Cronica - Archivio Volto Santo · vigliosa opera della torre di Babel. Onde Iddio, per confondere...

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Letteratura italiana Einaudi Cronica di Giovanni Villani

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Letteratura italiana Einaudi

Cronica

di Giovanni Villani

Edizione di riferimento:Nuova Cronica, a cura di G. Porta,Fondazione Pietro Bembo/Guanda, Parma 1991

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Tomo primoLibro primo 1Libro secondo 45Libro terzo 73Libro quarto 112Libro quinto 124Libro sesto 178Libro settimo 220Libro ottavo 329

Tomo secondoLibro nono 523Libro decimo 688Libro undecimo 961

Tomo terzoLibro dodecimo 1204Libro tredecimo 1424

Sommario

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TOMO PRIMO

LIBRO PRIMO

Questo libro si chiama la Nuova cronica, nel quale si tratta dipi cose passate, e spezialmente dellorigine e cominciamentodella citt di Firenze, poi di tutte le mutazioni chha avute eavr per gli tempi: cominciato a compilare nelli anni della in-carnazione di Ies Cristo MCCC.

I

Comincia il prolago, e il primo libro.

Con ci sia cosa che per gli nostri antichi Fiorentinipoche e nonn-ordinate memorie si truovino di fatti pas-sati della nostra citt di Firenze, o per difetto della loronegligenzia, o per cagione che al tempo che Totile Fla-gellum Dei la distrusse si perdessono scritture, io Gio-vanni cittadino di Firenze, considerando la nobilt egrandezza della nostra citt a nostri presenti tempi, mipare che si convegna di raccontare e fare memoriadellorigine e cominciamento di cos famosa citt, e dellemutazioni averse e filici, e fatti passati di quella; nonperchio mi senta sofficiente a tanta opera fare, ma perdare materia a nostri successori di nonn-essere negli-genti di fare memorie delle notevoli cose che averrannoper gli tempi apresso noi, e per dare esemplo a quegliche saranno delle mutazioni e delle cose passate, e le ca-gioni, e perch; acci cheglino si esercitino adoperandole virtudi e schifino i vizii, e laversitadi sostegnano conforte animo a bene e stato della nostra repubblica. E

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per io fedelmente narrer per questo libro in pianovolgare, a ci che li laici siccome gli aletterati ne possanoritrarre frutto e diletto; e se in nulla parte ci avesse difet-to, lascio alla correzzione de pi savi. E prima diremoonde fu il cominciamento della detta nostra citt, conse-guendo per gli tempi infino che Dio ne conceder digrazia; e non sanza grande fatica mi travaglier di ritrar-re e ritrovare di pi antichi e diversi libri, e croniche eautori, le geste e fatti de Fiorentini compilando in que-sto; e prima lorrigine dellantica citt di Fiesole, per lacui distruzione fu la cagione e l cominciamento dellanostra citt di Firenze. E perch lesordio nostro si co-minci molto di lungi, in raccontando in brieve altre anti-che storie, al nostro trattato ne pare di nicessit; e fia di-lettevole e utile e conforto a nostri cittadini che sono eche saranno, in essere virtudiosi e di grande operazione,considerando come sono discesi di nobile progenie e divirtudiose genti, come furono gli antichi buoni Troiani,e valenti e nobili Romani. E acci chellopera nostra siapi laudebile e buona richeggio laiuto del nostro Signo-re Ies Cristo, per lo nome del quale ogni opera ha buo-no cominciamento, mezzo, e fine.

II

Come per la confusione della torre di Babello si cominci adabitare il mondo.

Noi troviamo per le storie della Bibbia e per quelledegli Asseriani che Nembrotto il gigante fu il primo re,overo rettore e ragunatore di congregazione di genti;chegli per la sua forza e sguito signoreggi tutte leschiatte de figliuoli di No, le quali furono LXXII; ci

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furono XXVII quelle che uscirono di Sem il primo fi-gliuolo di No, e XXX quelle di Cam il secondo figliuo-lo di No, e XV quelle di Giaffet il terzo figliuolo diNo. Questo Nembrot fu figliuolo di Cus che fu figliuo-lo di Can il secondo figliuolo di No. E per lo suo orgo-glio e forza si credette contrastare adDio, dicendo cheIdio era signore del cielo, e egli della terra. E acci cheDio non gli potesse pi nuocere per diluvio dacqua, co-me avea fatto alla prima etade, s ordin di fare la mara-vigliosa opera della torre di Babel. Onde Iddio, perconfondere il detto orgoglio, subitamente mand confu-sione in tutti viventi, e che operavano la detta torre fare;e dove tutti parlavano una lingua, ci era lebrea, si va-riaro in LXXII diversi linguaggi, che luno non intendealaltro. E per cagione di ci rimase per necessit il lavorodella detta torre, la quale era s grande che girava LXXXmiglia, e era gi alta IIIIm passi, e grossa M passi, cheogni passo braccia III delle nostre. E poi quella torrerimase per le mura della grande citt di Babbillonia, laquale in Caldea, e tanto addire Babbillonia quantoconfusione. E in quella per lo detto Nembrot e per glisuoi furono prima adorati glidoli di falsi Idii. E fu co-minciata la detta torre, overo mura di Babillonia, VIIcanni apresso che fu il Diluvio, e MMCCCLIIII anni dalcominciamento del secolo infino alla confusione dellatorre di Babello. E troviamo che si pen affare anniCVII: e le genti viveano in que tempi lungamente. E no-ta che in lunga vita, avendo pi mogli, aveano molti fi-gliuoli e discendenti, e multiplicaro in molto popolo,tutto fosse disordinato e sanza legge. Della detta citt diBabillonia fu prima re che cominciasse battaglie Nino fi-gliuolo Beli, disceso dAnsur figliuolo di Sem, il qualeNino fece la grande citt di Ninive. E poi dopo lui regnSemiramis sua moglie in Babillonia, che fu la pi crude-le e dissoluta femmina del mondo, e questa fu al tempoda Abraam.

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III

Come si dipart il mondo in tre parti, e della prima detta Asia.

Per cagione della detta confusione convenne di nices-sit che tribi e le schiatte de viventi challora erano sidipartissero e abitassono diversi paesi. E la prima gene-rale partigione fu che in tre patti si divise il mondo, perle schiatte de primi tre figliuoli di No. La prima e mag-giore parte si chiam Asia, la quale contiene quasi la me-tade e pi di tutta la terra abitata, cio tutta la parte dalevante, cominciando dal mare Occiano e Paradiso ter-restro, partendosi dalla parte di settentrione dal fiumedi Tanai in Soldania che mette foce in sul mare Maggio-re, detto per la Scrittura Pontico; e da la parte di mez-zod si parte e confina al diserto che parte Soria da Egit-to, e per lo fiume del Nilo che fa foce a Dammiata inEgitto, e mette capo nel nostro mare. Questa partedAsia contiene pi province in s, Camia, e India, eCaldea, e Persia, e Asiria, Mesopotania, Media, Erminia,Giorgia, e Turchia, e Soria, e molte altre province. Equesta parte abitaro i discendenti di Sem, il primo fi-gliuolo di No.

IV

De la seconda parte del mondo detta Africa, e de suoi confini.

La seconda parte si chiam Africa, la quale da levantecomincia i suoi confini dal sopradetto fiume del Nilo,dal mezzogiorno infino nel ponente a lo stretto di Sibiliae di Setta, cinta e circondata dal mare Uziano, che si

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chiama il mare di Libia; e dal settantrione confina colnostro mare detto Mittaterreno. Questa parte ha in sEgitto, Numidia, Moriena, e Barberia, e l Garbo, e lreame di Setta, e pi altre salvatiche province e diserti.Questa parte fu popolata per gli discendenti di Cam ilsecondo figliuolo di No.

V

Della terza parte del mondo detta Europia, e de suoi confini.

La terza parte del mondo si chiama Europia, la qualecomincia i suoi confini da levante dal fiume detto Tanai,il qual in Soldania, overo in Cumania, e mette nel marede la Tana nominato dal detto fiume, e quel mare sichiama Maggiore; in sul qual mare e parte dEuropia si parte di Cumania, Rossia, e Bracchia, e Bolgaria, e Ala-nia, stendendosi sopra quel mare infino in Costantino-poli; e poi verso il mezzogiorno Saloniche, e lisole dAr-cipelago nel nostro mare di Grecia, e tutta Greciacomprende infino in Accaia ov la Morea; e poi si torceverso settantrione il mare detto seno Adriatico, chiama-to oggi golfo di Vinegia, sopra il quale parte di Roma-nia verso Durazzo, e la Schiavonia, e alcuno capo dUn-garia, e stendesi infino ad Istria, e Frioli, e poi torna allaMarca di Trevigi, e a la citt di Vinegia; e poi verso ilmezzogiorno, agirando il paese dItalia, Romagna, Ra-venna, e la Marca dAncona, e Abruzzi, e Puglia, e van-ne infino in Calavra a lo ncontro a Messina, e lisola diCicilia; e poi tornando verso ponente per la riva del no-stro mare a Napoli e Gaeta infino a Roma; e poi la Ma-remma e l paese nostro di Toscana infino a Pisa e Ge-nova, lasciandosi allo ncontro lisola di Corsica e di

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Sardigna, conseguendo la Proenza, apresso la Catalo-gna, e Araona, e lisola di Maiolica, e Granata, e parte diSpagna infino allo stretto di Sibilia ove safronta conAfrica in piccolo spazio di mare; e poi volge a mano di-ritta in su la riva di fuori del grande mare Uziano, cir-cundando la Spagna, Castello, Portogallo e Galizia ver-so tramontana, e Navarra, e Brettagna, e Normandia,lasciandosi allo ncontro lisole dIrlanda; e poi conse-guendo, Piccardia, e Fiandra, ed ereame di Francia, la-sciandosi allo ncontro verso tramontana, in piccolo spa-zio di partimento di mare, lisola dInghilterra, che lagrande Brettagna fu anticamente chiamata, e lisola diScozia con essa. E poi di Fiandra conseguendo verso le-vante e tramontana, Isilanda, e Olanda, e Frisinlanda,Danesmarche, Norvea, e Pollana, conchiudendo in stutta Alamagna, e Boemia, e Ungaria, e Sassogna; e poi Gozia e Svezia, tornando in Rossia e Cumania al sopra-detto confine ove cominciammo del fiume di Tanai.Questa terza parte cos confinata ha in s molte altreprovince infra terra che non sono nominate in questo, e del tanto la pi popolata parte del mondo, per chetiene al freddo, e pi temperata. Questa Europia pri-ma fu abitata da discendenti di Giafet il terzo figliuolodi No, come faremo menzione apresso nel nostro trat-tato; e eziandio secondo che racconta Escodio maestrodi storie, No in persona con Iano suo figliuolo, il qualeebbe poi che fu il Diluvio, ne vennero in questa partedEuropia nelle parti dItalia, e l fin sua vita. E Iano virimase, e di lui uscirono grandi signori e popoli, e fecemolte cose in Italia.

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VI

Come il re Attalante, nato di quinto grado di Giaffet figliuolodi No, prima venne in Europia.

Intra gli altri principali, e che prima arrivasse in que-sto nostro paese dItalia, partendosi dalla confusionedella torre Babel, fu Attalante, overo Attalo, il quale fufigliuolo di Tagran, o Targoman, che fu figliuolo di Tir-ras, il quale fu figliuolo di Gomer che fu figliuolo primodi Giaffet. Altri dottori iscrissono che questo Attalo fude discendenti di Can, il secondo figliuolo di No, inquesto modo: che Can ingener Cus, e Cus ingenerNembrot il gigante, onde fatta menzione; Nembrot in-gener Cres, che fu il primo re e abitatore dellisola diCreti, che per suo nome cos fu nominata; Cres ingenerCielo, e Cielo ingener Saturno, e Saturno gener Iove eAttalo. Di questa nazione furono i re di Grecia, e di La-tini, ma non per il detto Attalante, overo Attalo; anzitroviamo che di Saturno nacque Iove, come dice dinan-zi, e Tantalo: e quello Iove re di Creti cacci Saturnosuo padre del regno, e venne bene Saturno in Italia, e fe-ce la citt di Sutri, detta Saturna, e di lui discesono poi ire di Latini, come innanzi far menzione. Ma il dettoTantalo fu re in Grecia, e troviamo chebbe grandeguerra con Troio re di Troia, e uccise Ganimedes fi-gliuolo di Troio. Ma lerrore dello scrittore fu di Tantaload Attalo; ma la vera progenie fu da Attalo, detto Atta-lante, come dicemmo dinanzi.

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VII

Come il re Attalante prima edific la citt di Fiesole.

Questo Attalante ebbe una moglie chebbe nome Ele-tra. Questa Eletra moglie dAttalo fu figliuola duno al-tro Attalante re, il quale fu de discendenti di Can, se-condo figliuolo di No. Quello Attalante abit in Africagi nel ponente, quasi di contro a la Spagna; e per luinominiamo prima il grande monte ch l Monte Atta-lante, che si dice ch s alto che quasi pare tocchi il cie-lo, onde i poeti in loro versi feciono favole che quelloAttalante sostenea il cielo; e ci fu che fu grande astrola-go. E sue VII figliuole si convertiro nelle VII stelle delTauro, che volgarmente chiamiamo Galulle. Luna diquelle VII sue figliuole fu la sopradetta Eletra mogliedAttalante re di Fiesole, il quale Attalante con Eletrasua moglie, con molti che l seguiro, per agurio e consi-glio dAppollino suo astrolago e maestro, ariv in Italianel paese di Toscana, il quale era tutto disabitato di gen-te umana. E cercando per astronomia tutti i confinidEuropia, per lo pi sano e meglio asituato luogo cheeleggere si potesse per lui, s si puose in sul monte diFiesole, il quale gli parve forte per sito e bene posto. Ein su quello poggio cominci e edefic la citt di Fiesole,per consiglio del detto Appollino, il quale trov per artedi stronomia che Fiesole era nel migliore luogo e pi sa-no che fosse nella detta terza parte del mondo detta Eu-ropia; imper chegli quasi nel mezzo intra due mariche acerchiano Italia, cio il mare di Roma e di Pisachella Scrittura chiama Mittaterrena, il mare overo senoAdriatico, che oggi sappella il golfo di Vinegia. E percagione de detti mari e per le montagne che vi sono in-torno vi regnano i migliori venti e pi sani e purificatiche in altra parte, e ancora per le stelle che signoreggia-

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no sopra quello luogo. E la detta citt fu fondata sottoascendente di tale segno e pianeta che d allegrezza efortezza a tutti gli abitanti pi che in altra parte dEuro-pia; e come pi si sale alla sommit del monte, tanto pi sano e migliore. E nella detta cittade ebbe uno ba-gno, il quale era chiamato bagno reale, che sanava molteinfermitadi; e nella detta cittade venia per maravigliosocondotto delle montagne di sopra a Fiesole acque difontane finissime e sane, onde la citt avea grande abon-danza. E fece Attalante murare la detta citt di fortissi-me mura, e di maravigliose pietre e grossezza, e congrandi e forti torri, e una rocca in sulla sommit delmonte di grandissima bellezza e fortezza, ove abitava ildetto re, s come ancora si mostra e pu vedere per lefondamenta delle dette mura, e per lo sito forte e sano.La detta citt di Fiesole multiplic e crebbe dabitanti inpoco tempo, sicch tutto il paese e molto di lungi a s si-gnoreggiava. E nota chella fu la prima citt edificatanella detta terza parte del mondo chiamata Europia, eper fu nominata Fia sola, cio prima, sanza altra cittabitata nella detta parte.

VIII

Come Attalante ebbe tre figliuoli, Italo, e Dardano, e Siccano.

Attalante re di Fiesole, poi chebbe fatta la detta citt,ebbe di Eletra sua moglie tre figliuoli; il primo ebbe no-me Italo, e per lo suo nome fu iregno dItalia nominato,e ne fu signore e re; il secondo figliuolo ebbe nome Dar-dano, il quale fu il primo cavaliere che cavalcasse cavallocon sella e freno. Alcuni scrissono che Dardano fu fi-gliuolo di Iove re di Creti e figliuolo di Saturno, come

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adietro fatta menzione; ma non fu vero, per che Ioverimase in Grecia, e suoi discendenti ne furo re e signori,e sempre nemici de Troiani; ma Dardano venne dIta-lia, e fu figliuolo dAttalo, come la storia far menzione.E Vergilio poeta il conferma nel suo libro dellEneidos,quando li Dei dissero ad Enea che cercasse il paesedItalia, l onderano venuti i suoi anticessori chaveanoedificata Troia, e cos fu vero. Il terzo figliuolo dAttaloebbe nome Siccano, quasi in nostro volgare sezzaio, ilquale ebbe una bellissima figliuola nomata Candanzia.Questo Siccano nand nellisola di Cicilia, e funne ilprimo abitatore, e per lo suo nome fu prima lisola chia-mata Siccania, e per la variet di volgari delli abitanti oggi dalloro chiamata Sicilia e da noi Italiani Cicilia.Questo Siccano edific in Cicilia la citt di Saragosa, efecela capo del reame ondelli fu re e suoi discendentiapresso per grandissimo tempo, come fanno menzionele storie di Ciciliani, e Virgilio nellEneida.

IX

Come Italo e Dardano vennero a concordia a cui dovesse rima-nere la citt di Fiesole e il regno dItalia.

Morto il re Attalante nella citt di Fiesole, rimaseroapresso di lui signori Italo e Dardano suoi figliuoli; e es-sendo ciascuno di loro signori di grande coraggio, e checiascuno per s era degno di signoreggiare il regno dIta-lia, s vennero tralloro in questa concordia, che dovesse-ro andare con loro sacrificii a sacrificare il loro Idio altoMarti, il quale adoravano. E fatti i sacrificii, il domanda-rono quale di loro dovesse rimanere signore in Fiesole, equale di loro dovesse andare a conquistare altri paesi e

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reami. Dal quale idolo ebbono risposto, o per commes-sione divina o per artificio diabolico, che Dardano do-vesse andare a conquistare altre terre e paesi, e Italo do-vesse rimanere in Fiesole e nel paese dItalia. Al qualecomandamento e risponso cos aseguiro, che Italo rima-se nella signoria; e di lui nacquero grandi signori cheapresso di lui signoreggiaro non solamente la citt diFiesole e la provincia intorno, ma quasi tutta Italia, emolte citt vedificaro; e la detta citt di Fiesole montin grande potenzia e signoria, infino chella grande cittdi Roma nonn-ebbe stato e signoria. E con tutta la gran-de potenzia di Roma, sempre le fu la citt di Fiesole ne-mica e ribella, infino che per gli Romani non fu disfatta,come innanzi far menzione la vera storia. Lasceremo dipi dire al presente di Fiesolani, cha luogo e tempo tor-neremo alla storia, e seguiremo come Dardano si part diFiesole, e fu il primo edificatore della grande citt diTroia, e lorigine de re di Troiani, ed eziandio di Roma-ni.

X

Come Dardano arriv in Frisia, e edific la citt di Dardania,che poi fu la grande Troia.

Dardano, comebbe comandamento dal risponso delloro Idio, si part di Fiesole con Appollino maestro eastrolago del suo padre, e con Candanzia sua nipote, econ grande sguito di sua gente, e arriv nelle partidAsia nella provincia che si chiamava Frigia, per lo no-me di Friga di discendenti di Giaffet che prima ne fuabitatore; la quale provincia di Frigia si di l da la Gre-cia, passate lisole dArcipelago, in terra ferma, che oggi

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si signoreggia per li Turchi e si dice Turchia. In quellopaese il detto Dardano per consiglio e arte del dettoApollino cominci ad edificare, e fece una citt in sullariva del detto mare di Grecia, a la quale per lo suo nomepuose nome Dardania, e ci fu IIImCC anni dal comin-ciamento del secolo. E cos fu Dardania chiamata men-tre Dardano vivette, e eziandio i figliuoli.

XI

Come Dardano ebbe uno figliuolo chebbe nome Tritamo chefu padre di Troio, per lo quale la citt di Troia fu cos chiama-ta.

Il quale Dardano ebbe uno figliuolo chebbe nomeTritamo: di Tritamo nacque Troio e Toraio; ma Troio fuil pi savio e valoroso, e per la sua bont fu signore e rede la detta citt e del paese dintorno, e con Tantalo redi Grecia, figliuolo che fu di Saturno re di Creti, ondefacemmo menzione, ebbe grande guerra. E poi dopo lamorte del detto Troio, per la bont e senno e valentiache in lui era regnata, s piacque al figliuolo e agli uome-ni della sua citt che per lo suo nome sempre la dettacitt fosse chiamata Troia; e a la principale e maestraporta de la citt, per la memoria di Dardano, rimanesseil nome che avea prima la citt, cio Dardania.

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XII

De li re che furono in Troia; e come Troia fu la prima volta di-strutta al tempo del re Laumedon.

Del sopradetto Troio, poi che fu morto, rimasono trefigliuoli; il primo ebbe nome Elion, il secondo Ansara-co, il terzo Ganimedes. Il detto Elion edific in Troia lamastra fortezza e castello reale di magnifica opera, e perlo suo nome Elion fu chiamato. Del detto Elion nacqueil re Laumedon, e Titonun che fu padre di Menone, ove-ro Menelao, al cui tempo fu distrutta Troia la prima vol-ta per lo possente Ercore, il quale fu figliuolo della reinaArmene figliuola del re Laudan di Creti, e collui Iasonfigliuolo Anson e nepote del re Pelleus di Polopense, elo re Talamone di Salamine. E ci fu per cagione deldetto re Laumedon, chaveva vietato il porto di Troia aldetto Ercore e Iason, e fatta loro onta e villania, e volu-toli prendere e uccidere, quando Iason andava a lisoladi Colco overa il montone col vello delloro, come rac-contano i poeti; imper che l detto Laumedon si teneaper nemico di Greci, per cagione che l re Tantalo aveamorto Ganimedes suo zio e figliuolo di Troio, come in-nanzi faremo menzione. E per la detta antica guerra, al-lora rinnovellata, fu la prima distruzione di Troia. E perloro fu morto il detto re Laumedon e molta di sua gente,e distrussono e arsono la detta citt di Troia. E l dettore Talamone, che al detto conquisto fu molto valoroso,rub e prese Ansiona figliuola del detto re Laumedon, emenollasene in Grecia, e tennela per sua femmina, ove-ro amica.

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XIII

Come il buono re Priamo reedific la citt di Troia.

Apresso la detta prima distruzione di Troia Priamo fi-gliuolo del re Laumedon, il quale essendo giovane nonera allora in Troia, torn poi con aiuto damici, e rifecefare e ristorare di nuovo la detta citt di Troia di mag-giore sito, e grandezza, e fortezza che nonn-era stata di-nanzi, e tutta la gente del paese dintorno vi ricolse e fe-ce abitare, s che in piccolo tempo multiplic e crebbe, edivenne delle maggiori e pi possenti citt del mondo;ch, secondo raccontano le storie, ella girava LXX de lenostre miglia con popolo innumerabile. Questo re Pria-mo ebbe della sua moglie Eccuba pi figliuoli e figliuo-le: il primo ebbe nome Ettor, il quale fu valentissimoduca, e signore di grande prodezza e senno; laltro ebbenome Paris, e laltro Deifebo, e Elenus, e l buonoTroiolus; e IIII figliuole, Creusa moglie che fu dEnea, eCassandra, e Polisena, e Elionas, e pi altri figliuoli dipi altre donne, onde la storia di Troia di loro fa men-zione, i quali tutti furono maravigliosi in prodezza dar-me. E apresso buon tempo, essendo la detta citt ingrande e possente stato, e il re Priamo e figliuoli ingrande signoria, Paris e Troiolus suoi figliuoli, e Eneassuo nipote, e Pollidamas colloro compagnia, armaronoXX navi, e con quelle navicando, arrivaro in Grecia pervendicare la morte e lonta dere Laumedon loro avolo,e la distruzione di Troia, e ruberia di Siona loro zia; e ar-rivaro neregno del re Menelao fratello del re Talamonechavea presa Siona, il quale Menelao avea per moglieElena, la pi bella donna che allora fosse al mondo, laquale era ita a una festa di sacrificii in su una loro isola; eveggendola Paris, incontanente innamor di lei, e prese-la per forza, e uccisono e rubaro tutti quegli cherano a

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la detta festa e in su quella isola, e tornarsi a Troia. E permolti si dice che la detta reina Elena fu rubata in sulisola che oggi chiamata Ischia, e la terra del re Mene-lao era Baia e Pozzuolo, e l paese dintorno ove oggiNapoli e Terra detta di Lavoro, che in quegli tempi eraabitata da Greci e detta la Grande Grecia. Ma per quel-lo che troviamo per le vere storie, quella isola ove fupresa Elena fu Citerea, che oggi si chiama il Citri, la qua-le in Romania incontro a Malvagia nel paese dAccaiadetto oggi la Morea; e la detta Elena fu serocchia di Ca-stor e di Polluce onde i poeti fanno versi.

XIV

Come Troia fu distrutta per gli Greci.

Per la detta ruberia di Elena il re Menelao core Tala-mone e col re Agamenone suo fratello, challora era re diCicilia, con pi altri re e signori di Grecia e di pi altripaesi, fecero lega e congiura di distruggere Troia, e rau-narono M navi con grandissima moltitudine di gentidarme a cavallo e a pi, e con esse arrivaro e puosonoassedio a la grande citt di Troia. Al quale assedio stette-ro per tempo di X anni, VI mesi, e XV d; e dopo molteaspre e diverse battaglie, e uccisione e tagliamento digente dalluna parte e dallaltra, e l buono Ettor con pide figliuoli del re Priamo furono morti in battaglia. Ladetta citt di Troia per tradimento fu presa da Greci, edi notte ventraro e rubarla, e misero a fuoco e fiamma,e il detto re Priamo uccisero, e quasi tutta sua famiglia, edi cittadini in grande quantit, s che pochi ne scampa-ro. De la quale distruzione Omero poeta, e Virgilio, eOvidio, e Dario, e pi altri savi (chi gli vorr cercare) ne

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fecero compiutamente menzione in versi e in prosa; eci fu anni CCCCXXX anzi che si cominciasse Roma, eIIIImCCLXV anni dal cominciamento del mondo, e neltempo che Abdon era iudice del popolo Israel. Di que-sta distruzione di Troia segu quasi a tutto il mondograndi mutazioni, e molti principi di reami usciro delliscampati Troiani, siccome innanzi faremo menzione.

XV

Come i Greci chessi partirono dallasedio di Troia quasi tuttiarrivarono male.

Distrutta Troia, i Greci che si partiro dallasedio, lamaggiore parte, arrivaro male, chi per fortuna di mare, echi per discordie e guerre tralloro. Lasceremo ora dici, e diremo di Troiani che scamparo di Troia come ar-rivaro, acci che seguiamo nostra storia, mostrandolorigine di cominciamenti di Romani e poi di noi Fio-rentini, come dinanzi promettemmo di narrare.

XVI

Come Elenus figliuolo del re Priamo co figliuoli dEttor sipart di Troia.

Intra gli altri che scamparo e si partiro di Troia fuElenus figliuolo del re Priamo, che non era uomo dar-me, e con Eccuba sua madre, e Cassandra sua serocchia,e con Andromaca moglie che fu di Ettor, e con due fi-gliuoli dEttor piccoli garzoni, e con pi genti che gli se-

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guiro, arrivaro in Grecia nel paese di Macedonia, e quiviricevuti da Greci popolaro il paese e fecero citt; chePirro figliuolo dAcchille signore del paese prese permoglie Andromaca, moglie che fu dEttor di Troia, e diloro usciro poi grandi re e signori.

XVII

Come Antinoro e Priamo il giovane partiti di Troia, edificarola citt di Vinegia, e quella di Padova.

Unaltra gente si part de la detta distruzione: ci fuAntinoro che fu uno de maggiori signori di Troia e fufratello di Priamo e figliuolo del re Laumedon, il qualefu incolpato molto del tradimento di Troia, e Eneas ilsent, secondo che scrive Dario; ma Virgilio al tutto dici lo scolpa. Questo Antinoro con Priamo il giovane, fi-gliuolo del re Priamo, chera piccolo fanciullo, e scampdella distruzione di Troia con grande sguito di genti, innumero di XIIm, e grande navilio per mare navicando,arrivaro nelle contrade ov oggi Vinegia grande citt, ein quelle isolette dintorno si puosero, acci che fosserofranchi e fuori dogni altra iurisdizione e signoria daltragente, e di quegli scogli furo gli primi abitatori; onde,crescendo poi, si fece la grande citt di Vinegia, che pri-ma ebbe nome Antinora per lo detto Antinoro. E poi ildetto Antinoro si part di l e venne ad abitare in terraferma ove oggi Padova la grande citt, e elli ne fu ilprimo abitatore e edificatore; e Padova le puose nomeperchera infra paduli, e per lo fiume del Po che vi correassai presso, che si chiamava Pado. Il detto Antinoromor e rimase in Padova, e infino al presente nostro tem-po si ritrov il corpo e la sepoltura sua con lettere inta-

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gliate, che faceano testimonianza comera il corpo dAn-tinoro; e da Padovani fu rinnovata sua sepultura, e an-cora oggi si vede in Padova.

XVIII

Come Priamo il terzo fu re in Alamagna e suoi discendenti redi Francia.

Priamo il terzo, figliuolo di quello Priamo che conAntinoro avea edificata Vinegia, si part con grande gen-te del detto luogo e andonne in Pannonia, cio Unghe-ria, e nel paese detto Siccabar; e cos la nominaro e po-polaro di loro gente, e per la prodezza e virt del dettoPriamo ne fu re e signore. Questa gente erano chiamatiGalli, overo Gallici, percherano biondi; e stettono neldetto luogo lungo tempo, infino a la signoria di Romani,quando signoreggiavano la Germania, cio Alamagna,infino al tempo che regnava Valentiniano imperadoreintorno gli anni di Cristo CCCLXVII. Allora il detto im-peradore per cagione che detti Galli li ataro conquista-re una gente che aveano nome Alani, i quali serano ru-bellati dallo mperio di Roma, e per la loro forza lisottomisero a lo mperio, il detto imperadore li fecefranchi X anni del tributo che doveano dare a Romani,e dallora innanzi furono chiamati Franchi, onde poi de-riv il nome de Franceschi. E a quello tempo era lorosignore uno chavea nome Priamo, disceso per lignaggiodel primo Priamo che venne in Siccambra. E morto Va-lentiniano imperadore, e compiuti i detti X anni, i dettichiamati Franchi rifiutaro di dare il tributo allo mperio,e per loro fierezza si rubellaro da Romani, e feciono lo-ro signore Marcomene figliuolo del detto Priamo, e

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uscirono del loro paese Siccambra, e entrarono in Ala-magna, e in quella conquistaro citt e castella assai tra lfiume Danubio e quello del Reno, le quali erano alla si-gnoria di Romani; e dallora innanzi gli Romani nonvebbono libera signoria. E l detto Marcomene regnnella Magna XXX anni, ma ancora erano pagani. Apres-so lui fu re di Franchi Ferramonte suo figliuolo, il qualeper forza darme entr nel reame che oggi si chiamaFrancia, e tolselo a Romani. E per lo loro nome in lati-no fu chiamata Gallia, e in comune volgare Francia, e gliuomini Franceschi, derivato dal sopradetto nome diFranchi; e ci fu nelli anni di Cristo intorno CCCCX-VIIII.

XIX

Come Ferramonte fu il primo re di Francia, e suoi discendentiapresso.

Ferramonte primo re di Francia regn XL anni.Apresso lui regn Clodius, overo Clodoveo il Capelluto,suo figliuolo XVIII anni, e prese la citt di Cambragio el paese dintorno che teneano li Romani, e cacciolli infi-no al fiume di Somma in Francia. Apresso lui regn Me-roveo suo figliuolo X anni, e molto avanz il suo reame.Apresso lui regn Elderigo suo figliuolo XXVI anni; maper lo suo male reggimento, usando sua vita in lussuria,fu cacciato da baroni, e toltali la signoria, e fuggissi nelReno al re Bazin, e l dimor in esilio VIII anni; poi furappellato da Franceschi. E ebbe uno figliuolo chiama-to Clovis, il quale presso lui regn XXX anni, e fu uomodi grande valore, che conquist Alamagna, e Cologna epoi in Francia Orliens e Sassona, e tutte le terre che te-

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neano i Romani. E fu il maggiore e il pi possente desuoi anticessori, e fu il primo re di Francia che fosse cri-stiano per conforto della sua moglie chiamata Croceia,la quale era cristiana. E essendo il detto Clovis asembia-to ad una battaglia contra a li Alamanni, si bot a Cristo,segli avesse vittoria per lo suo nome, si farebbe egli esua gente Cristiano; e per virt di Cristo cos avenne,onde si battezz per mano di santo Remigio arcivescovodi Rens; e nel battesimo dimenticando la clesima, vennevisibilemente da cielo una colomba che in becco ladus-se al beato Remigio; e ci fu gli anni di Cristo Vc. Apres-so il detto Clovis detto Clodoves regn Lottieri suo fi-gliuolo V anni, e apresso Lottieri regn Chelperiche suofigliuolo XXIII anni. Questi fu fatto uccidere da la mo-glie chiamata Fredegonda crudelissima; rimase di luiuno piccolo figliuolo di IIII mesi, il quale ebbe nomeLottieri, e regn XLII anni. Apresso di lui regn Godo-berto suo figliuolo XIIII anni. Questi fece fare la chiesadi Santo Dionigi in Francia. Apresso lui regn Clovissuo figliuolo XVII anni. Questi fu di mala vita, e moltoabass il reame; ebbe III figliuoli, Lottieri, Tederigo, eElderigo. Apresso Clovis regn Lottieri suo primo fi-gliuolo III anni. Poi fu re Tederigo suo fratello I anno, efu disposto del reame da suoi baroni per sua misera vi-ta, e rendsi monaco a San Donnisi; e feciono re Elderi-go terzo fratello, il quale regn anni XII. E morto Elde-rigo, fu tratto della badia di San Donnigi Tederigomonaco, e rifatto re, e regn poi XII anni, con tutto chepoco si sapesse intramettere del reame; anzi il governavauno grande barone di Francia suo balio chavea nomeErtaire. Ma il primo Pipino, il quale era de maggiori si-gnori di Francia figliuolo dAncherse, e, per lo suo po-dere, veggendo male governare il reame, e per essere si-gnore e balio del regno, s combatt col detto Tederigore e con Ertaire suo balio, e sconfissegli in battaglia, euccise il detto Ertaire, e Tederigo re mise in pregione, e

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vivette III anni. E dopo la sua morte fu fatto re Crovissuo primo figliuolo, e regn sotto il governo di Pipino,che di tutto era balio sovrano, IIII anni. E dopo lui re-gn Ideberto fratello del detto Clovis XVIII anni. E poiregn Dangoberto suo secondo figliuolo IIII anni. E poiregn Lottieri il quarto suo figliuolo due anni. E tuttoraa la signoria de detti re era Pipino sovrano balio e go-vernatore di tutta Francia, e fu mentre che fu in vita. Epoi regn Cilpericche figliuolo del detto Lottieri V anni,e suo generale balio fu Carlo Martello figliuolo del pri-mo Pipino, il quale ebbe della sua amica, serocchia diDodone duca dEquitania. Questo Carlo Martello fuuomo di grande valore e potenzia, bene aventuroso inbattaglia: e conquist tutta Alamagna, Soavia, e Baviera,e Frigia, e Lotteringia, e recolli sotto il reame di Francia.Del sopradetto Cilpericche fu uno figliuolo chiamatoTederigo, il quale regn XV anni al governo del dettoCarlo Martello. Apresso lui regn Elderigo suo figliuoloVIIII anni; ma nonn-avea se non il nome, e Carlo la si-gnoria. E poi, morto Carlo Martello, il secondo Pipinofigliuolo del detto Carlo fu sovrano balio del reame co-me era stato il padre. Ilderigo re essendo uomo di pocovalore, con volont del papa Stefano challora regnava,per molti servigi fatti per lo detto Pipino a santa Chiesa,e per Carlo Mattello suo padre, come innanzi far men-zione, e con volont di tutti gli baroni di Francia, il det-to Ilderigo re, s come uomo disutile al reame, fu dispo-sto de la signoria, e rendsi monaco, e mor sanzafigliuoli, e in lui fall il primo lignaggio de re di Franciadella schiatta di Priamo. E disposto il detto Ilderigo re,come detto di sopra, fu consegrato re di Francia per lodetto papa, e con volont de baroni, il buono Pipino; efu fatto dicreto per lo papa che mai non potesse esserere di Francia altri che di suo lignaggio; e ci fu gli annidi Cristo VIIcLI.

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XX

Come il secondo Pipino padre di Carlo Magno fu re di Fran-cia.

Del sopradetto re Pipino discese il buono Carlo Ma-gno suo figliuolo, il quale fu re di Francia e imperadoredi Roma; e apresso lui furono VI suoi discendenti impe-radori di Roma, e pi re di Francia, come innanzi fare-mo menzione, ove tratteremo del detto Carlo Magno edi suoi discendenti; ma per la loro discordia fall loro lomperio, e eziandio il diritto stocco reale di Carlo Ma-gno venne meno al tempo dUgo Ciappetta duca dOr-liensa, il quale fu poi re di Francia, e sono ancora i suoidiscendenti. Onde noi in questo in brieve, quando fiatempo, ne tratteremo, imper che la loro signoria si mi-schia molto ne nostri fatti della citt di Firenze, comeinnanzi faremo menzione. Lasceremo di Franceschi, etorneremo adietro a la vera storia dEnea di Troia, ondediscesono gli re e poi glimperadori romani, tornando anostra materia poi della edificazione di Firenze fatta pergli Romani.

XXI

ComEneas si part di Troia e arriv a Cartagine in Africa.

Ancora si part de la detta distruzione di Troia Eneascon Anchises suo padre e con Ascanio suo figliuolo natodi Creusa figliuola del grande re Priamo, con sguito diIIImCCC uomini de la migliore gente di Troia, e ricol-sonsi in su XXII navi. Questo Enea fu della schiatta rea-

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le di Troiani in questo modo: che Ansaraco figliuolo diTroio e fratello dIlion, onde al cominciamento fattamenzione, ingener Daphino, e Daphino ingener An-chises, e Anchises ingener Enea. Questo Enea fu signo-re di grande valore, savio, e di grande prodezza, e bellis-simo del corpo. Quando si part di Troia co suoi, congrande pianto, avendo perduta Creusa sua moglie a lostormo de Greci, s nand prima allisola di..., e sacrifi-cio fece ad Appollo Idio del sole, overo idolo, doman-dando consiglio e risponso in quale parte dovesse anda-re; dal quale ebbe risponso e comandamento chedovesse andare nel paese e terra dItalia, l onde primaerano venuti a Troia Dardano e suoi anticessori, e do-vesse intrare in Italia per lo porto, overo foce, del fiumedAlba; e dissegli per lo detto risponso che dopo moltefatiche di mare e battaglie nella detta terra dItaliaavrebbe moglie e grande signoria, e della sua schiatta sa-rebbono possenti re imperadori, i quali farebbono gran-dissime e notabili cose. Udito ci, Enea fu molto ri-confortato per la buona risposta e promessa:incontanente si mise in mare con sue genti e navile, ilquale navicando per pi tempo ebbe di molte fortune, earriv in molti paesi, e prima nella contrada di Macedo-nia ove erano gi Elenus, e la moglie, e l figliuolo dEt-tor; e dopo la dolorosa accoglienza per la ricordanzadella ruina di Troia, si partiro. E navicando per diversimari, ora innanzi, e ora adietro, o a traverso, come genteignoranti del paese dItalia, n grandi maestri n pedotidi mare non aveano colloro che gli guidasse, anzi navi-cavano quasi come la fortuna e venti del mare gli mena-va, s arrivaro nellisola di Cicilia, che poeti chiamanoTrinacia, e dove oggi la citt di Trapali iscesono in ter-ra; nel quale luogo Anchises suo padre per molta fatica evecchiezza pass di questa vita, e nel detto luogo fu sop-pellito alloro maniera con grande solennit. E dopo ilgrande corrotto fatto per Enea del caro padre, di l si

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partirono per arrivare in Italia: e per grande fortuna dimare si dipartiro la detta conserva delle navi, e luna ten-ne una via, e laltra unaltra. E luna delle dette navi contutta la gente profond in mare, laltre arrivaro a li litidAfrica, non sappiendo luna dellaltra, l dove si faceala nobile citt di Cartagine per la possente e bella reinaDido venuta l di Sidonia, che oggi si chiama Suri; laquale il detto Enea, e Ascanio suo figliuolo, e tutta suagente delle XXI navi che a quello porto si ritrovaro ladetta reina acolse con grande onore, e maggiormenteperch la detta reina di grande amore fu presa di Eneaincontanente che l vide, per modo che per lei vi dimorEnea pi tempo in tanto diletto, che non si ricordava delcomandamento degli Dei che dovesse andare in Italia; eper sogno, overo visione, per gli detti Iddei gli fu co-mandato che pi non dovesse dimorare in Africa. Per laqual cosa subitamente con sua gente e navilio si part diCartagine; e per la detta reina Dido per lo smanianteamore colla spada del detto Enea ella medesima s ucci-se. E chi questa storia pi pienamente vorr trovare leg-ga il primo e secondo libro dellEneida che fece il gran-de poeta Virgilio.

XXII

Come Enea arriv in Italia.

Partito Enea dAfrica, ancora capit in Cicilia, l do-ve avea soppellito il padre Anchises, e in quello luogofece lanovale del padre con grandi giuochi e sacrificii, ericevettono grande onore da Anceste allora re di Cicilia,per lo antico parentado di Troiani discendenti di Sicca-no di Fiesole. Poi si part di Cicilia e arriv in Italia nel

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golfo di Baia, che oggi si chiama Mare Morto, al capo diMiseno, assai presso dov oggi Napoli; ne la quale con-trada avea boschi e selve grandissime, e per quelle an-dando Enea, per fatale guida della Sibilla Erittea mena-to fu a vedere linferno e le pene che vi sono, e poi illimbo; e secondo che racconta Virgilio nel VI librodellEneida, vi trov e conobbe lombre, overo imaginidellanima del suo padre Anchises, e di Dido, e di pi al-tre anime passate. E per lo detto suo padre gli fu mo-strato, overo per visione notificato, tutti i suoi discen-denti e loro signoria, e quelli che doveano fare la grandecitt di Roma. E dicesi per gli pi che in quello luogoove fu per la savia Sibilla menato fue per le diverse ca-verne di Monte Barbaro il quale sopra Pozzuolo, cheancora al d doggi sono maravigliose e paurose a riguar-dare; e altri avisano e stimano che per virt divina o perarte magica ci fosse mostrato ad Enea in visione di spi-rito, per significargli le grandi cose che doveano uscire eessere di suoi discendenti. Ma quale che si fosse, comeusc dello inferno, si part; e intrato in nave, seguendo lepiagge e la foce del fiume del Tevero detto Albola, entre arriv, e disceso in terra, per agurio e per segni conob-be chera arrivato nel paese dItalia, che dalli Iddii gliera promesso; e con grande festa e allegrezza fecero finea le loro fatiche del navicare, e cominciaro a fare loroabitacoli e fortezze di fossi e di legname de le loro navi.E quello luogo fu poi la citt dOstia; e quella fortezzafeciono per tema de paesani, i quali per paura di loro, scome gente straniera e dalloro costumi salvaggia, e pernimici gli trattavano, e pi battaglie ebbono co Troianiper cacciargli del paese, de le quali i Troiani di tutte fu-rono vincitori.

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XXIII

Come il re Latino signoreggiava Italia, e come Enea ebbe la fi-gliuola per moglie, e tutto il suo regno.

Signoreggiava in quello paese il regno (ondera prin-cipale la citt di Laurenzia che era presso dove ora lacitt di Terracina, e ancora appare disfatta) il re Latino,il quale fu de discendenti dere Saturno che venne diCreti, quando fu cacciato da Iove suo figliuolo, come di-nanzi facemo menzione. E quello Saturno arriv nelpaese di Roma che allora signoreggiava Giano, uno dediscendenti di No; ma la gente era allora molto grossa,e viveano, quasi come bestie, di frutta e di ghiande, eabitando in caverne. Quello Saturno, savio di scrittura edi costumi, per suo senno e consiglio adirizz que po-poli a vivere come gente umana, e fecegli lavorare terre epiantare vigne, e edificare case, e terre e citt murare, ede la citt di Sutri, detta Saturna, fu il primo edificatore,e per lui cos ebbe nome; e fu in quella contrada per losuo studio prima seminato grano, onde quegli del paeselaveano per uno Idio; e Giano medesimo che nera si-gnore il fece compagno, e li diede parte nel regno. Que-sto Saturno regn in Italia XXXIIII anni, e dopo lui re-gn Picco suo figliuolo anni XXXI; e dopo Picco regnFauno suo figliuolo XXVIIII anni, e fu morto da suoi:di Fauno rimase Lavino e Latino. Quello Lavino edificla citt di Lavina; e poco regn Lavino; e morto lui rima-se il regno a Latino, il quale a la citt di Lavina mut ilnome in Laurenzia, perch in su la mastra torre nacqueuno grande albore dalloro. Il detto Latino regnXXXII anni, e fu molto savio, e molto amend la lingualatina. Questo re Latino avea solamente una figliuolabellissima chiamata Lavina, la quale per la madre erapromessa a uno re di Toscana chavea nome Turno della

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citt dArdea, oggi chiamata Cortona. Toscana ebbe no-me il paese e provincia, per che vi furono i primi sacri-ficatori a lIdii con fummo duncenso, detto tuscio. Ve-nuto Enea nel paese, richiese pace al detto re Latino, eche potesse abitare in esso; dal quale Latino fu ricevutograziosamente, e non solamente datogli licenzia dabi-tarvi, ma gli promise Lavina sua figliuola per moglie,per che per fatale comandamento dellIddei aveachella dovesse maritare a straniero, e non a uomo delpaese. Per la quale cagione, e per avere il retaggio del reLatino, grandi battaglie ebbe da Enea e Turno, e que diLaurenzia per pi tempo; il quale Turno uccise in batta-glia il grande e forte gigante Pallas figliuolo di Menan-dro re di VII colli, ove oggi Roma, il quale era venutoin aiuto a Enea; e morinne la vergine Cammilla per ma-no dEnea, chera maravigliosa in arme. Alla fine il dettoEnea vincitore dellultima battaglia, e morto di sua ma-no Turno, Lavina ebbe per moglie, la quale molto ama-va Enea, e Enea lei, e ebbe la met del regno del re Lati-no. E dopo la morte del re Latino, che poco vivette poi,Enea ne fu al tutto signore, il quale dopo la morte del reLatino regn III anni e moro: il modo non si sa di certo.Queste istorie Virgilio poeta pienamente ne fa menzionenellEneidos; e nota che in ogni cittade chavesse rinomoo potenzia avea uno re, che a la comparazione de pre-senti nostri tempi era ciascuno re di piccolo essere e po-tenzia.

XXIV

Come Iulio Ascanio figliuolo dEnea fu re apresso lui, e li re esignori che discesono di sua progenia.

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Morto Enea, Iulio Ascanio suo figliuolo rimase signo-re deregno de Latini, e Lavina moglie dEnea rimasegrossa di lui duno figliuolo; la quale, per paura cheAscanio suo figliastro non uccidesse lei e la creatura, sifugg in selve ad abitare con pastori, tanto chella si dili-ber, e fece uno figliuolo il quale fu chiamato Silvus Po-stumus: Silvus, perch nacque in selva; Postumus, per-ch la madre rimase incinta di lui morto il padre Enea.Quando Ascanio seppe ove Lavina sua matrigna era, ecome avea uno figliuolo il quale era suo fratello, mandper lei e per lo figliuolo che venisse sanza alcuna dottan-za; e lei e l suo figliuolo venuti, gli tratt benignamente,e a la reina Lavina e al suo figliuolo lasci la signoria dela citt di Laurenzia, e elli edific la citt dAlba, overoAlbania, al tempo di Sansone dIsrael lo forte; la qualeAlbania presso dov oggi Roma; e di quella fece capodel suo regno, e de Latini uno co Troiani. E la dettacitt fece per agurio, che quando Enea ed elli arrivaronel paese, in quello luogo ove edific la detta citt, tro-varo sotto uno leccio una troia bianca con XXX porcel-lini bianchi, e per, e per la memoria di Troia la edific,e puose nome Troia Albania per la sopradetta troiabianca; ma poi gli abitanti la chiamaro pure Albania, on-de pi re furono apresso, come innanzi faremo menzio-ne. E il detto Ascanio regn apresso Enea XXXVIII an-ni, e ebbe due figliuoli; luno fu chiamato Iulio, ondenacque la progenia de Iulii, onde poi furo i re di Roma,e Iulio Cesere, e Catellina, e pi nobili Romani sanatorie consoli furo di quella schiatta; laltro ebbe nome Silvusper lo zio figliuolo di Lavina. Quello Silvo sinamorduna nipote di Lavina, e di lei ebbe uno figliuolo, nelqual partorendo ella moro, e per gli fu posto nomeBruto; e crescendo poi, disavedutamente in una forestacacciando uccise Silvus suo padre; il quale per temenzadi Silvus Postumus re si fuggo del paese, e con sguitodi sua gente navicando per diversi mari, arriv nellisola

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di Brettagna, che per suo nome, s come de primi abita-tori e signori, fu cos nominata per lui, la quale oggi sichiama Inghilterra: e elli fu lorigine e cominciamento diBrettoni, onde discesero molti grandi e possenti re e si-gnori; intra gli altri il valente Brenno e Bellino fratelli, iquali per loro potenzia sconfissero gli Romani e assedia-ro Roma, e presolla infino a Campidoglio, e molta perse-cuzione fecero a Romani, come racconta Tito Liviomaestro di storie. E di loro progenie discese il buono ecortese re Art onde i ramanzi brettoni fanno menzione;e ancora Gostantino imperadore che dot la Chiesa fudi loro discendenti; e chi ci vorr pienamente trovarecerchi la cronica della badia di Salisbiera in Inghilterra.Ma poi per le disensioni e guerre fino il legnaggio e si-gnoria di Brettoni, e fu signoreggiata la detta isola e rea-me da diverse nazioni e genti di Sansogna, e da Fresoni,e di Dannesmarce, e Noverchi, e Ispagnuoli per diversitempi; ma il legnaggio de presenti re che sono a nostritempi in Inghilterra sono stratti di Guiglielmo Bastardofigliuolo del duca di Normandia, disceso della schiattadi Normandi, il quale per sua prodezza e virt conqui-st Inghilterra, e diliber da diverse e barbere nazionichella signoreggiavano. Lasceremo di Brettoni e de redInghilterra, e torneremo a nostra materia.

XXV

Come Silvius secondo figliuolo dEnea fu re apresso Ascanio, ecome di lui discesono gli re di Latini, dAlbania, e di Roma.

Dopo la morte di Iulio Ascanio fu signore e re del re-gno de Latini Silvius Postumus figliuolo dEnea e dellareina Lavina, come adietro fatta menzione, e regn

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XXVIIII anni con grande senno e prodezza, e dopo luifuro XII re di sua progenia, luno apresso laltro, i qualiregnaro CCCL anni, e tutti ebbono sopranome Silviusper lo sopradetto primo Silvius Postumus; ch dopo luiregn Enea Silvius suo figliuolo XXXII anni, dopo Enearegn Capis Silvius suo figliuolo XXVIII anni: questiedific la citt di Capova in Campagna; dopo Capis re-gn Latino Silvius suo figliuolo L anni, al tempo di Da-vid re dIsrael; dopo Latino regn Alba Silvius suo fi-gliuolo XL anni, al tempo di Salamone; dopo costuiregn Egittus Silvius suo figliuolo XXIIII anni, al tempodi Roboam re di Giudea; dopo costui regn CarpentusSilvius suo figliuolo XVII anni, al tempo di Giosafat redi Giudea; dopo costui regn Tiberino Silvius suo fi-gliuolo VIIII anni, al tempo del re Ocotia di Giudea, ilquale Tiberino aneg nel fiume dAlbola passandolo, eper lo suo nome fue sempre poi chiamato Tibero; dopoTiberino regn Agrippa Silvius suo figliuolo XL anni, altempo di Ieu re dIsrael; dopo Agrippa regn AremolusSilvius suo figliolo XVIIII anni: questi puose intra mon-ti ov ora Roma la signoria degli Albani. Dopo costuiregn Aventino Silvius suo figliuolo XXXVIII anni, eedefic sopra il monte di Roma che per lui fu chiamatoMonte Aventino, e in quello fu soppellito al tempodAmasia re di Giudea. Dopo costui regn Procas Sil-vius suo figliuolo XXIII anni, al tempo di Ozia re diGiudea; dopo costui regn Amulus Silvius suo figliuoloXLIIII anni, al tempo di Gioatam re di Giudea, il qualeAmulus per sua malizia e forza cacci deregno Munito-re suo maggiore fratello che dovea essere re, e la figliuo-la del detto Munitore, che Rea era chiamata, fece rin-chiudere in munistero, acci che di lei non nascessereda. E essendo ella al servigio del tempio della vergineVesta, concepette occultamente a uno portato due fi-gliuoli, Romolus e Remolus, dello Iddio Marti di batta-glia, come ella confess e dicono i poeti, o forse pi to-

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sto del sacerdote di Marti: e quella trovata in sacrilegio,fu fatta dal detto Emulus soppellire viva viva per lo nce-sto commesso l ov oggi la citt di Rieti, che per lo suonome poi fu Reata appellata; e i detti suoi figliuoli co-mand fossero gittati in Tevero; ma da ministri del reper la innocenzia non furono morti, ma gittati in prunipresso alla riva del Tevero; e quivi, si dice, furono lattatie nutriti da una lupa. Ma trovandogli uno pastore chia-mato Faustulus, gli port a Laurenzia sua moglie che glinutricasse, e cos fece. Questa Laurenzia era bella, e disuo corpo guadagnava come meretrice, e per da viciniera chiamata Lupa; onde si dice furono nutricati da lu-pa.

XXVI

Come Romulus e Remolus cominciaro la citt di Roma.

Dapoi che Romulus e Remolus furono cresciuti in lo-ro etade, per la loro forza e virtude cominciaro a signo-reggiare tutti gli altri pastori, e poi sappiendo la lororeale nazione, congregarono ladroni, e fuggitivi, e isban-diti, e gente dogni condizione disposta a mal fare, ecolloro isforzo cominciaro a prendere e signoreggiare ilpaese, e l regno del loro zio Emulus presono per forza ela citt dAlbana, e lui uccisero, e ristituirlo a Numitoreloro avolo. I quali Romulus e Remolus, lasciata Albana aNumitore, edificaro prima e chiusero di mura la grandee nobile citt di Roma, con tutto che prima era in diver-se parti in monti e in valli abitata anticamente, e conborghi e villate sparte e fortezze; ma i detti la recaro inuna a modo di citt, CCCCLIIII anni apresso la struzio-ne di Troia, e IIIImIIIIcLXXXIIII anni dal comincia-

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mento del mondo, quando regnava in Giudea il re Aga-zim, avendo Romolo XXII anni. E la signoria dAlbanarecaro poi in Roma e feciolla capo del reame di Latini, eper lo nome del detto Romulus fu dallui nominata Ro-ma. E poi il detto Romolus fece morire il suo avolo Nu-mitore per essere al tutto signore, e eziandio Remulussuo fratello, perch pass le mura di Roma contro a suocomandamento. E l detto Romolus signoreggiando Ro-ma; infra III anno che lavea cominciata, non avendomogli n femmine colloro, faccendo pensatamente unafesta e giuochi, venutevi le femmine de Sabini, le prese-ro e ritennero per loro; e poi lordin con leggi e statuticome cittade, e chiam C, i migliori uomini della citt epi antichi, per suoi consiglieri, i quali fece chiamare pa-dri coscritti e sanatori, perch loro nomi furono per luifatti scrivere in tavole doro. E cos regn Romolo signo-re e re VIII anni, e in etade di XXX anni, essendo di co-sta a uno fiume, compreso da una nuvola, non si ritrovmai, n si seppe di sua morte, se non che per gli savisavisa chanegasse in quello fiume. Ma i Romani disso-no e aveano oppinione chello Iddio Marti chellaveacreato lavesse portato intra li Dei in anima e corpo perla sua podest e signoria. Potete vedere come il comunepopolo erano ignoranti del vero Iddio.

XXVII

Come Numa Pompilius fu re de Romani apresso la morte diRomulus.

Morto Romulus sanza nullo erede, fu retta la citt diRoma per gli detti C sanatori uno anno; a la fine, per locomune bene della republica, elessero a re e loro signore

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Numa Pompilius, che fu etc. Questi fu savio di scienziae di costumi, ed amend molto le leggi e lo stato di Ro-ma, e fece tempi ove sadorassero li loro Idei, e fu uomodonesta vita, e recando quasi tutte le citt vicine sotto lasignoria e legge di Roma per lo suo senno, e dichiarlordine di dodici mesi dellanno, e l bisesto, che primaerano X con grande confusione del corso solare e luna-re. E regn per lo suo senno e virt sanza avere guerracon niuno vicino XLI anno in grande stato, e pace, e si-gnoria, secondo il piccolo podere challora aveva Roma;e ci fu al tempo di Zecchia re di Giudea e de figliuoliManases.

XXVIII

Come furo in Roma VII re, luno apresso laltro infino a Tar-quino, e come al suo tempo perderono la signoria.

Apresso Numa Pompilius regn Tulius OstiliusXXXII anni, al tempo di Manases re di Giudea. Questifu crudele e guerriere, e fu il primo che portasse porpo-ra e onori reali, e ruppe la pace a Sabini, e dopo moltebattaglie per forza li sottomise a sua signoria; e poi fumorto di folgore. Apresso Tulius regn Marcus MarciusXXIII anni, al tempo di Iosia re di Giudea, che fu fi-gliuolo de la figliuola del buono re Numa Pompilius, eebbe grande guerra co Latini di Laurenzia e dAlbania;a la fine per forza gli rec sotto sua signoria, e a Romafece il tempio di Iano. Apresso lui regn Priscus Tarqui-nus XXXVII anni. Questi agrand molto Roma, e fece ilCampidoglio, e sottomise i Sabini che serano rubellati,e fu quegli che prima volle trionfo di sua vittoria, e feceil tempio di Iove, capo di loro Iddei, e regn al tempo

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che Nabuccodinosor distrusse Ierusalem e il tempio diSalamone: a la fine fu morto per gli figliuoli del sopra-detto Marzio. Apresso costui regn Servius TuliusXXXIIII anni, al tempo di Sedecchia re di Giudea, e eb-be al suo tempo aspre battaglie co Sabini, e crebbe lacitt di Roma assai, e fu il primo che mettesse imposte odazi, overo censo, nella citt di Roma a pagare; alla fineluccise Tarquinus Superbus che era suo genero. E notache poi che Roma fu fondata o richiusa per Romolo, fucaporale regno di s medesima, e nemica del regno deLatini e di tutte le citt vicine, e sempre ebbe guerra conciascuna, infino che al tutto lebbe sottoposte a sua si-gnoria. Apresso regn il settimo re di Romani TarquinoSuperbo XXIII anni, al tempo di Ciro re di Persia. Que-sti in tutte sue opere fue pessimo e crudele, e avea unosuo figliuolo chavea nome similemente Tarquino e eracrudele e dissoluto in lussuria, prendendo per forzaquale donna o pulcella gli piacesse in Roma. A la fine,come racconta Valerio e Tito Livio, giacendo per forzaco la bella e onesta Lucrezia figliuola di Bruto sanatore,nato per ischiatta di Giulio Ascanio, e consorto perischiatta del detto re Tarquino, ella per conservagione disua castit, e dare asempro allaltre, s medesima ucciseinnanzi al padre, e al marito e suoi parenti. Onde Romaper lo dissoluto peccato corse e si commosse a romore, ecacciaro il re Tarquino e il figliuolo, e ordinaro e fecionodicreto che mai non avesse pi re in Roma, ma che sireggesse a consoli, mutando danno in anno col consi-glio de sanatori; e il primo consolo fu il detto Bruto eLucio Tarquinus grandi cittadini e nobili; e questo fuCCL anni dal cominciamento di Roma, al tempo di Da-rio figliuolo dItaspio re di Persia. E cos falliro gli re inRoma, che aveano regnato circa CCXLIIII anni.

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XXIX

Come Roma si resse lungo tempo per la signoria de consoli esanatori infino che Giulio Cesare si fece imperadore.

Rimasa la signoria di Roma a consoli e sanatori, cac-ciati gli re, il detto Tarquino re e l figliuolo co la forzadel re Procena di Toscana, che regnava nella citt diChiusi, feciono molta guerra a Romani; ma a la fine gliRomani rimasero vincitori. E poi si resse e govern la re-publica di Roma CCCCL anni per consoli e sanatori, etalora dittatori, che durava V anni loro signoria, e eranoquasi come imperadori, che ci che diceano conveniafosse fatto; e altri ufici diversi, come furono tribuni delpopolo, e pretori, e censori, e ciliarche. E in questo tem-po ebbe in Roma pi diverse mutazioni e guerre e batta-glie, non solamente co vicini, ma con tutte le nazioni delmondo; i quali Romani, per forza darme e virt e sennodi buoni cittadini, quasi tutte le province e reami e si-gnori del mondo domaro, e recaro sotto loro signoria, efeciono loro tributarie con grandissime battaglie e ucci-sioni di molti popoli del mondo, e di Romani medesimi,in diversi tempi, quasi innumerabile a contare. E ancoratra cittadini medesimi per invidia della signoria e que-stioni da grandi e popolani, e riposando le guerre difuori, molte battaglie e tagliamenti per pi volte tra cit-tadini ebbe; e a giunta acci di tempi in tempi pestilen-zie incomportabili ebbono gli Romani; e questo reggi-mento dur infino a le grandi battaglie che furo tra IulioCesare e Pompeo, e poi co figliuoli, il quale vinto daCesare, il detto Cesare lev luficio de consoli e dittato-ri, e egli primo si fece chiamare imperadore. E apressolui Ottaviano Agusto, che signoreggi in pace dopomolte battaglie tutto luniverso mondo, al tempo chenacque Ies Cristo, anni VIIc dopo la dificazione di Ro-

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ma; e cos mostra che Roma si reggesse a signoria di reCCLIIII anni, e di consoli CCCCL anni, s come di so-pra avemo detto, e ancora pi distesamente per Tito Li-vio e pi altri autori. Ma nota che la grande potenzia diRomani nonn-era solamente in loro, sennon per tantocherano capo e guidatori; ma tutti gli Toscani principal-mente, e poi tutti glItaliani seguivano nelle guerre e nel-le battaglie loro, e erano tutti chiamati Romani. Ma la-sceremo omai lordine delle storie di Romani e degliimperadori, se non in tanto quanto aparterr a nostramateria, tornando al nostro proposito della edificazionedella citt di Firenze, come promettemmo di dire. Eavemo fatto s lungo esordio perch ci era di necessitper mostrare come lorigine de Romani edificatori de lacitt di Firenze, s come appresso far menzione, fuestratto di nobili Troiani; e lorigine e cominciamento diTroiani nacque e venne da Dardano figliuolo del re At-talante della citt di Fiesole, siccome brievemente ave-mo fatta menzione; e de discendenti poi nobili Romanie di Fiesolani, per la forza de Romani, fatto uno popo-lo chiamati Fiorentini.

XXX

Come in Roma fu fatta la congiurazione per Catellina e suoi se-guaci.

Nel tempo ancora che Roma si reggeva a la signoria diconsoli, anni da VIcLXXX poi chella detta citt fu fat-ta, essendo consolo Marco Tulio Cecerone e Gaius An-tonio, e Roma in grande e felice stato e signoria, Catelli-na nobilissimo cittadino, disceso di sua progenia dellaschiatta reale di Tarquino, essendo uomo di dissoluta vi-

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ta, ma prode e ardito in arme, e bello parlatore, ma pocosavio, avendo invidia di buoni uomini, ricchi e savi, chesignoreggiavano la citt, non piacendogli la loro signo-ria, congiurazione fece con pi altri nobili e altri seguacidisposti a mal fare, e ordin duccidere gli consoli e par-te de sanatori, e di disfare loro uficio, e correre, e ruba-re, e mettere da pi parti fuoco nella citt, e poi farsenesignore. E sarebbegli venuto fatto, se non che fu ripara-to per lo senno e provedenza del savio consolo MarcoTulio. Cos si difese la citt di tanta pistilenzia, e trovatala detta congiurazione e tradimento, e per la grandezza epotenza del detto Catellina, e perch Tulio era nuovocittadino in Roma, venuto il padre da Capova, overodunaltra villa di Campagna, non ard di fare prendereCatellina n giustiziare, come al suo misfatto si conve-nia; ma per suo grande senno e bello parlare il fece par-tire della citt; ma pi di suoi congiurati e compagni, demaggiori cittadini, e tale dellordine de sanatori chepartito Catellina rimasero in Roma, fece prendere, e nel-le carcere faccendogli strangolare moriro, s come rac-conta ordinatamente il grande dottore Salustio.

XXXI

Come Catellina fece ribellare la citt di Fiesole a la citt di Ro-ma.

Catellina partito di Roma, con parte de suoi seguacise ne venne in Toscana, ove Manlius uno de suoi princi-pali congiurati e capitano era raunato con gente ne lacitt antica di Fiesole. E venuto l Catellina, la dettacitt da la signoria de Romani fece rubellare, raunando-vi tutti gli rubelli e sbanditi di Roma e di pi altre pro-

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vince, e gente dissoluta e disposta a guerra e a mal fare, ecominci aspra guerra a Romani. Li Romani, sentendoci, ordinaro che Gaius Antonio consolo e Publio Pre-teus con una milizia di cavalieri e popolo grandissimovenissono in Toscana ad oste contro a la citt di Fiesolee contro a Catellina, e mandaro per loro lettere e mes-saggi a Quintus Metellus che tornava di Francia congrande oste di Romani, che simigliante fosse colla suaforza da laltra parte allasedio di Fiesole, e per seguireCatellina e suoi seguaci.

XXXII

Come Catellina e suoi seguaci furono sconfitti da Romani nelpiano di Piceno.

Sentendo Catellina che Romani venieno per asediar-lo nella citt di Fiesole, e gi era Antonio e Preteius conloro oste nel piano di Fiesole in su la riva del fiumedArno, e aveano novelle come Metello era gi in Lom-bardia colloste sua di tre legioni che venia di Francia, eveggendo che l soccorso che aspettava de suoi cheranorimasi in Roma gli era fallito, diliber per suo consigliodi non rinchiudersi nella citt di Fiesole, ma dandarnein Francia; e per di quella citt si part con sua gente econ uno signore di Fiesole chaveva nome Fiesolano, efece ferrare i suoi cavagli a ritroso, acci che pattendosi,le ferrate de cavagli mostrassono che gente fosse entratain Fiesole e non uscita, per fare badare i Romani a lacitt, e poterne andare pi salvamente. E di notte partitoper ischifare Metello, non tenne il diritto camminodellalpi, che noi chiamiamo lalpe di Bologna, ma si mi-se per lo piano di costa a le montagne, e arriv di l ov

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oggi la citt di Pistoia nel luogo detto Campo a Piceno,ci fu di sotto ov oggi il castello di Piteccio, per inten-dimento di valicare per quella via lalpi Apennine, e riu-scire in Lombardia; ma sentendo poi sua partita Anto-nius e Preteius, incontanente il seguiro colloro oste perlo piano, sicch il sopragiunsero nel detto luogo, e Me-tello daltra parte fece mettere guardie a passi dellemontagne, acci che non potesse per quelle passare. Ca-tellina, veggendosi cos distretto e che non poteva schi-fare la battaglia, si mise a la fortuna del combattere eglie suoi con grande franchezza e ardire, ne la quale batta-glia ebbe grande tagliamento di Romani dentro, e di ru-belli, e di Fiesolani; a la fine dellaspra battaglia Catelli-na fu in quello luogo di Picceno sconfitto e morto contutta sua gente; e l campo rimase a Romani con doloro-sa vittoria, per modo che i detti due consoli, con XX acavallo scampati sanza pi, per vergogna non ardiro tor-nare in Roma. La qual cosa da Romani non si potea cre-dere, se prima i sanatori non vi mandaro per vedere ilvero; e quello trovato, grandissimo dolore nebbe in Ro-ma. E chi questa storia pi a pieno vuole trovare legga illibro di Salustio detto Catellinario. I tagliati e fediti del-la gente di Catellina scampati di morte della battaglia,tutto fossono pochi, si ridussero ov oggi la citt di Pi-stoia, e quivi con vili abitacoli ne furono i primi abitato-ri per guerire di loro piaghe. E poi per lo buono sito egrasso luogo multiplicando i detti abitanti, i quali poiedificaro la citt di Pistoia, e per la grande mortalit epistolenza che fu presso a quello luogo, e di loro gente edi Romani, le puosero nome Pistoia; e per nonn- damaravigliare se i Pistolesi sono stati e sono gente diguerra fieri e crudeli intralloro e con altrui, essendostratti del sangue di Catellina e del rimaso di sua cosfatta gente, sconfitta e tagliata in battaglia.

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XXXIII

Come Metello con sue milizie fece guerra a Fiesolani.

Da poi che Metello, il quale era in Lombardia pressoa le montagne dellalpi Appennine nelle contrade diModona, udita la sconfitta e morte di Catellina, tosta-mente venne con sua oste al luogo dovera stata la batta-glia, e veduti i morti, per istupore de la diversa e grandemortalit temette, maravigliandosi come di cosa impos-sibile. Ma poi egli e la sua gente igualmente ispogli ilcampo de suoi Romani come quello de nimici, ruban-do ci che vi trovaro; e ci fatto, venne verso Fiesole perassediare la citt. I Fiesolani vigorosamente prendendolarme, usciro della citt al piano, combattendo con Me-tello e con sua oste, e per forza il ripinsono e cacciaro dil dal fiume dArno con grande danno di sua gente, ilquale co suoi in su i colli, overo ripe del fiume,sacamp; e Fiesolani colloro oste si misero dallaltraparte del fiume dArno verso Fiesole.

XXXIV

Come Metello e Fiorino sconfissono i Fiesolani in su la rivadArno.

Metello la notte vegnente ordin e comand che par-te della sua gente di lungi dalloste de Fiesolani passas-sono il fiume dArno, e si riponessono in aguato tra lacitt di Fiesole e loste de Fiesolani, e di quella gente fe-ce capitano Fiorino, nobile cittadino di Roma dellaschiatta..., il quale era suo pretore, ch tanto a dire co-

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me mariscalco di sua oste; e Fiorino, come per lo conso-lo fu comandato, cos fece. La mattina, al fare del gior-no, Metello armato con tutta sua gente, passando il fiu-me dArno, cominci la battaglia a Fiesolani, eFiesolani difendendo vigorosamente il passo del fiume,e nel fiume dArno sosteneano la battaglia. Fiorino, ilquale era colla sua gente nellaguato, come vide comin-ciata la battaglia, usc francamente al di dietro al dossode Fiesolani che nel fiume combatteano con Metello. IFiesolani, isproveduti dellaguato, veggendosi subita-mente assaliti per Fiorino di dietro e da Metello dinanzi,isbigottiti gittarono larmi e fuggiro sconfitti verso lacitt di Fiesole, onde molti di loro furono morti e presi.

XXXV

Come i Romani la prima volta assediaro Fiesole, e come morFiorino.

Sconfitti e cacciati i Fiesolani della riva dArno, Fiori-no pretore co loste di Romani puose campo di l dalfiume dArno verso la citt di Fiesole, che vaveva duevillette, luna si chiamava villa Arnina, e laltra Camarte,overo campo o domus Marti, ove i Fiesolani alcuno gior-no della semmana faceano mercato di tutte cose colloroville e terre vicine. Il consolo fece con Fiorino dicretoche niuno dovesse vendere n comperare pane, o vino, oaltre cose che ad uso di battaglia fossono, se nonne nelcampo overa posto Fiorino. Dopo questo, Quinto Me-tello consolo mand incontanente a Roma che mandas-sero gente darme allasedio della citt di Fiesole: per laquale cosa i sanatori feciono ordine che Iulio Cesare, eCecerone, e Macrino con pi legioni di genti armati do-

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vessero venire allasedio e distruzzione di Fiesole; i qualivenuti, assediaro la detta citt. Cesere puose suo camponel colle che soprastava la cittade; Macrino ne laltrocolle, overo monte; e Cecerone dallaltra parte; e cosstettono per VI anni allasedio della detta citt, avendolaper lungo asedio e per fame quasi distrutta. E simiglian-te que delloste, per lungo dimoro e per pi difetti sce-mati ed afieboliti, si partiro dallasedio, e si ritornaro aRoma, salvo che Fiorino vi rimase allasedio con suagente nel piano overa prima acampato, e chiusesi di fos-si e di steccati a modo di battifolle, overo bastita, e teneamolto afflitti i Fiesolani; e cos gli guerreggi lungo tem-po. Poi assicurandosi troppo, e avendogli per niente, e liFiesolani ripresa alcuna lena, e ricordandosi del maleche Fiorino avea loro fatto e faceva, subitamente, e co-me disperati, si misero di notte con iscale e con ingegniad assalire il campo, overo battifolle, di Fiorino, e elli ela sua gente con poca guardia, e dormendo, non pren-dendo guardia de Fiesolani, furono sorpresi; e Fiorino ela moglie e figliuoli morti, e tutta sua oste in quello luo-go furono quasi morti, che pochi ne scamparono; e ildetto castello e battifolle disfatto, e arso, e tutto abattu-to per gli Fiesolani.

XXXVI

Come per la morte di Fiorino i Romani tornaro allassedio diFiesole.

Come la novella fu saputa a Roma, gli consoli e sana-tori e tutto il Comune dolutosi della disaventura avenutaal buono duca Fiorino, incontanente ordinaro che di cifosse vendetta, e che oste grandissima unaltra volta tor-

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nassero a distruggere la citt di Fiesole, intra quali furo-no eletti questi duchi: Rainaldo conte, Cecerone, Tebe-rino, Macrino, Albino, Igneo Pompeo, Cesere, Camerti-no, Sezzio conte tudertino, cio di Todi, il quale era conIulio Cesere e di sua milizia. Questi puose suo campopresso a Camarte, quasi ov oggi Firenze; Cesere sipuose a campo in sul monte che soprastava la citt, choggi chiamato Monte Cecero, ma prima ebbe nomeMonte Cesaro per lo suo nome, overo per lo nome diCecerone; ma innanzi tengono per Cesere, per cheramaggiore signore nelloste. Rainaldo puose suo campoin sul monte allo ncontro a la citt di l dal Mugnone, eper suo nome infino a oggi cos chiamato; Macrino insul monte ancora oggi nominato per lui; Camertino nel-la contrada che ancora per gli viventi per lo suo nome chiamata Camerata. E tutti gli altri signori di sopra no-minati, ciascuno puose per s suo campo intorno a lacitt, chi in monte e chi in piano; ma di pi non rimasepropio nome che oggi sia memoria. Questi signori conloro milizie di gente a cavallo e a piede grandissima, as-sediando la citt, con ordine sapparecchiaro di faremaggiori battaglie a la citt che la prima volta; ma per lafortezza della citt i Romani invano lavorando, e moltidi loro per lo soperchio dassedio e soperchio di faticasono morti, que maggiori signori, consoli e sanatori,quasi tutti si tornaro a Roma: solo Cesere con sua miliziarimase allasedio. E in quella stanza comand a suoi chedovessero andare nella villa di Camarti presso al fiumedArno, e ivi edificassero parlatorio per potere in quellofare suo parlamento, e una sua memoria lasciarlo: que-sto edificio in nostro volgare avemo chiamato Parlagio.E fu fatto tondo e in volte molto maraviglioso, con piaz-za in mezzo. E poi si cominciavano gradi da sedere tuttoal torno. E poi di grado in grado sopra volte andavanoallargandosi infino a la fine dellaltezza, chera alto pidi LX braccia. E avea due porte, e in questo si raunava il

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popolo a fare parlamento. E di grado in grado sedeanole genti: al di sopra i pi nobili, e poi digradando secon-do la dignit delle genti; e era per modo che tutti queglidel parlamento si vedeva luno laltro in viso. E udivasichiaramente per tutti ci che uno parlava; e capevavi adagio infinita moltitudine di genti; e l diritto nome eraparlatorio. Questo fu poi guasto al tempo di Totile, maancora a nostri d si ritruovano i fondamenti e partedelle volte presso a la chiesa di San Simone a Firenze, einfino al cominciamento de la piazza di Santa Croce; eparte de palagi de Peruzzi vi sono su fondati; e la viach detta Anguillaia, che va a Santa Croce, va quasi perlo mezzo di quello Parlagio.

XXXVII

Come la citt di Fiesole sarend a Romani, e fu distrutta eguasta.

Stato lassedio a Fiesole la detta seconda volta, e con-sumata e affritta molto la cittade s per fame, e s perchalloro furono tolti i condotti dellacque e guasti, sar-rendo la citt a Cesere e a Romani in capo di due annie quattro mesi e VI d che vi si puose lasedio, a patti,chi ne volesse uscire fosse salvo. Presa la terra per li Ro-mani, fu spogliata dogni ricchezza, e per Cesere fu di-strutta, e tutta infino a fondamenti abattuta; e ci fu in-torno anni LXXII anzi la Nativit di Cristo.

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LIBRO SECONDO

I

Qui comincia il secondo libro della edificazione di Firenze laprima volta: come di primo fue edificata la citt di Firenze.

Distrutta la citt di Fiesole, Cesere con sua oste disce-se al piano presso alla riva del fiume dArno, l doveFiorino con sua gente era stato morto da Fiesolani, e inquello luogo fece cominciare ad edificare una citt, ac-ci che Fiesole mai non si rifacesse, e rimand i cavalierilatini, i quali seco avea, arricchiti delle ricchezze de Fie-solani; i quali Latini Tudertini erano appellati. Cesereadunque, compreso ledificio della citt, e messovi den-tro due ville dette Camarti e villa Arnina, voleva quellaappellare per suo nome Cesaria. Il sanato di Roma sen-tendolo, non sofferse che per suo nome Cesere la nomi-nasse; ma feciono dicreto e ordinaro che quegli maggio-ri signori cherano stati a la guerra di Fiesole e allasediodovessono andare a fare edificare con Cesere insieme, epopolare la detta cittade, e qualunque di loro soprastes-se alavorio, cio facesse pi tosto il suo edificio, appel-lasse la cittade di suo nome, o come allui piacesse. Allo-ra Macrino, Albino, Igneo Pompeo, Marzioapparecchiati di fornimenti e di maestri, vennero da Ro-ma alla cittade che Cesere edificava, e inviandosi conCesere si divisono ledificare in questo modo: che Albi-no prese a smaltare tutta la cittade, che fue uno nobilelavoro e bellezza e nettezza della cittade, e ancora oggidel detto ismalto si truova cavando, massimamente nelsesto di San Piero Scheraggio, e in porte San Piero, e inporte del Duomo, ove mostra fosse lantica citt. Macri-no fece fare il condotto dellacqua in docce e in arcora,

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faccendola venire di lungi a la citt per VII miglia, accichella citt avesse abondanza di buona acqua da bere, eper lavare la cittade; e questo condotto si mosse infinodal fiume detto la Marina a pi di monte Morello, rico-gliendo in se tutte quelle fontane sopra Sesto, e Quinto,e Colonnata. E in Firenze faceano capo le dette fontanea uno grande palagio che si chiamava termine, capudaque, ma poi in nostro volgare si chiam Capaccia, e an-cora oggi in Terma si vede dellanticaglia. E nota che gliantichi per santade usavano di bere acque di fontanemenate per condotti, perch erano pi sottili e pi saneche quelle de pozzi, per che pochi, o quasi pochissimi,beveano vino, ma i pi acqua di condotto, ma non dipozzo; e pochissime vigne erano allora. Igneo Pompeofece fare le mura della cittade di mattoni cotti, e sopra imuri della citt edific torri ritonde molto spesse, perispazio dalluna torre a laltra di XX cubiti, sicch le tor-ri erano di grande bellezza e fortezza. Del compreso egiro della citt non troviano cronica che ne faccia men-zione; se non che quando Totile Flagellum Dei la di-strusse, fanno le storie menzione chellera grandissima.Marzio laltro signore romano fece fare il Campidoglioal modo di Roma, cio palagio, overo la mastra fortezzadella cittade, e quello fu di maravigliosa bellezza; nelquale lacqua del fiume dArno per gora con cavate fo-gne venia e sotto volte, e in Arno sotterra si ritornava; ela cittade per ciascuna festa dello sgorgamento di quellagora era lavata. Questo Campidoglio fu ov oggi lapiazza di Mercato Vecchio, di sopra a la chiesa di SantaMaria in Campidoglio: e questo pare pi certo. Alcunidicono che fu ove oggi si chiama il Guardingo, di costa ala piazza ch oggi del popolo dal palazzo de priori, laquale era unaltra fortezza. Guardingo fu poi nomatolanticaglia de muri e volte che rimasono disfatte dopola distruzione di Totile, e stavanvi poi le meretrici. I det-ti signori, per avanzare luno ledificio dellaltro, con

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molta sollecitudine si studiavano, ma in uno medesimotempo per ciascuno fu compiuto; sicch nullo di loroebbe aquistata la grazia di nominare la citt a sua vo-lont, s che per molti fu al cominciamento chiamata lapiccola Roma. Altri lappellavano Floria, perch Fiorinofu ivi morto, che fu il primo edificatore di quello luogo,e fu in opera darme e in cavalleria fiore, e in quello luo-go e campi intorno ove fu la citt edificata sempre na-sceano fiori e gigli. Poi la maggiore parte degli abitantifurono consenzienti di chiamarla Floria, s come fosse infiori edificata, cio con molte delizie. E di certo cos fu,per chella fu popolata della migliore gente di Roma, ede pi sofficienti, mandati per gli sanatori di ciascunorione di Roma per rata, come tocc per sorte che labi-tassono; e accolsono colloro quelli Fiesolani che vi vol-lono dimorare e abitare. Ma poi per lungo uso del volga-re fu nominata Fiorenza: ci sinterpetra spada fiorita. Etroviamo chella fu edificata anni VIcLXXXII dopoledificazione di Roma, e anni LXX anzi la Nativitadedel nostro signore Ies Cristo. E nota, perch i Fiorenti-ni sono sempre in guerra e in disensione tra loro, chenonn- da maravigliare, essendo stratti e nati di due po-poli cos contrari e nemici e diversi di costumi, come fu-rono gli nobili Romani virtudiosi, e Fiesolani ruddi easpri di guerra.

II

Come Cesere si part di Firenze e andonne a Roma, e fu fattoconsolo per andare contro a Franceschi.

Dapoi chella citt di Firenze fu fatta e popolata, IulioCesare irato perch nera stato il primo edificatore, e

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avea avuta la vittoria della citt di Fiesole, e nonn-aveapotuto nominare la cittade per suo nome, s si part diquella, e tornossi a Roma, e per suo studio e valore fueeletto consolo, e mandato contro a Franceschi, ove di-mor per X anni al conquisto di Francia, e dInghilterra,e dAlamagna: e lui tornando con vittoria a Roma, gli fuvietato il triunfo, perch aveva passato il dicreto fattoper Pompeo consolo e sanatori per invidia, sotto coloredonest, che nullo dovesse stare in neuna balia pi di Vanni. In quale Cesare co le sue milizie tornando con ol-tremontani, Franceschi, e Tedeschi, e Italiani, Pisani, Pi-rati, Pistolesi, e ancora co Fiorentini suoi cittadini, pe-doni, e cavalieri, e rombolatori men seco a farecittadinesche battaglie, perch gli fu vietato il triunfo;ma pi per essere signore di Roma, come lungo tempoavea disiderato, contro a Pompeo e il senato di Romacombatto. E dopo la grande battaglia tra Cesere ePompeo, quasi tutti morti furo in Ematia, cio Tesagliain Grecia, come pienamente si legge per Lucano poeta,chi le storie vorr trovare. E Cesere, avuta la vittoria diPompeo e di molti re e popoli cherano in aiuto de Ro-mani che gli erano nimici, si torn a Roma, e s si feceprimo imperadore di Roma, che tanto a dire come co-mandatore sopra tutti. E apresso lui fue Ottaviano Agu-stus suo nipote e figliuolo adottivo, il quale regnavaquando Cristo nacque, e dopo molte vittorie signoreg-gi tutto il mondo in pace; e dallora innanzi fu Roma asignoria dimperio, e tenne sotto la sua giuridizione edello imperio tutto luniverso mondo.

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III

Come i Romani e glimperadori ebbono insegna, e come dallo-ro lebbe la citt di Firenze, e altre cittadi.

Al tempo di Numa Pompilius per divino miracolocadde in Roma da cielo uno scudo vermiglio, per la qualcosa e agurio i Romani presono quella insegna e arme, epoi vagiunsono S.P.Q.R. in lettere doro, cio Senatodel popolo di Roma: e cos dellorigine della loro inse-gna diedono a tutte le citt edificate per loro, cio ver-miglia. Cos a Perugia, a Firenze, e a Pisa; ma i Fiorenti-ni per lo nome di Fiorino e della citt vagiunsono perintrasegna il giglio bianco, e Perugini talora il grifonebianco, e Viterbo il campo rosso, e li Orbitani laquilabianca. Ben vero che signori romani, consoli e dittato-ri, dapoi che laguglia per agurio aparve sopra Tarpea,cio sopra la camera del tesoro di Campidoglio, comeTito Livio fa menzione, si presono larme in loro insegnead aquila; e troviamo che l consolo Mario ne la battagliade Cimbri ebbe le sue insegne con laquila dargento, esimile insegna portava Catellina quando fu sconfitto daAntonio nelle parti di Pistoia, come recita Salustio. E lgrande Pompeo la port in campo azzurro e laquiladargento: e Iulio Cesare la port il campo vermiglio elaquila ad oro, come fa menzione Lucano in versi, di-cendo: Signa parens aquilas, et pila minantia pilas.Ma poi Ottaviano Agusto, suo nipote e successore impe-radore, la mut, e port il campo ad oro, e laquila natu-rale di colore nero a similitudine della signoria dello im-perio, che come laquila sovra ogni uccello, e vedechiaro pi chaltro animale, e vola infino al cielodellemisperio del fuoco, cos lo mperio d essere sopraogni signoria temporale. E appresso Ottaviano tutti gliimperadori de Romani lhanno per simile modo porta-

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ta; ma Gostantino, e poi gli altri imperadori de Greci ri-tennono la nsegna di Iulio Cesare, cio il campo vermi-glio e laquila ad oro, ma con due capi. Lasceremo delleinsegne del comune di Roma e deglimperadori, e torne-remo a nostra materia sopra i fatti della citt di Firenze.

IV

Come la citt di Firenze fu camera de Romani e dello imperio.

La citt di Firenze in quello tempo era camera dim-perio, e come figliuola e fattura di Roma in tutte cose, eda Romani abitata; e per de propii fatti di Firenze aquegli tempi non troviamo cronica n altre storie che nefacciano grande memoria. E di ci nonn- da maravi-gliare, per che Fiorentini erano sudditi e una co Ro-mani, e per Romani si trattavano per luniverso mondo,e come i Romani andavano ne loro eserciti e nelle lorobattaglie. E troviamo nelle storia di Giulio Cesare, nelsecondo libro di Lucano, quando Cesare assedi Pom-peo nella citt di Brandizio in Puglia, uno de baroni esignori della citt di Firenze chavea nome Lucere era incompagnia di Cesare e fue alla battaglia delle navi a labocca del porto di Brandizio, valente uomo darme evirtudioso; e molti altri Fiorentini furono in quello eser-cito e battaglie con Cesare e di sua parte; per che quan-do fue la discordia da Giulio Cesare a Pompeo e del se-nato di Roma, quegli della citt di Firenze e dintorno alfiume dArno tennero la parte di Cesare. E di ci famenzione Lucano nel detto libro ove dice in versi:

Vulturnusque celer, notturneque conditor aureSarnus, et umbrosae Liris per regna marisque.

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E cos dimoraro i Fiorentini mentre che Romani eb-bono stato e signoria. Bene si truova per alcuno scrittoche uno Uberto Cesare, sopranomato per Iulio Cesare,che fu figliuolo di Catellina, rimaso in Fiesole picciologarzone dopo la sua morte, egli poi per Iulio Cesare fuefatto grande cittadino di Firenze, e avendo molti figliuo-li, egli e poi la sua schiatta furono signori della terragran tempo, e di loro discendenti furono grandi signorie grandi schiatte in Firenze; e che gli Uberti fossoro diquella progenie si dice. Questo non troviamo per auten-tica cronica che per noi si pruovi.

V

Come in Firenze fu fatto il tempio di Marti, il quale oggi sichiama il Duomo di Santo Giovanni.

Dapoi che Cesere, e Pompeo, e Macrino, e Albino, eMarzio prencipi de Romani edificatori della nuova cittdi Firenze si tornarono a Roma, compiuti i loro lavori, lacitt cominci a crescere e moltiplicare di Romani e diFiesolani insieme, che rimasono a labitazione di quella;e in poco tempo si fece buona citt secondo il tempodallora, che glimperadori e l senato di Roma lavanza-vano alloro podere, quasi come unaltra piccola Roma. Icittadini di quella, essendo in buono stato, ordinaro difare nella detta cittade uno tempio maraviglioso allono-re dello Iddio Marte, per la vittoria che Romani avienoavuta della citt di Fiesole, e mandaro al senato di Romache mandasse loro gli migliori e pi sottili maestri chefossono in Roma, e cos fu fatto. E feciono venire marmibianchi e neri, e colonne di pi parti di lungi per mare, epoi per Arno; feciono conducere e macigni e colonne da

Giovanni Villani - Nuova Cronica

51Letteratura italiana Einaudi

Giovanni Villani - Nuova Cronica

Fiesole, e fondaro e edificaro il detto tempio nel luogoche si chiamava Camarti anticamente, e dove i Fiesolanifaceano loro mercato. Molto nobile e bello il feciono aotto facce, e quello fatto con grande diligenzia, il conse-craro allo Iddio Marti, il quale era Idio di Romani, e fe-ciollo figurare innintaglio di marmo in forma duno ca-valiere armato a cavallo; il puosono sopra una colonnadi marmo in mezzo di quello tempio, e quello tennerocon grande reverenzia e adoraro per loro Idio mentreche fu il paganesimo in Firenze. E troviamo che il dettotempio fu cominciato al tempo che regnava OttavianoAgusto, e che fu edificato sotto ascendente di s fatta co-stellazione, che non verr meno quasi in etterno: e cossi truova scritto in certa parte, e intagliato nello spazzodel detto tempio.

VI

Racconta del sito della provincia di Toscana.

Quando per noi s detto della prima edificazionedella citt di Firenze e di quella di Pistoia, si convene-vole e di necessit che si dica dellaltre citt vicine di To-scana quello che navemo trovato per le croniche di loroprincipii e cominciamenti brievemente, per tornare poia nostra materia. Narreremo in prima del sito della pro-vincia di Toscana. Toscana comincia da la parte di le-vante al fiume del Tevero, il quale si muove nellalpi diPennino de la montagna chiamata Falterona, e discendeper la contrada di Massa Tribara, e dal Borgo San Sipol-cro, e poi la Citt di Castello, e poi sotto la citt di Peru-gia, e poi appresso di Todi, istendendosi per terra di Sa-bina e di Roma, e ricogliendo in s molti fiumi, entra per

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la citt di Roma infino in mare ove fa foce di costa a lacitt di Ostia, presso a Roma a XX miglia; e la parte diqua dal fiume, che si chiama Trastibero, e il Portico diSanto Pietro di Roma della provincia di Toscana. E dala parte del mezzogiorno si ha Toscana il mare dettoTerreno, che colle sue rive batte la contrada di Marem-ma, e Piombino, e Pisa, e per lo contado di Lucca e diLuni infino a la foce del fiume della Magra, che mette inmare a la punta della montagna del Corbo di l da Lunie di Serrezzano, da la parte di ponente. E discende ildetto fiume della Magra delle montagne di Pennino disopra a Pontriemoli, tra la riviera di Genova e l contadodi Piagenza in Lombardia, ne le terre de marchesi Ma-laspina. Il quarto confine di Toscana di verso settentrio-ne sono le dette alpi Apennine, le quali confinano e par-tono la provincia di Toscana da Lombardia e Bologna eparte di Romagna; e gira la detta provincia di ToscanaVIIc miglia. Questa provincia di Toscana ha pi fiumi:intra gli altri reale e maggiore si il nostro fiume dAr-no, il quale nasce di quella medesima montagna di Fal-terona che nasce il fium