L'Incontro Maggio 2011 Eni Polo Sociale

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CONTRO L’IN MAGGIO 2011 N° 40 ANNO IX Eleonora Zollo HAYEZ NELLA MILANO DI MANZONI E VERDI MOSTRE 10 DOMANDE A... Attacco di panico Stress da lavoro PSICOLOGIA LEGGE IMMIGRAZIONE DI MASSA

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Periodico Eni Polo Sociale di Gruppo L'incontro Maggio 2011

Transcript of L'Incontro Maggio 2011 Eni Polo Sociale

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CONTROL’IN

MAGGIO 2011 N° 40 ANNO IX

Eleonora Zollo

HAYEZ NELLA MILANO DI MANZONI E VERDI

MOSTRE

10 DOMANDE A...

Attacco di panicoStress da lavoro

PSICOLOGIA LEGGEIMMIGRAZIONE DI MASSA

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Piazza Boldrini, 1 (2° P.U.) - 20097 S. Donato Mil.se - (MI)Tel. 02.520.42.713 - Fax 02.520.47.112

e-mail: [email protected] [email protected]

Direttore ResponsabileFabrizio Frigieri-Toni

CaporedattoreFlaviano Di Franza

Segreteria di RedazioneMyriam De Poli - Matteo Tavecchio

Art DirectorMichele Azzaro

Hanno collaborato a questo numero

ALBERTO RADICCHI - ANNA PAOLAARIANNA MODA - CARLO CAVAGNA

CARLO SANTULLI - CLAUDIA CAPUANOCLAUDIA COMI - DONATELLA MICUCCIELEONORA FRANZONI - FABIO MESSINA

FABRIZIO GATTI - FLAVIO D’ANGELIGIULIA CALIARI - LUCILLA MATTEI

JENY MEREGAGLIA - MARIO CONTINIROBERTA VIGNOLI - SEMIRA BALDI

STEFANO ANTONELLI

Chiuso in redazione il 25/05/2011 Periodico registrato presso il Tribunale di Milano al n. 5777 in data 20/12/1961 L’opinione espressa dagli Autori negli articoli pubblicati in questo giornale non è da considerarsi impegnativa per la Direzione. I collaboratori si assumono quindi la piena

responsabilità dei loro scritti. Il materiale consegnato per la pubblicazione sarà comunque vagliato dalla redazione

e in ogni caso non verrà restituito agli autori.S

OM

MA

RIO

4 10 domande a

6 narrativa

23 dillo allo psicologo

30 convenzioni

25 dillo all’avvocato

CONTROMAGGIO 2011 N° 40 ANNO IX

PERIODICO DELL’ ENI POLO SOCIALE DI GRUPPO

L’IN2

22 lifestyle

17 aforismi

33 foto del mese

Eleonora Zollo

Distributore di benzinaMeriggio ItalianoI passiDisavventure telefonicheSettembre 2938Correttrice di bozzeFine GennaioI manager si disintossicano col cicloturismoNiente Autogrill...

21 mostre

18 cinemaOscar 2011

19 teatroMamma Mia! How can i resist you?

20 musica

Hayez

la moda è una cosa seria

Attacco di panico: una bomba ad orologeriaStress da lavoro correlato

Il fenomeno dell’immigrazione di massa

Salviamo la musica

www.enipolosociale.com

ERRATA CORRIGE: nel numero di Febbraio, nell’articolo di Stefania Pacelli (Per Conquistare un uomo)… si segnala che i minuti di cottura sono 7 e non 20. Ci scusiamo per l’inconveniente.

di CRISTINA BALDAN

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Ci penso spesso: cosa sarebbe questo no-stro mondo senza la libera circolazione delle idee. Forse un luogo grigio in cui i

bisogni fisici si perpetrano per un tra-mandarsi di generazione in genera-zione, tramite il DNA, ma senza mai porsi una domanda stupida quando essenziale: «perché devo mangiare, bere, lavorare, fare l’amore?». Tutto diventerebbe insostenibilmente piat-to e privo di senso… senza le idee che fluiscono e si amalgamano.Il nostro gattino con gli stivali – così da me definito nel primo editoriale di quest’anno – vuole di più. L’am-bizione, mai nascosta, è far confluire in questa rivista, le tante esperienze sociali, multi-etniche e culturali che vivono dentro il Gruppo Eni. Quasi per caso dicevo, sono iniziati i primi contatti che hanno portato a questa piccola, forse anche lenta “rivoluzio-ne interna”.

Spesso in passato si è naufragati nel nulla di fatto poiché “centralizzare” significava implicitamente, voler ge-stire, perdendo di vista le realtà lo-cali.

Questa volta partiamo da ciò che uni-sce, ovvero lo spirito d’iniziativa, la

cultura e, soprattutto, le parole. Ma-gnifico trait d’union fra le diverse realtà presenti in Italia e, soprattutto, all’estero del Gruppo.

In questo numero la collaborazione, ci porterà a conoscere le iniziative sempre più congiunte fra le varie re-altà del Gruppo. Fra queste gli amici di Torino (ex Italgas), e dei Pionieri e Veterani Eni (APVE) della sezione di San Donato Milanese.

Parole, racconti, esperienze vissute ed enunciate dai protagonisti del pre-sente e del passato. Uniti!

In punta di piedi, continuiamo a co-struire il nostro progetto “federati-vo”, presentando questa idea proprio in un periodo storico dove spesso ci si unisce perché costretti, dove, come diceva l’Avvocato Giovanni Agnelli, «quando c’è una fusione, c’è sempre chi compra, chi vende, chi è maggio-ranza e chi minoranza». Noi proviamo, almeno nel nostro pic-colo, ad integrarci spontaneamente con il solo intento di offrire ai nostri lettori, più opportunità, più racconti da leggere.Gli amici pionieri potranno condivi-dere i loro racconti, tramite la memo-ria storica (e gli archivi), le avventure (o disavventure) di chi, con fatica e

senza i benefici che la tecnologia oggi offre, si trovava nei deserti o nella jungla.

Gli amici provenienti da Italgas po-tranno raccontarci il loro spaccato di passato, scrivendo la loro storia, considerando anche la trasformazio-ne di Torino in questi anni. In dote offriranno anche tante opportunità per partecipare a mostre ed iniziative culturali.

Conoscerci fuori del mondo lavora-tivo, sono convinto possa dare a tutti noi la possibilità di vedere “l’uomo” che vive in ogni “collega”, con il suo bagaglio di passioni, emotività (ed sensibilità) .

Una rivista aperta al dialogo. Aperta al dibattito. Alla mente! Bisogna crederci veramente al rispet-to… Solo così, partendo dal basso, l’etica aziendale non sarà un insieme vuoto di parole!

Noi siamo partiti… e voi? Che fate? Salite sul treno delle nuove opportu-nità? Vi aspettiamo!

ED

ITO

RIA

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Integrarsi animati da ciò che ci uniscedi FLAVIANO DI FRANZA

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Il progetto di rinnovamento della rivista continua e diventa sempre più ambizioso. Come spesso ac-cade, gli eventi maturano per caso e, soprattutto, dialogando.

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1) Descriviamo chi è Eleonora e di cosa si occupa nel quotidiano?Ho 21 anni e sono affetta da atrofia mu-scolare spinale (SMA) di tipo II grave. Ho sempre pensato, e tuttora penso, di essere molto fortunata perché, nonostante i vari ostacoli imposti dalla mia condizione fisi-ca, sono sempre stata guidata da un’irrefre-nabile voglia di vivere e da una prospettiva ottimista nei confronti della vita, oltre ad avere avuto un costante sostegno da parte della mia famiglia, che si è sempre ado-perata per la mia serenità e felicità. Avevo poco più di 2 anni quando mi sono seduta per la prima volta sulla carrozzina elettrica e con essa ho imparato a camminare.Ho frequentato le scuole elementari, medie e superiori (Liceo socio-psico-pedagogico) nella mia città natale, Asti.Ora studio Psicologia a Torino e frequento il terzo anno del corso di laurea triennale in Scienze e Tecniche Psicologiche. Spero di laurearmi entro luglio per poi continuare con la magistrale in Scienze della Mente.Ma ovviamente solo lo studio a me non basta e così ho deciso di impegnarmi con Telethon, associazione che raccoglie fondi per la ricerca contro le malattie genetiche.Inoltre ho una passione che mi porto dietro da quando sono piccola, il canto. Cantare per me è sempre stato un canale di sfogo, l’unico modo attraverso cui riesco ad es-sere veramente me stessa e ad esprimermi con sincerità e spontaneità. Quando canto ci siamo solo io, la musica ed i miei sogni; tutto il resto rimane fuori. Alla fine sono riuscita a conciliare il mio impegno con Te-lethon e l’amore per la musica,

2) Quando ha pensato di incidere il suo primo disco e quanto tempo è trascorso prima che il suo sogno diventasse realtà?In realtà, in origine, l’idea di incidere un disco mi è sempre sembrata molto distan-te…praticamente impossibile! Due anni fa però avevo pensato di darmi da fare per Te-lethon, mettendo al suo servizio la cosa che so fare meglio: cantare. Così, nel dicembre del 2009, ho contattato Renato Dutto, co-ordinatore provinciale Telethon di Asti, mi sono presentata e gli ho parlato di questo mio desiderio. Grazie al Sig. Dutto ho co-nosciuto Beppe Crovella della casa disco-grafica Electromantic Music, il quale, dopo avermi sentito cantare, mi ha proposto di

incidere questo cd, il cui titolo, “Vivendo nei miei sogni”, riprende il testo di una can-zone che avevo scritto poco tempo prima. Tutto questo a fine aprile del 2010 e il 30 settembre dello stesso anno la mia camera a si trasformava per un giorno in uno studio di registrazione.

3) Come è nata la sua passione per la musi-ca? E soprattutto quanti sacrifici ha dovu-to affrontare prima di riuscire a raggiun-gere questo g r a n d e successo persona-le?Ad essere s i n c e r a non lo so come sia nata q u e s t a mia PAS-S I O N E . Canto da s e m p r e , credo che sia nata con me. La prima volta che ho canta-to di fron-te ad un pubblico era per le s e l ez io -ni della “ N o t a d’oro”, un concorso canoro per bambini che si tiene ormai da anni a San Damiano d’Asti, e avevo 4 anni. Da allora ho iniziato a prendere sporadiche lezioni e non ho più smesso… Per me col-tivare questa mia passione non ha compor-tato mai alcun sacrificio. Il non poterlo fare significa sacrificio per me… La musica mi fa sentire bene e devo ammetterlo: ho in-ciso questo cd, ho raggiunto questo primo obiettivo e mi sono DIVERTITA!

4) La sua vita è un <<perché>> oppure un <<perché no?>>Se devo scegliere…la mia vita è sicuramen-

te un “perchè no?”, ma in realtà è molto di più. Io sono amante della vita, della mia vita e delle persone, abitudini ed imprevisti che ne fanno parte. Molto spesso la gente vede persone come me e credono che una vita come la mia sia fatta solo di sofferenza, tristezza e sacrifici. È vero sacrifici ce ne sono e tanti, ma ne vale la pena!

5) Quanti sogni ha nel cassetto? Ha voglia di svelarcene qualcuno?

Il mio principale sogno è quello di conti-nuare a cantare e magari di migliorare sem-pre di più.Incidere questo cd mi ha anche aiutata a crescere e a capire ciò per cui sono fatta veramente…Inoltre vorrei davvero fare qualcosa per le persone affette da gravi patologie come la mia, dare il mio contributo, per quanto pic-colo possa essere.Di sogni ne ho tanti e non posso elencarli tutti, ma posso dire di essere determinata a non farli rimanere tali, a concretizzarli.

di FLAVIANO DI FRANZA

4Eleonora Zollo

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6) Chiudendo gli occhi, quale è il ricordo più bello che ha e quale quello più brutto della sua vita?Il ricordo più brutto… avevo 10 anni e avrei dovuto esse-re sottoposta ad un intervento alla colonna vertebrale, per ridurre la forte scogliosi dovuta alla mia patologia. L’inter-vento comunque non è riuscito, anzi, non l’hanno nemmeno iniziato a causa di complicazioni con l’anestesia. Il mio ri-cordo più brutto riguarda il momento in cui sono entrata in sala operatoria… ero piccola, naturale che fossi spaventata, ma mi ricordo ancora tutto di quel momento, ogni minimo dettaglio.

Di ricordi positivi invece ne ho davvero tanti e faccio fati-ca a sceglierne uno in particolare… Sicuramente il giorno dell’incisione del cd rientra nei più bei ricordi. Mi sono sen-tita al posto giusto, nel contesto giusto, con le persone giuste a fare la cosa più giusta! C’erano anche due miei amici: Mi-lena, che conosco da anni ormai e che mi ha fatto da chitarri-sta, e Andrea, che ho conosciuto circa tra anni fa al concorso canoro “Nastro d’Argento” di San Damiano d’Asti, con il quale ho cantato in duetto. Non mi sono mai sentita meglio. Ma ripeto, questo è solo uno dei tanti ricordi migliori.

7) Quando ha conosciuto il team di Telethon?Nel dicembre del 2009.

8) In un periodo di crisi economica, perché secondo lei, una persona dovrebbe continuare a sostenere realtà come Telethon?È vero, siamo in un periodo in cui è estremamente difficile gestire le risorse economiche al di là del ristretto cerchio familiare o, in certi casi, personale. Io credo però che so-stenere una realtà come Telethon non sia un dovere, ma una scelta. Perciò se si sceglie di sostenerla è perché si sente di poterlo fare nonostante tutto, sperando in un futuro in cui le malattie genetiche possano essere sconfitte. Sarebbe un futuro migliore per tutti.

9) Gli italiani sono tristemente “famosi” perché si lamentano. Di lei colpisce la sua vivacità, determi-nazione e voglia di fare. Quale è il suo segreto?Semplicemente spesso mi piace apprezzare le piccole cose che troppe volte si danno per scontate. Un sorri-so, fare quattro chiacchiere con gli amici, canticchiare una canzone, scoprire di avere accanto persone che ti vogliono bene, sentirsi sollevati dopo aver dato un esame per il quale si aveva studiato anche troppo, scherzare… E poi mi piace pormi degli obiettivi, pic-coli, grandi, quasi delle sfide, rincorrerli e perché no? Raggiungerli.

10) Vuole trasmettere un messaggio ai nostri lettori sparsi per il mondo?Sì… Io faccio tutto questo per dimostrare che se dav-vero si vuole fare qualcosa bisogna crederci fino in fondo e se faccio tutto questo è soprattutto grazie alla ricerca scientifica che, con i suoi progressi, permette a me e a tante altre persone di vivere una vita sempre migliore. Vi saluto con quello che ormai è diventato il mio motto: ”Vivendo nei miei sogni, credendo nei miei sogni, li renderò realtà”.

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DOVE E COME ACQUISTARE IL TUO CD?.

Il cd è acquistabile richiedendolo al responsabile di Telethon per la provincia di Asti, Renato Dutto

contattandolo per posta elettronica [email protected]

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IL DISTRIBUTORE DI BENZINA

Paolo faceva l’autotrasportatore e trasportava merci da Bologna in giro per l’Italia; lui però non era proprio di Bologna era di Persiceto a qualche chi-

lometro di distanza dal capoluogo. In verità a volte Paolo non sapeva più esattamente di dov’era: sempre in viag-gio da una parte all’altra dell’Italia...troppe strade, troppi autogrill, troppi chilometri, tutti uguali agli altri. Sempre un carico da trasportare in fretta dalla parte opposta di dove vorresti andare. Uno sguardo mite, una corporatura abbondante, un po’ stempiato e due baffoni, alla guida del suo camion. In quel periodo trasportava apparecchiature meccaniche per un impianto in costruzione a Sarroch. All’inizio era molto contento di quel lavoro; prendeva il traghetto a Livorno o a Genova e guardava il mare mentre la nave si allontanava o si avvicinava dalla costa. Qualche volta prendeva il sole e si era fatto anche un po’ di amici sui traghetti che andavano a Cagliari. La sera il tempo pas-sava in fretta mentre beveva una birra e giocava a carte.Poi la bella stagione finì e il mare non sempre era calmo. A volte il vento soffiava tanto forte che sembrava non volesse fare arrivare la nave in porto. Scendeva di ma-lavoglia dal traghetto e imboccava la strada per Sarroch.Tutti i mercoledì era lì e così sarebbe stato ancora per un anno intero. La strada “Sulcitana” scorre dritta tra il mare, la spiaggia e i bacini lacustri dove i fenicotteri rosa stranamente dimorano in pace in compagnia dell’uomo. Una volta vide uno stormo di fenicot-teri rosa al tramonto e gli sembrò di essere in una di quelle fo tograf ie p u b b l i c i -tarie delle agenzie di viaggio. Il suo viag-gio invece era sempre identico e molto meno romantico:

arrivava alle 9 a Cagliari, si avviava al cantiere per scari-care e poi tornava ad imbarcarsi alle 21 di ogni mercoledì. Di Cagliari conosceva solo la strada e il cantiere dove levava il carico: però conosceva anche il distributore di benzina dove si fermava al ritorno per fare il pieno di gas-olio prima di imbarcarsi per il Continente - come i Sardi chiamano la terra ferma al di là del mare. Era un distribu-tore di benzina un po’ particolare a sbalzo sulla spiaggia e davanti alla “palude” dei fenicotteri rosa. Di solito li’ non c’era molta gente che si fermava a fare rifornimento sotto il sole cocente dell’estate o in mezzo al vento d’inverno. Il gestore del distributore era una donna senza età infag-ottata in magliette larghe e con tute sponsorizzate. Molte volte si fermò lì senza parere, ma solo un giorno per caso fece caso ad una strana macchia di colore che la donna aveva sulla tuta e poi ne vide un’altra e un’altra ancora. Cerco’ di vedere meglio nello sgabuzzino in cui la donna si rintanava aspettando di servire gli automobilisti e si accorse di qualcosa che prima non aveva mai notato. Nel gabbiotto del distributore c’era un piccolo cavalletto con un quadro appena iniziato. Su un tavolo da pic-nic dei tubetti di colori disposti disordinatamente insieme a dei pennelli in un barattolo di vetro; intorno si percepiva un

odore penetrante di acquaragia.Paolo non riuscì a ca-pire molto dall’abbozzo di quel quadro; nei suoi ricor-di lo definì genericamente “un paesaggio”. Dei prati in primo piano e delle montagne laggiù in fondo con della neve. Fece finta di nulla; pagò e salutò come al solito. Si imbarcò alle 21 come al solito e come al soli-to pranzò nel self service del traghetto prima di ritirarsi a dormire in cabina. I suoi pensieri non erano però i soliti. Una benzinaia che dipingeva…. Che stronzata! Da quel giorno però si fermo tutti i mercoledì a fare

il pieno di gasolio - prima di imbarcarsi - a quel distributore. C’era sempre quel quadretto che piano piano si riempiva di prati, di alberi, e di casette lontane. Un paesaggio montano,

copiato da una fotografia, dipinto qui, davanti al mare…. Doppia stronzata! Ma tutti i mercoledì non poteva fare a meno di dare un’occhiata a quel qua-dretto che a poco a poco prendeva vita con un particolare insignificante e qualche figura in lontananza. La ben-zinaia vedeva che Paolo controllava i

progressi del quadro, ma non si dicevano nulla ol-tre alle parole indispens-abili.

di ANNA PAOLA

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Lui iniziò a tenerla d’occhio anche quando andava in can-tiere prima di scaricare. Rallentava con il suo camion e la vedeva nel gabbiotto infagottata nella sua giacca a vento che continuava a dipingere senza guardare niente e nes-suno persa anche lei nel paesaggio montano.Era incredibile la quantità di cose che riusciva a farci stare nel quadretto. Ci fece stare anche un piccolo gatto che sorrideva furbo vicino ad una casetta. Il gatto però nella fotografia non c’era. Una volta per non disturbarla si fece il pieno da solo. Lei gradì quell’atto gentile ma fu l’unica volta che lo lasciò servirsi senza di lei.

Poi un giorno scendendo dal traghetto vide che il dis-tributore era chiuso. Come chiuso? S^, aveva chiuso da qualche giorno. Perché? Non si sa.Paolo era disperato si rese improvvisamente conto quanto quel piccolo appuntamento fosse diventato importante per lui. Ora era come se nulla avesse più significato. Dove era andata a finire? Come ritrovarla? E il quadro?Domandò a qualcuno in giro ma nessuno sapeva nulla. Il distributore abbandonato deperì velocemente. I vandali aprirono la saracinesca e distrussero a poco a poco il gab-biotto. L’insegna venne rimossa; i neon resistettero qual-che settimana poi vennero rotti anche loro.La spiaggia e il mare ripresero a poco a poco possesso della piazzola dove non si fermava più nessuno. Solo Paolo rallentava passando accanto al distributore nella speranza che miracolosamente qualcosa fosse cam-biato.

Ogni mercoledì avanti e indietro. Solite chiacchiere, so-lite carte, solito cibo. Solito tutto.

Poi anche quel lavoro finì e per Paolo quello era l’ultimo viaggio all’impianto di Sarroch. All’andata rallentò come al solito; il distributore era ormai

in rovina e probabilmente presto sarebbe stato demolito sempre che il mare non se lo fosse portato via prima.Al ritorno era ormai quasi buio, ma non resistette e si fermò sul ciglio della strada.Non era molto sicuro parcheggiare in quel modo e per un momento gli venne voglia di proseguire. Se arrivava la polizia stradale avrebbe potuto avere delle grane; ma la nostalgia fu più forte e scese per fare quattro passi sulla piazzuola invasa dalla sabbia. Il gabbiotto era semi diroc-cato; tutto era pericolante. Il vento alzava il mare cupo e minaccioso. Cagliari a poco a poco si illuminava di tenue luci e sem-brava che la città galleggiasse anche lei sulle onde, come le navi in rada che aspettavano pazienti il loro turno al ter-minale del petrolchimico. Anche Sarroch si stava illumi-nando, mentre le torce dell’impianto tagliavano l’oscurità brillando di una fredda luce di stelle lontane. Malediceva il portiere dello stabilimento che gli aveva fatto fare tardi. Aveva anche i minuti contati per imbar-carsi.Ma che cavolo ci faceva lì? Si mise a fare quattro passi lungo la spiaggia. Tra le alghe secche e i rifiuti raccolse nella sabbia, dis-trattamente, una conchiglia. Era da quando era piccolo che non raccoglieva più conchiglie. Era bianca e larga; la trovò molto bella e se la infilò in tasca in un attimo di malinconia. L’avrebbe messa sul cruscotto del camion senza un perché.Era tardi: bisognava imbarcarsi, doveva andare.

Ma quel Mercoledì, non prese il traghetto e non lo prese neppure la sera successiva. Lei era lì che lo guardava da un bel po’ e gli sorrideva al di là della strada. Lo stava aspettando. Stringeva tra le mani un piccolo quadro di un paesaggio montano.

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La foto mi restituisce un volto, e dal volto si risale alla sensazione che lo rivestiva in me. Ricordo un interminabile venerdì di maggio, era già cal-do, benché si sa (o si suppone) fuor dell’Italia non esista primavera. Cioè: interminabile per-

ché non volevo che finisse. A nove anni e mezzo non si ha molta esperienza di addii, però, qualunque cosa fosse quel mio desiderare un eterno pomeriggio di luce, non passava senza ricordi su di me. Sua mamma mi diceva, con voce imbarazzata, forse quasi commossa da quel mio innocente desiderio che descriveva una vita in poche ore (la fantasia poteva correre allora), che se si vuole, non ci si perde, basta essere costanti, scriversi (altro mezzo non era pensabile, si poteva sì, chiamare all’estero, ma era forse riservato agli adulti). Non ricordo se scrissi in effetti. Ma tante sensazioni non reggono il trasferimento, da quei prati già estivi nella pianura belga all’anonimo isolato romano caldo ma mai fe-stivo, semmai afoso. E neanche il clima era lo stesso. Nella foto lo sguardo scuro è fermo, intento, forse appena legger-mente ironico, cosa che probabilmente soltanto io avrei po-tuto capire. E lei naturalmente, quando mi sedeva accanto.

di CARLO SANTULLI

Meriggio ItalianoNA

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Luca era una persona di mezza età, ed era meto-dico e preciso come pochi. Lui amava la pun-tualità e la regolarità in ogni cosa. Apprezzava specialmente la regolarità negli orari, compien-do sempre la stessa azione alla stessa ora, con una precisione ed un’accuratezza davvero note-

voli, e che costituivano uno dei punti fermi della sua vita. Ogni mattina le sue azioni erano regolari e perfettamente scandite a partire dal suo risveglio, e il culmine di quelle attività era rap-presentato dall’arrivo alla fermata del bus sempre allo stesso orario, al mattino molto presto, ben prima dell’alba, per evitare il pesante traffico cittadino ed arrivare in ufficio in orario. Non era davvero necessario arrivare alla fermata con una regolarità così perfetta, ma per Luca questo non faceva alcuna differenza: la sua vita era ordine e metodo, e lui si atteneva strettamente a quei principi, che non lasciavano spazio per niente e nessuno e che schermavano le sue emozioni e i suoi sentimenti, nascon-dendoli a se stesso ed agli altri.Un giorno, mentre aspettava l’autobus, Luca sentì dei passi sul selciato, e vide una figura che arrivava verso di lui tenendo-si nell’ombra. Nonostante non fosse possibile vederne il viso, né scorgere i particolari di come fosse vestito, Luca non fu né insospettito né spaventato dall’uomo, e si meravigliò anzi del particolare rumore che le scarpe facevano sul selciato, visto che lui camminava con un ritmo perfetto ed il rumore dei tacchi sembrava quasi una musica. Luca ascoltò rapito quel rumore, che continuò con sincronia perfetta anche quando l’uomo lo su-però e scomparve nel buio.Luca non sapeva se quella strana musica, così perfetta, fosse solo una sua illusione o se l’uomo era un artista capace di ge-nerare quella armonia volontariamente, suonando le sue scarpe come se fossero uno strumento. Per un po’ si pose la domanda, che però perse presto di significato e non lo interessò più: l’uni-ca cosa che lo interessava era la musica, e da quel giorno l’uomo misterioso diventò una presenza costante in ogni sua giornata. Ogni giorno l’armonia e la perfezione di quei passi diventarono il fulcro della sua giornata, lasciandogli una strana sensazione di vuoto quando si perdevano, sempre con un ritmo perfetto, nel buio. Ben presto, Luca imparò a conoscere ogni sfumatura di quel ritmo misterioso, memorizzò il modo in cui i passi si avvi-cinavano a lui, e imparò perfettamente a cogliere ogni dettaglio della musica che quei passi sembravano nascondere e nel tempo stesso rivelare, con una magia sottile ma chiaramente ricono-scibile che gli faceva iniziare la giornata sempre con uno spi-rito nuovo, pieno di curiosità, aspettativa ed a volte emozione, anche se non succedeva mai niente di particolare e la sua vita andava avanti come sempre, senza nessun cambiamento nella precisa routine quotidiana a cui Luca, teneva tanto.Quando pioveva, i passi dell’uomo erano quasi pigri e la mu-sica sembrava un po’ più cauta, con una strana armonia che ricordava a Luca il rumore della pioggia sui vetri o il rumore

del mare sulla spiaggia nelle giornate d’inverno. Quando invece il marciapiede era pieno di neve, i passi erano festosi e vivaci, e nella mente di Luca si materializzava il camino scoppiettante della casa dei suoi nonni, in cui la legna bruciava allegramente e colpiva la sua fantasia di bambino solo per il fatto che era lì, così diversa da ogni altra realtà cittadina che lui conosceva, ed allo stesso tempo così familiare e così rassicurante. Il suo cuore si aprì lentamente, senza che lui se ne rendesse conto, e quei passi così perfettamente ritmati lo ricondussero, quietamente e silenziosamente, a nuove emozioni, che non sapeva che potes-sero esistere.Ogni mattina, per molti anni, lo sconosciuto passò davanti a Luca senza rivelare il suo volto o il suo aspetto, ed ogni mattina il ritmo del suo passo sul marciapiede scandì l’intera giornata di Luca, lasciandolo per ore a pensare a quei passi, al loro ritmo indefinibile e magico, alla sensazione di completezza che riusci-vano a trasmettergli, senza che lui ne capisse il motivo o sentis-se il bisogno di capirlo. Il suo mondo interiore si arricchì e prese vita e colore, e quei passi diventarono indispensabili per tenere in vita quel mondo, a cui Luca non sapeva più rinunciare.Un giorno, quando ormai Luca non aspettava altro che la miste-riosa figura, l’uomo arrivò come al solito ma si fermò davanti a lui, cogliendolo completamente impreparato e facendogli batte-re forte il cuore. L’Uomo rimase nell’ombra, e dopo un attimo di silenzio gli parlò, con una voce calda e pastosa che ricor-dò a Luca, per qualche motivo, il camino dei nonni, o forse la bottiglia di whisky nel mobile di quercia lì accanto, quella che veniva aperta per le grandi occasioni o nel caso di eventi molto importanti, come un’ondata di freddo o una neve prematura in autunno. - Buongiorno – disse l’Uomo, e a Luca parve che stes-se sorridendo. - Buongiorno – rispose lui, col cuore che pulsava all’impazzata. - È venuto il momento di camminare insieme – disse l’Uomo con naturalezza, quasi sorridendo sotto i baffi.- Non sarò mai in grado di camminare come può fare Lei – ri-spose Luca, esitante ma pieno di calore e di gioia. - Imparerai – rispose l’Uomo, e dopo averlo fissato per un attimo si avviò facendo risuonare ancora una volta la musica dei suoi passi.Luca esitò, ma il richiamo di quella melodia era irresistibile, e non poté trattenersi: con cautela cominciò a camminare per raggiungere l’Uomo, e si accorse con meraviglia che i suoi passi risuonavano esattamente come quelli della figura nell’ombra, forse solo un pelino più esitanti, ma di certo tenendo lo stesso ritmo e producendo la stessa musica magica, ricca di un’armo-nia e bellezza che solo lui era in grado di percepire. Col cuore pieno di vita, cominciò a camminare sicuro, col volto nell’om-bra e tenendo il ritmo del suo misterioso interlocutore senza più esitazione. Il suo cuore aveva ripreso a battere, e il calore delle emozioni che adesso era in grado di provare permeava tutto il suo corpo e gli dava nuova vita. Aveva improvvisamente capi-to: il suo spirito era finalmente libero.

I Passidi FABIO MESSINA

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A chi non è capitato di avere problemi con il bancomat? o con una carta di credi-to? Non solo per quanto riguarda gli sportelli, che quando te ne serve uno è puntualmente rotto o c’è

un intervento operatore in corso o nella miglio-re delle ipotesi, il prelievo non è disponibile .Eh? Quante volte? Si sbuffa ma prima o poi uno funzionante si trova. Tutt’altra cosa è riuscire ad avere infor-mazioni riguardo certe carte di credito. Chissà perchè ormai te le danno quasi con i punti della spesa. Chiedi un prestito e la carta è inclusa, fai un acquisto presso un grande magazzino e hai la carta omaggio, addirittura con i punti della telefonia mobile. Praticamente te la tirano die-tro. Ma avete mai provato ad attivarle? Da un pò di tempo sto combattendo con la segreteria telefonica di una di queste concessionarie. Ti mandano la carta a casa, sopra c’è un adesivo «chiama il numero verde per l’attivazione». In genere le prendo e le infilo in qualche borsa, borsellino o chiusura lampo e lì me la dimen-tico, ‘che non ho nessuna intenzione di utiliz-zarla. Fino a quando, un giorno, nella cassetta delle lettere trovo una lista movimenti della finanziaria di turno che mi informa sulla di-sponibilità maturata. Però!.. Cifra interessan-te... quasi quasi.. Forse è la volta buona che mi regalo il portatile, o che acquisto la nuova consolle per il figlio.. e le rate di rimborso? Leggerissime.. meglio di salta-la-rata! Sì, vale la pena tentare, si può fare. E qui.... qui inizia l’odierna disavventura. Cosa ci sarà mai di così complicato? Basta chiamare, il numero è pure VERDE! (piccola parentesi: prima butto la casa per aria, svuoto borse, cappotti, la cas-saforte 3 volte, che non posso ricordare dove l’avevo messa.. quando poi quasi mi rassegno, una notte mi appare in sogno, dal suo postici-no tranquillo).. Cominciamo.. tentativo n° 1 .. compongo il numero e.. “Buongiorno, questo numero è attivo unicamente per attivare la car-ta .. se desidera conoscere la sua disponibilità

digiti 1 (quella la so già, scemo, sennò non ti chiamavo), se desidera avere informazioni ri-guardo all’invio del PIN digiti 2 (sì, proprio quel che serve a me)..” digito 2 senz’altro in-dugio.. inserisca il suo numero di carta .. si, 16 cifre, poi “il numero da lei digitato è..1-2-3-4-ecc., se è corretto digiti 1”, OK, “inserisca ora la sua data di nascita, con 2 cifre per il giorno, 2 cifre per il mese, 4 cifre per l’anno seguite da asterisco..”, fatto pure questo, “..la sua disponi-bilità è di euro..” la so già, scemoooo, “se deve richiedere il PIN la invitiamo a contattare il no-stro servizio clienti, allo 011-11-22-33-44...”. Mandi qualche accidenti, sono già 7-8 minuti che stai al tel., e fai il nuovo numero e lì di nuo-vo ( ma questo si paga però, eh), non è più ver-de.. “digiti il n° della carta, la data di nascita, UN CORPO CHE TE PIGLIA, ..la informiamo che per ricevere il PIN deve inviare la copia di un documento in corso di validità, fronte-retro, via fax al numero xxx, e lo riceverà, al proprio domicilio dopo 40 giorni (eeeehhhhhh???? 40 giorni??) dall’invio della richiesta..” eeehh??? L’animaccia vostra, il fax, la mail, il servizio sms, solo per rompere, verooooooo??? I lettori non possono sapere che ho inviato il suddet-to fax già 3 volte (TRE) e altro che 40 giorni so’ passati!! Ogni volta telefonata incubo come quella descritta, quindi tre mattinate perse, per apprendere che: una volta non era stato indi-cato un recapito telefonico (che nessuno aveva chiesto e comunque avevano già), ARIFAX, un’altra volta la patente era scaduta (a deficien-te, leggi pure il retro, visto che me lo chiedi, c’è l’adesivo del rinnovo), ARIFAX un’altra volta ancora....insomma , avete capito, non si arriva a niente. Naturalmente queste sedi sono sempre a Milano o Torino, se risiedi più giù, o viceversa, sennò andresti lì e strozzeresti tutti. Mi sa che domani alla signorina addetta alla ricezione dei fax, che stamattina mi ha “mollato” in attesa per 15 minuti, prima che desistessi, con la scu-sa di verificare un dato, arriverà un nuovo fax. Ci saranno i dati anagrafici, il numero di carta, la richiesta di PIN (“acci” loro), corredati da un gentile invito per una gita in altro loco............

di DONATELLA MICUCCI

Disavventure telefoniche

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Alza lo sguardo da quel-lo che stai leggendo.Chi ti impone di farlo? Non ti rendi conto che ci han-no fatto il lavaggio del cervello?Lentamente alzi gli occhi: è un istinto ormai che hai dentro ubbidire agli ordini.Qualcosa albeggia dentro di te; per la prima volta dopo anni ti rendi conto che allora è vero.Ri-spondi a qualsiasi ordine, di qualunque genere.Nella testa finalmente dopo tanta nebbia inizi a vedere una piccola luce.Capisci che ti hanno manipolato, fai solo ciò che ti impongono, al-zare gli occhi dopo averlo letto ne è la prova.Inizial-mente un senso di panico ti pervade, devi calmarti, devi ragionare a sangue freddo.Vedi che la vita che fino ad ora hai fatto è sempre la stessa. Sempre gli stessi orari, le solite giornate. Ti hanno sempre fatto credere di essere un tipo abitudi-nario e tu ci sei caduto in pieno. Ragioni e pensi ai comportamenti delle perso-ne che ti stanno intorno. È un mondo dove tutti fanno le stesse cose, tutto è go-vernato e tutto è controlla-to. L’altra sera quel mendi-

cante che urlava per strada porta-to via d a l l a polizia n o n d i c e -va il fa l so . Le sue parole ti rie-c h e g -

giano nelle orecchie: “Vi stanno manipolando, vi stanno usando, se non sa-pete cos’è un fiore mai sen-tirete l’esigenza di ammi-rarlo. Non mangiate i loro cibi, non prendere le loro medicine: un altro mondo qui accanto vi attende”. Poco prima d’essere por-tato via dalla polizia all’uomo erano caduti dei volantini. Parla-vano di un mondo, un mondo diverso dove poter essere liberi, diceva di far attenzione agli orari delle persone, sem-pre identici e di non mangiare. Tutti si alzavano alla stessa ora, a scaglioni per evitare il traffico, che in questo modo non c’è perchè ognuno fa tutte le sue cose in 30 minu-ti. Esce di casa e va al lavoro. Ogni so-cietà e azienda ave-va orari rigidi ogni 30 minuti. Sempre precisi, sempre uguale. Ognuno ini-zia a dormire a orari stabiliti, per essere ancora più efficiente sul lavoro.

Settembre 2938Tutto è studiato e pensato per rendere la popolazione del-le ottime macchine da lavoro. Un modo semplice avrebbe confermato la sua teoria, svegliarsi 10 minuti in ritar-do rispetto l’ora di sempre. Rimetti gli occhi sul foglio “il maestro apparirà, quando l’allievo sarà pronto” Per un periodo non hai mangiato nulla, e la tua mente sembra incredibilmente più lucida. Da quel momento qualcosa è cam-biato. Il gover-no è corrotto, la popolazione è in mano a persone senza scrupoli che gestiscono la vita dei citta-dini muovendo i fili come bu-rattini.Tutto è solo un lavaggio del cervello, dai giornali, alla televisione, tutto è un so-verchiare la realtà, cer-care di far-ti pensare quello che loro vo-gliono che tu pensi.Ti fanno fare quello che loro v o g l i o -no che tu faccia e tutto q u e s t o

facendoti credere di essere libero.Lo sviluppo pro-duttivo è al primo posto. Il resto non conta nulla. Nulla!Ora tutto ha un sen-so.Provare non fa male non costa nul-la. Vai a letto senza cena, spolveri una sveglia ormai in disuso e la punti 10 minuti dopo.La paura inizia a scorrerti nelle vene. Se tutto questo fos-se vero, la tua vita sarebbe sconvolta.Tutto ciò in cui cre-di, verrebbe a cade-re come un castello di carta. La sveglia suona. Uno strano silenzio circonda la stanza. La tv sem-bra non ricevere nessun canale. Ti vesti, ti lavi, fai co-lazione in 30minu-ti. È il momento di uscire, in ritardo di 10minuti, cosa in-concepibile per te.Al momento di aprire la porta un brivido ti corre sul-la schiena, cerchi di ignorarlo. Apri la porta e ti accorgi di essere solo in stra-da.Quel mendican-te aveva ragione.

di FLAVIO D’ANGELIFoto: M

ichele Azzaro

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Questo era il suo lavoro. Lo svolgeva in casa, qua-si una stanza da cui quasi mai era uscita come Emily.Abitava difatti in un abbaino di bohemiana me-moria, grande quanto un angolo di via: lì c’era

tutta la sua vita, il suo mondo, la sua esistenza e da lì poteva dominare anche la città, i suoi tetti popolati di gatti ed i suoi campanili immersi nel verde.

La sua vita si svolgeva tra le righe di quei libri, facendo gli sla-lom tra un refuso e l’altro.Aveva però imparato a bruciare il tempo concessole per rive-der le bozze in modo da poter donare la vita a quelle parole stampate e finalmente quei libri li poteva vivere davvero. E lei tutte quelle infinite storie le viveva così tanto intensamente che diventavano poi la sua vita, la sua storia, ogni volta diversa ed entusiasmante….quella era la sua esistenza: le vite altrui chiuse in quei libri che letti diventavano lei rannicchiata in quell’ango-lo di via che era la sua casa…al crocevia dei cieli.

Ma un giorno qualcosa cambiò l’ordine delle cose nella sua vita, fatta di viaggi della mente e di forse niente.Si affacciò da quel suo angolo di mondo per guardare i suoi amati tetti, i gatti al sole ed i campanili che scandivano l’ordine del tempo e nel mentre il suo sguardo si allungava oltre le tego-le, di fronte a se, incontrò un sorriso, uno di quelli che non ave-va mai visto, di quelli che illuminano una stanza ….o lo spazio intorno ad un tetto. E come aveva letto in uno dei suoi libri… “la sventurata rispose”, ma forse in questo caso sventura non fu. Così incominciarono a parlarsi attraverso specchi puntati al sole con cui i gatti ignari giocavano, mentre loro passavano ore ed ore in questo muto scambio di parole …a raccontarsi dell’oggi, qualche volta di ieri ma mai del domani, perché era come se fosse un eterno presente in quei momenti ….il tempo arrestava il suo corso, le lancette dei campanili rallentavano il loro giro ed i rintocchi si facevano più lenti e fiochi nell’aria rarefatta di un’estate come tante altre.Dopo le infinite parole sussurrate al sole, decisero di incontrar-si …, finalmente si sarebbero potuti toccare, avrebbero potuto sentire sotto le dita il calore della pelle assaporandone l’odore e potuto udire i suoni provenire dalle loro labbra socchiuse, non

solo in un sorriso che illuminava il modo …il suo… il loro.Era una bella giornata d’estate, calda e sensuale, di quelle in cui tutto può accadere e così si incontrarono in un pub che a lei piaceva molto in quanto sapeva di pirati e di Martinica: le loro immagini di viaggi e di avventure correvano lungo tutte le pa-reti del locale, promesse di sogni in terre misteriose e lontane… assolate di sole, salate di mare.Lì parlarono ancora e ancora e le mani si intrecciarono come corone di fiori, il sole esplose nei loro cuori con il fragore di una cascata che ha appena spaccato la roccia come si era spaccata la loro pelle perdendosi in un abbraccio senza tempo e senza spazio….Intorno a loro spirali di luce…Il proprietario del Pub disse di averli visti andare via insieme circondati da uno strano chiarore; c’è chi invece sostiene di non aver più visto solo lei, la correttrice di bozze, sparita nel nulla da allora e qualcuno azzarda che sia partita per la Martinica. Qualcun altro giura anche di averla vista in quei luoghi a bordo di un panfilo d’altura, dove ora vive e non fa più la correttrice di bozze di libri altrui, ma i libri ora li scrive lei, dal ponte di comando avvolta da una brezza gentile che le accarezza la pelle e gioca con i suoi capelli, tra il volo dei gabbiani, l’orizzonte ed il canto antico delle sirene:“Io sono dentro di te …cercami…se non ci dovessimo incontra-re…ci vedremo comunque…altrove… lontano da dove urla la folla …vicino al fremito del mare”.

Della correttrice di bozze quindi non è rimasto più nulla se non un pallido ricordo, come per Pinocchio il suo burattino, che an-cora aleggia sui tetti tra i rintocchi dei campanili, di cui solo i gatti hanno memoria.

E di lui, vi chiederete, che ne è stato? C’è chi dice di averlo visto tornare più volte nel loro Pub a cercarla o che stia ancora là a inviarle messaggi con gli specchi, perché alzando gli occhi si vedono ancora degli strani bagliori….ma può darsi che siano solo dei miraggi rimasti intrappolati nel tempo per poter far an-cora divertire i gatti e forse anche lui sarà partito per andare là, in Martinica a raggiungerla…oppure…sarà altrove, lontano da dove, lontano da lì…Chissà!?

di LUCILLA MATTEI

LA CORRETTRICE DI BOZZE

Per essere correttori di bozze ci vuole del fegato: non puoi leggere quello che devi correggere, altrimenti i refusi non li vedi……e tutte quelle storie non lette non avreb-bero mai potuto prendere vita ….a meno di non bruciare il tempo.

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Nel morbido silenziotra colori sbiaditi

ali di farfalle nevicano dal cielo ed il loro candore

tutto ricopre

come merla impauritaanch’io m’imbianco

e non c’è fuoco che il mio tronco consuntopossa bruciare

e la notte che s’accorcia giungetramonta la luna

su un letto di rugiadae l’aurora compare e la luce fa filtrare

si risvegliano i semi ed il mio ardore ed alla fine m’avvolge un gran tepore.

nonostante tuttoprimavera ritorna!

FINE GENNAIO

SEMIRA BALDI

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di STEFANO ANTONELLI

Per iniziare basta poco: una bicicletta, una cartina geo-grafica e tanta fantasia. Le prime escursioni iniziano da bambini con la curiosità di chi si muove per andare a

scoprire cosa c’è dietro l’angolo di casa. Poi si cresce e le passeggiate si allungano: ci si sposta anche con il treno e si arriva ad esplorare mondi nuovi che non ti immagi-navi nemmeno. Sono tutti luoghi inconsue-ti ed affascinanti: una cava abbandonata, un bosco incantato, una fabbrica dismessa, alcune periferie desolate o…l’idroscalo. «È così che pedalando e pedalando il Ci-cloturista Designer inizia a crearsi un pro-prio curriculum interiore» ci dice Stefano Ciuffa, promotore di eventi cicloturistici con un passato di consulente creativo a Ciclobby mai rinnegato. Certo di errori se ne commettono tanti prima di riuscire a ri-tagliarsi un proprio spazio, l’importante è non abbattersi davanti alle difficoltà inizia-li e soprattutto imparare ad apprendere da ogni esperienza. Vere e proprie scuole non esistono, si può partecipare a corsi e wor-kshop per altre discipline e poi applicare l’applicabile al cicloturismo. Non è co-munque facile. Per trasformare la propria passione in lavoro e ricavarne il necessario per vivere bisogna avere un talento fuori dal comune, creatività da vendere, mente e cuore da eterni Peter Pan oltre a capacità di gestione manageriale, competenze di mar-keting, sapersi muovere nel campo della pubblicità ed essere dotati nelle relazioni umane. Ma c’è chi ce l’ha fatta. Qualcu-no è riuscito a trovarne un’applicazione nel campo sociale. «Vengono qui da noi quando ormai sono all’ultimo stadio, alcu-ni non si rendono nemmeno conto di avere buttato via la vita» dice Melissa Coccio, psicoterapeuta che ha fondato una coope-rativa sociale dove utilizza il cicloturismo per il recupero e reinserimento di manager aziendali.«I risultati sono veramente stupefacenti.

Noi li rimettiamo in sella e dopo pochi chilometri sembrano rinati» continua la dottoressa Coccio. Nelle situazioni meno complesse si possono ottenere dei risultati già dalla prima uscita, ma nella stragran-de maggioranza dei casi sono necessarie alcune sessioni di vacanze in bicicletta per riuscire a disintossicarli. Il mercato fino a qualche anno fa non offriva nulla, oggi invece, grazie agli sforzi individuali dei primi pionieri qualcosa si è mosso e sono sorte le prime imprese specializzate esclusivamente in servizi cicloturistici. I più bravi riescono anche a spingersi oltre e creano delle vere e proprie fabbriche dei sogni. È il caso di Tobia Trallalà, artista che da rilievo alle fantasticherie fatte sulle carte geografiche creando dei percorsi per il cicloturismo con l’utilizzo di campagne, natura e centri storici incollati sapiente-mente tra loro con la bellezza. Siamo an-dati a trovarlo nel suo atelier, dove ci fa strada tra cataste di mappe da lui stesso di-segnate per mostrarci una sua opera dello scorso anno: «L’Idea che sta alla base di questa mia creazione è il tergiversare con la bici per guarire l’anima. È proprio ter-giversando sui saliscendi di queste colline Moreniche che salendo vedrete tutta la for-ma del Lago di Garda distesa come nelle cartine del libro di geografia della scuola elementare, mentre scendendo passere-te nelle favole di antichi borghi fatti con pietre di fiume incastonate dentro a muri d’aragosta. Tergiversare dall’azione fisica per dare spazio al fascino taumaturgico di luoghi magici come il lago a forma di cuo-re di Castellaro Lagusello o la Spia d’Ita-lia a Solforino» continua con entusiasmo Trallalà. Cercate il vostro modo di perdere tempo sui colli che preferite per andare in-contro alla vita.

Per Trallalà la prossima scommessa sarà riuscire a fare pedalare sullo stesso itine-rario le mamme e i papà insieme ai nonni e ai bambini.

I MANAGER SI DISINTOSSICANO COL CICLOTURISMO

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Aperta la sbarra della zona alloggi, dove eravamo al si-curo, ci trovammo nuovamente nel caos della città. Lo strombettare delle macchine, il traffico, il fango e i dispe-rati che bussavano ai finestrini sembravano più aggressi-vi del solito. Avevo passato sulle braccia un anti-zanzare talmente irritante che dai pori della pelle trasudava un li-quido rosso. Non poteva essere altro che sangue. Passati un paio di controlli mirati a scucire qualche dollaro piut-tosto che a qualsiasi tipo di seria verifica, imboccammo una strada più larga e meno trafficata. Mi misi a guardare al lato della strada i primi intrecci di liane, le baracche con i tetti in paglia, i bambini che provavano a vendere frutta e vegetali a qualche passante. Continuavo a chie-dermi come facevano quelle donne a portare in equili-brio sulla testa quei cesti che dovevano pesare almeno quaranta chili. Qualche camion modello anteguerra che procedeva sulla corsia opposta, carico di banane o cataste di legna legate alla meno-peggio, sembrava puntare dritto sulla nostra macchina. Considerato che adesso mi trovo di fronte allo schermo di questo computer per scrivere, uno dei due mezzi si spostò. Passata una mezz’ora senza inconvenienti di sorta, men-tre il mio pensiero viaggiava tra la realtà e la nottata pre-cedente, l’autista rallentò repentinamente e accostò a bor-do strada. Puntò il muso della jeep verso il bush (nome in slang che indica la foresta) e si addentrò in una stradina sterrata parallela in mezzo a un milione di foglie e arbu-sti, facendoci sobbalzare sugli ammortizzatori probabil-mente scarichi. Domandai all’autista il motivo di quella deviazione. <<Un posto di blocco più avanti, sulla strada principale. Lo evitiamo>> rispose.<<Ma… ne abbiamo trovati altri dieci e siamo sempre passati allungando qualche dollaro… non possiamo fare lo stesso?>> aggiunsi, con improbabile intraprendenza. <<Questi non sembravano i soliti militari nigeriani, dove-vano essere abitanti di una tribù che normalmente non va per il sottile. Si faccia spiegare da qualche collega cosa può succedere >> disse l’autista.Mi guardò con una velata commiserazione. Mi sentii un imbecille. Rimasi in silenzio. Proseguimmo in mezzo al bush, tra arbusti e liane. La jeep continuò a saltellare sul fango. Qualche altra macchina ci seguiva, avallando la decisione del prezioso autista. Lanciai un’occhiata al mi-litare armato sul sedile di fronte per controllare che era sveglio, tanto per confortarmi. Passammo in un piccolo villaggio. C’erano capanne, container-abitazione, qual-che macchina scassata, qualche fuoco che faceva da cuci-na da campo. Usciti dal fogliame ci immettemmo ancora sulla strada principale.Da una parte ero incuriosito dalla novità, dall’altra non vedevo l’ora di arrivare a destinazione e di far passare

quei giorni di lavoro, per tornarmene in una città con gente normale a passeggio e pochi pericoli. Avrei accet-tato volentieri i semafori, il traffico, e… persino i vigili urbani. Decisi di provare ancora ad addormentarmi. Mi appoggiai al finestrino. Niente da fare. Tra buche e per-sonaggi strani a bordo strada non c’era verso di chiudere occhio. Autista e M.P. (il nostro militare nigeriano ar-mato) chiacchieravano nella loro lingua, impermeabili a qualsiasi sollecitazione esterna. Chiesi quanto mancava a destinazione.<< Un paio d’ore… >> rispose l’autista.Rispondeva sempre due ore. Iniziavo a sospettare un bluff riguardo ad i duecento chilometri da percorrere… Uccelli di non so quale specie volavano a pochi metri dal tetto della macchina e planavano sugli alberi secolari o verso terra. Provai a fare due conti sull’apertura alare. Vi-sto che superava certamente il metro e mezzo non si po-teva trattare dei soliti presenti in occidente. Emettevano suoni che sembravano grida e si abbassavano al suolo in picchiata, forse per agganciare qualche serpente o piccolo animale. <<Probabilmente sono dei condor o degli avvoltoi>> dis-se l’autista.Mi appoggiai ancora al finestrino. Stavo per addormen-tarmi finalmente, quando notai che autista e militare sui sedili anteriori iniziavano a parlare in tono più concitato, indicando la strada. Sollevai la testa. In fondo al rettilineo e al lato della strada c’era gruppo di indigeni. Alzavano le braccia. Erano agitati. L’autista proseguì nella loro dire-zione. Strade alternative non ce n’erano. Due tipi in mez-zo alla strada facevano cenni verso di noi. Sembravano volerci fermare. Guardai l’autista. <<Non si preoccupi>> disse.Accelerò. Arrivammo a una cinquantina di metri, a velo-cità sostenuta. Notai una grossa liana, tirata dal gruppo di indigeni da una parte all’altra della strada. <<Attenzione!!>> esclamai, sporgendomi sui sedili di fronte e indicandola.<<Non si preoccupi>> replicò l’autista.Serrò il volante tra le mani e accelerò ancora. Gli indigeni proseguivano con i gesti. Tre o quattro tenevano la liana dai lati della strada, mezzi nudi. Due si mossero in mezzo alla strada. Altri, ai lati, tenevano qualcosa nelle mani. Forse dei bastoni, o meglio ancora delle armi. Maledicen-do il momento in cui avevo deciso di lasciare il tranquillo lavoro a Roma, puntellai le mani sul sedile preparandomi al peggio. L’autista accelerò nuovamente. L’impatto con la liana e i tipi in mezzo alla strada sembrava ormai ine-vitabile. In un batter d’occhio invece, quelli che tenevano la liana la mollarono e i due in mezzo saltarono ai lati, urlando.

NIENTE AUTOGRILL… di ALBERTO RADICCHI

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Procedemmo oltre, con il gruppo alle spalle che ancora urlava. Mi girai indietro e li vidi allontanarsi. L’autista rallentò l’andatura. <<Si è fatto male??>> mi disse. Sor-rise. Anche il militare mi guardò. Sembrava divertito. A me, non veniva molto da ridere. L’autista mi disse che si trattava di un banale tentativo di fermarci. Forse per derubarci, o forse per chiedere solo dei soldi. Aggiunse che qualche macchina che viaggiava a velocità maggiore a volte investiva qualcuno meno veloce a spostarsi, pur-troppo. Ma inevitabilmente visto che fermarsi in quella zona non era assolutamente il caso. Disse che lui non ave-va mai investito nessuno. Limitando le domande e i commenti a riguardo mi accesi una sigaretta. Procedemmo sulla strada principale. Tornai a guardare il bush. Qualche albero bruciacchiato, qual-che capanna di indigeni. Il grido degli uccelli adesso era meno frequente e la vegetazione più rada. <<Ha fame?>> mi chiese l’autista.<<Insomma… posso resistere>> replicai, poco convinto. <<È sicuro che non vuole mangiare qualcosa?... Ci vorrà ancora almeno un’ora per arrivare a Warri>> aggiunse. Considerato che ormai non mi fidavo più delle previsioni sull’arrivo, confessai un certo languore di stomaco. L’au-tista disse qualcosa alla guardia armata, proseguimmo per qualche centinaio di metri, si infilò in una stradina late-rale sterrata. Ci avvicinammo a delle capanne in mezzo agli arbusti. Rallentò l’andatura, si fermò in prossimità di un gruppo di uomini coperti di stracci. Disse qualcosa a uno di loro che si era avvicinato alla nostra macchina. Ripartì, di scatto.<<Cos’è ?! Un altro posto di blocco?>> esclamai.<<No sir, qui c’è un villaggio dove possiamo trovare qualcosa da mangiare>>.<<Ma avevo detto che potevo resistere!>> aggiunsi, con-scio ormai troppo tardi di aver infilato un altro imprevisto alla serie innumerevole di quelli già esistenti. <<Non si preoccupi… questo è un villaggio che cono-sciamo>>.Tornai a guardare dal finestrino, promettendo a me stes-so che non avrei più fiatato se non per validi motivi. Ci infilammo ancora più all’interno del cerchio di baracche. Un gruppo di bambini mezzi nudi, neri come la pece, si avvicinò alla macchina. Provarono ad aggrapparsi ai vetri e qualcuno più audace si piazzò direttamente sul cofano. L’autista tirò giù il vetro e disse qualcosa a quello che sembrava il più grande. Si girò dalla mia parte. << Sir, per avere dei panini dobbiamo andare al prossimo villaggio, qui c’è solo della frutta >> disse, cercando di gestire il benevolo assalto dei bambini, con le buone maniere.<<Va benissimo la frutta! >> esclamai.Avanzammo fino a una specie di carretto. Scese dalla macchina. Il militare chiuse il finestrino, impassibile alle richieste di denaro degli astanti. Notai che alle spalle dei bambini si stava aggiungendo qualche adulto, più o meno malconcio. I bambini urlavano e allungavano le mani

verso i vetri, in cerca di elemosina. I loro occhi erano grandi e belli. E tristi. Tirai giù il finestrino, mentre il militare mi diceva di non farlo. Allungai qualche dollaro al gruppo d’assalto. E anziché allontanarsi alla decina di presenti se ne aggiunsero altrettanti. Tirai fuori qualche banconota. La consegnai a quello che sembrava il bambi-no capobanda. Provai a dirgli in inglese di dividere i sol-di con gli altri, dubbioso sul fatto che potesse capirmi e temendo di suscitare una rissa per il possesso dei dollari. Chiusi il finestrino. E vidi che esistono ancora dei giusti. Certamente più tra i bambini che tra gli adulti. Il bambino capo stava dividendo i soldi con gli altri. Tornò l’autista, con un casco di banane. Saltò a bordo, me lo diede, ripartì rapidamente. Ringraziai, chiedendo quanto dovevo paga-re. Sorrise. Disse che avrebbe chiesto i soldi indietro al suo capo e che comunque con quei soldi in albergo non ci avrei neanche comprato una caramella. Tornati sulla stra-da principale addentai una banana, piccola ma dal sapore eccellente. Passai le altre ai due compagni di viaggio, cer-tamente stanchi e affamati più di me. Tornai a guardare la selva dal finestrino. Mi vennero in mente gli autogrill dell’autostrada Roma – Milano, dove si può scegliere tra quarantacinque tipi di panini dai nomi improbabili, dieci tipi di pizza di colore diverso ma con lo stesso sapore, birra e alcolici per chi vuole essere più allegro, o per chi non lo è mai stato e vuole schiantarsi nella nebbia in au-tostrada dimenticando il resto. Chissà se un giorno al posto di quella baracca in mezzo al verde e al grido degli uccelli sarebbe comparso un lucci-cante autogrill su un bel piazzale coperto d’asfalto? Ne dubitavo o quantomeno avevo dei dubbi che questo potesse avvenire in poco tempo. E in fondo, non me lo auguravo neanche più di tanto.

Tratto dal libro “L’altra faccia del mal d’Africa”, di Alberto Radicchi

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17Il lusso, la spensieratezza e lo spettacolo consueto della ricchezza fanno quei ragazzi così belli, che si direbbero

d’una pasta diversa da quella dei figli della mediocrità e della povertà. [Charles Baudelaire]

Ogni uomo in buona salute può fare a meno di mangiare per due giorni; della poesia, mai. [Charles Baudelaire]

Il male viene fatto senza sforzo, naturalmente, è l’opera del fato; il bene è sempre il prodotto di un’arte. [Charles Baudelaire]

Quante strade deve percorrere L’Uomo prima che lo si possa chiamare Uomo? [Bob Dylan]

L’arte non è l’applicazione di un canone di bellezza ma ciò che l’istinto e il cervello elabora dietro ogni canone. Quando si ama una donna non si comincia sicuramente a misurarle gli arti.

[Pablo Picasso]

Se incontrerai qualcuno persuaso di sapere tutto e di essere capace di fare tutto non potrai sbagliare, costui è un imbecille!

[Confucio]

Vedere ciò che è giusto e non farlo è mancanza di coraggio. [Confucio]

L’uomo superiore è modesto nelle parole, ed eccede nelle azioni. [Confucio]

Belle parole e una vistosa apparenza raramente sono associate alla vera virtù. [Confucio]

Ho smesso di fumare. Vivrò una settimana di più e in quella settimana pioverà a dirotto. [Woody Allen]

Non condannate la masturbazione. È fare del sesso con qualcuno che stimate veramente! [Woody Allen]

In questo mondo di guerra e violenza anche i fiori piangono... e noi continuiamo a credere che sia rugiada. [Jim Morrison]

La conoscenza del prossimo ha questo di speciale: passa necessariamente attraverso la conoscenza di se stesso. [Italo Calvino]

Il sesso senza amore è un’esperienza vuota, ma tra le esperienze vuote è una delle migliori. [Woody Allen]

Il vincitore molte volte è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato.[Jim Morrison]

Se non conosci bene te stesso, come fai a conoscere l’altro? E quando conosci te stesso TU sei l’altro.[Nisargattada Maharaj]

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Stilato l’elenco, utile pro-memoria per cinefili e non, aggiungo qualche annotazione e tra-lascio commenti

“critici” perché parto dal presupposto che tutti i film in Nomination quest’anno meritino di essere visti.Precisato che per la categoria Miglior Film le pellicole in gioco sono diventa-te ben 10, ecco dunque i titoli per una Prima Visione imperdibile: Il grinta, The Social Network, Black Swan, Il discor-so del re, Inception, Winter’s Bone, 127 Hours, The Fighter, The Kids Are All Right, Toy Story 3.Scritti a caso? No, lo confesso, i primi cinque in ordine di una mia preferenza andata delusa perché Il grinta dei fratelli Coen non ha vinto, Miglior Film e Regia

sono andati a Il discorso del re, favorito con 12 Nomina-tion e valso il Miglior Atto-re a Colin Firth, preferito a Javier Bardem (Biutiful), Jesse Eisenberg (The Social Network), James Franco (127 Hours) ma soprattutto a Jeff Bridges che nel film dei Coen interpreta magi-

stralmente quel Rooster Cogburn che fu di John Wayne!Posso dire che avrei dato il Miglior At-tore a Bridges?Le candidate a Miglior attrice erano: Natalie Portman (Black Swan/Il ci-gno nero), Nicole Kidman (The Rabbit Hole), Annette Benning (The Kid’s are all right), Jennifer Lawrence (Winter’s Bone) e Michelle Williams (Blue Va-lentine), le ho scritte in ordine di mio pronostico ed ho indovinato, strepitosa la Portman.Niente da dire sui “Non protagonisti”, doveroso, invece, sottolineare i 5 candi-dati al Miglior Film Straniero: Outside The Law di Rachid Bouchareb (Alge-ria), Biutiful di Alejandro Gonzalez Inarritu (Messico), La donna che canta di Denis Villeneuve (Canada), Dogtooth di Giorgos Lanthimos (Grecia) e infine quel In un mondo migliore di Susanne Bier (Danimarca) che ha meritatamente vinto. Per il resto, un’infinità di premi tecnici e fra questi la nostra unica spe-ranza, andata delusa ma che mi piace citare in chiusura di questa breve pano-ramica: Antonella Cannarozzi per i mi-gliori costumi in “Io sono l’amore” di Luca Guadagnino.

- FILM: Il discorso del Re- REGIA: Tom Hooper (Il discorso del Re)- ATTORE PROTAGONISTA: Colin Firth (Il discorso del Re)- ATTRICE PROTAGONISTA: Natalie Portman (Il cigno nero)- ATTORE NON PROTAGONISTA: Christian Bale (The Fighter)- ATTRICE NON PROTAGONISTA: Melissa Leo (The Fighter)- FILM D’ANIMAZIONE: Toy Story 3- FILM STRANIERO: In un mondo migliore (Danimarca)- SCENEGGIATURA ORIGINALE: David Seidler (Il discorso del Re)- SCENEGGIATURA NON ORIGINALE: Aaron Sorkin (The social network)- FOTOGRAFIA: Wally Pfister (Inception)- SCENOGRAFIA: Robert Stromberg e Karen O’Hara (Alice nel paese delle meraviglie)- COLONNA SONORA ORIGINALE: Trent Reznor e Atticus Ross (The social network)- COSTUMI: Colleen Atwood (Alice nel paese delle meraviglie)- CANZONE ORIGINALE: We Belong Together (di Randy Newman per Toy Story 3)

GLI OSCAR 2011di CARLO CAVAGNA

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Su una t r a n -quilla e inconta-m i n a t a i s o l e t t a greca si s t a n n o

ultimando dei preparativi di nozze. La bella e giovane Sophie si sta per sposare e vorrebbe coronare il gior-no più importante della sua vita realizzando un grande desiderio: scoprire chi sia suo padre e farsi accompa-gnare da lui all’altare. Per risalire alla sua identità, da sempre tenutagli nascosta, sottrae alla madre il diario dell’estate di 17 anni prima, il periodo in cui sarebbe sta-ta concepita. Trovati i nomi di tre “flirt” del passato della madre, decide così di invi-tare segretamente sull’isola tutti e tre gli uomini, speran-do di poter immediatamente riconoscere quale sia suo pa-dre. Questa è la premessa del musical “Mamma mia” in scena al Teatro Nazionale di Milano da settembre 2010, spettacolo attualmente ripro-posto da altre compagnie teatrali in altre città europee. La protagonista indiscussa è Donna, “mamma-figlia” di una generazione libera e ribelle, che dopo esser rimasta incinta ha dovuto abbandonare la famiglia e trasferirsi sull’isoletta in cui aveva trascorso “l’estate galeotta”. Si è rimboccata le maniche ed ha cresciuto una figlia da sola, senza aver mai chiesto niente ad alcuno, nè aver infor-mato i tre “possibili” padri dell’esistenza di Sophie. Ha ristrutturato il vecchio alberghetto dell’isola e ha cercato di rifarsi una vita lontano dalla mondanità e dalle esibi-zioni del brillante trio “le Dynamos”, con cui si esibi-

va nei locali da giovane. Proprio le altre due com-ponenti di questo gruppo, che tornano sull’isola in occasione del matrimo-nio, porteranno un’irre-frenabile ondata di brio nella scena. Le due at-trici che vestono i panni delle vecchie compagne di avventura di Donna, interpretano in maniera sublime il proprio ruolo; bisogna dire che in que-sto musical spicca prepo-tentemente la componen-te femminile. Le donne dominano la scena e ten-dono ad offuscare, vista la bravura delle protago-niste, le figure maschili. I punti di forza dello spet-tacolo sono sicuramente le famosissime canzoni degli Abba, riproposte in italiano, e i meravi-gliosi costumi stile anni ‘80, ricchi di strass e paillettes, rigorosamente accompagnati da scarpe

con zeppe altissime. Unica pecca riscontrata i pochi balletti e coreografie ma la bellezza delle musiche compensa, senza dubbio, que-sta lieve mancanza.Dopo lo strepitoso successo dell’anno scorso de “La bel-la e la bestia” il Teatro Nazionale propone ora un musical che pochi anni fa ha riscosso un altrettanto grande suc-cesso nelle sale cinematografiche con Meryl Streep. Inutile dire che vale la pena di vivere quest’esperienza e andare a vederlo anche a teatro; uso il termine vivere non a caso ma proprio perchè il cast riesce a coinvolgere e far ballare l’intero pubblico.

di GIULIA CALIARI

MAMMA MIA... How can I resist you?

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Richiamiamo l’at-tenzione dei lettori su di un argomento purtroppo attuale ed increscioso. I

turisti stranieri che hanno visitato l’Italia , ricordano il nostro paese oltre per le bellezze artistiche e culturali anche per le opere musicali , lascìti di grandi musicisti del passato quali ad esempio Vivaldi, Donizetti, Bellini, Verdi, Rossini, Puccini, etc…Oggi offriamo alle nuove generazioni manufatti musicali pre-confezionati, sterili in valori e contenuti artistici, ma molto trendy oltre che immediati, non faticosi, liberi da studi. Musicisti, compositori e concertisti, trovano delle grosse dif-ficoltà a proporsi nei Teatri, nei programmi radiofonici e tele-visivi un po’ per la crisi economica, un po’ per la mancanza di direttori artistici all’altezza della situazione ed un po’ per limiti culturali di costume. I Conservatori musicali e le Accademie continuano a formare, seguire percorsi didattici molto lunghi e significativi , ottimi interpreti capaci ancora di appassionare un pubblico suonando dal vivo, trovandosi spesso ad impattare con un numero esiguo di allievi iscritti. I ‘’veri’’ musicisti, vengono snobbati da coloro che preferiscono la politica del ri-sparmio esagerato oppure dal business facile con risultati im-mediati di successo; quest’ultimi preferiscono intrattenimenti ad opera di ‘’strimpellatori fuorvianti’’ non conoscitori della didattica musicale o da ‘’urlatori da Karaoke ‘‘che cantano e fingono di suonare su basi preparate, piuttosto che a veri con-certisti e cantanti la cui esperienza musicale (ed il talento) vie-ne violentato dall’irrazionale comune senso dell’adeguarsi alla moda del momento che fa soprattutto guadagnare risparmiando a scapito della qualità. Oggi se vuoi diventare musicista o can-

tante devi partecipare a trasmissioni televisive capta - audien-ce. Se vinci diventi subito famoso, la qualità artistica musicale non conta: cade in secondo piano. Diventa un giardino che se hai voglia di coltivare, puoi farlo dopo in un secondo momento, nell’immediato conta l’immagine e la celebrità. La Musica non è un Talent show! La Musica è una disciplina seria patrimonio culturale dell’umanità che consta molti anni di studio , sacri-ficio e pazienza. Il talento musicale non deve essere distrutto dalle Lobby o da quegli pseudo-enti senza scrupoli finalizzati al lucro. Se hai molto denaro a disposizione, ti si aprono le por-te verso il successo, anche se sei scarso artisticamente. Se sei un compositore o strumentista diplomato ma “povero”, sei uno come tanti privo di interesse, costretto nell’oblio della dimenti-canza e frustrato per non aver avuto le stesse opportunità di al-cuni “eletti”. A Milano è facile imbattersi in veri musicisti delle orchestre filarmoniche dell’Est alle fermate delle Metropolita-ne che suonano opere classiche elemosinando pochi centesi-mi e subendo la consueta indifferenza dei passanti. Fermiamo l’esodo dei nostri musicisti che altrimenti si trovano costretti ad emigrare all’estero dove esistono platee più colte ed attente ad applaudirli. A scrivervi sono due compositori-fisarmonicisti concertisti locali iscritti alla SIAE e con molti brani depositati. Abbiamo sostenuto concerti in Teatri Milanesi e recentemente abbiamo suonato dal vivo in alcune trasmissioni musicali pres-so canali televisivi regionali (della Lombardia). Ultimamente stiamo preparando alcuni concerti presso enti benefici patroci-nati dall’ONLUS ma troviamo enormi difficoltà a svolgere il nostro lavoro nei Comuni dove abitiamo per mancanza di spazi da adibire alle nostre prove settimanali. Vorremmo che la lettu-ra di questo articolo servisse a sensibilizzare i lettori e gli enti locali ad aiutarci a invertire lo status del pensiero comune e ri-uscire con il tempo a migliorare le cose. Se tanti credono come noi nel mondo della musica e della cultura, presto potremmo ritornare ad ascoltare le opere di veri musicisti e cantanti nelle piazze portando linfa vera e progresso nella mente acerba di coloro che non vogliono.

20SALVIAMO LA MUSICA

di CONTINI MARIO e GATTI FABRIZIO

Per contattare gli autori di questo articolo: [email protected]@fisarmonicacontini.it

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In occasione dei centocinquanta anni dell’Unità d’Italia, una mo-stra che presenta uno dei grandi protagonisti dell’arte milanese e italiana: Francesco Hayez.

Milano non è stata, come To-rino, Firenze e Roma, capitale dell’Ita-lia, unificata nel 1861. Ma la città è sta-ta, nell’Ottocento, il più importante centro per l’editoria, per la pro-duzione artistica, il mercato dell’arte e il collezioni-smo, per l’attività mu-sicale in riferimento soprattutto al me-lodramma destinato ad una ininterrotta fortuna internazio-nale. Tre protagoni-sti, appartenuti a tre generazioni diverse, Alessandro Manzo-ni, Francesco Hayez e Giuseppe Verdi, hanno rappresentato il primato milanese nell’ambito lettera-rio, della pittura e della musica, fornen-do rispettivamente con la tragedia (Car-magnola e Adelchi) e il romanzo moderno (I Promessi Sposi), la grande pittura storica e il ritratto, il melo-dramma, i modelli in cui la nuova nazione potesse riconoscersi. Il complesso di Bre-ra, con l’Accademia, la Pinacoteca, la Biblioteca Braidense e le altre isti-

tuzioni, il Teatro alla Scala, i centri dell’edito-ria letteraria e musicale, come la famosa Casa Ricordi, furono il grandioso laboratorio di questa cultura nazionale. Manzoni era lombardo, Hayez e Verdi no, ma il loro successo a Milano testimonia quello spi-rito d’accoglienza e quella capacità di attirare ingegni che dai tempi di Leonardo e Bramante

è sempre stata una prerogativa mila-nese.Francesco Hayez, nato nel 1791 a Venezia e trasferitosi a Milano nel 1823, divenne uno dei più afferma-ti, celebrati e amati pittori d’Italia. Fu consacrato anche da Giuseppe Mazzini nel 1841 in un famoso arti-

colo scritto nell’esilio londinese, come l’artista vate, cioè il pro-feta della nazione, di cui aveva contribuito con la sua pittura alla rigenerazione ideale, vaticinan-do un riscatto politico.

Attraverso una serie di capola-vori di Hayez, ispirati ai testi di Manzoni e che rappresentano gli stessi temi di alcuni dei più popolari melodrammi di Verdi, come I Vespri e I due Foscari, a cui si unisce una serie di ri-tratti dei tre protagonisti e dei personaggi a loro più vicini, la mostra intende evocare uno dei momenti più importanti della storia culturale italiana.

Pinacoteca di Brera 12 aprile - 25 settembre 2011

di ELEONORA FRANZONI

HAYEZ NELLA MILANO DI MANZONI E VERDI

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E voi cari maschietti, a cui questo articolo è dedi-cato, dovreste imparare a capirlo.Tanto per cominciare è la vostra lettera di pre-sentazione, dice come siete… eleganti, sportivi, casual, trascurati, completamente privi di idee… e anche sul lavoro vestirsi con uno scopo non

può certo nuocere.Una scrittrice dei nostri tempi dice che l’ABITO FA IL MA-NAGER… e infatti un po’ lo fa.Se vi vestite come dei ma-nager anche se non lo siete ancora, le persone che vi circondano non faranno tanta fatica ad accettarvi una volta che lo divente-rete grazie alla vostra in-telligenza e impegno ov-viamente!... la moda lì non arriva!Molti uomini pensano che sapersi vestire in stile uf-ficio sia troppo faticoso e troppo costoso, niente di più sbagliato.I pezzi necessari a compor-re il vostro perfetto guarda-roba da ufficio sono 6: scar-pe, calze, completo, cintura, camicia e cravatta. Basta un’anta di armadio. Cominciamo dalle scarpe: il modello su cui dovete puntare si chiama Oxford, classico ed elegante, ma anche casual se indossato con una paio di jeans, una maglietta e una giacca sportiva. Rigoro-samente nei colori nero e testa di moro. Per le cinture si seguono le stesse regole delle scarpe, quindi nei due colori nero e testa di moro e con una fibbia sobria in acciaio… per favore niente fibbie in oro e finto oro. Altre ca-ratteristiche importanti: non dovrà superare di molto i 3 cm di larghezza e per quanto concerne la lunghezza, la parte finale non deve fuoriuscire dalla fibbia di oltre 10 cm. Il completo, dato che ha questo nome, non può essere compo-sto da giacca e pantaloni spaiati, altrimenti è uno spezzato e non è proprio quello che si consiglia di indossare in ufficio. Per il completo le uniche cose da dirsi sono relative al colore e al taglio. La giacca in monopetto (il doppio petto lo usano solo a certi livelli!!!!) deve avere 3 bottoni, la versione con due bot-toni è più sportiva e si adatta solo a chi ha un fisico particolar-mente asciutto. Le maniche non devono essere troppo lunghe o sembrerete dei pagliacci… per orientarvi considerate che si deve vedere 1 cm del polsino della camicia. Sia la giacca che

il pantalone (e questo vale a qualsiasi età, per qualsiasi peso, corporatura o altezza) devono essere giusti per voi, vi devono calzare a pennello. Il pantalone troppo largo non vi starà MAI bene come un pantalone che si adatta perfettamente alla vostra gamba. Se la giacca è troppo larga sembrerete goffi e trascurati. Per questo, anche se estremamente sconsigliato dalle commes-se, vi consigliamo di provare sempre prima i modelli DROP da 8 a 6 al massimo. Scendete al di sotto solo se non potete farne

a meno.Il colore dell’abi-to segue le tonalità del blu e del grigio, vietati neri, marroni, beige, verdi, viola e tessuti cangianti o di finta seta… ammessi i gessati, con righe non troppo evidenti o l’effetto GANGSTER è assicurato! Atro suggerimento, legato questa volta alla carnagione e alla capigliatura: le perso-ne con capelli bianchi o grigi dovranno evi-tare i colori troppo

tenui o pallidi, agli uo-mini albini o dalla pelle molto chia-ra sono sconsigliati i gialli, i grigi, il marrone chiaro che ne renderebbe giallognola la pelle. Chi invece ha i capelli rossi, pelle bianca e lentiggini dovrà evitare le tonalità di rosso e, in generale, i colori troppo vivaci.La storia del calzino la conoscete bene tutti… e alloraaaaaaa?? Che

cosa vi trattiene dal mettere in pratica ciò che già sapete???La camicia è bianca, azzurra o a righine VERTICALI non ap-pariscenti. Niente colli e polsini di colore diverso (usateli fuori ufficio, o il venerdi), niente doppio bottone al collo, niente righe trasversali o orizzontali (e non pensate “ma chi li metterebbe mai?”… possiamo farvi dei nomi!!!). Collo classico, alla fran-cese o botton down. Il consiglio è farvi dare le camicie su mi-sura… non è costoso, esistono sartorie dove con meno di 60€ potete avere la vostra camicia su misura (anche per donna), che vi starà perfetta, sarà del tessuto e colore che preferite e con la fantasia che vi dona di più.Infine la cravatta: tinta unita, con piccolissimi disegnini, punti-ni, fiorellini. Ok il regimental se le dimensioni delle righe non superano quelle delle strisce pedonali e i colori fosforescenti non ci sono.

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di CLAUDIA CAPUANO e ARIANNA MODA

LA MODA E’ UNA COSA SERIA

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Si presenta in modo sub-dolo, all’improvviso, con tutta l’irruenza di un ciclone, si manife-sta con vampate, tachi-cardia, ipersudorazione

fredda, tremori, rigidità muscolare e degli altri (in particolare delle mani e dei piedi), annebbiamento della vista e quell’orribile sensazione di soffo-camento e timore di morire. L’attac-co di Panico quando arriva getta nello sconforto e nello sbigottimento totale non solo chi lo vive ma anche chi vi assiste indirettamente. È democrati-co: colpisce in egual modo il ricco e il povero, non fa distinzione di classe o di genere, sia gli uomini che le don-ne possono subirlo, i ragazzini come anche gli adulti e perfino gli anziani. Avviene in ogni luogo nel momento spesso più impensato e inopportuno. Può durare pochi istanti o intermi-nabili minuti; spesso è confuso con un attacco cardiorespiratorio e “la vittima” inizia ad entrare nel tunnel di esami e visite mediche speciali-stiche sino a quando si giunge alla consueta diagnosi: “soffre di attacchi di Panico”. Per alcuni è un sollievo, per altri invece l’inizio di una odis-sea personale: soffrire di attacchi di panico significa avere questioni irri-solte interiori che devono evidente-mente essere affrontate al più presto. C’è chi si rifugia nella soluzione ap-parentemente più semplice: sedare questi sintomi con ansiolitici o psi-cofarmaci, chi invece decide di intra-

prendere un percorso personale nella comprensione più profonda di sé con l’aiuto di uno psicologo. Cosa si cela allora dietro la comparsa dell’attacco di Panico? Innanzitutto è necessario chiarire che tale attacco, di per sé, non è un disturbo ma la manifestazione di un

disagio: l’attacco rappresenta infat-ti solo un sintomo come può essere la tosse e, come tale, non andrebbe sedato ed eliminato, ma ne andreb-be invece scoperta la causa. Può comparire per i più disparati motivi: perdita di una persona cara, reale o simbolica, problemi sul luogo di la-voro, ansia da prestazione, difficoltà coniugali, fobie e insicurezze per-sonali. In taluni casi si manifesta in

perfetta coincidenza con un avveni-mento avverso rendendo semplice la correlazione tra comparsa del sinto-mo e causa stessa, in altri casi inve-ce, appare a distanza di settimane o mesi. In questi ultimi casi, ciò che “la vittima” dovrebbe fare è sedersi a ta-volino e buttare giù, nero su bianco, tutti gli avvenimenti più o meno tristi e spiacevoli che ha subito nell’ultimo anno attribuendo un ordine di impor-tanza a ciascuno di essi, dopo di che individuare su un altro foglio tutto ciò che desidera maggiormente per il proprio presente e ciò che fa stare bene o che vorrebbe risolvere. Dare infatti un nome alle proprie paure, ai propri bisogni e desideri è la base da cui partire per affrontare ogni stato di malessere, specialmente l’attacco di panico. Occorre spezzare il giogo di passività della vittima: comprenden-do i propri bisogni e le proprie ansie si diventa protagonisti e artefici del proprio benessere. Evitare le situa-zioni in cui l’attacco si è manifestato invece non è mai una buona soluzio-ne perché si rischia di autoalimentare maggiormente le proprie paure e di compromettere seriamente la propria qualità di vita; è importantissimo in-vece affrontare ogni difficoltà,anche con l’aiuto di amici, familiari e col-leghi cercando di comprendere sem-pre, anche in presenza dell’attacco stesso, cosa in quel momento faccia così paura. La chiave di soluzione è sempre la predisposizione ad affron-tare il problema e mai la fuga.

di JENY MEREGAGLIA

Dott.ssa Psicologa Jeny Meregaglia - www.counselingpsicologico.it

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ATTACCO DI PANICO: UNA BOMBA AD OROLOGERIA

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Le ricerche hanno, inoltre, valutato la ricaduta economica sulle aziende (conseguenze indirette quali assenteismo, turnover, diminuzione della produttività, ritardi, aumento dei costi) e sulle

economie nazionali. Nel 2002 l’Unione Europea valutò che il costo economico dello stress legato all’attività la-vorativa era di circa 20 miliardi di euro. È chiaro quindi come diventi necessario attuare un piano preventivo a fa-vore dei lavoratori e individuare precocemente segnali di malessere laddove già presenti. Innanzitutto, occorre dire che per ogni singolo individuo le manifestazioni di stress da lavoro sono differenti: nausea, frequenti mal di testa, dimagrimento o eccessivo aumento di peso, eczemi, pro-blemi cardiorespiratori, disturbi psicofisici come ansia, attacchi di panico, depressione sono solo alcune delle possibili manifestazioni. Senza contare poi le ricadute che questi disturbi hanno nel breve e lungo termine sui diver-si piani: lavorativo, personale, sentimentale, famigliare, amicale e sociale. Non è difficile comprendere come un lavoratore depresso o scontento, ansioso o iracondo possa poi trasmettere questi suoi malesseri anche sul versante privato, compromettendo così, non solo, la propria quali-tà di vita ma anche quella di altre persone a lui più o meno vicine. Frequenti sono purtroppo le unioni matrimoniali naufragate per l’eccessivo carico di stress accumulato dai partner a causa del lavoro: trasferte all’estero, clima lavo-rativo teso, mancata realizzazione professionale, ostilità con i colleghi, retribuzione insufficiente, sono solo alcune delle possibili micce. Calcolando che mediamente ogni lavoratore trascorre più di otto ore sul luogo di lavoro, di-

venta chiaro come il dover affrontare continue avversità in questo campo possa essere determinante nel creare o rompere equilibri personali. A questo proposito l’Agen-zia Europea per la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro ha indicato cinque possibili precursori di tali disagi: 1.l’utilizzo di contratti precari che genera incertezza e in-sicurezza, 2.la presenza di una forza lavoro sempre più vecchia (poco flessibile e poco adattabile ai cambiamenti) per mancanza di adeguato turn-over; 3.alti carichi di lavoro, con conseguenti pressioni sui la-voratori da parte del management; 4.tensione emotiva elevata conseguente alla presenza di mobbing sul lavoro, 5.interferenze e squilibrio fra lavoro e vita privata. Come prevenire quindi la comparsa di tale fenomeno? Attuando una politica preventiva che miri a predispor-re una situazione lavorativa idonea e ottimale per il la-voratore (clima aziendale sereno, definizione dei ruoli, possibilità di carriera, comunicazione aperta ed empati-ca ecc) tenendo conto dei contenuti lavorativi medesimi (ambiente di lavoro, attrezzature idonee e manutenzione costante, ritmi di lavoro e orari consoni, pianificazione dei compiti evitando casi di sovraccarico o sottocarico la-vorativo) e non per ultimo predisponendo un buon piano di formazione aziendale sui rischi, le manifestazioni e le possibili soluzioni al problema stesso, fornendo ai lavo-ratori il know how necessario per intraprendere al meglio il proprio percorso lavorativo.

STRESS DA LAVORO CORRELATOdi JENY MEREGAGLIADott.ssa Psicologa Jeny Meregaglia - www.counselingpsicologico.it

Stress da lavoro: lo Stato ha deciso di farsene carico con una nor-mativa specifica nel 2008, in realtà molti lavoratori e aziende da tempo ne conoscevano purtroppo l’esistenza; si stima che il 55% delle giornate lavorative sia segnato dalla presenza di stress, di-ventando così un problema di salute largamente diffuso fino a occupare il secondo posto fra quelli più indicati dai lavoratori.

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Negli ultimi mesi, a seguito delle “guerre civili” e del-le rivolte popolari che interessano in modo particolare i paesi arabi dell’Africa del Nord, il fenomeno dell’immi-grazione di massa verso l’Italia sta assumendo una sem-pre maggior drammaticità rispetto a quanto accaduto in passato.All’ordine del giorno vi è poi il “braccio di ferro” tra Ita-lia e Francia, circa l’interpretazione del trattato di Shen-gen.Il trattato di Shengen prevede che tutti i cittadini dei paesi firmatari, o comunque i residenti anche se stranieri, ovve-ro coloro che sono in possesso del permesso di soggior-no di un paese membro, possono circolare nello “spazio Shengen”, ovvero nei territori delle nazioni firmatarie.La libera circolazione nello spazio territoriale Shengen, per quanto riguarda gli stranieri (ovvero coloro che non sono cittadini di paesi firmatari del trattato di Shengen) avviene però con alcune limitazioni, recepite dai singoli Paesi attraverso le leggi con le quali detti Stati membri hanno ratificato il trattato di cui si discute.L’ingresso in Italia, ad esempio, è consentito, a chi arriva da fuori dallo spazio Shengen, alle seguenti condizioni: a) ci si deve presentare ad un valico di frontiera (e quindi non via mare, attraccando dove capita); b) bisogna essere in possesso di un valido documento di viaggio (passapor-to o documento equiparato); c) lo straniero deve disporre di documenti che giustificano lo scopo e le condizioni del soggiorno previsto e deve dimostrare di disporre dei mezzi finanziari sufficienti in relazione alla natura e alla durata del soggiorno previsto, nonché di avere disponibi-lità finanziarie che gli consentano di affrontare le spese di ritorno nel paese di provenienza (è però esentato da tali dimostrazioni lo straniero già residente in un paese mem-bro ed in possesso del permesso di soggiorno di uno dei paesi membri); d) ove prescritto, lo straniero deve essere munito di valido visto di ingresso o di transito; e) non deve risultare segnalato ai fini della non ammissione; f) non deve essere considerato pericoloso per l’ordine pub-blico, la sicurezza nazionale o le relazioni internazionali di una delle parti contraenti, da disposizioni nazionali o di altri stati Shengen. La mancanza anche di uno solo dei suddetti requisiti è motivo di respingimento dello stra-niero.I requisiti poc’anzi specificati, sono praticamente i me-desimi che occorrono allo straniero per poter accedere al territorio francese.Dunque, il fatto di avere ottenuto un visto o il permesso di soggiorno da un paese membro (nella fattispecie il per-messo di soggiorno temporaneo, di cui tanto si discute in questi giorni, rilasciato ai migranti del Nord Africa dal governo italiano), non esclude che un altro paese, mem-

bro di Shengen, possa comunque respingere lo stranie-ro dal proprio territorio. Il possesso di un permesso di soggiorno rilasciato da uno Stato membro è infatti condi-zione necessaria, ma non sufficiente, per avere garantito l’accesso nello spazio Shengen.Ed è proprio da qui che nasce la diatriba tra Francia e Italia.Ora, per far fronte all’immigrazione di massa degli ul-timi tempi, il governo italiano ha pensato di concedere un “permesso di soggiorno temporaneo” di sei mesi a coloro che sopraggiungono in Italia da questi paesi con situazioni interne più o meno difficili, confidando poi nel fatto che gli stessi “vadano via” dall’Italia per circolare liberamente nel territorio di Shengen: il nostro Governo non ha però fatto i conti con paesi, ed in primis con la Francia, che non intendono affatto farsi carico di una mi-grazione di massa (e soprattutto di quel gran numero di tunisini che, sbarcanti a Lampedusa, ma avendo nel loro paese come seconda lingua ufficiale il francese, vogliono appunto recarsi in Francia).Non si può purtroppo nè dar torto all’Italia, che non aven-do modo e mezzi per “rispedirli tutti a casa” (più che per poco credibili ragioni umanitarie difficili da intravedersi) gioca “l’unica carta” che ha; nè alla Francia che, senza comunque violare il trattato di Shengen, non intende farsi carico di un problema che ritiene “tutto italiano” e se ne “lava le mani”. La questione però, se è vero, come è vero, che l’Italia fa parte di una unione (quella europea) dovrebbe essere affrontata e risolta dalla Unione Europea.La soluzione maggiormente plausibile a livello europeo sarebbe l’attivazione della direttiva 55/2001, riguardante la protezione temporanea dei rifugiati che scappano da zone di guerra, e che non possono rientrare nella loro ter-ra per ragioni politiche o umanitarie. Purtroppo però, al momento, la comunità europea ha escluso l’applicabilità di tale direttiva alla fattispecie che sta interessando il nostro paese, e ciò in quanto la mag-gior parte dei migranti provenienti dal nord Africa non si trovano in quello che la normativa in esame considera un vero e proprio “stato di necessità” (fatta forse ecce-zione per gli ancora pochi libici che giungono via mare sulle nostre coste). Inoltre, purtroppo per noi, l’ afflusso di sfollati non è ancora abbastanza “massiccio” da poter essere preso in considerazione dalla direttiva 55!

Si segnala che è attivo presso il Polo Sociale il servizio di consulenza legale per gli iscritti al CRAL. Per informazioni e prenotazioni telefo-nare alla Segreteria del Polo Sociale di Gruppo (tel. 02.52047108) e chiedere della sig.ra Miryam De Poli.

a cura dell’avv. CLAUDIA COMI

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IL FENOMENO DELL’IMMIGRAZIONE DI MASSA

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PROGRAMMA ATTIVITA’ CULTURALE E TURISTICA

04 Maggio 2011 Visita all’Acquario di Genova ed al santuario dei cetacei (org. Balestra – Fissi - Borromeo)

12 Maggio 2011 Torneo di bocce – Presso il bocciodromo di via Maritano- inizio gare - Ore 17,30- Pranzo €25- Adesioni - entro il 30 Aprile. 13 Maggio 2011 Gli occhi di Caravaggio – Le opere che il Merisi ha potuto ammirare nel periodo della sua formazione.- Museo Diocesano, Corso di Porta Ticinese, 95 - ore 15,00 – (guida dott.ssa Davico) - Quota € 17,00 (org. Balestra – Fissi - Borromeo)

18 Maggio 2011 Gli Impressionisti – Capolavori della Collezione Clark. Ore 14,45 - Palazzo Reale (guida dott. Davico) – Quota € 17,00

21-28 Maggio 2011 Crociera sul Danubio - Volo da Milano a Monaco, imbarco a Passau sulla nave Rosa Bella 5* crociera sul Danubio con fermate e visite di Vienna, Esztergom, Budapest, Bratislava, Krems, Melk e ritorno a Passau e rientro da Monaco in aereo Quota individuale in camera doppia tutto compreso € 1923,00 Chi fosse interessato a partecipare provi presso l’agenzia “ Vivere e Viaggiare” di San Donato Mil. Via Bruxelles 6 E sulla disponibilità di cabine. (org. Balestra – Fissi - Borromeo)

8 Giugno 2011 Milano: Visita, guidata dalla Dott.ssa Davico, dei recenti ritrovamenti nelle fondazioni del Duomo

CONFERENZE: Nei mesi prossimi sono previste due conferenze, una il 4 Maggio sulla ricerca di acqua potabile in Africa occidentale ed una il 20 Giugno sulle tecniche di produzione del petrolio.

OPERA LIRICA Perdura lo stato di incertezza sul futuro del Teatro Carlo Felice di Genova, anche se è prevista una “ Madama Butterfly ” a maggio p.v.

Vi terremo informati su eventuali esiti positivi.er favorire una maggiore aggregazione fra i Soci, la Sezione APVE di SDM sta cercando, nelle vicinanze di San Donato, un locale ad hoc dove passare insieme qualche serata di divertimento e spensieratezza, con cena (magari anche solo una pizza) e ballo. Ciò sarà fattibile se si raggiungerà un certo numero di aderenti. (Soci APVE/Polo Sociale ed eventuali amici) interessati a questo tipo di eventi. Vi invitiamo pertanto a comunicare in Sede, [email protected] o telefonando allo 0252057711, il vostro nominativo e quelli dei vostri amici. Oltre che occasione di aggregazione conviviale e divertimento,, la musica (a volume non troppo alto) fa bene allo spirito e la danza (intesa anche come ginnastica armonica e movimento) fa bene al corpo.

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2710 BUONI MOTIVI PER ADOTTARE UN CANE… IN CANILE!

1. DARE e RICEVERE AMORE incondizionato2. essere UNICI, perché compagni di vita di un cane diverso da tutti gli altri; non c’è meticcio uguale ad un altro!3. RIMEDIARE AD UNA GRAVE INGIUSTIZIA: tutti i cani abbandonati sono vittime di crudeltà umane.4. essere di ESEMPIO, altre persone che, come te, potrebbero adottare un cane abbandonato.5. fare crescere i nostri bambini insieme ad un compagno di giochi che donerà amore, sensibilità e gioia.6. una TERAPIA efficace contro la depressione, la solitudine e lo stress.7. RISPARMIARE la 1° vaccinazione, l’applicazione del microchip, il 1° trattamento parassitario, il 1° trattamento microfilaricida, l’eventuale sterilizzazione: tutti costi di cui si fa carico il canile.8. SOCIALIZZARE: grazie, infatti, alle uscite con il nostro cane nelle vie della città, spesso nascono relazioni dura-ture nel tempo.9. ampliare la CONSAPEVOLEZZA delle persone e scoraggiare il commercio clandestino di piccoli e poveri cuc-cioli.10. SCONFIGGERE la GRANDE PIAGA DEI CANILI-LAGER SVUOTANDO I CANILI.

Oppure ADOTTA UN CANE A DISTANZA, al costo di 15,00 euro al mese, cioè € 0,50 al giorno, per poter contribuire alle sue necessità.

Oppure ADOTTA UN CANE ANZIANO, magari di piccola o media taglia, che non soffra le tue lunghe assenze, ma che si goda il calore e l’affetto di una casa nei suoi ultimi anni di vita!

AIUTACI CON IL TUO PASSAPAROLA!Confidiamo nel PASSA PAROLA, TUO e di tutte le persone che conosci!

Con il “PASSA PAROLA” puoi divulgare l’esistenza di A.DI.CA.!NON TI COSTA NULLA E FAI UNA BUONA AZIONE!

Vieni a fare il volontario e scoprirai i nostri progetti futuri.SEI UN AMANTE DEI CANI, MA HAI POCO TEMPO DA DEDICARE LORO?

CONTATTI

Sede: Frazione Ca’ dell’Acqua 4, 26851 Borgo San Giovanni –LO

Orari: tutti i pomeriggi feriali e festivi, tranne il mercoledì, dalle 14 alle 17 ( da novembre a febbraio) dalle 15 alle 18 ( da marzo a ottobre ) e al mattino su appuntamento.Tel. 037197035

Sito: www.adica.org - e-mail: [email protected]

CRUSCA è una femmina di taglia media, sterilizzata, nata nel 2005. Proviene da un canile del Sud Italia ed è ospite del nostro rifugio perchè abbiamo accolto la richiesta d’aiuto di un’Associazione animalista intervenuta per mettere fine ai maltrat-tamenti perpetrati all’interno di quella struttura lager. Nonostante sia vissuta per anni in maniera indegna, Crusca è una cagnolina molto docile, ma ancora molto impaurita, anche se non ha perso la fiducia nelle persone; condivide il box con altri due cani maschi, con uno dei due, Lucky, ha da poco cominciato a giocare e forse a sentire il “profumo della serenità”. Ha bisogno di una famiglia paziente ed amorevole, che sappia ripagarla delle sofferenze subite. Ha fatto un lungo viaggio per arrivare qui da noi insieme a Fea, che è stata adottata la scorsa settimana; anche Crusca ora si merita di essere felice!

JULIUS è un Beagle maschio, sterilizzato, nato nel 2006. Arrivato in canile con Jedy, adottata la scorsa settimana, è molto vivace, ma anche docile ed affettuoso! Non è abituato a vivere in appartamento; cerca, quindi, una casa con giardino, dove accetterà di trascorrere solo alcune ore della giornata, senza però dover rinunciare alla compagnia e al calore di una fami-glia.

MEG è una femmina di pinscher, sterilizzata, nata nel 1997. È arrivata in canile in fin di vita: denutrita e con una neoforma-zione mammaria infetta e ulcerata grande come un mandarino! Superato l’intervento urgente, Meg ha lottato insieme a noi giorno dopo giorno, alternando momenti in cui sembrava spacciata ad altri di lenta ripresa, ed ora sta decisamente meglio! Quando si avvicina l’ora dei pasti, abbaia richiamandoci ai nostri doveri e quando esce nei cortili, annusa curiosa, guardan-dosi intorno! Dorme, ovviamente, molte ore al giorno, ma è pronta e vigile nell’accoglierci scodinzolando quando entriamo nel suo box! I suoi ritmi si adatterebbero anche a famiglie che sono costrette ad assentarsi per molte ore al giorno da casa e che per questo motivo hanno rinunciato alla compagnia di un cane! Basta rinunce, adesso vi aspetta Meg!

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Astri Benessere&

Domenica29 maggio 2011

Astri Benessere&

Mercato BioAstrologia & Benessere

Domenica29 maggio 2011

Rocca BrivioS. Giuliano Milanesevia Rocca Brivio,10

www.roccabrivio.it

dalle ore 10.00 alle ore 22.00ENTRATA LIBERA

MassaggiRadioestesia

ReikiSciamanesimo

ShiatsuTalassoterapia

AngeliAyurvedaAstrologia

CristalloterapiaFloriterapiaI Ching

C.I.D.A.Centro Italiano

Discipline Astrologiche

www.cida.net

il CRAL Gruppo Italgas Torino in collaborazione con FITeL Piemonte ripropone anche per l'anno 2011

EENNEERRGGYYSSPPOORRTTTorneo Interaziendale di SPORT che si terrà

presso lo Sporting Club CH4 via Trofarello 10 - ang. via Passo Buole a Torino

SPORT PARTECIPANTI NOTE VOLLEY min 6 - max 12 6 giocatori + max 6 riserve BOCCE 2 1 coppia CALCETTO min 5 - max 10 5 giocatori + max 5 riserve CALCIO BALILLA 4 2 coppie CARTE (scopone+pinnacola) 4 1 coppia (scopone)

1 coppia (pinnacola) TENNIS min 3 - max 6 2 sing. + 1 doppio a partita TENNIS TAVOLO min 3 - max 6 2 sing. + 1 doppio a partita TIRO CON L’ARCO 2 1 coppia

AZIENDE PARTECIPANTI anno 2009: ITALGAS/AES/ENI/SNAM – ARPA – FITEL – IRIDE COMUNE - PROVINCIA - REGIONE - SMAT - GTT

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il CRAL Gruppo Italgas Torino in collaborazione con FITeL Piemonte ripropone anche per l'anno 2011

EENNEERRGGYYSSPPOORRTTTorneo Interaziendale di SPORT che si terrà

presso lo Sporting Club CH4 via Trofarello 10 - ang. via Passo Buole a Torino

SPORT PARTECIPANTI NOTE VOLLEY min 6 - max 12 6 giocatori + max 6 riserve BOCCE 2 1 coppia CALCETTO min 5 - max 10 5 giocatori + max 5 riserve CALCIO BALILLA 4 2 coppie CARTE (scopone+pinnacola) 4 1 coppia (scopone)

1 coppia (pinnacola) TENNIS min 3 - max 6 2 sing. + 1 doppio a partita TENNIS TAVOLO min 3 - max 6 2 sing. + 1 doppio a partita TIRO CON L’ARCO 2 1 coppia

AZIENDE PARTECIPANTI anno 2009: ITALGAS/AES/ENI/SNAM – ARPA – FITEL – IRIDE COMUNE - PROVINCIA - REGIONE - SMAT - GTT

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ARREDAMENTI e MOBILIFICI

MANIFATTURA ITALIANA DIVANIVendita di divani e poltrone in pelle, tessuto, microfibra. SCONTO 35% sul prezzo di listino al pubblico, FINANZIAMENTO18 mesi a tasso zero. Iniziativa non cumulabile con altre promozioni in corso. Sedi: CINISELLO BALSAMO (MI)Viale Romagna, 23 – CORSICO (MI) S.S. Vigevanese Via B. Cellini,2-4 – CREMA (CR) Viale De Gasperi, 59/61 – CISLAGO (VA)S.S. Varesina Viale Cesare Battisti, 1451 - BERGAMO Via AngeloMaj, 7 – REZZATO (BS) Via Brescia, 13 ang. Via Garibaldi - CASTELLETTOTICINO (NO) Via Sempione, 167 – BOLOGNA Via diCorticella, 201/2A - ROMA Via Appia Nuova, 1307 - ROMA 2 ViaTiburtina, 1000 - MACCHIA DI FERRANDINA (MT) S.S. 407 Basentana,Z.I.. Per informazioni www.manifatturaitalianadivani.itN. Verde 800 91.21.27

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AUTONOLEGGIOAUTONOLEGGIO HERTZNoleggi di autoveicoli a tariffe agevolate.Per info e prenotazioni dall’Italia comporre il num. 199 112211Per l’estero contattare il num. 199 113311Per chiamate via cellulare: 02 69 43 0006 oppure tramite sito internet www.hertz.it

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Il cliente ha la possibilità di scegliere tra differenti tipologie di mutuoMutuo a Tasso Variabile – Mutuo a Tasso FissoMutuo con opzione (possibilità di modificare il tasso da variabile a fisso)Mutuo a Tasso Misto – Mutuo con “CAP” – Mutuo a Rata CostantePer info [email protected] Leonardo – cell. 335/ 6747214

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CENTRO OTTICO SIRTORI FABIOVia Porpora 152 Milanotel. 02.2826301 - Apertura: da Martedì a Sabato09,30-13,00 e 15,00-19.30 Lunedì chiuso. Vasto assortimento di montature e occhiali da sole.Controllo vista computerizzato gratuito.Sconti: 30% su montature e lenti da vista; 20% su montature “Firmate” ed occhiali sole; dal 5% al 50% su lenti a contatto,liquidi e accessori.

OTTICA GALUZZICorso Lodi 1 Milano, tel. 02 5516590.www.otticagaluzzi.it - [email protected] – anche su facebookEsame Visivo – Applicazione di Lenti a Contatto – Topografia Corneale.Laboratorio Interno per eseguire quando possibile lavori in giornata.Lenti Progressive Personalizzate con Centratura Computerizzata.Ai Soci ENI Polo Sociale:Sconto del 20% su occhiali da vista e da sole – 10% su Liquidi.Sconto del 15% su Lenti a Contatto Tradizionali Morbide/Gas Permeabili

OTTICA SALVEMINI di Gobbi MarcoVia Salvemini 1 S.Donato Mil.se - tel. 02.5231348 Sconti: 25% su montature da vista e sole, lenti oftalmichee lenti a contatto (morbide e gas permeabili); 20% su liquidi, lenti usa e getta, giornaliere, quindicinali e mensili.

OTTICA VELASCACorso Porta Romana 9P.zza Velasca 10 Milano tel. 02.861115 -e-mail: [email protected] attendono le migliori marche e un ottimo servizio.Controlli visivi su appuntamento.Sconti: 20% su occhiali, da vista e da sole; 10% su liquidi e lenti a contatto usa e getta.Parcheggio gratuito per la prima ora in Via Calderon (ritiro del buono in negozio).

PASTICCERIE

BINDI FANTASIA NEL DESSERTVia della Liberazione 1 - San Giuliano Mil.se - 02 /98294214Sconto 10% sulla pasticceria.

NUOVA PASTICCERIA - PASSIONE PER LA BONTÁLa Rotta della Dolcezza Via Friuli, 1 20098 S. GiulianoMil.se Tel. 02.9881 130 - Fax. 02.98282631www.nuovapasticceria.commail: [email protected] del 5% su tutti gli articoli.

PNEUMATICI

SUPERMERCATO DEL PNEUMATICOper info: cell. 335 6000833visita il sito: www.supermercatodelpneumatico.itCesano Boscone Via Repubblica 51 - Milano VialeStelvio 25 (zona Staz.Centrale), Milano Via C. Troya16 (zona P.zza Napoli) - Milano Via Lorenteggio 262 (zona Sud).Rozzano Via Mazzocchi, 5 con insegna “SPEEDWAY”Il sabato siamo aperti tutto il giorno.Sconti: dal 35% al 60% su pneumatici di tutte le marche;30% su freni, marmitte, ammortizzatori, tagliandi, cambio olio e filtri, candele, ricarica aria condizionata, servizio Bollino Blu, revisioni e batterie; dal 25% al 40% su pneumatici per MOTO-SCOOTER10% su gonfiaggio pneumatici con azoto.

ASSICURAZIONI e RECUPERO DANNI

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SANITÀ

SANDONATO MEDICA s.r.l.Centro medico diagnostico poli specialistico privatoVia Bruxelles, 10 – San Donato Mil.se – QuartiereTorri LombardeConvenzionato con Unisalute, Previmedical, Fasie,Progesa, Fasi, FisdeAperto dal Lun. al Ven. dalle ore 9.00 alle ore 19.30SCONTO del 10 % su tutte le prestazioni specialistiche.Per info e prenotazioni : 02/55602161

TEMPO LIBERO

BLUE NOTE – Jazz & Restaurant

Sconto del 20% su tutti gli spettacoli della programmazione del locale, vali-do per tutti i soci più un accompagnatore. Lo sconto non verrà corrisposto in occasione di eventi speciali e di spettacoli fuori abbonamento (ad esempio il brunch della domenica), applicando la tariffa del biglietto “door”.Le agevolazioni accordate verranno corrisposte, previa verifica di disponibilità, esclusivamente acquistando il biglietto per lo spettacolo presso il box office di blue note milano in via borsieri 37, tel 02 69 01 68 88, indirizzoemail [email protected].

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TRASLOCHI

TRASLOCHI FRAGALE FRANCESCOStrada provinciale 30 Km 12 – GUDO VISCONTI (MI) tel. 02 9440059 E-mail:[email protected] www.traslochifragale.it-Garantiamo un servizio completo grazie alnostro personale qualificato e al vasto parco mezzi.- Spese occupazione suolo pubblico a ns. carico- Laboratorio modifiche- Noleggio autoscala da 1 mt a 42 mt- Ritiro e smaltimento usato e copertura assicurativa- Fornitura materiale per imballaggio- Servizio di deposito mobili- Preventivi gratuiti- Affidati con fiducia a dei professionisti- Sconto 20%

TRASLOCHI TRASPORTI LA LOMBARDA s.n.c.Via Roma,74 – 20060 Cassina De’ Pecchi Mi -Tel. 02.23.63.453 - Fax 02.23.62.921E-mail:[email protected]• Operai e falegnami qualificati • Fornitura dei materiali da imballo • Possibilità di realizzare modifiche su arredi • Realizzazione mobili bagno, sala, cucina, su misura• Noleggio per traslochi “fai da te” furgoni, camion con autista, autoscale & piattaforme aeree• Servizio di custodia mobili c/o ns. deposito• Disbrigo pratiche permessi comunali• Preventivi gratuiti e senza impegno

TURISMO

KURSAAL TRAVELAgenzia ViaggiVia della Liberazione, 29 - Peschiera BorromeoTel. 02 547 26 54Fax. 02 55 300 650e-mail:[email protected] www.kursaal.travel.itLa nostra Agenzia, dal 1987 offre servizipersonalizzati per soddisfare la clientela.Offriamo viaggi vacanza su misura,prenotazioni di alberghi ed emissione biglietti(aerei, ferroviari e marittimi). Prenotando un viaggioda Noi avrete diritto al PARCHEGGIO GRATUITO presso L’ Aeroporto di Malpensa per l’intera durata del Vostro soggiorno oltre a esclusivi sconti sull’ acquisto dei nostri prodotti con i migliori TourOperator.Viaggiate sereni: penseremo noi a tutto!

I RE MAGI S.R.L.Agenzia Viaggi – Via Vittorio Emanuele II° 1527022 CASORATE PRIMO (PV)Tel.02 90056072 fax. 02 91390417www.remagi.it – [email protected] apertura agenzia:dal lunedì al venerdì 9,00/12,30 – 15,30/19,00sabato dalle 9,30/12,30 – 16,00/19,00Siamo Agenti accreditati “I.A.T .A.”. Biglietteria:aerea, ferrovie, traghetti, autonoleggi e hotel.Ricerchiamo con accuratezza la migliore offerta perpacchetti vacanze. Le nostre tariffe agevolate sonovisibili sul nostro sito.Ai soci: parcheggio gratis in aeroporti e sconti sui nostri prodotti

INIZIATIVE

TURISMO

dal 2 al 9 luglio “TOUR SICILIA” € 1095,00 a persona in camera doppia.€ 175,00 supplemento singola.Volo Alitalia da Linate + servizio pullman per l’intera settimana.Sistemazione in hotel 4 stelle in camere dotate di ogni comfort, servizi privati, aria condizionata e telefono. Pensione completa dal pranzo del primo giorno all’ottavo giorno; bevande incluse.Tasse aeroportuali. Trasferimento aeropor-to – hotel A/R. Accompagnatore, nostra assistenza, guide locali ove previste ed assicurazione medico-bagaglio e annullamento. 1°giorno Palermo/Mon-reale, 2°giorno Segesta/Erice/Selinunte, 3°giorno Agrigento/Piazza Armerina, 4° giorno Etna/Taormina, 5°giorno Siracusa/Noto, 6°giorno Riviera dei Ciclopi/Catania, 7°giorno Messina/Cefalù, 8°giorno Palermo.Disponibile in segreteria programma dettagliato.

MIRABILANDIA - Tariffa Speciale: € 22,50 (anzichè € 32,00)Biglietto valido per tutta la stagione 2011 per 2 giorni consecutivi.I bambini al di sotto di 1 metro di altezza entrano gratis.La validità dei biglietti sarà dal 2 aprile all’1 novembre 2011.I biglietti si acquistano in segreteria.

VISITA GUIDATA DUOMO DI MILANOsabato 14 maggio – ore 15 ( durata 2ore ½).Visita e spiegazione degli interni della Cattedrale.Salita sulle terrazze del Duomo e spiegazione della strutturadella Cattedrale vista dall’alto per ammirare più da vicino la famosa Madunina circondata dalle gugliee godere dello strepitoso panorama su tutta la città.Costi: € 10,00 con salita a piedi - € 15,50 salita in ascensore.

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CRISTINA BALDAN

Laguna di Lagos

[email protected]