Cronaca dei ritrovamenti e dei restauri · tenato alla rupe con due tiranti di ferro orizzontali e...

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Cronaca dei ritrovamenti e dei restauri R. SOPRINTENDENZA ALLE ANTICillTÀ DI AGRIGENTO. AGRIGENTO: Scavi nella necropoli paleocristiana e bizan- tina. ell e catacombe dette Grotte dei Fragapane è stato eseguito un piccolo scavo a nord della rotonda setten- trionale, ossia nell'm1ica parte rimasta da esplorare , per risolvere il problema dell'accesso primitivo . Immediata- mente a ridosso alla rotonda suddetta (che è la rotonda A della pianta del Fiihrer) è comparso il ricercato ingresso, con stipiti, soglia ed incavi per collocarvi sp ranghe di chiusura. L'importanza d el rinvenimento è data dal fatto che di nessuna delle catacombe romane è conservato l'in gresso originario . Al di dell' ingresso - e quindi fllOri della catacomba - è stata rinvenuta una camera sepol crale, che oltre a due tombe a cassa ed una a forma rinvemlta intatta , aveva un loclùo: forma sepol crale assai rara in Sicilia. ella stessa camera, forse proveniente attraverso la frana del cimitero all'aperto, fu rinvenuto un frammento di iscrizione sepolcrale greca di età tarda. Entro il giardino della Villa Aurea sono state scoperte, oltre alle numerose giù conosciute, altre tombe del vasto cimitero bizantino che si estendeva sulla spianata roc- ciosa sopra le mura tra il Tempio c. d. di Giunone e quello di Ercole; è stata presa 1ma dettagliata planimetria del co mplesso ed è stato deciso di conservare allo scoperto un gruppo di esse. Sempre entro il giardino di Villa Aurea è stato liberato dalle terre, che lo avevano quasi compl etamente coperto, un int eressante ipo geo (fìgg. l e 2) che risulta dalla riu- nione di _ due antiche cisterne rettangolari, una delle quali Fig. 1. AGRIGENTO: Il'ogeo palco-cristiano a Villa Aurea. Parete con arcosoli e tombe. era collegata con un pozzo, e dall'adattamento di esse e di un ambiente aggiunto ad u so sepolcrale . Le tombe delle pareti sono tutte ad arcosolio oppure a mensa; mancano del tutto i loculi, mentre vi sono sul suolo tombe a cassa (nell'ambiente aggiunto) e formae: queste ultime però appartenenti all'ultima fase di uso dell'ipogeo, perchè, sulle tre rinvenute, due appaiono non terminate. L'altra furma, e cosÌ pure una tomba a cassa ricavata al posto dell'antica parete divisoria tra le due primitive cisterne , furono rinvenute intatte. Apertele, si potè const.'ltare che si trattava di tombe con più person e sepolte affiancate e senza alcun corredo . È stata inoltre rinvenuta la scala di accesso. Lesioni nclla roccia in cui l'ipo geo è scavato - lesioni che avevano provocato la roviua di qualche tomba - hanno reso necessario un notevole lavoro di re- stauro, il quale è risultato particolarmente delicato ed anClle pericoloso per lo stato franoso della roccia e l'an- gustia dello spazio entro cui si doveva lavorare. Già durante lo sterro s'era dovuto puntellare la pa- rete a sud; in questa , a scavo terminato, si è potuto con - statare lo stacco di una grande sfalda tura di roccia, di forma triangolare con il vertice in basso, di m. 3,50 di alt., m. l,50 di largh_ e m. l,IO di spessore in alto, m. 0,30 alla base. l ,a falda era compl etamente distaccata e nella parte al ta la lesione era molto l arga e piena di terricC'io, pietrame, radici di alberi e vegetazione. Inoltre al tre sottili l esioni orizzontali dividevano la sfaldatura in quat- tro blocchi minori, in modo che non è stato possibile sco- stare sempli cemente e appoggiare la falda su di un piano inclinato , ma è stato n ecessario spostare e sollevare i blo cchi. Dopo la costruzione cli un castelletto di legname, rin- forzato da piloni in mura tura alla base, della forza di quattrocento tonnellate si è proceduto al soll evamento dei blo cchi , di cui quello di base pesava duecento ton- nellate . . Anche per codesta operazione, l'angustia dello Fig. · 2. AGRIGENTO: Ipogeo paleo-cristiano a Villa Aur ea. Parete consolidata dal restauro, particolare. ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

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Cronaca dei ritrovamenti e dei restauri R. SOPRINTENDENZA ALLE ANTICillTÀ DI AGRIGENTO.

AGRIGENTO: Scavi nella necropoli paleocristiana e bizan­tina.

ell e catacombe dette Grotte dei Fragapane è stato eseguito un piccolo scavo a nord della rotonda setten­trionale, ossia nell'm1ica parte rimasta da esplorare, per risolvere il problema dell'accesso primitivo. Immediata­mente a ridosso alla rotonda suddetta (che è la rotonda A della pianta del Fiihrer) è comparso il ricercato ingresso, con stipiti, soglia ed incavi per collocarvi spranghe di chiusura. L'importanza del rinvenimento è data dal fatto che di nessuna delle catacombe romane è conservato l'ingresso originario . Al di là dell' ingresso - e quindi fllOri della catacomba - è stata rinvenuta una camera sepolcrale, che oltre a due tombe a cassa ed una a forma rinvemlta intatta, aveva un loclùo: forma sepolcrale assai rara in Sicilia. ella stessa camera, forse proveniente attraverso la frana del cimitero all'aperto, fu rinvenuto un frammento di iscrizione sepolcrale greca di età tarda.

Entro il giardino della Villa Aurea sono state scoperte, oltre alle numerose giù conosciute, altre tombe del vasto cimitero bizantino che si estendeva sulla spianata roc­ciosa sopra le mura tra i l Tempio c. d. di Giunone e quello di Ercole; è stata presa 1ma dettagliata planimetria del complesso ed è stato deciso di conservare allo scoperto un gruppo di esse.

Sempre entro il giardino di Villa Aurea è stato liberato dalle terre, che lo avevano quasi completamente coperto, un interessante ipogeo (fìgg. l e 2) ch e risulta dalla riu­nione di _due antiche cisterne rettangolari, una delle quali

Fig. 1. AGRIGENTO: Il'ogeo palco-cristiano a Villa Aurea. Parete con arcosoli e tombe.

era collegata con un pozzo, e dall'adattamento di esse e di un ambiente aggiunto ad u so sepolcrale. Le tombe delle pareti sono tutte ad arcosolio oppure a mensa; mancano del tutto i loculi, mentre vi sono sul suolo tombe a cassa (nell'ambiente aggiunto) e formae: queste ultime però appartenenti all'ultima fase di uso dell'ipogeo, perchè, sulle tre rinvenute, due appaiono non terminate. L'altra furma, e cosÌ pure una tomba a cassa ricavata al posto dell'antica parete divisoria tra le due primitive cisterne, furono rinvenute intatte. Apertele, si potè const.'ltare che si trattava di tombe con più persone sepolte affiancate e senza alcun corredo . È stata inoltre rinvenuta la scala di accesso. Lesioni nclla roccia in cui l'ipogeo è scavato - l esioni che avevano provocato la roviua di qualche tomba - hanno reso necessario un notevole lavoro di re­stauro, il quale è risultato particolarmente delicato ed anClle pericoloso per lo stato franoso della roccia e l'an­gustia dello spazio entro cui si doveva lavorare.

Già durante lo sterro s'era dovuto puntellare la pa­rete a sud; in questa, a scavo terminato, si è potuto con­statare lo stacco di una grande sfalda tura di roccia, di forma triangolare con il vertice in basso, di m. 3,50 di alt., m. l,50 di largh_ e m. l,IO di spessore in alto, m . 0,30 alla base. l ,a falda era completamente distaccata e nella parte a l ta la l esione era molto larga e piena di terricC'io, pietrame, radici di alberi e vegetazione. Inoltre al tre sottili lesioni orizzontali dividevano la sfaldatura in quat­tro blocchi minori, in modo che non è stato possibile sco­stare semplicemente e appoggiare la falda su di un piano inclinato, ma è stato necessario spostare e sollevare i blocchi.

Dopo la costruzione cli un castelletto di legname, rin­forzato da piloni in mura tura alla base, della forza di quattrocento tonnellate si è proceduto al sollevamento dei blocchi, di cui quello di base pesava duecento ton­nellate . . Anche per codesta operazione, l'angustia dello

Fig. ·2. AGRIGENTO: Ipogeo paleo-cristiano a Villa Aurea. Parete consolidata dal restauro, particolare.

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Fig. 3. AGRIGENTO: Area a nord del tempio dei Dioscuri . Fondo di ca panna preisto ri ca.

Fig. 4. AGRIGE TO: Tempio di Giunone Lacinin. Architrave e capitello angolare.

LE ARTI

spazio e il taglio della parete rocciosa hanno complica to la manovra.

Tolti i blocchi, si è proceduto alla pulitura del letto roccioso, alla lJrucia tura delI ... vegetazione e lavaggio con forti getti d'acqua e acido solforico diluito. Operazione delicatissima è stata quella della ricollocazione. dei bloc­rhi al loro posto in modo che aderissero perfettamente al naturale letto di posa . La punta inferiore della sfal­datura s'è dovuta spezzare per costruirvi un basamento di mattoni e malta cementizia .

S'è proceduto infine al consolidamento dei blocchi mediante perni di ferro ri vestiti di ottone, e bolloni e suc­cessiva colata di maltn cementizia.

Per ultimi sono stati imperniati con p erni c con graffe ad Il i frammenti sllperficiali di cappellaccio. Lesioni e fori delle imperniature cementate, sono state masche­rate con tonachina a tinta della roccia.

Altre lesioni di minore entità, che non hanno richie­sto il distacco delle sfalaature, 80UO state consolidate, con gli stessi m etodi di imperniature e colate di malta cementizia. - Direttore dei lavori: Catullo Mercurelli e 101e Marconi Bovio.

AGRIGENTO: Scavi nella. ::;0/1" a /lord del tempio dei Dio­scuri.

Si è completato lo sravo dell'angolo nord dell:! zona sacra del tempio cosidctto dei Dioscuri. È venuto all a luce un basamento (fig. 3), forse di grande altare, di conci squadrati, della lunghezza cii m. 4,90 X 1,'t9 di larghezza e 0,50 di altezza . Nelle vicinanze del basamento, e per tutta la zona dello scavo, è stato trovato il solito mate­riale greco fittile per lo piii in frammenti: pochi fram-

F ig. 5. AGRJGENTO: Tempio di Giunone L.cin;a. R estauro dell'architrave e delle due colonne meridionali

del lato orienta le.

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LE ARTI

Fig. 6. AGRIGENTO: Santuario rupes tre delle Divinità Chtonie. Pilastri di sostegno del prospetto.

m enti verniciat i , abbondanti gli skyfoi grezzi , statuette, lucernette , p esi d a t elaio , ecc.; poche monete di bronzo ossidate e qualch e frammento di vetro romano. Di un certo inter esse artistico sono alcune figurette sileniche.

Particolare inter essante : s' è notata la presenza di un fo colare preistorico ellittico di m. 1,65 X 1,45 , conte­nente cenere e carboncelli. N ei pressi si è raccolta un'ac­cetta di pietra levigata e alcuni frammenti di vasi di im­pasto.

Un altro focolare o fondo di capanna quasi della st essa grandezza fu trovato dal Marconi nel 1928 a circa v enti m etri ad est dell'angolo dello Olimpieion, parimenti sulla collina dei t empli.

Vengono così ad aumentare gli elementi comprovanti l'esistenza di ahitati p reistorici n ell'area della città elle­nica. - Direttore dci lavori: Iole Marconi Bovio.

A GRIGENTO: T empio c. d. di Giunone Lacinia.

È s tato consolidato e r estaurato l'angolo sud-orien­t ale del p eribolo del t empio.

L e due colonne, l'an golare e quella vicina, già mala­m ente r estaurate con impasti di gesso, i capitelli e il frammento d'architrave su queste poggiante, ch'era cor­roso in modo da t emerne la caduta, sono stati conca­t enati fra loro con piastre e bolloni di ferro; i capitelli r estaurati con imp asto di ghiaietta e cemento in tinta ar­monizzante (figg. 4 e 5). - Direttore dei lavori: Iole Mar­coni Bovio.

AGRIGENTO: Sant!lario mpestrc sotto S. Biagio.

È questo costit uito da un prosp etto in pietra, eleva­to davanti all'imboccatura di due caverne sacre, e da un

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Fig. 7. AGRIGENTO: Tempio della Concordia . Ciglione franato.

lunghissimo cunicolo conten ente antich e opere idrauliche, forse in funzi one del santuario. Poderose opere di soste­gno della parete rocciosa e r estauri erano già st ati ese­guiti dal Soprintendente prof. Cultrera; era solo n eces­sario completa re l'opera di sostegno del prosp etto st esso p er impedire movimenti causati d allo smottam ento del t erreno argilloso in dipendenza dalle infilitrazioni di acqua dal cunicolo. Questa è stata realizzata (fig. 6) con pilastri di mattoni di Siracu sa l'i vestiti di impasto di ce­mento e ghiaietta, di semplice sagoma lineare ch e non disturba l'antica architettura. - Dircttore dei ZClvori: Iole Marconi Bovio.

AGRIGENTO: Ciglione della rupe.

n -ciglio della rupe della collina dei t empli è t utto in pessime condizioni: in alcuni punti la roccia è già fra­nata (fig. 7), in altri profonde spaccature minacciano ul­teriori franamenti. Particolarmente p ericolosa per la sta­bilità del t empio della Concordia era lo stato della roccia nelle immediate vicinanze del tempio st esso.

Un grosso blocco già franato è stato rialzato, conca­tenato alla rupe con due tirant i di ferro orizzontali e pun­tellato con pilast ro di cemento armat o.

Altro blocco lesionato e pericolante è st a to consoli­dato con pilastri a strati di conci di pietra e mattoni, si­mili ad altri fatti antecedentemente. - Dircttore dei lavori: Iole Marconi Bovio.

AGRIGENTO: T empio di Giove Olimpico.

Uno dei grandiosi capitelli delle semicolonne era stato sollevato e posato su basamento formato da travi lignee rivestite di conci antichi e di calce. Base poco estetica e ormai cedente p er infra diciamento dell'armatura di le­gname.

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Fig. 8. TERAMO: T ea tro Homano. Badiale della summa - cavea messo in lnee

in seguito a-demolizioni.

Fig. 9. SEGESTA: Teatro. 1uro d' ala , prima del restauro.

È stata rinnova ta la base interna, in mattoni e ce­mento, lasciando il rive tÌmento di pietra an tica, riplùilo della calce. Nell'interno s'è lasciato aperto un cunicolo per l'areazione. - Direttore dei lavoTi: Iol e Marconi Bovio .

B. SOPRTNTENDENZA ALLE ANTICHITÀ

DI A 'co A.

TERAMO : T eatro Romano.'

Sono continuati i lavori di lib erazione e di r es tauro del monumento. La demolizione della Ca a Pirocchi, ch e sorgeva sulla parte des tra dell a Cavea, ha portato in luce cospicui resti dci muri radiali dell a summa cavea (fig. 8) con tracce d elle inserzioni delle gradinate supe­riori, nonchè lm al'CO dell'Ambulacro esterno sost enuto da due poderosi pilastri. Quest'ultimo elem ento chiarisce hl funzione di altri pilastri scoper ti precedentemente, ma isolati. - Direttore dei lavori: E. Galli.

R. SOPRINTENDE ZA ALLE A ... '\'TI CTJITÀ

DI P A~"F.RlIW.

SEG ESTA (TRA PANI) : Scarico di manufatti preistorici.

Sul fian co meridional e della collina, ov'era costruita la città, sono state condotte esplorazioni e saggi di scavo dirette nella ricerca della n ecrojJoli della popolazione pri­mitiva. La necropoli finora nou s'è rinvenuta, ma souo apparsi scarichi di materiale preistorico d 'alto interesse per la qllcstione etnica. Si tratta di materiale fittile e di bronzo. I fittili frammentari, vasi e strani prodotti a volto umano , per lo pill sono acromi, d ecorati d'inci­sioni e rivelano nello stile legami coi fittili di Etice e in genere dei dintorni di Trapani, di S. Angelo Muxaro (Agrigento) e di Mussomeli. La minoranza della cera­mica è dipinta e s'accosta allo stile del 30 e 4.0 p eriodo siculo. I bronzi di un'abbondanza rara, nella Sicilia nord­occidentale, per lo più fibule, contano tipi evoluti ele-

Fig. lO. SECESTA: Teatro. Cavea, dopo il restauro.

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--- LE ARTI ------------~----------------~----------- lOl

Fig. ll. PALEllMO : I stituto De Cosmi. MUl'O a struttura megalitica.

gantissirni f' originali, di cui alcuni denunciano cOlJtatti con i Greci.

Da un primo sommario e ame i tratta di materiale fl elI' et à del bronzo avanzata e degli inizi di quella del ferro.

Nello s trato conten ente gli 'carichi pre- e proto-sto­rici si sono rinvenute inoltre tombe a fossa con povero e scarso materiale fittile grezzo e a vernice nera, eviden­tem ente tarde deposizioni del IV,-III secolo a. C. - Di­rettore dei lavori: I ol e Marconi Bovio.

SEGESTA: T eatro.

È stato restaura to il muro d ell'ala sinistra (analemma) ch e, specialmente n ella parte superiore, presentava le-

Fig. 12: SELINUNTE: Tempio E . Anta dell 'opistodomo, prima del restauro.

sioni e lacune p er la caduta dei conci (fig. 9). Se n 'è consolidata la struttura con pietra del luogo, in parte ricollocando gli st essi b locchi caduti, in parte adattan­done altri; i blocchi antichi connessi ono stati legati con p erni in ferro rivestiti d'ottone e colate interne di malta cem entizia.

S'è con solida to del pal'Ì un largo tratto del muro poste­.riore della cavea; ma, non essendoci più la pietra n è possibilità di trovarn e, s'è dovuta sostituire questa con mattoni e impasto di cem ento (fig. ] O).

Sono tati sollevati e ricollocati in sito i sedili di pie­tra d ell'ultimo piano della cavea, ch'erano precipitati Dell 'orchestra, e fi ssv ti al uolo e fra loro con graffe di ferro rives tite di ottone e m ',lta cem entizia.

Sono stati res taurati e ricollocati in sito , ai la ti della scen a, I!,li avanzi degli altorilievi r appresentanti Pan , e legati con graffe di ferro e ottone e m alta cementizia . Infine sono state restaurate varie parti della prima fila dei gradini della cavea. - Direttore dei lavori: Iole Mar­coni Bovio .

P ALER..1\{O: M uro megalitico e ruderi romani.

Nell'autunno del '41 e n ell'inverno del '42, durante scavi p er rifugi antiaerei , si sono avute varie scop erte di antichità.

el cortile d ell' I stituto Magistra le De Cosmi, fra la Via Castro, dove scorreva il cosidetto torrente del Mal­tempo, e la salita dei B en efl atelli, è venuto alla luce un tratto di muro di t ipo megalitico (fiO'. 11) a grossi couci

Fig. 13. SELI UNTE: Tempio E. Anta dell'opistodomo, dopo il r es tauro.

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Fig. 14. SELlNUNTE: Tempio F. Lato nord, ottava colonna, prima del restauro.

irregolari lungo m. 6,10 per m. 2,60 di larghezza e m. ] ,60 di altez:.:a.

Lo spessore non grande, dato il tipo del muro, fa du­bitare che m a.n chi l a cortina esterna, che forse avrebbe conferito al rudere un a spetto meno primitivo. È evi­dente, comunque, trattarsi di un cemento della più antica cinta di fortificazioni dell'acropoli di P anormo. Nei pressi del muro, lillO scarico di manufatti di varie epoche, che dalla moderna risale fino aUa fenicia , concorre a definire l'origine e la cronologia del rudere.

Fig. 15. SELlNUNTE: Tempio F. Lato nord , terza colonna, restaurata .

Con uno spo tamento della cala ch e avrebbe dovnto prendere il posto d ell'antico muro, si è riusciti ad evi­tarne la demolizione e a lasciare visibile in parle il pre­zioso rudere.

N ella Piazza Settangeli sono v rnuti in luce p avimenli a mosaico a disegni geometrici bianchi e n eri, muri e resti di un am)Jiente da bagno, p ertinenti ad una grand e costruzione romana. Stante l'em ergenza p er cui si condll­Cflva lo scavo, non è s tato p os ibile n è ampliarlo, n è la­sriare allo scoperto i r esti. La Soprintendenza i è dovuta limitare a far eseguire rilievi e fotografie.

SEI,INUNTE: Templi (lella collina orientale.

Causa gli agent.i atmosferici, sp ecialmente i l vento marino, profonde cavità di erosione si sono v ennte a produrre n elle colonne e n ei pilastri dei templi, la cui statica è così compromessa.

Qualche restauro fu esej!uito aJ]a più a lta colonna del tempio G, il cosiddetto I( fuso della Vecchia » ai tempi dei Borboui, u sando conci di pie tra e mattoni.

relle opere di consolid amento eseguite dalla Soprin­tendenza nel 1941 si è pref erito u sare robust e impernia­ture in ferro rives tito di lamina d'oltone e impa ti di cemento e ghiaietta che, oltre alla r esis tenza, offrono la necessaria plasticità per adattarsi alle cavità irregolari e alla superficie curva cl elle colonne.

La tinta d elle superfici estern e è stata armonizzala alla patina dei ruderi , pur lasciruldo distin ta la parte rifatta; nelle colonne seanalate si sono accompagnati gli spigoli, solo accennando le scanalature.

Tempio E. - È stata raddrizzata e consolidata alla base l'anta dell'opistorlomo, p ericolosamente inclinata per la corrosione d ei conci alla ha e e per l a pressione di al­cuni pez7i architettonici croll ati (figg. 12 e 13). Questi sono stati spostati. Iniezioni di cementi sono sta te fa t te nelle cavità dei conci superiori.

Tempio G o Apollonion. - Sono stati impernia t i i tamburi di base, e colmate le cavi tà più ampie in hasso,

Fig. 16. SELI NU TE: Tempio F. Lato nord , ottava colonna, restaurata.

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della colonna del lato nord del pronao (il cosiddetto « fuso della Vecchia »). In seguito occorrerà rifare il restauro borbonico.

Anche la colonna a nord della precedente è stata re­staurata con imperniatura e impasto.

elle tre colonne minori delle navate della cella sono stati ricollocati a posto i pezzi caduti e legati con bol­Ioni ; colmate le cavità di erosione.

T empio F. - Sono stati riaccostati e legati con bol­Ioni vari pezzi f rammentati e spostat i , risarcite con im­pasto le cavità di corrosione, n elle colonne 3", 7", 8" del­l 'ala nord e Il" dell'ala sud (ftgg. 14-16).

SELL U 'TE: Sa.ntuario di D emetra Malophoros in contrada GlLggera.

n muro greco che circonda il temenos era sul lato posteriore incrinato per la pressione esercitata dalla col­lina di sabbi!!,- retrostante. Era necessario allegg{'rire la pressione e cercare di contenere la sabbia impedendol e di tornare.

A tal 'fine, si è scavata una trincea nella sabhia larga m. 2, liberando il lato post eriore dr.! muro.

Si è in seguito costruito un muro a scarpa alto 3 metri, largo m . l ,50 alla base e m. l in alto, lungo m . 50; la costruzione è s tata fatta a secco con lJietrame grosso concatenato. L'inlercapedine lasciata fra il muro antico e il moderno è stata colmata di sabbia, in modo che il muro di sost egno riman esse coperto e invisiliile. Si è potuto cosÌ conservare l'aspetto antico del luogo, poi­chè la d una di sabbia doveva e5istere a.b antico, e il muro greco aveva. appunto rufficio oltre che di recinger e il luogo sacro, quello di contenere la duna stessa. La. prova di ciò s'è avuta quando s'è messo il muro antico allo scoperto : il lato posteriore irregolare e non rifinito come il paramento d el lato anteriore dimostra che non doveva essere visiliile.

In questa occa5ione -i è potuto osservare b ene ch e l'antico muro di tecnica greca di buon'epoca era stato già in parte cousolida to in età ellenistica, con struttura del tipo di quelle di Solunto, c cioè con pietrame minuto fra grandi con ci squadra ti verticali. 1 lavori hanno por­tato al r ecupero di una lamina di piombo (cm . 19 X 9,5) con i crizione.

SELINU TE: Abitazioni d'etii greca.

Con due campagne di scavo, ch e hanuo st errato un'area òi mq. 285 , si è posto allo scoperto ~m'isolato di case al la sinistra d ella grand e arteria di porta nord, sull'acropoli. I ruderi, che hanno un'altezza di m. 9,60-1 ,80, rivelano gli avanzi di tre costruzioni successive; la più antica, greca, con b ei muri d el V secolo a . C.; una seconda elle­nistica con opera tipo Solunto; una terza di adattamenti d'età tarda bizantina. Si sono rileva ti inter essanti parti­colari riguardanti la pianta d elle case, le strutture murarie, i sis temi idraulici , ecc. (fig. 17).

Si sono altresì sgo mberate iD. parte le due strad e la­t erali clle fian cheggiano il gruppo di abitazioni, una di m. 6 di larghezza, l'altra di m. 3,60, e si è iniziata l'esplo­razione di un secondo isolato. In un ambiente di que to si sono rinvenu te venti arulette, del noto t ipo rettangolare in terracotta, pietra e marmo, ammassate in un angolo, ciò ch e fa p ensare ad una collocazione provvisoria, non essendo il locale sacro .

Scarsi gli oggetti ritrovati: oltre i soliti frammenti di grossi recipienti fittili, alcuni pezzi di incorniciature

Fig. 17. SELll\'1JNTE: Acropoli. Dne isole di case greche separate da una via.

di fines tre in pietra lavica, un capitello corinzio, alcuni fr~mmellti plastici, un'ant.efissa con plOtome silenica, sta­tuette frammentarie e i:es tine fittili ellenistiche, pesi da t elaio o da rete, chiodi, monetine ossidate di bronzo, ecc.

CF.FALÙ (PALERMO): 8fa.vi in grotte preistoriche.

Sul lato orientale della Rocca , sono state condotte esplorazioni ed eseguil'i saggi di Bca vo nelle due grotte dette « delle giumente l) e « della colombe )1 . Poco mate­l-ial e di età greca è s tato recuperato , più abbondante quello preistorico , siliceo e fittile. Sono questi altri cle-

Fig. 18. PARENZO: Fia.nco di un grande cippo:funerario con giovane vendemmiatore.

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F ig. 19. BOLOGNA: R. Pinaco teca. G. M. Cr espi: La Trini tà e Santi (dopo il r estallio).

menti che vengono ad aggitmgersi ai pochi noti e a d illu­minare l'orizzonte et.nico anteriore alle colonizzazioni. In una parete della grotta delle Giumente si è notata la presenza di un banco di avanzi ossei di elefante e di ip­popotamo. - Direttore dei lavori: Iole Marconi Bovio.

R. SOPRINTENDENZA ALLE ANTICHITÀ DEI,LE VENEZIE.

P ARENZO: Cippo sepolcrale romano rinvenuto nell'orto del Vescovado.

Durante un saggio fatto a ponente dell'Episcopio per l'eventuale c08truzione del nuovo Seminario vescovile, è tornato in luce il dado central e, un po' danneggiato , di una grande ara funeraria di bella pietra d'Istria (m. 1,40 X 0,90 X 0,85). L a facciata iscritta ricorda l'Augustal e [T(itus)] Volusius H ermes che v(i)v(us) fece il monumento per sè, e per i suoi paren ti e liherti . I due fianchi sono decorati da bassorilievi con scene reali, e precisamente la vendemmia e la raccolta delle olive. Il vendemmiatore (fig. 18), vestito di tunica succinta con calzari ai piedi, viene tagliando con una roncola i grappoli che pendono da due grandi viti, isolate come alberelli, che con tralci , cirri e pampani s'inarcano al di sopra di lui formando quasi una volta. Egli ripone i grappoli in un panierino, che sostiene con la sinistra.

Sobrio e nitido è il ba sorilievo nella sua trattazione naturalistica. Forse i ceppi delle viti che si sostengono da sè, senza aiuto di sorta , appaiono un po' grossi. Anch e dai caratteri dell'epigrafe il monumento si data circa ai tempi di Traiano.

- LE A RTI

Fig. 20. BOLOGNA: R. Pinaco teca. G. M. Crespi : Madonna e Santi (dopo il r estallio) .

R . SOPRIN'fENDENZA ALLE GALLERIE DI BOLOGNA.

BOLOGNA : R. P inacoteca. - GinsePP!l Maria Crespi: La Trinità e Santi, e Madonna col Bambino e Santi. ~

Le due piccole t ele, depositate fin dal 1882 dalla R. Accademia di Belle Arti presso la Parrocchiale di Bi­sano (Bologna), avevano sofferto notevoli danni e pre­sentavano strappi, sollevamcnti di colore e abraEioni. I dipinti sono stati rinteIati, gli strappi risar citi, il colore consolidato; e la pulitnra ha rivelato una cosÌ preziosa sensibilità pittorica e un cosÌ pieno raggiungimento dei più tipici mezzi espressivi crespiani da far ritenere che i dipinti siano meno giovanili di quanto si ritenesse un tempo. I due dipinti provengono dalla Foresteria della Certosa di Bologna, ove furono ricordati da Luigi Cre­spi tanto n el volume sulla Certosa, come nelle Vite, in cui le dice eseguite dal p adre in età giovanile (figg. 19-20). - Funzionario preposto al restauro: Cesare Gnudi. R estau­ratore: Rosalia Aliana Montroni.

CENTO: Pinacoteca Civica. - Ludovico Carracci: La Ma­donna col Bambino e Santi.

Si è innanzi tutto provveduto al fi ssaggio d el colore alla tela originale, ed in seguito ad asportare la veccbia fodera , applicata con colla forte, e a sostituirla con una nuova. Il dipinto è stato poi ripulito , liberandolo dal sudiciume e dalle vt:rnici alterate.

Firmato e datato: « Ludovicu s Caraccius Bononien. F ecit 1591 », il dipinto è senza dubbio uno dei capolavor

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Fig. 21. CENTO: Pinaco teca Civica . Ludovico Carracei: Madonna col Bambino c Santi (dopo il re tauro).

Fig. 23. CENTO: Pinacoteca Civica: Il Guercino: La Pace (dopo il restauro).

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Fig. 22. CENTO: Pinacoteca Civica. Il Guercino: S. Bernardino in adorazione (dopo il restauro).

deJl'artista bolognese. Oltre ad averne assicuralo la con­servazion e, il r estauro ha restituito nel suo pieno valore la ricchezza pittorica del quadro , di un'int ensità che forse non si riscontra in nessun'altra opera del maestro (fig. 21). - Funzionario preposto al restauro: Antonino Sorrentino. R estauratore: Rosalia Aliana Montroni.

CE TO : Pinacoteca Civica. - G. F. Barbieri, il Guercino: San Bernardino in adorazione della Vergine.

Il colore è stato fissato m ediante stiratura con l'ap­posita colletta, e le vernici ossidate si sono fatte rinve­nire usando l'antiquato sistema P et tenkoffer. Sul dipinto , ch e è una delle piìl importanti opere del giovine Guer­cino (fig. 22 ), vedi principalmente D . MARON, in Bur­lington Magazine, 1937, II, p. 180. - Funzionario preposto al restauro: Antonio Sorrentino. R estauratore: Rosalia Al­Iiana Montoni.

CEN'J'O: Pinacoteca Civiw. - G. F . Barbieri, il Guercino: Affresco raffigurante La Pace.

L'affresco decorava in origine una camera a piano­terra del Palazzo già Tassinari, ora Taddia, in Cento. ' el 1840 fu trasportato con tutto il muro, in una camera

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Fig. 24 .. FAENZA: Pinaco teca Civica. Donatello (?): S. Girola mo (dopo il res tauro).

del piano superiore. Adesso è stato mwvamente dis tac­ca to p er esporlo nella locale Pinacoteca Civica. Siccome le mlIDi erauo palesemente ridipinte ad olio , al procedi­m ento d ello strappo, che presentava notevoli incognite, si è preferito quello del trasporto insiem e alPiutonaco. Quest\ùtimo è stato perciò assottigliato fino allo spessore di due millimetri, consolidato a tergo con caseina, ed applicato su tela e poi su eternit. Là dove non disturbavano le parÙ abrase o mancanti sono state lasciate intatte; negli altri casi, si è provveduto a campirle di tinte locali ad acquerello . L e mani, liberate dai ridipinti, sono tor­nate in luce con tutta la loro orginalità (fig. 23).

Fig. 25. FAENZA: Pinaco teca Civica . Donatello ('?) : S. Girolamo. Part.icolare (durante il r es tauro).

La pulitura ha confermato l'attribuzione a Guercino e la probabile datazion e dell'op er a intorno al 1620. -Funzionario preposto a.l restauro: 'An toni 110 Sorrentino. R e-stcwratore: Alessio Verri. -

FAENZA: Pinacoteca Civica .. - Donatello (?): Statua lign ea raffiguraute San Girolamo.

La statua alta , senza la base, m. 1,1,2, era stata mal restaurata n el 184,5, quando vi fu aggilmto lm falso p eri­zoma, modificata la base, e r innovata la policromia con un doppio strato di ridipinture che ne alterava il model­lato. Rimossi i resta uri col r aschie tto , è tornata in' luce la policromia originaria, ch e è sta ta ripresa nelle piccole lacune dell'inca.rnato, pUI rispettando i rifacimenti e le fratture (pollice d el piede sinistro, pollice d el piede de­s tro , lJOllice e m edio della mano sinistra , e in parte il1ni­gnolo della mano d estra , come pure fratture del legno con spostameuti di piani nel pied e d es tro e uei braccio siuist1'O , e laeUJle n ell'incarnato in corrispondenza della caduta della barba e dei capelli sul p etto). La base è s tata consolidat.'l con fili di rame e con due code di ron­dine applica te n ella parte sottostaut e, ed appare ora libera da sopra strutture.

L'attribuzione dell'opera a Douatello risale al Vasari il quale nella Vita di Donato, raccon ta che « lo scultore

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Figg. 26-27. F,ERRARA: Chiesa di S. Antonio Vecchio. Cappella a destra, parete sinistra. D ecapitazione del 'Battista e Cena di Erode (prima del restauro e dopo).

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Figg. 28-29. FERRARA: Chiesa di S. Antonio Vecchio. Cappella a destra, parete sinistra. Cristo deriso (prima del r estauro e dopo).

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Figg. 30-31. LONGIANO : Ch iesa di S. F ra ncesco. Crocefi sso dd secolo 'XlII (prima del res t.auro c dopo).

F ig. 32. ·MASsAI.OMRARDA: Congregazione di Ca­rità. Gm:ofa!o: La R esurrezione di Cri sto (dopo il restauro).

Fig. 33. PORTIc:O D~ RO~lAGNA: Confrat.ernità della B. V. del -Sangue. Madonna col Bambino (prima del restauro).

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Figg.:S4-3S . CATANIA : Chiesa del Carmine. Pastura : La Madonna dci Ca rmelo (prim a del resta urn e dopo).

fi orentino nell a ci ttà di F aenza lasciò 1m San Giovannino e un San Girolamo ». E indubbiam ente il r es tauro, sop­primendo le altera zioni prod otte dai guasti e dalle ridi­pin ture, ha di molto migliorato le qualità dell'opera, con-erva ta ab antiquo n el Convento dei Padri Riformati di

Faenza ; ed è innegal)ile ch e la statua sia u scita dalla bottega di Donatello, dove fu prodotta con la collabo­razione di qualch e seguace. Il ch e trova conferma non

0 10 nella notizia vasariana, ma anch e n ella tradizione raccolta d agli storici locali , secondo i quali la st atua fu commessa all'artista dal V escovo F ederico Manfredi (figg_ 24-25). - Funzionari preposti al restauro: Antonino Sorrentmo e Ugo Procacci . R estauratore: Averardo Lumini.

F ERRARA: Chiesa cIi S. A ntonio Vecchio. - Affreschi della cappella di destra , di artist a riminese-holognese del secolo X IV.

L e parti d ' int onaco pericolante furono consolidate con iniezioni in profondità a tergo dell'intonaco, e risanamento dei hordi con risarcimento d elle grosse lacune e dei rap­p ezzi d ' intonaco. L a pulitura è stata eseguita, previo consolidamento delle parti pericolanti, con spugna inu­midita in soluzione diluita di aldeide formica.

I rappezzi sono s ta ti intonati con tinte locali e le abrasioni e i guasti con velature. In luogo di « ravvivante » in alcune zone del dipinto è stata data una soluzione di gomma arabica, poi asportata dalla superficie con panno morhido (figg . 26-29).

Il Coletti ha attrihuito ques ti affreschi a due mani diver se : « L e storie superiori ad un artista che ha risen­tito di Cimahue, e affine al frescante della Sala Capito­lare di Pomposa, le inferiori, più drammatiche, vicine a Pietro da Rimini ». - F unzionario preposto al restauro: Antonino Sorrentino. R estauratore: Mauro Pellicioli.

Lo GIANO (FORLÌ): Chiesa eli S. Francesco. Croce di­pinta , del secolo X III.

La tela applicata alla tavola , sotto la mestica , era soll evata in più pUJlti, specie ai hordi , ed è stata fatta

riad erire m ediante iniezioni di colle tta e tira ture a caldo , che hanno pure consolidato l a m estica e il colore. La pu­litura ha ravvivato i toni e il colore, molto inaridito, e ha permesso il recupero di par ticolari essen ziali, come certe lumeggiature del perizoma, che d ànno nuovo risalto al modellato (figg. 30-31). Le lacune furono stuccate e campi te a tempera con tinte locali o accostate. Si è inoltre provveduto a risarcire le l acune della cornice. - Funionari preposti al restaltro: Antonino Sorrentino e Cesare Gnudi. R estauratore: Enrico Podio.

MASSALmmARDA (RAVE NA) : Congregazione eli Carità. -B envenuto Tisi, det t o il Garofalo, e aiuto: La R esur­r ezione di Cristo .

La tavola è stata raddrizzat a m ediante 1m t a glio lon­gitudinale e l'innesto di list elli di pioppo , ed è stata rin­forzata con tre traver si scorrevoli. Si è in seguito provveduto a consolidare la m estica, ch e in molte parti non a deriva più alla tavola , e il colore, ch e minacciava ovunque di cadere. Rimosse le vecchie stuccature e i vecchi r estauri , si è guadagnata una sensibile parte di pittura originale (fig. 32). Qualch e leggera patinatura è servita a r esti­tuire le alterazioni nell'equilibrio cl"Omatico. L e lacune sono state campite a t empera. L'opera è citata come opera d el Garofalo dal Marchese Baruffaldi, che la dice ese­guita su commissione di F rancesco d 'Est e, march ese di Massa Lombarda . - F unzionario p reposto al restauro: Antonino Sorrentino. R estauratore: E nrico P odio.

PORTICO DI ROMAGNA (FORLÌ): Conf rctterniUt della B. V . del Sangue. - Art e fiorentina del secolo XV: La Ma­donna col B ambino.

Si è provveduto a render e indipend ente la tavola dalla cornice che la costringeva, a sportando t utte le stucca­ture che le tenevano legate fra loro ed avevano prodotto un leggero iniliarcamento ed una fenditura nella t avola; al risanamento della t avola e al ritocco e al ripristino della preparazione originale a mestica , dove ques ta mancava:

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F igg. 36·37 . CATA lA: Chiesa del Carmine. Pastura : La Madonna del Carmelo. P ar ticolare (prima del re tauro c dop o).

ed infine a rimuovere le vernici r ecenti , gli imbratti, le sco­lature di cera e di soda caustica (fig. 33). Quest'ultima era tata forse u sata per pulire la cornice, ed aveva' in più parti sciolto le vernici provocando qualche leggera corro­sione, sp ecialmente nel volto della Vergine, ch e è stata r egistrata con velalure al le part i più intatte. La tavola è riapparsa pressoch è inta tta n ei suoi b ei colori di smalto. È opera della fme del '400 nella cerchia del Ghirlandaio e del Botticelli. - F unziona.ri preposti al restauro: Antonino Sorrentino e Cesare Gnudi . R estaura.tore: Enrico Podio.

R. SOPRINTEND E ' ZA M ,LE G ALLERIE D I P .U,ERlIfO.

CATANIA : Chiesa del Carmine. - Pastura (anno 1501): La Ma donna del Cal"melo.

Le cattive condizioni d ella tavola r esero n ecessari il distacco della t ela dalla t avola e la foderatura con nuova tela . Tale oper azione f u esegnita sost en endo la superficie di­pinta con mussoline e coesivo a base di cera (per non danneggiare la t emper a con colle ad a cqua) c scalzando la tela della tavola con l'uso di lamette. La vecchia tela fu poi resa aderente alla nuova con lo stesso coesivo a cera. La pulitura fu esegtùta a m ezzo di solventi e di raschietti . Ma poich è il colore sottostante era conservato soltanto in frammenti ed era assai svelato , si dovette ri­nunziare ad una pulitura serrata. La parte rela tivamente meglio conservata er a la ves te azzurra sulle gambe della Vergine : là si potè p ertanto togliere quasi totalmente la bi­tuminosa ridipintura e riporre in luce r elativamente in buo­n e condizioni, se pur non esente da qualche svelatura , il colore originario. Anch e il bianco avorio del manto della

Vergine fu rimesso b en e in luce, ma si dovette conservare traccia della decorazione secentesca fin gente un ricamo in oro sul bordo (mentre tale aggiunta fu potuta comple­tamente togliere nelle altre p arti) , p erch è portando più a fondo la pulitura si sarebbe svelato il colore originario. Quasi tutta la ridipintura si potè toglier e sul b aldacchino, ch e è tornato di un bel rosso vivo, pur essendo costretti anche qui a risp ettare qualch e traccia della decorazione secente ca in oro. Pulitura quasi completa si potè effet­tuare anch e n ei volti (quelli dei due Santi eran o tutti ri-

F ig. 38. CATANIA: Chiesa del Carmine. P aslura: La Madonna del Carm elo. P artico lare (dopo il restauro).

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passati in bruno e deforma ti) e in genere negli inca rnati e nella base del trono. L a zona del cielo ebbe una pulitura più leggera perch è il colore sottostante era a ssai dalmeg­giato. Tutta la zona circostante le t est e dei due Santi era occupata da un' antica stucca tura in gesso e ridipinta ex­novo. Tolta la vecchia stucca tura, la lacuna fu nuovamente stuccata a gesso e campita con tinta locale grigio-oliva. Quanto alle « storie » del la to es terno si potè eseguire una pulitura abbastanza serrata n ella prima scena in alto, ove il gruppo d ei fra ti, prima di un colore mattonoso, ri­salta ora n ella orginaria tinta rosso carminio; nella se­conda scena si potè pulire bene soltanto l'architettura e quattro figure di frati , per il r esto si dovette rispettare la ridipintura, togliendo il sudicio e alleggerend olo di tono , date l e pessime condizioni d el colore sottostante. P er la stessa ragione la pulitura delle due scene inferiori si limitò alla rimozione del sudicio e ad un alleggerimento di tono, con rispetto sostanziale della ridipintura. Nelle « storie » del lato sinistro la pulitura fu pure parziale ed eseguita CO)1 sostanziale rispetto della ridipintura sei­centesca: di originario si potè b ene metter e in luce soltanto:

LE A R T 1

nella p rima scena il paesaggio con la veduta di in alto una città, e nella quarta il gruppo della Madonna con gli angioli; nella seconda scena una vecchia stucca tura fu sostituita con una nuova e fu campita con la st essa tinta usata per la lacuna del quadro centrale. In qualche parte delle storiette si è u sata , per disturhare meno l ' occhio, una tinta locale punteggia ta, e si è completata, fin dove era possibile senza inventa re, qualche architettura. Il di­pinto fu infine verniciato con vernice Damar.

Il quadro fu fortemente d anneggia to nell'incendio del 1567, di cui narra l'abate Amico. Fu in seguito , come da iscrizione, restaurato n el 1658 (Paulus Milazzo refecit 1658). Ai danni sofferti n ell' incendio si deve la cattiva conservazione d ello strato originario del colore, a ssai la­cunoso e sgretolato, cbe ha r eso applmto necessario un « restauro di co mpromesso » come quello di sopra de­scritto. Il quale ha tuttavia raggiunto il risultato di sal­vare il dipinto da maggiori rovine, e di rimettere parzial­mente in luce, se pure non esente da gravi danneggiamenti , il colore originario (figg. 34-38). - Funzionario preposto al restauro: Roberto Salvini. R estauratore: Giovanni Nicolosi.

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