità che compensava tutti quei difetti e che atti-rava le donne in modo quasi fastidioso. «Per fortuna la coperta è grande» disse Rachel, imbarazzata per essere stata colta a fissarlo. «Sono lusingato che pensi che abbia bisogno di una grande coperta per coprirmi convenientemente» commentò lui con un sorriso sornione. Rachel avvampò. Si era dimenticata che a Cory piaceva scandalizzare con le parole e con i fatti. Conosceva perfetta-mente le regole del decoro, ma a volte preferiva ignorarle. «Va' via, ti prego. Sei uno svergognato!» Cory scoppiò a ridere. «Sì. Ma lo hai sempre saputo e ti so-no simpatico.» «Puoi essere mio amico, però io sono una ragazza con una reputazione immacolata e non ho intenzione di compromet-terla facendomi vedere a fare conversazione con uno scostu-mato libertino avvolto in una coperta!» «Uno scostumato libertino avvolto in una coperta!» ripeté Cory ridacchiando. «Addirittura. Scusami se ti ho turbato, Rae. Vedo che lo sei ancora.» «Certo che lo sono» confermò Rachel, rinunciando a negar-

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lo. «Non mi aspettavo di vederti nudo, Cory. Di solito queste cose non succedono fra amici d'infanzia.» «Hai ragione. Devi scusarmi, Rae, non volevo scandalizzar-ti.» «E pensare che ero venuta qui per stare un po' in pace» dis-se lei scuotendo il capo. «Sai quanto è difficile trovare un poco di tranquillità agli inizi di un nuovo scavo. Sono due settimane che mamma e papà lavorano indefessamente dall'alba al tra-monto» lo informò appoggiandogli una mano sul braccio, l'u-nica parte del corpo di Cory che si sentiva autorizzata a tocca-re. «Che cosa fai nel Suffolk? Credevo fossi ancora in Cornova-glia.» «Il mese scorso sono tornato a Londra e al mio club ho tro-vato una lettera dei tuoi genitori, che m'invitavano a raggiun-gerli qui. Non te l'avevano detto?» «Probabilmente era loro intenzione, ma poi se ne saranno scordati. Sai che mamma si dimentica le cose» rispose Rachel con un sospiro. Cory s'inginocchiò e rovistò nel cesto del picnic. «Non ti dispiace, vero?» chiese tirando fuori un panino e del formag-gio. «Che tu sia qui o che mi stia rubando la colazione?» do-mandò lei ridendo. «Non mi dispiace, Cory, anche se ti consi-glio di metterti addosso qualcosa di più se hai intenzione di ri-manere. In Inghilterra non si usa andare in giro nudi, almeno non in pubblico. So che sei stato a lungo all'estero e forse hai dimenticato le nostre regole.» «Non mi sono mai lasciato condizionare dalle regole» di-chiarò Cory stiracchiandosi pigramente e facendo scivolare pe-ricolosamente la coperta lungo i fianchi. «Ora va' prima di buscarti un raffreddore, o prima che quel-la coperta cada e faccia crollare ciò che rimane della mia cal-ma» sbottò Rachel. «Parleremo quando ti sarai rivestito.» «Non avrei mai pensato di sentirti dire una frase del genere, Rae» replicò lui.

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«Non credo di essere la prima a farlo» replicò Rachel soffo-cando un sorriso. Conosceva troppo bene la reputazione del-l'amico. «Me ne vado, me ne vado» la rassicurò lui, voltandosi verso la sponda. «E mi dispiace di averti scandalizzato così tanto, Rae.» «Non sono scandalizzata» mentì Rachel lisciando le pieghe della gonna per darsi un contegno. «Sono solo un poco scon-certata.» Cory si chinò a prendere un altro panino e del prosciutto dal cesto del picnic di Rachel. «Delizioso. Proprio quello di cui avevo bisogno dopo la nuotata» affermò addentando il panino e allontanandosi con un cenno della mano. «Attento ai cespugli di rose che crescono sulla sponda» gli gridò Rachel. «Le spine sono molto acuminate... Oh, no! Troppo tardi» mormorò quando udì un'imprecazione soffoca-ta. Rimasta sola, Rachel tornò a sedersi e appoggiò la schiena contro il tronco di un pino, reclinando il capo e chiudendo gli occhi. Solo quando fu certa che Cory era veramente andato via si rilassò completamente. Non si era aspettata di vederlo nel Suffolk. Sua madre si era dimenticata di dirle che sarebbe arrivato, ma non c'era da stu-pirsene. Lady Odell non aveva memoria, eccetto che per tutto ciò che riguardava l'archeologia. Poteva fare l'elenco degli im-peratori romani e dei loro collaboratori in ordine cronologico, poteva essere una nota esperta nello stabilire la data delle tom-be egizie, ma quando si trattava della vita di tutti i giorni era un vero disastro. L'ultima volta che Rachel aveva avuto notizie di Cory era stato sei mesi prima, quando lui le aveva scritto informandola d'essere tornato da una spedizione in Patagonia con la malaria e di trovarsi nella sua casa in Cornovaglia. Rachel gli aveva mandato una tintura che aveva preparato lei stessa, sulla scor-ta dell'esperienza che aveva acquisito nel corso degli anni per

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curare gli arcani malesseri dei genitori. Per ringraziarla, lui le a-veva spedito un biglietto con un enorme bouquet di rose. Un gesto veramente gentile, aveva pensato al momento. Poi era stata presa dai preparativi per la partenza per il Suffolk e non aveva più pensato a Cory Newlyn. Conosceva Cory da diciassette anni, ed erano amici da quella data, ma lui era come una cometa che faceva fugaci passaggi prima di sparire. Esploratore e collezionista di fama, era diventato un personaggio leggendario. Si diceva che avesse lottato con i coccodrilli e con i serpenti più velenosi che esi-stessero al mondo, che avesse esplorato zone deserte e irrag-giungibili e scoperto fantastici tesori. Rachel sapeva che c'era molta leggenda in quelle voci. Cory era un archeologo e passa-va la maggior parte del tempo a scavare e a riportare alla luce tombe piene solo di frammenti di ossa, e dubitava che le si-gnore dell'alta società di Londra, che si deliziavano al solo sentir pronunciare il suo nome, l'avrebbero trovato tanto affa-scinante se lo avessero visto in ginocchio nel fango durante una tempesta nelle Orkney. Tuttavia doveva riconoscere che Cory era molto bravo e competente nel suo lavoro, e che pos-sedeva un innato talento nello scoprire interessanti reperti del-l'antichità. Molti uomini viaggiavano per il mondo per acqui-stare oggetti antichi, ma Cory era speciale, non era un colle-zionista da tavolino. Lui si recava sul posto e partecipava alla caccia. Ecco perché si trovava lì in quel momento, pensò Rachel con un sospiro. Cory aveva saputo che i suoi genitori stavano scavando per riportare alla luce il famoso cimitero anglosasso-ne di Midwinter Royal e voleva partecipare all'avventura. Sua madre avrebbe dovuto avvertirla del suo arrivo, si disse mentre si alzava in piedi e raccoglieva il cesto del picnic e il libro, ma non sarebbe comunque stata preparata allo spettacolo che le si era presentato davanti agli occhi poco prima. Niente poteva preparare all'apparizione di Lord Newlyn senza vestiti. Era sta-ta un'esperienza sconvolgente, e il solo ricordo le procurò un

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brivido lungo la schiena. Era meglio tornare a casa e aiutare sua madre a terminare di disfare i bagagli, si ammonì Rachel incamminandosi lungo i bordi del cimitero di Midwinter Royal invece di passare per il bosco. Non voleva correre il rischio d'imbattersi ancora in Cory, anche se questa volta sarebbe sta-to vestito. Quando Rachel entrò in casa, udì la madre che impartiva di-sposizioni al cameriere per gli scavi di quel mattino. Rachel sorrise fra sé. Quando aveva accettato il lavoro, il povero Tom Gough non aveva immaginato che i suoi compiti non sarebbero stati quelli soliti di un domestico, ma che a-vrebbe dovuto passare la maggior parte del giorno a scavare fossati. Erano venticinque anni che Sir Arthur e Lady Odell si dedicavano anima e corpo all'archeologia, e quelli erano gli ul-timi di una lunga serie di scavi. Sir Arthur era indispettito che la guerra contro Napoleone li avesse tenuti forzatamente a ca-sa e raccontava a tutti che sei anni prima aveva dovuto abban-donare le sue scoperte nella Valle dei Templi per sfuggire all'a-vanzata dell'esercito francese. Dopo aver portato il cesto del picnic in cucina, Rachel rag-giunse la madre in biblioteca, dove Lady Odell stava estraendo degli oggetti da una cassa. Rachel si aggirò per la stanza illu-minata dal sole, notando le crepe sul soffitto e il tappeto con-sunto steso sul pavimento. Midwinter Royal House non era in condizioni peggiori delle altre case in cui Rachel aveva vissuto, ma non pensava che sarebbe rimasta lì più a lungo che nelle altre. Sir Arthur e Lady Odell non rimanevano mai più di sei mesi in un posto. Lavinia Odell era una donna grassottella con un viso dolce e amabile, illuminato da due occhi marroni con pagliuzze dorate come quelli della figlia, capelli grigi e una carnagione bruciata dal sole e solcata da profonde rughe. «Ho incontrato Cory giù al fiume» riferì Rachel. «Non mi a-vevi detto che sarebbe venuto a farci visita.» «Ah, no? Ho ricevuto la sua lettera solo ieri con la conferma

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che ci avrebbe raggiunto per gli scavi. Non è fantastico? E ora mi dici che è già qui?» domandò Lady Odell con espressione confusa. «Sì, mamma, stava facendo un bagno nel fiume. Credo che verrà a salutarti appena si sarà rivestito.» «Bene, bene...» commentò distrattamente Lady Odell solle-vando qualcosa che sembrava un gattino imbalsamato con le zampette alzate come se volesse graffiare qualcuno. «Pensavo di metterlo sulla mensola del caminetto del salotto. Ci porterà fortuna.» «No, mamma, ti prego» protestò Rachel scossa da un brivi-do di raccapriccio. «L'unica cosa che attirerà saranno le mo-sche. Deve puzzare...» «No, non puzza!» replicò Lady Odell con tono offeso. «È molto antico, Rachel. Risale al terzo millennio avanti Cristo...» «Appunto, mamma. Ecco perché puzza. Quel povero esseri-no è morto migliaia di anni fa. Lasciamolo riposare in pace. Non c'è da stupirsi che abbia l'aria tanto arrabbiata.» Sospirando, Lady Odell tornò a riporre il gattino nella cassa accanto a un vaso greco. «Forse hai ragione, Rachel. I metodi d'imbalsamazione non sempre erano perfetti.» «Infatti» confermò lei, che sapeva tutto sulle antiche prati-che di conservare i morti avendole apprese nel corso dei viaggi con i suoi genitori. Ma non era appassionata di archeologia e non aveva alcuna inclinazione per quegli studi. Quand'era bambina, una volta sua zia materna l'aveva trovata seduta sul tappeto a succhiare un osso umano. L'urlo che la zia aveva lanciato aveva richiamato Lady Odell, che era accorsa nella stanza e si era commossa per l'interesse che la sua unica figlia dimostrava per l'antichità. Ma quella era stata l'unica manifestazione d'interesse di Rachel per l'attività dei genitori. All'età di sei anni aveva scel-to di chiamarsi Rachel, e non Cleopatra, il suo vero nome di battesimo, rifiutandosi di rispondere a chi continuava a chia-marla in quel modo. Spostata come un pacco a causa dell'ec-

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centrica passione degli Odell, Rachel era cresciuta odiando la professione dei suoi genitori e con il desiderio di un salotto colmo di statuine di porcellana e di ceramiche Wedgwood in-vece che di terrificanti maschere mortuarie e reperti millenari. «Non credo che le signore della zona siano preparate ad ammirare la tua collezione, mamma. Dubito molto che verran-no a farti visita se dovranno ammirare i tuoi teschi anglosasso-ni.» Lady Odell scosse le spalle sotto il camice di percalle che in-dossava sempre per lavorare. «Con tutto il lavoro che c'è, non ho tempo di ricevere visite. Lascio a te il piacere, Rachel.» «Naturalmente, mamma» mormorò lei. Rachel aveva fatto gli onori di casa innumerevoli volte, in ognuna delle numerose località nelle quali avevano soggiornato in giro per l'Inghilter-ra. Era il suo ruolo nella vita. Organizzare le giornate dei geni-tori, dirigere la servitù, occuparsi di tutte le piccole cose della vita quotidiana. Rachel aveva svolto quelle incombenze fin da quando aveva dodici anni. Sospirando, seguì la madre all'esterno. Era un'altra calda giornata di giugno senza un alito di vento. Il cielo era azzurro e nemmeno una nuvoletta si scorgeva all'orizzonte. L'erba del prato che costeggiava il viale d'ingresso di Midwinter Royal stava ormai ingiallendo per la persistente siccità. «Una giornata perfetta per scavare» osservò Lady Odell compiaciuta. «Ti prego di fare attenzione che le pareti dei fossati non fra-nino» le raccomandò Rachel. «Ricordi quella volta che sei ri-masta sepolta sotto una frana nello Wiltshire, e Cory e io ab-biamo dovuto tirarti fuori? Fa' che non succeda più. E ricordati anche che Mrs. Goodfellow preparerà un pranzo freddo per mezzogiorno. Non dimenticarlo, mamma.» «Certo, tesoro, non ti preoccupare. Adesso però devo pro-prio andare. Tuo padre è già fuori da più di mezz'ora.» «L'ho visto, l'ho visto» confermò Rachel. «Assicurati che metta il cappello, mamma. Il sole è molto forte in questa sta-

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gione» raccomandò ancora alla madre mentre scrutava lungo il filare di olmi che ombreggiavano il viale. «Credo che Cory stia arrivando» annunciò scorgendo una figura a cavallo che avan-zava verso di loro. «Oh, è magnifico!» esclamò Lady Odell precipitandosi giù dai gradini dell'ingresso e facendo tintinnare la collana di perli-ne persiane che aveva al collo. Rachel la seguì a passo più lento. Ora non aveva più dubbi. La figura a cavallo che si avvicinava era proprio Cory. Il cavallo era un purosangue e anche Cory, con o senza vestiti, era quel-lo che molte signore avrebbero definito uno splendido esem-plare di maschio. Le labbra serrate in una smorfia di disapprovazione, Rachel lo guardò balzare dalla sella con fluida eleganza e istintiva-mente afferrò le redini del cavallo mentre lui correva ad ab-bracciare Lavinia Odell, visibilmente stregata da lui come tutte le signore che lo conoscevano. Con i denti bianchissimi che spiccavano sul viso abbronzato e gli occhi grigi colmi di calore e allegria, Cory emanava un fascino particolare che ammaliava tutte le donne, giovani e meno giovani. Naturalmente lei ne era immune, si disse Rachel. Tuttavia il ricordo del loro incon-tro sulla riva del fiume le procurò un lieve brivido lungo la schiena. «Come state, Lavinia?» domandò Cory staccando Lady O-dell da sé e scrutandola da capo a piedi. «Siete in gran forma!» «Cory! Caro ragazzo! Siamo così contenti che tu ci abbia raggiunto!» cinguettò Lavinia come una scolaretta eccitata. «Non potevo mancare» replicò Lord Newlyn lasciandola an-dare dopo averla baciata sulla guancia. «Il cimitero di Midwin-ter è famoso, lo sapete. Erano anni, esattamente da quando ho sentito parlare del tesoro di Midwinter, che desideravo affon-dare la mia pala in queste zolle!» «E saremo noi a trovare quel tesoro» affermò Lavinia con gli occhi che le sfavillavano. «Lo sento!» «Il garzone di stalla dov'è, mamma? Nel campo a scavare

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con papà?» intervenne Rachel, cercando di tenere fermo lo scalpitante purosangue grigio. «Naturalmente, tesoro» rispose Lady Odell come se fosse normale far partecipare agli scavi tutti i componenti della servi-tù. «Penso io a Castor» disse Cory avvicinandosi a Rachel e to-gliendole le redini dalle mani. «Di nuovo buongiorno, Rachel» la salutò con un sorriso più ammiccante di quello che aveva ri-volto a Lady Odell. «Dobbiamo fingere di non esserci già vi-sti?» le chiese prendendole la mano. Sconcertata che il suo cuore prendesse a battere all'impaz-zata, Rachel vide due immagini davanti agli occhi: quella reale di Cory com'era in quel momento di fronte a lei, completa-mente vestito, e quella di lui nudo che emergeva dal fiume grondante d'acqua e... Sempre più scossa e disorientata, Rachel inghiottì nervosa-mente e chiuse gli occhi, imponendosi di scacciare quell'im-magine dalla mente. Non doveva più pensare alla spudorata nudità di Cory. Era un'aberrazione. Non doveva pensare al suo amico d'infanzia in quel modo. Tuttavia ebbe la sconso-lante sensazione che quella sarebbe stata un'estate più com-plicata di quello che aveva immaginato.

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Dame e cavalieri di Anne Herries

Inghilterra, XII secolo - Per sottrarsi al dispotico padre, la bellissima Alayne accetta di sposare Ralph di Banewulf, convinta che un'unione di convenienza sia comunque il male minore. Senza sospettare che il destino ha in serbo per loro delle sorprese. L'incantevole Elona di Barre, invece, non ha intenzione di convolare a nozze con un uomo di cui non è innamorata e che non conosce neppure. E pur di evitarlo è disposta a tutto, anche ad attirare il disonore sul proprio capo e su quello di Stephen, il prode discendente dei Banewulf incaricato di accompagnarla dal promesso sposo. Sperando, contro ogni logica, che lui sia disposto a perdonarla. Tutt'altro problema è quello che deve affronta-re Lady Kathrine di Grunwald: Sir Alain, l'affascinante cava-liere che l'ha salvata dai briganti e che si è offerto di scor-tarla in Inghilterra, la considera poco più di una bambina, mentre il suo cuore palpita per lui fin dal primo momento in cui l'ha visto. Conquistare il suo amore, tra mille insidie e pericoli, sarà tutt'altro che facile, ma una volta giunta a Banewulf troverà ad aiutarla due preziose alleate.

Dal 3 dicembre