Periodico l'incontro del gruppo Eni Polo Sociale Aprile 2011

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CONTRO L’IN APRILE 2011 N° 39 ANNO IX PERIODICO DELL’ ENI POLO SOCIALE DI GRUPPO www.enipolosociale.com Roberto Giordano la musica: “un’arte sempre nascente” ARCIMBOLDO MOSTRE Tra Leonardo e Caravaggio 2012 LA FINE DEL MONDO? MODA TRENCH, UN PASSPARTOUT! BULLISMO Mobbing adolescenziale due facce della stessa medaglia Legge & Psiche

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Periodico l'incontro del gruppo Eni Polo Sociale Marzo 2011

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CONTROL’IN

APRILE 2011 N° 39 ANNO IX

PERIODICO DELL’ ENI POLO SOCIALE DI GRUPPO

www.enipolosociale.com

Roberto Giordanola musica: “un’arte sempre nascente”

ARCIMBOLDOMOSTRE

Tra Leonardo e Caravaggio

2012 LA FINE DEL MONDO?

MODATRENCH, UN PASSPARTOUT!

BULLISMOMobbing adolescenziale duefacce della stessa medaglia

Legge & Psiche

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Piazza Boldrini, 1 (2° P.U.) - 20097 S. Donato Mil.se - (MI)Tel. 02.520.42.713 - Fax 02.520.47.112

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Direttore ResponsabileFabrizio Frigieri-Toni

CaporedattoreFlaviano Di Franza

Segreteria di RedazioneMyriam De Poli - Matteo Tavecchio

Art DirectorMichele Azzaro

Hanno collaborato a questo numero

Claudia Comi - Sara Giordano Flavio D’Angeli - Jeny Meregaglia

Carlo Santulli - Antonio Prestia Andrea Rebagliati - Eleonora Franzoni

Claudia Capuano - Arianna Moda

Chiuso in redazione il 05/04/2011 con tiratura di 5.000 copie Stampa : Altragrafica snc. - Via Gorizia 5 20097 San Donato Milanese MI - Tel. 02 55600732 Fax. 02 51877294 - E-mail: [email protected] Internet: www.altragrafica.com - Periodico registra-to presso il Tribunale di Milano al n. 5777 in data 20/12/1961 L’opinione espressa dagli Autori negli articoli pubblicati in questo giornale non è da consi-derarsi impegnativa per la Direzione. I collaboratori si assumno quindi la piena responsabilità dei loro scritti. Il materiale consegnato per la pubblicazione sarà comunque vagliato dalla redazione e in ogni caso non verrà restituito agli autori.

SOMMARIO

4 10 domande aRoberto Giordano

6 narrativaMeriggio ItalianoMnuale per BambiniLa Bandiera

11 dillo allo psicologo

13 convenzioni

10 dillo all’avvocatoLa piaga sociale del bullismo profili giuridici

Bullismo e mobbing: due facce della stessa medaglia?

CONTROAPRILE 2011 N° 39 ANNO IX

PERIODICO DELL’ ENI POLO SOCIALE DI GRUPPO

L’IN2

9 lifestyle21 Dicembre 2012 la fine del mondo?Non esistono più le mezze stagioni...

Foto di copertina diBEPPE LOPETRONE

di FEDERICO GUIDA

APRILE 2011 N° 39 ANNO IX

7 mostreArcimboldo

16 foto del mese

GEOMETRIE DI FRANCOFORTE

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urante quel fermento cul-turale, dove i giovani cre-devano in qualcosa e mo-rivano per quegli ideali, fu detto: “Abbiamo fatto l’Italia. Ora dovremo cre-

are gli italiani”. Nessuna frase di allora resta più attuale di quella! Ma questo non vuole essere affatto un lamentarsi, o una critica. Per nulla! Queste sono le parole di un italiano che parte sempre da quello che ha in mano e che il resto lo costruisce. Per questo motivo, sem-pre continuando ad ascoltare le note dell’inno di Mameli, invito i lettori a vedere le diverse iniziative presenti sul sito ufficiale di Italia 150 (www.italia150.it) che raccoglie pensieri, in-terviste di personaggi autorevoli del mondo della cultura italiana.

Da buon “sabaudo” acquisito, che ha ini-ziato ad amare tardi la sua terra, è con immenso piacere che segnalo che fra gli altri interventi, il 15 di aprile, alla Reggia di Venaria Reale, sarà presente la moglie del Presidente degli Stati Uniti, Michelle Obama. Sarà finalmente possibile sdoga-nare, con onore, la mia città natale. L’ho lasciata città sonnolenta ed industriale, e la ritrovo rinnovata negli intonaci e

nelle facciate che tornano a dar valore a quell’Ottocento pieno di fervore umano.Da italiano, chiudo gli occhi e penso, sempre ascoltando l’inno (provvisorio stabile) che quei colori hanno spinto milioni di persone a lottare per darci un futuro unito.

Ma si deve partire da quello che si ha!E allora parto proprio da qui, da cento-cinquanta anni di storia che hanno visto tutto e l’esatto contrario di tutto, affolla-re le pagine di cronaca di un Paese con oltre 6.000 chilometri di costa.<<Pizza, Spaghetti, Mafia e Mandoli-no>> queste erano le parole che ci hanno accompagnato come un marchio a fuoco all’estero, subito dopo la seconda guerra mondiale. Sempre tenendo chiusi i miei

occhi, la melodia delle trombe e dei vio-lini, la voce del coro, ha trasformato in poesia i sogni. Non sento più come prov-visorio il nostro inno. È Lui e lui soltanto che ci accompagnerà per i prossimi anni verso una nuova Italia, che dobbiamo contribuire a rendere famosa nel mondo per la nostra caparbietà nel reagire alle difficoltà!

L’augurio è di riuscire a mostrare ai nostri antenati, che ce l’abbiamo fatta anche a creare l’italiano. Nulla è impos-sibile! Basta volerlo.E noi, silenziosi operai di un nuovo fu-turo, lo vogliamo e siamo in tanti. Tra-sformare le parole d’amore per la nostra Patria in fatti, dipende solo da noi.

Alcuni testi di musica, riprendono la celebre frase pronunciata da Garibaldi: <<qui si fa l’Italia e si muore>>.Quella frase, ha pervaso l’anima di tutti coloro i quali hanno pensato, sognato, desiderato la libertà. Dobbiamo conti-nuare a far parte di quel sogno!

Buongiorno Italia! Queste note sono par-te di noi, senza provvisorietà! Continuia-mo a costruire l’Italia! Crediamoci, oggi più che mai.

EDITORIALE

Buongiorno Italia 150 anni uniti ed indipendenti

di FLAVIANO DI FRANZA

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È il secondo editoriale legato ad un evento. Premesso che mentre scrivo, per maggiore concentrazione e “compenetrazione”, ascolto l’inno (ancora provvisorio) della Nostra Italia. Già, 150 anni portati con i nostri chiari e scuri.

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volte le grandi passioni della propria vita nascono per caso. Come è nato il suo

amore per la musica classica? Per caso, appunto. La musica era già presente in casa. Mio padre, dipendente ENI, suona tutt’ora l’organo e la tastiera mentre mia madre aveva studiato pianoforte fino all’adolescenza. Nella casa dei miei nonni materni, c’era un pianoforte verticale sul quale mia madre aveva imparato a suonare. Il paese di provincia non offriva molte opportunità e bisognava

occupare i miei pomeriggi dopo i compiti di scuola. Così un gior-no, mi proposero di fare musica: cantare o suonare. Io scelsi subito il pianoforte; di quello strumen-to, mi attraeva la sua completez-za e il suo suono. Potevo essere tutti gli strumenti dell’orchestra, con le mie sole due mani. Fu mia mamma a sedersi con me al pia-noforte, per impartirmi le prime nozioni, proprio sui libri sui quali anche lei aveva cominciato a suo-nare.

2) Quale è stata la Sua pri-ma importante scelta di vita le-

gata alla musica?Ce ne sono state molte, e in diver-si stadi della mia vita. Credo che la prima, da cui scaturirono tutte le altre, sia stata presa a quattor-dici anni. In brevissimo tempo si era concretizzato l’invito di una docente a seguirla a Parigi, per frequentare l’Ecole Normale A. Cortot. Dalla Calabria a Parigi. Fu in quel periodo che i miei ge-nitori, pronti a sostenere gli one-ri e i sacrifici che la mia scelta avrebbe comportato, mi chiesero per la prima ed ultima volta se ero sicuro della mia “vocazione”. Io risposi di sì!

ARoberto Giordano

di ANTONIO PRESTIA

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5 10 DOMANDE A...3) Quale ritiene esse-re la maggior dote di un musicista di musica classica? Due, almeno. La sensi-bilità e la tenacia. At-traverso la prima, se è finissima, si possono raggiungere i meandri più profondi dell’ispi-razione che ha spinto il compositore allo sforzo creativo, e quindi avvi-cinarsi il più possibile alla “verità”. La tenacia, invece, è indispensabile per affrontare l’infinito lavoro fisico-intellettua-le della “ricerca”: mai un musicista potrebbe dire di essere arrivato, nella carriera come nella com-prensione di una partitu-ra. Suonare diventa un continuo mettersi in di-scussione, con se stessi, con il pubblico..e con il compositore.

4) Come prepara un concerto? Ci può svelare qualche segreto di come trasforma la tensione prima di un concerto in energia da usare poi du-rante l’evento?Lei ha già colto il mio “segreto”, se così si può chiamare: trasformare la tensione in energia posi-tiva. Se la corda del vio-lino non è tesa, non potrà mai vibrare per suonare. Allo stesso modo la ten-sione, l’emozione è im-prescindibile all’evento musicale. Il varco attra-verso cui penetrare in

questo meccanismo lo offre la musica stessa. Essa è un’arte sempre nascente, in continuo di-venire, che esiste perché riprodotta in un determi-nato momento: il con-certo. In questo contesto la musica viene creata e condivisa con il pubbli-co.

5) C’è una domanda che poniamo sempre ai nostri intervistati; per lei la vita è un “per-ché” oppure un “perché no?”È stata ed è un “perché no?”. Se fosse stata un “perché” avrei lasciato molte mie scelte al caso e la mia vita avrebbe avuto un corso aleatorio. Non crede che sarebbe un peccato?

6) Lavorando all’estero, è cambiato il suo modo di vedere l’Italia e gli italiani? C’è qualcosa che le manca partico-larmente?A contatto con le realtà di altri paesi, e tornando frequentemente nel pro-prio, lo sguardo acquista una prospettiva nuova, questo è certo. Allo ste-reotipo dell’italiano non ci credono più neanche gli stranieri. Ho impa-rato invece a riflettere sugli sbagli e sulle que-stioni serie che il nostro Paese non sa e non vuole affrontare. Ho scoperto che la maggior parte de-

gli italiani non sa di abi-tare nel paese più bello del mondo, che possiede un patrimonio cultura-le tale da poter fregiare metà del pianeta. Allo stesso modo, anch’io dalla mia prospettiva, ho imparato ad amarla, come un fatto privato.

7) Quale sogno nel cas-setto le è costato molto per riuscire a realizzar-lo? Diventare pianista.

8) Quale sogno vorreb-be realizzare? Ne vuole condividere qualcuno con i nostri lettori?Ci sono ancora molti so-gni da realizzare: avere una famiglia, scrivere, suonare con alcuni gran-di direttori, investire sulla mia terra, per svi-lupparne le potenziali-tà culturali e di risorse umane. Mosso da questo ultimo desiderio, sto at-tualmente sviluppando

in Calabria un ambizio-so progetto, che si occu-perà, in modo innova-tivo, di alta formazione in campo musicale con particolare attenzione ai nuovi sbocchi professio-nali che la tecnologia sta offrendo alla musica. 9) Come può a suo avvi-so contribuire la musica classica nel diffondere valori positivi? La Musica Classica È un valore positivo. Essa è un linguaggio che già nella sua universalità, veicola i valori di unione e fratellanza, che nella sua profondità suggeri-sce all’uomo una spiri-tualità più alta.

10) Quale potreb-be essere, a suo avviso, una buona leva per far avvicinare i giovani alla musica classica?Un punto di partenza è quello di sfatare il mito che la musica classica sia qualcosa di “vecchio”. Basterebbe formare i giovani fin dall’infanzia alla sua comprensione, come avviene per un nuovo linguaggio, per fargli scoprire quanto essa possa essere grati-ficante e quale ricchezza essa possa offrire alle loro vite. Un’ottima piat-taforma potrebbe essere internet, nel quale a mio avviso si nasconde il fu-turo di molti investimen-ti in campo culturale.

Nome:Roberto Cognome: Giordano

Anni:29

Attuale ruolo professionale:

Pianista concertista e docente presso l’Institut

de Musique et Pédagogie di Namur (B)

Hobbies:

Amici, letteratura, cucina

APRILE 2011 N° 39 ANNO IX

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6NARRATIVAMeriggio Italiano di CARLO SANTULLI

Stavo spiegando a Giacomino come si lavavano i denti, quando mi ha fatto una domanda:-Perché si lavano i denti papà?-Mi colse di sorpresa, una domanda così non me l’aspettavo.-Beh perché è una cosa che si deve fare- -E perché si deve fare?- -Beh si sa- -Come si sa?-Mi venne allora finalmente un idea. -Beh è una tra-dizione- -Una tradizione?- -Si come Natale, il ferragosto, una tradizio-ne che si tramanda di padre in figlio, ti racconto perché: Tanto tempo fa esisteva un popolo Maya che viveva nella foresta. Avevano tutte le comodità che abbiamo noi.Si facevano aiutare dagli animali, dalla loro stessa intelligenza e dalla natura. La loro vita era felice e vivevano in pace.Un giorno il loro re iniziò ad aver male ai denti. Convocò i mi-gliori dottori, ma dopo poco tutto il suo amato popolo si ammalò dello stesso dolore.La cosa si doveva risolvere subito.Andarono sulla cima del loro luogo sacro, li la foresta si diradava e le stelle illuminavano tutto intorno. Si misero tutti a pregare i spiriti della natura, osservarono e ammirarono le stelle.Cercavano una soluzione. Notavano che la loro bocca era indolenzita, emanava strani odori e il cibo rimaneva tra i denti.Tutti erano alla ricerca della soluzione quando capirono che avevano dimenticato di inventare una cosa importantissima; lo spazzolino da denti.Capirono che i denti andavano sciacquati e puliti bene.Da quel momento si tramandarono di generazione in generazione que-sto consiglio fondamentale per evitare l’inizio di dolori.-Vedi è grazie a loro che ora ci laviamo tutti i denti, per non fare il loro stesso errore, la voce si sparse così velocemente che adesso lo sanno tutti- -Papà mi fai vedere ancora come si lavano i denti?-

di FLAVIO D’ANGELIManuale per Bambini

Ho un omonimo professore universitario di diritto a Parigi, ed un altro che dirige una rivista satirica, e vive a Marsiglia. Evidentemente siamo tutti affascinati dalla Francia (in effetti anch’io). Ogni tanto conoscen-ti dell’uno o dell’altro chiedono la mia amicizia su Facebook, che io concedo (perchè no?), per poi pazientemente rispondere: guardate, non sono io, ho solo lo stesso nome, “je vis en Italie”, roba così. Vorrei aggiungere qualcosa sui materiali avanzati, ma non vorrei sembrasse un’excusatio non petita per nascondere la mia competenza nel diritto o nella satira politica. Ma, che non si fidino o che mi trovino simpatico o almeno non nocivo, non mi cancellano. Una ragazza, amica del caustico marsigliese, mi ha anche scritto «D’accord, mais ça ne fait rien», va bene così insomma.Così, uno e trino, comincio a dubitare di quel che sto facendo, temo un po’ di sfiorarmi e non riconoscermi. Ogni tanto mi pongo delle domande, di cui io solo so la risposta (così, per allena-mento). Un mio amico (di me proprio io) mi ha detto “l’importante è che siete tutta gente in gamba”. Dei miei omonimi sono certo (mi sono documentato). È su di me che ho qualche dubbio.

Il mio nonno non c’è più.Il mio nonno raccontava,il mio nonno mi spiegava.

Tre bacheche in casa miaTre bacheche appese al muro.“Cosa son nonno caro ?”domandavo assai curioso.

Nella prima a campeggiarÈ lo stendardo tricoloreCarlo Alberto Re d’Italiasul cavallo raffigura.

“E quell’altra nonno mio ?” “Quell’altra è assai preziosa”Mi diceva con orgoglio“Quella data su campo verdela nostra storia rappresenta”

Io leggevo quella data e non capivo:«uno otto sei uno»È la data dell’Italiaunita.

Lo stendardo assai preziosoal mio bis bisnonno appartenevadell’Italia patriota e dei carbonar eroi.

“e l’ultima bacheca ?”Domandavo con passione.Il mio nonno mi guardavae una mano sui capelli mi passava.

Un sospiro poi tiravaEd una lacrima la guancia solcava.La bandiera è assai malconciaI colori non son viviAl centro campeggiavaUno stemma assai strano.

“Un prete me la donòQuando in un campo assai lontano la mia patria ancor sognavo”“Se l’Italia rivedraila bandiera sabauda riporteraie al ricordo dei patrioti la patria accarezzerai.”

“Nonno mio cos’èlo sabaudo stemma ?”“Un re coi grandi baffoniancor una volta dopo il padre suola guerra fece per l’Italia liberar”“Sabaudo fu lo stemma che famiglia Savoia stava a rappresentarche con Garibaldi e tanti eroiL’Italia unita e mai piùdivisa han voluto”

“Nonno allora anch’iosono un piccolo patriota?”

Il mio nonno non c’è più.Il mio nonno raccontava,il mio nonno mi spiegava.

La Bandiera di ANDREA REBAGLIATI (13 anni)

APRILE 2011 N° 39 ANNO IX

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iuseppe Arcimboldo, uno dei più celebrati artisti milanesi nelle più grandi corti europee del Cinquecento, ieri come oggi, grazie alla sua arte stravagante e di forte impatto, tor-na nella sua città natale con una grande mostra. L’esposi-zione vuole “restituire” Arcimboldo al suo contesto d’origi-

ne, capire le ragioni della sua chiamata alla corte degli Asburgo (gli studi naturalistici, le coreografie per cortei e feste, o ancora i ritratti), precisare le radici culturali delle sue teste composte, e approfondire il ruolo giocato dall’artista nello sviluppo dei generi della natura morta e delle “pitture ridi-cole”. Un percorso tra disegni, pittura e preziosi oggetti usciti dalle officine artigianali milanesi, all’epoca rinomatissime, per la qualità e l’eccellenza dei propri manufatti artistici. La mostra si divide in varie sezioni che esplorano l’influenza di Leonardo nello studio della fisionomia caricata e della figura, della natura, dell’at-mosfera, della flora e della fauna attraverso disegni dello stesso maestro e dei suoi allievi, in particolare Girolamo della Porta e Francesco Melzi; l’influenza degli oggetti di lusso e delle arti suntuarie; le opere giovanili di Arcimboldo, in particolare le vetrate per il Duomo di Milano; l’illustra-zione naturalistica italiana e le grandiosi Kunstkammern con le loro “me-raviglie”; le famose Teste Composte (Stagioni ed Elementi) dell’artista; la pittura ridicola; la creazione di feste di corte; le opere di Arcimboldo di ritorno a Milano e, infine, le teste reversibili e la natura morta. Arcimboldo fu uomo di grande cultura e dai molteplici talenti: non solo pittore, ma anche architetto, scenografo, ingegnere edile e idraulico, orga-nizzatore di feste e tornei, intenditore d’arte. Fu inventore di generi come il comico, il grottesco e il quotidiano, che ancora influenzano l’arte con-temporanea.La sua fortuna è sempre stata legata all’invenzione delle famose “teste composte”, nature morte di fiori, frutti, animali e altri oggetti agglomerati a formare profili o mezzi busti. Arcimboldo, però, non è importante perché ha avuto e diffuso questa idea, ma perché l’ha risolta in termini qualitativi elevatissimi e ha saputo farne un simbolo di significati concettuali e forma-li: un vero e proprio manifesto della cultura e dell’arte del suo tempo.La sua opera si lega molto alla letteratura del Cinquecento, presente in mostra, che ha portato a chiarire molti dettagli dei dipinti fornendo nuove chiavi di lettura, e alla cultura figurativa del tardo Rinascimento. Le sue teste si presentano, così, come allegorie celebrative dei potenti, ma anche del mondo della natura, madre generosa, portatrice di energie e influenze benigne.Ma Arcimboldo ha cercato, nei suoi dipinti, di esprimere anche il lato drammatico di un’epoca al tramonto, prima dell’arrivo della scienza nuova e dell’epoca barocca. Ha cercato di afferrare il molteplice che sfugge, rac-chiuderlo in un Uno, illudersi che un supremo gioco dell’intelletto possa dare un ordine a un mondo troppo concreto e troppo vario. Una cultura votata non più al culto del bello, ma del sorprendente e del meraviglioso, attratta da una curiosità per il nuovo e l’ignoto.Giuseppe Arcimboldo: “…nella sua unicità un artista così perfetto come lo sono solo i più grandi.” (André Pieyre de Mandiargues)

7 MOSTRE

ARCIMBOLDOARTISTA MILANESE TRA LEONARDO E CARAVAGGIO

MilanoPalazzo Reale

fino al 22 maggio 2011

di ELEONORA FRANZONI

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utto ha origine da “Il fattore maya” un libro di José Argüelles, pubblicato nel 1987. E’ la data in cui secondo l’autore l’umanità vivrà un cambiamento sconvolgente in cui potrà rischiare di scomparire.

Questo messaggio apparentemente catastrofico e apocalittico in realtà non è altro che un allineamento del pianeta terra con il centro della galassia e una nuova frequenza vibratoria che ci porterebbe in una dimensione superiore.

La cronaca internazionale proprio in queste ultime settimane evidenzia una serie di eventi come rivolte, guerre, terremoti, tsunami, disastri ecologici che hanno posto fine a molte vite umane, mettendone in pericolo molte altre. Non si può rima-nere indifferenti a queste tragedie; bisogna portare le nostre conscienze verso valori essenziali per il rispetto della vita e di questo meraviglioso pianeta che ancora ci ospita. Secondo Ar-güelles questo allineamento causerà un impatto sulla coscien-za collettiva e cancellerà il materialismo imperante, infatti so-stiene: è arrivato il momento di cambiare il concetto di tempo che fino ad ora è stato considerato come: “il tempo è denaro” in “tempo è arte”. Un tempo scorretto ci separa dal piano spiri-tuale, bloccandoci sul piano fisico. Argüelles dice inoltre che il calendario gregoriano che usiamo ogni giorno sia un relitto anacronistico. bastano poche e semplici domande: perché il calendario gregoriano ha mesi di 28, 29, 30, 31 giorni? Perché Settembre è il nono mese e non il settimo? Sembra più uno strumento concepito per mantenere chi lo usa in confusione, nella separazione. Mentre invece il calendario maya fu conce-pito da grandi maestri del tempo, impareggiabili astronomi, architetti raffinati, divinatori dell’armonia, 13 lune x 28 giorni fa un totale di 364. Il 25 Luglio è il “fattore più 1”, l’azzera-mento che permette la ripartenza del nuovo ciclo.

I Maya sapevano che il tempo non è lineare, ma consiste in una serie di cicli che si ripetono all’infinito - quelli che codifi-cano questo calendario. Quando un ciclo termina, ne inizia uno

nuovo. Questa è la magia del tempo: la stessa energia ritorna e possiamo accedervi ed usarla in modo diverso. I Maya tornano dunque d’attualità alla fine del tempo della ragione, ma vicini e vivi per chi si sintonizza sulla loro frequenza. il 21 Dicembre 2012 finisce così un ciclo di ventiseimila anni e ne inizia uno nuovo in una coscienza superiore in cui si spera ci faccia sen-tire UNO con un pianeta chiamato TERRA. Per chi volesse approfondire www.13lune.it.

Si sente parlare molto di questa data come il giorno della fine del mondo, ma da dove nasce questa profezia?

21 DICEMBRE 2012 LA FINE DEL MONDO?

Calendario Maya Museo di Storia Naturale - New York

foto e testodi MICHELE AZZARO

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LIFESTYLE

APRILE 2011 N° 39 ANNO IX

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di CLAUDIA CAPUANO e ARIANNA

9 LIFESTYLE

arzo e aprile rappre-sentano un periodo di transizione tra l’in-verno e l’estate quin-di risultano estrema-mente complicati dal

punto di vista dell’abbigliamento. Con qualche espediente però pos-siamo essere ugualmente ben ve-stite ed eleganti in ogni occasione

In questo periodo il meteo è parti-colarmente mutevole, lo sappiamo

tutti, perché vi sarà capitato più di una volta di risultare troppo coperti o troppo svestiti per quella determinata situazio-ne. Ci riferiamo a tutte quel-le volte in cui entriamo in un posto sudati o infreddo-liti, disordinati o addirittura ridicoli perché non siamo stati in grado di abbinare correttamente i nostri indu-menti.

Se il nostro maggior desi-derio è liberarci dell’abbi-gliamento tipicamente inver-

nale come cappotti, sciarpe e maglioni di lana stiamo attenti a non farci prendere troppo dall’en-tusiasmo di acquistare capi troppo leggeri delle nuove collezioni che potremo indossare solo a partire da maggio inoltrato…

Il cappotto verrà sostituito dal trench, un passepartout che non può assolutamente mancare nel guardaroba primaverile e che non passa mai di moda. Dal classico doppiopetto beige, alla versione spolverino con colori accesi, asim-metrico o allacciato a kimono, ce n’è per tutti i gusti e per tutte le

situazioni. In alternativa potete utilizzare una giacca di jeans op-pure un giubbotto di pelle, decli-nati in mille modi e colori, magari accompagnati da una pashmina. In cotone o seta pre-giata, in lino o cashme-re, la kefiah o foulard a tre punte, da annodare al collo o per coprire il capo, è tornata pre-potentemente di moda. Perso l’ispirazione anarchica che l’aveva accompagnata negli anni passati, questo accessorio è stato presentato dalle griffes in passe-rella durante le ultime sfilate ma è anche diventato per le ragazze un capo insostituibile da esibire.

Il foulard inoltre può essere utilizzato come fascia per i capelli, come chador, oppure legato die-tro la nuca come una bandana, da portare solo con i capelli lunghi.

A completamen-to della vostra mise vi sugge-riamo di indossare una maxi borsa, ultra-comoda, in cui poter riporre tutto l’ indispensabile per una giornata fuori casa.

NON CI SONO PIÙ LE MEZZE STAGIONI…

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APRILE 2011 N° 39 ANNO IX

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10DILLO ALL’ AVVOCATO

di CLAUDIA COMI

er bullismo o mobbing adolescenziale si intende una serie di atti violenti nell’ambito scolastico e/o sociale posti in essere dai giovani nel periodo pre-adolescenziale e adolescenziale (ovvero in quella fascia di età compresa tra i 10 e i 18 anni).

Si tratta di un fenomeno di prevaricazione che porta, nella so-stanza, un soggetto a comportarsi in modo illecito verso un altro soggetto, tendenzialmente più debole (per condizione fisica, psicologica ecc..). Il bullismo viene tradizionalmen-te considerato un fenomeno orizzontale, perché si concreta nell’ambito di rapporti tra soggetti formalmente appartenenti al medesimo contesto relazionale e paritario (come nel caso, appunto, di compagni di scuola).Il fenomeno del bullismo è stato assimilato a mobbing da una buona parte dei giuristi, e ciò in quanto in entrambi i casi si verifica una condotta lesiva ai danni di un soggetto più debole, con atteggiamento vessatorio e spesso con finalità emulativa (ovvero con la volontà intenzionale di danneggiare la vittima senza alcun vantaggio ragionevole o reale per sé).In entrambe le fattispecie il soggetto più forte (il bullo o il datore di lavoro o il superiore) approfitta della sua posizione di forza, per danneggiare la parte debole.Il fenomeno del bullismo, dal punto di vista giuridico, pone innanzitutto in essere significativi problemi di responsabilità civile (e quindi risarcitoria) in ordine alla culpa in educando (responsabilità del genitore del bullo per omessa educazione del proprio figlio) e talvolta della culpa in vigilando (respon-sabilità del docente che non è stato in grado di arginare il fe-nomeno, nei casi in cui l’atto di bullismo si verifica all’interno della scuola). Per quanto di nostro stretto interesse, stante il dilagare, soprat-tutto nell’ultimo decennio, di quella che è ormai considerata una vera e propria “piaga” sociale, la giurisprudenza più re-cente si sta orientando nell’adottare la “linea dura” contro il bullismo, che si verifica in particolare tra i banchi di scuola, e ciò al fine di dare una risposta concreta a detto fenomeno anti-sociale, gravemente lesivo della dignità e della integrità fisica e morale delle vittime innocenti.nVa dunque sfatato il mito della “impunibilità e/o della impuni-tà” degli adolescenti.Innazitutto è bene precisare che, se è pur vero che il nostro codice penale, a differenza di quello della stragrande maggio-ranza dei paesi europei ed extraeuropei, stabilisce all’art.97 che “non è imputabile il minore di anni 14”, è anche vero che, se il minore viene ritenuto “socialmente pericoloso”, nei suoi confronti possono essere adottate dalla magistratura alcune

misure di sicurezza quali il ricovero in riformatorio giudizia-rio, la libertà vigilata, gli arresti domiciliari e l’allontanamento dalla scuola.La giurisprudenza in materia minorile è comunque orientata nel cercare di evitare il più possibile il riformatorio, e ciò in quanto viene ritenuta controproducente, ai fini del recupero del minore, la permanenza in carcere di quest’ultimo.Nonostante questa doverosa premessa, il Tribunale dei minori, nei casi più gravi e laddove non ravveda alcun comportamento collaborativo da parte dei bulli e delle loro famiglie, e ove vi sia il pericolo della reiterazione del reato, tende a disporre la misura cautelare del carcere (leggasi riformatorio minorile) anche preventivo, qulora ritenga inadeguate le misure caute-lari più blande (quali il domicilio coatto, l’allontanamento da scuola ecc..).In tal senso si è espressa, fra le altre, la quarta sezione della Cassazione Penale con la sentenza n.19331/2005, nell’ambito della quale la Corte ha ritenuto, ad esempio, che il colloca-mento in comunità in attesa del processo costituiva una misura cautelare troppo blanda per gli studenti che, accusati di gravi episodi di violenza ai danni di compagni di classe più deboli, perseveravano nella loro cattiva condotta anche dopo che le indagini erano già iniziate. Per tale ragione la Corte Suprema ha ritenuto che il Tribunale minorile non può escludere l’ap-plicazione del carcere preventivo, allorquando le altre misure cautelari non appaiono idonee a “redimere” il giovane bullo.A detto recente orientamento si è mostrato decisamente contra-rio il Presidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori, il quale reputa che “la parola è l’unica strategia pedagocica per fare riflettere un soggetto, in età evolutiva, che sbaglia, sull’errore commesso”.Ad avviso di chi scrive, prima di accusare la magistratura di essere troppo rigida, sarebbe opportuno rendersi conto del fat-to che sia il Tribunale dei minori, sia la Corte di legittimità, prima di arrivare ad una pesante condanna, quale è il carcere preventivo per un minorenne, cercano sempre e comunque di percorrere tutte le strade possibili, nel tentativo, appunto, di recuperare socialmente il bullo; ma ciò non sempre è possibi-le. Inoltre, non bisognerebbe mai dimenticare che, in primis, i diritti più meritevoli di tutela non possono che essere quelli “violati” dei minori rimasti vittime di questo gravissimo feno-meno antisociale.

Si segnala che è attivo presso il Polo Sociale il servizio di consulenza legale per gli iscritti al CRAL. Per informazioni e prenotazioni telefonare alla Se-greteria del Polo Sociale di Gruppo (tel. 02.52047108) e chiedere della sig.ra Miryam De Poli.

“LA PIAGA SOCIALE DEL BULLISMO PROFILI GIURIDICI”

P

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Page 11: Periodico l'incontro del gruppo Eni Polo Sociale Aprile 2011

11 DILLO ALLO PSICOLOGO

ll’interno di ogni gruppo sociale, scolastico, lavorativo o amicale, ogni individuo, in base alla diversa personalità, attitudine, esperienza ed al ruolo che riveste, diviene un elemento fondamentale nella costruzione dell’equilibrio

del gruppo stesso. Laddove s’instaura un meccanismo per-verso di prevaricazione e umiliazione da parte di uno o più soggetti ai danni di altri, si viene a creare l’ormai tristemente noto fenomeno del bullismo nell’ambito scolastico e di mob-bing nell’ambito adulto e lavorativo. In realtà tali fenomeni, tra loro speculari, fanno parte della storia evolutiva dell’uomo da secoli, ma oggi, grazie al crescente contributo dei mezzi di comunicazione, alla maggiore sco-larizzazione e sen-sibilità a temi di natura psicosocia-le, gli studi su tale fenomeno sono au-mentati. Le preva-ricazioni inquadra-bili come bullismo /mobbing hanno la caratteristica di es-sere Intenzionali, se adottate dal bul-lo/mobber volon-tariamente e con-sapevolmente per ledere fisicamente o psicologicamen-te una persona, per controllare gli altri, in assenza di provocazione da parte della vittima, e persistenti, se sono continuate nel tem-po. La vittima, pertanto, sembra vivere in un clima di terro-re, subisce un calo nel rendimento e la comparsa di una serie di disturbi psicosomatici , che vanno dagli attacchi di panico all’ansia, alla tachicardia, alla sudorazione eccessiva, a sfoghi epidermici , a emicranie e a disturbi gastrici o, nei casi estre-mi, ad alopecia, depressione e svalutazione del proprio valore umano. Ciò che caratterizza ogni atto di bullismo o mobbing è un’asimmetria di potere e di prestigio tra il bullo/mobber -più forte fisicamente, psicologicamente o sul piano sociale- e la vittima -più debole, scarsamente provvista di capacità di

difesa. Una volta compreso il fenomeno ci si domanda come e perché si possa diventare bullo o mobber. Le risposte sono molteplici. Taluni tratti temperamentali e la presenza di distur-bi diagnosticati, quali deficit di attenzione e iperattività, di-sturbo oppositivo, della condotta o narcisistico di personalità sono individuabili come fattori di rischio nell’assunzione dei ruoli di bullo, così come anche la provenienza da situazioni sociali e familiari disagiate, violente, prive di regole, interesse e attenzione per i membri familiari. Per quanto riguarda la vit-tima, al di là di possibili diagnosi di depressione o di disturbi di personalità o ansia, anch’essa ha caratteristiche ricorrenti: spesso soffre di scarsa autostima, molto timida, riservata, poco

incline al dialogo e riluttante al con-fronto, provenien-te spesso da am-bienti famigliari o eccessivamente rigidi da un punto di vista educativo o eccessivamen-te labili, senza regole, ansiosa o incline a sbalzi di umore e con po-che relazioni so-ciali forti. Altret-tanto importante è il ruolo che ri-vestono gli spetta-tori di tali soprusi: pubblico spesso omertoso e inca-pace di spezzare il gioco di forza a

cui assistono , il loro silenzio, paradossalmente, accresce la sofferenza della vittima stessa e la sua difficoltà nell’affrontare la situazione e, al contempo, rafforza la percezione distorta del bullo/mobber di essere forte e imbattibile. Come preve-nire tali fenomeni? Formando ragazzi e lavoratori sui rischi del bullismo/mobbing, rinforzando l’autostima delle possibili vittime, favorendo il dialogo e l’ascolto, legittimando ruoli e compiti in base alle reali capacità e peculiarità e non in base alla forza e individuando in ogni gruppo un coordinatore che supervisioni il rispetto delle regole e le dinamiche relazionali interne.

BULLISMO E MOBBING: DUE FACCE DELLA STESSAMEDAGLIA? di JENY MEREGAGLIA

Dott.ssa Psicologa Jeny Meregaglia - www.counselingpsicologico.it

A

APRILE 2011 N° 39 ANNO IX

Page 12: Periodico l'incontro del gruppo Eni Polo Sociale Aprile 2011

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24 marzo 20113^ assegnazione dei biglietti

del Teatro alla Scala.

Coloro che hanno già usufruito nelle precedenti assegnazioni, potranno contattarci dal giorno successivo. All’arrivo ritirare il n. di prenotazione presso la reception a partire dalle 8,30 e non prima.

Dom. 03.04.11 ore 20 Opera IL FLAUTO MAGICO Mart. 05.04.11 ore 20 Ballo L’ALTRO CASANOVA Sab. 09.04.11 ore 20 Ballo L’ALTRO CASANOVA

Mart. 26.04.11 ore 20 Opera QUARTETT Merc. 27.04.11 ore 20 Ballo GALA DES ETOILE Ven. 06.05.11 ore 20 Opera TURANDOT

Gio. 12.05.11 ore 20 Ballo JEWELS

Gio. 19.05.11 ore 20 Ballo JEWELS

Gio. 26.05.11 ore 20 Ballo JEWELS

Bisogna esibire la tessera validità 2011 e non è possibile in quel contesto iscriversi al Polo Sociale.Non si accettano prenotazioni telefoniche. Per ogni biglietto è necessario versare un acconto di € 10,00.

Page 13: Periodico l'incontro del gruppo Eni Polo Sociale Aprile 2011

13 CONVENZIONI

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APRILE 2011 N° 39 ANNO IX

Page 14: Periodico l'incontro del gruppo Eni Polo Sociale Aprile 2011

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APRILE 2011 N° 39 ANNO IX

Page 15: Periodico l'incontro del gruppo Eni Polo Sociale Aprile 2011

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KYROcane del

mese

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Page 16: Periodico l'incontro del gruppo Eni Polo Sociale Aprile 2011

GEOMETRIE DI FRANCOFORTEFederico Guida

Foto del mese