Cronaca dell’incontro - sangiacomocarrara.it · Questa sera i nostri uomini hanno un certo non so...

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Quarto Anno * Numero 3 - 23-03 - 2012 PARROCCHIA di SAN GIACOMO - CARRARA Questa sera i nostri uomini hanno un certo non so che... sarà forse che l'incontro è dedicato tutto all'importanza dei papà, ma ci sembrano oserei dire piuttosto euforici! Dopo una breve introduzione del Don e di suor Lu', la nostra brava psicologa Cristina entra subito nell'argomento parlandoci della evoluzione del ruolo della figura paterna nell'ambito della famiglia, passata dal rappresentare un puro sostegno materiale caratterizzato da una certa rigidità ed im- permeabilità agli slanci affettivi, ad una figura decisamente più presente nella vita di tutti i giorni e soprattutto nella crescita dei figli. Gli studi più recenti hanno constatato di come anche per effet- to di una evoluzione dei costumi i babbi abbiano un ruolo sempre più attivo nella famiglia anche nella fase precedente il parto, nella quale rappresentano una valida mediazione fra la compagna e l'ambiente esterno, mediazione che perdura nei delicati momenti successivi alla nascita, quando lo stretto rapporto simbiotico realizzatosi tra mamma e figlio richiede la protezione di un papà at- tento. Proseguendo nella crescita ecco i babbi diventare per i figli simbolo di avventura, libertà, coraggio e ironia segnando un profondo rinnovamento nel modo di concepire il loro compito in famiglia; tutti questi aspetti positivi non devono però farci perdere di vista che un padre, come responsabile di una seconda nascita dei propri bambini, quella all'indipendenza propria della vita adulta, non dovrà scendere a compromessi ed accontentarsi di assumere il ruolo di confidente o amico dei figli. Ai papà infatti è richiesta quell'autorevolezza capace di mettere ordine nelle forti emozioni che turbano inevitabilmente il cuore dei ragazzi nelle diverse fasi della crescita: è loro compito dare regole e porre limiti in grado di rassicurare i figli e farli sentire protetti. L'ulteriore riflessione del Don prende come al solito le mosse dagli argomenti trattati da Cristina secondo un punto di vista più umano per poi leggerli secondo l'ottica cristiana: una prima sottoli- neatura è relativa al fatto che chi decide di battezzare il proprio figlio lo va ad inserire nella grande famiglia dei figli di Dio e così tutti i battezzati sono invitati a leggere la paternità di Dio come figli e fratelli; in questo modo, quanto Cristina ha detto può essere applicato a Dio, un Dio che ci suggeri- sce la giusta strada per essere felici pur lasciandoci assolutamente liberi di scegliere. Altro aspetto è quello dell'amore: l'amore che i babbi provano nei confronti dei figli e che li porta ad essere pienamente disponibili nei loro confronti ed anche a spingerli a volare fuori dal nido è quello stesso amore di Dio che desidera per tutti noi la possibilità di vivere appieno la nostra vita. Il Don ci anticipa poi quello che stanno facendo i nostri bimbi assieme agli animatori: è stata rac- contata loro una bella favola sul papà e sulla casa che provvederanno ad illustrarci a modo loro - non appena ci recheremo in Chiesina. Al termine della rappresentazione ci prenderanno per mano e ci porteranno attorno all'altare, perché? Perché Gesù per noi cristiani è l'esempio concreto del modo di pensare di Dio Padre che senza di esso non avremmo scoperto - ed è rappresentato simbolicamente dall'altare: se l'altare è segno di Gesù e Gesù è segno del Padre, allora mettendo- ci tutti attorno all'altare assieme ai nostri bambini è come se volessimo dire: “ Dio, noi siamo i tuoi figli e ci impegneremo ad accettare i tuoi consigli e a seguire la strada che ci indichi per realizzare la nostra vita”. In effetti, terminato lo spettacolo dei nostri bimbi, quando ci ritroviamo tutti per mano a recitare il Padre Nostro attorno all'altare è proprio a Dio che vanno i nostri pensieri, a un Dio papà che ci pare da stasera più raggiungibile. Cronaca dell’incontro GIORNALINO di COLLEGAMENTO PARROCCHIA - FAMIGLIE PROGETTO “ZEROSEI” http://carrara.parrocchiadisangiacomo.it/zerosei.html

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Quarto Anno * Numero 3 - 23-03 - 2012

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Questa sera i nostri uomini hanno un certo non so che... sarà forse che l'incontro è dedicato tutto all'importanza dei papà, ma ci sembrano – oserei dire – piuttosto euforici! Dopo una breve introduzione del Don e di suor Lu', la nostra brava psicologa Cristina entra subito nell'argomento parlandoci della evoluzione del ruolo della figura paterna nell'ambito della famiglia, passata dal rappresentare un puro sostegno materiale caratterizzato da una certa rigidità ed im-permeabilità agli slanci affettivi, ad una figura decisamente più presente nella vita di tutti i giorni e soprattutto nella crescita dei figli. Gli studi più recenti hanno constatato di come – anche per effet-to di una evoluzione dei costumi – i babbi abbiano un ruolo sempre più attivo nella famiglia anche nella fase precedente il parto, nella quale rappresentano una valida mediazione fra la compagna e l'ambiente esterno, mediazione che perdura nei delicati momenti successivi alla nascita, quando lo stretto rapporto simbiotico realizzatosi tra mamma e figlio richiede la protezione di un papà at-tento. Proseguendo nella crescita ecco i babbi diventare per i figli simbolo di avventura, libertà, coraggio e ironia segnando un profondo rinnovamento nel modo di concepire il loro compito in famiglia; tutti questi aspetti positivi non devono però farci perdere di vista che un padre, come responsabile di una seconda nascita dei propri bambini, quella all'indipendenza propria della vita adulta, non dovrà scendere a compromessi ed accontentarsi di assumere il ruolo di confidente o amico dei figli. Ai papà infatti è richiesta quell'autorevolezza capace di mettere ordine nelle forti emozioni che turbano inevitabilmente il cuore dei ragazzi nelle diverse fasi della crescita: è loro compito dare regole e porre limiti in grado di rassicurare i figli e farli sentire protetti. L'ulteriore riflessione del Don prende come al solito le mosse dagli argomenti trattati da Cristina secondo un punto di vista più umano per poi leggerli secondo l'ottica cristiana: una prima sottoli-neatura è relativa al fatto che chi decide di battezzare il proprio figlio lo va ad inserire nella grande famiglia dei figli di Dio e così tutti i battezzati sono invitati a leggere la paternità di Dio come figli e fratelli; in questo modo, quanto Cristina ha detto può essere applicato a Dio, un Dio che ci suggeri-sce la giusta strada per essere felici pur lasciandoci assolutamente liberi di scegliere. Altro aspetto è quello dell'amore: l'amore che i babbi provano nei confronti dei figli e che li porta ad essere pienamente disponibili nei loro confronti ed anche a spingerli a volare fuori dal nido è quello stesso amore di Dio che desidera per tutti noi la possibilità di vivere appieno la nostra vita. Il Don ci anticipa poi quello che stanno facendo i nostri bimbi assieme agli animatori: è stata rac-contata loro una bella favola sul papà e sulla casa che provvederanno ad illustrarci – a modo loro -non appena ci recheremo in Chiesina. Al termine della rappresentazione ci prenderanno per mano e ci porteranno attorno all'altare, perché? Perché Gesù per noi cristiani è l'esempio concreto del modo di pensare di Dio Padre – che senza di esso non avremmo scoperto - ed è rappresentato simbolicamente dall'altare: se l'altare è segno di Gesù e Gesù è segno del Padre, allora mettendo-ci tutti attorno all'altare assieme ai nostri bambini è come se volessimo dire: “ Dio, noi siamo i tuoi figli e ci impegneremo ad accettare i tuoi consigli e a seguire la strada che ci indichi per realizzare la nostra vita”. In effetti, terminato lo spettacolo dei nostri bimbi, quando ci ritroviamo tutti per mano a recitare il Padre Nostro attorno all'altare è proprio a Dio che vanno i nostri pensieri, a un Dio papà che ci pare da stasera più raggiungibile.

Cronaca dell’incontro

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La realtà umana vista con gli occhi della fede

I genitori che scelgono il battesimo per i loro bimbi non ubbidiscono ad una semplice

convenzione sociale, che vede in questo rito una sorta di iniziazione, ma vogliono inserire i

loro figli in una grande famiglia, quella dei cristiani che riconoscono in Dio il loro Padre. A

ben pensarci si tratta di una grande responsabilità davvero, ma pure di

un grande dono, perché l'essere padre è – secondo me – un ulteriore

strada per comprendere il grande amore che Dio ci ha donato. Sco-

prendomi come padre infatti non posso fare a meno di “ripensare” il

nostro Padre che è nei cieli secondo quelle categorie che mi sono più

familiari, proprio perché mi trovo a viverle ogni giorno. Così – ogni

volta che mi sorprendo ad amare mio figlio nonostante le sue insicu-

rezze ed i suoi capricci e nonostante quelle differenze che proprio non

mi appartengono, e mi scopro paziente come non mai a spiegare l'ov-

vio e ad amarlo per come è e per come mi ha fatto diventare, ecco, mi

succede di pregare Dio e di ringraziarlo del dono che mi ha fatto e del

sostegno che mi dà in ogni momento per essere un buon padre e un

buon marito. L'ammirazione sconfinata che posso leggere negli oc-

chi di mio figlio, la fiducia senza tentennamenti nelle mie possibilità

così come la fiducia che mia moglie nutre in me da un lato mi riem-

piono d'orgoglio, dall'altro mi parlano dell'amore di Dio, un amore più

grande di quanto avessi mai immaginato. Sono proprio questi due

aspetti a darmi il coraggio necessario per le piccole e grandi scelte quotidiane, la forza di non

sentirmi inadeguato anche nei momenti critici e tanta speranza serena nella consapevolezza di

avere al mio fianco un padre amorevole, capace di guidarmi e di correggermi quando serve,

ma sempre nel rispetto profondo di chi sono io.

Chiara e Massi

IL TEMA

“Papà, dove sei?

Sottolineare il ruolo del “Padre”

La realtà umana dei bambini

“ Papà, il tuo cuore è grande e libero come quello di un gabbiano, sei simpatico come Geronimo Stilton e mi fai ridere, ami le avventure come Tex Willer...”

Dei bambini di sette anni, a partire dalle loro esperienze, hanno voluto comporre queste righe per i loro babbi senza neppure immaginare di avere azzec-cato, con queste poche frasi, alcune delle conclusioni circa i più recenti studi sulla figura paterna individuate da eminenti studiosi: il concetto di avventura, il concetto di cuore grande e libero che proietta all'esterno, il concetto di coraggio necessario per osare avventurarsi fuori dal nido ed anche il concetto di ironia, una caratteristica assai più frequente nei bab-bi che nelle mamme e cioè la capacità di guardare con un sorriso alle

cose della vita. Questi sono proprio gli aspetti fondamentali che stanno emergendo sull'importanza del ruolo paterno, dal momento che ci si sta rendendo conto di come la figura del papà sia fondamentale per uno sviluppo psicologico sano del bambino non solo dalla nascita ma addirittura dalla fase precedente: quando infatti il piccolo è ancora nella pancia il padre svolge un importante compito di mediazione tra la mamma ed il mondo esterno, capace di rasserenare lei e dunque anche il figlio e resta poi vero anche quando – dopo la nasci-ta - mamma e bambino sono coinvolti in una specie di simbiosi, in cui la mamma è com-pletamente assorbita dalla cura del piccolo ed ha totale necessità di essere protetta dall'ambiente circostante. Successivamente, a differenza del passato quando il padre era una figura inflessibile e distaccata che rappresentava la norma, il divieto, ecco la figura del papà acquistare nuova importanza anche nell'accudimento quotidiano del piccolo e nei giochi, giochi parti-colarmente amati perché avventurosi, pericolosi... più divertenti e proibiti insomma! Il recupero degli aspetti di attenzione e di iniziazione alla vita, presenti anche in natura nel mondo animale e oggi finalmente emersi anche nelle figure maschili, potrebbe portare però al rischio di tra-sformare i babbi in “mammi”... Se da un lato infatti l'aver perso gli aspetti di inflessibilità e distanza – l'elmo e la corazza insomma - è stato un bene, perché sono vere e proprie barriere alla trasmissione di calore e di contatto fisico, dall'altro non bisogna dimenticare che i nostri figli, soprattutto in certe fasi della vita, hanno bisogno di quella della protezione e sicurezza che “elmo e corazza” conferiscono: la capacità di farli sentire protetti e difesi di fronte alle forti emozioni che possono turbarli. In certi mo-menti delicati della crescita hanno bisogno insomma di un padre autorevole, capace di dare regole, di farli volare fuori dal nido, di tagliare il cordone ombelicale dal punto di vista psicologico, di svincolarsi dall'intenso rapporto affettivo con la madre per acquistare una propria autonomia. Quando poi i bambini diventeranno adolescenti avranno bisogno ancor più di un padre non solo pre-sente, ma autorevole, capace di dire no, con le spalle abbastanza larghe da reggere a quell'aggressività, competitività, opposizione che certamente arriveranno. I nostri ragazzi non hanno bisogno di padri-confidenti, in una posizione a loro paritaria: non cercano amici – ne hanno già tanti – ma un padre ca-pace di arginare la loro esuberanza, la loro incontenibile voglia di crescere e di dare loro dei limiti. Detto questo possiamo meglio comprendere come dei bambini abbiano correttamente individuato, come aspetti caratterizzanti i loro papà, quello dell'avventura, del coraggio, della possibilità di traghet-tare nella vita e di sdrammatizzarne certi aspetti con una leggerezza capace di renderla sempre godibi-le.

«Padre nostro che sei nei cieli,

sia santificato il tuo nome, ven-

ga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in

terra.

Dacci oggi il nostro pane quoti-

diano, rimetti a noi i nostri de-

biti, come noi li rimettiamo ai

nostri debitori e non c’indurre

in tentazione, ma liberaci dal

male». Matteo 6, 9-16

IL PERCHE’